cap<strong>it</strong>olo 7Parlano i “<strong>Testimoni</strong> <strong>del</strong> <strong>tempo</strong>”110L’estratto <strong>del</strong>la pubblicazionedi Macchini e Calabresesull’irrorazione sanguigna<strong>del</strong>la mucosa gastrica negliultraottantenniIl diploma di selezionerilasciato al film diMacchini nel 1966re, presenta gli attacchi per la corrente e per l’insufflazione con doppia palla, l’ingressoper una pinza bioptica e un dispos<strong>it</strong>ivo per orientare su di un solo piano e per circa 15gradi la porzione flessibile; quest’ultima è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da una serie di prismi giustappostiche trasmettono l’immagine verso l’oculare. “Una grossa sciabola con la quale effettuo,con estrema prudenza, e in anestesia generale, alcune prove su pazienti ulcerosi”.In quegli anni a Perugia la patologia gastro-duodenale era assai frequente e viva era lanecess<strong>it</strong>à di conoscerne l’esatta localizzazione e le caratteristiche istologiche. Fino aquel momento Macchini aveva fatto esperienza endoscopica, ma solo con strumenti rigidie in campo urologico, proctologico e broncologico; ora le prospettive si amplianoe inizia una giornaliera esperienza gastroenterologica.Dopo il trasferimento a Pisa, Luigi Tonelli – nel 1964 – viene chiamato a Firenze,portando con sé Macchini, che ottiene dal suo Maestro il primo Hirschow<strong>it</strong>z (il mod.F.O. 4900), acquistato presso la d<strong>it</strong>ta Danieli a Milano: è un endoscopio flessibile, macon illuminazione distale a incandescenza. “Finalmente entriamo facilmente nello stomaco– racconta Macchini – con una semplice anestesia di superficie orofaringea; la visioneè n<strong>it</strong>ida, perché lo strumento possiede una leva di messa a fuoco; tuttavia l’indaginedeve essere condotta per brevi periodi di 20-25 secondi, quanti ne bastano arendere ustionante l’estrem<strong>it</strong>à metallica <strong>del</strong>lo strumento, che dobbiamo raffreddare,abbassando i valori <strong>del</strong> reostato e iniettando acqua attraverso il canale d’insufflazione.Sempre nel 1964 viene acquistato il secondo Hirschow<strong>it</strong>z (il mod. F.O. 5000), che è a‘luce fredda’: si possono eseguire indagini lunghe, senza interruzioni e con una luminos<strong>it</strong>àche consente ottime riprese fotografiche e cinematografiche”.Negli anni ’60 la patologia ulcerosa e neoplastica è al primo posto a Firenze e provincia,così che Macchini può raggiungere una vasta esperienza. Nello stesso periodo ha mododi usare un fibroscopio con gastrocamera Olympus mo<strong>del</strong>lo GTF-A (di proprietà <strong>del</strong>prof. Antonimi, direttore <strong>del</strong>la Geriatria <strong>del</strong> Policlinico di Careggi). In collaborazionecon L. Calabrese, si studiano le modificazioni <strong>del</strong>l’irrorazione sanguigna <strong>del</strong>la mucosagastrica negli ultraottantenni: ne nasce una pubblicazione con fotografie a colori,ancora oggi apprezzabili.“Si sparge la voce di questa febbrile attiv<strong>it</strong>à, anche fuori dei confini scientifici e un giorno<strong>del</strong> 1965 giunge in Ist<strong>it</strong>uto il conduttore Eros Macchi, che desidera allestire un documentarioper la ancora giovane televisione. La troupe mette a soqquadro il nostro Reparto,creando non pochi problemi. Alla fine il documentario è pronto e va in onda nellaRubrica Orizzonti <strong>del</strong>la Scienza e <strong>del</strong>la Tecnica: mostra gli strumenti e alcuni esamiendoscopici in pazienti ulcerosi, ma in ‘bianco e nero’. Per rendere possibili le riprese,ho costru<strong>it</strong>o artigianalmente il raccordo per collegare la telecamera al gastroscopio”.L’attiv<strong>it</strong>à endoscopica di Macchini si intensifica e porta alla realizzazione di importanticontributi scientifici in rapida successione: il primo sul Giornale It. di Chirurgia (21: 417-458, 1965); il secondo su La Chirurgia Generale (5: 31-63, 1965). Entrambe, con ampiadocumentazione iconografica, contribuiscono a gettare le basi <strong>del</strong>l’endoscopia chirurgicain Italia. È sempre <strong>del</strong>lo stesso periodo un cortometraggio su Kodachrome 8mm realizzato in pazienti con poliposi gastrica, che venne presentato al 67° Congresso<strong>del</strong>la S.I.C. il 4 ottobre 1965, quale completamento alla relazione Valdoni-Tonelli “LaChirurgia dei polipi <strong>del</strong> canale digerente”. È <strong>del</strong>l’anno successivo un vero e proprio film(Kodachrome 16 mm, 25 min., sonoro magnetico) che viene accolto e premiato dallaFondazione Carlo Erba nella I Rassegna <strong>del</strong> film medico-scientifico.Nel 1967 vede la luce il Testo-Atlante La Fibrogastroscopia ed<strong>it</strong>o da Piccin, che poi nevolle una edizione in lingua inglese (1971).“La più forte attrazione per la camera operatoria – continua Macchini – mi ha portatoa trascurare l’endoscopia, che è rimasta, tuttavia, la seconda passione, avendo dovutodirigere i Servizi di Endoscopia dei due Ist<strong>it</strong>uti fiorentini di patologia e di Clinica Chirurgica.In questa attiv<strong>it</strong>à ho avuto a disposizione una lunga serie di strumenti Olympus: dalcolonscopio TCF-2L2 al TCF-1S ed al CF-10.I; dal duodenoscopio JF-B3 al JF-1T10; dalgastroscopio GIF-Q al GIF-P ed al GIF-1T20, tutti supportati dalla fonte CLV con lampadaallo xeno, che consentiva registrazioni perfette in ogni s<strong>it</strong>uazione, e utili complementinei corsi di lezione agli studenti <strong>del</strong> V e <strong>del</strong> VI anno e a quelli di due Scuole diSpecializzazione <strong>del</strong>l’Ateneo fiorentino.
Storia <strong>del</strong>l’endoscopia digestiva in ItaliaDagli anni ’70 – conclude Macchini – ho costantemente esegu<strong>it</strong>o qualsiasi esame diagnosticood operativo usando una sedazione profonda. Inietto personalmente, essendospecialista anestesiologo, una miscela di concezione originale di tre farmaci, che ho defin<strong>it</strong>oSedoanalgesia.Ottengo esami semplici, tranquilli, senza bisogno di contenzione, senza scialorrea, senzaconati né singulti né prem<strong>it</strong>i, ma soprattutto con totale amnesia retrograda”.L’INCONTRO CONELIO BELSASSOTrieste offre il suo volto più bello in una mattina d’estate quando incontro Elio Belsasso.È uno dei pionieri <strong>del</strong>l’endoscopia digestiva <strong>it</strong>aliana, è stato al vertice <strong>del</strong>laSocietà e ha rappresentato la Scuola triveneta. Belsasso, il suo è un cognome <strong>it</strong>alianizzatoda quello originario austriaco, deve molto al suo primario – è la fine degli anni ’60– all’Ospedale di Trieste. Il professore Macchioro infatti dà una impostazione gastroenterologicaalla divisione medica che dirige, anche perché è un esperto in campoepatologico. All’Ospedale arrivano due gastrocamere che consentono di gestire le variepatologie. Queste apparecchiature non sono una nov<strong>it</strong>à perchéle aveva introdotte in Italia qualche anno prima Giorgio Nava,gastroenterologo ed endoscopista romano.All’inizio degli anni ’70 fa la sua comparsa all’ospedale di Triesteil primo gastroscopio di realizzazione americana, è <strong>del</strong>l’ACMI:uno strumento che consente di compiere un salto di qual<strong>it</strong>àperché è a fibre ottiche. Con questo fibroendoscopio si vaavanti fino al 1985 quando, a disposizione <strong>del</strong>la Divisione digastroenterologia, arriva la strumentazione per la videoendoscopiaelettronica. Tre le macchine: una <strong>del</strong>la Olympus, una<strong>del</strong>la Fuji e una <strong>del</strong>la Machida. La metodica <strong>del</strong>le videoendoscopiarappresenta un’eccezionale nov<strong>it</strong>à per il medicooperatore, ricorda Belsasso, ma anche per il paziente che “puòvedere l’interno <strong>del</strong> proprio organismo come se lo osservasse suuno schermo televisivo. Due i vantaggi importanti: il primo èche la strumentazione consente di avere una documentazionevideo così come il radiologo può allegare alla cartella clinica la radiografia; il secondovantaggio è che è possibile, in maniera più razionale che in passato, procedereall’insegnamento agli studenti e nelle Scuole di specializzazione”.Elio Belsasso ricorda i suoi esperimenti fra i quali, una nov<strong>it</strong>à per l’ltalia, quello per lacolorazione <strong>del</strong>le mucose in endoscopia digestiva. Con questa tecnica, ideata daigiapponesi, si colora la mucosa con coloranti diversi consentendo l’individuazioneprecoce <strong>del</strong> tumore <strong>del</strong>lo stomaco. Belsasso presenta la sua ampia casistica con questametodica al congresso <strong>del</strong>la SIED <strong>del</strong> 1975, organizzato da Rodolfo Cheli. Lo studiosotriestino ricorda ancora oggi l’incredul<strong>it</strong>à dei colleghi i quali, ben presto, si dovrannoricredere perché la tecnica è così originale e importante al punto tale che Belsasso saràinv<strong>it</strong>ato a presentare una relazione a vari consensi scientifici fino a quello europeo diRoma nel 1988.In questo vertice i consensi sono notevoli a dimostrazione che i colleghi hanno sbagliatoa essere, un <strong>tempo</strong>, scettici. Ma già un anno prima, al congresso <strong>del</strong>la Società aTrieste, le perpless<strong>it</strong>à sulle colorazioni <strong>del</strong>la mucose <strong>del</strong> tumore gastrico erano state superatecon una relazione <strong>del</strong>lo stesso Belsasso.Si diceva <strong>del</strong> congresso <strong>del</strong>l’87 a Trieste. Belsasso ricorda molto bene questo eventoperché ha rappresentato la svolta nella v<strong>it</strong>a <strong>del</strong>la Società Italiana di Endoscopia Digestiva.“Sono al secondo anno di presidenza <strong>del</strong>la Società – dice Belsasso – quando in moltici rendiamo conto che stanno cambiando gli obiettivi di chi opera in questo settore<strong>del</strong>la medicina. Ci sono medici che vogliono rec<strong>it</strong>are un ruolo originale e cioè chiedonola ist<strong>it</strong>uzione di una nuova figura, la special<strong>it</strong>à di chirurgo endoscopista o di medico en-Elio Belsasso111