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capitolo 7Parlano i “Testimoni del tempo”I disegni chepubblichiamo sono statiripresi fotograficamentedal libro di R. Boller -GastroenterologischeEndoskopie, EdizioniUrban & Schwarzenberg,Vienna 1958. Questoprezioso volume è statomesso a disposizione daAgostino FrattonParigi per seguire gli esami di un famoso studioso, il professor Moutier, che praticagastroendoscopie con un gastroscopio semirigido. “Parto per la capitale francesedeciso – racconta il medico torinese – a imparare questa nuova metodica. Quandotorno a Torino, entusiasta, riferisco tutto al mio primario il quale, a sua volta, chiedeun colloquio con il Consiglio d’Amministrazione dell’ospedale per acquistare lo strumento.Ma la direzione del nosocomio dice no, ritenendo la metodica conl’endoscopio flessibile non ancora adatta a garantirerisultati positivi. Allora, la settimana dopo – ricordoche era il 1950 – torno a Parigi e acquisto con i mieisoldi l’apparecchio che tanto mi aveva entusiasmato.Quando mi ripresento al reparto – continuaa raccontarmi Banche – trovo una novità: l’Ospedaleha acquistato un ‘Benedict’ che non permettedi compiere fotografie ma di prelevare biopticamentecon una pinza, mentre il gastroscopio dame acquistato consente un’ottima visione endoscopiama non fa fare alcun prelievo. Ricordo chevicino a me, quando effettuavo le gastroscopie ogastrite ipertroficaaltri esami, c’erano delle figure completamenteestranee al mondo medico ma che recitavano unruolo importante: si trattava di disegnatori, assaiprovetti. In pratica quando guardava all’internodell’organismo di un paziente e studiavo unapatologia, invitavo il disegnatore a guardare luistesso la parte sotto osservazione e questi su unfoglio, con matite colorate, riproduceva la scenavista”.La fibroscopia esplode sulla scena della medicina.Banche se ne rende conto recandosi a New York nel1958: un’emozione per lui l’incontro con il fibroscopio.Il medico torinese ricorda questo viaggiogastrite erosiva/emorragicanegli Stati Uniti con un pizzico di commozione.“Dovevo presentare una relazione a un congresso,con me c’era Menghini, il medico divenuto famosoper il suo ago; il collega romano doveva parlare nellostesso congresso di agobiopsia epatica. Ricordo chementre preparavamo il materiale per le conferenze,la pellicola del film che Menghini avrebbe dovutoproiettare si attorcigliò e dovemmo lavorare diverseore per risolvere la situazione”.Banche riferisce poi, in questo colloquio nella bellacasa di Torino, i progressi che sono stati compiutigastrite emorragica del fondo nel campo della laparoscopia, una metodica estremamenteimportante che aiuta molto il medico.Molti particolari Banche li aveva avuti da un argentino, Roier, che era statoappositamente invitato a mostrare la metodica a Torino.102Lo studioso torinese si sofferma sui colloqui, frequenti con Coppo, Celli, Fiorini eTrivellini. E indugia anche sulle nuove tecniche apprese nei vari congressiinternazionali come quelli di Tokyo, Londra e Lione. E fra la tecniche la colangiografiaendoscopica. E poi il ricordo della costituzione della Società Italiana di Gastroenterolaparoscopiaassieme a Trivellini, Fiorini, Coppo, Gennari, Bucalossi e Celli inuna fredda giornata di dicembre a Verona, mentre la città si prepara a festeggiarel’arrivo del nuovo anno. Da quel giorno la Società voluta anche da Banche con ungruppo di amici, di strada ne ha fatta molta. E il merito va dato anche a questo medicoche pone come sottofondo ai suoi tanti ricordi le note di un violino ripreso in manodopo aver lasciato l’attività medica.

Storia dell’endoscopia digestiva in ItaliaUna caricatura diDomenico Oselladoreeseguita nel 1978IL RACCONTODI DOMENICO OSELLADOREAcolloquio con un medico parlando ovviamente di medicina ma, meno ovviamente,di aerei. Succede nelle interviste. Ecco come è andata.“Tutto comincia con un viaggio di mio padre, clinico chirurgo a Milano, all’Università,padiglione Monteggia, a un congresso a Roma dove vede un filmato di Leopoldo Cellidedicato all’endoscopia con l’endoscopio flessibile. È il 1961. Mi racconta tutto il filmche rivela un’interessante tecnica medica. Ho ancora tre anni davanti per laurearmi inmedicina. Frequento l’Università a Modena con il chirurgo professor Pezzuoli cheproveniva da Cagliari. La Clinica medica è diretta da Coppo, con lui c’è Loiodice, piùtardi arriverà Rigo. Vedendo in azione gli endoscopisti nel reparto di Coppo mi rendoconto delle difficoltà che incontrano con la strumentazionea loro disposizione. Vedevano pocoall’interno dell’organismo e quel poco non sempreera comprensibile”.Parla Domenico Oselladore, pioniere della Scuolaendoscopica di Padova il quale prosegue nelracconto riferendo di un’idea che gli viene vedendoin azione Loiodice e i suoi collaboratori. Perché, sichiede Oselladore studente, non collochiamo sullapunta dell’endoscopio un congegno in grado di farcompiere dei movimenti? E ancora: perché noncostruiamo un gastroscopio a visione frontale anzichélaterale e lo allunghiamo in modo di andare avedere il duodeno? Oselladore si pone in continuazione queste domande, studia beneil problema, pensa di dedicare a questi quesiti la sua tesi di laurea e un giorno decidedi sentire il parere di Biglieri, un tecnico specializzato nella strumentazione dedicataall’endoscopia. Oselladore e Biglieri acquistano per 600.000 lire sette fibre ottichedall’ACMI: due da quattro mm, due da cinque mm e tre da sei mm di spessore.Purtroppo nell’acquisto viene commesso un errore perché le fibre non sono dellospessore giusto sia per la visione che per la illuminazione. Il risultato: non si riescono afare foto perché la quantità di luce è scarsa. E così lo strumento non può essererealizzato come era negli intendimenti. Oselladore comunque compie 36 endoscopieassieme a Vessanelli, un assistente di Pezzuoli: la prima viene eseguita su un pazientecolpito da sarcoma gastrico.Un giorno, improvvisamente, l’apparecchio modificato da Oselladore con l’aiuto,prezioso, di Biglieri si rompe. Nasce un dissapore fra il medico e il tecnico e lostrumento finisce in un angolo. Salta così la tesi di laurea di Oselladore che avrebbedovuto avere come tema l’esperienza di endoscopie con lo strumento modificato.L’argomento della tesi diventa: “Come e quando operare la colite ulcerosa”.Nel 1967 Domenico Oselladore segue il Maestro Pezzuoli a Padova e continua a compiereesami endoscopici oltre a svolgere la sua attività principale che era ed è quella dichirurgo. È opportuno dire subito che per Oselladore, come per altri studiosi, l’endoscopiadigestiva è una branca della chirurgia. A Padova c’è bisogno di uno strumentopiù perfezionato di quello a disposizione, troppo corto, è di soli 60 cm, ne occorrerebbeuno di almeno 110. I lavori vengonosvolti oltre che da Oselladore, da LorenzoNorberto e da uno studente di medicina,Klaus Muller. Norberto dirige ilservizio di endoscopia della Divisione delprofessor D’Amico. Un gastroscopio avisione frontale con quattro movimenti,7-8 mm di calibro arriva nel 1969. Loaveva mostrato un tecnico della Lorenzattovenuto appositamente da Torino.Assieme a questo gastroscopio vie-Fibroesofago-gastroduodenoscopio“sperimentale”di Oselladore-Biglieri a lucefredda, visione frontale,Ø 12 mm, lunghezza operativa150 cm, 4 movimenti, fibreottiche ACMI - 1962103

cap<strong>it</strong>olo 7Parlano i “<strong>Testimoni</strong> <strong>del</strong> <strong>tempo</strong>”I disegni chepubblichiamo sono statiripresi fotograficamentedal libro di R. Boller -GastroenterologischeEndoskopie, EdizioniUrban & Schwarzenberg,Vienna 1958. Questoprezioso volume è statomesso a disposizione daAgostino FrattonParigi per seguire gli esami di un famoso studioso, il professor Moutier, che praticagastroendoscopie con un gastroscopio semirigido. “Parto per la cap<strong>it</strong>ale francesedeciso – racconta il medico torinese – a imparare questa nuova metodica. Quandotorno a Torino, entusiasta, riferisco tutto al mio primario il quale, a sua volta, chiedeun colloquio con il Consiglio d’Amministrazione <strong>del</strong>l’ospedale per acquistare lo strumento.Ma la direzione <strong>del</strong> nosocomio dice no, r<strong>it</strong>enendo la metodica conl’endoscopio flessibile non ancora adatta a garantirerisultati pos<strong>it</strong>ivi. Allora, la settimana dopo – ricordoche era il 1950 – torno a Parigi e acquisto con i mieisoldi l’apparecchio che tanto mi aveva entusiasmato.Quando mi ripresento al reparto – continuaa raccontarmi Banche – trovo una nov<strong>it</strong>à: l’Ospedaleha acquistato un ‘Benedict’ che non permettedi compiere fotografie ma di prelevare biopticamentecon una pinza, mentre il gastroscopio dame acquistato consente un’ottima visione endoscopiama non fa fare alcun prelievo. Ricordo chevicino a me, quando effettuavo le gastroscopie ogastr<strong>it</strong>e ipertroficaaltri esami, c’erano <strong>del</strong>le figure completamenteestranee al mondo medico ma che rec<strong>it</strong>avano unruolo importante: si trattava di disegnatori, assaiprovetti. In pratica quando guardava all’interno<strong>del</strong>l’organismo di un paziente e studiavo unapatologia, inv<strong>it</strong>avo il disegnatore a guardare luistesso la parte sotto osservazione e questi su unfoglio, con mat<strong>it</strong>e colorate, riproduceva la scenavista”.La fibroscopia esplode sulla scena <strong>del</strong>la medicina.Banche se ne rende conto recandosi a New York nel1958: un’emozione per lui l’incontro con il fibroscopio.Il medico torinese ricorda questo viaggiogastr<strong>it</strong>e erosiva/emorragicanegli Stati Un<strong>it</strong>i con un pizzico di commozione.“Dovevo presentare una relazione a un congresso,con me c’era Menghini, il medico divenuto famosoper il suo ago; il collega romano doveva parlare nellostesso congresso di agobiopsia epatica. Ricordo chementre preparavamo il materiale per le conferenze,la pellicola <strong>del</strong> film che Menghini avrebbe dovutoproiettare si attorcigliò e dovemmo lavorare diverseore per risolvere la s<strong>it</strong>uazione”.Banche riferisce poi, in questo colloquio nella bellacasa di Torino, i progressi che sono stati compiutigastr<strong>it</strong>e emorragica <strong>del</strong> fondo nel campo <strong>del</strong>la laparoscopia, una metodica estremamenteimportante che aiuta molto il medico.Molti particolari Banche li aveva avuti da un argentino, Roier, che era statoappos<strong>it</strong>amente inv<strong>it</strong>ato a mostrare la metodica a Torino.102Lo studioso torinese si sofferma sui colloqui, frequenti con Coppo, Celli, Fiorini eTrivellini. E indugia anche sulle nuove tecniche apprese nei vari congressiinternazionali come quelli di Tokyo, Londra e Lione. E fra la tecniche la colangiografiaendoscopica. E poi il ricordo <strong>del</strong>la cost<strong>it</strong>uzione <strong>del</strong>la Società Italiana di Gastroenterolaparoscopiaassieme a Trivellini, Fiorini, Coppo, Gennari, Bucalossi e Celli inuna fredda giornata di dicembre a Verona, mentre la c<strong>it</strong>tà si prepara a festeggiarel’arrivo <strong>del</strong> nuovo anno. Da quel giorno la Società voluta anche da Banche con ungruppo di amici, di strada ne ha fatta molta. E il mer<strong>it</strong>o va dato anche a questo medicoche pone come sottofondo ai suoi tanti ricordi le note di un violino ripreso in manodopo aver lasciato l’attiv<strong>it</strong>à medica.

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