IV - SISTEMA SUOLO E SOTTOSUOLO - Comune di Montale

da E verso O per quella orientale. Esiste poi una serie di faglie con andamento trasversale, tra cuila faglia Scandicci-Castello che individua il margine sud, su cui si impostano le principali astefluviali che drenano nella piana dell’Ombrone Pistoiese.Numerosi sovrascorrimenti sono invece presenti nelle parti di raccordo tra i depositi difondovalle e quelli del substrato circondante il bacino: nel settore meridionale del Monte Albano èevidente la trasgressione delle Unità Liguri sul substrato costituito dal Macigno.La presenza del Complesso Ofiolitico, affiorante nel territorio sud-orientale di Montemurlo, è dariferirsi invece ai movimenti tettonici compressivi di orogenesi appenninica oligocenica e quindiprecedenti alla fase tettonica distensiva del Miocene superiore. In questo caso si tratta di lembi difondo oceanico di età mesozoica (Giurassico-Cretaceo) inglobati all’interno del thrust appenninicoin sollevamento.Il lavoro di Capecchi, Guazzone & Pranzini (1976) precisa come all’interno del bacino, in cui siera impostata una sedimentazione di tipo lacustre a partire dal Villafranchiano, sia possibilerintracciare due aree caratterizzate da diverse evoluzioni tettoniche: la zona della piana di Firenzee la zona bacinale più profonda di Prato-Pistoia. Secondo gli autori la prima area si sarebbetrovata, ad un certo momento della sua evoluzione paleogeografica, in una situazione di altomorfologico rispetto alla zona di Prato-Pistoia, come sembra confermato dalla presenza di unaserie di faglie trasversali al bacino che andrebbero a costituire il margine S-E del lago residuo. Nelbacino di Prato-Pistoia la sedimentazione sarebbe invece continuata fino quasi al colmamento:testimonianza della maggiore profondità del paleolago sono gli spessori molto potenti di sedimentifluvio-lacustri ritrovati in quest’area.IV S1.2 - LITOLOGIANell’affrontare la tematica dal punto di vista litologico è stato necessario operare alcunesemplificazioni per elaborare informazioni di carattere geologico-statistico. L’esposizione diconseguenza risulterà notevolmente ridotta a causa della necessità innanzitutto di contrarre latrattazione specialistica dell’argomento in esame a favore di una esposizione più fruibile allamaggior parte degli utenti ed inoltre, o meglio, principalmente, per consentire di effettuareconfronti e correlazioni con altre tematiche affrontate, soprattutto dal punto di vista quantitativo.Per questo motivo si è ritenuto opportuno adottare un criterio di accorpamento tra le differentilitologie raggruppando rocce e terreni sciolti in affioramento, in tre classi principali sulla base delloro comportamento geomeccanico, riferendoci in particolare ai valori di resistenza acompressione uniassiale che caratterizzano le diverse litologie.I conteggi quantitativi sono stati fatti, per i comuni di Agliana, Montale e Quarrata, utilizzando idati disponibili su supporto informatico del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia diPistoia, mentre per il comune di Montemurlo si è dovuto dapprima, digitalizzare le informazionipresenti su supporto cartaceo , e poi, successivamente, procedere con i conteggi areali.Nel complesso sono stati riconosciuti, come accennato, tre tipologie principali di terreniciascuna caratterizzata appunto da peculiarità geotecniche specifiche; tra di esse sono statericomprese:• Litologie derivanti da processi morfogenetici: includiamo in questa classe la litologiadefinita dalla carta geologica come “Detrito” e come “Frane antiche” o “Frane recenti”. Il Detrito èmateriale deposto di solito alla base dei versanti acclivi e lungo i pendii e gli impluvi, laddove lapendenza si riduce. Si tratta di accumuli di frammenti litici eterometrici, di composizione variabilein dipendenza dalle litologie affioranti, spesso monogenici con matrice di solito scarsa o assentema, in alcuni casi, presente in quantità rilevante. Per frane antiche e recenti si intendono invece icorpi rocciosi interessati da movimenti gravitativi in atto o attivi nel passato.• Rocce lapidee (comprese anche le “rocce deboli”): per roccia lapidea, secondo ladefinizione di Terzaghi & Peck (1967), si intendono quegli aggregati naturali di minerali legati daforze coesive elevate e permanenti anche dopo prolungata agitazione in acqua (soaking). Abbiamoincluso in questo raggruppamento anche le rocce definite come deboli, vale a dire quelle rocce in3