Testimoni del tempo - EndoscopiaDigestiva.it

Testimoni del tempo - EndoscopiaDigestiva.it Testimoni del tempo - EndoscopiaDigestiva.it

endoscopiadigestiva.it
from endoscopiadigestiva.it More from this publisher
11.07.2015 Views

capitolo 7Parlano i “Testimoni del tempo”92Leopoldo Celli in unafotografia che lo ritraecon Tito Dagradaa stetoscopi. Lo seguiva come un caporale un giovane più giovane di lui: il dottor EnricoMirelli, che aveva il compito di individuare il meno ostile tra i medici della Clinica all’offertadi una gastroscopia per uno dei suoi ammalati, e di permettere quindi a Cellidi introdurre una trattativa atta a realizzare qualche esame.Personalmente lo ricordo ancora nell’ormai lontano ’65, due anni dopo l’introduzioneanche in Europa dei primi endoscopi flessibili, quando venne da me, consigliere dell’alloraOspedale Maggiore, Ente che amministrava ben quattro ospedali della nostracittà tra i quali il più grande di tutti, l’Ospedale Cà Granda di Niguarda, a illustrarmi legiustificazioni che suggerivano la creazione del primo Centro di endoscopia, forse primoaddirittura per tutta la Lombardia, nella divisione medica allora diretta da un suovecchio collega di clinica e suo estimatore, il prof. Bussi. Si presentò con una valigettache mi aprì sotto gli occhi per mostrare un gastroscopio: “è di mia proprietà – disse – enon ci sarà quindi alcun onere economico per l’Ospedale, perché lo metto a disposizionegratuitamente dei malati della Cà Granda”.“Il Centro – parla ancora Montorsi – fu caldeggiato da me in Consiglio e fu approvatoa tempo di record tra la meraviglia generale. Credo che molti ulcerosi della Cà Grandaabbiano potuto avere facilitato il sollecito ricorso alla chirurgia – la cura di allora – proprioalla preziosa opera di consulenza gastroscopica che il prof. Celli assicurò aquell’Ospedale fino al giorno della sua scomparsa. La sua padronanza della linguainglese, la sua signorilità nel comportamento e nel modo di fare e anche la sua buonadisponibilità economica che gli derivava dalla famiglia, una delle più solide delPiacentino, gli facilitò la sua entrata in campo nazionale e internazionale, dove la suaspecifica preparazione culturale e il suo stile nel dire, pieno del suo fine umorismoinglese, gli assicurarono vasti consensi e moltasimpatia. Fu protagonista con varie relazioni acongressi nazionali e internazionali, pubblicòoltre cento lavori tra i quali cinque volumi.Particolarmente noti e apprezzati sono rimastialcuni suoi film documentari ai quali il prof.Celli affidò nelle splendide documentazioni ein un ineccepibile commento orale la divulgazionedella maggior parte delle sue intuizioniin tema di fisiopatologia del tubo digerente. Sulpiano diplomatico a lui va riconosciuta unapreziosa opera di appianamento di alcune divergenzetra cultori dell’endoscopia lombarda;sul piano scientifico a lui dobbiamo una lucidarelazione su: ‘La pompa del vomito’ e unamemorabile moderazione del Simposio su: ‘Lamotilità intestinale’, durante la quale ebbemodo di difendere, a dire il vero con grandevigore e con assoluta franchezza, una visione scientifica del problema della motilitàintestinale saldamente ancorata alla realtà dei fenomeni fisiopatologici nel lorocomplesso e non invece ancorati, come sostenevano alcuni stranieri, a metodiche piùsofisticate, ma parziali e forse quindi non del tutto attendibili per trarre deduzioni dicarattere generale”.“Dal punto di vista scientifico ricordiamo – continua Montorsi – quella che per me erala sua caratteristica fondamentale: la capacità di osservare con occhio attento ancheciò che era dato per scontato od ovvio dagli altri, cercare una spiegazione, di formulareipotesi di lavoro, non di verificarle. Diceva spesso che, nonostante avesse fattol’endoscopista per 40 anni, ogni giorno imparava qualche cosa ed era sempre prontoa rimettere in discussione le sue conoscenze davanti a nuove ipotesi e proposte, conumiltà. Forse proprio per questa sua dote riusciva a identificare campi di interessenuovi molto in anticipo: per esempio già nel 1974 aveva fondato un ‘Gruppo mondialedi studio delle precancerosi del tubo digerente’, campo che in seguito avrebbecostituito una delle punte di interesse principali in campo gastroenterologico internazionale.

Storia dell’endoscopia digestiva in ItaliaDel suo carattere vorrei ricordare la serenità, la pacatezza e la disponibilità che lo caratterizzavano,e che gli erano proprie anche sul lavoro; difficile non vederlo con unsorriso pronto a sdrammatizzare le situazioni con una battuta scherzosa, con un umorismosottile ed arguto che creava subito un’atmosfera particolarmente rilassata e serenanel suo ambiente di lavoro. Ancora vorrei ricordare la sua generosità: quante voltel’ho visto curare gratuitamente dei pazienti che gli sembravano in difficoltà economiche.La stessa generosità che dimostrava verso i suoi collaboratori giovani: riteneva cheun compito degli anziani fosse quello di aiutare i giovani ad andare avanti in modo disinteressato,e così si è sempre comportato”.Questo il ricordo di Montorsi. Sarebbe stato interessante intervistare Celli “lo speleologo”,a cominciare dalla storia della valigetta.I RICORDIDI ENRICO MIRELLIPrima parliamo di cavalli, la prima grande passione di Enrico Mirelli. Poi di endoscopiadigestiva, l’altra grande passione di uno studioso che l’endoscopia digestiva hapraticamente fondato, dando un impulso non solo medico ma anche tecnico perché èriuscito a far dialogare medicina e tecnica in modo perfetto. E anche un grande organizzatoreperché se la Società Italiana di Endoscopia Digestivaè potuta crescere e conquistare un posto di rilievoa confronto con le altre consorelle e in campo internazionale,si deve a Enrico Mirelli. Ma oltre a organizzareMirelli è anche un maestro nelle pratiche endoscopicheper molti medici, e fra questi nomi illustri: Cheli, BianchiPorro, Paolo Bianchi, Crespi, Montori, Tittobello, Zambelli.Tutti sono passati al Monteggia per prendere i primiinsegnamenti in endoscopia. E poi tanti e tanti altrigiovani che hanno partecipato ai suoi corsi di Endoscopia.In pratica Mirelli ha realizzato il primo esempio di“Scuola di Endoscopia digestiva” in Italia.Va indietro nei ricordi Mirelli quando mi descrive la nascita dell’endoscopia italianamoderna. Rammenta una conversazione telefonica fra Mario Coppo, clinico a Modena,e Villa, clinico a Milano. Due grandi medici in acerrima competizione, lo sapevano tutti.Come pure c’è grande competizione fra Villa, Patologia Medica e Cesa Bianchi, ClinicaMedica. Un episodio a dimostrazione dei contrasti che dominano la scena universitariain questo periodo. Villa e Cesa Bianchi presentano in Commissione, ad annialterni, i propri allievi, cinque ogni volta. E questi allievi sono sicuri di superare la prova.Un anno tocca agli allievi di Cesa Bianchi ma Villa invita i suoi cinque collaboratoria presentarsi ugualmente in Commissione. “Non vi preoccupate – dice loro – fate comevi dico”. Tre giorni dopo Cesa Bianchi ha un ictus. Villa parlando con il suo collega siera accorto, da un impercettibile tic a un occhio, che Cesa Bianchi in breve tempo si sarebbeammalato. Leggende, queste, mai scritte prima d’ora.In questo clima nasce l’endoscopia digestiva a Milano dove, comunque, si fanno progressi,specie dopo l’arrivo dell’apparecchio a fibre ottiche che dà un impulso a tuttal’attività.Mirelli ricorda i primi passi della Società soprattutto quando nel 1967, si afferma sullascena Rodolfo Cheli e quando la Società Italiana di Gastroenterolaparoscopia – questadenominazione l’aveva imposta Coppo che non voleva certo che venisse ignorata lasua laparoscopia – cambia nome in Società Italiana di Endoscopia Digestiva (1969), unadefinizione più semplice anche perché la gastroscopia sta assumendo importanza rispettoalla laparoscopia. È Trivellini, un’autorità in campo chirurgico, il personaggioche dà il maggiore impulso iniziale alla Società, alla cui guida rimarrà per molti anni.Mirelli in una fotografiapubblicata nell’articolo“L’occhio nello stomaco”dal mensile “Il Successo”,settembre 1964Il professor Armando Trivellini93

cap<strong>it</strong>olo 7Parlano i “<strong>Testimoni</strong> <strong>del</strong> <strong>tempo</strong>”92Leopoldo Celli in unafotografia che lo r<strong>it</strong>raecon T<strong>it</strong>o Dagradaa stetoscopi. Lo seguiva come un caporale un giovane più giovane di lui: il dottor EnricoMirelli, che aveva il comp<strong>it</strong>o di individuare il meno ostile tra i medici <strong>del</strong>la Clinica all’offertadi una gastroscopia per uno dei suoi ammalati, e di permettere quindi a Cellidi introdurre una trattativa atta a realizzare qualche esame.Personalmente lo ricordo ancora nell’ormai lontano ’65, due anni dopo l’introduzioneanche in Europa dei primi endoscopi flessibili, quando venne da me, consigliere <strong>del</strong>l’alloraOspedale Maggiore, Ente che amministrava ben quattro ospedali <strong>del</strong>la nostrac<strong>it</strong>tà tra i quali il più grande di tutti, l’Ospedale Cà Granda di Niguarda, a illustrarmi legiustificazioni che suggerivano la creazione <strong>del</strong> primo Centro di endoscopia, forse primoaddir<strong>it</strong>tura per tutta la Lombardia, nella divisione medica allora diretta da un suovecchio collega di clinica e suo estimatore, il prof. Bussi. Si presentò con una valigettache mi aprì sotto gli occhi per mostrare un gastroscopio: “è di mia proprietà – disse – enon ci sarà quindi alcun onere economico per l’Ospedale, perché lo metto a disposizionegratu<strong>it</strong>amente dei malati <strong>del</strong>la Cà Granda”.“Il Centro – parla ancora Montorsi – fu caldeggiato da me in Consiglio e fu approvatoa <strong>tempo</strong> di record tra la meraviglia generale. Credo che molti ulcerosi <strong>del</strong>la Cà Grandaabbiano potuto avere facil<strong>it</strong>ato il sollec<strong>it</strong>o ricorso alla chirurgia – la cura di allora – proprioalla preziosa opera di consulenza gastroscopica che il prof. Celli assicurò aquell’Ospedale fino al giorno <strong>del</strong>la sua scomparsa. La sua padronanza <strong>del</strong>la linguainglese, la sua signoril<strong>it</strong>à nel comportamento e nel modo di fare e anche la sua buonadisponibil<strong>it</strong>à economica che gli derivava dalla famiglia, una <strong>del</strong>le più solide <strong>del</strong>Piacentino, gli facil<strong>it</strong>ò la sua entrata in campo nazionale e internazionale, dove la suaspecifica preparazione culturale e il suo stile nel dire, pieno <strong>del</strong> suo fine umorismoinglese, gli assicurarono vasti consensi e moltasimpatia. Fu protagonista con varie relazioni acongressi nazionali e internazionali, pubblicòoltre cento lavori tra i quali cinque volumi.Particolarmente noti e apprezzati sono rimastialcuni suoi film documentari ai quali il prof.Celli affidò nelle splendide documentazioni ein un ineccepibile commento orale la divulgazione<strong>del</strong>la maggior parte <strong>del</strong>le sue intuizioniin tema di fisiopatologia <strong>del</strong> tubo digerente. Sulpiano diplomatico a lui va riconosciuta unapreziosa opera di appianamento di alcune divergenzetra cultori <strong>del</strong>l’endoscopia lombarda;sul piano scientifico a lui dobbiamo una lucidarelazione su: ‘La pompa <strong>del</strong> vom<strong>it</strong>o’ e unamemorabile moderazione <strong>del</strong> Simposio su: ‘Lamotil<strong>it</strong>à intestinale’, durante la quale ebbemodo di difendere, a dire il vero con grandevigore e con assoluta franchezza, una visione scientifica <strong>del</strong> problema <strong>del</strong>la motil<strong>it</strong>àintestinale saldamente ancorata alla realtà dei fenomeni fisiopatologici nel lorocomplesso e non invece ancorati, come sostenevano alcuni stranieri, a metodiche piùsofisticate, ma parziali e forse quindi non <strong>del</strong> tutto attendibili per trarre deduzioni dicarattere generale”.“Dal punto di vista scientifico ricordiamo – continua Montorsi – quella che per me erala sua caratteristica fondamentale: la capac<strong>it</strong>à di osservare con occhio attento ancheciò che era dato per scontato od ovvio dagli altri, cercare una spiegazione, di formulareipotesi di lavoro, non di verificarle. Diceva spesso che, nonostante avesse fattol’endoscopista per 40 anni, ogni giorno imparava qualche cosa ed era sempre prontoa rimettere in discussione le sue conoscenze davanti a nuove ipotesi e proposte, conumiltà. Forse proprio per questa sua dote riusciva a identificare campi di interessenuovi molto in anticipo: per esempio già nel 1974 aveva fondato un ‘Gruppo mondialedi studio <strong>del</strong>le precancerosi <strong>del</strong> tubo digerente’, campo che in segu<strong>it</strong>o avrebbecost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o una <strong>del</strong>le punte di interesse principali in campo gastroenterologico internazionale.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!