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PROMIS Vita e opere degli scrittori italiani di artiglieria e ...

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Carlo Promis(1808-1873)Della vita e delle <strong>opere</strong> degl'<strong>italiani</strong><strong>scrittori</strong> <strong>di</strong> <strong>artiglieria</strong>, architettura emeccanica militareda Egi<strong>di</strong>o Colonna a Francesco Marchi(1285 -1 560)Memoria Storica IIn Dell'arte dell'ingegnere e dell'artigliere in Italia, dalla sua origine sino al principio del XVIsecolo e <strong>degli</strong> <strong>scrittori</strong> <strong>di</strong> essa dal 1285 al 1560 Memorie storiche cinque, in appen<strong>di</strong>ce eschiarimento al Trattato <strong>di</strong> architettura militare <strong>di</strong> Francesco <strong>di</strong> Giorgio Martini, architetto senesedel secolo XV, a cura del cavalier Cesare Saluzzo, Parte Seconda, Torino, Tipografia Chirio e Mina,1841, pp. 203 - 281.


Tipi <strong>di</strong> città poligonale fortificata da Pietro Cataneo


TACCOLA, Mariano <strong>di</strong> Jacopo, Senese(1382-1458)conte palatino, segretario dello Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Siena. Frank D. Praeger, Giustina Scaglia, Mariano Taccola and his book Deingeneis, MIT Press, 1972.De machinis - BSB Clm 28800, 1491, pp. 166.Mariano Taccola De machinis: the engineering treatise of 1449. Introduction, Latin texts, descriptions of engines andtechnical commentaries, by Gustina Scaglia. Facsimile of Codex latinus monacensis 28 800 in the BayerischeStaatsbibliothek, München. With ad<strong>di</strong>tional reproductions from Codex latinus 7239 in the Bibliothèque Nationale,Paris; from MS 136 in the Spencer Collection, New York Public Library; from Codex latinus 2941 in the BibliotecaNazionale Marciana, Venezia Dr. Ludwig Reichart Verlag, 1971.De ingeneis: Liber primus leonis, Liber secundus draconis, addenda [1419].Facsimile Reichert, Frank D. Prager 1984 [a cura <strong>di</strong> Giustina Scaglia], pp. 274.De rebus militaribus, Koerner, 1984, pp. 504.


VALTURIO, Roberto, da Rimini(Rimini 1405 - 1475)Era figlio <strong>di</strong> Cicco o Abramo, della famiglia "Valtùri" o "de Valturibus" o ancora "Valturribus"), che si era trasferito daMacerata Feltria a Rimini per esercitarvi l'insegnamento e scritto alla "Matricola dei notai" dal 1395. Il fratello Iacopo,molto più anziano (già notaio nel 1398) fece carriera nell'amministrazione pontificia e morì nel 1437 o 1438. Dei figli <strong>di</strong>costui, Carlo proseguì la carriera amministrativa e fu in seguito segretario <strong>di</strong> Sigismondo Pandolfo Malatesta, mentreManfredo insegnò grammatica a Bologna. L'altro fratello <strong>di</strong> Roberto, Pietro, ebbe in signoria il castello <strong>di</strong> Torrito pressoSarsina dal Malatesta. Roberto, educato alla scuola del padre, fu lettore <strong>di</strong> retorica e poesia dal 1427 al 1437 pressol'università <strong>di</strong> Bologna. Si trasferì nel 1438 probabilmente presso la curia <strong>di</strong> Roma, dove forse subentrò negli incarichilasciati dal nipote Carlo. Tornato a Rimini nel 1446, si sposò con Diana, figlia <strong>di</strong> Rainirolo Lazari e vedova, ed entrò afar parte del "Consiglio privato" <strong>di</strong> Sigismondo Pandolfo Malatesta. In questa veste ebbe frequenti contatti con Roma,dove compì <strong>di</strong>versi viaggi e fu grandemente considerato dai contemporanei. Alla sua morte nel 1475, aveva lasciato ipropri libri al convento <strong>di</strong> S. Francesco, dove venne realizzata appositamente nel 1490 una biblioteca, in seguito andata<strong>di</strong>spersa: parte dei manoscritti passarono alla Biblioteca Gambalunghiana nel XVII secolo..Il trattato <strong>di</strong>pende da fonti antiche, ma si avvicina anche a molti testi coevi e porta gran<strong>di</strong> innovazioni al tema. Dovettecostituire punto d'orgoglio per tutto il mondo culturale e scientifico <strong>di</strong> Rimini e nello stesso tempo vantare un alto grado<strong>di</strong> rappresentatività presso le altre signorie e domini. Il testo ha sostanzialmente lo scopo <strong>di</strong> celebrare Sigismondo comeunico condottiero dei suoi tempi comparabile per virtù ai gran<strong>di</strong> uomini d'armi dell'antichità. Il testo pare in realtà piùattento al lessico che alla tecnica militare, volto a descrivere le doti del condottiero e l'importanza per lui della filosofia,storia, astronomia, <strong>di</strong>ritto. L'opera si inserisce come una dotta compilazione nella lunga tra<strong>di</strong>zione, ma con ilrinnovamento dovuto all'introduzione della polvere pirica, della trattatistica militare che testimoniava da sempre moltaattenzione alle macchine belliche, nel testo e nelle figure. Il pregio e la bellezza estetica dell'opera è legata appuntoall'ampio apparato illustrativo: esempi <strong>di</strong> ingegneria militare, descrizione <strong>di</strong> tecniche e macchine d'asse<strong>di</strong>o, armi (conuna precoce attenzione per l'<strong>artiglieria</strong>), macchine belliche; le illustrazioni hanno più un valore esemplare che tecnico,in certi casi risultando rappresentazione <strong>di</strong> macchine dal funzionamento improbabile; piuttosto che <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o


originale de<strong>di</strong>cato all'esposizione <strong>di</strong> novità belliche dell'epoca, esse paiono la sintesi <strong>di</strong> un corpus preesistenteaccumulato per secolare tra<strong>di</strong>zione. Ma nel campo della meccanica del tempo è arbitrario pensare alle illustrazioni comea dei progetti reali esecutivi (nemmeno i <strong>di</strong>segni delle macchine <strong>di</strong> Leonardo da Vinci lo sono): e le figure, pre<strong>di</strong>sposteda un miniatore, hanno spesso una componente fantastica. Completata l'opera, Valturio si de<strong>di</strong>cò alla produzione <strong>di</strong>copie necessaria ad un'ampia <strong>di</strong>vulgazione del trattato, secondo il <strong>di</strong>segno celebrativo voluto da Sigismondo. In casadell'eru<strong>di</strong>to riminese fu allestito uno scriptorium da lui stesso <strong>di</strong>retto, che si avvalse in parte dell'attività del copistaSigismondo <strong>di</strong> Niccolò Alemanno. Del De re militari si conoscono oggi almeno 22 esemplari, alcuni dei quali recanode<strong>di</strong>che a personaggi illustri del tempo: Maometto II, Mattia Corvino, Francesco Sforza, Malatesta Novello, JacopoZeno. Già dopo appena una ventina d'anni dalla composizione, caso forse unico <strong>di</strong> utilizzo imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> un nuovome<strong>di</strong>a (la stampa in Italia era stata introdotta intorno al 1465) per l'opera <strong>di</strong> un autore ancora vivente, il trattato fu datoalle stampe. È del 1472, infatti, l'e<strong>di</strong>tio princeps (veronese) del De re militari. Si tratta non solo <strong>di</strong> uno dei primi libristampati a Verona, ma anche del primo libro illustrato che la storia della nascente tipografia nel mondo occidentaleregistri e della prima opera a stampa <strong>di</strong> argomento tecnico. Un esperimento straor<strong>di</strong>nario che accoppiava le abilità delcompositore e del tipografo, a quelle dell'illustratore e dello xilografo, in un prodotto che, da un punto <strong>di</strong> vista dellarealizzazione tecnica, non aveva precedenti. Per non <strong>di</strong>re della scommessa impren<strong>di</strong>toriale legata ad un libro la cuirichiesta sul mercato doveva essere foriera <strong>di</strong> un buon successo. Altro caso assolutamente singolare, la rie<strong>di</strong>zioneavvenuta appena 11 anni dopo, il 13 febbraio 1482, sempre a Verona, <strong>di</strong> una nuova versione a stampa, con nuoveillustrazioni xilografiche. Rie<strong>di</strong>zione dovuta alle cure e<strong>di</strong>toriali <strong>di</strong> un tipografo dalmata (Bonino Bonini) e <strong>di</strong> un "e<strong>di</strong>tor"riminese che in quegli anni era presente a Verona: Paolo Ramusio. Se non bastasse, a pochi giorni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dallaseconda e<strong>di</strong>zione, ecco apparirne una nuova, datata nel colophon 17 febbraio 1483, con il testo tradotto in volgare e conle stesse xilografie. A conferma della grande fortuna incontrata dall'opera <strong>di</strong> Valturio, vennero realizzate altre duee<strong>di</strong>zioni latine nel secolo successivo: furono entrambe stampate a Parigi, da Christian Wechel nel luglio 1532, nelsettembre 1534 e nel 1535 (si tratta in realtà <strong>di</strong> una ristampa identica della precedente), e<strong>di</strong>zioni in cui lo xilografoutilizzò in modo speculare i prototipi dell'e<strong>di</strong>zione del 1483); nel 1555 fu e<strong>di</strong>ta sempre a Parigi una traduzione infrancese a cura <strong>di</strong> Louis Meigret. Solo dopo 524 anni, nel novembre del 2006, l'opera vede nuovamente la luce ine<strong>di</strong>zione facsimilare corredata da un volume <strong>di</strong> saggi critici e da un DVD contenente 2 <strong>di</strong>verse copie dell'e<strong>di</strong>tioprinceps, la traduzione in volgare del Ramusio e il Co<strong>di</strong>ce Uribinate latino 281 (Rimini/ Milano, Guaral<strong>di</strong>-Y.press).[Voce Wikipe<strong>di</strong>a]. S. Rodakiewicz, The E<strong>di</strong>tio princepsof Roberto Valturio's De Re Militari", in Relation to theDresden and Munich Manuscripts, in Maso Finiguerra, Milano, V (1940), XVIII-XIX, fasxc. 1-2, pp. 15-82.De Re militari libri XII ad Sigism[undum] Pandolfum Malatestam,Firenze, Biblioteca Me<strong>di</strong>cea Laurenziana, Inc. 2.10Johannes ex Verona oriundus ... artis impressoriae magister hunc de re militarium librum sua patriaimpressit [Verona], Johannes Nicolai de Verona 1472 [ill. attribuite a Matteo de' Pasti, oppure a fra'Giocondo Veronese o anche allo stesso e<strong>di</strong>tore].Turris tormentaria et alia mirabilis machlaVerona, 1472Valturius de Re Militari tradotto in Italiano per Paolo Ramusio da RiminoVerona, per Bonino de' Bonini, 1483 in-fol. figg. [Haym IV, p. 164, N. 3.]En tibi lector Robertum Valturium ad Illustrem Heroa Sigismundum Pandolphum MalatestamAriminensium regem, de re militari libri XII multo emaculatius, ac picturis quae plurimae in eosunt, elegantioribus expressum, quam cum Veronae inter initia artis chalcographicae AnnoM.cccclxxxiii. invulgareturParisiis, apud Christianum Wechelum,sub insigni scuti Basiliensis, M.D.XXXIIII, 1534.

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