La bellezza della donna che rinasce in Cristo - Suore Carmelitane di ...

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Edith Steinla vita. Ecco come descrive quelmomento.“Era un grosso volume che portavail titolo: Vita di Santa Teresad’Avila, scritta da lei stessa. Necominciai la lettura e ne rimasi talmentepresa che non la interruppifinché non fui arrivata alla finedel libro. Quando lo chiusi dovetticonfessare a me stessa: Questa è laverità!” Ad eccezione delle Confessionidi Sant’Agostino, non esistenella letteratura universale un altrolibro che, come questo, porti il sigillodella veracità che tanto inevitabilmenteillumina, fino agli angolipiù nascosti della propria anima eche dia una testimonianza vibrantedella ‘misericordia di Dio’ “ .Trascorre nella lettura l’interanotte; al mattino si reca incittà a comprare un catechismoe un messalino e dopo qualchegiorno assiste alla prima SantaMessa della sua vita (“Niente mirimase oscuro”). Il primo gennaio1922 riceve il Battesimo.Per Edith Stein questo significauna frattura con la propriafamiglia e soprattutto con lamadre (unica sua confidentela sorella Rosa, la stessa che siconvertirà come lei e moriràcon lei ad Auschwitz). E come avolte accade nelle conversioni,improvvise (ai nostri occhi) eavvenute in età matura EdithStein sente di essere destinata auna scelta radicale (la clausura)ma i suoi interlocutori spiritualila dissuadono. Il periododal 1922 al 1933 (anno del suoingresso in monastero) si rivelaimportantissimo proprio perquella maturazione personaledi cui parlavamo all’inizio e leicomincia a comprendere ancheil motivo per cui le hanno negatodi entrare in clausura. Infattiscrive:“Nel tempo immediatamenteprima della mia conversione e perun certo periodo dopo di essa, sonostata del parere che condurre unavita spirituale significava tralasciaretutte le cose terrene e viveresoltanto pensando alle cose divine.A poco a poco ho imparato acomprendere che in questo mondoci viene chiesto altro da noi e chepur nella vita più contemplativail legame con il mondo non deveessere interrotto. Anzi credo chequanto più profondamente unapersona è attratta da Dio, tantopiù in questo senso deve uscire dase stessa, cioè entrare nel mondoper portarvi la vita divina “.È quello che fa Edith: insegnatedesco e storia fino allaPasqua del 1931 nel liceo dellaMaddalena a Spira e su insistenzadell’Arciabate del Conventobenedettino di Beuronintraprende lunghi viaggi pertenere conferenze, soprattuttosu temi femminili. Sono anchegli anni in cui scrive pagine bellissimesul ruolo della donna esull’educazione dell’intellettoimprescindibile dall’educazionedel sentimento, perché solocosì “si può insegnare a distinguerele apparenze dalla realtà e anon rincorrere oggetti ed emozioniprivi di valore”. Ha anche unageniale e moderna intuizionesulla vita consacrata (Non sideve porre un’unica alternativa: omatrimonio o vita religiosa; moltiindizi ci dicono che oggi, oltre aiconventi, che non sono certo “superati”,necessitano anime checonducano “nel mondo” una vitaconsacrata a Dio”).20
10 anni dalla canonizzazione 1998-2008Edith SteinEdith cerca d’incarnare quest’idealedi femminilità e di esserecoerente. È anche attentaall’abbigliamento per “evitare diessere notata sia per la trascuratezzasia per l’eccessiva cura”.Nel 1932 ottiene la cattedrapresso l’Istituto di PedagogiaScientifica di Munster (da cui èdi lì a poco è estromessa perchéebrea). Non s’avvilisce, anzi èmolto combattiva. E quandoconfessa di sentirsi sempre più“una straniera nel mondo” nonsi riferisce alle sue origini (dicui è orgogliosa). È che si sentesempre più attratta dalla vitacontemplativa: “Ho sempre percepitoche il Signore mi riservavaqualcosa che avrei potutotrovare soltanto nel Carmelo!”Il 14 ottobre 1933, a 42anni, Edith Stein entra nelCarmelo di Colonia. Una sceltainconcepibile per la madre chenon vorrà più comunicare conlei neppure per lettera.Ma è un passo che lei compie“in gran pace” e quando deveraccontare che cos’è il Carmeloe che cosa è successo nella suavita non dà spiegazioni cervellotiche,ma si sofferma sullapiccola via dell’infanzia spiritualedi un’altra carmelitana S.Teresa di Gesù Bambino. E sistenta a riconoscere la ragazzapresuntuosa della giovinezza.Che cosa è successo ancorain lei? La risposta è ancora unavolta nelle pagine che scrive:“Nell’aridità e nel vuoto l’anima diventaumile. L’orgoglio di un temposparisce, quando non si trova piùnulla in se stessi che autorizzi aguardare gli altri dall’alto in basso”Come Teresina anche Edithsi è lasciata plasmare (Il Signoreguida ciascuno per la propriastrada, e ciò che chiamiamo “destino”è l’opera sua d’artista, dell’artistadivino che si prepara lamateria e la forma per diverse vie:con lievi tocchi di dita ma anche acolpi di scalpello)E scrive ancora: “L’individualitàdella persona non vienedistrutta dallo spirito della luce,ma si unisce a lui e vive così veramenteuna nuova nascita”.Qui si comprendere che lavocazione (o realizzazione dellapersona se volete vederla sottoquest’aspetto) è fatta da Dio sumisura per ciascuno di noi e cheaderirvi diviene l’unica cosa chedà senso e gioia alla vita di ciascuno.Che ci fa sentire al postogiusto.“Ciò che non era nei miei pianiscrive ancora Edith Stein - eranei piani di Dio. In me prende vitala profonda convinzione che -vistodal lato di Dio - non esiste il caso;tutta la mia vita, fino ai minimiparticolari, è già tracciata nei pianidella provvidenza divina e davantiagli occhi assolutamente veggentidi Dio presenta una correlazioneperfettamente compiuta”.La vita di Edith sta perconcludersi, secondo quell’improntache Dio ha impresso inlei (“Ogni anima umana … riceveda Dio un’impronta che la distingueda tutte le altre; e questaindividualità è per l’educazione unvalore che deve venir sviluppato,come la propria umanità e la propriafemminilità.”) Nel Carmelo,Edith Stein dopo il postulato,divenuta Suor Teresa Benedettadella Croce ha il permesso diriprendere la stesura di alcuneopere, ma molte sono rimasteincompiute. È preoccupata perHo sempre percepito che il Signoremi riservava qualcosa che avrei potutotrovare soltanto nel Carmeloquello che succede nel mondoperché (anche se trasferita nelmonastero di Echt, in Olanda)il 2 agosto del 1942 la Ghestapol’arresta e, insieme a 987 ebrei,tra cui la sorella Rosa, è deportataad Auschwitz. Qui il 9agosto è spinta in una delle camerea gas e poi bruciata. Unamorte che Teresa Benedettadella Croce accetta tra l’altro“come espiazione per l’incredulitàdel popolo ebraico, affinchè il Signore‘sia ricevuto dai suoi’, per lasalvezza della Germania e la pacedel mondo”.Vorrei chiudere con le paroledi una contemporanea, AnnaMaria Cànopi, badessa benedettinatratte dalla sua “Letteraa Edith Stein”:“Non posso pensare alla nottedi San Lorenzo del 1942 senzavederla come la notte del piantodelle stelle. Lacrime di stelle eranoquelle scie di luce che si spegnevanonella notte sopra il lager diAuschwitz e sopra tutte le altrefucine di morte. Il tuo corpo Edith,come quello di mille altri ebrei eragià ridotto a un pugnetto di cenere… ma la tua anima era vivida lucepiù alta delle stelle, nel divinosplendore”.Sul sito di Radio Scalziwww.radioscalzi.itè possibile ascoltarel’approfondimentodi Stefania De Bonis:un ulteriore spunto diriflessione da ascoltarein formato Mp3!21
Page 2 and 3: Edith SteinIn Edith ci sono caratte

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