Summaries / Resúmenes - Studia Moralia

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262 BOOK PRESENTATION / PRESENTACION DEL LIBROPadre e del Figlio (cf. Gv 17,21-23). In un altro contesto sitorna ancora su questo stesso tema con l’inclusione dell’unionefra i fratelli: “La “formula d’immanenza” […] descrive inmaniera particolare […] l’intimità insuperabile ed esclusiva delcristiano con Cristo, la quale, in quanto non sacrifica le persone,non trova nessuna analogia nel mondo terreno e umano[…]. La teologia giovannea ha sviluppato la sua propria percezionedelle cose e i suoi mezzi linguistici, come mostrano delresto le formule analoghe utilizzate per descrivere l’unità delPadre e del Figlio (cf. Gv 10,38; 14,10s), l’unione feconda deidiscepoli con il Cristo (la vite e i tralci di Gv 15,4-8), l’unionedei credenti con il Padre e il Figlio dalla quale deriva, per idiscepoli, la forza di essere uniti gli uni con gli altri (cf. Gv17,21.23)” (p. 159).Possiamo finire la nostra presentazione con la stessa questionedell’inizio. È la morale cristiana una morale di minimi?È evidente la risposta: “Una antropologia di tipo filiale dà luogoa una morale del maximum. Che significa? Da una parte, i figliadottivi si impegnano, nella potenza dello Spirito, ad amare ilPadre come il Figlio lo ama e ad amare il Figlio oggetto di ognicompiacimento da parte del Padre (cf. Mt 17,5p). D’altra parteessi cercano, nella forza dello stesso Pneuma, di servire i fratellicome il Padre ha voluto che il suo Figlio li servissi (cf. Gv 13,1s;Gal 5,13). I due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo“dai quali dipendono tutta la Legge e i Profeti” (cf. Mt22,40) sono qui spinti all’estremo, poiché i figli fanno parte giàquaggiù della “pericoresi” dell’amore trinitario che erediterannoin pienezza nell’eternità” (p. 83).

BOOK PRESENTATION / PRESENTACION DEL LIBRO 263Giovanni Russo*1. La povertà creativa dell’etica contemporeaneaSe c’è qualcosa che ci sorprende notevolmente nell’eticasecolare e in quella teologico-cristiana degli ultimi quarantaanni, è un tentativo “agitato” di leggere l’etica in maniera universalecome inconciliabile con le prospettive religiose e cristianee, d’altra parte, una ingenua condizione dei teologi moralistidi rendere “scientifica” e pubblicamente rilevante la loro propostacon riferimenti autonomistici che non riflettono il contributodella morale cristiana a un’etica universale verso cui convergere.La nostra è forse un’epoca, nelle scienze morali, di povertàcreativa. Anche i teologi morali del dopo Vaticano II hannoscarsamente realizzato il mandato conciliare di un’etica cristocentricascientificamente solida e capace di dialogare con l’eticasecolare per la costruzione di una società terrena più giusta esolidale. Si provi un po’ a pensare alla storia del dibattito moraleautonoma ed etica della fede, all’insignificanza della dimensionespirituale in teologia morale, alla povertà dell’etica teologaledelle virtù. Non parliamo, poi, della poca credibilità deimoralisti di ogni frontiera – secolare o religiosa – per l’immoralitàevidente della loro reciproca esclusione. I tentativi di dialogo– più dal movimento dell’etica religiosa verso quella secolare– non hanno prodotto modelli di pensiero o paradigmi capacidi animare vere convergenze. Purtroppo, rimangono attuali leosservazioni di Tullo Goffi che considerava in stato di abbandonola prospettiva propriamente evangelica in teologia morale:“La dottrina morale cattolica, pur mostrando alta considerazioneper la parola evangelica, in concreto l’ha abbandonata. Hapreferito essere voce universale di valori umani che vengonoaffiorando nel vissuto di tutti i popoli” 1 . Giudizio tremenda-* Professore ordinario di bioetica, Preside dell’Istituto Teologico “S.Tommaso”, Direttore della Scuola Superiore di Specializzazione in Bioeticae Sessuologia, Messina.1T. GOFFI, L’etica cristiana è semplicemente umana?, in “Rivista diTeologia Morale” 84(1989)88.

262 BOOK PRESENTATION / PRESENTACION DEL LIBROPadre e del Figlio (cf. Gv 17,21-23). In un altro contesto sitorna ancora su questo stesso tema con l’inclusione dell’unionefra i fratelli: “La “formula d’immanenza” […] descrive inmaniera particolare […] l’intimità insuperabile ed esclusiva delcristiano con Cristo, la quale, in quanto non sacrifica le persone,non trova nessuna analogia nel mondo terreno e umano[…]. La teologia giovannea ha sviluppato la sua propria percezionedelle cose e i suoi mezzi linguistici, come mostrano delresto le formule analoghe utilizzate per descrivere l’unità delPadre e del Figlio (cf. Gv 10,38; 14,10s), l’unione feconda deidiscepoli con il Cristo (la vite e i tralci di Gv 15,4-8), l’unionedei credenti con il Padre e il Figlio dalla quale deriva, per idiscepoli, la forza di essere uniti gli uni con gli altri (cf. Gv17,21.23)” (p. 159).Possiamo finire la nostra presentazione con la stessa questionedell’inizio. È la morale cristiana una morale di minimi?È evidente la risposta: “Una antropologia di tipo filiale dà luogoa una morale del maximum. Che significa? Da una parte, i figliadottivi si impegnano, nella potenza dello Spirito, ad amare ilPadre come il Figlio lo ama e ad amare il Figlio oggetto di ognicompiacimento da parte del Padre (cf. Mt 17,5p). D’altra parteessi cercano, nella forza dello stesso Pneuma, di servire i fratellicome il Padre ha voluto che il suo Figlio li servissi (cf. Gv 13,1s;Gal 5,13). I due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo“dai quali dipendono tutta la Legge e i Profeti” (cf. Mt22,40) sono qui spinti all’estremo, poiché i figli fanno parte giàquaggiù della “pericoresi” dell’amore trinitario che erediterannoin pienezza nell’eternità” (p. 83).

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