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Speciale... “Raduno Nazionale” - Associazione Nazionale Granatieri ...

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editorialeTORINO 18-19 APRILE 2009Anche questa volta pioggia! È venuto spontaneo dirloanche nel corso della celebrazione. Nel 1985 davanti alCapo dello Stato Francesco Cossiga, pioggia. Nel 2006a Jesi, temporale. Questa volta era una pioggerellinafitta fitta che entrava nelle ossa. Forse anche in quel fatidicogiorno, il 18 aprile 1659, pioveva. Difficile saperloper certo ma facile immaginarlo, sono gli scherzidel mese di aprile. Ma che fierezza nel portamento e nelcuore dei <strong>Granatieri</strong> mentre sfilavano per le vie diTorino! Non c’è stato nessuno, proprio nessuno, anchefra i più anziani, che abbia rinunciato alla parata, dopopiù di un’ora di attesa mentre continuava incessantementee piovere, e che abbia ceduto accettando il comodoriparo che offrivano i portici di via Po.Nei giorni precedenti Torino ci ha accolto con lo stile eil severo contegno tradizionali, ma gli alamari che spiccavanosul bavero di questi anziani signori che passeggiavanoper le vie del centro, ancora prestanti e distintinonostante l’età, destavano attenzione e rispetto: qualcunochiedeva spiegazioni, mentre altri preferivano esibirela propria personale conoscenza della storia, conl’orgoglio delle glorie del vecchio Piemonte.Le autorità locali, al di là di qualsiasi connotazione politica,ci hanno accolto con entusiasmo e la cerimoniadel conferimento della cittadinanza onoraria al reggimentoè stata veramente solenne.Contrariamente a quanto spesso accade, la stampa e latelevisione hanno dato notevole risalto all’evento, sia alivello locale sia a livello nazionale. Il carosello poi, adetta di tutti, è stato fra i più belli e meglio riusciti degliultimi anni; il seminario culturale e la mostra storicahanno parimenti generato vivo e attento interesse.Insomma un pieno successo, arricchito dalla solidalepartecipazione degli ufficiali della Scuola di Applicazionee degli allievi di Modena e Viterbo, dei Carabinieri edella Guardia di Finanza, delle Crocerossine e deigruppi storico-folkloristici. Un pizzico di invidia, ammettiamolo,hanno infine destato i Granatien inglesi conle loro stupende uniformi e con i colbacchi di pelo diorso autentico, ma il cuore batteva soprattutto per i nostrisoldati, per il reparto di formazione del I°<strong>Granatieri</strong>. preceduto dal Colonnello Comandante edall’ impeccabile banda reggimentale che si è più volteesibita riscuotendo calorosi applausi.La conclusione del raduno, che ci ha visto tutti riuniti nelconvivio svoltosi nella austera e prestigiosa cornice dellaScuola di Applicazione,ha suggellato nell’entusiasmoe nell’allegria ilsuccesso di questo eventotanto atteso e per il qualetanti sforzi organizzativie programmatici sonostati spesi a tutti i livelli.Un grazie perciò alSottosegretario Crosetto,al Presidente del ConsiglioRegionale, al ComitatoOrganizzatore, allaSezione di Torino, aiPresidenti dei Centri regionali ed ai tanti <strong>Granatieri</strong> esimpatizzanti che hanno dedicato il loro impegno e laloro passione alla manifestazione. Fra questi ultimi particolaremenzione merita la signora Gallo, attiva collaboratricenella delicata fase di afflusso alla mensa. Maè fuor di dubbio che un grazie caloroso e sentito va conassoluta priorità al generale Bonelli, animatore energicoe guida sicura dello sviluppo di tutti gli eventi.Nonostante il generoso supporto dello Stato Maggioredell’Esercito, particolarmente in difficoltà in questitempi di gravi ristrettezze finanziarie, non possiamo tuttavianon rammaricarci per l’assenza del Capo, del verticenon solo ufficiale ma anche morale della nostraForza Armata, impegnato altrove per attività che certamenteerano più pressanti della celebrazione del trecentocinquantesimoanniversario, non solo dei <strong>Granatieri</strong>ma anche di tutto il “suo” Esercito.Adesso i <strong>Granatieri</strong> sono tornati alle loro case, alle loronormali attività quotidiane, ma certo tutti si sentono piùricchi, nel cuore e nello spirito, per la soddisfazione dipoter dire “io ci sono stato”, per I’ orgoglio di aver partecipatoad un evento che va ad aggiungersi con tutto ilpregio che merita alla nostra incomparabile storia.Altre prove attendono presto i Granatien, sia in armi siain congedo, dalle operazioni in patria e all’estero allaRivista del 2 giugno, dalle celebrazione dei nostri fastial Cengio e nelle altre località tradizionali alla prossima(sorpresa!) cerimonia che avrà presto luogo inCampidoglio per il riconoscimento che il Comune diRoma tributerà al Reggimento e, con esso, a noi tutti.Guardare avanti fieri del nostro passato, è questo il sentimentoche ci anima, il monito che ci guida.3


attualitàattualitàADDIO A GIANFRANCO IMPERATORICi uniamo commossi al dolore della famiglia alla quale esprimiamo le nostre più sentite condoglianze.La morte del nostro amico Gianfranco ci ha lasciato sorpresi e addolorati. Nel prossimonumero la sua figura di Granatiere e di grande italiano verrà ricordata da un suo commilitone.Commiato a Gianfranco ImperatoriROMA (23 aprile) - È morto a Roma il banchiere ed economistaGianfranco Imperatori. Nato a Roma nel 1936,Imperatori era presidente dell'Ipab Istituto romano S.Michele.In passato Imperatori aveva guidato per molti anni ilMediocredito Centrale, poi confluito in Capitalia e quindi inUnicredit. Attualmente Imperatori ricopriva l'incarico di senioradvisor corporate del gruppo guidato da Alessandroprofumo. Imperatori è stato inoltre l'ideatore e l'animatore diCivita, l'associazione finalizzata alla valorizzazione del patrimonioculturale e ambientale italiano.Ex consigliere d'amministrazione Acea, Imperatori è stato anche per 15 anni segretario generale diFederlazio e presidente del cda di Buffetti. È stato inoltre presidente dell'Accademia di Belle arti di Romae vice presidente dell'<strong>Associazione</strong> <strong>Granatieri</strong> di Sardegna. Cavaliere del lavoro dal 2001, Imperatori hainsegnato Economia degli intermediari finanziari all'università Luiss di RomaIL 25 APRILE È UNA FESTA NAZIONALE?A questo punto, passati ormai più di sessanta anni,sarebbe auspicabile. E molti illustri personaggi italiani,compreso il Presidente Napolitano, hanno cercato diportare avanti, con più o meno successo, quest’idea.A noi piacerebbe che avvenisse ciò che fece Napoleoneche, alla più importante piazza di Parigi, in nome dellapacificazione nazionale cambiò nome: da Piazza dellaRivoluzione a Piazza della Concordia, o quanto feceFrancisco Franco che volle nella Valle de los Caìdos unsacrario dove far riposare insieme i morti della Falangee quelli repubblicani. Ma in Italia, anche se la situazionedella pacificazione nazionale è molto migliorata,sono ancora troppi quelli che hanno fondato e reggonole loro fortune politiche, mantenendo in vita gli odi e irancori della guerra civile. Dall’una e dall’altra parte.Di Destra e di Sinistra.Siamo sicuri che quando alle celebrazioni della giornata delL’ANGS era presente alla cerimonia con i soci: Bruno Sorvillo,Ernesto Bonelli e Roberto Santelli.25 aprile non ci saranno più bandiere di partito e non s’impediràa nessuno d’essere presente, potremo dire di esserearrivati alla meta. Ci potremo considerare «pacificati».4


attualitàIn questo spirito e con queste premesse, vi proponiamo ildiscorso fatto il 24 aprile dal generale Buscemi, in qualitàdi Presidente nazionale d’ASSOARMA, alla presenza delPresidente Napolitano e di tutti i Presidenti delleAssociazioni combattentistiche e d’Arma.Discorso fatto da militare, senza odi o rancori per nessuno.Discorso da festa nazionale.ANTORINTERVENTO DEL GENERALE BUSCEMISignor Presidente della Repubblica,Sono particolarmente onorato di essere stato chiamatoad intervenire in questa solenne circostanzanella mia qualità di Presidente del Consiglio nazionaledelle Associazioni d’arma, incarico per ilquale sono stato prescelto da pochi mesi.L’attenzione che lei - signor Presidente – ha dimostratoverso i nostri sodalizi volendoci ricevere in occasionedella ricorrenza del 25 aprile è per noi motivodi profondo orgoglio, cui si unisce - con devotosentimento - il ricordo dei militari che si batterononella guerra di liberazione e dei loro 80mila caduti.Il loro impegno e il loro sacrificio sono testimonianzadi quei valori d’amore di patria e di fedeltàal giuramento prestato, che sono caratteristica preminentedi noi soldati.Per questo oggi le Associazioni d’arma - che tali valoriintendono salvaguardare e sostenere al di là di qualsiasiposizione di parte - si sentono protagoniste di unacelebrazione che tocca intimamente i nostri cuori.I soldati italiani – che per lunghi decenni sono statischierati sui nostri confini a salvaguardia della libertàe della democrazia - sono più di recente, presenti neipiù lontani teatri operativi a difesa della pace e dell’ordinemondiale, sul territorio nazionale, in concorsoalle forze di polizia e nella protezione civile.Questi uomini e donne, compiuto il loro dovere,confluiscono nelle Associazioni d’arma come feceroi reduci e i veterani di guerre sanguinose.Nel ricordare il 25 aprile noi vogliamo rivolgereperciò non solo un deferente pensiero al passatoma anche un sentimento di giusto orgoglio perquello che i soldati d’Italia sanno fare nel presente,e che ha raccolto ovunque riconoscimenti e apprezzamentiforse non abbastanza noti in patria.Con questo spirito le Associazioni d’arma, nonostantele notevoli difficoltà e ristrettezze, continuerannonella loro fervida opera di diffusione e di sostegnodelle tradizioni militari del nostro paese.La sua convocazione d’oggi - signor Presidente – èla migliore conferma di quanto lei, quale capodelle Forze Amate, sia sensibile, all’impegno cheesprimiamo e all’opera che svolgiamo.Le siamo pertanto, mi creda, profondamente grati.GRANATIERE IN MISSIONEUMANITARIA IN AFRICAII Granatiere Idilio Morassut di Sesto al Reghena(PN), della Sezione di San Vito al Tagliamento, èpartito per l’Africa (Congo-Brazaville), villaggio diSembé (25.000 abitanti con una mortalità infantiledel 50% entro il 5° anno di vita) per una missioneumanitaria.Già sul posto sono giunti: due ingegneri, un tecnicodelle acque e un chimico analista.Alla guida del gruppo di volontari, assieme aMorassut con incarico di specialista meccanico, èpartita la sig.na Sabrina Vivan, una delle primedonne Capitano d’aerei di linea in Italia, che da diversianni ha intrapreso l’attività di volontariatoper queste missioni umanitarie, nei periodi di licenzao riposo dal servizio, nei paesi dell’Africa;assieme è partita anche la dottoressa LorenzaBasan, medico del pronto soccorso dell’ospedaledi Udine. Dal porto di La Spezia è partito inoltreun container con ben 240 quintali di generi diprima necessità e le attrezzature per gli impiantiprevisti.Lo scopo della missione è l’allestimento di un impiantodi pannelli foto-voltaici e l’installazione didue generatori di corrente elettrica necessari alfunzionamento delle attrezzature dell’ospedale,oltre ad un impianto di acqua potabile destinatoalla popolazione del villaggio.Noi <strong>Granatieri</strong> auguriamo all’amico IdilioMorassut e al gruppo di volontari un proficuo successodella missione intesa a portare sollievo aquelle popolazioni bisognose, sprovviste anchedell’elemento più naturale ed indispensabile allavita: l’acqua.Vada a questo gruppo di volenterosi volontari ilnostro plauso e le nostre espressioni nel sentirci aloro particolarmente vicini.Luciano Colussi5


attualitàattualitàINCONTRO DI GRANATIERI SETTANTENNIIl Presidente provinciale di Verona, Giuseppe Toffanin, comunica che è stato organizzato per domenica13 settembre 2009, a Peschiera del Garda (VR), un incontro per festeggiare i <strong>Granatieri</strong> della classe 1939,ovvero che hanno compiuto o compiranno settanta anni nel 2009.È sottinteso che, oltre ai <strong>Granatieri</strong> direttamente interessati, sono invitati i granatieri più o meno giovani,con le rispettive famiglie e gli amici e i simpatizzanti della Specialità.Il programma prevede, dopo l’incontro di benvenuto sul lungolago Garibaldi, la Santa Messa officiataall’aperto dal gra. Padre Defendente Bellotti e il pranzo con ricco menù al ristorante «Il Fiore».Un dettagliato programma, con gli orari e il prezzo del pranzo, verrà inviato al più presto alle Sezioniinteressate.Per informazioni contattare: G. Toffanin (Verona) tel 045 50 4339 cell. 3408724028; E. Piron (Padova)329 367466; F. Bertolaso (Minerbe) 339 5084449; R. Ros (Pordenone) 389 6764154.UN ARTISTA CON GLI ALAMARIOrvieto, 19 marzo 2009. In occasione della presenza in città per la prima nazionaledella tourné con Luca Barbarossa «Attenti a quei Due», Neri Marcorè, caporalmaggiore dei <strong>Granatieri</strong> di Sardegna (9°/86), ha ricevuto per mano delConsigliere nazionale e Presidente del Centro regionale Umbria, dott. PaoloRossi, il bavero con gli Alamari, il distintivo da giacca e la cravatta dell’ANGS.Marcorè, che ha sempre mantenuto caro il ricordo del servizio prestato nellaBrigata «<strong>Granatieri</strong> di Sardegna», è testimonial del sito web sulla «CasermaPiave» di Orvieto (http://orvieto.it/casermapiave/), già sede del 3° Rgt.<strong>Granatieri</strong>, ideato da chi scrive, ufficiale dei <strong>Granatieri</strong> in servizio presso loSME, iscritto nella Sezione orvietana dell’<strong>Associazione</strong> e collaboratore de «IlGranatiere» dai tempi di Holzer.Nella foto il momento della consegna degli Alamari al C.M. f(G) Neri Marcorèche si è ripromesso di iscriversi quanto prima all’<strong>Associazione</strong>.Il bravo artista, oltre che attore di cinema e fiction e conduttore della trasmissionetelevisiva «Per un pugno di libri» di RAI 3, è anche Direttore artistico delTeatro di Ascoli Piceno, sua città natale e dove trascorre tutti momenti liberi.Silvio ManglavitiSALUTI AL DECANOIl 6 marzo 2009 presso la Caserma «Gandin» sededel 1° Reggimento «<strong>Granatieri</strong> di Sardegna» si ètenuto il saluto al 1° Maresciallo LuogotenenteAntonio Cafazzo Decano del Reggimento. Il 1°Maresciallo Cafazzo dopo più di 40 anni di onoratae prestigiosa carriera presso le Unità<strong>Granatieri</strong>, lascia il servizio attivo. Da tutti noi<strong>Granatieri</strong> un grazie per quello che ha dato allaSpecialità ed un in bocca al lupo per la sua vita futura.6


evi e lietebrevi e lieteLINO MARIAN CAVALIERE UFFICIALEIl 4 novembre 2008 il Sindaco del Comune di Eraclea(VE), Graziano Teso, alla presenza dei rappresentantidelle altre Associazioni d’Arma, ha voluto insigniredell’Onorificenza di Ufficiale conferita dal Prefetto diVenezia, dott. Guido Gardone, il Cavaliere dellaRepubblica Lino Marian, Presidente della Sezione<strong>Granatieri</strong> di Eraclea e Presidente provinciale di Venezia.La motivazione che ha portato all’alto riconoscimento èstato l’impegno costante dimostrato verso tutte leAssociazioni d’Arma, la caparbietà e la determinazionenell’organizzare cerimonie e rappresentanze nell’ambitoComunale e fuori.I soci della Sezione ANGS di Eraclea, hanno voluto festeggiarel’importante traguardo conseguito dal loro Presidente organizzando una cena il successivo24 novembre.Omaggio d’eccezione per il Presidente Marian, consegnato durante l’incontro conviviale, il blasone difamiglia realizzato dallo scultore e Presidente della Sezione ANGS di Jesolo, gra. Sergio Dalla Mora.Mario TonicelloUN GRANATIERE, DUE NIPOTI LONTANIIl granatiere Cataldo Tota classe 69/70, già in serviziodi leva nella 5ª compagnia del 1° Reggimento<strong>Granatieri</strong> che come comandante di plotoneaveva l’allora tenente Antonio Lattanzio, ciinvia questa foto, pregandoci di pubblicarla, che loritrae insieme al suo nipotino Aldo il 17 giugno2008, data nella quale il nipote festeggiava il propriocompleanno.Nella lettera che ci ha fatto pervenire, si scusa conl’altro nipote Daniele perché la foto con gliAlamari che gli aveva fatto è uscita sfocata e nonne ha potuto proporre la pubblicazione.«Come nonno – dice nella sua lettera – sono moltofiero di avere due nipoti come loro che cresconosani, bravi e buoni. Avendoli lontani da me che stoa Foggia, mi mancano molto. Aldo, il minore abitaa Salerno, Daniele, invece, a Treviso». Cataldo, conl’occasione, manda un saluto particolare a suo figlioVincenzo che attualmente si trova in missionein Kosovo. Approfitta, inoltre, per salutare, a nostromezzo, la nuora, la figlia, la moglie ed un suocaro amico di nome Andrea.Eccoti accontentato, caro Cataldo, in attesa dellafoto dell’altro nipote.7


al direttorelettere al direttoreIn alto: Il Maestro Umberto Sgarzi, già ufficiale dei <strong>Granatieri</strong> sulFronte Sloveno, ha illustrato, con la solita immediatezza e sicurezzadi tratto, l’episodio della stazione Termini ricordato daScarpelli.Caro Orlando Jaboli,mi ha fatto molto piacere apprendere tue notizie dallalettera della Prof. Alba Maria Mendico, pubblicata nell’ultimonumero del periodico associativo.Mi è gradito ricordarti che la gentile interlocutrice èuna delle universitarie che la mattina del 23 luglio 1941vennero alla stazione Termini di Roma per salutare noidella Compagnia C.A.S.S.U. in partenza per laSlovenia ad integrarci nel 2° Reggimento <strong>Granatieri</strong> diSardegna che ci aveva preceduti da qualche mese inquel presidio. Eravamo stati abilitati alla zona d’operazioniper aver frequentato i Corsi per caporale e perSergente di formazione per l’ammissione al Corso allieviufficiali di complemento.Quelle gentili fanciulle colleghe ci donarono qualcheoggettino ricordo (fiori e pupazzetti di fili di lana portafortunache infilammo nella canna del fucilone mod.91) e qualcuna di loro accettò la missione di Madrina diguerra come usava. L’auspicio funzionò ed ho serbatoun grato ricordo di quell’episodio simpatico.Come pure ricordo con tanta nostalgia te e gli altriamici bolognesi anche nei periodici contatti con Sgarzi.Con vivi auguri di ogni bene ti saluto molto cordialmente.Venendo a Bologna avrò piacere di rivederti.In basso: Roma. Caserma di Santa Croce in Gerusalemme. Maggio 1941.Alcuni Sergenti universitari classe 1941. Da destra il 3° è Andrea Agrisani ed il 4°, Enrico De Pascale.Giovanni Scarpelli8


lettere al direttoreCOMMENTO SUL RADUNOlettere al direttoreHo partecipato con entusiasmo al raduno del 17-19 aprile: che emozione!La nostra Torino (per me di origini piemontesi una gioia immensa), i nostri colori, la gente sorridente esorpresa nel vederci lì con le nostre bandiere, i baveri rossi, i baschi e le vecchie gloriose bustine.La partita Juve-Inter, la Maratona, il tempo piovoso hanno tentato di ostacolarci, ma non ci sono riusciti.Grazie di cuore a chi ha profuso tante energie con generosità per organizzare una manifestazione cosìcomplessa. Tra tanti aspetti che definire positivi è poco, debbo però sottolineare una cosa che mi ha addoloratoe non poco e cioè l’assenza di tanti colleghi che mi aspettavo di incontrare e che invece ho inutilmentecercato. Per molti di loro certamente ci saranno stati validissimi motivi per non accorrere allachiamata del Duca, ma mi riesce difficile giustificarli tutti, d’altra parte chi sono io per dispensare giudizie giustificazioni? Confidiamo che al prossimo traguardo importante, i 400 anni dalla fondazione, le presenzesiano massime e tutti ci si possa riabbracciare con affetto.granatiere Franco AntoniottiCaro Holzer,ho preso visione del tuo articolo a pagina dieci del numero del Granatiere in uscita questi giorni (n. 1/2009).Grazie innanzi tutto dell’articolo stilato con la consueta professionalità.Per completezza e correttezza dell’informazione devo però segnalarti alcuni particolari che forse ti sono restatinella penna.La commemorazione di Padre Chiti, come avviene ormai da alcuni anni, è organizzata dal Centro regionaledell’Umbria dell’ANGS con il contributo del clero locale e dell’intera popolazione orvietana e la supervisionedella Presidenza nazionale dell’ANGS.Il Vescovo e il Sindaco sono stati calorosamente invitati e il loro contributo è stato molto apprezzato, ma è statal’ANGS che ha gestito l’intera manifestazione, terminata con il canto dell’inno di Mameli.Sicuramente la riuscita dell’evento è stata determinata dall’affetto che la gente di Orvieto e noi tutti portiamo perPadre Chiti. Anche se possiamo contare sull’appoggio di tante persone di buona volontà, <strong>Granatieri</strong>, laici e religiosi,non si può dimenticare in definitiva il peso della manifestazione, in termini di tempo, dedizione e anche didenaro, ricade prevalentemente sui <strong>Granatieri</strong> del Centro regionale dell’Umbria.In più dobbiamo anche ricordare che alcune iniziative, sia pure in perfetta buona fede, prese senza consultare eneanche informare questo Centro regionale hanno provocato problemi e ritardi nella loro realizzazione pratica.Quest’anno ricorre il quinto anniversario della scomparsa di Padre Chiti e siamo già al lavoro per organizzarequalcosa di adeguatamente importante.Con molti saluti e auguri di Buona Pasqua.Orvieto, 10 aprile 2009Consigliere nazionale ANGS ePresidente del Centro regionale UmbriaPaolo Rossi9


storiastoriaBERGAMO ACCOGLIE DOPO 66 ANNIIL GRANATIERE LUIGI BARCELLA«Un’attesa lunga 66 anni per riportare a casa il loropadre, il granatiere Luigi Barcella. Un’attesa dove,alla speranza del cuore, spesso si frapponeva ladura evidenza di questa poco probabile eventualità.Era l’8 luglio del 1942. Nell’ex Jugoslavia cinquesoldati, in ricognizione bellica a bordo di una camionetta,saltano in aria a seguito di una esplosionedi un ponte minato.Muore così il granatiere Luigi Barcella, di Torrede’ Roveri, nei pressi di Bergamo, vittima di unaimboscata nemica durante la Seconda Guerra mondiale.A casa, in un rustico contadino, lo aspettanouna moglie incinta e un figlio, Guido, di appena unanno e mezzo.Ma la guerra non guarda in faccia a nessuno e diquel marito granatiere, dai baffi importanti, altopiù di due metri, di quel padre ansioso di sollevareil nuovo nascituro e di riabbracciare Guido, non èIl Presidente Franchioni ricorda lo sfortunato granatiere.L’urna con i resti Luigi Barcella.rimasto che un laconico avviso di morte.Poi basta, se non un paio di fotografie consegnate,a conflitto finito, alla famiglia da parte di un commilitone:in una si vedeva Luigi accanto ad unmezzo dell’esercito, nell’altra una tomba con incisoil suo nome.Tuttavia la famiglia mal sopportava il fatto di saperela salma di Luigi chissà dove, senza poter portareun fiore o recitare un requiem.Le stagioni passano, Luigi, il figlio che non ha conosciutoil padre e di cui ha ereditato il nome, sposaCaterina Cremaschi: insieme decide che è arrivatoil momento giusto per tentare una serrata ricerca,interrompendo quel distacco fisico tra lui e il padre.In viaggio di nozze i novelli sposi si recano nella exJugoslavia, in mano hanno solo un indizio, il nomedel paese di Ligonia, piccolo borgo nei pressi diLubiana, in Slovenia.Luigi comincia a chiedere informazioni finché, bussandoalla porta di un’anziana signora, qualcosa accade.La donna, guardando la foto del granatiereLuigi, scoppia in pianto.“Ho assistito all’imboscata - dice -. Prima un’esplosione,il camion che si ribalta, i soldati a bordoche tentano di lasciare il mezzo, quindi una sventagliatafinale delle armi nemiche”.10


storia storia“Dove è stato sepolto?”, chiede Luigi con apprensione.La donna dà alcune indicazioni, ma quando Luigie la moglie giungono al luogo indicato, di papànemmeno l’ombra. Un complesso di condomini occupalo spazio del cimitero precedente.Il viaggio di nozze finisce, ma la determinazionedel figlio continua.In Jugoslavia ci torneranno qualche anno dopo, incompagnia della figlioletta Arianna.Passano in rassegna i cimiteri militari della zona,sperando di leggere su una delle lapidi il nome delpadre, ma nulla; al rientro in Italia visitano l’immensoSacrario di Redipuglia, ma invano.Nel 2007 Luigi, alpino, viene a sapere che il capogruppodella sezione di Torre de’ Roveri, MarioBarbetta, sta redigendo un libro sulle penne neredisperse in guerra.Raccontato il caso del padre, in breve tempo scopreche il papà, granatiere Luigi Barcella, classe 1912, èsepolto nel Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari.A questo punto, grazie anche al sindaco del paeseRoberto Marchesi, inizia un lungo scambio epistolarecon il Ministero della Difesa, con la speranza diriportare a casa i resti del soldato.Le istanze della famiglia Barcella vengono accolte e,nell’autunno del 2008, alla presenza delle autoritàlocali, i due fratelli, Guido e Luigi, possono finalmentesollevare l’urna del papà avvolta nelTricolore.Dice Luigi: “Mio padre non ha potuto prendermifra le sue braccia, ora sono io che prendo in bracciolui”.La Giunta delibera quindi di realizzare un ossarionel cimitero del paese, dove possano riposare i restidel granatiere Luigi Barcella. Luigi e Guido sorridonodi commozione.Finalmente il papà è a casa».Questo è quanto riportato sul quotidiano locale inquei giorni di ottobre, una cronaca commovente eintensa firmata dal giornalista Bruno Silini.Le note del “silenzio”, l’alzabandiera, l’Inno diMameli, la posa della corona d’alloro al monumentodei Caduti. Ritualità già osservate, con rigorosorispetto, sempre negli anni passati a Torre de’Roveri, ma che stavolta hanno goduto di un particolarebeneficio rendendo ancor più partecipata ecommossa la celebrazione del IV Novembre, organizzatadalla associazioni locali dei combattenti eReduci, insieme ai <strong>Granatieri</strong> bergamaschi, nel centesimoanniversario della conclusione della primaGuerra Mondiale.Una mattinata particolare, riassunta su una scrittache campeggiava su un mezzo militare del 1954, sulIl granatiere Luigi Barcella, di Torre de’ Roveri.quale è stata deposta l’urna del granatiere Luigi,avvolta nel Tricolore, Alamari e berretto del 1°<strong>Granatieri</strong> in vista: “Cara Anna, la guerra ci ha divisi,ma i nostri figli ci hanno riuniti”.E’ stata poi officiata la Santa Messa, con i riti religiosi,la lettura della preghiera del Granatiere, presentile associazioni combattentistiche e d’Arma etutte le sezioni bergamasche della <strong>Associazione</strong><strong>Granatieri</strong> con le colonnelle.Dalla parrocchia poi si e’ snodato il corteo, verso ilcimitero.Al suono del “Silenzio”, dopo le allocuzioni delleautorità civili e militari, del capogruppo degliAlpini e del presidente della sezione <strong>Granatieri</strong> diBergamo, Mario Franchioni, l’urna con i resti delgranatiere Luigi Barcella è stata deposta nell’ossario.Un IV Novembre che ha rafforzato in tutti noi sentimentidi profondo rispetto e riconoscenza versotutti coloro che, come il granatiere Luigi Barcella,chiamati a servire la Patria, hanno lasciato, e ancoraoggi lasciano, gli affetti più profondi per offrire anoi tutti, anche a rischio della vita, la libertà e lapace, concetti che spesso purtroppo non sappiamoapprezzare e difendere.Mario Franchioni11


storiastoria19 APRILE 1943: LA TRAGEDIADELL’AFFONDAMENTO DEL PIROSCAFO «CRISPI»La storia dei battaglioni speciali <strong>Granatieri</strong>, altrimentidefiniti "da sbarco" non è molto nota ai piùanche se quei reparti furono segnati dalla immanetragedia di perdere, con l'affondamento del piroscafo"Crispi", ben 534 granatieri che avrebbero potutocontribuire alla ricostruzione del nuovo EsercitoItaliano dopo l’8 settembre 1943.Ma chi ha avuto la ventura di vivere in quei tragicimomenti, non dimentica. Così ha fatto il granatiereGino Montefusco che ci ha sollecitato a ricordare isuoi camerati più sfortunati, con la garbata letterache segue e le fotografie che pubblichiamo.III btg. Spec.) si fece poi frate a guerra finita.Il prossimo 19 Aprile ricorre il 66° anniversario diquella immane tragedia. Colgo l'occasione per inviare imiei più rispettosi e granatiereschi saluti.Gino MontefuscoVia Arenaccia, 29 80141 NAPOLI - Tel. 081 26 58 28Quattro sottotenenti: (da dx a sx): Capecchi, Pera, GiorgioSpeziale da Vibo Valenzia, Luciano Molè da Bologna.Egregio Direttore,Vi rimetto, alcune foto di granatieri che vissero il tragicopomeriggio dell'affondamento del “Crispi” avvenuto il19 aprile 1943. Le foto mi furono inviate, nel 1955, dalsignor Paolo Bigoni (da Bologna) che giorni dopo lamorte del proprio fratello Luigi, granatiere (anch'egli delIl «Crispi» in navigazione.,Altri ufficiali: (da dx a sx) S .Ten. Alberto Gambini da Bologna,Cap.no Piero Cozzi da Vigevano, S.Ten. Luciano Molè da Bologna,S.Ten. Ruffino.12


storia storiaSTORIA DI «ORDINARIO» SENSODELL’ONESTA’ E DEL DOVEREAllo scopo di ricordare, rinverdire o rendere noto ai piùgiovani, questo importante momento della nostra storia,pubblichiamo qui di seguito un bellissimo articolo ritrovatosul sito Internet dell’<strong>Associazione</strong> Carabinieri.Un soldato italiano nella Seconda GuerraMondialeTre <strong>Granatieri</strong>: (da dx a sx) Botta da Biella, Gino Montefusco daNapoli, Aldo Polidori da Forlì.Nello scrivere la storia della mia famiglia ho narratoun evento bellico che ha visto mio padre Luigi,classe 1915, protagonista di un episodio di «ordinario»senso dell’onestà e del dovere. I fatti si svolseroin questo modo. Nei primi mesi del 1943 Luigisi trovava in forza al deposito del TerzoReggimento <strong>Granatieri</strong> a Viterbo con il grado diSergente Maggiore, in attesa di destinazione alfronte.Le sorti della guerra stavano mutando inesorabilmente:il 4 novembre 1942 il fronte italo-tedesco erastato sfondato a El-Alamein e l’8 dello stesso mesegli angloamericani erano sbarcati nel Nordafricafrancese. Come contromisura l’Asse occupava laCorsica, Nizza e la Francia metropolitana di Vichy.Già nel giugno 1942 era stato costituito un raggruppamentodi Battaglioni <strong>Granatieri</strong> di sbarco dislocatonell’Isola d’Elba. Formato inizialmente didue Battaglioni, nel novembre 1942 taleRaggruppamento, al comando del ColonnelloTrojsi, prese parte all’occupazione della Corsica,presidiando Bastia e Ajaccio. Nell’aprile ’43 fu destinatoin Corsica un terzo battaglione nel qualeprestava servizio mio padre. Luigi si imbarcò aLivorno per Bastia il 18 aprile 1943 sul piroscafo«Francesco Crispi». La nave faceva parte di un convoglioche comprendeva, oltre a un altro trasporto,la «Rossini», il cacciatorpediniere «G. La Masa»,una nave ausiliaria armata e una nave ospedale. Ilconvoglio aveva altresì la protezione di un idrovolanteda ricognizione. Sulla «Crispi» erano imbarcati1300 uomini dei quali - oltre a 130 uomini diequipaggio, 434 soldati di artiglieria dei Corpid’Armata di Modena e di Firenze, a 98 militi dellaMilizia Volontaria Sicurezza <strong>Nazionale</strong> di Firenze edi Imola e a 104 militari isolati - 178 <strong>Granatieri</strong> delPrimo Reggimento e 356 <strong>Granatieri</strong> del TerzoReggimento. La nave trasportava inoltre 12 cannonida 149/35 prolungato, 24 cannoni controcarroda 47/32, altro armamento e munizioni, medicinalie viveri. Mio padre, al quale era stata affidata la cassafortedel Reggimento come addetto all’Amministrazione,aveva l’ordine di non allontanarsi mai dadetta cassaforte e dai due soldati incaricati del suotrasporto. Fatto sta che una volta salito a bordo,aprì la cassaforte e si infilò nelle tasche della divisal’ingente somma in valuta francese e italiana ivicontenuta. Lasciò i soldati a guardia della cassafortevuota e si mise in «libertà».Il giorno dopo, il 19 aprile, la «Crispi», colpita dadue siluri del sottomarino francese «Casablanca»agli ordini del Comandante Picot, andò a picco rapidamentea 18 miglia dall’Isola d’Elba portandocon sé 943 uomini nonché la cassaforte delReggimento vuota. Molti degli uomini perirono traindicibili sofferenze. I primi soccorsi furono prestatidalla nave ausiliaria, da alcuni pescherecci,dalla motolancia del Signor Grimaldi di Bastia accorsoprontamente sul posto. Le salme dei molti<strong>Granatieri</strong> vennero raccolte sulle coste liguri: unatragedia svoltasi sotto gli occhi della restantetruppa imbarcata sull’altra nave «Rossini».Luigi, caduto in mare a seguito della prima esplosione,fu tra i pochi superstiti, rimase in acquaquattro ore e infine fu tratto in salvo miracolosamenteincolume dalla nave di scorta.Proseguì il viaggio per Bastia e appena giunto simise a rapporto del suo comandante al quale consegnòil denaro che aveva «sottratto» dalla cassafortefinita in fondo al mare. Per la grave infrazioneal regolamento militare fu punito, e contestualmente,encomiato per aver salvato con la suainiziativa le paghe del Reggimento.In un’epoca come la nostra in cui quasi si stenta acredere che possano essere esistite persone dalcomportamento oggi considerato eccezionale, tale«ordinario» senso dell’onestà e del dovere era deltutto normale e comune in tanti soldati italiani.Francesco De Angelis13


letti per voiletti per voi«UCCIDI GLI ITALIANI – Gela 1943 – La battaglia dimenticata»di Andrea AugelloMa davvero lo sbarco degli Alleati inSicilia nel luglio del 1943 avvenne inmaniera indolore, davvero americani einglesi furono accolti come liberatoricon l’Esercito Italiano (ancora schieratoal fianco dei tedeschi) a stendere tappetirossi sulle spiagge orientali dell’isola?Ci furono battaglie, ci furono cannoneggiamenti,bombardamenti, scontri violentissimi.Migliaia di soldati morti. Ci fula cruenta battaglia di Gela. E poi ci ful’oblio. Con la fine delle ostilità venne introdotta una versione edulcoratadei fatti, come se l’occupazione della Sicilia fosse avvenuta in manierapacifica, una sorta di marcia trionfale acclamata dalla popolazione.Non fu proprio così. Uno squarcio di realtà oltre lo stereotipo accreditatoin questi sessantasei anni viene offerto dal volume di AndreaAugello dal titolo «Uccidi gli italiani» che nel sommario annuncia: Gela1943 - La battaglia dimenticata (Mursia editore, 200 pagine, 15 euro).Un libro scritto da uno studioso di destra che tuttavia viene riconosciutonella sua obiettività da una postfazione di Anna Finocchiaro, siciliana,nota parlamentare del Partito Democratico.Il titolo non è casuale. Scrive l’autore: «I britannici distribuirono allatruppa un libretto intitolato “The Sicily Zone Handbook”. L’indicazione era di diffidare della popolazione. Per aiutarei paracadutisti lanciati oltre le linee a riconoscere i loro commilitoni provenienti dalle spiagge, la parola d’ordineera «Uccidi gli italiani». Il generale Patton era stato molto più colorito. Rivolgendosi ai suoi ufficiali alla vigiliadello sbarco aveva usato la famosa formula: «Kill, kill and kill, some... Se si arrendono quando tu sei a 2-300 metrida loro, non pensare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola e poi spara. Si fottano. Nessun prigioniero».La Settima Armata americana puntò a sbarcare settantamila uomini con 250 mezzi corazzati lungo un fronte di 58chilometri lungo la costa della Sicilia Orientale. Lo sbarco vero e proprio ebbe inizio alle 2 del mattino del 10 lugliodel 1943. Nella zona di Gela gli italiani schieravano una prima linea formata da quattro battaglioni dei reggimenticostieri. Più indietro una compagnia di bersaglieri, una di mitraglieri e una autotrasportata con una dozzina di carriarmati leggeri semoventi. Indietro la divisione «Livorno» e la divisione tedesca «Goering». Gli americani sbarcaronosulla sabbia di Gela alle 2.45, i ranger corsero all’assalto. I carabinieri presero posizione nell’ex hotel Trinacria.Lo scontro divampò anche vicino alla diga, nelle vie del paese. Morirono anche dei civili. Alla foce del fiume Dirillocaddero tutti gli uomini di un plotone costiero. In questa prima notte dello sbarco e nella sola zona di Licata perserola vita 173 americani, 123 italiani e 40 tedeschi. Alla mattina irruppero i piccoli carri armati italiani, fanti armati dimoschetti e mitragliatrici. I carri erano del modello Renault 35 e Fiat 3000, niente a che vedere con Tigre o Sherman.Ma incredibilmente travolsero gli avamposti americani insieme ai bersaglieri. Iniziò il bombardamento costiero dellenavi americane, ma i piccoli carri non si fermarono e scavalcarono anche l’ultima linea di difesa lungo la ferrovia.Primo a passare fu il tenente Navari, il suo carro però si fermò nelle vie del paese, il pilota scese, riuscì a farlo ripartireusando la manovella, ma venne colpito a morte. Angelo Navari si affacciò dalla torretta, vide il suo pilotaesanime. Chiuse il portello e ripartì alla carica verso il centro di Gela. Degli altri piccoli carri armati non c’era piùtraccia, Navari continuò la sua corsa, arrivò fino alla chiesa, a 300 metri dalle spiagge: aveva tagliato a metà la testadi sbarco americana.Il carro venne colpito a un cingolo, Navari uscì dalla torretta, fu circondato dagli americani che fecero fuoco e lo uccisero.L’epopea di Navari diventò argomento dei cantastorie siciliani, al pari di Orlando e dei suoi paladini.La battaglia continuava, scese in campo la divisione «Livorno»; la «Hermann Goering» comparve nel pomeriggio etravolse le posizioni americane avanzate. Il tramonto colse i due schieramenti in una posizione di equilibrio.Ben diversamente le cose erano andate in altra zona per l’ottava Armata del generale Montgomery, che invece avevaconquistato Siracusa e la piazza di Augusta. Ma qui a Scoglitti, Gela e Licata il generale Guzzoni, comandante delleforze italiane, non aveva nessuna intenzione di abbandonare il campo: aveva messo in difficoltà gli Alleati e si ren-14


letti per voi letti per voideva conto di avere delle possibilità di successo.Scrive l’autore: «Ma, come Guzzoni aveva previsto fin dal primo rapportoinviato a Roma, ora c’è il rischio che, nel momento decisivo, nonsi riesca a respingere in mare l’invasione proprio per la mancanza diadeguate riserve mobili». La notte fra il 10 e l’11 la «Livorno» e la«Goering» prepararono lo schieramento per il nuovo attacco contro leforze Usa fra Gela e Scoglitti. L’offensiva partì di prima mattina, silanciarono all’attacco anche gli aerei tedeschi e italiani che cercaronodi disturbare la flotta in modo che alleggerisse i bombardamenti sullacosta. Alle 6:30 partì l’attacco della «Livorno». Il terzo battaglionedella divisione arrivò tra le prime case del paese, a due chilometridalla spiaggia. Alle 11:00 le principali linee americane cedevano inpiù punti. La «Goering» era a mille e cinquecento metri dal mare.Scrive Augello: «Gli italiani intercettano un messaggio radio diPatton che ordina il reimbarco. Questo episodio verrà in seguito negatocon forza dagli americani, ma il generale Faldella, Capo di Stato Maggiore del generale Guzzoni, lo riferisce citandoun documento di cui rimane menzione nel Diario della Sesta Armata italiana».Ma il reimbarco non avvenne. Patton si affidò alla potenza di fuoco della flotta, migliaia di colpi micidiali. La battagliadi Gela si sbloccò a favore degli Alleati attorno a mezzogiorno quando al diluvio di colpi provenienti dallenavi si aggiunse l’arrivo di una colonna di carri Sherman provenienti da Licata. Ma i combattimenti continuaronoper tutto il giorno e la notte seguente. «Gli ultimi a resistere, fino alle 7:30 del 12 luglio, sono gli artiglieri della compagniacannoni del Gruppo mobile “E”. Esaurite le munizioni dei pezzi di artiglieria, si difendono con bombe amano e fucili... L’alba del 12 luglio illumina un campo di battaglia che non dovrebbe essere dimenticato: 2.000 soldatie 214 ufficiali italiani giacciono senza vita, mescolati e confusi ai loro avversari americani che, tra morti, feriti edispersi, sommano 2.300 vittime. Infine i tedeschi hanno perduto 600 soldati e 30 ufficiali. Dal giorno dello sbarcosono deceduti circa 3.300 italiani e 800 tedeschi». Non si è mai conosciuto l’esatto numero di morti americani, ma sipuò affermare che durante l’intera battaglia di Gela morirono fra tutti almeno settemila uomini.Al termine del libro, Andrea Augello si domanda come sia nata la leggenda di una Sicilia abbandonata agli Alleatiquasi senza combattere e fa riferimento a un «pregiudizio razziale» angloamericano che sottovalutava gli italiani avantaggio dei tedeschi. E scrive: «Nel prosieguo della campagna subentrò un più sottile disegno politico. Il territoriooccupato doveva essere amministrato, limitando al minimo ogni problema: in questa chiave la comunità italo-americana,in prima fila i picciotti di Brooklyn, fu considerata una risorsa... Ma in realtà i cosiddetti uomini d’onore furonoabili soprattutto nel dilatare i loro meriti agli occhi dei servizi segreti americani, ai quali non fornirono nessuninsostituibile supporto dal punto di vista militare e/o dell’intelligence».Dall’ «Eco di Bergamo» del 17 aprile 2009Paolo AresiSe l’ipotesi che gli «amici degli amici» abbiano avutoun ruolo decisivo nello sbarco angloamericano inSicilia è da scartare, è tuttavia innegabile che gli alleatisi servirono dell’aiuto di personaggi del calibro diCalogero Vizzini e Giuseppe Genco Russo per mantenerel’ordine nell’isola occupata e il boss americanoVito Genovese , nonostante fosse ricercato dalla poliziastatunitense, divenne l’interprete di fiducia di CharlesPoletti, capo del comando militare alleato.Il boss Calogero Vizzini.Gela, 10 luglio 1943, sbarco della VII^Armata USA.Vito Genovese in uniformeamericana posa vicino a SalvatoreGiuliano.15


<strong>Speciale</strong> Raduno<strong>Speciale</strong> RadunoCRONACHE DEL RADUNODopo una lunga attesa e numerosi solleciti,abbiamo ricevuto un «mare» di fotografie(circa 4.000) e alcuni testi sulRaduno a Torino. Mancava, comunque,una cronaca vera e propria perché i nonpochi volenterosi che hanno scritto sull’eventoci hanno spedito dei testi che, nelcontenuto, possono essere considerati delleriflessioni personali e non la cronaca che ciaspettavamo.Abbiamo cercato di sopperire a questa carenzautilizzando due scritti veramentesingolari e emblematici. Gli autori, infatti,appartengono a generazioni decisamentedistanti dal punto di vista anagrafico (potrebberoessere padre e figlio) e dal loro differentepunto di vista ci offrono una cronacadel Raduno da ritenere, nel complesso,abbastanza interessante. Unicopunto di contatto fra i due, l’appartenenzaal Corpo degli Alamari e l’orgoglio di essere<strong>Granatieri</strong>. Il tutto a distanza di unagenerazione.La Bandiera di guerra raggiunge lo schieramento.Segue: cronaca di un vecchio brontolone ela cronaca di un giovane rampanteCRONACA DI UN VECCHIO BRONTOLONEDopo una levataccia mattutina, ormai non più normale per chi scrive, giunto con gli occhi ancora mezzichiusi alla Caserma Ruffo, mi è stato indicato il luogo dove parcheggiare.Subito dopo, tutti sul bus che doveva condurci a Torino.A bordo, tra gli altri, c’erano tre giovani ultra ottuagenari: Holzer, Coen e Natalizzi nonché le signoreSilvana Smecca e Lina Baiardi, vedove di nostri commilitoni. Facevano parte della comitiva, inoltre, ancheil generale Rodolfo Stornelli, già direttore generale della Sanità Militare accompagnato dalla signora, il generaleMichele Anaclerio, anche lui con la signora.16


<strong>Speciale</strong> Raduno<strong>Speciale</strong> Radunosolo museo Egizio, il più granded’Europa. La sera, ci siamo ritrovatitutti all’interno dello StadioPrimo Nebiolo al parco Ruffiniper assistere al Carosello storico.Lo stadio era stracolmo dispettatori con o senza Alamari.La perfetta regia dell’amicoPellicanò, l’ammirevole esecuzionedelle musiche del maestroMorlungo, hanno reso lo spettacolopiacevole, interessante edemozionante.Mentre sfilavano le uniformiL’atmosfera sul mezzo era quellada giorno di festa, comequando da ragazzi si andava allagita scolastica di fine anno.Poco dopo Orte, il solito buonBucci, penna e blocco notes allamano, ha iniziato a fare il girodei soci per la raccolta dei denariper la gita; inoltre, come unvero e proprio «Vù cumprà» (glimancava solo il banchetto!), havenduto: cravatte, foulard, baveri,al mero prezzo di costo.Dopo circa nove ore di viaggio,personalmente con un mal direni della malora, abbiamo poggiatoil piede sul suolo torinese.Giunti alla foresteria, assegnazionedelle camere, poi cena alcircolo ufficiali. Quest’ultima organizzatain maniera egregia dainostri dirigenti. Poi tutti a nanna,anche perché, essendo in massimaparte non più tanto giovanissimi,eravamo tutti stanchi.Camera divisa con un altro vecchioGranatiere, questi di corporaturamassiccia, aveva un difetto,durante il sonno russavacome una vecchia locomotiva.Al mattino seguente, svegliaprima dell’alba, forse anche pereffetto del cambio del letto,abluzioni personali, colazione epoi tutti in Cattedrale per laSanta Messa officiata da SuaEminenza, coadiuvato da duegranatieri: padre DefendenteBelotti e don Renzo Fanfani. Poi,liberi, a spasso per la città.Visitare una città storica comeTorino, in mezza giornata è praticamenteimpossibile, quin-di,con altri baldi giovani come me(sic), abbiamo scelto di visitare ildelle varie epoche, in particolarequelle in uso nell’ultimo conflitto,molti degli spettatori, avevanole lacrime agli occhi.Applausi scroscianti hanno segnatoi vari passaggi scenografici.Un bravo di vero cuore a chi17


<strong>Speciale</strong> Raduno<strong>Speciale</strong> Radunoha saputo organizzare, anche se con limitatezza dimezzi, un così bello spettacolo.Al mattino seguente, a conclusione della manifestazione,ammassamento a piazza VittorioEm-anuele per i discorsi e la sfilata finale.Hanno parlato, nell’ordine, il Presidente nazionaledell’ANGS, Mario Buscemi; il Sottocapodi SM, generale Gibellino; il comandantedella Regione militare Nord, generale Caravezzae, per il Governo, il sottosegretario allaDifesa on. Crosetto. Sono stati inoltre letti imessaggi del Capo dello Stato e del Ministrodella Difesa.Schierati, insieme ai nostri <strong>Granatieri</strong>, c’erano anche alcuni appartenenti alla Guardia reale della ReginaElisabetta d’Inghilterra.La sfilata che è seguita si è svolta sotto una pioggia incessante che ci ha reso fradici come pulcini.Sfilavano sulle note dalla Musica d’ordinanza seguita dal colonnello Gajani Billi che accompagnava laBandiera di Guerra del 1° <strong>Granatieri</strong>. Di seguito, il Medagliere nazionale e le Colonnelle delle sezioni ditutta l’Italia. Fra queste, quella di L’Aquila, abbrunata in ricordo delle vittime del recente terremoto, haricevuto calorosi applausi di solidarietà.Sfilavano con noi, anche reparti dei Carabinieri, della Marina e del Corpo delle Infermiere volontarie.Nel pomeriggio, subito dopo il pranzo sociale, abbiamo fatto ritorno a Roma. Sempre sotto la pioggia.Penso che tutti i partecipanti erano come me distrutti dalla fatica e dalla stanchezza, ma molto soddisfattinello spirito.CRONACA DI UN GIOVANE RAMPANTEAlpha BetaTorino 18 aprile 2009: una data che sarà ricordata a lungo da tutti i <strong>Granatieri</strong>.Partenza da Roma, dopo aver lasciato i <strong>Granatieri</strong> apresidio della capitale nell’operazione «Strade sicure».Il tempo si preannunciava incerto… anzi si prevedevapioggia torrenziale, ma i <strong>Granatieri</strong> graniticiche nei loro 350 anni sono stati sotto la pioggia, maanche piegati dal vento, nelle fredde lande russe ocome quelle che ancora oggi sono cotte dal sole africano…non hanno sicuramente incertezza.La nostra storia inizia con due granatieri che partonoalla volta di Torino; sull’Aurelia «El Condor» e«Little Chicken»; questi incontrano una leggerapioggia che subito si trasforma in tempesta e nubifragionella bretella tra Pisa e Livorno… (chissàperché? ndr). Loro, però, sono fiduciosi e dopo essersibeccati un raffreddore e aver attraversato la toscana (oh bimbi!), la Liguria (con sconto alla cassadello 0,00010 %), approdano in Piemonte (bicerin , gianduiotti e Fiat da corsa).Una consistente rappresentanza del reggimento, con a capo il nostro comandante, colonnello LorenzoGajani Billi, già è stanziata a Torino ex capitale e città natale di noi granatieri.Subito si respira aria di festa, nei negozi del centro con manifesti e manichini vestiti con le nostreuniformi storiche e fra caffé fumanti e spremute di arance salutari, consumate nel bar di Natascia e Anna.Stranamente c’è il sole, anzi sembra una giornata primaverile; tutti noi granatieri veniamo ricevuti, ovviamente,dal primo cittadino, il sindaco Chiamparino, che per la prima volta concede all’intero corpo18


<strong>Speciale</strong> Raduno<strong>Speciale</strong> Radunodei granatieri (cioè granatieri in servizio e in congedo)la cittadinanza onoraria.La saletta rossa, nel Palazzo di città, sede del comune,ospita una ricca e particolareggiata conferenzasui granatieri.Subito dopo, rinfresco e foto con le Royal Guardinglesi, invitate dal grande granatiere PierandreaFerro… il quale giustamente faceva notare loro itre anni di anzianità in più dei granatieri italiani…1659 noi 1662 loro.Dopo tanto convivio e passeggiata in viaGaribaldi, con un pezzo di Sicilia a Torino, rappresentatoda Mary e Simona, il giorno dopo, 17aprile, Messa al Duomo.Che emozione vedere un intera chiesa rivestita dialamari bianchi e rossi e tutti i labari delle varie sezioni granatieresche disseminate in Italia!Il tempo sembrava favorevole e a volte veniva in mente un classico… «I <strong>Granatieri</strong> hanno di nuovo portatoil sole»… ma, si sbagliavano.Il 18 aprile, la giornata appariva nuvolosa ma non appena ci siamo schierati il cielo non è stato propizio…pioggia fitta su tutto lo schieramento composto da: una compagnia di <strong>Granatieri</strong>, una compagnia diCarabinieri, una di Finanzieri, la rappresentanza delle Royal Guard (gli unici contenti della pioggia) eper finire una compagnia diInfer-miere volontarie, con le loromassime autorità l’insuperabileSo-rella Mila Braghetti Peretti el’inossidabile Sorella Dialuce.Nella tribuna autorità, tutte lecolonne portanti dei granatieri inservizio e non: i generali DelCasale, Venci, Ferrandu e il colonnelloRaudino, ma anche l’ineguagliabilegenerale Buscemi,che da Presidente dell’<strong>Associazione</strong>ha ricordato i granatieri diieri e di oggi e di come sempre inprima linea servono l’ Italiaanche nel recente terremotodell’Abruzzo.Dopo un piccolo break con granatieriultras con a capo il gra Nervoe brasiliane… un pranzo spettacolarealla Scuola di Applicazionedove granatieri in servizio e nonhanno concluso i 350 anni di storia. Le note dei pifferi della musica di ordinanza del maestro 1° Mar.Morlungo si diffondono nella città dalla piazza più grande ma anche fra i soldati in piombo della mostrarealizzata dal generale Bonelli al circolo ufficiali.Rimane sempre quella sottile vena di malinconia che ti stringe il cuore ma con la consapevolezza di volerancora andare avanti come l’instancabile granatiere Walter Costamagna cui tutti noi dobbiamo esseregrati per l’organizzazione, che con passo lento e cadenzato si accinge verso il prossimo traguardo…i 400 anni .Un ringraziamento và a Roberto, Antonio cc e Mirko, che al Marabù mi hanno aiutato a ricordare questoparticolare evento.Cap. Lorenzo Laurano (El Condor)19


<strong>Speciale</strong> Raduno<strong>Speciale</strong> RadunoTRECENTOCINQUANTA ANNI... e non per tutti!Piace prendere in prestito l’idioma,parlato ai tempi del serviziodi leva obbligatorio, usatodal militare prossimo al congedoche ironicamente dava l’idea dell’orgogliodi una posizione digioia mista a privilegio.Questo è quello che sembra traspariredagli sguardi dei <strong>Granatieri</strong>,in armi ed in congedo,giunti a Torino, dal 16 al 19 aprile2009, per celebrare il trecentocinquantenariodella costituzionedel Corpo.E’ una affermazione che esprimeil senso di appartenenza ad unarealtà nazionale invidiabile.Nessuno può vantare una similelongevità. Lo possono solo i<strong>Granatieri</strong>.Auguri! Sembrano pronunciarei cittadini di una Torino che consenso materno accoglie con affettoi suoi figli maggiori che adogni anniversario miliare sentonoil bisogno di ritornare nelgrembo materno.E come tutti i figli anche i<strong>Granatieri</strong> aspettano il regaloper la festa di compleanno.E Torino non si tira indietro.Vuole essere sicura che questifigli saranno sempre suoi.E nel giorno dell’anniversario liproclama cittadini onorari.Un privilegio riservato a pochi.Difatti dopo un Seminario sulrapporto madre-figli (I <strong>Granatieri</strong>e la città di Torino) tenuto ilgiorno precedente presso ilCircolo Ufficiali, con attiguaesposizione di cimeli commemoratividel connubio, il giorno 17aprile presso il «Palazzo di città»,alla presenza delle più alteAutorità della Regione Piemontee della città di Torino, al 1°Reggimento, erede di tutte le tradizioni,viene concessa la cittadinanzaonoraria.I <strong>Granatieri</strong> non vogliono essereda meno.Regalano alla città un concertonella sua più bella piazza(Piazza San Carlo) ed unCarosello Storico indimenticabile(Grazie Pellicanò).Nel giorno di festa, nonostanteil tempo inclemente, si vestonocon l’abito più bello e sfilano orgogliositra le strade cittadine.«Il lustro e gli onori, che per tempoconferiti vengono ai giovani estinguersoglion, per quello che appare,ogni ardore in quelle nature, chenon sono che leggermente infiammatedal desiderio della gloria; e saziarnesubito la sete e l’avidità; maquelli che hanno un pensar sodo ecostante, indotti sono invece da talionori a volersi fare viè più grandi epiù chiari, eccitati quasi dal vento,o portati a far belle imprese.Imperciocchè non si appagano già,quasi ricevuta abbiano la loro mercede:ma tengono di aver dato inquelle prime azioni quasi un saggio,ed un pegno delle altre che sarebberoposcia per fare, e si vergognanodi abbandonare la gloria che s’avevanacquistata, e di non accrescerlacon altre lor gesta»(Plutarco: Vita di Coriolano).Sono ... e non per tutti! Il buonseme, lievitato e coltivato bene,porta sempre buoni frutti.Per i giovani, magari anche pernoi, arrivederci ai quattrocento!Erbon20


<strong>Speciale</strong> Raduno<strong>Speciale</strong> RadunoPENSIERI DI UN GRANATIERENEL TRECENTOCINQUANTENARIO DEL CORPOAd ogni raduno ci si chiede: «quanti anni sono trascorsi dal giorno nel quale, col deporre l’uniforme,si staccò da noi il simbolo tangibile della nostra identità?»Il tempo passa veloce, segnando il ritmo infernale della vita moderna, cancellando dalla memoriai ricordi dolci e cari con la spugna del diuturno lavoro che si riassume nella dura lotta per l’esistenza.Ci sembra che solo ieri sia avvenuto il distacco dalla famiglia di elezione per ritornare a casa, trala famiglia che ha trepidato, che ha gioito e pianto, che ha atteso con fiduciosa speranza.Gli anni sono passati; la gioia ed il dolore di altri tempi si sono affinati nella lontananza e unapunta di malinconia lieve si genera nei ricordi.Si ricorda l’amico carissimo; si ricorda l’amico sincero, affezionato e leale col quale si divise ilpane, il gruzzolo e la sigaretta: col quale si rise e si pianse, col quale ci si confidò ottenendone lamassima confidenza; all’amico con cui si condivise tutto, che non ebbe segreti, che seppe trovarela parola di conforto quando se ne ebbe bisogno, che fu di sprone e di incitamento nell’azione.Nasce così nell’animo la malinconia del ricordo.Tuttavia una gioia ci invade e ci prende vicino al cuore sentendo la risposta data dalla memoriache riporta, magari velato dalla lontananza, l’episodio lieto o triste, il fatto che un giorno passòcome insignificante e che oggi assurge in tutta la sua profondità ed il suo significato.Fummo <strong>Granatieri</strong>; portammo l’uniforme con fierezza; custodimmo un pesantissimo fardello ultrasecolaredi glorie pazientemente accumulate con costanza da migliaia e migliaia di nostripredecessori, volemmo con fermezza mantenere immacolato il candore degli alamari che portammocon orgoglio.E’ necessario coltivare la religione del passato; bisogna ricordare, ricordare sempre.Nei ricordi è la forza di ieri; in essi risiede quella di oggi e ad essi si attinge quella del domaniche si attenderà con immutata fede e con ardente speranza.Ernesto Bonelli21


<strong>Speciale</strong> Raduno<strong>Speciale</strong> RadunoTORINO 18 APRILE ORE 21:VIAGGIO NEL TEMPOPoche ore fa mi hanno detto che avremo fatto partedel Carosello Storico per il 350° dei <strong>Granatieri</strong>.Subito ho pensato a uno scherzo: io a 51 anni eormai a 30 dal mio servizio di leva?E invece no, è tutto vero e ancora non me ne rendoconto in pieno mentre, seguendo l’amico ValterCostamagna, entriamo marciando sul terreno.«Sinist, dest, sinist, dest… ». Esitiamo per un passoo due, poi marciare sulla cadenza della Banda ritornadi botto naturale, il tacco martella il terreno,la schiena si raddrizza alla faccia dell’artrosi.Non vedo più i ragazzi del 1°; il loro movimento liha portati alle nostre spalle, scorgo solo la tribunache si avvicina… e poi, a pochi metri dietro di me,esplode il canto che ogni volta mi dà uno scossoneal cuore: «Siamo Granatier, superbi e fier…».E’come essere avvolti da un’onda di affetto, di ricordi,di storia, mentre i <strong>Granatieri</strong> in servizio dapprimaci affiancano, poi ci superano e mentre noi eseguiamo la contromarcia, intersecano la nostra traiettoria.Un Granatiere in mimetica mi incrocia da dietro, mentre uno in divisa risorgimentale attraversa suldavanti sibilando: «Daje così, bravi!».Siamo sull’attenti, mentre la tribuna esplode nell’applauso finale e si susseguono le grida di: «Bravi!Grandi!». Sono ovviamente per i ragazzi, lo so e vorrei gridarglielo anch’io, ma siamo talmente orgogliosie felici noi <strong>Granatieri</strong> in congedo che nessuno osa guardare il vicino, nella certezza di vederne gli occhilucidi come i propri.Grazie ragazzi. Grazie Morlingo, grazie Pellicanò: stanotte ci avete fato viaggiare nel tempo per unCarosello da tenere nel cuore come un gioiello da riguardare negli anni.Pier Andrea Ferro22


<strong>Speciale</strong> Raduno<strong>Speciale</strong> RadunoA TORINO C’ERANO ANCHE GLI UFFICIALIDEL 23° CORSO AUCNon tutti sanno che presso laSezione di Roma esiste, dasempre, un nucleo coeso ed entusiastadi Ufficiali di complementoprovenienti dal 23° CorsoAUC.In occasione del 350° dellaSpecialità, loro compivano il 50°anniversario degli Alamari.Hanno, pertanto, pensato di festeggiarele due ricorrenze inmaniera abbastanza singolare.Da «massicci», quali hannosempre dimostrato di essere,hanno voluto partecipare al Raduno in uniforme da combattimento con tuta mimetica. E così hanno sfilatoal seguito del loro gagliardetto, suscitando l’interesse e l’ammirazione di quanti li hanno visti.Ecco la foto che li ritrae.Da sinistra, Mario Crescenzi, Lelio Mastropierro, Roberto Di Pierro, Fulvio Magno, Franco Falciola,Giuseppe Tesi, Arsenio Rossoni, Carlo Siena. L’alfiere che si intravede è il sergente Riccado Siena figliodi Carlo.UNA CHICCA PER I FILATELICIGrazie ai buoni uffici dell’on. Marco Marsilio, giàgranatiere del 2° battaglione e attualmente deputatoal Parlamento nazionale, e al premuroso epressante interessamento del generale ErnestoBonelli, si è riuscito a ottenere quanto sembravaquasi impossibile a detta di alcuni sedicentiesperti, sempre pronti a parlare e mai a realizzare.La ricorrenza del 350° anniversario è stata ricordatadalle Poste italiane con l’emissione di un bellissimofrancobollo, lastampa di una cartolinae la realizzazione di unannullo speciale che haavuto un enorme successofra gli appassionatidel settore e fratutti i radunisti che nehanno fatto un oggettoricordo.Fotografia della cartolina con francobollo e timbro.Il granatiere, on. Marco MarsilioLa nostra più sincera gratitudine ai granatieri Marsilio e Bonelli.23


associativaattività associativaREDDITI 2008: DESTINATE TE IL 5 PER MILLE IRPEFALL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE GRANATIERI DI SARDEGNAFinalmente, la nostra <strong>Associazione</strong>, ha ottenuto l'iscrizione nell'albo delle associazioni che, sullabase dell'art. 10 del D.lgs n. 460 del 1997, possono essere destinatarie del 5 per mille IRPEF deicontribuenti.Pertanto, al momento della compilazione dei Modelli CUD (Allegato A) o UNICO PF (pagina 4),negli spazi destinati alle eventuali opzioni del contribuente (I° Riquadro intestato : "sostegno delvolontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale…) occorre, apporre la propriafirma e scrivervi sotto il Codice Fiscale del beneficiario che, per l'ANGS è:03073220588Con questa semplice operazione, che al contribuente non comporta oneri aggiuntivi, il 5 per milledel vostro imponibile IRPEF verrà automaticamente accreditato all'<strong>Associazione</strong>.LA SEZIONE DI ROMA RICORDA I GRANDI VISITATORIDAL XVII AL XIX SECOLONell’ambito delle attività culturaliperiodicamente espletatenella Sezione di Roma la signorinaGermana Palmiotti, laureandain Beni Culturali per ilTurismo presso l’Università diTor Vergata e già guida turisticoculturalepresso il nostro sodalizio,nonché figlia e nipote diUfficiali dei <strong>Granatieri</strong>, ha tenutouna conferenza sul tema «GrandTour 1600-1850», il tema da leiscelto per la tesi di laurea chepresenterà nella prima decade dimaggio.La giovane e graziosa relatriceha riscosso, da parte del foltopubblico presente, un notevolesuccesso personale commentando,con dovizia di particolari,i viaggi di formazione culturalefatti dai giovani aristocratici europeia partire dall’inizio delXVII secolo fino a quelli dell’ultimametà del XIX e dagli artisti eletterati come Johann WolfgangGoethe, Guy de Maupassant eMontesquieu che venivano inItalia nello stesso periodo per approfondirele loro conoscenze attraversolo studio dell’archeologia,dell’arte e della storia delnostro paese.La presentazione della relatrice da parte delPresidente Sorvillo.Johann Wolfgang Goethe, visitò l’Italia nelperiodo 1786-1788.24


attività attività associativaANNUALE INCONTRO PRENATALIZIO DEI GRANATIERI CAMPANICome ogni anno, i granatiericampani si sono riuniti per il consuetoappuntamento prenatalizioil 14 dicembre 2008.Assai gradite sono state le presenzedei generali Antonio Lattanzio eGiampaolo Turrini, accompagnatidalle rispettive signore.Dopo la celebrazione della SantaMessa, celebrata nella cappelladell’istituto «Bartolo Longo», particolarecurata nel suo coinvolgimentoliturgico e al termine dellaquale è stata letta la «Preghiera delGranatiere», le Colonnelle hannofatto buona mostra per le foto ricordonel cortile dell’istituto.La riunione conviviale si è svoltapresso l’albergo «Cetus», nellosplendido scenario della costieraamalfitana. Durante il convivio ilPresidente regionale ha avuto paroledi ringraziamento per la presenzadei granatieri campani durantele cerimonie dell’anno appenatrascorso ed auspicando unamassiccia partecipazione al prossimoraduno nazionale di Torino,ha avuto parole di elogio per lemogli dei granatieri che, con la propriapresenza, comprovano la vitalitàdelle sezioni e la serietà dell’impegnodei rispettivi presidenti.GIOVANI AMICI ALLA CERIMONIA DI DON ALBERTO GENOVESEIn occasione della commemorazionein onore di don AlbertoGenovese Duca di San Pietro il 18febbraio a Roma, presso la basilicadi Santa Maria degli Angeli, eranopresenti anche la Colonnella delCentro regionale Puglia e quelladella Sezione di Corato accompagnatedal presidente regionaleGiuseppe Caldarola, affiancatodagli amici della sezione diTorremaggiore (FG).Lo spirito di quella giornata memorabileconsiste anche nell’in-25


associativaattività associativacontrarsi con i commilitoni e congli amici <strong>Granatieri</strong>, ma è anchequello di promuovere tra i giovanilo spirito dell’attività associativa,la storia e il percorso, attraversole manifestazioni cheimmancabilmente ogni anno si ripetonoper ricordare quei valori acui siamo tutti legati.Ne è dimostrazione la presenza,accanto alla Colonnella pugliese,del più giovane «amico» dei <strong>Granatieri</strong>,il piccolo Giuseppe di ottoanni, figlio del granatiere in congedoStefano Mastrodomenico del3° scaglione 86, iscritto presso lasezione di Torremaggiore (FG).Al termine della cerimonia, il piccoloGiuseppe, accompagnato daigenitori, ha preso parte al pranzosociale tenutosi presso la caserma«Gandin», dove il padre prestavaservizio sotto gli ordini del colonnelloLattanzio .Dopo lo scambio di saluti con ipresenti e la visita della caserma,la famiglia del piccolo GiuseppeMastrodomenico ha deciso chesarà presente anche al prossimoappuntamento a Torino con tuttigli amici <strong>Granatieri</strong> pugliesi.Stefano MastrodomenicoRICORDATII CADUTI A CESAROLODomenica 8 marzo 2009, l’<strong>Associazione</strong><strong>Nazionale</strong> <strong>Granatieri</strong> diSardegna con le AssociazioniCombattentistiche e Reduci diCesarolo e dì San Michele alTagliamento e con la collaborazionedell’Amministrazione Comunale,hanno organizzato l’89 aedizione della Cerimonia in ricordodei caduti, dei dispersi e deireduci di tutte le guerre.Dopo un sobrio rinfresco nelPiazzale del Bar del SAI in Viadella Conciliazione, la manifestazioneè iniziata con la sfilata deiconvenuti a seguito della BandaCittadina, fino alla Chiesa dove siè celebrata la Santa Messa in suffragiodei caduti. Celebrante eramonsignor Moretto, il quale, nelcorso dell’omelia, ci ha esortato amantener vive queste consuetudiniper dare un esempio ai giovani.Presente alla cerimonia il Sindacodi San Michele al Tagliamento,dott. Giorgio Vizzon e varie Autoritàcivili e militari.Dopo la Santa Messa, in sfilatasino al monumento ai caduti chericordiamo è stato costruito persecondo in Italia, dopo la primaguerra mondiale.Si è proceduto, quindi, all’ alzabandierae alla deposizione di una coronad’alloro. A seguire, il discorsocommemorativo del Sindaco, cheha elogiato la presenza di circa 80bandiere e in particolare dei <strong>Granatieri</strong>che partecipavano con 12Colonnelle del Veneto e dal vicinoFriuli. Fra queste, particolarmenteapprezzata quella della provinciadi Modena.Molto soddisfatti della riuscitadella manifestazione, il presidentedella locale Sezione ANGS,Giovanni Bivi e i due Presidentiregionali del Veneto e del FriuliMarian e Ros.Dopo la Cerimonia, come da consuetudineormai consolidata,tutti i convenuti hanno consumatoil “Rancio sociale” al ristorante“Vecchia Fattoria” diCesarolo.Lino Marian26


attività attività associativaBOLOGNA RICORDA DON FRANZONIDomenica 8 marzo 2009, a Bolognapresso la Chiesa parrocchialedi Santa Maria delle Grazie (per ibolognesi il luogo sacro è conosciutocome la Chiesa della Cavalleria),si è celebrata una SantaMessa in ricordo di monsignorEnelio Franzoni, Medaglia d’oroal Valor militare, già reduce dellaprigionia in Russia.Alla cerimonia, oltre al numerosopubblico, erano presenti Autoritàcivili e militari del capoluogo emiliano-romagnoloe le Associazionicombattentistiche e d’arma con inevidenza i <strong>Granatieri</strong> di Sardegnacon la Colonnella della Sezione«MOVM Alfonso Samoggia», accompagnatadal Presidente regionaleRoberto Padovani e da ungruppo di <strong>Granatieri</strong> bolognesi.Dopo il rito religioso, nellaCaserma «Mameli», sede dellabrigata aeromobile «Friuli», si èMonsignor Enelio Franzoni.tenuta una interessante conferenzasulla figura di monsignorFranzoni e del suo eroico comportamentodurante la campagnadi Russia e nella prigionia.La giornata si è conclusa con unincontro conviviale che ha visto lapartecipazione dei convenuti e deimilitari della Caserma ospitante.Sempre in tema di memoria storica,è opportuno ricordare che il26 gennaio 2009, a Castelmaggiore,un comune alle porte di Bologna, èstata inaugurata una Rotonda dedicataai Martiri delle Foibe. Allacerimonia erano presenti leAssociazioni d’arma, in particolarei Bersaglieri con una fanfara che hasuonato l’Inno nazionale e il Silenziofuori ordinanza.L’onorevole avvocato FilippoBerselli, che ha presieduto la cerimonia,stringendo la mano a chiscrive lo ha salutato dicendogli:«Ciao Granatiere».Giorgio SelleriLA CULTURA È DI CASA ALLA SEZIONE DI ROMANell’ambito della programmazionedelle conferenze mensilirelative ad argomenti di cultura,storia e attualità varia, il 25marzo 2009, nei locali della sezioneromana si è tenuta un’interessanteconferenza su un temadi attualissimo interesse: le fontienergetiche.Relatore dell’argomento, il socio,granatiere generale Saverio Cascone.L’amico Saverio, con molta chiarezza,derivante dall’uso di unlinguaggio piano e comprensibileai più, ha spiegato al numerosopubblico presente in sala, i misteridelle fonti energetiche liquidee gassose. In particolare,come le stesse arrivino in Europaattraverso delle condutture chedalla Russia, passano per l’Ucrainae come, oltre al fatto tecnico,ci siano in tali fornitureSaverio Cascone.delle implicazioni politiche nonsempre di facile soluzione.Il relatore, oltre ad aver superato iCorsi dell’Accademia militare conil 13° corso, negli anni 2000 ha frequentatopresso l’Università «LaSapienza» di Roma, un master di2° livello in Geopolitica e Sicurezzaglobale, materie che attualmenteinsegna a Roma e a Piacenza.Fra gli ospiti, il professor AndreaMargelletti, Presidente delCentro Studi Internazionali(Ce.S.I.) dove svolge la sua attivitàil generale Cascone in qualitàdi «Senior analyst».In sede di dibattito conclusivo, l’interventodel professor Margellettiè risultato, come sempre, unsaggio di convincente analisigeopolitica.ALPHA BETA27


associativaattività associativaTRADIZIONALE INCONTRO CONVIVIALE DEI GRANATIERIMANTOVANI ALLA MADONNA DELLA SCOPERTANella splendida cornice di Madonna della Scoperta, amena località in comune di Lonato (BS), confinantecon le colline moreniche mantovane di Solferino e Castiglione delle Stiviere (MN), teatro della piùsanguinosa battaglia Risorgimentale che la Patria storia ricorda come quelle di Solferino e San Martino,il 29/03/u.s. si è svolto il tradizionale convivio dei granatieri mantovani.La giornata è iniziata sotto una persistente pioggia e vento che, protrattisi per tutta la giornata hannoimpedito di immortalarla con qualche fotografia di gruppo di fronte alla facciata della omonima splendidachiesetta del 1400, sul frontespizio della quale spicca, fra le altre, una targa bronzea posta dai granatieriil 24/06/1909 a 50 anni dalla cruentissima battaglia del 24 giugno 1859. Fu infatti in quella località,oltre alla vicinissima San Martino, che le truppe Piemontesi diedero il loro importante decisivocontributo a quella importantissima vittoria che segnò l’inizio della riunificazione d’Italia. La giornataè iniziata con la Santa Messa alle 10:30. Il Parroco Don Luigi Zoccolo, prima di iniziare il Rito, ci ha rivoltoun breve saluto compiacendosi del nostro ricordo rivolto a quei nostri predecessori che su queicolli avevano dato la vita sostenendo la parte più cruenta di quella immemorabile battaglia concludendo:“Se quel giorno anziché combattersi così ferocemente Austro-Ungarici contro Italiani e Francesisi fossero riuniti qui a pregare come voi, quella guerra, come altre, non ci sarebbero state”. Dopo lasanta Messa, all’uscita, sotto una imperversante pioggia, il neo presidente dei granatieri mantovaniRodolfo Bellintani andava a collocare una corona d’alloro a lato della targa summenzionata che recitala seguente dedica: “Dulce et decorum est pro Patria mori. I granatieri ai loro compagni d’arme morti perla Patria”.Successivamente una piccola rappresentanza, stante il persistente maltempo, con due auto, si recava aSan Martino a deporre un’altra corona d’alloro alla stele eretta nel 1991 dedicata ai <strong>Granatieri</strong> lungo ilviale che porta all’omonimo Ossario fra gli altri marmorei ricordi, (colmando una lacuna), per iniziativadel compianto Carlo Viganò a quel tempo Presidente dei granatieri di Desenzano la cui giurisdizionecomprende San Martino. A testimonianza, il ricordo veniva immortalato con una foto dei presidentiprovinciali di Mantova e di Brescia rispettivamente: gra. Rodolfo Bellintani e gra. Enrico Onofrio.Va ricordato che, come tradizione, le corone d’alloro, come i fiori per il rito religioso, così come per lericorrenti celebrazioni di Goito, sono state donate dal gra. Bonini, presente con immutata passione e generositàcontribuendo alla organizzazione del ritrovo. La giornata si è conclusa con un ottimo “rancio”durante un intervallo del quale il nuovo presidente mantovano Bellintani, dopo aver letto il saluto del91° Comandante del Primo Reggimento <strong>Granatieri</strong> Massimo Meinero a tutti gli intervenuti promettendoprossimi “arrivederci”, dava lettura di un interessantissimo sunto delle fasi salienti della battagliache certe fonti fanno risalire a circa 15mila i morti di quel giorno. Secondo il Generale AgostinoPetitti Bagliani di Roreto - autore di uno “Studio Storico tattico” titolato “Madonna della Scoperta”(Battaglia di San Martino 24 giugno 1859) - si fanno risalire a circa 40mila le perdite umane fra morti,feriti e dispersi. I nostri <strong>Granatieri</strong> di Sardegna parteciparono con atti eroici contribuendo in manieradeterminante al successo finale del 24 giugno 1859, lasciando sul campo nelle sole prime 6 ore di battagliacirca 58 morti e 317 feriti; la Brigata <strong>Granatieri</strong> ebbe l’onore di 70 medaglie d’argento e di 106Menzioni Onorevoli.Gradita e significativa la presenza del Gen. Paolo Pisano già comandante del 4° Missili. Il folto numerodei granatieri Mantovani era “arricchito” da rappresentanti di granatieri bresciani capitanati dal gra.Onofrio e da granatieri veronesi capitanati dal Segretario provinciale gra. Paolo Cristani affiancato daipresidenti di Cerea Osvaldo Zorzella e Gabriele Albertini, accompagnati dalle rispettive gentili consorti.I granatieri mantovani rivolgono un importante sentito ringraziamento al bravissimo ClaudioJotti della sezione di Palanzano (PR) che con la sua professionalità ed allegria di cantante ed intrattenitoreha reso particolarmente lieta la giornata dei <strong>Granatieri</strong> mantovani ricambiando la loro costante presenzaalle feste della sua sezione guidata dal Cav. Gino Capitani, uno dei pochi superstiti dell’affondamentodella “Francesco Crispi” nell’ultimo conflitto mondiale. Alla fine, ma non per ultima in ordine,la presenza dell’onnipresente, affezionatissimo di Mantova granatiere modenese Andrea Guizzardi arappresentare l’Emilia-Romagna.Castrini – Vallicella28


attività attività associativaA MOGLIANO VENETO IN PREPARAZIONE DEL RADUNOIl Presidente della sez. di Mogliano gra. Suffrogrosso pronuncia la sua allocuzione.Allo scopo di serrare i ranghi invista del Raduno nazionale diTorino programmato per il 18aprile in occasione del 350° anniversariodella fondazione delCorpo, il Centro provinciale diTreviso ha voluto promuoverel’incontro avvenuto il 15 marzonella bella città di MoglianoVeneto.Per tutti l’appuntamento era fissatoalle ore 10,00 nell’ampioparcheggio di via Zermanesaove via, via sono confluite variecomitive di granatieri e simpatizzanti.Tra i graditi ospiti, lacui presenza ha contribuito adare lustro alla cerimonia, annoveriamo:il CommissarioPrefettizio delegato a governareil Comune di Mogliano Veneto,dott. Mi-chele Campanaro cheera accompagnato dal Segretarioe da due Vigili Urbani con ilGonfalone della città; il Sindacodi Giavera del Montello, dott.Fausto Gottardo con il suo cappelloda alpino ma anche con gliAlamari in quanto, come si ricorderà,fu nominato Caporaled’onore dei granatieri in congedodal 28 giugno 2007; ilPresidente del nostro Centro regionale,gra. Lino Marian, con laColonnella ANGS – Veneto; ilLabaro della 3ª Armata, portatoda un fante a ricordare che inuna fase cruciale della lª Guerramondiale la città di MoglianoVeneto ebbe la ventura e l’onoredi ospitare per circa un anno ilComando di quell’Armata; lerappresentanze locali di Assoarmacon le loro bandiere.Unici assenti giustificati gli Alpinidell’ANA a causa di una loro concomitantemanifestazione.L’ANGS era rappresentata dalleSezioni di: Badia Polesine, Eraclea,Modena, Montebelluna, Portogruaro,Treviso, Castefranco Veneto,Meolo, Mogliano Veneto,Musile, Rovigo, Trieste, DueCarraie, Mestre, Monselice, Paese,Spinea, Zero Branco.Alle ore 10:15, nell’ area stradaleprospiciente al monumento dedicatoai <strong>Granatieri</strong> caduti in tuttele guerre, hanno preso avvio levarie fasi della cerimonia che si èaperta con l’ allocuzione di salutoe benvenuto del Presidente dellaSezione ospitante gra. Bino Suffogrosso.A seguire, l’allocuzionedel Presidente provinciale che haLa corona di alloro è stata deposta al monumento dai granatieri con mantello Luigi Moro ePio Zanata.illustrato le motivazioni dell’incontroe ha ricordato la plurisecolareepopea dei granatieri nel350° anniversario dalla fondazione.In chiusura, il Commissario prefettizio,ha rivolto con nobili paroleil saluto della Città di29


associativaattività associativaMogliano Veneto ai convenuti.Dopo i discorsi, si è proceduto:all’alzabandiera sul pennone delmonumento, accompagnato dall’Inno <strong>Nazionale</strong> eseguito con latromba; allo scoprimento di unapiccola targa bronzea applicatasul monumento con incisa la datadi costruzione del manufatto persanare una vecchia dimenticanza(testo della targa: “addì 18 aprile1959 nel 30 di fondazione i<strong>Granatieri</strong> Moglianesi posero”),Madrina la signora Maria Tronchin,vedova del compianto gra.Maffeo Elio Checchin mancato alnostro affetto il 25 agosto 2008;alla deposizione di una corona dialloro al monumento, curata dainostri <strong>Granatieri</strong> Luigi Moro ePio Zanata che per l’occasione indossavanoi lunghi mantelli nericon alamari a suo tempo confezionati;alla benedizione delMonumento e dei presenti curatadall’Assistente Spirituale ANGS,fra’ Defendente Belotti già granatieredel 2°reggimento.Si è proceduto poi alla consegnadi due attestati di benemerenzadella Presidenza nazionale a duesoci particolarmente meritevoli:il gra. Natalino Fantinato dellaIl gra. Secchieri Francesco Presidente della sez. di Monastier riceve dalle mani del Sindaco diGiavera del Montello – nostro caporale d’onore l’attestato di benemerenza per conto del gra.Carnio Angelo in quanto ammalato.Il gra. Fantinato Natalino esibisce con orgoglio l’attestato di benemerenza appena ricevutodalle mani del Commissario Prefettizio.Sezione di Monastier (TV) e ilgra. Angelo Carnio della Sezionedi Zero Branco (TV); la consegnaè stata fatta per il primo da partedel Commissario prefettizio e peril secondo da parte del Sindaco diGiavera del Montello.Alle ore 11:15, chiamati a raccoltatutti i convenuti nellaChiesa del Collegio Salesiano“Astori”, fra’ Defendente Belottiha celebrato la Santa messa insuffragio e nel ricordo dei<strong>Granatieri</strong> caduti in tutte leguerre e in particolare per coloroche in tempi recenti sono venutia mancare al nostro affetto e ilcui ricordo è vivo nei nostricuori. Fra questi ultimi sono statiricordati in particolare i granatieriMaffeo Elio Cecchin - classe1926 - mancato il 25 agosto 2008e Ernesto Pistolato - classe 1926 -mancato il 1 ottobre 2008.Al termine della funzione religiosain un vicino ristorante si èconsumato in grande allegria ilrancio sociale.Riteniamo utile evidenziare unimportante particolare di naturafinanziaria: tutte le spese sostenutenella programmazione enell’allestimento della manifestazionesono state coperte dall’utilenetto di una lotteria conricchi premi disposta dopo ilpranzo nei locali del Ristorante.Gianfranco Rosin30


alamari con le alamari con le stelletteOPERAZIONE STRADE SICUREMilitari al servizio dei cittadini«Roma è più sicura di altre capitali».Queste furono le parole delsindaco di Roma Gianni Alemannoall’entrata in vigore deli soldati operano al fianco delleforze di polizia nelle aree più arischio, visto che il loro status diagente di pubblica sicurezza, enon di agente di polizia giudiziaria,gli permette d’identificaredecreto che prevedeva l’impiegodelle Forze Armate al serviziodella popolazione.In attività dal 4 agosto 2008, ilpiano per la sicurezza pubblicavede impegnati circa 400 militarisolo sul suolo capitolino, i qualiadempiono compiti di vigilanza24 ore su 24, presso le ambasciatee una decina di stazioni dellametropolitana. Oltre a questicompiti di presidio permanente,e perquisire, ma non arrestare, senon in caso di flagranza di reato.Tra le varie Specialità dell’Esercitosi distinguono in questoproblematico contesto i soldatidel 1° rgt. <strong>Granatieri</strong> diSardegna, i quali svolgono taleoperazione con correttezza, ammirevolededizione e con pienasoddisfazione di svolgere uncompito al servizio della comunità.Motivo di vanto per i <strong>Granatieri</strong>,di fatto, sono le innumerevoli lettereche quotidianamente ricevonodai cittadini, in segno diringraziamento per numerosi interventicome rapine e violenze oper per esprimere riconoscenzaalla loro ininterrotta ed qualificatapresenza.Per quanto riguarda l’eventualeproroga del decreto non c’è ancoranulla di certo, tuttavia se l’operazionein ambito nazionaleverrà nuovamente protratta i<strong>Granatieri</strong> saranno come sempreorgogliosi e fieri di poter restare,ancora una volta, al servizio delloStato e dei cittadini.C.le Davide RomanoCAMBIO DEL DRAPPODELLA BANDIERADEL 1° RGT.GRANATIERIDI SARDEGNALa cerimonia si è svolta, tra l’entusiasmocollettivo, nella città diSpoleto in piazza Garibaldi conl’impiego di 300 granatieri accompagnatidalla musica reggimentaleLa vecchia bandiera nell’urna.31


con le stellettealamari con le stelletteIl 3 aprile scorso, i <strong>Granatieri</strong>hanno dato vita ad una emozionantecerimonia che ha sancito ilcambio del drappo della bandieradi guerra del 1° rgt. <strong>Granatieri</strong> diSardegna.Non è un caso che la cerimonia siè svolta nella caratteristica cittàdi Spoleto, dove ha sede un distaccamentodel reggimento comandatodal capitano LorenzoGiovannetti.Esattamente alle ore 10:30, la musicareggimentale dei granatieri hacompiuto il proprio ingresso inpiazza, tra gli applausi del pubblico,precedendo le compagniecon alla testa il comandante di reggimento,colonnello LorenzoGajani Billi, accompagnato dal comandantedi battaglione, tenentecolonnello Cosimo Prenpice.I reparti granatieri si sono schieratifronte alla tribuna dove erano presentivarie autorità, fra le quali ilsindaco Massimo Brunini, il presidentedel Consiglio comunaleVanni Castellana e il senatoreDomenico Benedetti Valentini.Erano presenti, inoltre, anchemolte autorità militari fra le qualiil generale Celeste Rossi delComando «Umbria», il colonnelloGianluca Giovannini, vice comandantedella brigata <strong>Granatieri</strong>, ilcolonnello Renato Morlino direttoredel Polo armi leggere diTerni, il vicequestore di SpoletoFrancesca Peppicelli, il comandantedei carabinieri, capitanoPasquale Megna, il tenente colonnelloEnrico Mariani e il capitanoSciascia dello stabilimento militaredi Baiano di Spoleto, il comandantedella polizia municipale,Emanuela De Vincenzi, il comandantedella guardia di finanza,capitano Luca Formica insiemeai vertici di altri Corpi delloStato quali il Corpo Forestale, laPolizia Penitenziaria e i Vigili delFuoco.Presa posizione al centro dellapiazza e resi gli onori ai gonfalonied ai labari delle associazionicombattentistiche ed arma dellacittà di Spoleto, il colonnelloLorenzo Gajani Billi ha procedutocon la sostituzione del drappodella bandiera, ormai logoro.Successivamente, il nuovo drappoha ricevuto la benedizione dall’arcivescovodi Spoleto-Norcia,monsignor Riccardo Fontana.La nuova bandiera sventola al vento.Al termine della cerimonia, perrender ancor più suggestiva lamanifestazione, hanno fatto illoro ingresso 50 figuranti con lecaratteristiche divise storichedall’anno 1659, anno di fondazionedel reggimento, fino ad arrivarea quelle dei giorni odierni.C.le Giovanni MontieriMESSAGGIO DI SALUTO DEL GENERALE ARMENTANI ALLA ANGSIn occasione della celebrazione del 350° anniversario della fondazione del Corpo, il comandante della brigata<strong>Granatieri</strong> di Sardegna, impegnato in Kosovo, ha fatto pervenire il seguente saluto:La Specialità dei <strong>Granatieri</strong> di Sardegna taglia oggi il traguardo invidiabile dei primi 350 anni distoria, vivendo questo straordinario evento nella sede di Torino dove vide la luce il 18 aprile 1659.È un evento di eccezionale importanza e di grande orgoglio per tutti noi.Le attività operative in teatro kosovaro che mi vedono comandante multinazionale unitamente al comandodella brigata «<strong>Granatieri</strong> di Sardegna» già dallo scorso 6 novembre, ci impediscono di celebrarecon voi lo storico evento nella sontuosa sede di Torino.Non di meno, con la stessa passione ed eguale spirito di appartenenza alla Specialità, i <strong>Granatieri</strong> inKosovo, impegnati per garantire la sicurezza e la stabilità in questa terra, evocheranno con una semplicema significativa cerimonia al Villaggio Italia, al grido di «A me le Guardie!», l’epopea di quel 18aprile di 350 anni fa che segnò una svolta per la nostra amata Patria e per il nostro amato Esercito.In questo teatro operativo I granatieri di Sardegna di oggi, come quelli di ieri, si impegnano nel costruirela pace per il bene delle generazioni presenti e future.Viva i <strong>Granatieri</strong> di Sardegna. Viva l’Italia.Generale Giovanni ArmentaniMTF-WEST Commander32


sempresfileranno sempre con le nostre colonnelleGASTONE LUIGICAUDUROSezione di Latisana(UD)Era nato il 9 lugliodel 1929 ed è deceduto,dopo una lungamalattia, il 18 novembre 2008.Aveva svolto il servizio militare di leva nel1° Reggimento <strong>Granatieri</strong> di Sardegna subitodopo la fine della seconda Guerra mondiale.Era socio della Sezione fin dal lontano 1967e ha sempre partecipato alle attività del sodalizio.Al rito funebre di saluto hanno partecipatodiverse rappresentanze delle Sezioni dellaprovincia di Pordenone e il Presidente regionaleRenzo Ros.Il Presidente Zulian, a nome di tutti i soci,rinnova le più sentite condoglianze alla famiglia.GINOMARIUZZOSezione di San Donàdi Piave (VE)Apparteneva allaclasse 1917 ed è decedutoin data 28febbraio 2009. Era i Decano della Sezionealla quale era iscritto fin dalla fondazione.Da sempre attivo e presente in tutte te attivitàe a tutte le cerimonie promosse dallesezioni locali e provinciali, è stato unosplendido esempio di attaccamento alla bandierae allo spirito dei <strong>Granatieri</strong>.Riportiamo un piccolo aneddoto che serve amettere in luce il suo attaccamento al Corpoe il suo spirito granatieresco. Quando nelsettembre del 1943, richiamato in servizioattivo era impiegato insieme a un maresciallopresso lo spaccio del 2° Reggimento<strong>Granatieri</strong>, avvertito dell'arrivo imminentedei tedeschi, nascose con successo la bandieradel reggimento scavando una buca nelgiardino della caserma.Alla cerimonia funebre erano presenti leColonnelle di San Donà di Piave, Jesolo,Musile di Piave ed Eraclea accompagnatedai rispettivi presidenti e soci delle Sezioniunitamente alla Colonnella del Centro regionaleVeneto con la rappresentanza delPresidente Lino Marian.ARCANGELOGUGLIERISezione di Tortona(AL)I <strong>Granatieri</strong> dellaSezione dì Tortona edella provincia diAlessandria lo ricordano con grande affetto.Era nato a Grognardo (AL) il 12 gennaio del1921 ed è mancato, dopo breve malattia, il 4febbraio 2009.Granatiere nel 3° Reggimento, prese partedal 1940 al 1942 alla campagna diJugoslavia. Fu preso prigioniero e venne internatoper lungo tempo in Germania e insignitodella Croce di Guerra.Malgrado l'età ormai avanzata, ha semprepartecipato con spirito granatieresco ai nostriraduni.Il Presidente Sovera rinnova a nome dellaSezione le più sentite condoglianzea alla famiglia.I funerali sono svolti a Grognardo il6 febbraio 2009. Al saluto funebre eranopresenti una delegazione di commilitoni e laColonnella del Centro provinciale diAlessandria.FEDERICOSANGALLISezione di BergamoÈ mancato il 30 ottobre2008, dopo unalunga malattia.Nato l'8 maggio1923, fu un uomo di grande statura morale,sempre prodigo nel dare buoni esempi e spontaneoaltruismo, sostenuto da una grande fedecristiana.La fede, la famiglia, l'insegnamento ai giovani,l'altruismo e gli Alamari, furono i suoivalori di riferimento che seppe trasferireanche ai suoi granatieri, durante gli annidella sua presidenza, dal 2000 al 2006,quando si ritirò per motivi di salute, divenendoPresidente onorario.Le Sezioni di Bergamo, Calcinate e Urgnanoe le rappresentanze delle altre sezioni lombardegli hanno reso onore con le rispettiveColonnelle, durante la cerimonia religiosa dicommiato.Nell'occasione il Presidente della Sezione diBergamo, gra. Mario Franchioni, ha tracciatoun significativo e commovente profilo moraledel caro Federico.Alla moglie Antonietta, instancabile sua compagnain occasione di numerosi raduni e manifestazioni,ai figli e ai nipoti ed alla suaSezione, le più sentite condoglianze dalPresidente regionale, gra. Arch. Mario Bovatie dal Presidente provinciale, gra. FrancoBrugali.TARCISIOPINOSSezione di San Vitoal Tagliamento (PN)Apparteneva alla classe1925 ed è mancatoall'affetto dei suoi familiarie commilitoni il 26 gennaio 2009.Era iscritto alla nostra Sezione fin dal lontano1954. Tarcisio, finchè l'età e la salutel'hanno assistito è stato sempre presente allenostre adunate, ai raduni e alle manifestazionidei granatieri, dando il proprio contributo dicollaborazione all'attività della Sezione.Conosciuto nella comunità come cittadinoimpegnato in varie attività sociali; in gioventùè stato, da buon friulano, emigrato nelleminiere del Belgio e poi in Svizzera.Alla celebrazione funebre hanno presenziatoil Presidente regionale ANGS, gra. RenzoRos, Una rappresentanza di <strong>Granatieri</strong> dellaSezione con il Presidente Colussi e laColonnella. Erano presenti, inoltre, alcuneassociazioni civili.Al termine della Santa Messa è stata letta la"Preghiera del Granatiere". Conclusa la cerimoniadi commiato religioso, il PresidenteSezione ed i granatieri presenti hanno rivoltoalla vedova, signora Angela e alla figliaRoberta, il loro profondo e sentito cordoglio.33


sempresfileranno sempre con le nostre colonnelleGIUSEPPEZEROTINICARRAROSezione di ZeroBranco (TV)Il Presidente dellaSezione, gra. RiccardoTorresan, ciha comunicato la dipartitadi questo amico. Era un socio amicoe collaboratore dei <strong>Granatieri</strong> molto attaccatoalla sezione.Aveva una statura da Granatiere, ma nonpoté prestare il servizio militare in quanto almomento della chiamata era emigrante inAustralia.Alle esequie è stato accompagnato dallaColonnella della Sezione e da un gruppo di<strong>Granatieri</strong> amici.ANTONIO LIPPI CI HA LASCIATOUno dei <strong>Granatieri</strong> che parteciparono alla difesa di Roma delSettembre 1943, ha raggiunto la casa del Padre.In data 27 aprile 2009 è stato celebrato il rito religioso di commiato– a Samarate, provincia di Varese – per il sergente maggioredei <strong>Granatieri</strong> Antonio Lippi, già in forza alla 5ª compagniadel 1° Reggimento <strong>Granatieri</strong> di Sardegna, decorato alValore per il comportamento in quei tragici giorni dell’annunciodell’armistizio. Apparteneva alla classe 1921 ed era iscrittoall’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>Granatieri</strong> di Sardegna, sezione diLegnano il cui presidente ha partecipato al funerale insieme ad un commilitone del 2°Reggimento.Ne ha dato il triste annuncio il nipote Filippo – anche a nome degli altri tre, Arturo, Riccardoe Andrea – che ci ha inviato una foto del nonno ritratto in divisa nel maggio del 1933 nellaCaserma Principe di Piemonte a Roma (Santa Croce in Gerusalemme) durante il servizio dileva.Riportiamo le parole del nipote che ci sono giunte a corredo della fotografia:«Vorrei ricordarlo con tre parole: Fede nella Patria e nel Tricolore; Altruismo - dimostratodurante l’evento che gli ha portato la Croce di Guerra al Valor Militare durante ladifesa di Roma l’ 8 Settembre 1943; Fede nella Famiglia, per ciò che ha saputo trasmettereai propri figli e nipoti. Valori fondamentali da ricordare sempre.RICORDANDO UN AMICO GRANATIEREFra i ricordi più belli della mia vita militare devo menzionare quello relativo ad un mio concittadino granatiere nelle file del IV/1°<strong>Granatieri</strong> nel lontano 1967. Ero un giovane tenente appena assegnato al 1° Reggimento, lui era un militare di leva del contingente3/66 e venne congedato alla fine del 1967. Il tenente colonnello Gianfranco Chiti comandava il battaglione (quello «massiccio», quellomeccanizzato che a distanza di oltre 40 anni ancora ricordiamo come un gioiello di repartoche poi, per alterne vicende fu sciolto nel 1975, a seguito della ristrutturazione del nostroEsercito).In più occasioni lo spirito di corpo del reparto ha condizionato la vita di tutti noi. E fu così che ilgranatiere Aldo Colucci, assaltatore della 13 compagnia meccanizzata, ebbe modo di emergere perle sue doti di bravo e entusiasta granatiere.Era lui che al momento del canto mattutino nel campo sportivo della Caserma «De Carolis» intonaval’inno del Quarto seguito dall’armonica a bocca del bravo sottotenente Brugnoli, un verovirtuoso di tale strumento.Era lui che durante le esercitazioni in bianco o a fuoco nella piana acquitrinosa di Pian di Spille,incitava la sua squadra a fare gli sbalzi avanti senza tenere conto se si doveva finire in una pozzad’acqua o su uno spuntone di roccia. Era lui, infine, che ad ogni cerimonia fuori sede veniva sceltoper ben figurare e dare lustro agli Alamari.Quando al termine del suo servizio di leva gli vennero dati i gradi di Sergente, prima ancora di accomiatarsidal reparto volle andare a Roma, a salutare la bandiera di guerra del Reggimento e ilsuo vecchio comandante, il colonnello Chiti, che era stato nominato vice comandante di reggimento,per ringraziarlo per gli insegnamenti ricevuti.I rapporti fra il Granatiere e il vecchio Comandante non finirono con questo incontro. Colucci, infatti,seguì sempre le sorti di quello che doveva divenire padre Gianfranco Maria, invitandolo eospitandolo più volte nella sua bella casa di Cristiano (TA) in occasione delle cerimonie religiose locali. Dal 1984 al 1987 ebbe modo diaverlo tutto per sé per una serie di conferenze tenute dal frate nei vari tridui in onore della Madonna in provincia di Taranto.Puntuale a ogni manifestazione, raggiungeva la località dell’incontro accompagnato dalla famiglia e così lo vidi arrivare a Civitavecchianel 2004 in occasione dell’anniversario della costituzione del IV battaglione quando, insieme al ministro, già sottotenente dei <strong>Granatieri</strong>,Lucio Stanca, abbiamo ripreso possesso per un solo giorno della caserma «De Carolis». Poi, a Massa d’Albe per il 1° raduno interregionaledel 2006, ancora con la famiglia che lo seguiva per condividere con lui le emozioni della sua giovinezza. Era entusiasta, gli brillavanogli occhi nel rivedere i suoi compagni d’arme. Il bravo Claudio Conti lo ragguagliava nella ricerca dei commilitoni, ma già da allora Aldomanifestava le prime avvisaglie del suo terribile male. Stette con noi il tempo della cerimonia, poi dovette lasciarci perché non si sentivabene. E così, dopo due anni di sofferenza, il 27 novembre 2008, il sergente Aldo Colucci ci ha preceduto andando a ritrovare in cielo il suogrande comandante e amico che quattro anni prima aveva terminato la sua esistenza terrena.Antonio AndrianiLa rubrica “Sfileranno sempre con le nostre colonnelle” è finalizzata a ricordare i soli soci dell’<strong>Associazione</strong> che hanno lasciato questo mondo per ritornare alla casa del Padre. Si sottolinea:I SOLI SOCI. Chi segnala il triste evento per la pubblicazione, dovrà comunicare le seguenti informazioni necessarie per la stesura del necrologio:sezione d’appartenenza; data di nascita e di morte; motivi del decesso; reparto <strong>Granatieri</strong> nel quale il defunto ha prestato servizio; eventuali campagne di guerra e decorazioni ricevute;eventuali cariche associative rivestite.È opportuno, inoltre, che venga inviata una foto originale del defunto e non, come spesso avviene, fotocopie o copie riprese da giornali. Tutti i testi, comunque, non supereranno le 12righe, salvo le eccezioni che si potranno avere a insindacabile giudizio della Redazione.La Redazione, infine, sarà particolarmente grata a chi, avendone la possibilità, invierà un’offerta come, del resto, è previsto dal comma 5 dell’articolo 13 del Regolamento dell’<strong>Associazione</strong>.34


mateALAMARO A SPILLO ARGENTATO € 5,00MATERIALE PROMOZIONALE DISPONIBILE PRESSO LA PRESIDENZAAUDIOCASSETTA “MARCE DEI GRANATIERI” € 2,50BAVERO Dl PANNO ROSSO CON ALAMARI € 6,00BASCO Dl PANNO NERO € 11,00CREST ARALDICO DELL'A.N.G.S. € 23,00COPPIA Dl GRANATINE IN METALLO BIANCO PER BAVERO € 4,00rialeGRANATINE A SPILLO/CLIPS IN SIMILORO/SILVER PER GIACCA € 2,00CARTOLINE EPOCHE VARIE € 0,50CRAVATTA REGGIMENTALE IN POLIESTERE €11,00DISCO AUTOADESIVO PER MACCHINA € 0,50FREGIO METALLICO PER BASCO € 3,50GEMELLI ARGENTATI CON SCUDETTO QUATTRO MORI €16,00LIBRO “IL IV BATTAGLIONE CONTROCARRO” € 4,50LIBRO “LE STAGIONI BALCANICHE” € 5,00promoLIBRO “I QUADRI DEL 3° RGT. GRANATIERI Dl SARDEGNA” € 8,00MEDAGLIE DEI VARI RADUNI NAZIONALI € 5,00PORTACHIAVI IN SILVER RETTANGOLARI A MOLLA € 1,30PORTATESSERA ASSOCIATIVO IN PELLE ROSSA € 5,00PORTATESSERA ASSOCIATIVO IN PLASTICA ROSSA € 1,00STATUETTA “GRANATIERE 1848” €21,00STEMMA ARALDICO IN METALLO PER TASCHINO €14,00zionaleSTEMMINO METALLICO CON ALAMARI E GRANATINA € 4,00TARGA IN OTTONE “GIACCONE”CON ASTUCCIO €18,00VIDEOCASSETTA “STORIA DEL 1° RGT. GRANATIERI” € 8,00Ai costi dei singoli articoli vanno aggiunte le spese dell’eventuale spedizione35


IL CONTE NICOLÒ GIACCHINato a Novara nel febbraio del 1887, da una famiglia d'anticanobiltà, abbracciò la carriera delle armi percorrendo i varigradi della gerarchia militare nei ranghi del 1° e del 2° reggimento<strong>Granatieri</strong> di Sardegna. Ufficiale di grande valore, partecipòalle campagne coloniali e alla Prima Guerra mondialemeritandosi una Medaglia di Bronzo, due Medaglie d'Argentoe l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.Giacchi sposò Clotilde Mazzitelli dalla quale ebbe una figlia,Pieretta, che morì di malattia in tenera età. Per espressa volontàdel conte Giacchi, due appartamenti di sua proprietà,situati a Roma, furono donati nel 1963 dalla moglie Clotilde ai<strong>Granatieri</strong> di Sardegna affinché con la loro renditafosse costituito un fondo da dedicare all'assistenzasanitaria delle figlie bisognose di cure dei <strong>Granatieri</strong>stessi. Il conte Giacchi morì a Roma il 7 novembre1948; sua moglie, donna Clotilde, a Conca dellaCampania il 4 dicembre 1964.Il Fondo, che prende il nome dal donatore,viene gestito da un'apposita commissione istituitapresso la sezione ANGS di Roma.L'ISCRIZIONE ALL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE GRANATIERI DISARDEGNA DA DIRITTO A USUFRUIRE DI UN SOSTEGNO ECO-NOMICO ALLE CURE MEDICHE CHE, MALAUGURATAMENTE, PO-TREBBERO SERVIRE ALLE FIGLIE DEI GRANATIERI SOCI.Per Informazioni contattare la sezione di Roma della ANGS - Via Sforzan. 5 00184 Roma, telefono/fax 06 4746395

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