La Corte di giustizia ha e<strong>la</strong>borato nel tempo dei criteri guida 143 per decidere quale <strong>del</strong>le differenti versioni privilegiare incaso di discordanza. Si tratta <strong>del</strong><strong>la</strong> necessità di un'interpretazione uniforme <strong>del</strong> diritto comunitario <strong>fra</strong> gli Stati membri - cioèconsiderare un testo al<strong>la</strong> luce <strong>del</strong>le altre versioni esistenti - e, in secondo luogo, <strong>del</strong>l'attenzione per l'intenzione <strong>del</strong>l'autore (VanCalster, 1997: 374).Il <strong>multilinguismo</strong> nei Trattati e nel diritto derivato, conclude Van Calster (1997: 370), può configurasi sia come unosvantaggio, derivante dal fatto che può sorgere conflitto <strong>fra</strong> testi, sia come un vantaggio, qualora l'esistenza di diverse versioniaiuti a chiarire il significato di una versione non chiara.16.2. - Le ragioni politicheIn apertura di questo paragrafo abbiamo accennato al fatto che l'argomento "<strong>multilinguismo</strong>" è un argomento piuttostospinoso e <strong>del</strong>icato, e le ragioni giuridiche appena trattate non sono sufficienti a spiegarne il perché. Quando all'inizio <strong>del</strong> primocapitolo (§I.1.4) ci siamo soffermati sul significato <strong>del</strong><strong>la</strong> paro<strong>la</strong> plurilinguismo per chiarire che essa può caricarsi anche <strong>del</strong><strong>la</strong>sfumatura di "credere <strong>nell</strong>'uguaglianza <strong>del</strong>le lingue", volevamo proprio accennare al fatto che le lingue possono essere trattatecome qualcosa di più che semplici strumenti per trasmettere informazioni, in quanto sono fortemente connotate da tratticulturali, legati ad esempio al senso di identità nazionale, e <strong>politici</strong>, legati ad esempio all'uguaglianza dei cittadini. Seassumiamo che questi aspetti sono rilevanti, non possiamo ignorarli <strong>nell</strong>o studio <strong>del</strong> <strong>multilinguismo</strong> comunitario. Qui di seguito,senza pretese di esaustività, cercheremo di cogliere almeno i termini essenziali <strong>del</strong><strong>la</strong> questione.Per quanto concerne gli aspetti <strong>politici</strong>, a nostro avviso, due sono essenzialmente i campi di analisi:a) le lingue come legame <strong>fra</strong> le istituzioni comunitarie e l'esterno;b) le lingue come controversia interna alle istituzioni stesse.a) Le lingue come legame <strong>fra</strong> le istituzioni comunitarie e l'esternoPer quanto riguarda il primo punto, abbiamo visto nel secondo capitolo che vi sono dei contesti in cui vi è un effettivoutilizzo di tutte le lingue ufficiali come lingue di <strong>la</strong>voro: si tratta fondamentalmente <strong>del</strong>le istituzioni e degli organi rappresentativi.Il Par<strong>la</strong>mento, anzitutto, che rappresenta i popoli europei; il Consiglio <strong>nell</strong>e sue riunioni ufficiali, che rappresenta gli interessi deigoverni nazionali; il Comitato economico e sociale e il Comitato <strong>del</strong>le regioni, i quali rappresentano rispettivamente le categorie<strong>del</strong><strong>la</strong> vita economica e sociale europea, e le identità regionali <strong>del</strong>l'Unione. In questi contesi prevale il principio di uguaglianza<strong>del</strong>le parti, e quindi vige un sistema di uguale trattamento <strong>del</strong>le lingue. Infatti, in tutti e quattro i casi citati si cerca di assicurarel'interpretazione simmetrica e <strong>la</strong> traduzione dei documenti di <strong>la</strong>voro in tutte le lingue ufficiali.Al Consiglio, <strong>nell</strong>e riunioni formali, prevalgono considerazioni re<strong>la</strong>tive al equo trattamento dei governi e al prestigio degliStati membri; ne deriva ancora l'eguale trattamento <strong>del</strong>le lingue. Considerazioni diverse valgono invece per il COREPER,organo di ambasciatori.Al Par<strong>la</strong>mento europeo il plurilinguismo integrale europeo è da sempre visto come una condizione indispensabile per<strong>la</strong> sua democraticità e per quel<strong>la</strong> <strong>del</strong>l'Unione stessa. Nel<strong>la</strong> Risoluzione sul plurilinguismo <strong>del</strong><strong>la</strong> Comunità europea (Par<strong>la</strong>mentoeuropeo, 1982b), si legge:«una limitazione o una disparità di trattamento di tute<strong>la</strong> lingue in seno al Par<strong>la</strong>mento europeo comporterebbe unalimitazione <strong>del</strong> diritto democratico di libera elezione <strong>del</strong>le popo<strong>la</strong>zioni, in quanto i cittadini debbono poter eleggerei loro rappresentanti unicamente sul<strong>la</strong> base di criteri <strong>politici</strong> e tenendo conto di chi meglio possa rappresentare iloro interessi, senza dover prendere anche in considerazione criteri linguistici.».Questo concetto è stato ribadito dal Par<strong>la</strong>mento stesso nel<strong>la</strong> Risoluzione sul diritto all’uso <strong>del</strong><strong>la</strong> propria lingua(Par<strong>la</strong>mento europeo, 1994b): «tutte le lingue ufficiali <strong>del</strong>l'Unione devono essere utilizzate in modo rigorosamente ugualeogniqualvolta necessario in tutte le riunioni <strong>del</strong> Par<strong>la</strong>mento europeo, sia in forma attiva che passiva sia oralmente che periscritto».Le proposte che avevano come scopo quello di ridurre il numero <strong>del</strong>le lingue di <strong>la</strong>voro non sono mai state accolte. Adesempio, nel 1981 fu respinta un proposta di risoluzione <strong>del</strong>l'On. Cottrell in favore <strong>del</strong> <strong>fra</strong>ncese, inglese, italiano e tedesco comeprincipali lingue di <strong>la</strong>voro (Commissione per il rego<strong>la</strong>mento e le petizioni - Par<strong>la</strong>mento europeo, 1982a: 6); in tempi più recenti,nel 1995, A<strong>la</strong>in Lamassoure, Ministro degli affari europei <strong>fra</strong>ncese di allora, propose una limitazione <strong>del</strong> numero <strong>del</strong>le lingue di<strong>la</strong>voro a cinque (<strong>fra</strong>ncese, inglese, italiano, spagnolo, tedesco). La risposta <strong>del</strong> Par<strong>la</strong>mento fu: «[il PE] dichiara <strong>la</strong> propriadeterminazione a combattere ogni tentativo tendente a instaurare una discriminazione <strong>fra</strong> lingue ufficiali e lingue di <strong>la</strong>voro<strong>del</strong>l'Unione europea» (Par<strong>la</strong>mento europeo, 1995).Ma non è tutto. Nel<strong>la</strong> Re<strong>la</strong>zione sul diritto all'uso <strong>del</strong><strong>la</strong> propria lingua (Commissione per il rego<strong>la</strong>mento, <strong>la</strong> verifica deipoteri e le immunità - Par<strong>la</strong>mento europeo, 1994a: 10), viene venti<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> tesi secondo cui vi sarebbe un'altra sottile sfumaturada tenere presente <strong>nell</strong>'analisi: si tratta <strong>del</strong>l'influenza che il possesso di una lingua ha sull'esercizio <strong>del</strong> potere politico.143 Per un approfondimento su questo tema cfr. Millian-Massana (1995: 500-502) e Van Calster (1997: 377-391).46
«Chiunque si sia dato <strong>la</strong> pena di imparare una lingua straniera sa che il vero plurilinguismo [individuale] è in effettiun fenomeno raro. Nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi siamo padroni soltanto <strong>del</strong><strong>la</strong> lingua materna in tutte le sueespressioni. È evidente che si è politicamente più forti quando si par<strong>la</strong> <strong>la</strong> propria lingua. Chi può esprimersi nel<strong>la</strong>propria lingua gode di un vantaggio nei confronti di chi deve arrangiarsi, volente o nolente, con una lingua diversadal<strong>la</strong> sua. Per contro il fatto di non potersi esprimere nel<strong>la</strong> propria lingua offre un'arma agli avversari <strong>politici</strong> di unalingua diversa» – enfasi originali.La Commissione per il rego<strong>la</strong>mento, <strong>la</strong> verifica dei poteri e le immunità si spinge più in avanti ancora concludendo:«questo è in realtà il vero movente <strong>del</strong>le proposte miranti a ridimensionare, con il pretesto di considerazioni di ordineeconomico, l'attuale disciplina linguistica.» (ibidem). A tal proposito, Piron (1997: 28) fa notare che «uno studio sui convegni e icongressi internazionali rive<strong>la</strong> che esiste una corre<strong>la</strong>zione tra il diritto sa usare <strong>la</strong> lingua materna e <strong>la</strong> frequenza <strong>del</strong>le richiestedi paro<strong>la</strong>. Una persona che non può par<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> sua lingua interviene meno spesso nel dibattito.». Se assumiamo che questetesi siano vere, appare evidente che una limitazione <strong>del</strong> plurilinguismo può essere oggetto di valutazioni opposte: chi risultaessere madrelingua di una <strong>del</strong>le lingue "privilegiate" ne trarrebbe un indubbio vantaggio, gli altri invece ne risulterebberosfavoriti.Al contrario, le istituzioni come <strong>la</strong> Commissione, <strong>la</strong> Corte di giustizia e <strong>la</strong> Corte dei conti, sono più caratterizzate nel<strong>la</strong>loro dimensione sopranazionale rispetto alle dimensione rappresentativa. Questo non significa affatto che esse non sianotenute a curare una comunicazione multilingue da e verso l'esterno (pensiamo al regime <strong>del</strong>le lingue processuali al<strong>la</strong> Corte digiustizia o ai Libri Bianchi <strong>del</strong><strong>la</strong> Commissione); quello che cambia invece è che <strong>la</strong> distinzione <strong>fra</strong> lingue ufficiali e lingue di <strong>la</strong>voroassume un contorno più nitido. Su questo punto comunque torneremo <strong>fra</strong> breve, perché non è privo di controversie.Un secondo profilo legato al<strong>la</strong> questione <strong>del</strong><strong>la</strong> lingua come legame <strong>fra</strong> le istituzioni e l'esterno, riguarda più in generale ilgrande tema <strong>del</strong><strong>la</strong> partecipazione <strong>del</strong>le popo<strong>la</strong>zioni al<strong>la</strong> vita comunitaria. In questo senso il <strong>multilinguismo</strong> <strong>del</strong>le istituzioni sipresenta come pre-requisito per una partecipazione dei cittadini al<strong>la</strong> vita democratica europea. Questo significa che <strong>la</strong>comunicazione multilingue è uno degli aspetti <strong>del</strong><strong>la</strong> trasparenza e <strong>del</strong><strong>la</strong> democraticità <strong>del</strong>l'Unione.Il plurilinguismo al Par<strong>la</strong>mento europeo, ad esempio, non rileva solo per ragioni di eguaglianza <strong>fra</strong> rappresentanti deipopoli, ma anche per ragioni di partecipazione e di controllo dei cittadini sull'attività <strong>del</strong> Par<strong>la</strong>mento stesso. La medesimaconsiderazione si impone, ad esempio, per le categorie sociali come le imprese e i sindacati, al Comitato economico e sociale.Nel<strong>la</strong> nota <strong>del</strong><strong>la</strong> commissione per il rego<strong>la</strong>mento e le petizioni, contenuta nel rapporto Nyborg (Par<strong>la</strong>mento europeo,1982a: 10), leggiamo:«La funzione di stimolo <strong>del</strong>l'opinione pubblica è svolta dal Pa<strong>la</strong>mento europeo, come dagli altri par<strong>la</strong>menti,mediante <strong>la</strong> pubblicità dei suoi dibattiti. […] Una conseguenza <strong>del</strong> principio di pubblicità è, ovviamente, che tutti icittadini comunitari debbono avere <strong>la</strong> possibilità di seguire le attività <strong>del</strong> Par<strong>la</strong>mento europeo nel<strong>la</strong> loro linguamadre, cioè che tutti i documenti, resoconti dei dibattiti e decisioni debbono essere pubblicati in tutte le lingueufficiali, e che durante le riunioni si deve provvedere all'interpretazione in tutte le lingue ufficiali, così comeavvenuto fino ad ora.».Detto in altri termini, affinché le persone possano partecipare al<strong>la</strong> vita istituzionale è necessario che le istituzioni sidotino di una comunicazione il più possibile "inclusiva" (Phillipson, 2003). È questo il principio, che in fondo deriva ancora unavolta da quello di eguaglianza, che guida il <strong>multilinguismo</strong> <strong>del</strong>le pubblicazioni generali non strettamente normative, come <strong>la</strong>Re<strong>la</strong>zione generale <strong>del</strong><strong>la</strong> Commissione, il Bi<strong>la</strong>ncio annuale o i documenti di seduta <strong>del</strong> Par<strong>la</strong>mento europeo, ed è semprequesto principio che guida <strong>la</strong> scelta multilingue <strong>del</strong>le pagine in Rete. In sostanza, qui non si tratta tanto di garantire un'astrattauguaglianza <strong>fra</strong> le lingue, ma piuttosto una eguaglianza <strong>fra</strong> chi usa quelle lingue. Va peraltro rilevato che nel<strong>la</strong> prassi ciò nonavviene sempre: numerosi documenti pubblici sono disponibili in tutte le lingue sono <strong>nell</strong>e versioni di sintesi 144 , e alcune <strong>del</strong>lepagine Internet sono disponibili solo in un ristretto numero di lingue 145 , se non in una soltanto; lo stesso Comitato economico esociale si è dotato di un sito solo bilingue. D'altra parte questa diversità non deve stupire; come si diceva in apertura diparagrafo, l'attenzione data ad aspetti come quelli fin qui trattati dipende dal peso che gli attori <strong>politici</strong> danno alle diversevariabili. Fatti salvi i principi generali, vi è comunque un certo campo di flessibilità <strong>nell</strong>e decisioni da prendere.b) Le lingue come controversia interna alle istituzioni stesse.La seconda dimensione di analisi degli aspetti <strong>politici</strong> <strong>del</strong> <strong>multilinguismo</strong> concerne il tema <strong>del</strong>le lingue come controversiainterna alle istituzioni stesse. Abbiamo visto che in alcune istituzioni, in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> Commissione, <strong>la</strong> Corte di Giustizia, <strong>la</strong>144 Ad esempio, documenti di interesse pubblico come il rapporto completo "<strong>la</strong> situazione sociale <strong>nell</strong>'Unione europea 2002"oppure <strong>la</strong> rivista "parità tra donne e uomini", sono disponibile solo in <strong>fra</strong>ncese, inglese e tedesco.145 Al momento <strong>del</strong><strong>la</strong> stesura di questa tesi alcuni esempi ec<strong>la</strong>tanti sono il portale <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura <strong>del</strong><strong>la</strong> DG Istruzione e Culturadisponibile solo in cinque lingue; le pagine <strong>del</strong><strong>la</strong> DG Bi<strong>la</strong>ncio, trilingue; il sito <strong>del</strong><strong>la</strong> Presidenza di turno <strong>del</strong>l'Unione, trilingue;e soprattutto il sito <strong>del</strong>lo SCIC, disponibile solo in inglese.47
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