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Il mito dalle metamorfosi di Ovidio alle sculture di Gian Lorenzo ...

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UNIVERSITA’ dell’ETA’ LIBERAAnno Accademico 2008-2009Corso <strong>di</strong> Letteratura Latina e <strong>di</strong> Storia dell’ArteIL MITO DALLE METAMORFOSI DIOVIDIO ALLE SCULTURE DIGIAN LORENZO BERNINIA cura <strong>di</strong> Giuseppe VellaCon la speranza fondata che l'AmministrazioneComunale trasformi in un piacevole ed ormaiirrinunciabile appuntamento, anche per gli anni avenire, la pubblicazione del calendario conannesse le 'fatiche' scritte dei corsisti, <strong>di</strong>ciamosubito che l'incipiente Anno Accademico 2009-2010 apre i battenti, spalancandosi sulla letturadei brillanti commenti e delle profonde impressionimaturate dai <strong>di</strong>scenti sia durante la lettura in classedei miti sia durante le gite <strong>di</strong> istruzione, guidatedal tocco delicatamente sapiente della prof.ssaPatrizia Scapin, per vedere 'cum oculis' quanto<strong>di</strong>gerito in aula.<strong>Il</strong> coor<strong>di</strong>natore (G.V.)


PRESENTAZIONE19Devo sottolineare con vera sod<strong>di</strong>sfazione che anche l'AnnoAccademico 2008-2009, ormai trascorso, ha visto incrementare ilnumero degli iscritti e, quin<strong>di</strong>, dei partecipanti effettivamente agliincontri previsti dal calendario; è motivo <strong>di</strong> orgoglio annotareanche che si è ampliato il bacino <strong>di</strong> utenza, in quanto sonoaumentate considerevolmente le frequenze <strong>di</strong> corsisti provenientidai paesi circostanti. La sede messa a <strong>di</strong>sposizionedall'Amministrazione Comunale si è rivelata, in corso d'opera,perfettamente idonea <strong>alle</strong> necessità che una SCUOLA esige edaggiungo, ad onor del merito, che l'Assessorato alla PubblicaIstruzione, avvertito dal sottoscritto e dai <strong>di</strong>scenti, ha provveduto,con sollecitu<strong>di</strong>ne, anche con l'impegno personale dello scrivente,<strong>di</strong> alcuni docenti e <strong>di</strong> alcuni corsisti, a dotare l'aula <strong>di</strong> quanto eranecessario e mancava (Telo per proiezioni, cav<strong>alle</strong>tto polivalenteper proiezioni, carte geografiche, appen<strong>di</strong>abiti, bacheca percomunicazioni, carta da scrivere, ecc…).Da parte mia, ma anche <strong>di</strong> tutti gli altri docenti, ho registrato unafrequenza molto assidua, ma mai in qualità <strong>di</strong> 'scaldapanche', comeargutamente ha chiosato una nostra affettuosa 'alunna'! Precisiamoche i nostri attenti corsisti, dopo la loro scelta in<strong>di</strong>viduale dei corsipreferiti (anche più <strong>di</strong> una materia!), hanno seguito per tutto l'annocon precisione, puntualità e con la massima attenzione possibile: nefanno fede gli interventi numerosi, precisi, circostanziati e ben al <strong>di</strong>


20là della semplice curiosità; d'altra parte come si spiegherebbe larichiesta sempre pressante <strong>di</strong> nuovi corsi, nuove materie e nuoviinsegnanti che si aggiungano ai precedenti? Proprio in chiave conquanto detto precedentemente, i <strong>di</strong>scenti troveranno incalendario per l'A.A. 2009-2010 tre nuove materie e tre nuovidocenti, il cui valore e la cui preparazione non sta a me giu<strong>di</strong>care: laqualità degli incontri parlerà da sola.Nel frattempo i lettori si godano la lettura dei commenti, cheseguono imme<strong>di</strong>atamente questa presentazione, elaborati dainostri <strong>di</strong>scenti-corsisti durante l'anno appena trascorso; faccionotare che è talmente forte il grado <strong>di</strong> socializzazione raggiuntoche, anche chi non ha partecipato materialmente <strong>alle</strong> gite <strong>di</strong>istruzione per i più svariati motivi, ha saputo prendere spunto daquanto raccontato in classe, farlo suo, <strong>di</strong>vertircisi e farci <strong>di</strong>vertire.Buona lettura a tutti!Giuseppe Vella


21Franco Agresti ci fa sapere che ormai quella visita a Roma,desiderata fin dai suoi anni giovanili, pensava <strong>di</strong> non farlapiù, quando, all'improvviso, casualmente, ecco la possibilità,che si fa concreta, <strong>di</strong> visitare la G<strong>alle</strong>ria Borghese con la gitapreparata dalla prof. Patrizia Scapin. La potenza con cui ilnostro Franco rievoca la visita è pari alla grandezza <strong>di</strong> ciòche visita ed ammira, l'augurio che ne scaturisce è chel'uomo <strong>di</strong>venta UOMO, quando si de<strong>di</strong>ca all'Arte, qualsiasiArte, che voli molto al <strong>di</strong> sopra delle miserie umane.La visita a S. Maria del Popolo ed alla G<strong>alle</strong>ria Borghese (18.04.'09)secondo il mio personalissimo punto <strong>di</strong> vista.Ormai avevo perso le speranze. Già dagli anni giovanili, quandoavevo stretto grande amicizia col Caravaggio, tanto da osare lacopiatura <strong>di</strong> alcune sue opere per sentirmi più vicino a lui,desideravo visitare la G<strong>alle</strong>ria Borghese a Roma, poiché sapevoche colà risiedeva il fanciullo col canestro <strong>di</strong> frutta. Ma, ahimè!, laG<strong>alle</strong>ria era chiusa sprangata. Poi, in tempi più recenti, avevosaputo <strong>di</strong> un avvenuto restauro ra<strong>di</strong>cale e della riapertura alpubblico… ma gli anni trascorsi avevano leggermente sbia<strong>di</strong>to quellontano desiderio, che dormicchiava sotto una coltre <strong>di</strong> altriimpegni ed interessi.Poi il caso, sempre bizzarro com'è, mi ha offerto questa possibilità,che subito non ho colto; e lui me l'ha ripresentata, come a <strong>di</strong>re: “Cidevi andare, o ora o mai più”. Sono quin<strong>di</strong> partito con la gita


22scolastica, ma un po' svogliatamente, poiché la coltre succitata miinduceva a rinunciare.Partenza all'alba. Bella giornata, nonostante la costante imminenzadella pioggia, che poi, leggera leggera, ha benedetto parte delnostro viaggio ed il nostro arrivo. La comitiva si è subito rivelataottima e ben guidata già all'inizio della visita a S. Maria del Popolo.Lì ho visto le due pale <strong>di</strong>pinte da Caravaggio insieme al resto chenon è da meno. E già qui ho avuto chiara la sensazione <strong>di</strong> una Romapiù bella <strong>di</strong> quello che ricordavo.Alle 15,00 siamo entrati alla G<strong>alle</strong>ria Borghese, ed anche qui larealtà ha superato le aspettative: c'era un'atmosfera particolare…sempre il caso bizzarro non mi ha concesso il biglietto raffiguranteil fanciullo con canestro <strong>di</strong> frutta, ma me l'aspettavo, so che fa così,ma in fondo è un suo gioco: poi mi concede quello che mi preme.Inizia la visita: abbiamo l'ausilio <strong>di</strong> auricolari, attraverso cui i nostridottori ci spiegano ciò che non può essere visto. Ecco,improvvisamente, il primo incontro importante, centrale per me,con la grande Arte: è il gruppo marmoreo che rappresenta il Ratto<strong>di</strong> Proserpina. Si avverte subito qualcosa <strong>di</strong> trascendente: dentroquesto volume è avvenuto un incontro speciale: da una parte lamateria, se<strong>di</strong>mentata per millenni sul fondo marino ad opera <strong>di</strong>miliar<strong>di</strong> e miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> microrganismi calcarei, e poi scaraventata daicataclismi primor<strong>di</strong>ali nel ventre <strong>di</strong> montagne sorgenti dal mare;dall'altra parte, altri se<strong>di</strong>menti, ora, culturali, tecnici, <strong>di</strong> abilitàmanuali e facoltà creative d'eccezione, scaraventati, chissà perquali vie, nella testa <strong>di</strong> uomini che si ergono come montagne suiloro simili. Ecco, questo tipo <strong>di</strong> simbiosi è come una finestra


23sull'eterno mistero del nostro destino… una voce interiore miricorda antiche parole: “L'esistere del mondo è uno stuporeinfinito, ma nulla più dell'uomo è stupendo”. Giro intorno allastatua con questi pensieri… guardo la faccia <strong>di</strong> Plutone… è unafaccia da brav'uomo che sicuramente tratterà Proserpina come unaregina: è un Dio, figuriamoci! Ma Proserpina non lo vuole e lorespinge, forzando la sua mano sinistra sull'occhio <strong>di</strong> lui stirandolo,insieme alla bocca, in una smorfia tutta esteriore, che non tra<strong>di</strong>scenessuna incertezza del Dio, in<strong>di</strong>scutibilmente sicuro <strong>di</strong> sé, comequegli uomini inflessibili, tutti d'un pezzo, la cui forza interiore altronon è che la durezza del loro cuore. La faccia <strong>di</strong> lei è terrorizzata eschifata insieme: per lei non è un Dio. E' un mostro che le vuolerubare il suo destino e imporgliene un altro… giro ancora intornoalla statua, ma ora mi pare che sia questa a girare su se stessadavanti a me, immobile… ecco la coscia <strong>di</strong> lei, ghermita con unabrama non con<strong>di</strong>visa… la sua carne che cede, riottosa, a quellepossenti <strong>di</strong>ta… l'occhio mi fugge laddove la coscia incontra il gluteoin quell'incavo morbido che dà risalto ad ambedue gli elementianatomici, sprigionando una seduzione che ti conquista appieno.Nella fattispecie, però, è anche fonte <strong>di</strong> una certa angoscia, poichéappare come una soglia in<strong>di</strong>fesa, una barriera effimera. <strong>Il</strong>soccombere è inesorabile. Inutilmente il primo ed il secondo <strong>di</strong>to(àlluce ed ìllice) <strong>di</strong> ambedue i pie<strong>di</strong> si spalancano come bocchesenza voce, imploranti un aiuto che non arriverà… mentre dagliocchi, copiose, scendono sulla guancia lacrime <strong>di</strong> pietra. L'occhioritorna sullo stacco tra coscia e gluteo: Proserpina mi intriga…vorrei darle uno sculaccione proprio lì e <strong>di</strong>rle: “Vieni via con me”.La commozione è al massimo, mi devo <strong>di</strong>strarre; esco dalla sala e


24penso che, in fondo, quella <strong>di</strong> Proserpina non è una vera storia: èsemplicemente un <strong>mito</strong>, e, come tale, è anch'esso un se<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>milioni e milioni <strong>di</strong> storie vere <strong>di</strong> quel tipo, vissute, da che mondo èmondo, da creature bellissime quanto infelici e sconosciute.Nell'altra stanza, in posizione centrale, sta Enea col babbo Anchise,custode dei Penati, ed il figlioletto Ascanio, in fuga da Troia, allavolta della foce del Tevere. L'opera, oltre alla perfezione tecnicadell'esecuzione, non <strong>di</strong>ce nulla <strong>di</strong> più che non <strong>di</strong>ca la stessa storiadell'eroe.Altra stanza, altro gruppo marmoreo: ora siamo davanti ad Apolloe Dafne. Quest'opera ce la sentiamo più vicina se la si guarda inchiave freu<strong>di</strong>ana. Qui la mia simpatia va tutta ad Apollo. Diocultore e protettore delle arti. Dio ben educato, gradevolenell'aspetto e gentile, poiché le arti presuppongono unaeducazione dei sentimenti e dei costumi. Tutto ciò è il contrariodell'esercizio e sfogo dei bassi istinti e pulsioni. Anzi è proprioattraverso l'arte che avviene la sublimazione dell'animalitàdell'uomo. L'amore non è solo il desiderare il bene dell'amato: èanche, e in maniera preponderante, sod<strong>di</strong>sfacimento <strong>di</strong> pulsionisessuali, desiderio <strong>di</strong> possedere carnalmente l'oggetto dell'amore.Cose con le quali il Dio Apollo aveva poca <strong>di</strong>mestichezza e, quandogli si accende il desiderio <strong>di</strong> congiungersi con Dafne, riesce cosìmaldestro nell'impresa e inadeguato, che la Ninfa gli si stecchiscetra le braccia. Come sarebbe andata se Dafne fosse stata inseguitada un fauno o dal Dio Pan?Si sale al piano superiore dove mi aspetta il mio fanciullo. Dopoalcune sale, al <strong>di</strong> là della soglia, mi accoglie il mesto sorriso del


25Bacchino malato: egli vive su <strong>di</strong> sé la malattia del suo secolo, che èstato glorioso, come ci <strong>di</strong>ce quella corona <strong>di</strong> edera ver<strong>di</strong>ssima checinge il suo capo e che sta a significare che il buono <strong>di</strong> quel secolonon potrà morire mai. Alle mie sp<strong>alle</strong> il fanciullo col canestro <strong>di</strong>frutta mi sta aspettando da tempo… aspetta tutti, tutta l'umanità.A tutti vuol donare quei frutti. Gli vado incontro come fosse il figlio<strong>di</strong> un amico. Mi saluta per primo: “Ciao, ti ho portato questi fruttidal '500, ma ancora non è tempo <strong>di</strong> mangiarli”. Lo circonda unaluce crepuscolare molto intensa: sono gli ultimi bagliori <strong>di</strong> un astroche si sta spengendo a poco a poco. Capisco che quei frutti sono ifrutti del Rinascimento, camuffati da frutti veri, per passareinosservati e salvare quei semi preziosi che germoglieranno intempi migliori, quando l'astro splenderà <strong>di</strong> nuovo e per sempre.Mi intrattengo un po' con lui: era tanto che lo desideravo; davanti aquella finestrella si respira veramente l'aria del 5/600. Poi lo salutocon un sorriso.Oggi Roma era bella come non mai. Sulla via del ritorno il mioanimo era colmo <strong>di</strong> sensazioni positive. Mentre l'autobus lasciavaRoma, il sole stava per tramontare. Mi sono addormentato senzavolerlo. Mi sono risvegliato a Capalbio, quando il crepuscoloindugiava ostinatamente in scampoli <strong>di</strong> luce sempre più bassisull'orizzonte e sempre più incerti. Sarà stato per il recenterisveglio, ma per un attimo quel crepuscolo mi è sembratoun'aurora.P.S. Poi, nei giorni seguenti, ripensando a questa gita, mi sono reso


26conto <strong>di</strong> aver <strong>di</strong>menticato Paolina Borghese, che è una delle operemaggiori della G<strong>alle</strong>ria, nonché il simulacro della Padrona <strong>di</strong> casa.Questo mi è <strong>di</strong>spiaciuto, ed ho cominciato a chiedermi il perché,rifacendo mentalmente il percorso… dopo aver salutato il miofanciullo, entriamo in una sala grande, luminosa. Una statua sta alcentro: tutt'intorno i visitatori si muovono come ospiti, inatteggiamento reverenziale. E' la sala <strong>di</strong> Paolina Borghese, chericeve gli amici comodamente adagiata su un sontuoso giaciglio.Per lasciarsi meglio ammirare, assume una posa ben stu<strong>di</strong>ata,composta e lasciva insieme. E' generosa nel mostrarsi, ma allostesso tempo ti obbliga ad ammirarla: vuole essere e rimanere alcentro dell'attenzione. Sembra che perfino l'Arte, altezzosa persua natura, si sia inchinata davanti a lei, prostrandosi in un omaggioquasi dovuto e perdendosi in lusinghe ai potenti <strong>di</strong> turno.L' Arte è sempre Arte, anche quando si concede una vacanza perossequiare i Committenti. Questo pare <strong>di</strong>rcelo quel merlettofinemente lavorato tutt'intorno al materassino, pigramentegualcito <strong>d<strong>alle</strong></strong> nobili ed accattivanti forme. Purtroppo, però,durante questa vacanza perde un po' della sua freschezza e la scenaemana inevitabilmente un odore <strong>di</strong> stantio, che, per la mia atavicaappartenenza al Quarto Stato, avverto stucchevolmente: e queilontani influssi giacobini, che mi porto dentro da sempre, mi fanno<strong>di</strong>menticare Paolina un attimo dopo averla conosciuta. Ed è cosìche me ne sono andato senza neanche salutare la Padrona <strong>di</strong> casa.


Milva Banti, ben parafrasando quanto ha sentito raccontareda coloro che hanno partecipato alla gita <strong>di</strong> Roma allaG<strong>alle</strong>ria Borghese, ci lascia in sospeso, con l'arguzia che le ècongeniale, per un numero misteriosamente magico: il104!!27Oggi, 21 maggio, mancavano <strong>di</strong>verse persone, anche alcune allievestoriche, eppure la lezione era tenuta da un magistrato; midomandavo il perché e poi in un attimo mi è venuto in mente:erano ad una gita programmata da tempo.Confesso <strong>di</strong> essermi <strong>di</strong>stratta ed ho pensato: “Chissà setorneranno estasiati come dalla gita a Roma?”Sono ritornata attenta alla lezione e a casa ho continuato il miopensiero: “Se non fosse per il numero centoquattro, potevo essereandata anch'io a Roma ed al ritorno a scuola avrei raccontato delleemozioni provate”.Guardando le colleghe descrivere le meraviglie viste, se ne leggevaancora sul volto l'estasi, le molte parole velocemente espresse,trovavano subito dopo altri elogi, volendo ancora descrivere lemeraviglie <strong>di</strong> quei capolavori, dei minuziosi particolari, dellaperfezione <strong>di</strong> ogni corpo, dell'espressione dei volti, <strong>di</strong> statue o<strong>di</strong>pinti.Notavo che la solita opera d'arte era descritta e messa in risalto dapunti <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>versi, ma per tutte era palese la meraviglia gioiosa <strong>di</strong>avere visto tanta bellezza.Io potevo solo immaginare che ciò che si prova, guardando una


28foto, è <strong>di</strong>verso dall'osservare un oggetto dal vero: “In carne edossa” si <strong>di</strong>ce in Maremma.Mi è tornato in mente <strong>di</strong> quando andai a Roma, dopo anni <strong>di</strong>promesse a mio figlio bambino, a vedere una partita <strong>di</strong> pallone(Roma-Juventus); vederla esclusivamente alla televisione a mesembrava un'ottima e comoda soluzione. Niente è paragonabilecome al vederla allo sta<strong>di</strong>o; questo non vuol essere paragonabilealla gita culturale, s'intende!Ricordo che la giornata era bellissima, gli spalti coloratissimi per gliabiti, il tifo ben organizzato con striscioni, ban<strong>di</strong>ere, canti, or<strong>di</strong>natoed <strong>alle</strong>grissimo. La gioia o il <strong>di</strong>spiacere, espressi dal volto dei vicini,lasciavano capire chi tifava per l'una o per l'altra squadra.<strong>Il</strong> partecipare <strong>di</strong> persona ad un evento è più autentico del vedere intv un oggetto o una partita. Per la cronaca la Roma vinse contro laJuventus per tre a zero, tondo tondo; nonostante la delusione delfiglio lo spettacolo fu bello ed emozionante.Oggi a scuola sono stati letti alcuni lavori sulla gita a Roma, tutti<strong>di</strong>versi, sebbene l'argomento fosse uguale; all'inizio la descrizioneparticolare e minuziosa <strong>di</strong> un'opera non faceva pensare che sipotesse descrivere meglio né <strong>di</strong>versamente, ma ero smentitasubito dopo da un'altra descrizione.L'emozione provocata dalla bellezza non può essere descritta cosìbene se non è autentica.Dario scrive <strong>di</strong> avere trascorso del tempo pensando che il sasso<strong>di</strong> Davide lo potesse colpire, tanto era il realismo trasmessodall'opera. Daniela si esprime sintetizzando così la suaemozione: “Mi sentivo svenire davanti a tanta armoniosa


29bellezza”.Che <strong>di</strong>re, mi sentivo mortificata e privata <strong>di</strong> un piacere, manessuno ne aveva la colpa, se non per quel numero; almeno potessi<strong>di</strong>viderlo! Cinquantadue sarebbe perfetto e mi consentirebbe <strong>di</strong>andare a tutte le gite scolastiche. Sto <strong>di</strong>vagando, lo so, ma che <strong>di</strong>re?Questo è il problema che mi porto <strong>di</strong>etro, centoquattro: il miopeso corporeo.A questo punto scivolo sui pie<strong>di</strong> gonfi, il respiro affannoso, lastanchezza e capirete il perché evito le gite.


30Maria Grazia Berti, raccontandoci con garbo, precisione epartecipazione emotiva il suo incontro con le meraviglioseopere d'arte visitate, non può fare a meno <strong>di</strong> ricordare conevidente commozione e struggente nostalgia giorni feliciormai lontani.18 Aprile 2009. Finalmente Roma!La gioia <strong>di</strong> rivedere e rivisitare una città tante volte desiderata siunisce alla nostalgia <strong>di</strong> giorni felici e gli occhiali da sole nascondonolacrime trattenute.Sono in gita con le amiche della Università dell'Età Libera, ungruppo ben unito <strong>di</strong> signore.Iniziamo con un tour della città.Compaiono alla nostra vista i monumenti più rappresentativi dellaRoma antica e moderna.<strong>Il</strong> programma della gita comprende la visita alla Chiesa <strong>di</strong> SantaMaria del Popolo ed alla G<strong>alle</strong>ria Borghese.Sia nella Chiesa che nella G<strong>alle</strong>ria si possono ammirare <strong>di</strong>pinti delCaravaggio e <strong>sculture</strong> del Bernini.Nel Caravaggio, artista dal temperamento inquieto, mi emozional'intensità dei contrasti fra giochi <strong>di</strong> luce ed ombre, luci chesottolineano ed accentuano la profon<strong>di</strong>tà espressiva.Nella prima sala che visitiamo alla G<strong>alle</strong>ria Borghese mi appare ilRatto <strong>di</strong> Proserpina.Rimango estasiata e commossa.La favola <strong>mito</strong>logica, sogno <strong>di</strong> bellezza eterna e pagana, palpita <strong>di</strong>


31vita e <strong>di</strong> sensualità.Ecco il David!<strong>Il</strong> suo corpo si torce per preparare ed eseguire l'attimo dello scattoimminente e nel volto del giovinetto appare tutta la forzaespressiva.<strong>Il</strong> gruppo <strong>di</strong> Enea ed Anchise sembra venirmi incontro. <strong>Il</strong> volto <strong>di</strong>Enea esprime la fatica e lo sforzo per salvare il padre ed il figliodall'incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Troia; lo sguardo <strong>di</strong> Anchise è smarrito e rassegnato;Ascanio, impaurito, guarda nel vuoto, forse in cerca della madreperduta.Nell'Apollo e Dafne la favola trova ancora una volta una sognantebellezza.I due corpi sembrano abbandonare il blocco del pie<strong>di</strong>stallo eduscire sui margini, mentre tra le mani <strong>di</strong> Apollo la ninfa amata si statrasformando in alloro.Questa giornata mi rimarrà nel cuore!


32Mirella Campi Lippi, la cui presenza in classe denotaassiduità, proficua attenzione ed una profonda econnaturata <strong>di</strong>screzione, coglie e sottolinea, insieme aDario Simonatti, l'abilità dell'autista nel farci fare dentroRoma un percorso ricco <strong>di</strong> sorprese culturali; nelcontempo, prendendo spunto <strong>d<strong>alle</strong></strong> meraviglie visitate, ci fasapere, con un opportuno richiamo manzoniano, che noinon possiamo fare altro che inchinarci <strong>di</strong> fronte al 'MassimoFattor'.ROMA: nostalgica nelle sue rovine, impetuosa nel suo trafficomulticolore e caotico, sentimentale nelle sue numerosissime fonti,che la rendono stupenda anche per i suoi rigogliosi giar<strong>di</strong>ni. Sonograta per l'inaspettato percorso che l'autista ci ha fatto fareattraverso la città e l'ho anche molto ammirato (anche lui!) per la<strong>di</strong>sinvoltura con cui (trasgredendo probabilmente parecchi<strong>di</strong>vieti) ci ha fatto passeggiare per Roma, guidando con una manosola (l'altra reggeva il microfono!), ci ha illustrato e<strong>di</strong>fici emonumenti, ci ha trasportati senza apparente <strong>di</strong>fficoltà né per iltraffico, né per i sensi unici, come se per lui fosse il vialettod'ingresso <strong>di</strong> casa sua.Stupenda Roma, ma per me sarebbe troppo al <strong>di</strong> sopra delle miecapacità per poterci vivere. Meglio una visita ogni tanto, anche seresta il rimpianto per non aver visitato abbastanza e per nonessermi soffermata <strong>di</strong> più <strong>di</strong> fronte a quello che mi è tanto piaciuto.E qui intendo particolarmente le opere d'arte: l'architettura, le


33<strong>sculture</strong>, le pitture <strong>di</strong> S. Maria del Popolo (Caravaggio e Bernini inparticolare), ed infine la G<strong>alle</strong>ria Borghese. Come sempre in questicasi, la quantità delle opere meravigliose che contiene il museo misopraffà: vorrei vedere tutto ed alla fine mi accorgo <strong>di</strong> aver vistopochissimo (e <strong>di</strong> ricordare poi anche meno): subito, ed ancheripensando a quegli artisti, mi viene spontaneo pensare:“….nuichiniam la fronte al MassimoFattor, che volle in 'loro',del creator suo spiritopiù vasta orma stampar.”L'orma del “genio”, sia che si manifesti in un condottiero, in unoscienziato, in un filosofo, in un artista, in un musicista, ecc… è lamanifestazione della grandezza rispetto alla normalità degli altriuomini (anche se sono certissima che normale non è nessuno). Inparticolare in quelle che sono “le arti belle”, l'estetica delle opere cilascia imme<strong>di</strong>atamente affascinati. Guardando le statue del Bernini,sono le espressioni dei volti, che mi colpiscono. Penso che unpittore può sempre correggere una pennellata che non loconvince; ed anche uno scultore, non perfettamente sod<strong>di</strong>sfattodella forma <strong>di</strong> un panneggio, lo può mo<strong>di</strong>ficare: ma, per ladelicatezza <strong>di</strong> una espressione, non riesco ad immaginare quantacapacità debba usare con uno scalpello. Genio, quin<strong>di</strong>, unito ad unamanualità, ad una tecnica meravigliosa, per riuscire ad esprimere losforzo <strong>di</strong> Davide, la rassegnazione <strong>di</strong> Anchise, la <strong>di</strong>sperazione <strong>di</strong>Proserpina, la paura che si muta in stupore <strong>di</strong> Dafne.


34Giuseppina Cassigoli si <strong>di</strong>lunga in un descrizione minuziosa,partecipata ed emozionata <strong>di</strong> tutto ciò che ha visitato, ma laprofonda meraviglia che trasmette al lettore è quella percui la leggera salitina per arrivare alla G<strong>alle</strong>ria Borghese era<strong>di</strong>venuta infinita tanta era la bramosia <strong>di</strong> arrivarci, anche se,soprattutto, ci colpisce l'annotazione secondo cui l'istintol'avrebbe spinta ad asciugare le lacrime <strong>di</strong> Proserpina, tantoappaiono reali.La gita culturale che abbiamo fatto a Roma il 18 aprile 2009 per meè stata una delle più interessanti.La prima visita l'abbiamo fatta alla Basilica <strong>di</strong> S. Maria del Popolo,che si trova appunto nell'omonima piazza. Entrando nella Basilicanon mi sarei mai aspettata <strong>di</strong> vedere tanti capolavori così riuniti. Imiei occhi non sapevano cosa guardare per primi, o le <strong>sculture</strong> <strong>di</strong>Andrea Bregno, oppure quelle <strong>di</strong> <strong>Gian</strong> <strong>Lorenzo</strong> Bernini, o ancoragli affreschi del Pinturicchio. Ogni pittura, ogni scultura suscitava inme uno stupore immenso, un qualcosa che non so spiegare aparole.Quando però sono arrivata davanti alla crocifissione <strong>di</strong> S. Pietro edalla conversione <strong>di</strong> S. Paolo, lì veramente l'emozione ha fatto dapadrona. Mi sono soffermata a lungo a guardare quelle figure, quasiin penombra, e poi quegli sprazzi <strong>di</strong> luce, che andavano a colpirel'espressione <strong>di</strong> un volto, la lucentezza <strong>di</strong> un'armatura e tanti altriparticolari.Sarei potuta stare lì per ore senza stancarmi <strong>di</strong> guardare. Poi, però,


35a malincuore siamo dovuti uscire.Dopo una breve pausa per il pranzo ed una passeggiata perammirare le vetrine, ci siamo incamminati verso VillaBorghese, dove si trova appunto la famosa G<strong>alle</strong>ria, chesaremmo andati a visitare.Non vedevo l'ora <strong>di</strong> arrivare! Quella leggera salita che abbiamopercorso per arrivare, mi sembrava che non finisse mai, tanta era lacuriosità. Poi finalmente siamo giunti.Per me, entrare nella G<strong>alle</strong>ria Borghese, è stato come fare un belsogno ad occhi aperti.Anche qui si è ripetuta la stessa emozione che avevo provato pocoprima nella Basilica.Fra tutti quei colori dei soffitti decorati, dei quadri <strong>alle</strong> pareti, deimosaici antichi dei pavimenti, risaltava ancor più il candore deigruppi marmorei del Bernini.Nel gruppo marmoreo <strong>di</strong> Enea, rappresentante la sua fuga da Troiacon il padre ed il figlioletto, mi ha colpito la tristezza dello sguardo<strong>di</strong> Anchise, e nello stesso tempo la determinazione nel portare insalvo i suoi Numi protettori.Nella seconda sala abbiamo ammirato il gruppo marmoreorappresentante il ratto <strong>di</strong> Proserpina. Ho notato come ilBernini ha messo in risalto la potenza fisica del Dio Ade(Plutone), il suo sguardo pieno <strong>di</strong> bramosia, in contrasto con lafigurina esile <strong>di</strong> Proserpina, che cerca con <strong>di</strong>sperazione <strong>di</strong>sfuggirgli.Quanta compassione hanno suscitato in me le lacrime che lescendono sulle guance!


36L'istinto mi avrebbe spinto ad asciugarle, tanto sembrano vere.Cosa <strong>di</strong>re poi del gruppo <strong>di</strong> Apollo e Dafne!Con quanta grazia l'artista è riuscito a rendere giovanili questefigure.<strong>Il</strong> corpo <strong>di</strong> Dafne, che man mano si trasforma in tenere foglied'alloro, il drappeggio del manto <strong>di</strong> Apollo, il suo sguardo pienod'amore, rendono questa opera unica al mondo.Poi il nostro tempo è scaduto e a malincuore siamo dovuti uscire.Le belle cose che ho visto rimarranno sicuramente dentro <strong>di</strong> meper molto tempo.P.S.Un grazie <strong>di</strong> cuore va naturalmente ai nostri professori PatriziaScapin e Giuseppe Vella; è per il loro interessamento che abbiamopotuto godere <strong>di</strong> tutto ciò.


37Luciana Fabbri, se ci ricorda che il trasferimento a pie<strong>di</strong>verso la G<strong>alle</strong>ria Borghese non è stato tra i più como<strong>di</strong>, lo fasolo per mettere più in evidenza che la visita ai quadri, aimosaici e, soprattutto, <strong>alle</strong> opere del Bernini non solo hafatto <strong>di</strong>menticare la fatica, ma l'ha esaltata, per cui ilgo<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> tali meraviglie si è trasformato in premio allastanchezza.In gita istruttiva.Siamo partiti per Roma accompagnati dai nostri carissimiinsegnanti, prof. Vella e prof.ssa Scapin, desiderando vedere con inostri occhi le bellezze artistiche che ci erano statemeticolosamente spiegate e delle quali avevamo visto le immaginiin video.La prima tappa è stata alla Basilica <strong>di</strong> S. Maria del Popolo nellapiazza omonima, all'interno della quale abbiamo ammirato edapprezzato, oltre alla bellissima struttura, le opere del Caravaggio(Conversione <strong>di</strong> S. Paolo e Crocifissione <strong>di</strong> S. Pietro).Queste tele destano l'ammirazione <strong>di</strong> ognuno, le figuredrammatiche, che spiccano sullo sfondo scuro, quasi nero,mettono in evidenza la situazione sia tragica che miracolosa, coneffetto <strong>di</strong> grande verismo.Sempre nella predetta Chiesa vi sono <strong>sculture</strong> del Bernini cherendono ancora più preziosa l'architettura fastosa <strong>di</strong> questaBasilica.Le cappelle gentilizie con splen<strong>di</strong><strong>di</strong> soffitti e pavimenti preziosi,


38ricche <strong>di</strong> fregi che ornano le tombe dei defunti <strong>di</strong> queste famosefamiglie.Dopo esserci riposati e rifocillati in seguito a questa visita, ci siamoavviati verso Villa Borghese, situata in uno dei gran<strong>di</strong> parchi <strong>di</strong>Roma.<strong>Il</strong> trasferimento (a pie<strong>di</strong>), definito vicino, ci ha stravolto, nonimmaginando la lunga camminata: comunque siamo arrivati quasivivi alla meta. Entrando nella meravigliosa G<strong>alle</strong>ria Borghese,abbiamo subito scordato la fatica e la stanchezza e siamo rimastiammirati da tanta magnificenza.Quello che mi ha maggiormente colpito sono state le <strong>sculture</strong> delBernini, che sembrano vivere nelle loro magnifiche forme, cosìvere che destano stupore in tutti gli atteggiamenti <strong>di</strong> forza, <strong>di</strong><strong>di</strong>sperazione che irra<strong>di</strong>ano dai loro volti, <strong>d<strong>alle</strong></strong> mani e persino daipie<strong>di</strong>, che mostrano lo sforzo <strong>di</strong> resistere; ciò è riferito al ratto <strong>di</strong>Proserpina, anche nella <strong>metamorfosi</strong> <strong>di</strong> Dafne, che sfugge <strong>d<strong>alle</strong></strong>mani <strong>di</strong> Apollo, mani che la vorrebbero fermare e tenere per sé,poi Enea col padre Anchise nel momento <strong>di</strong> fuggire da Troia, perpoi approdare nella nostra penisola: quest'ultimo gruppo, oltre allabellezza artistica, mette in evidenza l'amore <strong>di</strong> Enea per il vecchiopadre.Ho visto anche notevoli <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> Raffaello, del Domenichino,ancora del Caravaggio ed innumerevoli altri eccelsi pittori.Suscita poi grande impressione e meraviglia l'accostamentoall'epoca del Rinascimento <strong>di</strong> reperti dell'antica Roma, come moltestatue e gli incre<strong>di</strong>bili mosaici dei pavimenti.Che <strong>di</strong>re inoltre dei soffitti, dai quali sembrano scendere angeli,


39putti, personaggi <strong>mito</strong>logici, che appaiono in una inusualesituazione tri<strong>di</strong>mensionale.Ultima, <strong>di</strong>rei 'Dulcis in fundo', la bella e spregiu<strong>di</strong>cata PaolinaBonaparte, in atteggiamento regale: ciò che mi ha colpito in questomagnifico monumento, oltre alla scontata bellezza della modellamagnificamente riprodotta, è stato l'aspetto invitante del morbidomaterasso e delle ten<strong>di</strong>ne che adornano il letto: rimango incerta secredere che siano vere o <strong>di</strong> marmo.


40Marisa Luti Cioni, superando il nervosismo procuratoledalla mano che, come lei <strong>di</strong>ce 'spesso va per conto suo', ciracconta <strong>di</strong> emozioni sopite che riaffioranoprepotentemente alla memoria, tanto che, davanti algruppo <strong>di</strong> Apollo e Dafne, si immagina <strong>di</strong> ripercorrere, leigiovinetta, il Parco nazionale del Circeo, inseguita da unAdone; ma l'immagine più struggente è quella del Bacchinomalato con il cesto <strong>di</strong> frutta, <strong>di</strong> fronte al quale la mentecorre <strong>alle</strong> stagioni, allo scorrere inesorabile del tempo edalla caducità della vita. Felice l'intuizione della 'gara trapoesia e scultura' a proposito del gruppo scultoreo <strong>di</strong>Apollo e Dafne.E' da quando siamo andati in gita con l'Università della Libera Età,ormai più <strong>di</strong> un mese fa, che vorrei riportare le mie impressioni ele mie sensazioni su quello che ho visto. Ma da un po' <strong>di</strong> tempo miaffatica scrivere, perché la mano spesso va per conto suo e questomi rende nervosa.Voglio comunque cercare <strong>di</strong> imprimere su un foglio ciò che hoprovato davanti ai gruppi scultorei del Bernini nella G<strong>alle</strong>riaBorghese.La levigatezza e la lucentezza del marmo sono straor<strong>di</strong>narie. Lequattro opere sono scolpite in modo più <strong>di</strong>vino che umano,sembra impossibile che da un pezzo informe <strong>di</strong> marmo siano uscitisimili capolavori. Qui è tutta la bellezza e la <strong>di</strong>namicità dell'arteseicentesca e del Bernini in particolare. Giro attonita intorno <strong>alle</strong>


41statue: ecco il ratto <strong>di</strong> Proserpina, la fuga <strong>di</strong> Enea, il David, eccoApollo e Dafne. Mi si affollano nella mente sentimenti sensuali ederotici ed il pensiero ritorna <strong>alle</strong> reminiscenze scolastiche,ravvivate anche <strong>d<strong>alle</strong></strong> lezioni sulle Metamorfosi <strong>di</strong> Ovi<strong>di</strong>o, tenute dalprof. Vella opportunamente prima della gita.Nel gruppo scultoreo <strong>di</strong> Apollo e Dafne c'è davvero una gara trapoesia e scultura.<strong>Il</strong> pensiero corre veloce e vedo ninfe inseguite da fauni, vedoAngelica fuggente tra i boschi e rivedo me, studentessaginnasiale che, attraversando con l'autobus il Parco Nazionaledel Circeo per andare a scuola, fuggo sotto quelle quercesecolari, inseguita da un qualche Adone e con una risataargentina mi sottraggo alla presa, scomparendo nel folto delbosco e lasciando tra le mani del mio inseguitore un lembo <strong>di</strong>veste che un rovo ha strappato.Mi giro intorno, sono come in estasi: ma che sto fantasticando?La visita alla G<strong>alle</strong>ria continua, ora sono davanti alla matrona della'domus', la bella Paolina, che è tutta un'altra visione. Infonde pace eserenità la bella signora <strong>d<strong>alle</strong></strong> raffinate fattezze classiche: è adagiatasu una poltrona (triclinio?) e affonda le sue carni nude e pure in unsoffice materassino.Ma è <strong>di</strong> marmo? Lo tocco, sì, è <strong>di</strong> marmo.Lascio la bella Paolina e mi trovo faccia a faccia con quel <strong>di</strong>pinto delCaravaggio, che mi è sempre rimasto nella mente. E' il ragazzo conil cesto traboccante <strong>di</strong> frutta, il fruttarolo. Sono attirata dallosguardo languido del giovane e <strong>d<strong>alle</strong></strong> sue fattezze femminee. Poi losguardo cade sul cesto <strong>di</strong> frutta così ricco <strong>di</strong> colori, con l'uva


42succosa, che ne senti il gusto, le pesche morbide e vellutate ed ilpensiero corre <strong>alle</strong> stagioni, al trascorrere del tempo, alla caducitàdella vita.Dopo questo tuffo nell'arte più sublime mi sorge spontaneo unringraziamento al Creatore, o chi per lui, per questa nostra Italiacosì ricca e fertile <strong>di</strong> ingegni e <strong>di</strong> artisti, che hanno lasciato opereche tutto il mondo ci invi<strong>di</strong>a, opere che brillano e brilleranno comefari attraverso i secoli.Ringrazio l'Università della Libera Età ed i docenti che sannoriaccendere in noi l'amore per la cultura, facendo riaffiorareemozioni sopite.


43Daniela Maccianti, nella lunga carrellata che compie,sintetizzando con or<strong>di</strong>ne e precisione tutte le tappe dellagita e delle visite a S. Maria del Popolo ed alla G<strong>alle</strong>riaBorghese, non manca <strong>di</strong> osservazioni personali e moltosoggettive, come quando afferma, giustamente, che nelleopere d'arte 'ognuno può vederci ciò che vuole'; inoltre sisofferma, con spirito <strong>di</strong> indagine, sul fatto che i capolavorivisitati sono stati creati da autori tutti giovanissimi. Nonmanca poi un cenno all'<strong>alle</strong>gria suscitata dalla 'musica' dellecampane e, toccando la vita <strong>di</strong> ogni giorno, c'è anche l'elogiodella dolcezza dei nonni.Gita d'istruzione, e non solo, a Roma.18 aprile 2009Dice il prof. Vella: “Mettete nero su bianco le vostre sensazioni”;sembra facile, ma non lo è: questa volta mi faccio coraggio e provoanch'io a lasciare uno scritto per i posteri.Con la nostra scuola, ovvero con l'Università della Libera Età,abbiamo organizzato una gita d'istruzione a Roma, per andare avisitare la Chiesa <strong>di</strong> S. Maria del Popolo, nella piazza omonima, e laG<strong>alle</strong>ria Borghese.Come sempre il nostro gruppo è <strong>di</strong>retto dalla nostra prof.ssaScapin, grande maestra nel trasmetterci le sue conoscenze <strong>di</strong>Storia dell'Arte, e dal prof. Vella, grande amante della letteratura e<strong>di</strong> tutto quello che possa far cultura.


44Appena arrivati a Roma, come ho anticipato, ci siamo <strong>di</strong>retti versola Chiesa <strong>di</strong> S. Maria del Popolo, dove ho potuto vedere con i mieiocchi la Cappella Chigi, dove è ambientato l'omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> uncar<strong>di</strong>nale nel libro 'Angeli e demoni' <strong>di</strong> D. Brown. Questa cosa mistuzzicava, perché leggendo il libro, mi ero immaginata l'ambientee, vedendolo <strong>di</strong> persona, sono stata molto contenta.All'interno <strong>di</strong> questa chiesa ho potuto ammirare due operestraor<strong>di</strong>narie: la Conversione <strong>di</strong> S. Paolo ed il Martirio <strong>di</strong> S. Pietrodel grande, favoloso Caravaggio. Qui si può notare la maestria delpittore, il suo modo <strong>di</strong> usare “lo scuro e la luce”, come solo lui safare.Secondo me, queste opere ti prendono <strong>di</strong> dentro, ci trovi tantacarica emotiva, tanta rabbia. Capisci quanto questo artista siatumultuoso nel suo <strong>di</strong>pingere, quanta sregolatezza ci fosse dentro<strong>di</strong> lui. Tutta la sua vita e la sua pittura sono incentrate nella ricercadella verità che non è mai imposta dall'alto e passivamenteaccettata. Dunque cercava <strong>di</strong> rappresentare la drammaticità dellavita, che riesce a trasmetterci proprio con il suo linguaggio <strong>di</strong> lucied ombre, i suoi concetti principali.Poi, per tornare alla chiesa, ci sono anche altre opere moltoimportanti, fra le quali quella <strong>di</strong> Sebastiano del Piombo, che,essendo in ristrutturazione, non abbiamo potuto vedere, ed altreopere non meno famose.Le sensazioni provate in questo luogo mi hanno accompagnatoanche fuori, nella piazza, dove, essendo proprio le ore do<strong>di</strong>ci, lecampane hanno iniziato a suonare con la loro “musica”, per mecosì <strong>alle</strong>gra, così <strong>di</strong>spensatrice <strong>di</strong> felicità in un luogo così bello e


45coinvolgente.Dopo un pranzo fugace, ci siamo <strong>di</strong>retti al Parco <strong>di</strong> Villa Borghese,dove, a nostra insaputa, avremmo trovato <strong>sculture</strong> e quadri ingrado <strong>di</strong> inebriarci fino allo svenimento. Ma an<strong>di</strong>amo per or<strong>di</strong>ne.Dopo aver svolto le noiose pratiche <strong>di</strong> ingresso alla G<strong>alle</strong>ria, cisiamo incamminati per accedere ai saloni dove i nostri occhi sonorimasti incantati. Con le <strong>sculture</strong> <strong>di</strong> <strong>Gian</strong> <strong>Lorenzo</strong> Bernini il nostrocorpo ed i nostri sensi si estraniano da tutto ciò che ci circonda.Come non rimanere estasiati dalla statua <strong>di</strong> Enea ed Anchise, doveve<strong>di</strong>amo come l'artista ha saputo raffigurare il corpo giovane <strong>di</strong>Enea e caratterizzare invece il corpo <strong>di</strong> Anchise, come quello <strong>di</strong> unvecchio. <strong>Il</strong> corpo sembra vivo, si vede la pelle del torace e dellebraccia più flaccida, si notano le vene più in pelle, le rughe, propriosembra trasparire la secchezza del corpo, che con il passare deglianni perde tonicità.Lo sguardo dei personaggi esprime tutto quello che può provareun uomo quando deve lasciare la terra che l'ha visto bambino, la suaterra natale.Nella scultura è rappresentato anche il piccolo Ascanio, in questomodo Bernini ha rappresentato le tre fasi della vita: bambino,adulto, vecchio.Naturalmente in questa sala non c'è solo questa scultura, ma anchequadri magnifici, vasi, mosaici <strong>di</strong> incomparabile bellezza.Passando in un'altra sala, resto allibita nel vedere la statua <strong>di</strong> David.Una scultura viva, in movimento, dove il Bernini rappresenta ungiovane nell'atto <strong>di</strong> tirare la fionda, con tutti i muscoli contratti,talmente verosimile che sembra che ti colpisca. Non c'è una parte


46del corpo che non sembri vibrare, è un portento. La storia ci <strong>di</strong>ceche il volto del David rappresenti il viso del Bernini, che si sarebbeautoritratto, guardandosi in uno specchio sorretto, pensate un po',dal car<strong>di</strong>nale Maffeo Barberini, che poi <strong>di</strong>venterà papa Urbano VIII.Pensate che onore per uno scultore!!Proseguendo nella nostra visita, abbiamo trovato la statua <strong>di</strong> Apolloe Dafne.Che sensazione ci può dare? Innanzitutto mi fa pensare alla bellezzadei corpi rappresentati, alla loro delicatezza, alla loro gioventù. <strong>Il</strong>Bernini ha eseguito <strong>di</strong>versi lavori legati <strong>alle</strong> famose Metamorfosi <strong>di</strong>Ovi<strong>di</strong>o. E come si resta incantati leggendo questi racconti, ancorpiù si rimane avvinti dalla loro personificazione scultorea, sembra<strong>di</strong> vedere i personaggi del <strong>mito</strong>, lì, proprio davanti a noi.Si vede la voglia <strong>di</strong> lui, la sua voluttà verso Dafne, cosa che ognigiovane innamorato ha dentro <strong>di</strong> sé, quella voglia irrazionale <strong>di</strong>conquista, <strong>di</strong> amore più fisico che platonico, e nello stesso tempo,la paura <strong>di</strong> lei, che preferisce trasformarsi in alloro prima <strong>di</strong> cederead Apollo.Lei ha una leggiadria infinita, i capelli sembrano veri, i suoi pie<strong>di</strong> chesi smorzano in ra<strong>di</strong>ci, le foglie <strong>di</strong> alloro, fatte perfette, che spuntano<strong>d<strong>alle</strong></strong> <strong>di</strong>ta delle mani.Ma la statua che mi è piaciuta <strong>di</strong> più è il Ratto <strong>di</strong> Proserpina e spiegoanche il perché.Prima <strong>di</strong> tutto il corpo <strong>di</strong> Plutone è scolpito in un modoinverosimile. Ogni muscolo è teso nello sforzo <strong>di</strong> rapire la giovane.<strong>Il</strong> corpo è lì, vivo davanti a me e la cosa che mi ha colpito <strong>di</strong> più è ilbraccio sinistro <strong>di</strong> lui che avvinghia Proserpina al fianco, dove


47ve<strong>di</strong>amo la mano <strong>di</strong> lui entrare nella carne della giovane, riusciamo avedere la pelle pigiata, come del resto lo notiamo nella cosciasinistra <strong>di</strong> Proserpina, dove Plutone affonda la mano per trattenerela ragazza che vorrebbe fuggire. La forza della mano <strong>di</strong> lui, e laricerca <strong>di</strong>sperata <strong>di</strong> lei <strong>di</strong> respingere quell'uomo, sono in notevolecontrasto, Proserpina con la mano sinistra fa un ultimo tentativo <strong>di</strong>respingere l'uomo, gli scompiglia i capelli e tutto sembra vero,sembra che avvenga lì, in quell'istante. Sul viso <strong>di</strong> lei scorrono dellelacrime che mi commuovono.Per me, però, questa scultura emana sensualità, specialmente ladeformazione della carne <strong>di</strong> Proserpina, nella coscia e sul fianco,richiama un po' la presa virile <strong>di</strong> un uomo mentre ama la sua donna,quel senso <strong>di</strong> appartenenza totale <strong>di</strong> un uomo ed una donna che siamano.Certo, nella statua la situazione è <strong>di</strong>versa, ma ognuno può vederciciò che vuole e per me è la più bella scultura presente nella G<strong>alle</strong>riaBorghese, proprio per i sentimenti che mi ha evocato.Poi, lasciato Bernini, incontriamo la famosa Paolina Bonaparte,scolpita dal Canova, che ci attende in una sala, come se fosse lì adaspettarci per fare due chiacchiere. Questo complesso scultoreo è<strong>di</strong> una raffinatezza estrema, sembra che il peso <strong>di</strong> lei affon<strong>di</strong> in mo<strong>di</strong><strong>di</strong>versi in quel materasso. La dolcezza del viso, della pettinatura,della compostezza della donna, ci <strong>di</strong>cono che anche questoscultore è stato un grande genio.Oltre <strong>alle</strong> statue mi hanno emozionato i vari quadri <strong>di</strong> Caravaggio,con le sue ombre, i suoi colori tetri, ma anche con i suoi cesti <strong>di</strong>frutta, che sembrano pieni <strong>di</strong> frutti veri e freschi, pronti da


48mangiare. Oppure non <strong>di</strong>mentico la dolcezza dei colori delBotticelli, la sapiente capacità <strong>di</strong> Raffaello con quei colori cosìniti<strong>di</strong>, così veri, con ritratti <strong>di</strong> infinita beltà.Poi ci sono i vari Tiziano, Dosso Dossi, Guercino, Rubens,Carracci, Veronese, Giorgione, Bronzino, Correggio, ed altri“Gran<strong>di</strong>” che con le loro opere, i loro stili ed i loro temi ciprendono fino al nostro io più profondo.Ma la cosa che mi fa anche un po' riflettere è che i geni che hannoscolpito o <strong>di</strong>pinto questi capolavori, hanno realizzato le loro operein giovanissima età.Bernini aveva 23 o 24 anni, quando ha creato queste <strong>sculture</strong>meravigliose, così come Caravaggio, che è morto in giovane età,lasciandoci gran<strong>di</strong> opere.Sembra che qualcosa <strong>di</strong> irrazionale abbia loro guidato le mani, perpoter creare dei capolavori che resteranno per l'eternità atestimoniare la loro genialità.Naturalmente la nostra visita è costata anche un po' <strong>di</strong> fatica adalcune partecipanti in età più che matura, che hanno arrancato perraggiungere la G<strong>alle</strong>ria.Ho, però, sentito <strong>di</strong>re da alcune <strong>di</strong> loro che, dopo aver visto quelleopere stupende, la stanchezza si è <strong>di</strong>ssolta ed è entrata in loro unagioia nuova <strong>di</strong> vivere, <strong>di</strong> poter vedere ancora tante cose belle, checertamente la nostra “Università” ci riserverà per ancora tanti etanti anni.La nostra scolaresca è formata da una serie variegata <strong>di</strong> persone,<strong>d<strong>alle</strong></strong> più timide <strong>alle</strong> più vispe. Da quelle che ogni tanto “rompono”a quelle carissime persone così dolci, come solo i nonni sanno


essere.E che <strong>di</strong>re dei nostri docenti sempre pronti a spiegare, a farciconoscere sempre cose nuove.Insomma siamo proprio un bel gruppo, ricco <strong>di</strong> affetti, <strong>di</strong> nuoveamicizie e <strong>di</strong> tanta voglia <strong>di</strong> sapere e <strong>di</strong> stare insieme.Ciao alla prossima gita!!!49


50Grazia Sabatino è rimasta affascinata dalla bellezza <strong>di</strong>quanto ha potuto vedere e per questo si sente <strong>di</strong> ringraziaredal cuore i docenti che la seguono nei corsi che ha scelto; si èanche ricordata, come ha fatto anche Dario Simonatti,della permanenza, nella chiesa <strong>di</strong> S. Maria del Popolo, <strong>di</strong>Martin Lutero, del cui passaggio, però, ci tiene asottolineare, non è rimasta traccia visibile, se non nei libri <strong>di</strong>storia più atten<strong>di</strong>bili.Una gita a Roma.<strong>Il</strong> 18 aprile abbiamo fatto una gita <strong>di</strong>dattica nella nostra bellacapitale, che è piena, dentro e fuori, <strong>di</strong> ogni bellezza: operearchitettoniche, <strong>sculture</strong>, <strong>di</strong>pinti meravigliosi, ecc…Io sono un'ignorante in materia, perché non ho stu<strong>di</strong>ato, mafrequentando l'Università della Libera Età e grazie agli insegnantifavolosi che ci sono, mi sono appassionata all'arte e a Dante, la cuiComme<strong>di</strong>a avevo qualche volta tentato <strong>di</strong> leggere, senza peraltroriuscirvi in modo proficuo.Ma quando ho sentito il professor Vella nella lettura dei canti dellaComme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dante, allora mi è stato semplice capire e seguire:certo non sono letterata, quin<strong>di</strong> tanti nomi mi sono sconosciuti,però mi appassiona ascoltare.Anche l'arte mi piace, Patrizia è bravissima a spiegare e con ilsupporto delle fotografie si segue bene: certo non potrò mai capirefino in fondo le <strong>di</strong>fferenze tra un <strong>di</strong>pinto e l'altro, ma vedere un belquadro od una scultura, spiegata sapientemente, riesci a capire ed


51ammirare con altri occhi.Abbiamo visitato la chiesa <strong>di</strong> S. Maria del Popolo, scoprendovi,all'interno, dei quadri bellissimi, due dei quali del Caravaggio, che tilasciano letteralmente a bocca aperta.Storicamente sappiamo che in questa chiesa si è soffermato MartinLutero, del quale, però, non è rimasta alcuna traccia, nemmenouna targa! Anche nella Chiesa si verifica che la persona 'scomoda' èlasciata nell'oblio.Nel pomeriggio, dopo una lunga camminata nel parco, siamoentrati nella G<strong>alle</strong>ria Borghese, anch'essa piena <strong>di</strong> bellezze varie,quadri, mosaici, <strong>sculture</strong> varie <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria fattura, come quelledel Bernini che sembra che ti parlino o quella del Canova: in questocaso sembra che Paolina sia lì ad aspettarti.E' stata una lezione <strong>di</strong> storia antica sui mosaici del tempo deiRomani, sugli dei e su pittori 'giganteschi' nella loro arte.Giunta la sera, eravamo stanchi, ma più ricchi nell'animo, per avervisto cose belle ed immagazzinato qualche cosa in più.Grazie.


52Dario Simonatti, con la leggerezza e l'acume che gli sonocongeniali, pone a confronto la Roma del 1962, quando vi sirecò per sette mesi per lavoro, e quella <strong>di</strong> oggi; certo Romaè cambiata nel frattempo, ma il cambiamento più decisivo èquello <strong>di</strong> Dario che, ci <strong>di</strong>ce, oggi guarda le cose, i quadri, le<strong>sculture</strong>, una poesia, un'opera architettonica e tutto il restocon una cognizione ben più determinata e sicura, grazieanche alla frequenza della nostra Università. Giocosa espiritosa l'annotazione relativa al nostro autista che, oltre aguidare bene, improvvisandosi 'Cicerone', ci ha descrittouno per uno i vari monumenti che scorrevano davanti aifinestrini. Dario è sicuro che lo scrigno della memoria <strong>di</strong>tutti i partecipanti si è arricchito <strong>di</strong> qualcosa da ricordareper tutta la vita.Quando sento <strong>di</strong>re che si va a Roma a fare una girata, cercosempre <strong>di</strong> non mancare, anche se è per poche ore. Nel 1962 cisono stato sette mesi a lavoro e siccome riparavo le macchine dacaffè dei bar, l'ho girata davvero in lungo ed in largo. Mai però, epurtroppo, sono andato a visitare musei od opere d'arte; vedevosì, belle fontane, bei monumenti, palazzi bellissimi e particolari, mali sfioravo solamente, non mi importava niente, né <strong>di</strong> chi li avevafatti né del perché. Ora mi <strong>di</strong>co che forse sarà perché avevoventitre anni ed ero interessato da tante altre cose. In seguito hoavuto occasione <strong>di</strong> visitare una esposizione <strong>di</strong> lavori del Caravaggioe <strong>di</strong> Artemisia Gentileschi, non avendo però avuto spiegazioni da


53nessuno, mi sono ritrovato a vedere capolavori unici senza peròapprezzarne il vero valore. Da quando frequento l'Università dellaLibera Età, mi si è aperto un nuovo modo <strong>di</strong> vedere i capolavori chetanti artisti italiani hanno eseguito nei secoli passati, con i pochimezzi che avevano a <strong>di</strong>sposizione e che via via si dovevano ancheinventare.Pensando al corso <strong>di</strong> archeologia, si scopre che gli artisti sonosempre esistiti; certo non si possono fare confronti, ma vedendo lefreccette e le asce che hanno costruito all'età della pietra, ancheallora gli uomini erano proprio bravi!! Ma torniamo verso Roma,che è più comoda e vicina e ci potremo immergere nel mondodell'arte. <strong>Il</strong> viaggio è tranquillo e la nostra prof. Patrizia ci da' leultime informazioni su ciò che andremo a vedere e da come ce lespiega, si capisce che vedremo qualcosa <strong>di</strong> bello, unico e<strong>di</strong>rripetibile da rifare ai nostri giorni.Anche l'ingresso a Roma è stato un po' particolare; sul pullmann c'èscritto “VIETATO PARLARE ALL'AUTISTA”, ma non “vietatoall'autista parlare” e così, mentre guidava, il nostro autista, cheevidentemente avrà sentito tante volte parlare <strong>di</strong> Roma e dei suoimonumenti, si è improvvisato guida e ci ha spiegato, via per via, ciòche si vedeva passando col pullmann.Arrivati quasi puntuali alla chiesa <strong>di</strong> S. Maria del Popolo, il gruppo,che si era un po' sgranato nello scendere dal pullmann e nellospostamento, si è ricompattato intorno alla prof. E siamo entrati.<strong>Il</strong> silenzio e la penombra della chiesa rendevano i lavori delCaravaggio, illuminati ad arte, <strong>di</strong> una drammaticità particolare. Lacrocifissione <strong>di</strong> San Pietro mi è sembrata una scena reale; pare che


54gli aguzzini svolgano un lavoro qualsiasi, non hanno furia, ma sonoconcentrati nei loro sforzi, si vedono bene i muscoli sotto sforzo, levene gonfie, i pie<strong>di</strong> scalzi e sporchi, le rughe sulla fronte dell'uomoin pie<strong>di</strong> sono messe in risalto dalla luce radente ed il viso del S.Pietro con gli occhi sbarrati sembra quasi incredulo, il corpo è tesocome se volesse vedere ciò che gli accade o voglia <strong>di</strong>re…..: ”Aò!!Ma che mi fate!”Di fronte c'è la conversione <strong>di</strong> San Paolo, anche in questa opera mipar <strong>di</strong> vedere una istantanea, la luce che ha fulminato Paolo, habloccato l'immagine, il cavallo sembra stia per dare una zampata aPaolo per punirlo della sua vita scellerata, ma ora che si èconvertito, lo grazierà; anche qui la luce rende la scena ricca <strong>di</strong>vivi<strong>di</strong> particolari, è tutto in primo piano senza sfon<strong>di</strong> o panorami,che possano <strong>di</strong>stogliere l'attenzione <strong>di</strong> chi guarda, è tutto cosìperfetto che mi lascia senza parole.La chiesa, che secoli fa ospitava i pellegrini che venivano a Roma, haavuto anche un ospite illustre, ma particolarmente scomodo, quiha soggiornato Martin Lutero; con il prof. Vella ne cerchiamoqualche cosa che lo ricor<strong>di</strong>, ma inutilmente, non c'è rimasta traccia.Usciti dalla chiesa, abbiamo avuto un'ora libera, io e mia moglieabbiamo fatto una corsa alla fontana <strong>di</strong> Trevi, passando da via delCorso e ritorno da via del Babbuino e piazza <strong>di</strong> Spagna; quantiricor<strong>di</strong> delle passeggiate degli anni sessanta!!<strong>Il</strong> trasferimento verso Villa Borghese, che doveva essere unasemplice passeggiata in mezzo al verde, per qualche partecipante siè trasformato in una marcia forzata verso una meta che sembrava sispostasse per non farsi raggiungere, in effetti eravamo noi a


55sbagliare <strong>di</strong>rezione.Siamo finalmente davanti alla G<strong>alle</strong>ria Borghese e dopo che siamostati tutti attrezzati <strong>di</strong> auricolari collegati alla nostra prof., ci siamoaddentrati in questa villa che tutto il mondo ci invi<strong>di</strong>a. <strong>Il</strong> primoincontro con il ratto <strong>di</strong> Proserpina è da far rimanere senza respiroalmeno per un quarto d'ora. Ma è possibile che all'età <strong>di</strong> ventitreanni un uomo possa ricavare da un blocco <strong>di</strong> marmo una cosìgrande ricchezza <strong>di</strong> particolari, perfetti nelle misure <strong>di</strong> quei corpiche sembrano ad<strong>di</strong>rittura teneri, come la vita e la coscia <strong>di</strong>Proserpina che cede alla stretta delle mani possenti <strong>di</strong> Plutone, ed icapelli, il viso ed il drappeggio <strong>di</strong> quei pochi indumenti, tutto è quasirealtà. Mi sembra che tutti giriamo intorno all'opera senzarespirare, tutti presi ad ascoltare e stu<strong>di</strong>are ogni particolare <strong>di</strong>questa meraviglia… Ma … pren<strong>di</strong>amo un altro bel respiro…arriviamo da Apollo e Dafne!!! Questi sembrano davvero volare,sembra tutto leggero, i due corpi sono leggiadri, si capisce che sononu<strong>di</strong>, giovani <strong>d<strong>alle</strong></strong> fattezze perfette, si vedono particolari come isandali <strong>di</strong> Apollo che sono trasparenti, la stoffa è leggera, i capellisono mossi dal vento… ma che fanno… vanno via… mi <strong>di</strong>spiace…Ah, no, siamo noi che si va in un'altra sala, svegliati Dario!!! Ma nonriesco a <strong>di</strong>stogliere gli occhi da quelle figure meravigliose. Siamo giànell'altra sala, siamo davanti al David: ma come si fa!!! Ma questo ètroppo!!!!!! Tutti siamo già concentrati <strong>di</strong> fronte ad una figurainverosimile e pure così reale. David è tutto teso, concentratonello sforzo, carica tutti i suoi muscoli per lanciare il sasso versoGolia, lo sguardo attento fissa il nemico come a <strong>di</strong>rgli 'stai fermo', loipnotizza, la fronte è aggrottata e tesa nello sforzo, sta per partire il


56colpo… Gli giro intorno un paio <strong>di</strong> volte, mi viene quasi dascansarmi: <strong>alle</strong> volte gli partisse il sasso davvero.E tutto è veramente troppo bello, quanto lavoro per raggiungereuna perfezione così! Davanti ai quadri del Caravaggio miemoziono, sì, sì, ma <strong>di</strong> fronte a delle <strong>sculture</strong> <strong>di</strong> questa levatura misento ancora più emozionato, senza parole, da rimanere davveroincredulo a pensare che da un blocco <strong>di</strong> marmo possano uscirefigure così vere, reali, forti e raffinate. Davvero super il Bernini!!!!Ma siamo già davanti a Paolina, la regina della villa, opera delCanova; sono già passati quasi quattro secoli da quando gli altrisono lì, ma a lei ora è de<strong>di</strong>cata la Villa e lei lo sa; posa nel centrodella sala con <strong>di</strong>sinvoltura con i suoi lineamenti delicati e perfetti,aspetta solo <strong>di</strong> essere ammirata, sul morbido materasso affondaleggermente il suo corpo. Tutto bellissimo, tutto nostro, tuttidovremmo aver più modo <strong>di</strong> godere <strong>di</strong> queste meraviglie eproteggerle per farle godere anche a chi verrà dopo <strong>di</strong> noi.<strong>Il</strong> tempo è volato, la nostra Patrizia ci ha fatto sognare, ma ora cirichiama alla realtà… sveglia, an<strong>di</strong>amo, il pullmann ci aspetta perriportarci al nostro paese, nel nostro bel golfo e nei nostri pensierici sarà qualcosa <strong>di</strong> bello in più da ricordare per tutta la vita, grazie aPatrizia ed all'Università della Libera Età.


57Libania Del Seppia (affettuosamente Bibi) chiude queste'fatiche' dei corsisti con un suo scritto, <strong>di</strong> due anni fa, relativoalla memoria ed ai ricor<strong>di</strong> della sua famiglia; quanto alloraaveva scritto (e che rispondeva ad uno dei temi proposti inquell'anno dall' U.L.E.) era rimasto <strong>di</strong>menticato in uncassetto, allorché, per caso, come spesso succede, è saltatofuori e mi è stato consegnato ed eccovelo perché,leggendolo, possiate gioire <strong>di</strong> una storia piena <strong>di</strong> amore, chetrova la sua acme nel finale, quando il nipotino Ale(Alessandro), convinto <strong>di</strong> essere già grande ed utile <strong>di</strong>ce:“Nonno Nino, siamo arrivati Porticciolo, butto ancora!”L'eterna favola della vita!! Chi leggerà, avrà anchel'impressione <strong>di</strong> una storia piena solo <strong>di</strong> miele, ma ad unocchio attento non sfuggirà che 'Bibi' con grande pudoreaccenna soltanto a 'ricor<strong>di</strong> tristi, tanti', evitandocene lacon<strong>di</strong>visione.La mia meravigliosa famiglia.Era l'agosto del 1959. Mia sorella, <strong>di</strong> pochi anni più grande <strong>di</strong> me, siera appena sposata ed era partita per il viaggio <strong>di</strong> nozze. Io, benchéavessi con<strong>di</strong>viso con lei la felicità del suo matrimonio, ero tristeperché mi sentivo improvvisamente sola. Con lei avevo <strong>di</strong>visotutto, ma soprattutto mi mancavano tanto le nostre confidenze.Babbo e mamma se ne accorsero e – benché fossero contrari alasciarmi andare senza <strong>di</strong> loro – decisero <strong>di</strong> mandarmi per alcunigiorni all'isola d'Elba con una mia carissima amica. Rina (la mia


58amica) aveva una cugina che abitava con il marito a Rio Marina, unpaesino sul mare, e furono loro ad ospitarci.Mi ricordo l'emozione che mi prese al pensiero <strong>di</strong> partire eprendere la nave per giungere a destinazione. Naturalmente nonc'era il porto <strong>di</strong> ora. Dovevamo fermarci con la nave in mezzo almare e poi raggiungere il molo su una barchetta a motore, tuttiquanti, bagagli compresi.Vista dal mare Rio Marina era <strong>di</strong> una bellezza unica (e per me lo èancora), mai vista. Quelle case che brillavano <strong>di</strong> minerale (dellavicina miniera <strong>di</strong> pirite), quelle barchette a remi ormeggiate nelporto, quel verde rigoglioso che la circondava, sembrava <strong>di</strong> esserein un mondo <strong>di</strong> fiaba.Rina, che era stata lì anche l'anno prima, mi presentò agli amici.Franco, un ragazzo dell'isola con la chitarra a tracolla tutto il giorno,il classico figlio dei fiori, che adesso è un pittore ed uno scultorequotato; e Nino, un ragazzo <strong>di</strong> Pisa, appena <strong>di</strong>plomato, e quin<strong>di</strong>pieno <strong>di</strong> entusiasmo e <strong>di</strong> sogni da realizzare. Confesso che appenavi<strong>di</strong> Nino, rimasi a guardarlo in silenzio senza riuscire a pronunciareuna parola. I suoi occhi, il suo sorriso, la sua simpatia mi avevano giàconquistata. Furono giornate stupende e volarono in un attimo. Almattino andavamo tutti insieme al mare, alla scoperta <strong>di</strong> cale ecalette, circondate da scogli e da ville nascoste nel verde. Marina <strong>di</strong>Gennaro, Luisi D'Angelo, il Porticciolo… Le ore passavano frabagni e tuffi a non finire. Nino arrivava sempre in ritardo, cantando“Buon dì, amore mio, buon dì… “, una canzone molto in voga aquei tempi, ed io sentivo il cuore andare “a cento all'ora!”La sera ci ritrovavamo al Jolly – un locale sul mare – a ballare, e poi


59concludevamo la serata sul molo a cantare, mentre Franco suonavala chitarra. Anche l'ultima sera andammo sul molo, come sempre, egli altri cominciarono a cantare una canzone <strong>di</strong> Don Marino Barreto(un noto cantante <strong>di</strong> allora) “Arrivederci, dammi la mano esorri<strong>di</strong>mi, senza piangere. Arrivederci…”. Io mi nascosi nell'ombra,senza farmi vedere, con gli occhi pieni <strong>di</strong> lacrime. Era finita l'estateed il nostro amore. Però avevo sottovalutato la tenacia e lacaparbietà <strong>di</strong> Nino. Così a Natale ci trovammo attorniati da amici eparenti per festeggiare il nostro fidanzamento, con tanto <strong>di</strong> anellinoal <strong>di</strong>to. Che felicità!Intanto Nino aveva fatto delle domande <strong>di</strong> lavoro ed era statoassunto dalla società E<strong>di</strong>son <strong>di</strong> Milano, però lo attendevano ancoragli obblighi militari, così partì per la scuola allievi ufficiali <strong>di</strong> Foligno.Stu<strong>di</strong>ò così tanto che fu il primo della scuola e poté scegliere inquale caserma andare. Naturalmente scelse Livorno, cosìpotevamo vederci tutti i giorni. Finito il militare, dalla <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>Milano fu trasferito a Mantova e potemmo sposarci, il 22 <strong>di</strong> aprile.Mantova è una delle città d'arte più belle d'Italia. <strong>Il</strong> Castello deiGonzaga, Palazzo Tè, Piazza Erbe, il Duomo sono veramentemagnifici. Ogni giorno andavo a visitare monumenti e chiese<strong>di</strong>versi, ma più <strong>di</strong> tutto mi piaceva andare in piazza Castello edammirare il castello che si specchia nel lago. La Camera degli Sposia Palazzo Ducale e la Sala dei Giganti a Palazzo Tè sono opere d'artedavvero tra le più belle che ho visto nella mia vita.Avevamo comprato una Fiat 850, color acqua marina, che a noisembrava più potente della Ferrari. Quante gite abbiamo fatto con inostri amici! I <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Mantova sono incre<strong>di</strong>bilmente belli. Le


60città <strong>di</strong> Verona, Parma, Brescia, il lago <strong>di</strong> Garda, d'Iseo, d'Idro cientusiasmavano molto. Abbiamo fatto anche delle gitein<strong>di</strong>menticabili all'estero e ci siamo <strong>di</strong>vertiti davvero tanto.La nostra famiglia, però, è <strong>di</strong>ventata tale con la nascita della nostrabambina, Maria Cristina. Una splen<strong>di</strong>da bambolina con tantiricciolini bion<strong>di</strong>, il tesoro <strong>di</strong> babbo e mamma. Che gioia quando mela sono stretta tra le braccia, non si può descrivere quanto sia statagrande. Dopo tre anni è nato Alessandro e la nostra è <strong>di</strong>ventataveramente una meravigliosa famiglia. Anche lui un angioletto contanti ricciolini bion<strong>di</strong>, un tesoro unico, ma quanto, quanto vivace.Ne combinava sempre una.Gli anni sono trascorsi, finalmente la Società E<strong>di</strong>son si è fusa con laSocietà Montecatini e, dato che questa aveva uno stabilimentoanche a Follonica, Nino chiese il trasferimento. Quando partimmoper Follonica, la nostra felicità raggiunse il massimo. Dopo <strong>di</strong>ecianni tornavamo nella nostra Toscana in una citta<strong>di</strong>na veramentecarina.<strong>Il</strong> primo inverno ricordo che, felici <strong>di</strong> quel clima, <strong>di</strong> quel sole,andavamo con i bambini a correre in spiaggia, al parco, in pineta.La nebbia <strong>di</strong> Mantova era ormai <strong>di</strong>menticata, qui avevamo il sole e<strong>di</strong>l mare. Naturalmente pensammo <strong>di</strong> comprarci la casa e dopo avergirato un po', ci innamorammo <strong>di</strong> un appartamento con una vistasul mare meravigliosa. Vedevamo l'Elba e Rio Marina, Punt'Ala e, inlontananza, la Corsica, sembrava <strong>di</strong> essere a bordo <strong>di</strong> una nave. Locomprammo imme<strong>di</strong>atamente e ci andammo ad abitare appenapronto. E ancora oggi, soprattutto quando il cielo èparticolarmente terso, ci riuniamo qualche volta con Nino ed i


61ragazzi alla finestra od in terrazzo per goderci il tramonto sul mare.D'inverno andavamo in settimana bianca sul Monte Amiata, ed ibambini impararono presto a sciare. In estate passavamo levacanze all'isola d'Elba, insieme a mia sorella, mio cognato ed ai lorotre figli. Che <strong>di</strong>vertimento guardare i nostri cinque ragazzi nuotare,fare i tuffi, giocare tutti insieme ai pirati a bordo del materassino!Abbiamo continuato così per tanti anni fino a che non sono<strong>di</strong>ventati gran<strong>di</strong>.Gli anni sono trascorsi in fretta: elementari, me<strong>di</strong>e, stu<strong>di</strong> e sport,hockey e ciclismo per Alessandro, pattinaggio, ginnastica artistica epallavolo per Maria Cristina. Se chiudo gli occhi, riesco ancora avedere la sua figura esile e minuta che sulla nave si muove leggeracome una farfalla. Alessandro è sempre stato molto sportivo, ma lasua più grande passione è stata il windsurf. Sulla sua tavolagareggiava in mezzo <strong>alle</strong> onde con i suoi amici ed era unospettacolo starli a guardare.Poi Nino comprò la barca ed allora sì che ci <strong>di</strong>vertivamo. Scoprirespiagge nuove era un'emozione continua e l'isola dal mare era <strong>di</strong>una bellezza indescrivibile.Appena finito il liceo, Maria Cristina conobbe David all'Elba, unragazzone <strong>di</strong> Firenze che tutti gli anni veniva con la famiglia avilleggiare. Per stare insieme stu<strong>di</strong>arono tutti e due all'università <strong>di</strong>Pisa: David frequentò la facoltà <strong>di</strong> Scienze dell'Informazione eMaria Cristina Lingue e Letterature Straniere. Rimasero separatisolo l'anno in cui Maria Cristina stu<strong>di</strong>ò in Inghilterra con il progettoErasmus, ma David la raggiunse in estate e ne approfittarono pervisitare anche la Scozia insieme.


62Alessandro, invece, appena finite le superiori, preferì fare ilmilitare, in Marina, prima <strong>di</strong> andare all'università. Che emozione ilgiorno del giuramento a La Spezia. Con la <strong>di</strong>visa della Marina misembrava il più bello <strong>di</strong> tutti. Inoltre, gli piaceva tanto viaggiare. Unanno partì con l'Intercity con i suoi amici e visitò sette nazioni. Io loseguivo nei suoi spostamenti, consultando l'atlante geografico.Dopo la laurea Maria Cristina cominciò ad intraprendere lacarriera scolastica, come insegnante <strong>di</strong> tedesco <strong>alle</strong> scuolesuperiori. David si specializzò in ingegneria biome<strong>di</strong>ca, e presto glifu offerta l'opportunità <strong>di</strong> un'esperienza professionale negli StatiUniti, il sogno <strong>di</strong> una vita. Nel giro <strong>di</strong> pochi mesi David e MariaCristina si sposarono e partirono per Milwaukee, in Wisconsin,dove li attendeva una nuova avventura.Confesso che quando li accompagnammo all'aeroporto <strong>di</strong>Fiumicino e vi<strong>di</strong> salire in cielo l'aereo che portava via la mia bimbacosì lontano, le lacrime incominciarono a scorrermi copiose lungoil viso. Però, pensavo, due anni passano in fretta, poi torneranno.Avevo ancora Nino ed Alessandro vicino a me, e poi avevo la miascuola. Da vari anni frequentavo l'Università della Libera Età.Avevo conosciuto <strong>di</strong>verse signore con le quali avevo fatto amicizia,e soprattutto imparavo materie nuove spiegate da professorivali<strong>di</strong> e molto preparati, ai quali mi ero molto affezionata.Alessandro intanto, una volta finiti gli stu<strong>di</strong> d'informatica, avevacominciato a far carriera in un'azienda <strong>di</strong> Follonica, specializzata inautomazione industriale, e riuscì a realizzare il sogno che aveva finda piccolo: vivere in campagna. Si comprò del terreno in collinacon gli ulivi e si fece costruire una piccola villetta, in pietra faccia


63vista. Dalla veranda si gode un panorama molto suggestivo: in altoScarlino con il suo castello me<strong>di</strong>evale ed in lontananza il golfo <strong>di</strong>Follonica. Ogni anno la raccolta delle olive è un momentoentusiasmante per tutti noi, ma soprattutto portarle al frantoio edavere il nostro olio extra-vergine con il quale mangiare dellegustose bruschette. E da poco, nella sua villetta, vive con la sua caraMelania, una ragazza dolce, che con<strong>di</strong>vide con lui l'amore per lacampagna, il mare e la natura.Con Nino decidemmo <strong>di</strong> andare in America a trovare i ragazzi e avedere il posto dove abitavano. Lì stavano molto bene. David avevaun bell'impiego e Maria Cristina aveva conseguito un Master inTraduzione all'Università <strong>di</strong> Milwaukee, dove insegnava comelettrice <strong>di</strong> italiano. La città ci sembrò molto particolare, loro poiabitavano a Whitefish Bay, un paesino accanto, sul lago Michigan,pieno <strong>di</strong> ville eleganti. L'immensità <strong>di</strong> quelle strade, <strong>di</strong> quei parchi,<strong>di</strong> città come Chicago, non si possono descrivere, abituati comesiamo a vivere nel nostro piccolo fazzoletto che è l'Italia. Quandotornammo, eravamo veramente entusiasti <strong>di</strong> tutto quello cheavevamo veduto. Gli anni passarono e dopo più <strong>di</strong> quattro anniritornarono e si stabilirono a Bologna.<strong>Il</strong> 3 febbraio 2004 è nato il piccolo Alessandro, si chiama propriocome lo zio. Dopo la felicità del loro rientro questa gioia eraveramente grande. Quando, dopo una notte insonne, Nino ed iosiamo corsi all'ospedale ed abbiamo visto il nostro tesoro, il cuoreci scoppiava <strong>di</strong> emozione. Eravamo nonni! Io credo che soloprovando questo sentimento si può capire come eravamo stor<strong>di</strong>tie felici. Con quel piccolo tesoro stretto tra le braccia, che non ci


64stancavamo mai <strong>di</strong> guardare, <strong>di</strong>menticavamo tutti i ricor<strong>di</strong> tristi,tanti, che ci avevano accompagnato nel nostro cammino. Ricor<strong>di</strong>che non vogliamo né possiamo con<strong>di</strong>videre con nessuno e chesono racchiusi nel nostro cuore.La nostra meravigliosa famiglia, che con tanta fatica avevamocostruito, era lì, stretta a noi, a festeggiare l'ultimo nato, il tesoro <strong>di</strong>tutti noi.Concludo questo lungo racconto con un 'flashback' dell'estatescorsa, all'isola d'Elba. <strong>Il</strong> nostro piccolo Ale è al timone della nostrabarca, carica <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> meravigliosi, e serio serio la fa virare adestra ed a sinistra. Poi, con orgoglio guarda il nonno, <strong>di</strong>cendo:“Nonno Nino, siamo arrivati Porticciolo, butto ancora!” e, tuttoindaffarato, comincia a gettare la cima, convinto <strong>di</strong> essere moltoutile al suo nonnino. In quel momento ho sperato <strong>di</strong> avere lafortuna, anche se con più rughe e più acciacchi, <strong>di</strong> proseguire conNino il nostro cammino incominciato tanti anni fa, e goderciancora l'amore dei nostri figli, del nostro nipotino e <strong>di</strong> altri severranno, dei nostri parenti, ed il sole ed il mare che ci circonda e lavita che abbiamo davanti.


RINGRAZIAMENTI65Nella convinzione <strong>di</strong> aver fatto cosa utile e gra<strong>di</strong>ta a tutti glieventuali lettori, il coor<strong>di</strong>natore ringrazia i <strong>di</strong>scenti-corsisti perl'impegno sempre maggiore <strong>di</strong>mostrato nel corso degli anni e, daqualche tempo, con 'produzione scritta' (quella che 'preoccupa' <strong>di</strong>più!), <strong>di</strong>chiarando, al contempo, a nome <strong>di</strong> tutti, profondariconoscenza all'Amministrazione Comunale e, nella fattispecie,all'assessorato alla Pubblica Istruzione ed a tutto il suo staff, peraver profuso e continuato a profondere non poche energie per unprogetto, quello dell' UNIVERSITA' della LIBERA ETA', che sembrariscuotere un sempre più lusinghiero consenso.Giuseppe Vella


Finito <strong>di</strong> stampare daE<strong>di</strong>trice Leopoldo IIFollonica

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