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Testimoni del tempo - EndoscopiaDigestiva.it

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Storia <strong>del</strong>l’endoscopia digestiva in ItaliaPoliclinico Umberto I di Roma avendo attorno a sé giovani che di strada ne farannomolta, come Rodolfo Cheli (diventerà una <strong>del</strong>le maggiori autor<strong>it</strong>à in campo gastroenterologicoe in quello endoscopico), De Bac (si affermerà nel campo <strong>del</strong>lemalattie infettive), Verde (si dedicherà alla fisiopatologia respiratoria), Campa(diventerà angiologo) e Scarlini (diventerà primario ospedaliero). Stretto è il dialogo fraNava e Cheli che insieme perfezionano una sonda per la biopsia gastrica. “Avevosaputo – mi racconta Nava – che un australiano compiva biopsie con una particolaresonda. Allora feci costruire da un tecnico di Roma una sonda appos<strong>it</strong>a. Era moltocomplicato utilizzarla ma Cheli, così prestante fisicamente, mi dava una mano”.Successivamente Nava lascia l’Univers<strong>it</strong>à e si trasferisce all’Ospedale San Giacomo diRoma. Un giorno viene a sapere che in Giappone è stato messo a punto uno strumentoestremamente sofisticato chiamato gastrocamera.Si convince <strong>del</strong>la bontà <strong>del</strong>l’apparecchiatura e, tram<strong>it</strong>e alcuni amici che sono in contattocon l’ambasciatore d'Italia a Tokyo, acquista dall’Olympus per 600.000 lire duegastrocamere GT-V con le quali, in collaborazione con un giovane, Ferrari, esegue oltrecento esami dei quali dà resoconto in una relazione.Ormai Nava si è fatto un’esperienza con l’uso <strong>del</strong>la gastrocamera anche perché unaserie di soggiorni in centri specializzati tedeschi arricchiscono la sua cultura medica.Questo bagaglio di conoscenze diventa di comune acquisizione al punto che Navaviene nominato presidente <strong>del</strong>la Società Europea diGastrocamera.“Quelle che mi arrivarono dal Giappone – racconta Nava –erano gastrocamere con dentro un filmino: si riprendevanofoto a colori, una trentina nelle varie posizioni <strong>del</strong>lostrumento. Era molto complesso e costoso sviluppare questofilmino e con l’aiuto di un tecnico romano misi a puntoun nuovo metodo, più semplice e meno caro”. Sempre daun’idea di Nava, in collaborazione con lo stesso tecnico,nasce una metodica per la produzione di filmini necessarialla gastrocamera.Giorgio Nava lascia il San Giacomo e, dopo una brevepermanenza al San Giovanni si trasferisce al Sant’Eugeniodove rimane fino al 1983 quando cessa l’attiv<strong>it</strong>à pubblicaper lim<strong>it</strong>i di età.Durante il lavoro al Sant’Eugenio arriva notizia <strong>del</strong> perfezionamento <strong>del</strong>le gastrocamere:uno dei miglioramenti riguarda l’inserimento di una via ottica. Giorgio Nava acquistalo strumento immediatamente (in segu<strong>it</strong>o lo affiderà alla d<strong>it</strong>ta Lorenzatto per esporlaal museo <strong>del</strong>l’Azienda) che consente di osservare meglio avendo un mirino. L’arrivosul palcoscenico <strong>del</strong>la Ricerca dei gastroscopi a fibre ottiche e dei colonscopi decreta inpratica la fine <strong>del</strong>le gastrocamere. Per Nava non è certo un problema perché continuanella sua opera di gastroenterologo che utilizza, perché ne completa ottimamente l’opera,l’endoscopia digestiva.Giorgio NavaA COLLOQUIOCON MAURO MACCHINILa Scuola Fiorentina svolge un ruolo importante nell’evoluzione <strong>del</strong>l’endoscopia <strong>it</strong>aliana,perché si distingue con consistenti miglioramenti <strong>del</strong>le tecniche emergentisulla scena mondiale. Vediamo la cresc<strong>it</strong>a di questa Scuola parlandone con Mauro Macchinie con Pierangelo Ciani. Due incontri separati, ma che mettono in evidenza puntidi contatto. Cominciamo con Macchini. Lo studioso fiorentino ha il primo incontro conl’endoscopia digestiva negli anni ’50 quando, assistente volontario a Perugia presso l’Ist<strong>it</strong>utodi Patologia Chirurgica diretto dal Prof. L. Tonelli, trova in un armadio una scatolapolverosa. Dentro c’è un “Benedict”, un gastroscopio semirigido (residuato bellico)con illuminazione distale a incandescenza; la porzione rigida di 60 cm, oltre all’ocula-109

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