Gioisco in te ed esulto, canto al tuo nome, o ... - Colle Don Bosco

Castello Callori di Vignale Monf.to (Alessandria).di grazie un cumulo - dal ciel versate.Datele un secolo - di sanitàabbia degli Angioli - la santità.Quando poi termini - cotesto esiliocon voi chiamateli - e madre e figlio.La mia famiglia - sia là con leiTutti sian meco - li figli miei.Là canteremo - dolce armoniaper tutti i secoli: - Viva Maria!»Sac. G. Bosco (E 953).Don Giuseppe Bologna (1847-1907), salesiano che sembrava destinatoin missione in India ma fu poi direttoredi case in Francia, a Marsiglia ea Lilla, quando era ancora a Valdoccocome Prefetto degli esterni, si lamentòuna volta che Don Bosco non gli scrivevamai, ma era lui a non ricordarsidi scrivere a Don Bosco. Il buon padre,saputolo, gli inviò da Roma una lepidapoesia, datata 22 gennaio 1877, nellaquale fa pure allusione allo studio diparecchie lingue intrapreso da DonBologna. (Si noti che le lettere che DonBosco mandava all’Oratorio, si leggevanoquasi tutte in pubblico):«Tu Bologna ti lamentiperché ancora non ti ho scritto,imputandomi a delittoche neppur ti nominai.Se ricevere tu bramiun saluto per la posta,manda un foglio 2 e la rispostaprontamente ancor ne avrai.Ma che fai? Vengon denari?Sei spagnolo o sei francese?È il tedesco oppur l’ingleseche consuma i giorni tuoi?Dal Film “Don Bosco” di Leandro Castellani.Il Ceylan è preparatoMegalor ansiosa attende,prega e il braccio tende:Vieni presto ai lidi eoi.Porta teco lunga schieradei seguaci del Saverio.Anche a voi l’istesso imperioDio pietoso destinò.Destinò!... Ma quante peneprivazioni, affanni e stento!...Non temere - un gran contentosu nel ciel preparò».Roma, 22.1. 1877Aff.mo Sac. Gio. Bosco (E 1555).E per concludere, ecco alcuni versiimprovvisati da Don Bosco in ricreazionecon i suoi ragazzi:«Il tempo passa e non s’arresta un’oraE la morte vien dietro a gran giornate;E le cose presenti e le passateMi danno pena e le future ancora»(MB 6, 405).1Il marsupio era qui evidentemente il taschinodel portafoglio di Don Bosco.2Cioè: mandami un tuo scritto.Don Boscosi divertiva, a volte,nel comporre rimedi occasione,serie e giocose,fin dai tempidella giovinezza.5

eseguì un disegno al tratto dal qualepoi ricavò la famosa statua in marmoche si pone accanto ai grandi capolavoridegli scultori del ’500. La statuadel Maderno ritrae Cecilia nella stessaposizione in cui la tradizione vuole chesi trovasse al momento della morte:piegata sul fianco destro con le bracciaallungate; le mani si aprono una su tredita e l’altra su uno solo, forse a indicarela sua ultima testimonianza di fedenella Trinità, unico Dio.La Chiesa di Santa Cecilia in Trastevere,rinnovata nel 1725, è meta dinumerosi pellegrini che possono ammirarela statua del Maderno posta sulvenerato sarcofago della Santa e possonoanche visitare i resti della casa diCecilia ove sono visibili le vestigia delleterme nelle quali subì il primo tentativodi martirio.Cecilia, patrona della musicaAssai incerto è anche il motivo percui Cecilia sia diventata patrona dellamusica. Un collegamento tra Cecilia ela musica si ha soltanto a partire daltardo Medioevo.La spiegazione più plausibile sembraquella di una errata interpretazioneo lettura dell’antifona per l’introitodella Messa della Santa. Il testo latinosarebbe: «Cantantibus organis, Ceciliavirgo in corde suo soli Domino decantabatdicens: fiat, Domine, cor meum etcorpus meum immaculatum ut non confundar».(Mentre suonavano gli strumentimusicali la vergine Cecilia cantavanel suo cuore soltanto per il Signoredicendo: Signore, il mio cuore e il miocorpo siano immacolati affinché nonsia confusa). Tradizionalmente il testosi riferiva al banchetto di nozze diCecilia: Mentre gli strumenti musicalisuonavano, Cecilia cantava a Dio interiormente…Da qui il passo ad un’interpretazioneulteriore: Cecilia cantavacon l’accompagnamento dell’organo. Sicominciò così, a partire dal XV secoloa raffigurare la Santa con un piccoloorgano a fianco.In realtà i codici più antichi riportanouna diversa terminologia: non cantantibusorganis e neppure canentibusorganis (sinonimo di cantantibus), bensìcandentibus organis… Gli “organi”non sarebbero gli strumenti “musicali”ma gli strumenti di “tortura”, per cuila antifona descriverebbe Cecilia chetra gli strumenti di tortura incandescenti(candentibus), cantava a Dio nel suocuore… L’antifona non si riferirebbe,dunque, al banchetto di nozze, bensì almomento della tortura.Nulla comunque vieta di pensareche, considerata l’origine nobile dellafanciulla, fosse stata avviata al cantoe alla musica, da sempre ritenute artinobili e fini e come tale avesse ispiratole frasi, per quanto incerte e discutibili,che la immaginavano in atteggiamentiinteriormente gioiosi, comunque fosserole circostanze: allegre (giorno dinozze) o drammatiche (il martirio).Cecilia, in quanto patrona dellamusica e musicista lei stessa, ha ispiratopiù di un capolavoro artistico, tracui L’estasi di Santa Cecilia di Raffaello,La Santa Cecilia di Rubens, di Gentileschied altri. Così pure nella letteraturaè celebrata, per esempio nell’Odea Santa Cecilia di John Dryden, messapoi in musica da Haendel nel 1736. Inopere musicali appare sovente, comene l’Inno di Santa Cecilia di BenjaminBritten, la nota Missa Sanctae Caeciliadi Josph Haydn, La Messe Solennellede Sainte Cécile di Harles Gounod.Attorno al 1830 sorse in Italia,Francia, Germania un Movimento Ceciliano,i cui aderenti, musicisti e studiosi,si prefissero di restituire dignitàe rilievo alla musica sacra. In nome diSanta Cecilia sorsero scuole, associazionie periodici dediti allo studio e alladiffusione della musica sacra.Anche Don Bosco celebrava solennementeil giorno di Santa Cecilia tra isuoi ragazzi con i quali, fin dall’inizio,formò il coro per le sacre celebrazioni eper le varie occasioni di feste all’Oratorio.Si legge nelle Memorie Biografiche(vol. III,149), che il giorno di SantaCecilia, nei primi tempi dell’Oratorio,invitava a tavola con sé i ragazzi cantoripiù impegnati e più preparati nelcanto. Tradizione che ancora oggi, siapure in modi diversi e suggeriti dallesituazioni, la festa di Santa Cecilia èoccasione privilegiata per riconoscereil ruolo insostituibile del canto e dellamusica anche come strumento privilegiatodi educazione, cultura e formazione.❑testimoniCubicolo di Santa Ceciliacon la copia della statuadel Maderno (Catacombedi San Callisto).Basilica di Santa Ceciliain Trastevere.7

Don Boscovisto dai suoicontemporanei8ClaudioRUSSODon Boscoparlava ogni giornodi Dio ai suoi ragazzie voleva che tuttisi ricordasserodella sua presenza.Alla finedi ogni suaconversazioneconcludeva semprecon un pensierodi fede.l’unione con DioLa vita di Don Bosco venne definitamolto appropriatamente dal cardinaleAlimonda nell’elogio funebre dilui, nel quale disse che «la vita di DonBosco era stata “l’unione con Dio”».In tutte le circostanze«In tutte le opere di Don Bosco, intutti i suoi discorsi, sempre aveva dimira Dio e la sua gloria, e sapeva parlarnein modo così amabile da renderegradevole la conversazione anche a coloroche non avrebbero mai voluto sentirneparlare – testimoniò don MicheleRua al processo di beatificazione e canonizzazione–. Da tutte le circostanzeDon Bosco sapeva cogliere l’occasioneper esaltare ora la bontà di Dio, orala sua Provvidenza, ora la sua sapienzae onnipotenza. Un giorno accompagnavoDon Bosco per le vie di Torino,ed egli si fermò davanti ad un bancodi fruttivendolo nella stagione estiva,e mi fece notare la varietà, la bellezza,la bontà delle tante specie di frutta cheerano esposte, e poi mi disse: “Quantoè buono il Signore, che ci provvedetanta abbondanza e varietà, ai bisognidella vita temporale”».Ai suoi ragazzi, Don Bosco parlavaogni giorno e in ogni circostanza diDio, e voleva che tutti si ricordasserodella Sua presenza. A tal fine, «fecestampare cartelli su cui era scritto:“Dio ti vede” nei dormitori e nelle saledi studio» testimoniò don Rua.L’unione di Don Bosco con Dio eraabituale, anche in mezzo ad occupazionimateriali disparatissime. «In casae fuori di casa, nei viaggi, a piedi,in carrozza, nei convogli, discorrendocon noi o con estranei, lo vedevo semprepenetrato dal pensiero della presenzadi Dio, e se non da principio nelsuo discorso, certo alla metà o alla finedella conversazione, concludeva semprecon un pensiero di fede», testimoniòil card. Giovanni Cagliero.Nelle lettere e nella naturaSebbene le tante e impegnative occupazioniassorbissero molto tempo aDon Bosco, varie volte lo videro raccoltoin preghiera in quei brevi istantiche, bisognoso di respiro, si trovava insolitudine. «Era sua abitudine sollevarsicol pensiero a Dio nelle sue occupazioni– testimoniò don Rua –, e ricordocome, essendo io per molto tempo suosegretario, lo vedevo sempre cominciarei suoi lavori con l’elevazione dellamente a Dio. La marchesa Fassati miraccontava che ogni volta gli domandavaqualche consiglio, notava semprecome, prima di rispondere, alzava gliocchi al cielo, come chi va cercando daDio i lumi necessari.La sua unione con Dio apparivaanche nelle sue lettere, in quanto maiscriveva una lettera senza che vi entrasseil nome di Dio o di Gesù Cristo o diMaria. (…) Anche nel distribuire immaginiera solito scrivervi qualche brevepreghiera per sollevare la mente aDisegno di Musìo.

Disegno di Musìo.Dio. In tutte le circostanze la sua mentee il suo cuore si sollevavano a Dio.Talvolta, accompagnandolo la sera adora tarda al riposo, ci fermava a contemplareil cielo stellato e ci tratteneva,immemore della sua stanchezza, a discorreredell’immensità, onnipotenza esapienza divina; altre volte ci faceva osservarela bellezza dei campi, dei prati,l’abbondanza e ricchezza dei frutti, econ ciò conduceva il discorso a parlarcidella divina bontà e provvidenza».«Pensate che Dio vi vede?»Don Bosco si propose di mantenersicostantemente alla presenza diDio in ogni momento della giornata.Manteneva sempre un contegno riservato,come se fosse in presenza di ungrande personaggio. «Entrai più voltein camera sua per la premura improvvisamente,e mai mi capitò di trovarloin posizione meno che composta – testimoniòdon Giulio Barberis –. Entrando,uscendo di camera, al mattino,alla sera, e in varie circostanze lo vidifrequentissimamente a pregare. Questopensiero della presenza di Dio, inogni occasione, cercò di insinuare innoi. Così volle, sotto i portici della casae in vari luoghi, vi fossero iscrizionisacre; che ogni dormitorio portasse ilnome di un santo, che in ogni cameravi fosse il crocifisso o qualche altraimmagine devota, che all’entrata nellostudio e nei dormitori vi fosse l’acquabenedetta, ecc. Il suo lavoro era continuo,ma non lo distoglieva dalla presenzadi Dio».Don Bosco era così convinto dellagrandezza di Dio e della sua presenzain ogni luogo che quando predicava edesortava, usava con frequenza questeespressioni: «Come potreste far questomale pensando che Dio vi vede? Pensateche Dio vi vede? Di giorno e di notteDio vi vede sempre. È Dio che si offendefacendo il peccato».Davanti al SS. SacramentoDon Bosco insisteva molto perchéi suoi ragazzi stessero ben composti inchiesa, facessero bene il segno di crocee la genuflessione: «“Ricordatevidi Dio presente, mentre genuflettetepensate proprio di prostrarvi davantila Divinità. Quando pregate, immaginateviproprio, come è, che Dio è presente,vi vede e vi ascolta. Abbiate fedementre pregate, Dio è nostro buon padre,è certo che ci esaudirà se ciò chedomandiamo non è contrario al benedell’anima”. (…) Il suo modo di staredavanti al SS. Sacramento in chiesa attiraval’ammirazione di quanti lo vedevano:nulla di esagerato o di affettato,ma compostezza devota e costante»,testimoniò don Giulio Barberis.La consapevolezza che Dio è presente,come padre che guarda amorevolmentei suoi figli, in ogni momentoe in ogni luogo, aiutò Don Bosco nellasua missione. E anche oggi può aiutareciascuno a vivere con coerenza il proprioBattesimo.❑Don Boscovisto dai suoicontemporaneiTalvolta,accompagnandoDon Boscoa riposo ad ora tarda,si fermavaa contemplareil cielo stellatoe ci trattenevaa discorreredella immensitàe sapienza di Dio.Don Boscousava direcon frequenza,quando parlava:Pensate che Diovi vede,di giorno e di notte.9

dialogoin famigliaGiovannaCOLONNAè difficile amare?della possibilità di godere del medesimopiacere, sembra che nessuno possa esseresfiorato da problemi, difficoltà, malattie,incomprensioni, divisioni, morte…Si mettono da parte i pensieri dellafamiglia, del lavoro, del gruppo, gli impegnidell’anno, e si cerca di disintossicarsida ciò che in vacanza sembra assumerealtri gradi di importanza: il tempo, lerelazioni, il vivere di corsa, con l’occhiosempre indirizzato all’orologio e l’orecchioal cellulare, le gambe immobilizzatenell’auto e la mente ingessata nelle soliteriflessioni.Siamo in vacanza ed è un giorno dedicatoalla passeggiata: montagna, sentieri,cielo, prati, chiacchierate.I figli sono grandi e sono in vacanzacon amici; io e mio marito ci godiamola tranquillità della libertà estiva, pocheparole e molta intesa, e la compagnia dipersone affezionate con cui condividerele cantate e gli spuntini serali. Sembrache nulla possa turbare questa sana distensione,sembra che tutti disponganoEppure qualcosa non va per il versogiusto, qualcosa turba la pace e la serenità,una frase, una come tante, che sidicono spesso, con convinzione, sembracosì ovvia… “è così difficile amare…”appare scontata, logica, lapidaria. Eppureè tremendamente diabolica: sembraquasi che sia vero il contrario: “è cosìfacile non amare…”. Il sentimento chemuove tutte le cose viene consideratouna fatica, un impegno, uno sforzo!Così rischioso: si ama senza essere riamati,e questo genera infelicità. Si amama la morte ci porta via i nostri cari, equesto genera dolore. Si ama ma si vienetraditi, e questo genera gelosia, insicurezza,amarezza.È assai meglio non amare, fare i propriinteressi, vivere per se stessi e dimenticareil resto. Se posso… se me la sento…se ho tempo… mi interesso ad altri, altrimentisi chiudono occhi, orecchie, bocca,cuore e mente e si procede senza faredel male… ma anche senza fare del bene!La mia amica mi chiarisce il concetto:la difficoltà di amare risiede nellecircostanze, nello spazio e nel tempo deirapporti, nella difficoltà di comunicareed essere capiti interamente, profondamente!Non posso amare tutti e tutti nonpossono amare me; non sono in grado diraggiungere tutti, anche se sono coloroche amo e anche coloro che mi amanonon sempre sono presenti per condividerei momenti significativi della mia vita.Ma questa non è la difficoltà di amare,questa è la vita, la finitudine, il contrariodell’onnipotenza.

dialogoin famigliaMa la malattia che ci attanaglia èproprio questa: l’onnipotenza, il poteree sapere fare tutto e bene, sempre: ottimigenitori, meravigliosi mariti, splendidemogli, capaci ed efficienti lavoratori, cittadinimodello, sempre in competizionecon noi stessi e con gli altri: non c’è spazioper l’amore.Devo sempre essere migliore di… dichi? Del mio vicino, del mio collega, delmio amico: devo avere la casa più bella,il lavoro più interessante, le vacanze piùcuriose, i figli più intelligenti, l’avvenirepiù invidiato! Mi sembra di ricordareche abbiamo Dio come modello di confrontocon cui confrontare i nostri pensieri,le nostre azioni e intenzioni; Lui èonnipotente e non è in competizione connoi. È difficile amare come Lui ama, èdifficile perdonare come Lui perdona, èdifficile salvare come Lui salva: ma questoè il confronto costruttivo, la sfida chesantifica, fortifica e dona saggezza.Santa Gianna Beretta Molla con i suoi bambini.È facile amare, quasi banale: tutto èamore, oggi: la tenerezza, la gentilezza,l’affettuosità, il sorriso e la stretta di mano,la buona educazione e la correttezzadel comportamento.Ma amare è molto di più, è oltre questisentimenti quotidiani: è dimenticarenoi stessi, è specchiarsi nell’altro, è trovareil bello e il buono in ognuno di noi,e questo è un semplice esercizio. Il difficileè farlo con tutti, con i nemici, con idiversi, con gli approfittatori, con coloroche ci rifiutano, che si girano dall’altraparte per non incontrarci e salutarci, chesi dimenticano di noi.Amare è facile, l’amore è difficile: lavita che diventa significativa solo amandoè ardua, tutta in salita, senza tregua,poiché è sempre in agguato la tentazionedi non amare, quindi di non vivere, di lasciarsiandare nel proprio orgoglio e nonporgere l’altra guancia, non nascondereil volto agli insulti, non pregare e diventaredio. Intuire di essere un filo d’erba,verde al mattino, ben eretto a mezzogiorno,piegato dalla brezza del pomeriggioe seccato alla sera: falciato ma raccolto,non abbandonato al freddo della notte,alla paura del buio, ma portato in rifugisolidi, riparati dalla pioggia.Come possiamo non amare se siamochiamati ad una eterna primavera profumata,ricca di frutti e di doni, dovepotremo assaporare l’essenza della vitada Colui che l’ha magistralmente ideatae finalmente capire che cosa ci mancavaper essere creature perfette, degne delCreatore: lasciamo che l’amore della Parolaci penetri, ci avvolga e ci contamini,sarà la nostra corazza nel combattimentocontro il male.❑11

lode a Te, DioTu visiti la terra e la disseti,la ricolmi di ricchezza.Coroni l’a

Onnipotentenno con i tuoi benefici,le colline si cingono di esultanza.(Salmo 64)Foto Redazione

le parolee i silenzi di MariaDon GiorgioCHATRIANGuarigione del paralitico(mosaico, Piscine Collevalenza).14SANTA MARIAPREGA CON NOIGesù entra in una casa e, in un pigia pigiaincredibile, non riesce neanche a mangiare.Scatta anche una discussione con gliscribi che lo credevano posseduto da Belzebù.Intanto arrivano sua madre e i suoiparenti. Solo Marco riporta che, standofuori dalla casa, proprio loro «lo mandaronoa chiamare». Impressionante il silenziodi Maria dopo le parole di Gesù: «Chi è miamadre?... Chi compie la volontà del Padre èper me fratello, sorella e madre» (Mc 3,31-35). Maria deve aver ascoltato sempre insilenzio le domande che si poneva la gentedopo l’intervento di Gesù nella sinagoga disabato: Chi era davvero quell’uomo sapientee capace di fare prodigi? «Non è costuiil carpentiere, il figlio di Maria?» (Mc 6,3).Chiediamoci chi sono i cristiani oggi,quelli che portano il nome di Gesù, che, in uncerto senso, sono i suoi parenti? E dove sono?Persi ed insignificanti tra ateismo, indifferenza,tradizionalismo, «fai da te» religioso,scorciatoie nelle sette…In fondo in fondo è cristiano e lo è in modovisibile chi ha fatto proprio il modo di vedere,pensare, agire, parlare di Cristo e così,in Lui si sente figlio di Dio, Padre onnipotentee misericordioso.Tutto questo era da sempre nei progettidel nostro Dio, era quello che lui voleva pernoi. Fare la sua volontà è allora accettare questopiano d’amore, accogliere il suo Regno.E ancora in fondo in fondo chi non fala volontà di Dio è chi, avendo tolto Cristodalla propria vita, si trova costretto a fare lapropria volontà, o meglio i capricci di chi sicrede l’ombelico del mondo!Ma qui non c’è miracolo che tenga e anchel’annuncio del Regno di Gesù suona avuoto.C’è bisogno di testimoni silenziosi.Come Maria.«È vero che nella mia vita ho avuto tantetracce che quel mio figlio non era solomio ma tuo, o Padre. Già l’annuncio dellasua nascita straordinaria mi aveva convintaa camminare col tuo passo e non col miodi giovane in attesa di completare il sognodella vita sposando l’uomo che amavo. Eancora la stella, la grotta-stalla, i pastori, imagi, Simeone ed Anna nel tempio, la birichinata(almeno così l’avevamo vista noi), a8 leFARE LA VOÈ GENERAREparole e i silenzi ddodici anni, sempre nel tempio, tutti segniche Lui non era solo Lui. Mi rendevo contoprima confusamente ma in seguito via viapiù chiaramente, che Lui era veramente iltuo Figlio, il Messia atteso da sempre.Ma poi sono arrivati quei lunghi anni incui l’ho visto crescere, come tutti gli altri ragazzi,arrivare a casa con la tunica strappataperché era caduto rovinosamente a terramentre correva con gli amici sulla piazza diNazareth. Ricordo la gioia tutta adolescenzialenell’intravedere, riflessa nell’acqua delcatino, la prima barba sulle gote, e non solodi sentirla al tatto.Diventando grande ha seguito, comecapita molte volte nelle famiglie soprattuttodi campagna, le orme di suo padre nel lavoro.Più il tempo passava più diventava abilenel costruire gli arredi in legno delle case,preciso e sicuro nell’ordire le trame per i tettie pronto a districarsi in tutti i lavoretti checomportava l’essere carpentiere.Con Giuseppe faceva proprio una bellacoppia tanto che li cercavano anche dai paesivicini e avevano tantissimo lavoro. E cosìtrascorrevano i giorni, i mesi e gli anni, conil ritmo delle stagioni che, in maniera apparentementemonotona e ripetitiva, scandisceil dono del tempo. Per la nostra famigliacome per tutte le altre famiglie.Ad un certo punto, tutto cambia.Ha smesso di fare il suo lavoro e, con alcuniamici ha incominciato a girare per paesie villaggi e a predicare. Ho saputo da alcunemie amiche che parlava di un Regno diDio dove tutti sono fratelli e beati sono noni ricchi e i potenti, ma i poveri e i semplici.Tantissima gente lo ascoltava anche perchéraccontava di questo Regno attraverso storietratte dalla vita o frutto di fantasia chepiacevano moltissimo.Mia cugina mi ha detto che erano capitatianche dei fatti prodigiosi: ultimamenteaveva guarito un uomo con la mano inaridita,mentre a Cafarnao addirittura un paraliticosi era rimesso a camminare. Tuttecose che, in un certo senso, o Signore, mifacevano piacere: una mamma è sempreorgogliosa del proprio figlio, soprattutto sediventa un po’ famoso.Non ho detto a chi mi riferiva questemeraviglie: “È mio figlio”, però alcune voltel’ho pensato… Però poi saperlo in giro

emergenzaeducativaSilviaFALCIONEEDUCAREallaPACE16Una coppia litiga ad alta voce in cucina.Il balcone è aperto, i vicini possonosentire. Volano insulti pesanti e l’espressione“ti ammazzo” viene ripetuta piùvolte. Al termine della lite la donna escesul balcone, si accorge dell’anziana vicinaaffacciata al balcone e si scusa ripetendoche non stava dicendo sul serio.I due figli piccoli della coppia hannoassistito a tutta la scena. La donna haritenuto necessario rassicurare la vicina,non i figli.Il giorno dopo i due bambini ne hannocombinata qualcuna, la donna urlaesasperata insultando anche i figli perché,a quanto pare, non devono dire anessuno a scuola: “Ti ammazzo”.«Chi tra voi al figlio che gli chiede unpane darà una pietra? O se gli chiede unpesce, darà una serpe? Se voi dunque chesiete cattivi sapete dare cose buone ai vostrifigli, quanto più il Padre vostro che ènei cieli darà cose buone a quelli che glieledomandano» (Mt 7,9-11).Così Gesù nel Vangelo.Tuttavia spesso noi pensiamo di dareuova ai nostri figli e invece senza accorgerceneporgiamo loro delle serpi.Una famosa ricercatrice americanadi psicologia sociale degli anni ’70 avevaper tema l’aggressività e si è svolta in unascuola materna degli Usa.Studiando il comportamento deibambini e delle maestre di tre classi, hamesso in luce come fossero le stesse maestrea rinforzare senza volerlo il comportamentoaggressivo dei bambini con punizionie rinforzi che in realtà volevanoottenere esattamente il contrario.Istruite dai ricercatori, le maestrecambiarono metodo in una delle tre classie in pochi giorni ottennero una notevolediminuzione dei comportamenti aggressivisoprattutto in quei bambini cheli presentavano maggiormente.Terminata la sperimentazione, la situazionein classe tornò come prima. Diversericerche come questa hanno provatoche gran parte dei comportamenti aggressivivengono appresi nella società incui si vive, anche se questa società ha tra isuoi obiettivi la pace e convivenza civile.Le punizioni impartite servendosi diun comportamento aggressivo non fannoaltro che insegnare ai bambini e airagazzi le modalità aggressive di questocomportamento invece del rispetto. Essisul momento si mostreranno remissivi,ma in seguito riutilizzeranno, con i compagni,le stesse modalità aggressive direlazione imparate durante la punizionericevuta. Perché se lo fa un grande, è lecitofarlo, e quindi ripeterlo.Questo accade sia in famiglia che ascuola.Inoltre i bambini sono oggi pesantementeesposti a un mezzo di comunicazionedotato di un’altissima capacità diinfluenza: la televisione. Un gran numerodi esperimenti dimostra che assisterea scene di violenza, aumenta di moltol’aggressività dell’osservatore. Inoltre lericerche recenti dello psicologo contemporaneoGeen, hanno mostrato che lepersone finiscono per abituarsi alla violenzase sono costrette ad assistervi tuttoil giorno e la accolgono come un modonormale di vivere.Questo è vero per esempio nei paesiin situazione di guerra da decine di anni,dove proprio per questo motivo non siriesce ad uscire dalla spirale della violenzatrovando altre modalità di risoluzionedei conflitti tra le fazioni in lotta. Èvero anche per i bambini e i giovani chevivono negli slum e nei quartieri perifericie marginali delle grandi metropoli,

dove modalità violente di relazione sonoall’ordine del giorno e il bullismo vieneesercitato quotidianamente dai maritiverso le mogli e dai genitori verso i figli.Un bambino maschio che vede quotidianamentemaltrattare la madre dalproprio padre imparerà che è quella lamodalità di relazione che i maschi devonotenere con le femmine e ripeterà ilcomportamento a scuola e nel gruppodei coetanei.La nostra società che sembra cosìorientata al mantenimento della pace ealla punizione dei comportamenti violenti,in realtà tollera numerosi di questie li legalizza: ad esempio il comportamentoaggressivo dei militari e delleforze dell’ordine e anzi lo propone comeuna buona scelta di vita ai giovani. Èsolo da poco che le punizioni corporalinon sono più ammesse nelle scuole emolti genitori ancora le utilizzano in totalebuona fede, senza sapere che così insegnanoai loro figli a picchiare i compagnidi scuola alla minima controversia.I miei figli si ricordano ancora oggil’unica sberla che mi è scappata quandoerano molto piccoli e la citano come lasola ricevuta quando gli chiediamo qualipunizioni ricordano.Noi adulti non saremo mai abbastanzaconsapevoli di quanto i bambini ciosservino e di quanto il nostro comportamentoinfluenzi il loro apprendimentoattraverso l’imitazione. Siamo noi gliunici esseri umani che hanno a disposizioneper imparare a diventare grandi.Per questo è necessario che ci siano percorsistrutturati e consapevoli di educazionealla pace in tutte le scuole e in tuttigli ambienti educativi, percorsi che insegninomodalità di gestione dei conflittiinterpersonali che escludano la violenza,perché la violenza si impara, non nascespontaneamente.In molti paesi in guerra vengonoutilizzati bambini soldato, che usano learmi come un gioco; addestrati a spararesenza rendersi veramente conto delleconseguenze, sono i migliori killer cheun esercito può trovare e anche la mafianostrana lo sa perfettamente.Oggi ci sono molte scuole di educazionealla pace e di pedagogia non violenta.Daniele Novara e Duccio Demetriosono due pedagogisti italiani chehanno lavorato molto sui percorsi dieducazione alla pace.La rabbia e il conflitto sono naturalmentepresenti nei rapporti umani esociali, ma non sono di per sé negativi.Tuttavia generano paura ed ansia nellepersone e questi due sentimenti è necessarioimparare a gestirli senza utilizzareil comportamento aggressivo. Anche larabbia di un bambino può intimorirel’adulto e metterlo in una situazione diimbarazzo che può scatenare aggressività.Per primi devono essere gli educatoria saper controllare il proprio comportamentoe le proprie pulsioni.Educare a riconoscere e controllare leemozioni è un buon metodo per prevenireil comportamento aggressivo. Solouna famiglia e una società che praticanola non violenza, la possono insegnaredavvero ai membri più giovani e quindipiù fragili.Lo si può fare educando al dialogoe alla negoziazione, alla discussione democraticae al rispetto, senza mai alzare itoni del linguaggio verbale e non verbaleneppure quando si sgridano i bambini,che spesso non capiscono nemmeno perchéci agitiamo così tanto e più sono piccolie meno capiscono e più si spaventano.Crescere con persone che invece diparlare, ragionare e mediare, usano laviolenza l’uno contro l’altro, significaapprendere che questo è il solo modo perrisolvere un contrasto.Fermarsi a riflettere su quel che staaccadendo, pensare che si sta litigandoper un motivo irrilevante significa imporsidei filtri che possono attenuarela propria aggressività, ma ciò implicaun’abitudine e una fatica mentale e un insiemedi risorse di personalità non semprepresenti, perciò è necessaria l’educazionealla pace e alla non violenza.La pace parte da noi, da dentro di noie non possiamo essere in pace con gli altrise non siamo in pace con noi stessi econ il nostro mondo emotivo interiore.«Se vogliamo costruire la pace nelmondo costruiamola in primo luogodentro ciascuno di noi. Non si può realizzarese si coltivano nell’animo la collerae l’odio». Questa affermazione è dell’attualeDalai Lama che continua dicendo:«La pace nel mondo può passare soloattraverso la pace dello spirito e questasolo attraverso la presa di coscienza chetutti gli esseri umani, nonostante le fedi,le ideologie, i sistemi politici ed economicidiversi, sono come membri di unastessa famiglia».❑emergenzaeducativa17

18pregarei salmiRobertaFORAa Te levo gli occhiA TE CHE SEI NEI CIELI(Salmo 123/122)A Te levo gli occhi,a te che sei nei cieli.Le parole di questo salmo meravigliosoci ricordano l’importanza dellapreghiera costante che non è solo “dialogo”,ma contemplazione.Come gli occhi innocenti e desiderosidi un bambino implorano eloquenti ilvolto della mamma, i nostri occhi si levanoal Cielo, nel desiderio di incontrarelo sguardo amorevole del Signore, perlodarlo, supplicarlo e ringraziarlo.Lo ripetiamo ogni giorno nella preghierache Gesù ci ha insegnato: “Padrenostro che sei nei Cieli”, ma chissàquante volte le distrazioni quotidiane,la stanchezza o la pigrizia, ci hanno impeditodi gustare in profondità la straordinariabellezza di queste parole…Come gli occhi dei servi,sono rivolti alle manidei loro padroni,come gli occhi della servaalle mani della padrona,così i nostri occhial Signore Dio nostro,sino a che si muova a pietà di noi”.Un versetto sicuramente difficile,perché l’immagine che vi possiamo scorgereè molto lontana dall’esperienzaquotidiana della nostra vita e del mondoodierno.Credo però che il salmista possa farciriflettere; in fondo dobbiamo impararela lezione dell’umiltà. Se ci professiamocristiani non possiamo dimenticare leparole di Maria:Perché ha guardato l’umiltàdella sua serva…Gesù ci chiede uno spirito di serviziovero, la capacità di rinunciare un po’ anoi stessi per accogliere in profondità“l’altro”. Il nostro sguardo amorevole siposa sul fratello che ha bisogno di noi,come gli occhi di Dio attenti, solleciti epremurosi si muovono per soddisfare ibisogni e i reconditi desideri del nostrocuore.Pietà di noi, Signore, di noi pietà:sazia è l’anima nostra di disprezzo.Una frase carica di impeto che puòperò aiutarci a fare un serio esame di coscienza.Non possiamo pregare questosalmo senza esaminare seriamente i nostricomportamenti quotidiani.Come agiamo sul posto di lavoro, infamiglia o con gli amici?Amiamo veramente le persone che cicircondano, o talvolta, nel nostro cuore,le disprezziamo?I nostri atteggiamenti sono “cristiani”,rispecchiano il Vangelo di Gesù, osono carichi di arroganza, odio, presunzione?Chiediamo a Dio la capacità di accorgercidei nostri errori, il desiderio dimigliorare i nostri atteggiamenti e, soprattutto,domandiamogli di aiutarci anon cadere nella rete dell’ipocrisia versonoi stessi e nei confronti di coloro che,quotidianamente, incontriamo sul nostrocammino.Signore, grande e meraviglioso è il TuoAmore per ciascuno di noi. Ti preghiamoperché nel quotidiano della nostra vita,cresca in noi il desiderio della preghiera.Fa’ che impariamo a lodarti, a ringraziarti,ma anche a contemplarti. Togli da noil’arroganza, la presunzione, quella negativae nascosta aspirazione di prevaricaregli altri.Rendici umili, semplici, bisognosi dellatua presenza; impareremo così a gustareun po’ di più la vita, ad apprezzarne idoni e ogni giorno non potremo far altroche cercare rifugio e protezione in Te chesei la nostra forza, l’ideale della nostraesistenza.❑

la comunione spiritualespiritualitàForse a qualcuno di voi sarà capitatodi partecipare a celebrazioni eucaristichein cui il sacerdote, dopo aver distribuito lacomunione, invita all’altare coloro che nonhanno potuto comunicarsi sacramentalmente(anche i bambini piccoli) e impartisceuna particolare benedizione, invitandolialla comunione spirituale.È un momento speciale che unisce davveroe profondamente tutta la comunitàche partecipa alla Messa.Possiamo riportarla all’attualità anchenoi?La formula che si recita in queste occasionifu scritta da S. Alfonso Maria de’Liguori: “Gesù mio, credo che voi siete nelSS. Sacramento. Vi amo sopra ogni cosa.Vi desidero nell’anima mia. Giacché oranon posso ricevervi sacramentalmente, venitealmeno spiritualmente nel mio cuore...(pausa). Come già venuto, Vi abbraccio etutto mi unisco a Voi. Non permettete che iomi abbia mai a separare da voi”.Privilegio esclusivo della Comunionespirituale è quello di poter essere fattaquante volte si vuole, quando si vuole (anchein piena notte), dove si vuole (anche inun deserto o su... un aereo in volo).La Chiesa raccomanda di fare la Comunionespirituale specialmente quando siassiste alla S. Messa e non si può ricevere laComunione sacramentale: è un gesto semplice,che avvicina a Dio ed evita di accostarsialla Comunione sacramentale quandoci si è già comunicati in quel giorno oci sono delle situazioni di peccato o di disordineche è bene rimettere a posto primadi ricevere, magari indegnamente, l’Ostia.Il Concilio di Trento parla esplicitamentedella Comunione spirituale, che significaravvivare la presenza di Gesù e renderlooperante nel medesimo modo in cui lo ènella Comunione sacramentale.Per goderne tutti i frutti, è necessarioessere in grazia di Dio. Ma il proposito diandarsi a confessare, unito al pentimentodei peccati commessi, può essere già un segnoche la grazia di Dio ci ha raggiunti, sebbenenon si sia ancora fatta la confessionesacramentale. In ogni caso, non è mai sbagliatocomunicarsi spiritualmente perché ilSignore vede il desiderio dell’anima. Puòessere fatta ovunque, anche se per goderefrutti più abbondanti è necessario un certoraccoglimento e stabilire una vera comunionedi pensieri e di affetti col Signore.I Santi amavano tantissimo la comunionespirituale che soddisfaceva la loroansia di essere sempre uniti a Dio.S. Caterina da Siena racconta che Gesùin una visione le apparve con due caliciin mano, e le disse: “In questo calice d’orometto le tue Comunioni sacramentali; inquesto calice d’argento metto le tue Comunionispirituali. Questi due calici mi sonotanto graditi”San Padre Pio da Pietrelcina dava questoconsiglio: “Nel corso del giorno, quandonon ti è permesso di fare altro, chiama Gesù,anche in mezzo a tutte le tue occupazioni edegli verrà e resterà sempre unito alla tua animamediante la sua grazia e il suo santo amore.Vola con lo spirito dinanzi al Tabernacolo,quando non ci puoi andare col corpo”.La vita di S. Francesco di Sales era tuttauna catena di Comunioni spirituali e ilsuo proposito era di fare una Comunionespirituale almeno ogni quarto d’ora!Torna alla mente una favoletta ascoltatatempo fa.Un uomo morì ed incontrò Gesù in Paradiso.Insieme ripercorsero la vita di quellapersona che appariva come una successionedi due coppie di orme sulla spiaggia delmare: quelle dell’uomo nelle varie fasi dellavita e quelle di Gesù che lo accompagnava.All’inizio della vita di quell’uomo sivedevano due orme molto piccole e duegrandi e Gesù disse: “Quelle sono propriole orme di quando eri bambino e camminavidandomi la mano e le altre orme più grandisono le mie”.Più avanti le orme affiancate erano didue adulti e l’uomo ricordò il suo impegnocristiano così vicino a Gesù.Ma dopo un poco si vedeva solo unacoppia di orme e all’uomo tornò alla menteil periodo difficile della sua vita in cuisi era allontanato da Dio e disse che lì leorme di Gesù non si vedevano più.Gesù però lo invitò a guardare meglio el’uomo vide che sì c’era solo una coppia diorme ma molto profonde e marcate e Gesùconcluse: “In quel periodo per te difficile ioti portavo in braccio, non ti ho abbandonatomai anche quando tu credevi di esserti allontanatoda me!”Allora, forse, quando ci capita di averetempo per un pensiero rivolto a Dio,possiamo anche comunicarci con lui, spiritualmente…❑Enrico MariaGRECO19

chiesaRedazioneCattedrale di Torino.Mons. Cesare Nosiglia.Card. Severino Poletto.BENVENUTOa Mons. Cesare Nosiglia«Ringrazio con voi il Santo Padre Benedetto XVI per la stima e la benevolenza che mi hadimostrato, chiamandomi al servizio di Pastore nella nostra Arcidiocesi. In comunione fedelecon il suo ministero e in costante ascolto del suo Magistero, ho accolto con gioia la possibilitàdi camminare con voi per un tratto di strada che il Signore vorrà concederci».Mons. Cesare Nosiglia, fino adesso vescovo di Vicenza, inizia così la sua prima lettera allaDiocesi di Torino, sua nuova diocesi. Ricorda il suo passato di esperienze forti vissute nellaArcidiocesi di Torino che hanno segnato la sua giovane vita di seminarista a Rivoli (TO) e digiovane prete nella parrocchia di Sàntena.Mons. Cesare Nosiglia è nato il 5 ottobre 1944, in provincia di Genova e diocesi di AcquiTerme. Frequenta nei primi anni dell’infanzia la scuola delle Figlie di Maria Ausiliatrice dove«ha imparato ad amare don Bosco, padre e maestro, amico e patrono dei giovani». Proseguei suoi studi come seminarista ad Acqui che prosegue nel corso propedeutico alla Teologia aRivoli (TO). Il 29 giugno 1968 è ordinato Sacerdote. Dopo la prima e breve esperienza comeSacerdote a Sàntena (TO) prosegue gli studi a Roma per la licenza in teologia alla PontificiaUniversità Lateranense e in Sacra Scrittua al Pontificio Istituto Biblico. A Roma sarà collaboratorein alcune parrocchie, poi come direttore dell’Ufficio Catechistico nazionale della Cei, docentedi Teologia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Il 6 luglio 1991 è nominato dal GiovanniPaolo II Vescovo Ausiliare di Roma per il settore Ovest. Dopo altri incarichi di responsabilità inambito Cei e nell’organizzazione internazionale per l’educazione cattolica, dal 6 ottobre 2003è Vescovo di VicenzaL’11 ottobre 2010 a 66 anni, nel 48° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II enella festa del Beato Giovanni XXIII (circostanze che non considera casuali), è Arcivescovodi Torino.Mons. Nosiglia, concludendo la sua prima lettera alla Diocesi scrive: «Nel farvi partecipidei miei sentimenti e attese sento nascere nel cuore tanta speranza, anche se so bene quantesiano le difficoltà che, giorno per giorno, assillano, sul piano spirituale e sociale, persone efamiglie, particolarmente in questo tempo di crisi… Eppure sono convinto che la nostra Chiesalocale, proprio per le sue radici così forti e tuttora vitali, deve guardare avanti con fiduciae contribuire al vero progresso, spirituale e sociale, della gente… Questo sarà possibile secontribuiremo a dare vita ad una nuova stagione di credenti, adulti nella fede e testimoni competentie coraggiosi del Vangelo, anche negli ambiti impervi, ma necessari, della politica, dellafinanza, dell’economia e del mondo del lavoro… Mi affido alla intercessione di San Massimo,primo vescovo della Diocesi, di San Giovanni Battista e della Vergine Consolata… Maria ciindica le vie su cui camminare… A Lei, che onoriamo anche come Ausiliatrice, ricorriamo inquesto tempo complesso…”.La redazione del nostro giornale assieme gli affezionati lettori di questa Diocesi, mentredanno il Benvenuto al nuovo Pastore di Torino, assicurano piena comunione e un costantericordo al Signore.G R A Z I Eal Card. Severino Poletto20Un grazie particolarissimo vogliamo esprimere al Cardinale Severino Poletto che lascia ilservizio pastorale dopo 11 anni di instancabile ministero episcopale alla arcidiocesi di Torino.Nella sua lettera di commiato, scrive tra il resto: «Auguro al nuovo Arcivescovo che possatrovarsi bene con voi come, vi assicuro, mi sono trovato io. Abbiamo fatto un bel tratto di stradainsieme con impegno e generosità, grazie alla vostra sincera collaborazione che vi chiedodi offrire anche al nuovo Pastore… Volentieri e con grande pace interiore ora entro nell’ombra,pur rimanendo accanto a voi con la mia preghiera ed affetto e continuando a vivere il mioministero di prete e vescovo in modo diverso. Infatti fino alla fine della mia vita non cessa perme l’impegno di servire Gesù e la sua santa Chiesa».

cronacaCRONACA DI LUCIANOSETTEMBREGiovedì 9. Dall’isola di Malta giunge un gruppodi pellegrini guidati dal prof. Franco De Michelis.Visitano con molto interesse e partecipanoalla Santa Messa nel Santuarietto di Maria Ausiliatrice.Giunge da Novara un centinaio di ragazzidel Grest della parrocchia Madonna Pellegrina:visitano e riflettono sulle figure di Don Bosco e diSan Domenico Savio.Sabato 11. Il numeroso gruppo del richiamoCampisti della nostra Ispettoria del Piemonte siritrovano qui al Colle dopo le numerose attivitàestive. Alle ore 22, nella Basilica Superiore, fannola veglia di preghiera. Pernottano per continuaredomani e concludere con la Santa Messa nel pomeriggio.Domenica 12. Alla Casa dei Giovani e alla casaMazzarello pernottano i Cooperatori Slovacchicon Don Kubovic.Nel pomeriggio giungono da Pinerolo i nostriNovizi per trascorre, come di tradizione, la primasettimana di noviziato sui luoghi che hanno vistole origini del nostro Padre e Fondatore. Li accompagnail Maestro Don Carlo Maria Zanotti, l’AssistenteDon Ivan Ghidina e il Salesiano GilbertoSarzotti.Lunedì 13. Un gruppo proveniente dagli StatiUniti (Arizona) con Luz Sandoval. Hanno la SantaMessa nella Basilica Inferiore.Mercoledì 15. Pernotta nell’Istituto un gruppodi pellegrini Slovacchi con il Signor Pavol.Giovedì 16. Da oggi sino al 19, presso la Casadei Giovani, viene ospitato il gruppo di giovani peril Campo IV: sono guidati da Don Luca Barone.Dall’Istituto Rebaudengo di Torino giungonole classi prime CFP accompagnate dal DirettoreDon Mario Pertile, e dal Preside del Centro SignorFabio Fantauzzi; dopo un momento di preghieranella Basilica Superiore visitano il Colle agruppi.Domenica 19. I Cooperatori della nostra IspettoriaPiemonte e Valle d’Aosta, si incontrano oggiper dare avvio al nuovo anno pastorale. Sono circa250. Oltre all’incontro nel teatro, sotto il porticoallestiscono diversi banchetti dove espongonoe mettono in vendita gli oggetti dei laboratoriMamma Margherita. Concludono alle ore 16 conla solenne Santa Messa celebrata dal nostro DirettoreDon Sergio Pellini, che è anche IncaricatoIspettoriale dei Cooperatori Salesiani.Lunedì 20. I Teologi della Crocetta (Torino)con il loro Direttore Don Luigi Testa e i loro Formatori,sono al Colle per due giorni di programmazione.Nell’Istituto e nella Casa Mazzarello, da oggisino al 26, sono ospiti i Salesiani Missionari partenti,con il Consigliere Generale per le MissioniSalesiane Don Vaclav Klement.Giovedì 23. Giunge il grande gruppo dei CentriAnziani del Piemonte: sono circa 1500. Arrivano,visitano a gruppi e poi hanno la Santa Messacelebrata da Don Egidio Deiana. L’animazioneè della Corale di Romano Canavese. Il tutto benorganizzato dal Commendatore Marinetto di SanDamiano d’Asti.Oggi sono anche presenti i ragazzi ed insegnantidi San Benigno Canavese e un gruppo dibenefattori della Procura Missionaria della Svizzeracon Don Tomy Rogger.Venerdì 24. Arrivano i Giovani dell’Harambéee animatori del Vis, organizzati da Don Fontana.Staranno qui al Colle sino a domenica mattina.Poi si recheranno a Torino Valdocco per l’incontrocon il Rettor Maggiore e la Santa Messa durantela quale saranno consegnati i Crocifissi aiMissionari partenti.Oggi giungono anche i bambini della Scuolaprimaria delle FMA di Vercelli. Partecipano allaSanta Messa alle ore 11,45 celebrata da Don GiulianoPalizzi.Sabato 25. Parte dal Colle la fiaccolata a staffettadella Parrocchia San Carlo di Varese. Parteanche quella di Santo Stefano Ticino (MI). Partecipaalla Santa Messa delle ore 11 un gruppo provenienteda Como e un altro da Rovellasca (CO).Domenica 26. Sono presenti Exallievi del“Fassicomo” (Genova), e la Classe 1940 di Leinì(TO). Anima la Santa Messa delle ore 11 la Coraledi Romano Canavese diretta dal Maestro StefanoRosso.Lunedì 29. Alla Casa dei Giovani pernottanogli allievi del CFP di Fossano con Don GuidoDutto.Martedì 30. Giungono i giovani del CFP diValdocco guidati dal salesiano Pietro Milani.In tutta la settimana si susseguono vari gruppi:i ragazzi dell’Istituto Mazzarello di CiniselloBalsamo (MI) con Suor Nicoletta Brambilla; iragazzi della scuola delle FMA di San Donato Milanesecon suor Patrizia Colombo; i giovani delCFP di Sesto San Giovanni (MI) con Don Omar;La signorina Victoria Kapitan in visita al Colle,nel suo annuale pellegrinaggio dalla Bielorussia(dal 1997), insieme ai suoi amici che laospitano.LucianoPELISSERO21

cronacai giovani del Liceo di Mogliano Veneto con DonBeorchia; ancora le FMA di Pavia con più di 400ragazzi; un gruppo di giovani studenti dagli StatiUniti; un gruppo da Macao e Hong Kong accompagnatida Don Pedro Ho.OTTOBREMercoledì 6. Ancora presenza di gruppi scolasticicon la scuola Maria Consolatrice di Torino.Venerdì 8. Giungono 40 pellegrini dalla Germania;la Corale San Francesco di Sales di Madrid;la Scuola primaria e dell’infanzia San GiuseppeCafasso di Torino, La scuola San Giuseppedi Torino per la tradizionale castagnata con i Fratellidelle Scuole Cristiane.Sabato 9. Dalle ore 9 alle 17 si svolge il convegnodel Centro Culturale “Landolfo vescovo” diChieri, con gli abbonati alla rivista “Il Timone”.Hanno la Santa Messa alle ore 11 nella BasilicaSuperiore. Presiede il Direttore dei Salesiani DonSergio Pellini.Visitano il Colle gli Alpini di Arcugnano (VI).Visitano e sostano in preghiera i Missionaridi Gesù.Domenica 10. Giunge a piedi da Montechiaro(AT), un gruppo di circa 30 persone; un consistentegruppo di Salesiani da Valencia (Spagna);il gruppo di Aspiranti Cooperatori. Di circa 1000persone è il gruppo di Santa Teresa di Chieri perla tradizionale festa dell’Amicizia.Da lunedì 11 a domenica 17 si susseguononumerosi altri gruppi sia per la sola giornata cheper il pernottamento: abbiamo i Cresimandi dallaSvizzera; un gruppo di giovani Polacchi; la ScuolaVirginia Agneli di Torino; un gruppo di anzianidel Parco Rignon di Torino; la Scuola Media diPordenone; un gruppo di Salesiani di Toronto (Canada);alcuni studenti di Torino Agnelli; un gruppodi pellegrini dalla Slovenia; un gruppo di Francesida Chartres; la parrocchia di Cuorgnè (TO);gli Alpini di Vicenza; gli allievi di Rijeka con DonDrago.Domenica 17. Giornata di ritiro dei ragazzi egenitori della Parrocchia di Sciolze: sono una settantinadi persone.Lunedì 18. Pellegrinaggio dei ragazzi di SestoSan Giovanni con Don Cesare Ciarini. Nel pomeriggiogiungono pellegrini spagnoli da Barcellona.Martedì 19. Raduno degli Exallievi dei Fratellidelle Scuole Cristiane di Torino.Altro gruppo presente quello dell’Unità Pastorale21 del Lingotto di Torino: “Età d’argento”con Don Sergio Boarino. E poi ancora la parrocchiaSanta Maria di Venaria Reale (TO).Mercoledì 20. La nostra casa perde un confratelloanziano: Paolo Fogagnolo. Aveva 90anni di età e 72 di Professione Religiosa. Da 62anni era a contatto dei pellegrini e visitatori nelNegozio Oggetti Religiosi di Torino Valdocco odel Colle Don Bosco. Lo raccomandiamo allapreghiera di quanti lo hanno visto o conosciuto.Giovedì 21. Alle ore 10 si svolgono i solennifunerali di Paolo Fogagnolo: almeno una trentinai Sacerdoti Concelebranti. Presiedeva il nostro SignorIspettore Don Stefano Martoglio.In sua memoria la Famiglia Veronese ha offertouna borsa di studio, per un coadiutore.Sabato 23. Un gruppo di circa 100 insegnantidella Parrocchia di Montesilvano (PE) partecipaalla Santa Messa nella Basilica Inferiore.Domenica 24. Partecipano alla Santa Messadelle ore 11 il gruppo AIMSAR e quello di ColognoMonzese (MI).Nel pomeriggio si ritrova al Santuarietto perl’adorazione e la Santa Messa, preceduta dallarecita del Santo Rosario, il gruppo Regina Pacisdel Piemonte.Mercoldì 27. Visita della Scuola mediaSant’Ambrogio di Milano. È pure presente ungruppo di devoti di Don Bosco provenienti daBiella.Venerdì 29. Celebriamo oggi la memoria liturgicadel Beato Don Michele Rua (Primo Successoredi Don Bosco) e chiudiamo l’Anno Centenariodella sua nascita al Cielo.Oggi visitano e sostano in ritiro i giovanidell’Istituto Agnelli di Torino.Nella seconda metà di ottobre pernottanoanche diversi gruppi di provenienza straniera: gliSloveni con Gaspar; gli Argentini con il SignorGaldeano; la scuola Don Bosco di Saint Cyr dellaFrancia; gli allievi delle FMA di Marsiglia; i volontaridall’Austria con Don Petrus; i Belgi conPadre Bartolomè.PAOLO FOGAGNOLOSalesiano Coadiutore12-2-1920 Arquà Polesine (Rovigo) - 20-10-2010 Torino«Vieni servo buono e fedele».Fu un salesiano che ha amato molto il Signore, l’Ausiliatrice, Don Bosco, laCongregazione e i giovani.Visse la sua lunga vita nel servizio e con zelo instancabile tra Valdocco e ilColle Don Bosco.Grazie, Signore, per il dono di questo nostro confratello e amico!Molti lo ricorderanno, arguto e vivace, al servizio nel Negozio dei RicordiReligiosi, oppure a fare qualche giochetto con i dadi, intento a confezionarerosari che ha distribuito a migliaia in questi anni.

La maestra d’asiloLa mia maestra cominciò la suacarriera in un nido. Dovette smettereper le vertigini.PolifemoCosa disse Ulisse ai suoi compagniprima di accecare Polifemo?– Occhio a non sbagliare ragazzi...Il carabiniere innamoratoIl carabiniere innamorato va dalpadre della sua bella e dice: “Signore,vengo a chiederle la mano di suafiglia”.“Quale – l’interrompe l’altro – lagrande o la piccola?”.“Beh – risponde il carabiniere – nonmi ero neanche accorto che avesseuna mano più grande dell’altra…”.DifferenzeQual è la differenza tra un’aranciae un gatto?– Prova a spremere un gatto e la vedrai!Tra amici“Ho saputo che hai litigato con tuamoglie. Com’è andata a finire?”.“Sapessi, è venuta da me in ginocchio”.“Ah sì? E che cosa ti ha detto?”.“Vieni fuori da sotto il letto, mascalzone!”.Preghiera prima di pranzo“Dici le preghiere prima di mangiare?”– chiede l’insegnante di religionead un bambino.“No – risponde lui – Mia mamma èuna brava cuoca”.Tra mafiosiHai fatto il lavoretto a Johnny?Sì, l’ho buttato nel burrone!Ma che hai fatto?! Doveva sembrareun colpo di sonno.Tranquillo, prima gli ho messo il pigiama.La focaCosa fa una foca che non sa nuotare?Affoca…!a presto, MilenaL'angolodelsorrisoIL PENSIERINO DEL MESESPARGI AMORESpargi amore dappertutto:Prima di tutto nella tua casa.Dona amore ai tuoi figli,a tua moglie o a tuo marito,al vicino di casa...Non permettere mai che qualcuno venga a tee vada via senza essere migliore e più felice.Sii l’espressione vivente della bontà di Dio;Bontà sul tuo volto,bontà nei tuoi occhi,bontà nel tuo sorriso,bontà nel tuo caloroso saluto.(Madre Teresa di Calcutta)

Agenda25 novembre, giovedìAnniversario della mortedella Venerabile Mamma Margheritamamma di Don Bosco28 novembre, domenicaPrima domenica di AvventoInizio dell’Anno Liturgico29 novembre, lunedìInizio della Novena dell’ImmacolataFoto redazioneIMPORTANTEIl conto correntepostale inserito in ogni numero,mentre serve all’ufficio spedizioni comeetichetta di indirizzo, intende offrire,a quanti lo desiderano, la possibilitàdi inviare il proprio contributo neitempi e nei modi preferiti: non è assolutamenteun sollecito di pagamento!24GRAZIE a coloro che in varie maniere sostengonola vita e le iniziative del Tempio di Don Bosco, favorisconola stampa e la diffusione di questo periodico,condividono con noi la costante attenzione per lemissioni, per le varie urgenze di carità che da più partie con frequenza chiedono solidarietà. Ogni ultima domenicadel mese le cinque Ss. Messe di orario sonocelebrate per i benefattori, vivi e defunti.COMUNICAZIONE - I dati e gli indirizzi per l’inviodella rivista “Il Tempio di Don Bosco” sono gestitiunicamente dall’amministrazione della rivista. Nelrispetto della legge 675/96, i dati personali dei nostriabbonati non saranno oggetto di comunicazioneo diffusione a terzi se non per ciò che riguardala spedizione della rivista o iniziative da essapromosse. In ogni momento potranno essere richiestemodifiche, aggiornamenti o cancellazione.AVVISO PER IL PORTALETTERE: in caso di mancato recapito restituire al mittente presso CMP Torino NORD.Il mittente si impegna a pagare la tassa dovuta.