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Summaries / Resúmenes - Studia Moralia

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258 BOOK PRESENTATION / PRESENTACION DEL LIBROanche senza dimenticare gli altri 5 . Già nella formula battesimaledi Mt 28,19, così decisiva nella tradizione per lo sviluppo deldogma trinitario, appare semplicemente il nome di Figlio comecolui che indica la “seconda persona”. L’ultima e più profondaverità su Dio, quella della sua trinità, poggia sulla “paternità”della prima persona. È appunto il Figlio a rivelarcela.Abbiamo visto già l’intima relazione con cui il NuovoTestamento contempla Cristo e l’uomo. Se molti sono i titolicristologici, molti sono anche gli approcci antropologici perindicare la condizione del cristiano, dell’uomo salvato e redentoda Cristo: amico di Dio o di Gesù, benedetto del Padre, giusto,santo, creatura nuova, partecipe de la natura divina… Tuttequeste espressioni ci dicono qualcosa sul nostro essere di uominiredenti. Ma nessuna indica tanto come “figlio (di Dio)”. È iltermine che di più ci fa contemplare la nostra vicinanza aCristo, anzi, il nostro essere in lui. Ci fa contemplare il nostroessere come salvati in relazione intrinseca con il Salvatore, conla sua stessa persona, nella partecipazione alla sua stessa vita.Nel farci vedere l’inserimento in Cristo, il termine colloca anchein prima linea il nostro inserimento nella vita trinitaria: inCristo e mediante lui, poiché egli è il Figlio unigenito, diventiamoanche noi figli del Padre, per l’azione dello Spirito Santo.Tremblay nota un altro aspetto interessante per la teologiamorale: la filiazione abbraccia anche l’ordine della creazione,non soltanto quello della salvezza o della ri-creazione, il chenon si può dire allo stesso modo degli altri concetti antropologici.Infatti, la paternità di Dio, a partire dalla rivelazione diCristo, si contempla già nel Nuovo Testamento in terminicosmici (cf. 1 Cor 8,6; Ef 4,6). Così il termine ci apre a unadimensione universale.L’insegnamento sulla nostra filiazione divina, in relazioneintima e allo stesso tempo nella distinzione con quella di Gesù,si trova già in nuce nei Sinottici. Basterà indicare l’invito diGesù a rivolgerci a Dio come “Padre nostro” (cf. Mt 6,9; Lc11,2); Gesù ci insegna a rivolgerci a Dio come lo fa egli stesso.L’idea si trova più esplicitata in Paolo e in Giovanni. Con criteriogiusto l’A. sceglie tre testi fondamentali del Nuovo5Cf. DH 125; 150; 301.

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