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Sistemi giuridici e sistemi criminali nei “Balcani ... - Docente.unicas.it

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<strong>Sistemi</strong> <strong>giuridici</strong> e <strong>sistemi</strong> <strong>criminali</strong> <strong>nei</strong> “BalcaniOccidentali”La denominazione “Balcani Occidentali” è un efficace esempio di«rappresentazione geopol<strong>it</strong>ica». (Lacoste, 1993, pp. 3 e 1.272). Priva difondamento storico, tale definizione si regge su un’indicazione geograficatanto banale quanto, però, incontestabile, la cui util<strong>it</strong>à geopol<strong>it</strong>ica risiedenella capac<strong>it</strong>à di: 1) “regionalizzare” quegli Stati della penisola la cuiprospettiva di adesione all’Unione Europea è problematica per diversecause; 2) mascherare tali cause e la correlata stigmatizzazione nella meraindicazione geografica, offrendo così una nuova e conveniente sintesiaggregativa. Accanto all’instabil<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>ica potenziale e all’inadeguatezzadelle strutture economiche, la <strong>criminali</strong>tà è una delle cause che piùconcorrono a tanta premura.Obiettivo del presente contributo è quello di studiare la “causacriminale” in tre punti essenziali. I <strong>sistemi</strong> e le tradizioni giuridiche, perricondurre il concetto di <strong>criminali</strong>tà al terr<strong>it</strong>orio ed alla/e autor<strong>it</strong>à che locontrolla/no. Il network della droga, paradigma degli studi geopol<strong>it</strong>ici sulla<strong>criminali</strong>tà e nodo della questione criminale <strong>nei</strong> Balcani. La nozione di“zona grigia” ad approfondire e cercare di modellizzare il quadroterr<strong>it</strong>oriale con altri analoghi.<strong>Sistemi</strong> <strong>giuridici</strong> e <strong>sistemi</strong> di potereA qualunque scala, geografica e giuridica, è del tutto impossibiledefinire il concetto di <strong>criminali</strong>tà senza fare appello alla nozione dileg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à, perché vengono a mancare i confini fra legale e illegalenell’esercizio del potere sul terr<strong>it</strong>orio. Proprio dai metodi di acquisizionedella leg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à dipende la funzione eserc<strong>it</strong>ata dalla pol<strong>it</strong>ica all’internodella comun<strong>it</strong>à: «se è il monopolio della forza che genera la leg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à, ilpotere giustifica se stesso per il solo fatto di essere eserc<strong>it</strong>ato (…) se laleg<strong>it</strong>timazione dell’autor<strong>it</strong>à emana dal popolo, la pol<strong>it</strong>ica è concep<strong>it</strong>acome servizio» (Corna Pellegrini e Dell’Agnese, 1995, p. 36).Rivolgendo il loro interesse tanto alla low in book (sovrastrutturagiuridica) quanto alla low in action (esercizio effettivo della giurisdizione),le scienze giuridiche compartiste possono aiutare a delineare una sintesigeografico-giuridica attenta alla dimensione del «potere» (Focault, 1976;Claval, 1978; Raffestin, 1981). Perché analizzano tutte le regole1


<strong>giuridici</strong> 1 : 1) con e senza Stato, 2) con e senza legislatore, 3) con e senzagiuristi, 4) con o senza un rapporto particolare con il soprannaturale.Vediamo sinteticamente cosa ciò può significare nella pratica terr<strong>it</strong>oriale.1) «La negazione di un dir<strong>it</strong>to dei popoli la cui regola di v<strong>it</strong>a socialenon viene garant<strong>it</strong>a da uno Stato è frutto dell’etnocentrismo europeo(…) ma anche senza Stato le società che vivono in modo conforme allatradizione sanno dare effettiv<strong>it</strong>à alle loro regole sociali». (Sacco, 1992,p.22). Introducendo la distinzione antropologica fra società a poterecentralizzato e società a potere diffuso i giuristi comparatisti sottolineanocome in America, in Australia, in alcune parti dell’Asia e praticamente intutta l’Africa sia attivo un dir<strong>it</strong>to a carattere tradizionale, praticato dagliautoctoni fuori dal controllo dello Stato o con la piena approvazione daparte dello Stato stesso, che non presuppone un potere sovraordinato aigruppi familiari. 2 Dalla famiglia all’ist<strong>it</strong>uzione sovranazionale, insomma,le scale dell’«autor<strong>it</strong>à» (Claval, 1978) e le forme della sua eventualeist<strong>it</strong>uzionalizzazione sono le più varie.2) Riguardo alle fonti del dir<strong>it</strong>to, la divisione dei poteri è intimamentelegata alla forma di governo e ai modi di acquisizione della leg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à. Latradizione giuridica occidentale assegna il potere legislativo allaCost<strong>it</strong>uente e al Parlamento, ma, laddove tale tradizione è imposta oadottata solo per motivi di efficacia e di pratica nella partecipazione allacomun<strong>it</strong>à internazionale, essa finisce per ordinare solo quella parte deldir<strong>it</strong>to cost<strong>it</strong>uzionale che regola, anche solo in apparenza, la produzionedel dir<strong>it</strong>to privato, il quale, a sua volta, finisce per regolare solo unafrazione molto ristretta degli effettivi rapporti civilistici e una un po’ piùampia di quelli commerciali. Di sistema giuridico in sistema giuridico,dunque, la fonte dei precetti, oltre che dell’autor<strong>it</strong>à, è la più varia.3) Fuori dell’area occidentale, socialista e islamica, la funzione delgiurista è affidata a individui che si occupano prior<strong>it</strong>ariamente di altreattiv<strong>it</strong>à e solo marginalmente di giustizia. Ma la figura del giurista e illinguaggio giuridico possono mancare completamente e addir<strong>it</strong>tura non1 Fra i quali, oltre alla tradizione giuridica occidentale del common e del civil law, iprincipali sono il modello epocale socialista e quello di transizione post-socialista,il dir<strong>it</strong>to dei paesi islamici, il dir<strong>it</strong>to indù, i costumi <strong>giuridici</strong> dell’estremo orientesino-giapponese, i sincretismi <strong>giuridici</strong> delle ex colonie soprattutto africane.2 Anche in Cina e Giappone la regolazione dei confl<strong>it</strong>ti a carattere privatistico sisvolge per lo più senza l’intervento dello Stato «il che obbliga a concludere chealtri apparati, diversi dal potere centralizzato, prendano in mano la soluzione dellacontroversia». (Gambaro e Sacco, 1996, p. 27)3


essere percep<strong>it</strong>e come un bisogno dalla società stessa, capace diautoregolarsi altrimenti, sulla base di diverse gerarchie di potere e/o dialtre rappresentazioni del mondo e dell’esistenza. La stessa formal<strong>it</strong>àr<strong>it</strong>uale che caratterizza le civiltà dell’estremo oriente e del subcontinenteindiano deve essere concettualmente considerata come norma giuridica.Dal codice socio-biologico dell’evoluzione umana discendono i formantiprimigeni, detti «criptotipi» (Sacco, 1992): cr<strong>it</strong>eri di scelta individuali esociali non verbalizzati ma presenti e operanti, spesso inconsciamente, inseno alle diverse società concretamente installate sul terr<strong>it</strong>orio.4) L’origine divina può sacralizzare ciò che è materiale, può dirimereuna controversia, può inquadrare il ruolo dell’individuo all’interno dellasocietà, può indicare la persona alla quale affidare il governo dellacollettiv<strong>it</strong>à e può garantire con le sue sanzioni il rispetto delle regole. Irapporti fra religione e dir<strong>it</strong>to hanno geometrie variabili nelle diverseepoche e società; «il soprannaturale può immettersi nella sfera del dir<strong>it</strong>tocondizionandone le fonti leg<strong>it</strong>timandole, e ciò tanto attraversoformulazioni verbalizzate - in qualche caso rivelate da Dio -, quantoattraverso norme manifestate soltanto nella pratica dei credenti, ispiratadalla fede. Il soprannaturale può anche pretendere al monopolio assolutonella creazione del dir<strong>it</strong>to» (Gambaro e Sacco, 1996, p.28).Tenuto conto che il sistema di dir<strong>it</strong>to di ogni società umana è incontinuo divenire assieme alla società stessa. Che le mutazioni di sistemapossono avvenire in almeno quattro modi diversi 3 . Che, comunque, talimutazioni necess<strong>it</strong>ano di un discreto periodo di tempo per radicare econsolidarsi. Che, infine, esse sono molto delicate dal punto di vistadell’organizzazione sociale, perché a mutare non sono solo le norme,quanto soprattutto i formanti dell’ordinamento collegati a tali norme 4 ,quando non un carattere profondo. Nella penisola balcanica e <strong>nei</strong> Balcanioccidentali in particolare, negli ultimi due secoli, si sono incalzati esovrapposti numerosi <strong>sistemi</strong> <strong>giuridici</strong> anche molto diversi fra loro,3 i) l’evoluzione spontanea, legata ad uno svolgimento della società o ad un’esigenzainterna dell’ordinamento ii) l’im<strong>it</strong>azione o il contagio, iii) l’imposizione, diretta oindiretta e, iv) l’uniformazione, attraverso organizzazioni e convenzioniinternazionali. (Gambaro e Sacco, 1996).4 Essendo i formanti correlati fra loro, ogni mutamento può investire un formante equindi diffondersi agli altri che, tuttavia, possono modificarsi in maniera al quantoindipendente e possono, a loro volta, indurre cambiamenti di altra natura su altriformanti.4


secondo tutto il ventaglio delle tipologie di mutazione e un’ampissimavarietà di configurazioni sociali, pol<strong>it</strong>iche ed economiche.Per quattro secoli, sotto l’Impero Ottomano, il sistema giuridico èispirato all’Islam e ai precetti della Šarī’a che, provenendo da Dio, èesaustiva, immutabile ed autosufficiente; essa deve essere attuataspontaneamente dal fedele ed imposta dal pubblico potere nel caso diinfrazione. La conoscenza della Šarī’a è affidata al faquih, che si avvale diquattro fonti: due di carattere originale e due razionale. 1) Il Corano, chededica 500 versetti alle regole giuridiche e ordina l’organizzazione dellacomun<strong>it</strong>à islamica, i rapporti personali al suo interno e i rapporti deifedeli con gli infedeli, la famiglia e le successioni, le relazionipatrimoniali, il dir<strong>it</strong>to penale, il giudice e il giudizio. 2) La Sunna, ossia lav<strong>it</strong>a esemplare del profeta. 3) La Umma, ossia la comun<strong>it</strong>à <strong>nei</strong> credenti, lacui interpretazione data alle prime due fonti primarie è incontrovertibile.4) L’analogia, di impiego molto ristretto.La dottrina islamica, tuttavia, riconosce all’autor<strong>it</strong>à terr<strong>it</strong>oriale lacompetenza a emettere procedure e ordini imperativi e vincolanti per ilmussulmano. L’insieme di tali norme è detto Siyāsa e si estende dal dir<strong>it</strong>tocost<strong>it</strong>uzionale 5 alla codicistica privata tanto civile quanto, soprattutto,commerciale. Non sorprende, quindi, che gli ottomani abbianoconsent<strong>it</strong>o le più larghe autonomie locali <strong>nei</strong> Balcani, affidando i comp<strong>it</strong>idi governo ai principi autoctoni. Solo nell’Ottocento è avviata unagrande opera di codificazione comune che porta all’entrata in vigore, frail 1869 e il 1875, del Mecelle: un codice sensibile tanto al modelloislamico quanto a quello napoleonico. Ma è già il tempo delle guerrebalcaniche e ai codici bellici, e alle loro draconiane e luttuosecaratteristiche, seguono le transizioni pol<strong>it</strong>iche accompagnate dalletransizioni giuridiche: di impianto occidentale germanico laddove arrival’Impero Austro-ungarico, di ispirazione francese laddove si allungal’influenza dell’Impero Russo.Originali sincretismi <strong>giuridici</strong> cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da norme consuetudinarie,volontà pol<strong>it</strong>ica del dominatore straniero e dir<strong>it</strong>to scr<strong>it</strong>to sapiente (d<strong>it</strong>radizione canonica per i paesi cattolici come la Croazia, bizantina per ipaesi più legati all’ortodossia come la Serbia), si sedimentano in substratidi difficile collocazione fino alla nasc<strong>it</strong>a della Jugoslavia nel 1920. Ilnuovo sistema giuridico, di carattere occidentale e ispirato al civil law,5 La Šarī’a indica solo quali devono essere le doti del Capo e consente così ungrande ventaglio di soluzioni pol<strong>it</strong>ico-ist<strong>it</strong>uzionali e cost<strong>it</strong>uzionali.5


esta però impantanato nella Cost<strong>it</strong>uente. La svolta autor<strong>it</strong>aria del 1929modifica sensibilmente i presupposti della leg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à del potere e laseconda guerra mondiale porta, dopo un altro quinquennio di dir<strong>it</strong>tobellico, alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e al terzo macrosistema giuridico: il modello epocale socialista.Avendo come obiettivo teorico il ribaltamento degli interessi protettidal dir<strong>it</strong>to stesso, il modello socialista pone in essere alcune normative dirottura netta, come la collettivizzazione dei mezzi di produzione, ma «ungrandissimo numero di norme è insensibile alla scelta pol<strong>it</strong>ica eeconomica (…) e un discorso analogo, più significativo, può farsi inmer<strong>it</strong>o all’apparato concettuale». (Gambaro e Sacco, 1996, p.435). Inteoria l’analisi socio-economica di Marx, Engels, e poi Lenin, dovrebbeispirare le decisioni pratiche del potere consentendogli di controllare lagiurisdizione tram<strong>it</strong>e il part<strong>it</strong>o. Il dir<strong>it</strong>to, che dovrebbe dissolversi comelo Stato, continua invece a svilupparsi soprattutto nell’apparatosanzionatorio e pol<strong>it</strong>ico-penale, anche perchè la lim<strong>it</strong>azione delle libertàpersonali è implic<strong>it</strong>a <strong>nei</strong> presupposti concettuali del sistema 6 , e rendeconto del rilievo penale del dissenso pol<strong>it</strong>ico.Al crollo del socialismo si scatena un meccanismo di rioccidentalizzazionegiuridica alla cui radice si trova la necess<strong>it</strong>à dellerinnovate ent<strong>it</strong>à statali di essere accettate nella comun<strong>it</strong>à internazionale edi attrarre invest<strong>it</strong>ori stranieri. Le organizzazioni internazionali offronomodelli e personale adeguatamente preparato, ma anche numeroseorganizzazioni non governative forniscono assistenza e consulenzagiuridica. In Lettonia, Polonia, Bulgaria e Ungheria vengono restaurati icodici pre-bellici mentre in altri paesi la giurisdizione viene proposta exnovo prendendo spunto dal modello di civil law tedesco. È il caso dellaRussia dove viene redatta una nuova Cost<strong>it</strong>uzione, fonte primaria didir<strong>it</strong>to, che attribuisce il potere legislativo al parlamento, a livello federalee dei singoli Stati.6 Nel modello giuridico socialista il dir<strong>it</strong>to è la rappresentazione di un interesseborghese protetto da un rimedio giurisdizionale: «il lavoratore ha un interesse cheprevale su ogni altra aspirazione, e cioè l’interesse alla liberazione dallosfruttamento; si tratta di un interesse di classe, comune a tutti i lavoratori. Il dir<strong>it</strong>tosoggettivo del lavoratore non può perciò affermarsi in confl<strong>it</strong>to con l’esigenzadella libertà dallo sfruttamento, che è tutt’uno con l’esigenza di vedere v<strong>it</strong>toriosala rivoluzione del proletariato (…) Il principio di legal<strong>it</strong>à socialista interverrà poiper chiarire quali siano, in ogni singolo momento storico, le esigenze dellarivoluzione» (Gambaro e Sacco, 1996, p. 447).6


In Jugoslavia, come noto, T<strong>it</strong>o persegue una via originale alsocialismo e «le scelte del potere si indirizzano: verso l’effettivoriconoscimento delle autonomie etniche, verso la gestione collettiva delleimprese, verso l’autonomia dell’impresa autogest<strong>it</strong>a». (Id, p.455). Ilriconoscimento delle autonomie, però, rende necessario e impellente unimpianto cost<strong>it</strong>uzionale adeguato ad arb<strong>it</strong>rare le contese fra poterifederali e statali: ciò favorisce lo sviluppo dei dir<strong>it</strong>ti individuali e dic<strong>it</strong>tadinanza r<strong>it</strong>ardando però la complessiva opera di codificazione. Leimprese autogest<strong>it</strong>e, invece, sono rappresentate, in ant<strong>it</strong>esi al verticismopol<strong>it</strong>ico dell’impresa sovietica, come il «prodotto di una concezionedemocratica e umanistica dell’economia e della società» (Id. p. 456).Dieci anni dopo la morte di T<strong>it</strong>o, all’implosione del sistema socialista,solo la Slovenia riesce a sganciarsi rapidamente dalla federazioneentrando nell’orb<strong>it</strong>a giuridica, pol<strong>it</strong>ica ed economica della neo-riunificataGermania e della costruzione europea. Fra il 1991 e il 1998 i Balcanioccidentali si delineano come quei terr<strong>it</strong>ori della ex Jugoslavia <strong>nei</strong> quali sisvolge un confl<strong>it</strong>to armato del tutto particolare. Denso, in grado di creareuna «zona grigia» (Moreau Defrges, 2003) e di risucchiarviirrimediabilmente la vicina Albania. Visibile, al primo banco rispettoall’occidente, così da richiamare attenzione e intervento della comun<strong>it</strong>àinternazionale. Spietato e sordo persino alle regole belliche e ai codici diguerra: al punto che i crimini di guerra commessi sono diventati, estanno diventando davanti alla corte del Tribunale dell’Aja, nuoviparadigmi fondanti il codice e la procedura penale internazionale.Il susseguirsi delle stratificazioni giuridiche, parallelamenteall’avvicendarsi delle diverse forme di potere, nelle loro differentiespressioni e modal<strong>it</strong>à di leg<strong>it</strong>timazione, rendono conto di come, <strong>nei</strong>Balcani occidentali, lo Stato di dir<strong>it</strong>to e i principi di legal<strong>it</strong>à democraticasiano praticamente e concettualmente un fatto del tutto recente. Masenza tale riferimento diventa davvero difficile ancorare la nozione di<strong>criminali</strong>tà alla realtà terr<strong>it</strong>oriale; tanto più in uno spazio conteso, altempo fluido e carico di frizioni, in cui molteplici centri di potere siaffrontano per instaurare la propria legal<strong>it</strong>à sul terr<strong>it</strong>orio. Di contro, inun quadro di figura globale nel quale le attiv<strong>it</strong>à illegali sono comunquequelle che consentono la più rapida accumulazione di posizioni di potereeconomico e pol<strong>it</strong>ico, il venir meno del lim<strong>it</strong>e fra legal<strong>it</strong>à e illegal<strong>it</strong>à nellostesso esercizio del potere fa sì che le correlate pol<strong>it</strong>iche di<strong>criminali</strong>zzazione tendano a svelare un lato non sempre evidente: quellodi strumento di controllo del terr<strong>it</strong>orio duttile ed efficace, tanto a scala7


locale-nazionale, fra i diversi gruppi di potere in lotta per la supremaziapol<strong>it</strong>ica, quanto a scala internazionale, come strumento di influenza e perl’imposizione delle più varie lim<strong>it</strong>azioni economiche e pol<strong>it</strong>iche.Dal commercio al traffico: la droga sulle “rotte dei Balcani”La droga ha ricoperto, e ricopre ancora parzialmente, il ruolo diparadigma della <strong>criminali</strong>tà. Non diversamente l’immagine delle “rottebalcaniche” del traffico di droga è famigerata nell’immaginario europeo eoffre numerosi spunti per gli studi strategici che vi individuano un gravee recente fattore di instabil<strong>it</strong>à. La “droga” 7 , tuttavia, è un soggettod’analisi sensibile e studiarne le rotte significa prendere in considerazionegli spazi di produzione, quelli di commercio e quelli di consumo, <strong>nei</strong>rispettivi risvolti <strong>giuridici</strong> e pol<strong>it</strong>ico-culturali.Come dimostrano gli studi dell’Observatoire Géopol<strong>it</strong>ique des Drogues 8 , laproduzione, il commercio e l’impiego tradizionale del papavero da oppioe del suo succo, devono essere considerati una «costante» (Chauprade,2001), non solo della penisola Balcanica - Epiro, Macedonia e Traciasoprattutto -, ma di tutto lo «spazio dei tre mari» (OGD, 1996) che siestende da Skopje a Taskent, orlando il Med<strong>it</strong>erraneo orientale, il MarNero e il Mar Caspio. In questo spazio la pianta capace di lenire il doloreè nota dal neol<strong>it</strong>ico e coltivata dall’età del bronzo. In Europa l’oppio sidiffonde come antidolorifico dalla messa a punto della tintura di laudano,nel Cinquecento. Lo sviluppo dell’industria chimico-farmaceutica portaall’individuazione della morfina nel 1803 e dalla metà del secolo, conl’invenzione della siringa ipodermica, l’impiego si estende dalla medicinaalla ricreazione delle classi agiate 9 . Fra le classi marginali e il proletariato,non dimeno, l’uso di oppiacei si diffonde e in Europa «dagli anni7 Termine impiegato a riassumere, in una rappresentazione sociale negativamentepercep<strong>it</strong>a, tre storiche produzioni agricole come la canapa, il papavero, la coca e iloro derivati, oltreché molteplici preparati chimico-farmaceutici aventi in comune:1) lo stupefacente effetto di modificare lo stato di coscienza umano e, 2) di essereiscr<strong>it</strong>ti nelle liste di proibizione aggiornate ogni anno dall’OrganismoInternazionale Controllo Stupefacenti delle Nazioni Un<strong>it</strong>e.8 Ong francese attiva dal 1991 al 2001, con sede a Parigi e una rete di contattimondiali di oltre 200 corrispondenti.9 Senza che le conseguenze nefaste dell’uso smodato e quotidiano siano prese inconsiderazione, nonostante la pubblicazione già nel 1822 di “Confessioni di unmangiatore d’oppio” di T. de Quincey. Fra i più noti consumatori ricordiamoRichard Wagner, Otto Von Bismark, Guy de Mopassant e.. Sherlock Holmes.8


Sessanta dell’Ottocento, le medicine di derivazione oppiacea, sono invend<strong>it</strong>a in ogni drogheria ad ogni angolo di strada dell’Europa». (OGD,1996, p.42).Dal confl<strong>it</strong>to austro-prussiano del 1866 la morfina viene largamenteimpiegata sui campi di battaglia, al punto che il morfinismo diventa la“malattia del soldato”. «In Germania la produzione di morfina aumentada circa due tonnellate nel 1869 a cinque nel 1872». (Escohotado, 1996,p.47). L’espansione dei mercati europei stimola il commercio esterodell’Impero Ottomano e «fra il 1855 e il 1875 (…) l’oppio è uno dei noveprodotti che coprono il 60 per cento delle esportazioni imperiali»(Chassagne, 2004, p.143). Il papavero è coltivato nell’Anatolia centrale 10 e<strong>nei</strong> bacini dei fiumi Axios, Stuma e Mesta che tagliano la Macedonia, laTracia e la Rumelia verso il Med<strong>it</strong>erraneo. Al mercato dell’oppiopartecipano i commercianti francesi, inglesi, <strong>it</strong>aliani, albanesi e irappresentanti delle locali borghesie mercantili, soprattutto greci, serbi ebulgari.Dall’ultimo decennio dell’Ottocento, quattro potenti istanzeeconomiche, pol<strong>it</strong>iche e culturali, si integrano a promuovere e scortare laprogressiva affermazione del proibizionismo in materia di stupefacenti.1) Gli interessi delle grandi industrie chimico farmaceutiche, difficilmentedistinguibili da quelli strategici degli Stati, auspicano l’interruzione deipreparati artigianali e dei circu<strong>it</strong>i informali. (Ogd, 1996) 2) Sull’onda diuna medicalizzazione della v<strong>it</strong>a quotidiana, si forma una lobby diprofessionisti della salute e del commercio di farmaci interessati adaumentare il giro d’affari (Santino e La Fiura, 1993). 3) Il risveglio delleistanze pur<strong>it</strong>ane nel mondo anglosassone rappresenta l’ebrietà comegrave minaccia per il corpo sociale. (Escohotado, 1996). 4) Gli Stati Un<strong>it</strong>isi affacciano sulla scena internazionale con una strategia incentratasull’appoggio alla Cina contro la libertà di commercio dell’oppio ma«sostanzialmente anticoloniale ed antibr<strong>it</strong>annica» (Montessoro, 1999,p.106).Le due convenzioni firmate a Ginevra nel 1925 pongono le basiconcettuali della giurisdizione internazionale sugli stupefacenti ancoraoggi in vigore: impiego riservato a fini medici, progressiva eradicazionedei consumi tradizionali, sistema internazionale di quote per laproduzione e il commercio, nessun risarcimento per i paesi produttori.10 Laddove l’oppio esplic<strong>it</strong>a il suo legame con il terr<strong>it</strong>orio dando il nome ad unaregione, Afyon, e al suo capoluogo, Afyonkarahisar9


Tale legislazione modifica radicalmente il mercato. (Kopp, 1991, 1992,1997; Choiseul-Praslin, 1991; Becchi e Turvani, 1993; Nadelmann, 1992;Santino e La Fiura, 1993; Isenburg, 2000; Chouvy e Laniel, 2004).Fra le due guerre «i principali industriali europei (Francia, Germania,Svizzera e Inghilterra) danno v<strong>it</strong>a ad un cartello sugli oppiacei edeserc<strong>it</strong>ano pressioni sul mercato ricorrendo a nuove fonti, come l’Iran,per ammortizzare le restrizioni della SdN. In Turchia e in Jugoslavia icontadini faticano a vendere i loro raccolti a prezzi soddisfacenti,immagazzinano il prodotto e cominciano a rifornire le prime reticlandestine che mantengono un prezzo di acquisto superiore».(Chassagne, 2004, p. 144). La statalizzazione delle produzioni aggrava larecessione nelle campagne e spinge le autor<strong>it</strong>à dei due paesi a cercarenuovi sbocchi, sia verso gli Stati europei esclusi dal cartello come l’Italiae il Belgio, sia verso lo sviluppo di propria industria chimica. Anche«piccole e medie industrie farmaceutiche, svizzere, tedesche, olandesi,francesi e inglesi reagiscono rivolgendosi al traffico illec<strong>it</strong>o eappoggiandosi a commercianti provenienti in gran parte dalle diasporeorientali e dell’Europa centrale» (Ogd, 1996, p.51). E taluni personaggi dispicco dell’economia e della pol<strong>it</strong>ica europea, avvezzi all’ab<strong>it</strong>udinecoloniale, proseguono compravend<strong>it</strong>e ormai illegali.Nei Balcani occidentali il “commercio” diventa “traffico”coinvolgendo una complessa combinazione di: intrecci mercantilipatrimonio dei commerci legali, speculatori, faccendieri e rappresentantistranieri, vecchie e nuove comun<strong>it</strong>à diasporiche - ebrei, greci, armeni,serbi, <strong>it</strong>aliani e polacchi soprattutto - in grado di mettere a frutto la lororete di contatti e di fiducie. Come illustra Philippe Chassagne (2004),anche i gruppi armati che agiscono per conto oppure contro leist<strong>it</strong>uzioni, devono essere osservati alla luce del commercio di oppiacei.L’organizzazione di ufficiali serbi Bela Ruka, la guerriglia albanese Kaçasin Kossovo, l’Organizzazione rivoluzionaria macedone Orim: lasovrapposizione degli spazi d’azione di questi gruppi con gli spazi diproduzione di oppiacei rende plausibili dei legami che, nel casomacedone, sembrano accertati. Proprio <strong>nei</strong> Balcani occidentali l’Ogdidentifica le prime vere e proprie «imprese della droga» cheegemonizzano il mercato fra le due guerre grazie a: «mobil<strong>it</strong>à,decentramento, impiego di mediatori e prestanome, insediamento suiluoghi di produzione delle materie prime, accaparramento dei mercatideboli, associazione all’interno di strutture uniche di produzione,trasformazione, trasporto e distribuzione, investimento <strong>nei</strong> paesi con10


privilegi fiscali e legislazioni più favorevoli». (Labrousse e Koutouzis,1996, p. 24).Nell’era bipolare, il sistema socialista si chiama fuori dalle pol<strong>it</strong>icheantidroga, percep<strong>it</strong>e come strumento dell’imperialismo americano. Ilconsolidamento del proibizionismo è, in effetti, il termometro del potereinternazionale degli Stati Un<strong>it</strong>i, ma «gli americani sacrificano i propos<strong>it</strong>iproibizionisti ogni qual volta gli interessi geopol<strong>it</strong>ici lo richiedano»(Brouet, 1993, p.165). Le droghe sviluppano «dinamiche geostrategicheproprie» (Labrousse e Koutouzis, 1996, p.7): per l’eccezionale diffusionedei consumi e delle produzioni, ma soprattutto perché offrono lapossibil<strong>it</strong>à - di gran lunga la più elevata fra tutte le merci conosciute - dimoltiplicare il valore di scambio ad ogni rottura di carico. In tutti icontinenti esse diventano la posta e il motore di confl<strong>it</strong>ti periferici,strumento fondamentale delle strategie di controllo <strong>nei</strong> più diversicontesti pol<strong>it</strong>ici, sociali e culturali a qualunque scala: dal quartiere diperiferia spazio di spaccio, allo Stato nazione spazio di produzione. Conlo sganciamento ideologico post-guerra fredda, infine, il ricorso alladroga come fonte di finanziamento nelle contese terr<strong>it</strong>oriali si«democratizza» (Ogd, 1996) aprendosi a tutti gli attori in grado di autocoinvolgersi.I Balcani e la Jugoslavia sono marginali rispetto alle reti della Frenchconnection che, dalla Turchia alla Francia, approvvigiona la prima ondata d<strong>it</strong>ossicomania americana. Tornano alla ribalta dagli anni Settanta, quandoCosa nostra siciliana entra <strong>nei</strong> traffici internazionali e sfrutta a pieno icontatti con i mercanti turchi e le possibil<strong>it</strong>à aperte dall’accordointernazionale T.I.R. Per tutti gli anni Ottanta, quelli della grande ondatadi tossicomania in Europa, ingenti trasporti di morfina ed eroinaprovenienti dalla Turchia attraversano Bulgaria e Jugoslavia,raggiungendo la piattaforma logistica che l’organizzazione mafiosa haattivato a Milano. La Turchia funge da «piattaforma girevole» (Ogd,1996) rispetto alle aree di produzione che si spostano gradualmenteverso Oriente, dalla Turchia stessa al Libano, all’Iran quindi al Pakistan eall’Afghanistan. Il trans<strong>it</strong>o nella ex Jugoslavia avviene con il sostanzialebeneplac<strong>it</strong>o di alcune autor<strong>it</strong>à di polizia e di governo, a livello federale econfederato. (Moder, 1994; Rumiz, 1994). Piccoli o grandi cap<strong>it</strong>ali, innatura o valuta pregiata, si fermano alle varie dogane repubblicane, ma laregia rimane nelle mani di Belgrado che, attraverso la protezione de<strong>it</strong>raffici, finanzia acquisti di tecnologia bellica. (Id).11


Tre periodizzazioni rendono intelligibile, da allora, il passaggio versol’odierno scenario. Nella prima fase, dalla metà degli anni Ottanta al1992, tutti gli attori che riescono ad auto coinvolgersi organizzanodirettamente o partecipano con varie mansioni ai traffici di stupefacenti,per accumulare valuta pregiata destinata all’acquisto di armi o a fortuneprivate. La crescente frantumazione del paese, tuttavia, ipertrofizza ilnumero degli attori intenzionati a speculare sulla droga e il tentativodell’el<strong>it</strong>e serba di privilegiarsi esclusivamente del traffico da luogo as<strong>it</strong>uazioni complesse. (Moder, 1994; Lewis, 1996, Restello, 1998 a, b, c).Nel 1990 l’arresto di almeno 120 c<strong>it</strong>tadini jugoslavi per traffico di droga,<strong>nei</strong> diversi paesi europei, suggerisce che le parti in causa stiano facendoricorso al denaro della droga per prepararsi alla guerra civile. (Ogd, 1993,p.120).Zagabria, spiegano gli studi dell’Ogd (1993, 1994, 1996, Labrousse2001) accentua il proprio distacco da Belgrado ostacolando i traffici dieroina del potere centrale e la polizia croata è indicata dall’Iterpol, nell’89e nel ’90, come una delle più efficienti. Nel 1991, tuttavia, inchiestegiornalistiche rielaborate dall’Osservatorio parigino segnalano, sia le retiillegali dove tali sequestri diventano merce di scambio per armi, sia le retiche permettono l’importazione diretta di cocaina e di armi dal SudAmerica. «La diaspora sostenne finanziariamente il futro presidenteTudjman e il suo part<strong>it</strong>o (…) e utilizzò i propri canali per armareclandestinamente l’eserc<strong>it</strong>o croato, aprendo contestualmente, grazieall’appoggio delle autor<strong>it</strong>à, una rotta ined<strong>it</strong>a del traffico di stupefacenti,dall’America latina alla Dalmazia. (…) In segu<strong>it</strong>o i circoli della diasporafurono tra i principali benefattori delle malversazioni finanziarie operateda Tudjman, in particolare nel processo di privatizzazione delle impresestatali» (Rotta 2003, p. 3).In Serbia, invece, le evoluzioni del network della droga danno v<strong>it</strong>a aconfigurazioni eterogenee. Nel 1988 a Bienne, in Svizzera, un’inchiesta diPolizia lambisce Trieste, Francoforte e Vienna, svelando un gruppocriminale organizzato di origine albanese che traffica in eroina e gode diimportanti complic<strong>it</strong>à nell’apparato di polizia serbo (Restello, 1998 a, b).Nel 1990 l’operazione di polizia svizzera denominata Benjamin, conestensioni in Germania, Italia, Francia, Austria, Cecoslovacchia eUngheria, porta alla luce una vasta rete formata da albanesi del Kosovoche smerciano eroina investendo i proventi nell’acquisto di armisemiautomatiche a Berna e Basilea. Tre anni dopo, l’operazione Bakonymette in luce la nuova rete di c<strong>it</strong>tadini serbi e albanesi del Kosovo che12


gestiscono il traffico di eroina verso l’Europa, continuando a finanziarel’acquisto di armi automatiche e semiautomatiche in Svizzera eCecoslovacchia (Ogd, 1993, 1994, 1996; Labrousse e Koutouzis, 1996;Restello, 1998 a, b; Labrousse, 2001).Da parte serba il controllo dei traffici sembra prerogativa esclusiva«di tre agenzie dello Stato: il Sid (Servizio informativo del Ministero affariesteri), l’Sdb (polizia segreta del Ministero degli interni) e il KOS(Servizio di controspionaggio mil<strong>it</strong>are del Ministero della difesa)». (Ogd,1997, p.59). Esso è realizzato da personaggi con importanti incarichiufficiali e destinati a notorietà internazionale come Zeljko Raznatovic,alias Arkan. Il Kosovo è la piattaforma girevole di tale network ma èanche la «culla delle contraddizioni serbo-jugoslave». (Restello, 1998 c).Belgrado, infatti, ne sopprime lo statuto di regione autonoma arrivando acreare, fin dal 1989, un regime di apartheid <strong>nei</strong> confronti dellamaggioranza albanese. (Derens e Nouvel, 1998). Ma ciò non impedisceagli uomini di fiducia di Milosevic di stringere densi rapporti d’affari conesponenti <strong>criminali</strong> albanesi stabil<strong>it</strong>isi in Kosovo.La seconda fase va dalla guerra in Croazia e Bosnia fino alle primeavvisaglie della guerra in Kosovo. Negli anni Novanta il consumo dieroina regredisce parzialmente nell’Europa occidentale, ma si apre all’Este lascia spazio alle droghe di sintesi e alla cocaina, da allora in cresc<strong>it</strong>aininterrotta ovunque, come i cannabinoidi. L’egemonia di Cosa nostra sulmercato internazionale delle droghe illec<strong>it</strong>e si affievolisce venendo soloparzialmente rilevata dalla ‘Ndrangheta calabrese. Nel traffico si affermanonuovi «circu<strong>it</strong>i corti» (Ogd, 1995) specializzati e orientati al risultato, eorganizzazioni <strong>criminali</strong> nuove, che si muovono nell’amb<strong>it</strong>o di più ampiediaspore nazionali 11 . L’ormai completa legislazione internazionaleproibizionista 12 sancisce l’egemonia statun<strong>it</strong>ense dimostrando, nellacosiddetta “Certificazione Antidroga”, la sua valenza pol<strong>it</strong>ica. La finedella guerra fredda implica il crollo di numerosi “interessi superiori” finoallora addotti a giustificazione di forzature pol<strong>it</strong>iche e stortureeconomiche. Un’ondata legalista e moralizzatrice delle alte sfere pol<strong>it</strong>icheed economiche si diffonde a partire proprio dalle vicende <strong>it</strong>aliane (Mani11 Secondo uno schema di diffusione non dissimile da quello dei padrini sicilianiemigrati negli Stati Un<strong>it</strong>i ai primi del Novecento (si veda Muti, 2004)12 1961, Convenzione Unica sugli stupefacenti; 1971, Convenzione sulle sostanzepsicotrope; 1972, Protocollo di Ginevra; 1988 Convenzione contro il trafficoillec<strong>it</strong>o di stupefacenti e sostanze psicotrope.13


Pul<strong>it</strong>e e Primavera di Palermo), consolidandosi nelle intenzioni dellacomun<strong>it</strong>à internazionale 13 .Nei Balcani occidentali è il periodo delle frontiere chiuse e quindi deinuovi percorsi ad aggirare lo spazio bellico: verso Sud, attraverso ilKosovo e l’Albania. Oppure fuori, sull’altro versante della penisola. Gliattori e le alleanze rimangono sostanzialmente invariati: organizzazioni<strong>criminali</strong> serbe, difficilmente distinguibili dalle el<strong>it</strong>e pol<strong>it</strong>iche edeconomiche in affermazione, associate con organizzazioni <strong>criminali</strong>albanesi del Kosovo, che controllano elementi e gruppi <strong>criminali</strong>dissimulati nella diaspora come teste di ponte. Lo stesso Arkan vieneeletto deputato a Pristina (Derens e Nouvel, 1998). Dalle ondatemigratorie seguenti il collasso del regime comunista, fino al crollo dellepiramidi finanziarie, è questo il periodo dell’Albania che guadagnarumorosamente il proscenio internazionale, anche nelle narrazioni<strong>criminali</strong>.Della «<strong>criminali</strong>tà organizzata albanofona» (Chassagne e Gjeloshaj,2005), per la ver<strong>it</strong>à, sembrano ancora mancare studi convincenti, la suarappresentazione venendo troppo spesso confusa con quella delle sueappendici all’estero. Con riferimento ai soli traffici di stupefacenti,proprio ampliando il riferimento terr<strong>it</strong>oriale dal paese delle aquile aglispazi dell’albanofonia, è tuttavia possibile individuare alcune tendenze. Inquesto periodo comincia a trans<strong>it</strong>are dall’Albania, attraverso l’Adriatico,una percentuale sempre più elevata dell’eroina in movimento dallaTurchia verso il mercato europeo occidentale. Affiancando leorganizzazioni mafiose <strong>it</strong>aliane e quelle turche, prima in subordine e poiin par<strong>it</strong>à, organizzazioni <strong>criminali</strong> albanofone si affermano sul mercatodell’eroina. In alcune campagne del meridione si diffonde unaproduzione di marijuana destinata allo stesso mercato. Data la rapid<strong>it</strong>àdella diaspora e la difficile integrazione, giovani emigrati si dedicano alpiccolo spaccio, realizzando un’ined<strong>it</strong>a e particolarmente visibilecontinu<strong>it</strong>à etnica, lungo le filiere dei traffici di droga.Il terzo periodo, dal quale emerge l’odierna configurazione dei trafficidi droga <strong>nei</strong> Balcani occidentali, è quello della rottura dell’alleanza fraBelgrado e le reti kosovare. La fine della guerra toglie al Kosovo «lapatente di zona di trans<strong>it</strong>o indispensabile per i movimenti di droga, e conessa una garanzia di pace» (Restello, 1998b, p.25). Date le nuove13 Convenzione delle Nazioni Un<strong>it</strong>e contro la <strong>criminali</strong>tà transnazionale, Palermo,2000. (si veda Muti, 2000 e 2001).14


possibil<strong>it</strong>à apertesi, tuttavia, l’el<strong>it</strong>e serba riesce sempre meno aprivilegiarsi dei proventi dei traffici. Sfuggendo al crescente impegnomil<strong>it</strong>are serbo, questi si spostano dal Kosovo verso la Macedonia semprerestando nell’amb<strong>it</strong>o d’azione delle organizzazioni albanofone che siconsolidano sul mercato. Già nel 1996 l’industria chimica Alkaloid diScopije è coinvolta in uno scandalo, velocemente sop<strong>it</strong>o (Restello, 1998b), circa lo stornamento di precursori necessari alla raffinazione didroghe illec<strong>it</strong>e. Il declino di Belgrado si manifesta anche sui mercati deglistupefacenti, dove si consolida la rappresentazione criminale della “mafiaalbanese”. I proventi riciclati che non prendono la strada degliarricchimenti personali, finanziano armi automatiche per i gruppiseparatisti Kosovari, benché l’implicazione dell’Uck <strong>nei</strong> traffici di drogaappaia più contingente che organica (Chassagne e Gjeloshaj, 2005)Una significativa inchiesta della Procura di Milano, l’OperazioneAfrica, nel 1998 illustra chiaramente questi orientamenti. Da un lato unalbanese del Kosovo, di Pristina, giunto a Milano <strong>nei</strong> primi anniNovanta. Importa eroina comprandola da un grossista, anch’eglikosovaro, che opera a Bratislava in contatto con trafficanti turchi. Larivende alle maggiori consorterie <strong>it</strong>aliane, perfettamente integrato nellepiù alte sfere della <strong>criminali</strong>tà mafiosa, alla testa di un nutr<strong>it</strong>o gruppo diconnazionali. Tiene i contatti con la Svizzera favorendo l’acquisto di 200fucili m<strong>it</strong>ragliatori con visore notturno e sostiene le manifestazionipubbliche per la causa indipendentista. Riesce ad avere informazioniriservate circa le investigazioni che la polizia <strong>it</strong>aliana svolge su di lui.Dall’altro lato un uomo pol<strong>it</strong>ico albanese protetto da passaportodiplomatico. Assicura il trans<strong>it</strong>o di eroina sulla rotta Durazzo - Bari,rifornendo un centro di stoccaggio e smistamento stupefacenti gest<strong>it</strong>o, aMilano, da uno stimato imprend<strong>it</strong>ore egiziano. Da lì, eroina, provenienteanche dalla prima rete c<strong>it</strong>ata, e cocaina importata dall’Argentinaattraverso la Spagna, sono distribu<strong>it</strong>e all’ingrosso per soddisfare lacospicua domanda dell’Italia centro-settentrionale. (Barbacetto 1999,Omicron 2001).La conclusione del terzo periodo sfuma in parallelo allo stemperarsidella “guerra alla droga”. Dal 1989 al 2001, infatti, la “droga” hasostenuto il ruolo geopol<strong>it</strong>ico del «nemico» (Schm<strong>it</strong>t, 2005) contribuendoa consolidare e giustificare l’operato internazionale e l’imperialismoculturale della potenza egemone. Dai fatti dell’11 settembre, tuttavia, lasua rappresentazione è sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dal “terrorismo” in generale e dal“fondamentalismo islamico” in particolare. Il che, in tutta evidenza, non15


contribuisce ad escludere i Balcani occidentali dalle aree sensibili. Laquestione droga, tuttavia, si dissolve progressivamente nella retoricaelettorale statun<strong>it</strong>ense. E la chiusura dell’osservatorio parigino concorread un brusco calo delle informazioni, lasciando un vero e propriomonopolio di analisi alle agenzie ist<strong>it</strong>uzionali.I Balcani occidentali fra le «zone grigie» del pianetaAlcune rappresentazioni geopol<strong>it</strong>iche e alcuni strumenti concettualiinterdisciplinari, espressamente rifer<strong>it</strong>i allo spazio in esame o mutuati peranalogia da altri contesti terr<strong>it</strong>oriali, si rivelano efficaci per interpretare lelogiche di funzionamento, cooperative o concorrenti, dei <strong>sistemi</strong> <strong>giuridici</strong>e dei <strong>sistemi</strong> <strong>criminali</strong> <strong>nei</strong> Balcani occidentali.«Ex-Jugoslavia, Caucaso, Asia centrale (dal Caspio alPakistan/Afghanistan), Africa dei Grandi laghi, America andina» sono,nella suggestiva rappresentazione del geopol<strong>it</strong>ologo francese PhilippeMoreau Desafarges (2002), «zone grigie» della diffusione del modellooccidentale di Stato nazione. Spazi costretti fra «la fine dei grandi imperi»e la «moltiplicazione dei flussi», che partecipano alle reti dellaglobalizzazione pur rispondendo ad altre, talvolta ant<strong>it</strong>etiche, logiche digestione del potere. «La mondializzazione, dello scambio e dellademocrazia, ha bisogno di Stati normalizzati e conformi a un modelloche assicura previsibil<strong>it</strong>à grazie ad un apparato di leggi e procedure cherendono il terr<strong>it</strong>orio aperto, trasparente e intelligibile. Stati di tal sortadevono essere reciprocamente legati da patti e pratiche incrociate che,non diversamente, contribuiscono alla prevedibil<strong>it</strong>à e alla sicurezza. Lezone grigie sono i terr<strong>it</strong>ori che non si iscrivono nello schema» (Id. p. 61).Il richiamo alla necess<strong>it</strong>à di un quadro pol<strong>it</strong>ico leg<strong>it</strong>timo perl’individuazione dei fenomeni <strong>criminali</strong> è manifesto laddove l’autorespiega che, proprio l’assenza o l’incertezza delle norme legali eamministrative caratterizza lo spazio giuridico delle zone grigie. Spazi incui il potere reale è eserc<strong>it</strong>ato da gruppi organizzati che agiscono nellarealtà terr<strong>it</strong>oriale tram<strong>it</strong>e regole contingenti, mutevoli, auto-elaborate efatte rispettare. Il controllo del terr<strong>it</strong>orio è sia obiettivo che risorsa,spendibile sulle rotte dei flussi dell’economia illegale: un gioco ageometria variabile nel quale altre 5 categorie di attori percepiscono eassegnano un diverso valore al terr<strong>it</strong>orio. 1) Gli ab<strong>it</strong>anti, spessov<strong>it</strong>timizzati e sfruttati. 2) Gli imprend<strong>it</strong>ori, che investono e si muovonofra i differenziali di giurisdizione e di autor<strong>it</strong>à, con i rischi e i possibili16


vantaggi del caso. 3) Gli Stati confinanti, prossimi a quella che è, altempo, fonte di instabil<strong>it</strong>à e suggestiva possibil<strong>it</strong>à di commercio. 4) Lepotenze egemoni della comun<strong>it</strong>à globale, la cui strategia può variare daldisinteresse all’intervento diretto. 5) La comun<strong>it</strong>à internazionaleist<strong>it</strong>uzionalizzata: dalle Ong, presenti quasi sempre per ragioniuman<strong>it</strong>arie, agli organismi sovranazionali, talvolta bloccati dalle strategiedivergenti degli attori statali di maggior peso.Le zone grigie sono, contemporaneamente, depos<strong>it</strong>i e rifugi chepunteggiano e favoriscono le interazioni inev<strong>it</strong>abili «fra le infin<strong>it</strong>epossibil<strong>it</strong>à di circolazione e la divers<strong>it</strong>à geografica delle amministrazioni edelle leggi» (Id. p.61). Una definizione che richiama da vicino quello cheil magistrato Jean De Maillard (2002) tratteggia come «Mercato dellalegge» cioè «la possibil<strong>it</strong>à di investire <strong>nei</strong> traffici riguardanti ciò che èvietato dagli stati nazione, senza che questi siano in grado di imporre leloro proibizioni». E, in effetti, ambedue gli autori pongono l’accento: 1)sulla deregulation dei mercati, che è contemporaneamente ragione erisultato del defic<strong>it</strong> di controllo e leg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à delle ist<strong>it</strong>uzioni nazionali; 2)sulla lacerazione esistente fra il paradigma terr<strong>it</strong>oriale, basato sullo spazioe proprio degli attori statali, e il paradigma reticolare, basato sul tempo eproprio degli altri centri di potere che partecipano alla globalizzazione.Al centro del discorso si staglia la cacofonia fra il paradigma zonale,con cui le regole vengono elaborate e applicate, e quello reticolare, in cuisi viene a formare il valore economico di tali merci, in base a «valutazionidei trafficanti circa l’importanza che gli stati attribuiscono alla difesa deipropri principi o interessi» (De Maillard, 2002, p. 42). Si arricchisconocosì le nozioni di “plural<strong>it</strong>à” e di “polifunzional<strong>it</strong>à” attribu<strong>it</strong>e alle rotteillegali passanti per i Balcani occidentali. La plural<strong>it</strong>à rende contodell’orientamento al risultato dei network illec<strong>it</strong>i: non importa né iltrag<strong>it</strong>to né il mezzo di trasporto, ciò che conta è che la merce trans<strong>it</strong>i earrivi a destinazione. Non sorprende, allora, che le famigerate “rottebalcaniche” non discostino molto dai tradizionali percorsi chestoricamente attraversano lo spazio balcanico: dalla Via Egnatia alla Viadi Zenta, alla Florina alla Via d’Arber<strong>it</strong>, oltre all’asse centrale che scorrefra i Monti Balcani e le Alpi Dinariche. La polifunzional<strong>it</strong>à, invece,riferisce della possibil<strong>it</strong>à, per le organizzazioni capaci di far trans<strong>it</strong>are unamerce illec<strong>it</strong>a, di farne circolare anche altre, diverse, controllando i puntidi rottura del carico e le attiv<strong>it</strong>à complementari come il riciclaggio.Tre grandi «generazioni di traffici illec<strong>it</strong>i» (Omicron, 2000) hannocosì calcato il proscenio balcanico da protagoniste: gli esseri umani, le17


armi e la droga. E come la droga, anche i commerci di esseri umani e diarmi hanno radici storiche, hanno conosciuto uno straordinarioincremento a segu<strong>it</strong>o dell’implosione del sistema sovietico e mettono inluce alcune incoerenze fra le società occidentali e i rispettivi <strong>sistemi</strong><strong>giuridici</strong>. Riguardo alla speculazione criminale sui flussi migratori e allatratta degli esseri umani a fini di sfruttamento (sessuale, medico,lavorativo) la bibliografia ist<strong>it</strong>uzionale e scientifica si è da qualche annoampliata, (Cpa 2000, Omicron 2001, Monzini 2002), grazie ad unacrescente attenzione verso l’essere umano, il genere femminile 14 el’infanzia. La matrice occidentale di questa attenzione, che affonda leradici nella protezione dei dir<strong>it</strong>ti dell’uomo e si concretizza nel crescenterilievo penale internazionalmente attribu<strong>it</strong>o alle infrazioni, si r<strong>it</strong>rova nellecontraddizioni che stimolano il mercato della legge: quelle sociali eorganizzative del mercato del lavoro e quelle più culturali e morali delmercato degli organi, della riduzione in schiav<strong>it</strong>ù e dello sfruttamentodella prost<strong>it</strong>uzione.Il traffico di armi rimane invece più in ombra, ma si tratta di unamb<strong>it</strong>o in cui la cui frontiera fra leg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à e illeg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à è da sempremolto sfumata, essendo le armi stesse lo strumento per ottenere emantenere il potere ultimo sul terr<strong>it</strong>orio. Il sistema di produzione ecommercio degli armamenti 15 , infatti, dovrebbe essere sotto il completocontrollo degli stati nazionali, sia per evidenti motivi strategici, sia perl’importanza dei legami tecnologici ed economici posti in essere dai«complessi mil<strong>it</strong>ar-industriali» (Soppesa 1980, 1984, 1988, 1993). Perquanto l’antinomia ins<strong>it</strong>a nella vend<strong>it</strong>a di armamenti pesanti da parte diStati che fondano la propria leg<strong>it</strong>tim<strong>it</strong>à sul ripudio della guerra siaevidente, le armi sono storicamente oggetto di commerci occulti. Anche<strong>nei</strong> Balcani occidentali, dove le compravend<strong>it</strong>e di armamenti si sonointrecciate con i traffici di droga secondo uno schema ben collaudato.Già <strong>nei</strong> primi anni Ottanta, infatti, la nota indagine del Giudice CarloPalermo di Trento (S.A. 1988) aveva messo in luce traffici combinati didroga, verso l’Italia, e armi, dirette in Medio Oriente, <strong>nei</strong> quali eranocoinvolti esponenti pol<strong>it</strong>ici di spicco e massime autor<strong>it</strong>à mil<strong>it</strong>ari <strong>it</strong>aliane estraniere, servizi segreti di ambedue gli schieramenti, logge massonichedeviate, organizzazioni <strong>criminali</strong> e organizzazioni mafiose.14Si vedano, fra l’altro, Dino A., Ingrascì O., Siebert R. inhttp://members.lycos.co.uk/ocnewsletter/SGOC0504/15 Si veda, www.sipri.org18


Oltre all’acquisto di armamenti, <strong>nei</strong> Balcani occidentali si distinguonoaltre due modal<strong>it</strong>à di impiego dei proventi illec<strong>it</strong>i. Il riciclaggio el’accumulazione all’estero, a consolidare fortune personali o associative,o l’investimento diretto in attiv<strong>it</strong>à e servizi sul terr<strong>it</strong>orio. Ambedue i casidenotano peculiar<strong>it</strong>à interessanti. Al primo corrispondono la figuraclassica dell’esportazione in paradisi fiscali, come il cap<strong>it</strong>ale accumulatoda Milosevic nelle banche cipriote e stimato in 500 milioni di dollari(Boskov, 1994), e quella a suo modo innovativa delle società finanziariepiramidali sviluppatesi in Albania a partire dal 1992. Lo schematruffaldino noto come “Ponzi Scheme”, in realtà, è stato messo a puntoda un mafioso <strong>it</strong>alo-americano negli anni Venti ma la longev<strong>it</strong>à dellafrode, ecco l’innovazione, è comprensibile solo se si considerano lepiramidi finanziarie nel ruolo di centrali di riciclaggio per i trafficanti e i<strong>criminali</strong> che, dal 1992 al 1997, hanno avuto l’opportun<strong>it</strong>à di avvalersene.(Ogd 1997, Peleman, 1999).L’investimento diretto sul terr<strong>it</strong>orio in attiv<strong>it</strong>à o servizi, invece, è unamodal<strong>it</strong>à usuale solo laddove, in mancanza o in deficienza di autor<strong>it</strong>àleg<strong>it</strong>time, l’identificazione fra il riciclaggio e il re-investimento è completae la dissimulazione è quindi inutile. Nei Balcani occidentali questa analisisi ricollega a quella degli squilibri e della <strong>criminali</strong>zzazione della fase diprivatizzazione del cap<strong>it</strong>ale pubblico, alla fine del socialismo. E lapolarizzazione è stata massima, come riferiscono diverse fonti (Boskov94, Rumiz 1996, Rotta 2003), anche se la via illegale al cap<strong>it</strong>alismorimane difficilmente stimabile. Si possono invece approfondire levalutazioni sulle relazioni fra ist<strong>it</strong>uzioni e <strong>criminali</strong>tà 16 , partendo dallenozioni di collusione e corruzione (Fumagalli 2002, Rotta 2003,Chassagne 2006) e cercando di arricchire la sintesi con altrerappresentazioni mutuate da contesti analoghi.Per evidenti motivi la scuola di pensiero latinoamericana èparticolarmente impegnata nell’analisi degli assetti di potere determinatidal traffico di droghe. Il pol<strong>it</strong>ologo brasiliano Anthony Henman (1980, ein Santino e La Fiura 1995) propone la definizione di «narcocrazia» comeun sistema di potere che include vari settori e individui coinvolti neltraffico illegale e nelle attiv<strong>it</strong>à complementari. La «narcocrazia formale» èun regime pol<strong>it</strong>ico in cui il traffico di droga è gest<strong>it</strong>o scopertamente daigovernanti. La «narcocrazia informale» invece è un sistema pol<strong>it</strong>ico16 Aggiornamenti di interesse in mer<strong>it</strong>o possono essere reper<strong>it</strong>i <strong>nei</strong> lavori deglispecialisti dell’Osservatorio Balcani www.osservatoriobalcani.org19


condizionato dalla necess<strong>it</strong>à legale ed ideologica di dare l’impressione divoler sopprimere la sua principale fonte di redd<strong>it</strong>o e cioè la droga. Ilgoverno può così soddisfare due esigenze contradd<strong>it</strong>torie: esseresostenuto di fatto dal narcotraffico e continuare a professare la guerraalla droga (…) che può essere usata per una repressione selettiva deinemici pol<strong>it</strong>ici». (Santino e La Fiura, 1993, p.232).Il pol<strong>it</strong>ologo messicano Marcos Kaplan (1992) sottolinea come <strong>it</strong>raffici di droga possano infiltrare molti aspetti della società,contaminando i processi di accumulazione e originando una vera epropria «narco-economia», laddove non esistano aspetti o espressioniautentiche della mercato che non siano in qualche modo interessati dalfenomeno narco. Quando il «narco-potere» riesce ad ottenere un certoconsenso sociale, attraverso forme di assistenzialismo, può nascere un«narcostato». Alla metà degli anni Novanta, infine, l’Ogd offre laseguente tipologia. «Narcostato»: il governo o un settore dell’apparatostatale è implicato nel traffico e/o utilizza i proventi del traffico di droga,(esempi regionali, la Turchia e la Serbia). «Stato trafficante»: il governo oun apparato statale si dedica a ogni sorta di traffico, compreso quello didroga (Albania). «Non Stato»: il governo non esiste o non controlla ilterr<strong>it</strong>orio (Bosnia). «Stato sotto influenza»: membri dell’apparato di Statosono implicati a t<strong>it</strong>olo individuale nel traffico di droga a tutti i livelli(Bulgaria, Macedonia, Romania). «Stato ricettivo»: in contatto diretto conil traffico di droga e ad elevato rischio di influenza (Slovenia, Grecia eItalia). (Labrousse e Koutouzis, 1996, pp.82 - 83).Le organizzazioni <strong>criminali</strong> dei Balcani occidentali e quellealbanofone in particolare, devono infine essere inquadrate nelle loroprospettive di «Radicamento ed espansione» (Sciarrone, 1998). Essesembrano consolidate ai più alti livelli delle gerarchie <strong>criminali</strong>transnazionali e operano efficacemente su una plural<strong>it</strong>à di mercati illec<strong>it</strong>i.Ma la scars<strong>it</strong>à di dati e di analisi quant<strong>it</strong>ative e qual<strong>it</strong>ative si lega allacontempora<strong>nei</strong>tà degli svolgimenti storici rendendo quanto mai difficileogni valutazione. Alcuni elementi interpretativi individuati conriferimento al radicamento terr<strong>it</strong>oriale e alla diffusione spaziale delleorganizzazioni <strong>criminali</strong> di stampo mafioso (Dalla Chiesa 1998,Omicron, 2001), tuttavia, si riscontrano <strong>nei</strong> Balcani occidentali e possonocontribuire alla ricostruzione del quadro.Tre hanno una portata regionale o nazionale. 1) I confl<strong>it</strong>ti locali per ilcontrollo di terr<strong>it</strong>ori e risorse e le ist<strong>it</strong>uzioni illeg<strong>it</strong>time, che necess<strong>it</strong>ano dipartecipare all’economia illegale per coprire gli elevati costi di gestione e20


offrono depos<strong>it</strong>o e rifugio ai traffici, data la mancanza di controlloleg<strong>it</strong>timo. 2) la corruzione del sistema pol<strong>it</strong>ico ed economico, che offreosp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à riproduttiva alle organizzazioni <strong>criminali</strong> condividendone certiobiettivi e certi mezzi. 3) Le crisi di sistema, pol<strong>it</strong>ico, economico osociale, che aprono ad una vasta scelta di nuove alleanze possibili, in uncontesto a basso livello di controllo ed esposto ad accumulazioniprim<strong>it</strong>ive illec<strong>it</strong>e dalla richiesta di interventi, anche urgenti, sul terr<strong>it</strong>orio.Tre si sviluppano a scala internazionale. 1) La presenza di legislazionifiscali compiacenti e di paradisi fiscali: tutti quelli che punteggianol’Europa, secondo lo schema per cui le zone franche sono distribu<strong>it</strong>e inprossim<strong>it</strong>à centri di circolazione del cap<strong>it</strong>ale (Brunnet, 1986). 2) Lamobil<strong>it</strong>à demografica e i relativi flussi migratori in partenza, oltre che intrans<strong>it</strong>o, dai Balcani occidentali e dall’Albania in particolare. Leopportun<strong>it</strong>à <strong>criminali</strong> offerte dalla mimetizzazione nelle diaspore sonofondamentali sia dal punto di vista dell’innovazione - nuovi prodotti,nuovi attori, nuove forme di interazione - sia dal punto di vista dellaconcorrenza, che può aumentare la confl<strong>it</strong>tual<strong>it</strong>à. 3) Le pol<strong>it</strong>icheproibizioniste: non solo quelle generali e universali riguardanti adesempio le droghe o gli esseri umani, ma anche le lim<strong>it</strong>azioni parziali,come nel caso delle armi, e quelle locali e temporanee, come nel caso deiprovvedimenti di embargo (Isenburg, 2000), ognuno dei quali genera,retroattivamente e in maniera proporzionale alle intens<strong>it</strong>à e sfumaturedelle proibizioni, strutture di contrabbando.Due, infine, hanno carattere socio economico. 1) La povertà, chepuò slegare l’istinto di sopravvivenza dalla compatibil<strong>it</strong>à con le norme efavorire la creazione di bacini di reclutamento per la manodoperacriminale. 2) La ricchezza, in una duplice accezione: come unico modellodi riferimento culturale, in grado di anestetizzare il lim<strong>it</strong>e al desiderabile,in contesti ad elevato benessere o in contesti di recente socializzazionealla società dei consumi, e come disponibil<strong>it</strong>à di mezzi e tecnologieindispensabili per partecipare alle reti della globalizzazione.ConclusioniL’analisi dei <strong>sistemi</strong> <strong>giuridici</strong> e dei <strong>sistemi</strong> <strong>criminali</strong> <strong>nei</strong> Balcanioccidentali sembra iscriversi in uno schema globalmente diffuso, nelquale i concetti di illegal<strong>it</strong>à e di <strong>criminali</strong>tà implicano l’esistenza di quellestesse Ist<strong>it</strong>uzioni che l’attual<strong>it</strong>à sembra rimettere continuamente indiscussione, anche perché il modello dello Stato di dir<strong>it</strong>to non è, per sua21


stessa natura, imponibile con la forza. Tanto più che, nemmeno laddoveè consolidato si dimostra sufficiente a garantire i dir<strong>it</strong>ti di c<strong>it</strong>tadinanza, ameno che non sia leg<strong>it</strong>timo e orientato alla sostenibil<strong>it</strong>à.In un contesto globale in cui nessun isolamento terr<strong>it</strong>oriale sidimostra realmente possibile, gli attori illec<strong>it</strong>i palesano ormai valenzepol<strong>it</strong>iche ed economiche del massimo rilievo. Perché, oltre a disporredell’uso della forza, possono cercare la loro dislocazione in base alladistribuzione delle risorse e delle reti, ma non sono ingombrati dall’oneredi supportare i rapporti sociali e di organizzare e manutenere il terr<strong>it</strong>orio.Una logica che non si discosta da quella della globalizzazione economicae del free raider, nella misura in cui l’orientamento al risultato giustificaqualunque assenza di forma.In tre degli otto più importanti Stati globali, Russia Giappone e Italia,è impossibile analizzare e comprendere gli svolgimenti e i risvolti pol<strong>it</strong>ici,economici e sociali della storia degli ultimi decenni senza prendereadeguatamente in conto il quotidiano intreccio di attori, interessi emanifestazioni illegali e <strong>criminali</strong>. (Castels, 1999; De Maillard 2001).Come molti altri stati che partecipano alla globalizzazione, anche quelliche compongono i Balcani occidentali si iscriveranno in tale schema. Inquale misura potranno essere comparabili con i sopracc<strong>it</strong>ati modelli difigura, lo si potrà forse capire con il chiarirsi e il consolidarsi reciprocodei rapporti fra <strong>sistemi</strong> <strong>giuridici</strong> e <strong>sistemi</strong> di potere.22


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drogue, paradigme des études géopol<strong>it</strong>iques sur la <strong>criminali</strong>té et pivot dela question criminel dans les Balkans. 3) La notion de «zone grise» pourcomparer le cadre terr<strong>it</strong>orial avec d’autres analogues.-°-°-°-The denomination “Western Balkans”, beside lacking anyhistorical foundation, is a “geopol<strong>it</strong>ical representation” aimed atregionalizing those countries in the Balkans w<strong>it</strong>h perspectives ofentering the Europena Union which looks problematic for manyreasons. Such a representation results effective as long as <strong>it</strong> allows tomask those reasons behind a geographical indication, offering a newand convenient aggregative synthesis.Beside pol<strong>it</strong>ical instabil<strong>it</strong>y and the backwardness of the economy,<strong>criminali</strong>ty contributes widely to such a perception. The article is anattempt at analysing the “criminal cause” according to three essentialpoints: 1) Legal systems and trad<strong>it</strong>ions, w<strong>it</strong>h the aim of associating theconcept of <strong>criminali</strong>ty to concrete terr<strong>it</strong>ories and to the author<strong>it</strong>y/ieswhich is exercised upon <strong>it</strong>; 2) The drug network, w<strong>it</strong>h <strong>it</strong>s paradigmaticrole for geopol<strong>it</strong>ics and crime studies, as well as for understanding thecriminal question in the Balkans; 3) The notion of “grey zone” forspecifying the geographical context and compare <strong>it</strong> to similargeographical areas.28

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