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La Gestalt nel contesto delle vie di sviluppo - Claudio Naranjo

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PARTE TERZAquesta apertura, il senso dell'esistenza al <strong>di</strong> là della consapevolezza del contenuto:una consapevolezza della consapevolezza, pura presenza o puro risveglio (<strong>nel</strong>Buddhismo bodhi), che conferisce un senso <strong>di</strong> invulnerabilità e una capacità <strong>di</strong>essere "vuoti".C'è un buco <strong>nel</strong>la <strong>Gestalt</strong> tra<strong>di</strong>zionale (se si può chiamare così la prima<strong>Gestalt</strong> che era, fino ad allora, una tra<strong>di</strong>zione non verifìcata), un buco nato dalpresupposto e dalla convinzione che l'attenzione che esca dal corpo <strong>nel</strong> corso <strong>di</strong>una seduta sia sufficiente. <strong>La</strong> <strong>Gestalt</strong> deve essere apprezzata sia per la suaconsapevolezza del corpo e la sua attenzione alla posizione e alla gestualità <strong>nel</strong>corso del processo terapeutico, sia per la sua attenzione alle sensazioni corporeecome parte del "risveglio" e specchio dei sentimenti. Ma penso che Fritz e <strong>La</strong>urasiano stati un po' presuntuosi <strong>nel</strong>la loro convinzione che questo fosse sufficiente; eapprezzo i gestaltisti della nostra generazione come Bob Hall, <strong>La</strong>ing, Bloomberg,Ilana Rubenfeld e tutti quelli che hanno integrato <strong>nel</strong>la <strong>Gestalt</strong> elementi <strong>di</strong> "lavorosul corpo", reichiani e non. Essenzialmente l'in<strong>di</strong>viduo si trova in una situazione incui è in grado <strong>di</strong> ricevere qualcosa dalla terapia, ma è ancor più in grado <strong>di</strong> aiutarese stesso prestando attenzione al <strong>di</strong>ssolvimento della corazza corporea. Secondotutte le scuole più importanti, per essere efficace il lavoro corporeo richiede unanotevole quantità <strong>di</strong> attenzione e <strong>di</strong> tempo. Si tratti dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> Feldenkris, <strong>di</strong>Alexander, o <strong>di</strong> altri più antichi, come lo Yoga o il Tai-chi, per apprendere letecniche ci vuole tempo e costante de<strong>di</strong>zione.Un altro buco <strong>nel</strong> repertorio terapeutico, che si può evidenziare se unterapeuta si mantiene troppo strettamente entro i confini prescritti dalla <strong>Gestalt</strong>, è ilsistematico rifiuto dei vantaggi offerti da consigli e prescrizioni comportamentali.Tutti questi importanti aspetti della terapia comportamentale e della modernaterapia familiare sono una indubbia risorsa in mano sia allo psicoterapeuta, sia allaguida spirituale, e vorrei lanciare una sfida alla concezione piuttosto prevalente<strong>nel</strong>la <strong>Gestalt</strong> (ripresa dalla psicoanalisi e dalla terapia rogersiana), secondo la qualeinfluenzare i pazienti con consigli è qualcosa da evitare. Per quanto un terapeutagestaltista possa essere non <strong>di</strong>rettivo <strong>nel</strong> suo sostegno della spontaneità, può esseremolto <strong>di</strong>rettivo <strong>nel</strong> suo modo <strong>di</strong> suggerire esperimenti comportamentali <strong>nel</strong> corso218

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