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Presenti a Goma, a costo della vita

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MONDOVISIONE<strong>Presenti</strong> a <strong>Goma</strong>,<strong>Goma</strong> 29/12/1998Non ho potutoscrivere prima enon so cosa dire,ho lo spirito e ilcuore turbato,manca anche il vino per celebrarela Messa. I confratelli delledue comunità stanno tutti benee anche i nostri giovani. La situazione<strong>della</strong> popolazione inveceè indescrivibile, soprattuttoquella che abita nei dintorni<strong>della</strong> città. L’occupazione nellequattro regioni (Nord-Kivu, <strong>Goma</strong>,Sud-Kivu – Bukavu, Kinsaganie Maniema – Kindu) si consolidasempre di più. I dintornidi <strong>Goma</strong> sono quasi senza popolazione,le casa sono distrutte,gli uomini e i giovani uccisi, isopravvissuti sono nella foresta,a Rutshuru le cose che si sentononon sonomigliori. Moltedonne ebambini insituazionetriste hannoprovato adarrivare incittà, moltisonostati uccisi,altri sopravvivono e nonso come. È difficile aiutare. Chiaiuta – anche i bambini – rischiadi andare in prigione o“sparire”. I bisognosi sono troppi,ho paura di abituarmi a diventareindifferente alla sofferenza.In questo ultimo trimestre abbiamoaccolto 400 nuovi bambini(da 2 anni fino a 12), provenientidalla foresta; all’inizionon potevano mangiare niente,soltanto acqua con un po’ dizucchero, quelli che riescono amangiare subito qualcosa di solitosi gonfiano. La maggior parteha bisogno di tre settimaneper abituarsi a mangiare; nonoso fotografarli all’inizio, fannotroppa pena e mi sembra unamancanza grave fotografarli nelloro stato. Dopo che riprendonole forze continuano la loro strada,hanno paura dei militariruandesi che oltre ad essere numerosiin città sono accampatiintorno alla nostra opera (più di500 soldati). Ogni giorno bisognagiocare di diplomazia conloro, per e<strong>vita</strong>re problemi ai nostrigiovani e alle persone chevengono a bussare alla nostraporta. Dobbiamo dare loro ognigiorno acqua, cibo e legna perla loro cucina, ma noi stessi nemanchiamo; adesso devo anchecurare i loro malati ma non sose faccio bene perché diconoche guariscono più in fretta diquando i medici si prendono curadi loro, ma se le cose nonvanno bene... tre settimane faabbiamo rischiato di essere tuttideportati, i giovani più grandi ei confratelli africani erano giàsul camion, l’intervento del vicariodel Vescovo ha fatto calmareil peggio per il momento.La nostra zona è consideratacollaboratrice <strong>della</strong> resistenzapartigiana e i nostri giovani sonovisti come figli dei loro nemici.A volte siamo anche noiconsiderati nemici. Oggi ho sentitoche i militari si sono accampatida noi perché si sentonopiù sicuri. Ma se gli altri attaccano,insieme ai bambini, noisaremo loro scudo, oltre ad essereostaggi. Con Lubumbashi egli altri confratelli abbiamo persoi contatti dal mese di luglio.Ho ricevuto giorni fa il vostrobiglietto e 100$, ti ringrazio, ci40


a <strong>costo</strong> <strong>della</strong> <strong>vita</strong>serviranno per fare un po’ di festail Capodanno assieme aibambini. Abbiamo solo debiti edè difficile trovare i soldi sul posto.P. Dominique (direttore <strong>della</strong>comunità dell’ITIG, l’unico cheha un conto in Europa) riesceogni tanto a far cambiare qualchechêque ma bisogna pagaretasse del 40%. Le cose costanomolto; in questo momento abbiamo186 ragazzi a cui dobbiamoprovvedere da mangiare, ilvestire le medicine e per dormire.Non so dire come facciamoad aiutarli, inoltre bisogna provvedereper il viaggio di quelliche devono continuare a fuggirepiù lontano.C’è una conoscente che parte perl’Europa, è attraverso di lei che viscrivo. È da poco che ci conosciamoma lei ci ha preso a cuoreed è disposta a fare molte coseper noi. Sarà a Bruxelles peralcune settimane. Se puoi, insiemeagli amici di Torino facci arrivareattraverso di lei qualchecosa in dollari, stampati solodopo gli anni ‘90 (altrimenti siperde troppo nelcambio).Ti auguro che lapromessa di Diodi essere con noidiventi, in questotempo di Natale,una coordinatache anima eapre nuovi orizzontidi speranza nel tuo lavoro.Ti ringrazio <strong>della</strong> tua amiciziae di essere vicino a noi, a tantimissionari e anche a tanti cristianidell’Africa. ▲41

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