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la relazione fra costi economici e costi politici del multilinguismo nell ...

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<strong>del</strong> fin<strong>la</strong>ndese (Phillipson, 2003: 22). La disputa si concluse con <strong>la</strong> Germania che riuscì ad ottenere che il tedesco fosseparificato alle altre lingue.Oltre alle questioni puramente "simboliche", Phillipson (2003) soleva <strong>la</strong> questione dei vantaggi che una prassilinguistica così costruita dà ai funzionari locutori madrelingua di una <strong>del</strong>le lingue veico<strong>la</strong>ri. A tal proposito, Ammon (2001: 90),per citare un esempio, propone <strong>del</strong>le misure compensatrici per riequilibrare le disparità di trattamento <strong>fra</strong> lingue, come quel<strong>la</strong> difare pagare le spese di traduzione in misura maggiore ai Paesi le cui lingue nazionali sono privilegiate in sede di <strong>la</strong>vorocomunitario.16.3. - Le ragioni culturaliNel capitolo primo abbiamo visto che <strong>la</strong> cultura è un ambito re<strong>la</strong>tivamente recente di intervento comunitario. Inpartico<strong>la</strong>re l'articolo 151 TCE al primo comma recita: «<strong>la</strong> Comunità contribuisce al pieno sviluppo <strong>del</strong>le culture degli Statimembri nel rispetto <strong>del</strong>le loro diversità nazionali e regionali, evidenziando nel contempo il retaggio culturale comune».Come abbiamo visto, diversi sono programmi e le azioni intraprese dall'Unione che avevano componente o comescopo specifico, promuovere l'apprendimento <strong>del</strong>le lingue europee in linea con l'obiettivo di valorizzare <strong>la</strong> diversità linguistica<strong>del</strong>l'Unione. Se <strong>la</strong> diversità culturale è una "ricchezza" allora il <strong>multilinguismo</strong> va promosso sia a livello individuale che a livelloistituzionale, in quanto l'utilizzo <strong>del</strong> maggior numero di lingue possibile nel maggior numero di contesti possibile dovrebbefavorire il mantenimento <strong>del</strong><strong>la</strong> diversità 152 . Anche qui, ovviamente non mancano i punti di vista diversi: da un <strong>la</strong>to <strong>la</strong> promozione<strong>del</strong> <strong>multilinguismo</strong> individuale è certamente utile perché favorisce il <strong>multilinguismo</strong> istituzionale, inteso come pratica <strong>del</strong>lediverse lingue <strong>nell</strong>e istituzioni da parte di chi vi <strong>la</strong>vora; dall'altro <strong>la</strong>to, come ricorda Calvet (1993: 188), c'è chi vede nel sostegnoal <strong>multilinguismo</strong> individuale una condizione indispensabile per risparmiare sul <strong>multilinguismo</strong> istituzionale, nel semplice sensoche "più lingue gli europei imparano, meno serve tradurre".Vero è che ad un grado di integrazione come è oggi quello degli Stati europei, una qualche forma di coordinamento <strong>fra</strong>Paesi membri in materia culturale e linguistica probabilmente gioverebbe al<strong>la</strong> migliore riuscita <strong>del</strong><strong>la</strong> costruzione europea, elegata a questo tema è <strong>la</strong> grande questione <strong>del</strong>le lingue in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> creazione di quello che è stato chiamato lo "spaziopubblico europeo", inteso come una forma di società civile europea che non sia <strong>la</strong> mera somma <strong>del</strong>le società civilinazionali 153 .Su questo tema però ci fermiamo qui poiché una discussione approfondita sui vari aspetti civili culturali <strong>del</strong><strong>multilinguismo</strong> ci porterebbe lontani dall'analisi <strong>del</strong>le lingue nel contesto istituzionale comunitario, anche perché uno studiare lelingue e le culture in Europa, necessariamente rimanda allo studio e al<strong>la</strong> storia dei popoli che quelle lingue par<strong>la</strong>no.16.4. – Le ragioni <strong>del</strong><strong>la</strong> comunicazioneAbbiamo detto che in certi contesti, alle ragioni <strong>del</strong>l'uguaglianza <strong>fra</strong> le lingue vengono privilegiate le esigenzefunzionali, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> rapidità e l'efficacia <strong>del</strong><strong>la</strong> comunicazione. In questa sezione quindi ci occuperemo specificatamente<strong>del</strong>le problematiche che una comunicazione multilingue comporta da un punto di vista tecnico; cercheremo quindi di osservarele diverse lingue nel<strong>la</strong> loro semplice dimensione di "strumenti di comunicazione".I servizi di interpretariato e traduzione svolgono un essenziale <strong>la</strong>voro di mediazione <strong>fra</strong> le diverse lingue, e senza diessi <strong>la</strong> pratica <strong>del</strong> plurilinguismo istituzionale non sarebbe immaginabile. Per quanto possano essere eccellenti, i servizilinguistici non possono risolvere tutti i problemi sollevati dalle necessità <strong>del</strong> <strong>multilinguismo</strong>, ed è inevitabile che si presentinodegli inconvenienti più o meno gravi. Cercheremo in seguito di analizzare tre tipologie di problematiche, ovviamenteinterdipendenti, che si potrebbero raccogliere sotto il termine generale di "costo linguistico":a) L'esattezzab) La rapiditàc) Lo stilea) L'esattezzaLe problematiche re<strong>la</strong>tive all'esattezza sono tipiche di entrambi i servizi linguistici e sono legate a diversi fattori. Unacompiuta analisi di questi aspetti viene svolta da Wagner, Bech e Martínez (2002). Un primo insieme di questioni vienesollevato dall'intraducibilità. Anzitutto vi possono essere alcuni termini che non sono riproducibili da una lingua ad un'altra per <strong>la</strong>semplice ragione che essi sono tipici di certe regioni o climi, come è il caso <strong>del</strong><strong>la</strong> terminologia re<strong>la</strong>tiva al<strong>la</strong> viticoltura per i paesi<strong>del</strong> Mediterraneo, spesso intraducibile per i paesi nordici; a questo proposto gli autori par<strong>la</strong>no di "non-trasferibilità deiconcetti 154 ". Più in generale, come nota Fenet (2001: 245), <strong>la</strong> difficoltà risiede <strong>del</strong> fatto che le lingue, in quanto espressione <strong>del</strong><strong>la</strong>cultura che rappresentano, sono anche visioni <strong>del</strong> mondo che non necessariamente coincidono; <strong>la</strong> conseguenza più immediata152 A questo proposito c'è chi come Fenet (2001) par<strong>la</strong> di "diritto al<strong>la</strong> lingua" come "diritto culturale", mentre Phillipson (2003)par<strong>la</strong> di "diritti linguistici" come componente dei diritti <strong>del</strong>l'uomo.153 A questo proposito cfr. Bourdieu, De Swann, Hagège, Fumaroli, Wallerstein, (2001) e Habermas (2001).154 Non-transferability of concepts.49

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