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Nello zaino - Sezione Vicenza

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3In prima di copertina: Una stretta di mano alpina suggellail passaggio di consegne fra il presidente uscenteGiuseppe Galvanin e il nuovo, Luciano Cherobin(foto Mattiolo).Abbiamola forzaper affrontaregrandi sfideSOMMARIOpag.• La feritoia del Torrione 2• <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> 4• Uno di noi 16• La mia naja 17• Mondo alpino 18• Dalle zone e dai gruppi 20• Protezione Civile 28• Varie 30• Belle notizie 32• “Un nostro amico hai chiestoalla montagna...” 37Anno 2013 - n. 1 - MarzoGratis ai sociAbbonamento annuo Euro 13Tiratura 21.000 copieDirezione e Redazione:Torrione degli Alpini36100 <strong>Vicenza</strong> - Via B. D’Alviano, 6Tel. 0444.926988 - Fax 0444.927353Web Site: www.anavicenza.itE-mail: vicenza@ana.itC.C.P. 13008362Registrazione del Tribunale di <strong>Vicenza</strong> n. 67 del26.4.1953Direttore Responsabile:Dino BiesuzComitato di Redazione:Presidente: Luciano CherobinDirettore Responsabile: Dino Biesuz - dino.biesuz@iol.itRedattori: Luigi Beltramello, Marco Brazzale, AnnaCampese, Luigi Girardi, G. Pietro Gollin, FedericoMurzio, Alberto PieropanEditore:Editrice Veneta - Via Ozanam 8 - <strong>Vicenza</strong>tel. 0444 567526 - www.editriceveneta.itIscrizione al ROC n. 4725 del 22.11.2001Stampa:Industrie Grafiche VIcentine S.p.A.Via Rovereto 20, 36030 Costabissara (VI)www.igvi.itCarissimi alpini,siamo giunti al rinnovo delle cariche del Consiglio sezionale dopo sei mesidi un intenso dibattito che ho voluto con decisione che avvenisse all’internodelle nostre sedi alpine, e non fuori. Ho ritenuto giusto essere io a recarmi davoi perché fosse chiaro sin da subito che la carica di presidente sezionale, allaquale aspiravo, doveva essere fondata sul senso di servizio.Assieme abbiamo guardato al nostro futuro e ci siamo scambiati idee,proposte e desideri su molti temi tra i quali: come coinvolgere maggiormentei giovani alpini e quelli che devono fare i conti con gli impegni famigliarie di lavoro, come mantenere la vitalità dei gruppi, come garantire l’operativitàdelle nostre squadre di Protezione civile e come dare sempre più vigore alnostro impegno per la solidarietà e per la diffusione della cultura alpina.In queste serate ho conosciuto alpini fantastici che, con il loro impegnoquotidiano, esprimono concretamente ciò che hanno nel proprio cuore: unagrande dedizione per la nostra Associazione, un attaccamento ai valori checi accomunano, un amore incondizionato verso la nostra Patria. Non lasciatediminuire questo vostro entusiasmo e continuate a condividerlo conme e con i consiglieri sezionali che avete eletto. Li ho conosciuti uno ad uno,ci siamo incontrati nella nostra casa, il “Torrione”, ed abbiamo parlato degliimpegni che ci aspettano e di come lavorare sui temi che ci avete indicato.Vi posso assicurare che avete eletto degli alpini che sapranno essere consiglierisezionali dei quali andrete orgogliosi.Presto inizieremo a svolgere il nostro compito, affronteremo le sfide che ciaspettano cercando di cogliere i frutti migliori dall’impegno di tutti gli alpinidella nostra <strong>Sezione</strong>. Tutti sarete coinvolti perché tutti siete importanti.Continueremo il grande lavoro svolto dal consiglio precedente, guidatodal presidente Giuseppe Galvanin, che mi onoro di ringraziare a nomevostro per il suo impegno e per i risultati raggiunti. Grazie Giuseppe, haiposto lo <strong>zaino</strong> a terra ed ora tocca a noi raccoglierlo, caricarcelo sulle spallee guidare questa nostra grande <strong>Sezione</strong> Alpina con entusiasmo, unità,senso del dovere verso questa nostra Patria, la quale ha bisogno soprattuttodi Italiani che la sappiano servire!I nostri alpini della Julia stanno partendo per l’Afghanistan, ricordiamolo:loro vanno a servire la Patria! Saremo al loro fianco e sosterremo le loro famiglie!Conto su tutti voi, <strong>Vicenza</strong> avanti!!!Il vostro presidentealpino Luciano Cherobin


4 - <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong>Necessario il ballottaggio con Silvano Spiller per arrivare al risultato definitivoLuciano Cherobin nuovo presidenteSarà Luciano Cherobin ad occupare l’ufficio al primopiano del Torrione: l’assemblea dei delegati lo ha elettopresidente della <strong>Sezione</strong> Ana di <strong>Vicenza</strong> con 362 voti su679 disponibili; più indietro Silvano Spiller (310 voti).Per arrivare a questo risultato ci è voluto però il ballottaggio,a confermare un voto molto incerto, dovuto anchealla presenza di tre candidati (la prima volta nei 90anni di vita della <strong>Sezione</strong>) e ad una campagna elettoralemolto accesa. Nel primo scrutinio Cherobin con 334voti aveva mancato per 6 punti il quorum per passare alprimo turno, ma aveva un ampio margine su Spiller (257voti) e su Enzo Simonelli, arrivato a quota 81.Affollatissima l’assemblea dei delegati che si è riunitanella sala del Patronato Leone XIII a <strong>Vicenza</strong>, aconfermare quanto fosse sentito questo appntamento,presieduto da Nino Geronazzo, vice presidente nazionaledell’Ana. Tra gli ospiti il sindaco di <strong>Vicenza</strong> AchilleVariati, l’ex assessore provinciale Nereo Galvanin, ilconsigliere regionale Costantino Toniolo e il colonnelloStefano Fregona del 7° Reggimento alpini, presente conun drappello di giovani penne nere vicentine in servizioattivo. Dopo le formalità di rito, un applauso caloroso èandato a Giuseppe Galvanin, che ha lasciato dopo 9 annidi presidenza, come prevede lo statuto.L’insolita (per l’Ana) presenza di due schiere cosìnumerose di sostenitori dei candidati ha fatto parlaredi <strong>Sezione</strong> spaccata, ma tutti e due i candidati andatial ballottaggio hanno gettato acqua sul fuoco. “Dobbiamorecuperare e rafforzare l’unità degli alpini vicentini– ha dichiarato Cherobin dopo l’elezione - conlo stesso spirito di collaborazione che fa parte dei nostrivalori associativi e che ci spinge ad aiutare chi èpiù debole”.“Ringrazio intanto quanti hanno espresso il consensonei miei confronti – ha detto Silvano Spiller - In questimesi sono emerse idee e ragionamenti che comunquesaranno utili nel prossimo futuro e che metto a disposizionedel nuovo presidente. Il presidente eletto è il capodi tutti gli alpini di <strong>Vicenza</strong>, e quindi è anche il mio; ledivisioni perciò cessano nel momento in cui il voto èLa sala del Patronato gremita di delegati dei gruppi(Foto Mattiolo)


<strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> - 5I consiglieri sezionaliEcco i risultati del voto per l’elezione dei consiglierisezionali, che vanno ad affiancarsi nelCds ai capizona:Federico Murzio 370, Giovanni Periz 354,Maurizio Barollo 347, Paolo Marchetti 324, NadirMercante 324, Giampietro Gollin 312, Elvys Rizzato306, Oriano Dal Molin 272, Francesco Griselin264, Luigi Girardi 251, Virginio Zonta 251,Nicola Stoppa 249, Romeo Zigliotto 242, DiegoMagro 222, Angelo Gobbi 213, Luca Bolla 162.espresso e confermo fin da ora il mio sostegno a quantola <strong>Sezione</strong> farà da qui al 2015”.I delegati sono passati poi a eleggere il nuovo Consigliodirettivo sezionale e le altre cariche sociali, quindihanno votato il bilancio della <strong>Sezione</strong>, approvato perla prima volta all’unanimità, con grande soddisfazionedi chi si è impegnato a mettere in ordine i conti delTorrione.Revisori dei conti:Nicola Paganotto 503, Remo Chilese 343;Franco Rodella 250.SupplentiErminio Masero 197 e Mario Leonardi 76.Giunta di scrutinio:Pierluigi Bassetto 281, Giovanni Bertuzzo214, Massimo Cedrazzi 204.


8 - <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong>Luca Barisonzi racconta l’AfghanistanPresentato ad Arzignano il libro dell’alpinorimasto paralizzato in uno scontro coi TalebaniSe proprio non è il primo esempio di memorialisticasulla missione militare italiana inAfghanistan, di sicuro è il più incisivo. “LaPatria chiamò” è il diario di Luca Barisonzi,l’alpino reso paraplegico dalle ferite riportatenello stesso scontro a fuoco dove morì il caporaleLuca Sanna il 18 gennaio 2011 (Mursia,pp.114, € 12).L’autore ha presentato il libro per la primavolta in Veneto il 9 febbraio al liceo “Da Vinci”di Arzignano, in un incontro organizzato dalgruppo Ana “Mario Pagani” durante l’assemblead’istituto.Scritte con Paola Chiesa, le pagine raccontanoil percorso di Luca, ventenne di Pavia, chesceglie ciò che in un passato lontano era chiamatoil mestiere delle armi, e che oggi, invece,lo stesso Barisonzi definisce un modo di “servire” spintodal “desiderio di aiutare gli altri”. Una strada che ha portatoLuca dalla benestante Pavia alla base di Bala Murghabtra le montagne afghane, e da lì all’ospedale Niguarda diMilano e alle terapie per ricominciare una vita diversa.Il titolo può essere fuorviante. Lontana da essere uninno alla Nazione e al militarismo, l’opera è prima ditutto una testimonianza e, come tale, apre una finestrasul mondo militare e sulle missioni all’estero sulle quali,nonostante tutto, si conosce ancora poco. E, quel poco,è spesso alterato dalle circostanze nelle quali si parla:la morte dei militari nei teatri operativi.Nel 2011 l’Associazione Nazionale Alpini promosseuna raccolta fondi per costruire una casa domotica perBarisonzi. L’abitazione, consegnata lo scorso anno, costò846mila euro e vide gli alpini vicentini in prima fila.Il che tocca un problema che nel libro di Barisonzi èsolo sfumato: l’assistenza ai militari che tornati dallemissioni affrontano disagi fisici e psicologici derivantida notevoli stress emotivi. Come la perdita di arti o lamorte e il ferimento di un commilitone, per esempio.In rappresentanza del Comando della Brigata Juliac’era il ten. col. Bonivento.Luca, le voci dei bambini afghani, le pale deglielicotteri che sferzano l’aria, il vento delle tempestedi sabbia, gli spari. L’Afghanistan è descritto anchein un insieme di rumori; come riesce, oggi, a rapportarsicon i silenzi e i suoni di una vita diversa?Non è assolutamente facile continuare a combattereogni giorno, e doverlo fare nella situazione in cui miLa sala del liceo di Arzignano durante la presentazionedel libro di Luca Barisonzi.trovo, su una sedia a rotelle, ma lo devo a Luca Sanna.Ti sei arruolato per “aiutare gli altri” per poi scontrarticon la paura vissuta di notte negli avampostio nei posti di combattimento avanzati. C’è una correlazionetra le due cose?La paura veniva sovrastata dalla forte volontà di esseredi difesa al nostro Paese e d’aiuto al popolo afghano,l’addestramento faceva il resto. Nel posto dove mitrovavo, purtroppo, non basta il supporto logistico, dobbiamoanche combattere gli insorti, e non permettergliil traffico di armi e oppio per finanziare il terrorismo.Il 18 gennaio 2011, nello stesso episodio nel qualerimanesti ferito, morì Luca Sanna. Cosa rimane diquel legame che tu definisci fraterno?Rimangono gli insegnamenti e il ricordo di tutti imomenti passati fianco a fianco.Il tuo ferimento e la morte di Sanna hanno cambiatoanche la vita dei suoi commilitoni. Cosa mutanelle relazioni con i familiari, con gli amici, un eventotraumatico del genere una volta tornati a casa? Neparlate tra di voi?La prima volta che ci siamo rincontrati dopo l’attentato,guardandoci negli occhi, abbiamo riportato allaluce ciò che era successo. Adesso quanto ci ritroviamotutti, riaffiorano i ricordi dei bei momenti passati inmissione, e la voglia, di continuare il nostro percorso.Passare ogni giorno a piangerci addosso sarebbe il modopeggiore di onorare Luca e chi, ha dato la vita perpermetterci di continuare a vivere liberi.Federico Murzio


<strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> - 9Cerimonia in città e carosello della fanfara alla vigiliadella partenza della Brigata per l’AfghanistanLa Julia cittadina onoraria di ArzignanoCi sono rimandi storici che calati nel quotidianosuperano qualsiasi retorica; come chiamare glialpini gens Iulia, per esempio. Tale accostamento,un azzardo per chiunque non si chiami CaioGiulio Cesare, non abbia sconfitto i Galli, e nonabbia attraversato il Rubicone nel 49 a.C., puòfarlo oggi solo un altro generale. E, infatti, adappellare così i suoi alpini è Ignazio Gamba, comandantedella Brigata Julia; l’occasione, il conferimentodella cittadinanza onoraria che Arzignanoha concesso proprio al reparto alpino.“Il richiamo alla gens è molto più che una simpaticaassonanza, è un richiamo a un’appartenenza,allo spirito di corpo, a una storia comune, auna famiglia. Ciò che è stato fatto oggi è la conseguenzadi un percorso iniziato anni fa con il conferimento della cittadinanza all’8° Reggimento Alpini; un sentieroche sottolinea il legame profondo tra Arzignano e le truppe alpine nato già durante la Grande Guerra quandola Val Chiampo fu retrovia per gli alpini del “<strong>Vicenza</strong>”, e per tutti quei soldati come Fabio Filzi che poi entrarononella storia patria. Oggi come ieri, con la Julia in partenza per l’Afghanistan, questi alpini devono sapere che nonsaranno soli” dirà poi Paolo Marchetti, capogruppo di Arzignano, in un’affollatissima sala consiliare. “Gli alpinidella Brigata Julia sono una certezza in un momento nel quale la popolazione guarda alle istituzioni con sfiducia;sono un esempio di servizio allo Stato da seguire. Oggi concediamo loro la cittadinanza in nome della condivisionedi valori di cooperazione, aiuto, solidarietà” motiva Giorgio Gentilin, sindaco di Arzignano.Parole di apprezzamento per l’iniziativa e per il lavoro della Julia sono state espresse anche dal prefetto di <strong>Vicenza</strong>Melchiorre Fallica e da Antonio Cappelleri, procuratore della Repubblica, dal colonnello dei CarabinieriMichele Sarno e da Fabio Dametto della Guardia di Finanza.In un evento che ha scavalcatole sfumature locali coinvolgendo,di fatto, tutta la sezionedi <strong>Vicenza</strong>, hanno partecipatocon i vessilli anche penne neredalle altre quattro sezioni vicentine;presenti i vice presidentisezionali di <strong>Vicenza</strong> SilvanoSpiller, Enzo Simonelli e il consiglierenazionale Antonio Munari.Al termine della cerimoniala Fanfara della Brigata Julia siè esibita in carosello nella centralissimapiazza Marconi.Nelle due foto, un momentodella cerimonia in municipioe il concerto della fanfaradella Julia ad Arzignano


10 - <strong>Nello</strong> Rubrica <strong>zaino</strong>“Visti da Fuori” abbandona le montagne,sale in treno e va a Romadi Federico MurzioDimenticate per un momento Roma Capitale, con i suoi palazzi del potere, dove risiede la genteche conta; dimenticate il blu o il grigio delle auto di servizio che sfrecciano tra le vie acciottolatedella città millenaria dei Cesari, dei Papi e dei Re. Dimenticate tutto questo, anche se è propriolì che andremo. Sembra uno scherzo ma non lo è.Perché è vero, la dottoressa Belinda Boccia, Viceprefetto del Viminale, lavora all’IspettoratoGenerale di Amministrazione, una carriera iniziata nel 1985 per oltre vent’anni negli Uffici di c.d.diretta collaborazione, Gabinetto e Ufficio legislativo centrale del Ministero dell’Interno, che l’ha portata a conosceregli inquilini del palazzo da allora fino ad oggi, collaborando con molti personaggi di primo piano della Repubblica.Ma è anche colei che nel bel mezzo del terremoto abruzzese lascia Roma e va a sostituire volontariamente unacollega a L’Aquila, con l’incarico di vice coordinatore del COM 1 (Centro Operativo Misto). Qui, per la primavolta incontra gli alpini e la Protezione Civile Ana. Conosce i volontari vicentini ed è talmente colpita che dell’esperienzascriverà poi nella rivista “Prefetti”.Origini partenopee, romana d’adozione, Belinda Boccia, rispettosa fino in fondo del suo ruolo, accetta volentieril’intervista per Alpin fa Grado e mette in chiaro le cose fin da subito con una dichiarazione che non lasciaspazio a dubbi: «Ringrazio l’ufficio Stampa e Comunicazione del ministero dell’Interno per avermi consentito questaintervista e ciò che dirò è solo mia opinione personale».[Il viceprefetto Belinda Boccia ha conosciuto gli alpini durantel’emergenza terremoto all’Aquila ed ha definito l’Ana “un’isoladi eccellenza nel mondo del volontariato”. Grande professionalitàe organizzazione e soprattutto la capacità di risolvere i problemi.Finita la leva obbligatoria, hanno il compito di trasmettere aigiovani la loro conoscenza della protezione civile.Dottoressa Boccia, davvero non conosceva l’Anaprima dell’esperienza a L’Aquila come vice coordinatoredel COM 1?No. Dell’Ana. conoscevo ciò che sa la maggioranzadelle persone: il “colore” delle adunate più che l’attivitàvolontaristica.Le sue parole sono un colpo all’ego dei nostri verticinazionali, se ne rende conto?Sono consapevole che una certa ritrosia nel far conoscereil bene compiuto è parte del carattere alpino,notoriamente schivo. Ma non si può amare appieno ciòche non si conosce bene; ecco perché un po’ di marketingistituzionale è necessario e non guasta. Lo affermoanche come viceprefetto che sa quanto l’attività dellePrefetture sia spesso misconosciuta.Dopo L’Aquila ha definito l’Ana un’ “isola di eccellenzanel mondo del volontariato”. Sono passatiquattro anni e ha avuto modo di conoscere meglio ilnostro ambiente: è ancora della stessa opinione?(Boccia sorride) Sì.Ho conosciuto l’Ana, ed in particolare le squadre diprotezione civile dell’Ana <strong>Vicenza</strong>, in teatri operatividove gli alpini hanno dimostrato efficienza, concretezzae senso dello Stato.Anche l’Ana, però, come tutte le associazioni complessee dotate di molte diramazioni, può incorrere inpeccati e logiche tipiche delle “grandi organizzazioni”,rischiando di perdere un po’ del carattere genuino chela contraddistingue.Quali sono i punti di forza dell’Ana?In primis l’autosufficienza umana e strumentale,l’elevata professionalità, il radicato spirito di corpo checolpisce al cuore perché se ne riscontra la carenza intante componenti della società civile; e che nell’Anadal punto di vista organizzativo include una gerarchia


<strong>Nello</strong> Rubrica <strong>zaino</strong> - 11di comando rispettata da tutti i membri. Non da ultimoun eminente senso pratico. In questo gli alpini hannouna particolare forma mentis che permette di risolverei problemi, non di crearli. In Italia questo è un approccioquasi rivoluzionario.Cosa l’ha colpita di più?Le riunioni a fine emergenza, quando si fa il puntodella situazione, per capire cosa è andato bene e cosano. Quello che in gergo tecnico è il cosiddetto “debriefing”.La ricerca di soluzioni migliorative. Per voi sitratta di una prassi normale, ma vi assicuro che non èuna pratica comune.La forte specializzazione delle squadre, in secondoluogo. Ricordo che più di una volta l’intervento deglialpini è stato risolutivo. Pur essendo una figlia orgogliosadel Sud Italia non posso poi non rimarcare ladifferenza tra il volontariato settentrionale e quello meridionale.Quale differenza?Il volontario settentrionale di solito ha un lavoro,una famiglia, una propria vita, e dedica parte del propriotempo e della propria professionalità alla solidarietà.Per i volontari meridionali, i più giovani soprattutto, lasolidarietà offerta è alimentata dalla speranza di imparare“qualcosa”, un lavoro utile per il domani, in altreparole, è un’opportunità.In entrambi i casi comunque il variegato mondo delvolontariato italiano rappresenta una realtà che il mondoc’invidia, perché nelle altre nazioni ciò che fanno ivolontari italiani viene lautamente pagato.Ha accennato al senso pratico. C’è un episodioche ricorda in modo particolare nell’emergenzaabruzzese?C’è un simpatico aneddoto che ha coinvolto PiergiorgioBonora e la squadra Ana <strong>Vicenza</strong> Città.Si era in piena emergenza nella seconda metà diaprile 2009, all’incirca alle 21, quando incominciava afar buio e le giornate post sisma erano interminabili,mi chiamano e mi dicono: “Belinda, c’è un problema”,“Ancora? A quest’ora?”.C’era un pastore con un intero gregge di pecore chedoveva attraversare una tendopoli per raggiungere ipascoli. Il pastore era irremovibile, voleva per forzapassare tra le tende degli sfollati. Dopo un rapido consultofra i coordinatori del Com fu chiamato il Bonora,capocampo della tendopoli e fu chiesto a lui ed ai volontariAna della squadra <strong>Vicenza</strong> Città di verificare unapossibile soluzione del problema, anche perché la situazionesi stava ingarbugliando. E cosa fecero gli alpinidi <strong>Vicenza</strong>? Realizzarono una passerella di legnoche permise al pastore e alle pecore di attraversare latendopoli senza causare disagio agli sfollati.Le risparmio le battute che nel frattempo circolavano,visto che l’Abruzzo è terra di “arrosticini”.A Roma cosa pensano dell’Ana e della protezionecivile alpina?“Senza gli alpini, cosa avremmo fatto?” è stato ilcommento di molti prefetti che hanno avuto a che farecon le penne nere durante le calamità naturali. Intendiamoci:sono parole pronunciate da prefetti e galantuominidi prim’ordine come Goffredo Sottile, attualeCommissario per l’emergenza rifiuti a Roma, o MarioMoscatelli, già Prefetto di Viterbo, Trieste e Torino.La sospensione della leva nel 2004 ha messo l’Anain difficoltà: oggi manca il ricambio generazionale.La sospensione della leva è conseguenza delle richiestedella Nato che “imponevano” la standardizzazionedegli Eserciti dei Paesi membri su canoni professionistici.Governo e Parlamento hanno recepito queste indicazioni.Possiamo discutere su come il tutto è stato attuato,ma non possiamo prescindere dalle condizionigeopolitiche nazionali e internazionali e dalle direttiveNato.Una ragione in più per darsi da fare.In che senso?Gli alpini dell’Ana, i volontari delle squadre di protezionecivile alpina, portano inciso dentro di loro ilseme della solidarietà. E’ fondamentale che questo modod’essere e le conoscenze acquisite, prima durante ilservizio militare in montagna, poi in lunghi anni di vo-


12 - <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong>lontariato, non siano disperse ma siano trasmesse ai piùgiovani. Insomma, trasmettere l’esempio dei “bravimaestri” ai ragazzi e alle ragazze in modo che non vadaperduto.Torniamo al 2004. L’Ana non la prese molto bene.Si parlò, qualcuno ne parla ancora, di snaturalizzazionedelle Truppe Alpine.Sono reazioni comprensibili. Mi rendo conto che peri “vecchi” nonni alpini sentire parlare gli alpini oggi inservizio con accento napoletano, calabrese o sicilianopossa risultare strano.Osservo tuttavia il tutto sotto una diversa prospettiva.Spesso i meridionali che si arruolano sono ragazziche provengono da backgrounds sociali e culturali diversida quelli settentrionali, spesso senza punti di riferimento.Nell’Esercito, in particolare nelle TruppeAlpine, trovano delle regole, disciplina e, grazie allospirito di corpo e alla vicinanza dell’Ana, una famigliadi appartenenza, dei valori, un patrimonio umano positivoda spendere poi nella società civile. Nell’ottica delsistema Paese mi sembra un ottimo affare.Quindi ci sono dei punti in comune tra alpini diieri e quelli di oggi?Certamente. Un pescatore siciliano e un montanarobergamasco avranno comunque delle affinità e troverannoil modo di intendersi, perché entrambi conosconol’asprezza della natura, le difficoltà e i disagi di unavita in ambienti estremi; entrambi imparano da piccoliil valore della solidarietà. Il che spiega, per esempio,perché lo scrittore napoletano Erri De Luca e il belluneseMauro Corona riescano a comprendersi anchesenza parlare, attraverso lunghi silenzi.Quello che a settentrione si chiama spirito alpino, ameridione si chiama in altro modo, ma è la stessa cosa.Al Ministero della Difesa però si discute di untaglio di 140mila unità nei prossimi 10 anni. Difficilepensare che la contrazione non interesserà anchele Truppe Alpine, tra l’altro in un frangente dove iragazzi, perfino quelli settentrionali, ritrovano interesseper la divisa.Per ragioni storiche ci troviamo nella situazione dicontare in servizio più ufficiali e sottoufficiali di carrierache non soldati di truppa: una piramide rovesciata.La condizione ottimale di un esercito moderno è ilcontrario. Si è costretti così ad operare dei tagli, i bandidi concorso sono congelati e vengono adottati tutti iprovvedimenti necessari per ottimizzare e valorizzarele risorse disponibili .<strong>Nello</strong> specifico delle Truppe Alpine, senza nulla togliereagli altri corpi, va rimarcato che la Nato nelleattuali missioni all’estero richiede all’Italia soprattuttoAlpini e Carabinieri. Gli alpini, in servizio e in congedo,sono sulla bocca di tutti. L’attuale Capo di StatoMaggiore dell’Esercito proviene dalle Truppe Alpine.E’ questo il momento per l’Ana di far valere un certo“peso”, fatto di storia, efficienza e tradizioni, e purtroppodi morti in servizio.Quindi il gioco è nelle mani dell’Ana?Se vogliamo metterla così.Parliamo di risorse. Molti lodano l’Ana, la protezionecivile alpina, l’efficienza e la professionalitàdei volontari. Però efficienza e professionalità hannoun costo. E sull’argomento chi di dovere è sempresordo.E’ esattamente ciò che dicevo poc’anzi. Un esempio:il Bacchiglione esonda periodicamente coinvolgendovari comuni del Vicentino. Intervengono le squadre diprotezione civile. Molto bene, molto bravi. Ma poi unrendiconto agli Enti Locali occorre pur farlo: “Cari Amministratorilocali, meno risorse significa meno mezzi,minore formazione, e quindi minor efficienza nell’emergenza;come la mettiamo?”. Può apparire un discorsosemplicistico, ma non lo è. Soprattutto se lo propongonogli alpini abituati a rendere conto al centesimo diogni soldo ricevuto e speso in attività di Protezione eDifesa Civile.Qual è la differenza?La Protezione Civile risponde come linea di comandoal Dipartimento Nazionale della Presidenza del Consigliodei Ministri; interviene nelle calamità naturali.La Difesa Civile risponde come linea di comando alMinistero dell’Interno; interviene in occasione, peresempio, del disinnesco di un ordigno.Abbiamo sfiorato il tema “giovani”. C’è chi pensache alle nuove generazioni manchino spunti aggregantie formativi.Con tutti i suoi limiti la leva obbligatoria era un’opportunitàdi crescita. Quella alpina in particolare, da cuiil ruolo dell’Ana come punto di riferimento.Oggi andrebbero individuati altri momenti di formazione,magari limitati nel tempo, magari nella leggequadro sul volontariato nazionale. Anche perché igiovani hanno tanta più generosità e solidarietà diquanto si possa lontanamente immaginare. Occorredare concreta attuazione al dettato dell’art. 53 dellaCostituzione: chi ha di più deve dare di più. Oggi piùche mai si tratta di un imperativo etico e morale. Occorreinsegnare che non tutto è facile, che non si ottienetutto subito; combattere il messaggio mistificatorioche viene dalla televisione. In questo senso glialpini sono un esempio.


<strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> - 13Il soggiorno realizzato nel 1969 dall’Ana sull’Altopiano del RenonCostalovara casa degli Alpini[Un luogo per le vacanze difigli e nipoti degli alpini(Casa del Bocia) diventatopresidio di italianità edelemento aggregante con lagente sudtiroleseCostalovara, un grande chalet immersoin una ambiente meraviglioso.La storia del soggiorno alpino di Costalovara iniziada lontano. E’ un racconto nel quale s’intrecciano nomidi alpini entrati in un immaginario albo d’orodell’Associazione; è una storia di fatti, progetti, investimenti,intuizioni. Una storia costruita con impegno,un po’ di fortuna, e molto, molto lavoro.In questi ultimi anni il soggiorno è rinato sull’ondadello spirito aggregativo che caratterizza dal 1919 tuttal’attività associativa. Il valore del soggiorno perciòsupera quello economico per assumerne uno sociale,umano: alpino. Per le penne nere, certo, ma non soloper loro.1965L’idea prende forma tra il settembre e l’ottobre 1965quando durante una riunione del Consiglio direttivonazionale il presidente Ugo Merlini propone di acquistareuna proprietà nei dintorni di Bolzano –si leggenei documenti dell’epoca- da destinare “all’istituendaCasa del bocia”. Si tratta di alcuni terreni sull’altopianodi Renon, sopra Bolzano, individuati dal presidentedella sezione Alto-Adige Genesio Barello. I primilotti sono comprati già a novembre 1965. La spesa èfinanziata con il ricavato della vendita di una proprietàin Val Gardena, frutto di una donazione della societàMontecatini all’Ana avvenuta nel 1952. Altri lottiche formano l’attuale estensione del soggiorno alpinosono acquistati nel 1970 e nel 1971.Casa del bociaLe ragioni che giustificano Costalovara come il sitopiù adatto per il soggiorno alpino, al di là della unicitàdella bellezza del paesaggio, risiedono nel peculiarepatrimonio storico, umano e sociale dell’AltoAdige; nonché, in ultima analisi, nel ruolo aggregantericoperto dall’Ana.Nella ricostruzione scritta nel 2005 dal vice presidentenazionale dell’epoca, il bresciano AlessandroRossi, si legge: “In un contesto di convivenza socialeparticolarmente delicato per le tensioni accumulatesiin Alto Adige nel periodo che ha preceduto e seguitola II Guerra Mondiale, venne avvertita, con straordinariaintuizione ed altrettanto rara sensibilità politica,l’esigenza di creare un presidio di italianità che andasseben oltre le rovinose coloriture ideologiche diquella stagione. Di conseguenza, i Governi del tempo,appoggiarono in modo massiccio, sia sul piano finanziariosia con la fornitura di mezzi tecnici e materiali,l’idea di un soggiorno alpino per figli e nipoti di socidell’Ana”.CollaborazioneContinua poi Rossi: “La radicale modificazione deirapporti sociali, che avrebbe potuto incidere sulle relazionie sulle abitudini degli indigeni (si veda, adesempio, la richiesta da parte delle autorità locali diaffidare al nostro soggiorno i bambini di lingua tedesca),venne non solo decisamente sostenuta ma, l’esecuzionedell’opera stessa venne propiziata mediantel’apporto diretto di Genieri, Alpini e Artiglieri del IV°Corpo d’Armata Alpino a ciò evidentemente autorizzatodai superiori Comandi militari”.1969L’anno della svolta è proprio il 1969, nel 50° anniversariodella fondazione dell’ANA. Il soggiorno al-


14 - <strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong>pino è inaugurato mentre nel Paese cresce un clima dicontestazione e si riaffacciano tensioni politiche edeconomiche. Tra gli alpini, però, l’entusiasmo per averportato a compimento un’opera che segnerà il passonella vita associativa negli anni a venire, è alle stelle.Bastino le poche frasi che Arturo Andreoletti, sociofondatore dell’ANA e presidente nazionale dal 1920 al1923, scrive di proprio pugno a Genesio Barello. Lalettera è datata 24 febbraio 1969 e all’epoca Andreolettiha 86 anni: “Non ho parole per dirti tutta la miaviva e sincera ammirazione per quanto visto e constatatoieri l’altro a Bolzano nel quadro della tua grandefamiglia (alpina, ndr) […] Ma, soprattutto mi ha procuratoviva soddisfazione ed unagrande ammirazione quanto hai saputorealizzare –tutto solo ed in umilesilenzio- lassù, a Costalovara, infavore dei figli dei nostri alpini”.ImpegnoQualsiasi sintesi sulla genesi delsoggiorno di Costalovara, seppurscevra da dettagli, risalta l’impegnodi Genesio Barello. Il presidente dellasezione Alto Adige fu uno dei principalifautori del progetto e ne seguìpasso dopo passo la realizzazione,nonché tenne i collegamenti tra l’Ana,le autorità locali e nazionali, e leTruppe Alpine all’insegna della massimacorrettezza. Annota Rossi: “Notevolela corrispondenza con l’Autoritàministeriale centrale per rendicontarecirca l’andamento dei lavorie delle spese ma, anche, per la sistemazione dell’acquedottodel Renon nonché della sponda del lago e dellastrada di accesso”. Un impegno notevole per l’epocaanche sul fronte finanziario. Scrive ancora Rossi: “Del1 aprile 1969 un interessante relazione, sollecitata dagliorgani centrali, dal Genio Civile di Bolzano che fa ammontareil costo complessivo dell’opera a 288 milionidi lire dell’epoca, 2,3 milioni di euro al valore odierno.(1. Continua)La depandance Rifugio alpinoF.M.[Ha collaborato Silvano Spiller]il soggiorno di CostalovaraIl Soggiorno alpino è sito a soli 20 km da Bolzano, sull’altopiano di Renon a 1100 metri di altezza. Areaturistica rinomata a livello internazionale, Costalovara è facilmente raggiungibile da chi proviene dal Brennerouscendo a Bolzano Nord e seguendo le numerose e chiare indicazioni presenti sulla strada provinciale.Aperto sia nella stagione estiva sia in quella invernale, il Soggiorno ha una grande disponibilità ricettiva:120 posti nel corpo principale e 25 nella foresteria (tutte le camere, molto accoglienti, sono complete di servizi).A fianco del Soggiorno, immerso nella vegetazione e vicino al lago, c’è un sentiero che s’inoltra nel bosco:un’affascinante passeggiata, facile e pianeggiante, particolarmente indicata per i più giovani. Durante i mesiestivi l’altopiano offre splendide passeggiate; in quelli invernali invernali è particolarmente invitante per lepiste da sci sul Corno Renon e da fondo a Soprabolzano.Per prenotazioni e ulteriori informazioni: tel. e fax 0471/285771; 0471/345118. Cell.335/807147. Email:ana.costalovara@alice.it.Http://www.anacostalovara.it/


<strong>Nello</strong> <strong>zaino</strong> - 15Nel centenario della nascita dell’alpino e partigiano vicentino medaglia d’oroToni Giuriolo ricordato sull’AppenninoSi è svolta domenica 16 dicembre, a Lizzano in Belvederenell’Appennino emiliano, l’annuale commemorazionedella morte del capitano degli alpini Antonio Giuriolo,medaglia d’oro al valor militare, caduto durante laguerra di liberazione. Questa edizione ha avuto un particolaresignificato, visto che ricorreva il centenario dellanascita. Alla cerimonia, svoltasi al cippo eretto in localitàCorona dove Giuriolo fu colpito a morte dai nazisti,hanno partecipato, oltre ad una nutrita rappresentanza dialpini e cittadini della zona, rappresentanze ufficiali deiComuni di Lizzano, di Arzignano (guidate dai sindaciAlessandro Agostini e Giorgio Gentilin) e di <strong>Vicenza</strong> (conil Consigliere comunale e componente del direttivo dell’IstreviPio Serafin), delle sezioni Ana Bolognese-Romagnolae di <strong>Vicenza</strong> (con i vessilli), e numerosi gagliardettidei Gruppi Alpini del posto e di <strong>Vicenza</strong> (il “Pagani” diArzignano, quello di Sovizzo e il “Giuriolo” dei Ferrovieri).Fra il pubblico, erano inoltre presenti Pierantonioe Luciana Giuriolo, nipoti della Medaglia d’Oro.Dopo l’inno nazionale e gli onori ai Caduti, con laposa di una corona di alloro della Città di <strong>Vicenza</strong> e diun omaggio floreale da parte dell’associazione “PiccoliMaestri” di Malo, si sono succeduti gli interventi delsindaco Agostini, del presidente del Consiglio di ArzignanoAlexandre Galiotto e di Pio Serafin, i quali hannoevidenziato il credito e la considerazione che le Comunitàrappresentate hanno riservato e dedicano tuttoraal comandante partigiano Toni Giuriolo. Il consigliereregionale del Veneto Stefano Fracasso, conterraneo delCapitano Toni, ha auspicato che la condotta ed il pensierodi Giuriolo possano proporsi come ideali punti diriferimento per i giovani nel loro approccio all’impegnocivile. E’ stato letto il messaggio fatto pervenire perl’occasione dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,mentre un momento toccante è stato l’omaggiodi un fiore posto sul cippo da parte della signora ClaraCastelli, presente in nome di Ferruccio Pilla recentementedeceduto, compagno di lotta di Giuriolo e testimonediretto della sua morte.I convenuti si sono poi spostati in località Cornoalle Scale, al Santuario della Madonna dell’Acero, doveè stata celebrata la funzione religiosa. L’appuntamentosi è infine concluso con un momento conviviale, duranteil quale c’è stato lo scambio di doni fra gli esponentidelle istituzioni partecipanti e la presentazione del volume“Toni Giuriolo – Un maestro di libertà”, da pocoin libreria, proposta dall’autore, lo studioso vicentinoAntonio Trentin.Un bilancio di mezzo milioneHa superato il mezzo milione di euro il bilancio 2012 della sezione Ana di <strong>Vicenza</strong>, approvato dall’assembleadei delegati all’unanimità. Chiude con un disavanzo di 3.452 euro, dovuto alle spese per organizzare le celebrazioniper i 90 anni della <strong>Sezione</strong>, che hanno superato i 34 mila euro. Dal tesseramento sono arrivati quasi 360mila euro, 211 mila dei quali vanno però a Milano. Fra le spese maggiori figurano l’attività del Gruppo sportivo(63 mila euro), il giornale Alpin fa grado (35 mila), le attività sezionali (36 mila) e la gestione della sede (30mila).Alcune voci di spesa però vedono anche delle entrate: 39 mila euro dal Gruppo sportivo, 13 mila dai festeggiamentiper il novantesimo e dall’attività sezionale, settemila da Alpin fa grado. La fanfara storica costa 12mila euro e ne “rende” settemila; il pullman sezionale invece rende poco in termini economici (897 euro contro5.656 di spese). Per la protezione civile solo spese, 31 mila euro. Ottomila euro sono andati in beneficenza.


16 - Uno di noiAmpelio Pillan, atleta per gli altriCampione di corsa e sci è diventato istruttore per trasmettereagli altri la sua passione. Adesso aiuta i malati di ParkinsonAmpelio Pillan è un atleta alpino.Madre natura gli ha dato gambee polmoni che lo fanno primeggiarein montagna, di corsa e suglisci. La naja alpina gli ha fatto cresceredentro la voglia di condividerecon gli altri questa sua bravura,fino a farlo entrare nell’Associazionevicentina malati di Parkinson,dove lavora per alleviarele conseguenze di questa malattiaincurabile. La naja alpina è quelladi tanti altri: Car a Montorio nel1960, corso per marconisti a S.Giorgio a Cremano, infine Trasmissioniall’Orobica a Merano.Ma qui le cose cambiano, perchèle sue doti atletiche emergono edentra nella squadra sportiva: sci ininverno e biathlon in estate (allorasi facevano 18 mesi), oltre a qualcheguardia a Vipiteno, ai tempidei bombaroli sudtirolesi.Il primo successo arriva nel1968, con la prima spedizione italianaalla Vasaloppet (Quarto degliitaliani); partecipa due volte al TrofeoAmpelio Pillan con il figlio Siro alle Alpiniadidell’anno scorsostato coinvolto da un amico, allorapresidente dell’associazione: hacominciato a conoscere meglioproblemi e difficoltà, tanto che hastudiato esercizi specifici per imalati, raccolti in un libretto illustratopubblicato dall’associazione.Ampelio insegna una ginnasticaparticolare, che non può fermareil progredire della malattia, mapuò aiutare a rallentarla, assiemead altre attività praticatedall’AvmP, come il corso di Thaichi, il coro diretto da Bortolo Brogliatoper la terapia della voce,concerti, gite e camminate suiColli. Ci sono anche feste, incontricon medici e logopedisti edanche le vacanze, dove il nostroalpino è aiutato dalla moglie Pulcheria.In questa attività di volontariatosono coinvolti adesso anche glialpini del Tosato, il gruppo di AmpelioPillan, che parla di un veroe proprio gemellaggio con l’Associazione,tanto che il ricavatoMezzalama, durissima competizione in alta quota;ultima competizione la corsa in montagna “Le Tre Cimedi Lavaredo”, dove arriva terzo con i colori del Grupposportivo alpini.Ma con i risultati cresce il desiderio di condividerecon altri la propria passione, l’entusiasmo di arrivare altraguardo. Organizza corsi e di alpinismo, è istruttore disci escursionismo del Cai e tecnico di atletica Fidal. Siè aggiornato in fisioterapia, ha guidato i primi corsi sciper ciechi e ipovedenti, segue anche sordomuti e dibetici;ha seguito la figlia con problemi di diabete, portandolaad essere una delle poche maratonete italiane diabetiche.Da circa 6 anni Ampelio Pillan segue i malati di Parkinson,tramite l’associazione che ha sede in via delMercato nuovo a <strong>Vicenza</strong> (0444 963246 www.parkinsonvicenza.it).Della malattia non sapeva niente ed èdelle offerte alla loro marronata è stato devoluto all’assistenzaai malati di Parkinson. “Sto dando a questogruppo tutto il mio impegno ed entusiasmo – spiegaPillan – a volte con non pochi sacrifici, ma quello chericevo da loro supera ogni mia spettativa”.Sono circa 200 gli iscritti all’AvmP, una sessantinapartecipano assiduamente alle attività; alcuni provengonoanche da fuori, Abano, Cittadella, Schio, Verona.“Vorrei che tutti gli ammalati di Parkison potessero conoscrela nostra associazione, che uscissesro di casa, chenon si vergognassesro del loro stato, ceh non si isolassero.Stando assieme diventga più facile vincere anchela depressione che molto spesso sopraggiunge. Desideroanche rivolgermi agli alpini che magari sono staticolpiti dalla malattia – conclude Pillan. Venite in associazione,che ci sarà un alpino ad aspettarvi!”dibi


17Dalla caserma Calvi con furoreEro un giovane tranquillo, a modo, cresciuto nell’ambienteparrocchia-patronato-campetto. La chiamata allearmi segnò un giro di boa nella mia vita e prima di capirbene come, mi ritrovai al Battaglione reclute in quel diBelluno. I primi quindici giorni furono piuttosto duri,quasi traumatici. Appena il tempo per riprendermi un po’ed eccomi sbattuto al battaglione “Pieve di Cadore” - casermaPier Fortunato Calvi a Tai di Cadore dove, conviva apprensione appresi da radio naja che i veci eranocosì cattivi che quelli dell’artiglieria - ben noti per la lorodurezza - erano angeli al confronto.Con un po’ di sollievo appresi che saremmo stati inveceinquadrati per un altro mese nel plotone ”allievi” (plotone“tubi”per i veci) per impratichirci negli incarichiassegnati e nelle regole del battaglione operativo. Dopoore di lezione, marce, poligono, percorsidi guerra, corvè e picchetti, non c’erail sospirato riposo ma ancora guardie,servizi vari e tra questi il più temuto:il lavapentole. Le pentole dellanaja sono grandi come le caliere dellemalghe, le teglie assomigliano a piscineper bambini e i mestoli grandi comebadili.Affogato dentro una tuta blu detta“el toni”, con stivaloni di gomma e ilberretto norvegese detto “la stupida”,mi buttai nell’impresa. Se le pentolesono gigantesche, anche il secchiaionon era da meno, come pure lo scaricodove finì la grossa spugna che sfuggendomidi mano andò a creare una minialluvionedebordante sul pavimento.Bisognava intervenire rapidamentee dopo essermi sorbito antipatiche valutazioni sul quozienteintellettivo mio e di tutti i “tubi”, il caporale capocucinami urla: “Va suito in mascalcia e fate dare dalmarescialo Minchia la tenaja da incudine”.“Minchia” non era proprio il cognome ma l’organomaschile così come definito nel mediterraneo paese natiodel sottufficiale e che gli era stato affibbiato per quel suoossessivo ripeterlo tra un moccolo e l’altro, onde renderepiù autorevoli i suoi giudizi, mentre accudiva a muli econducenti e in particolar modo quando aveva tra i piediil sergente maggiore “Lanciaporchi”, bellunese d.o.c. ebestemmiatore ancora più d.o.c.Arrivo dunque trafelato in zona muli e mi avvicino almaresciallo che, coadiuvato dal sergente Lanciaporchi edal tenente veterinario è alle prese con il mulo “Nespolo”,dolorante per un’infezione allo zoccolo. Mi sbatto sull’attenti,porto la mano al copricapo e “Signor marescialloMinchia, ho urgente bisogno della pinza da incudine; mela potrebbe gentilmente prestare per un lavoro in cucina?”Non ebbi il tempo di rendermi conto se a scatenare ilfinimondo fosse stato l’improprio uso del termine che iocredevo cognome o chissà che altro; fatto sta che mi trovaia correre come una lepre attraverso il cortile, inseguitodal maresciallo che lanciando la pinza per un pelo non micentrò il cranio, dal sergente, dal mulo zoppicante e dalveterinario che tentava inutilmente di ristabilire la ragione.Mai avrei pensato si saper correre a tale velocità e maicredo di essermi sentito così perdutamente spacciato. Sonomomenti in cui l’istinto sopravvale la ragione: vidi lacabina telefonica sotto il portico della palazzina comandoe vi fui dentro d’un balzo tentando di barricarmi comemeglio potevo: avevo trovato il mio Forte Alamo! Come unenergumeno, Minchia ci si lanciò contro con calci, pugnie uno sfoggio del più sporco linguaggio da caserma.Con leggero ritardo che mi sembròun’eternità, giunsero anche il sergenteLanciaporchi e il tenente veterinario.Nespolo si era fermato a pascolare ifiori che ornavano l’aiuola alla basedell’asta della bandiera. Il Maresciallostava ormai esaurendo il suo repertoriodi oscenità ed era passato a sconvenientiapprezzamenti sulla moralità di miamadre e su presunte poco onorevoliprominenze emergenti dal cranio dimio padre. Ci volle tutta l’arte del capitanodella Compagnia Comando euomo di spirito per calmare le acque.Conosciuti i fatti, decise che per lavaretanta offesa, avrei dovuto frequentarea una serie di lezioni sulle varianti delladefinizione dell’apparato riprodutti-Franco Segalla con un altro mulovo maschile, in uso nelle varie regionidella Penisola. Docenti: il sergente maggiore “Lanciaporchi”per le Tre Venezie, l’alpino Ubert Brunner per ilTrentino-Alto Adige, il sergente Serge Lacroix per il Piemontee Valle d’Aosta e il sergente Gennaro Impagnatielloper il Regno delle Due Sicilie.Lavorai sodo ma soprattutto imparai in fretta ondelimitare il numero delle lezioni che si tenevano pressola sala-studio dello spaccio mentre i docenti, vuoi perl’impegno che per lo sgolamento nell’insistere sulle giustepronunce, avevano sempre tanta ma tanta di quellasete che, secondo la condanna, a mie spese dovevo spegnere.L’esame finale, sotto l’alto controllo del capitano dellacompagnia e la parte offesa in veste di esperto nellamateria di studio, andò bene e tornarono pace e armonia.Al reparto salmerie girava voce che quando passavo dalleparti delle scuderie, il mulo Nespolo ragliava a crepapelle,con vivo disappunto del maresciallo. Minchia!Franco Segalla


18 - Mondo alpinoFratello parroco ti scrivo..Perché certe ritrosie alla lettura della Preghiera dell’Alpino e agli squilli delle nostre trombe?di Luigi Girardi“In caserma comandano i colonnellie in Chiesa comandano i preti” hasentenziano un arcaico sacrestano,aggiungendo anche un “ostia!” a definitivosigillo del suo dogma. Un po’ èda capire: spirito di corpo! Noi però ciconcediamo qualche riflessione che vogliamo estendereanche a quei, fortunatamente pochi, religiosi che la pensanocome il nostro sacrestano (escluso l’ostia finale). Dasempre sento dire che “voce di popolo è voce di Dio” e hovoluto quindi conoscere il pensiero di un popolano e tantoper restare nell’ambiente, di un artigliere di montagna:Gregorio, classe ‘46, conducente al 6° Artiglieria - GruppoLanzo. Gli chiedo che cosa ne pensa di quei parroci chemal digeriscono o addirittura vietano l’uso dei nostri simbolinella casa di Dio, durante quelle liturgie a cui “lanostra millenaria civiltà cristiana” ci ha educati e che ciaccompagnano in momenti di dolore, di gioia e di commemorazione,benedicendo “i nostri gruppi dei nostri battaglioni”.Non ci risulta ci siano espliciti divieti da parte deivertici ecclesiastici a concedere l’uso dei nostri simboli inchiesa, nel rispetto del luogo e della buona educazione.“Anzitutto - inizia Gregorio - una chiesa non è proprietàprivata del sacerdote; egli ne è il custode e la gestisce infunzione del suo mandato. Tutte le chiese intese come strutturemurarie sono state realizzate al 100 per cento con icontributi del popolo fedele che le ha volute quale luogo dirispetto, ove celebrare riti e pregare il Dio in cui crede”.“È vero, è difficile dire che non sia così”.“Ma vado sul concreto - incalza l’artigliere - al 6° hofatto anche il trombettiere e ancora lo faccio quando miinvitano a dare l’attenti o suonare il silenzio al funeraledi qualche commilitone “andato avanti” o durante qualchefunzione commemorativa. Capita comunque che qualcheprete, ripeto qualche, non vuole sentir squilli nella“sua” chiesa. Ma dico io: che differenza c’è tra lo squillodi una tromba, il suono di una chitarra, i rintocchi di unacampana, le gravi note di un organo o i colpi su un tamburello?Perché questi strumenti si e la tromba no? Mirisulta che in qualche libro sacro sta scritto che nel giornodel giudizio universale squilleranno le trombe, micastrimpellamenti di chitarre o rintocchi di campane nonancora in uso ai tempi del Messia”.“Gregorio, mi sbalordisci. Ma dove cavolo ti sei andatoa trovare tutte ‘ste storie, anzi, scusa: queste verità?”“Caro Gigi, basta un po’ di buon senso e far lavorareil cervello in dotazione dalla nascita. Non sempre la Chiesa- nella fragilità umana dei suoi ministri - è stata coerentecon la dottrina che predica, ma non per questo è dacondannare in blocco solo perché qualche suo ministronon ha ben capito il messaggio e la testimonianza del Nazzareno.A costui lasciamogli il tempo per riflettere e capirel’errore, certamente fatto in buona fede. La storia èpiena di esempi e regole che si sono rivelate inutili, superateo addirittura sbagliate”.Ancora una volta mi rendo conto che anche gente nonusa a esibirsi in inutili citazioni inglesi o latine, disponedi una mente pensante e una morale solida.“Ognuno prega come gli viene naturale, l’importanteè parlare con Dio - incalza il buon conducente muli -Per quale motivo non dovremmo recitare la “Preghieradell’alpino” a fine messa? Forse perché usiamo un linguaggioda soldati?” Gregorio è ormai inarrestabile comeun fiume in piena.“Perché Dio non dovrebbe ascoltare le parole di unalpino che deve portare le armi così come il contadinoporta la zappa o l’ingegnere il regolo? L’apostolo Pietro,armato di spada difese il suo Maestro recidendo un orecchioad un gendarme. I Crociati non partivano armatisolo di fede e crocefissi ma anche di lance e spade. E leguardie svizzere che ci fanno in Vaticano?”E allora, caro buon fratello parroco, lasciaci il nostrocappello e le nostre insegne nella casa di Dio, che è anchenostra e tua. Lasciaci cantare in essa le Sue lodi e recitarela nostra preghiera; accompagnando i sacri uffizi con lelimpide e struggenti note della tromba, alternandole aquelle solenni dell’organo e quelle metalliche della chitarra.E dato che siamo in tema - se puoi - prova a non farcoincidere la prima Comunione dei nostri figli e nipoti conil giorno dell’Adunata Nazionale Alpini.E ora, stringiamoci la mano e solleva con noi il bicchiereper un onesto brindisi conciliatore: come allenozze di Cana e alla purtroppo ultima cena del nostrosommo Capo.L’angolo diBepi Sugaman


Mondo alpino - 19Bovini o conigli ma sempre allevatoriNel 1976, assieme a suo fratelloAlessio, accompagnai Giovanni Coppello,invalido su sedia a rotelle, a Lonigoper il decimo anniversario dellaconsegna dell’organo a Padre Faccindestinato ai fratini del convento, inmemoria dei caduti del btg. Val Leograe del Gruppo artiglieria Val Isonzo, donatodai reduci, dai familiari e grazie alla spontaneasottoscrizione di tanta altra brava gente, compreso ilgruppo alpini di Malo.In quell’occasione fui testimone del commoventeincontro di Zoppello con un suo vecchio amico di najadopo trent’anni dal congedo; un veronese della suastessa squadra. Ricordarono il passato e parlarono delpresente; il vecchio amico racconta di fare l’allevatoredi bestiame e di possedere una moderna stalla con quarantacapi di bestiame selezionato. Anche Zoppellodisse di averne un allevamento, più modesto, metà capi,e invitò l’amico a venirlo a trovare, ospite a casasua.Passa del tempo ed un bel giorno arriva a Malo l’amicoveronese con sua moglie avvolta in una morbidapelliccia, su una lussuosa Mercedes.Chiedono in giro dove fosse la fattoriadell’allevatore Zoppello. Ai più il nomeun tale allevatore risultava sconosciuto,finchè un po’ perplessa, una personaaffermò di conoscere un certo Zoppelloabitante in via Pace, vicino all’ospedale.Quando i visitatori si presentarono, la signora Zoppellorimase assai imbarazzata davanti tanto lusso masubito si riprese e fece accomodare gli ospiti in casa.Arriva allegro anche il marito ed esauriti i convenevolidi rito e rinverditi di ricordi, il veronese chiede all’amico-collegadi poter visitare il suo l’allevamento.Zoppello felice e di buon umore, lo precede attraversol’orto e si ferma davanti la sua conejara. Il veronesestupito e incredulo fa: “Ma, Zoppello, tutto qua?!”“Beh, te gavea parlà de un alevamento de vinti capi.Conteli se no i xe giusti!” “Ah Cicio Cicio, no te seproprio cambià” e la cosa si concluse lì con abbraccioe una sonora risata: proprio come ai bei tempi dellanaja.Giovanni (Gianni) De MarchiBene la colletta alimentareIl 24 novembre si è svolta in tutta Italia la 16^ edizione della Giornata nazionale della Colletta alimentare,organizzata dalla Fondazione Banco alimentare e dalla Compagnia delle opere. All’iniziativa aderisceanche l’Associazione nazionale alpini e, nonostante il periodo di crisi che tutti stiamo vivendo, havisto emergere la generosità delle persone. Il gesto di donare una parte della spesa è entrato così nelcuore della gente, divenendo un vero e proprio gesto di popolo.Sono stati impegnati 130 mila volontari in più di 9.000 supermercati di tutt’Italia. Sono state raccolte9.622 tonnellate di prodotti alimentari, confermando, nonostante la crisi, il dato dello scorso anno, aiutandocosì la povertà che tocca un aspetto vitale della condizione umana. Il cibo raccolto sarà ora distribuitoalle oltre 8.600 strutture caritative convenzionate con la rete del Banco Alimentare che assistonoogni giorno un milione 700 mila.Alla presenza degli alpini – che è come sempre un elemento di successo nella raccolta perché infondonofiducia e simpatia – si aggiunge quella delle migliaia di volontari di altri enti che hanno operatoassieme a noi.L’adesione alla Colletta alimentare porta in sè la soddisfazione e la sensazione di aver fatto qualcosa dibuono per chi ne usufruirà e soprattutto dà agli alpini l’opportunità di esprimersi a pieno e di dimostrareche il più bel dono è “dare senza aver nulla in cambio”.


20 - Dai Rubrica gruppiAltavillaNuovo gemellaggio con i friulani di PorciaDopo Canove, gli alpini di Altavilla si sono gemellaticon i friulani di Porcia (PN), per rinnovare gli idealidi amicizia e fratellanza fra “penne nere”. Natonel 1933 e rifondato 29 anni fa, il gruppo ha visto ilcambio della guardia al vertice, con Dino Centofanteche ha ricevuto il testimone da Aldo Ruggera, nominatocassiere. Non cambia la spirito dei suoi soci,impegnati negli incontri culturali e formativi con glistudenti delle scuole medie, delle materne ed elementari,nelle visite alla residenza Papa Luciani per portareun sorriso e allegria agli anziani ospiti e nell’organizzaremomenti di festa come la marronata e laBefana alpina. Continua poi la partecipazione alleattività dell’Ana e il lavoro affinchè le nuove leveriempiano i vuoti provocati dal passare del tempo.tagna a quota 1060 dagli alpini di Caltrano; eseguito insasso faccia vista e legno, contiene una scultura in cirmolorappresentante, su una croce greca, alcune scenedella vita di Cristo e i simboli dei quattro evangelisti. E’stato eretto in una zona panoramica, servita però solo dasentieri montani. Soci e simpatizzanti si sono generosamenteprodigati a ripristinare i sentieri, a trasportarei materiali e infine ad erigere il capitello. Queste le motivazionialla base dell’iniziativa: richiamare le memoriestoriche, culturali e religiose degli antichi abitanti fattedi lavoro, fatica e rispetto per l’ambiente; celebrare il150° anno dell’unità di Italia; promuovere l’escursionismoattraverso l’offerta di un capitello e di un percorsoturistico lungo il quale ammirare le varietà di fiori, piantee animali tipici delle montagne caltranesi. Questocapitello sarà seguito da altri, posizionati in luoghi panoramici,per creare un intero percorso montano. Sivuole infine dare la possibilità di accedere dal capitello,attraverso sentieri in fase di manutenzione, ai luoghistorici della Prima Guerra mondiale e ricordare tutti icombattenti che, in quel lontano periodo storico hannolavorato e combattuto per difendere la nostra patria.Cogollo Del CengioPellegrinaggio sul Cauriolin ricordo di don AgostiniCaltranoNuovo capitello e percorso turisicoFoto ricordo davantial piccolo museo di CaoriaUn momento dell’inaugurazione del capitelloHa una valenza molteplice il capitello costruito in mon-Gli alpini di Cogollo del Cengio hanno deciso di rendereomaggio alla memoria di don Luigi Agostini nel60° della morte. Il Gruppo infatti è dedicato alla memoriadi questo sacerdote, cappellano militare delBattaglione Feltre, che combattè sul fronte Trentino


Dai Rubrica gruppi - 21nella catena del Lagorai, sul monte Cauriol, durantela Prima Guerra mondiale. Don Luigi fece erigere fral’altro anche una piccola chiesetta sulle pendici delmonte Cauriol, a quota 1900 metri, che fu in seguitodistrutta. Ne rimangono i ruderi e due splendide epesanti colonne in granito a perenne memoria.Una piccola porzione di roccia venne raccolta neltempo e ora fa da cimelio e testimonianza nella nostrasede. Don Luigi venne poi nominato parroco di Cogollo,dove curò amorevolmente la sua missione difede.Un discreto numero di soci del gruppo Ana, in unuggioso martedì di ottobre, armati di scarponi, <strong>zaino</strong>e naturalmente cappello alpino si è diretto in pullmanfino a Caoria; aiutati poi dal tempo che era miglioratogli alpini sono partiti scarpinando sull’aspra salitaper raggiungere malga Laghetti a quota 1600 e proseguirepoi per i ruderi della Chiesetta a quota 1900.Una chiacchierata, qualche foto ed una preghiera èstata la dimostrazione di gratitudine e affetto che leganogli alpini di Cogollo all’ex cappellano militare.Al rientro dopo 6 ore si sono fermati al rifugio Refavaieper rifocillare lo stomaco e riposare le ossa. Nelpomeriggio è stato visitato, con gli alpini del Gruppodi Caoria, il grazioso e ben fornito museo della guerraallestito nel piccolo paese. Alla fine si è valutatoche è stata una buona esperienza che potrà essere ripetutanei prossimi anni.CostabissaraFesteggiati i 65 annidi fondazione del GruppoIl capogruppo di Costabissara con sindaco e vice.L’1 ed il 2 dicembre è stato un fine settimana tuttospeciale, per i festeggiamenti per il 65° anno di fondazione.Si è cominciato sabato sera all’auditorium comunalecon un meravoglioso Coro Ana di Creazzo ed unasuperba Banda Ceccato di Montecchio, che hannodonato momenti di vera musica, accompagnati da unpresentatore d’eccezione, Gilberto Saterini, che hacondotto con simpatia la serata, condita con spassosestorielle.Era presente l’amministrazione comunale quasi alcompleto ed il sindaco Maria Cristina Franco e ilvice Giovanni Maria Forte hanno consegnato unatarga di riconoscimento per l’attività sociale che ilGruppo Ana svolge quotidianamente per la comunitàbissarese. Erano presenti anche Giampietro Gollin,componente della giunta sezionale e il capozona FernandoZanini.La domenica è cominciata con un momenti di misticismoe di sacralità che sarà difficile ripetere: padreAntonio Santini dei frati di Monte Berico ha celebratouna messa solo per gli alpini in Baita, tutti insiemeuniti a dire messa con lui. Chi non c’era farà faticaa capire.Infine il pranzo sociale, a cui ha partecipato il presidentedi <strong>Sezione</strong>, Giuseppe Galvanin. “Alpinamentelo ringrazio – ha detto il capogruppo Attilio Marcon- con la speranza che continui, anche dopo la fine delsuo mandato, a seguirci ed ad essere con noi”.GambuglianoRestaurata una fontanadella Grande guerraIn occasione del 4 Novembre è stata inaugurata laFontana “Due canne”, che si trova lungo la Valdiezza,costruita nel 1917 dal Genio militare e restaurata daglialpini del gruppo Ana.La giornata è cominciata con l’alzabandiera e gli onorial monumento ai Caduti; dopo la messa i partecipantisi sono trasferiti nell’area della fontana, dove ilcapogruppo Beppino Zarantonello ha illustrato l’interventodegli alpini, cominciato nel giugno 2011 edurato un anno.Il sindaco di Gambugliano ha portato agli alpini i ringraziamentidell’amministrazione comunale per ilvalore acquisito dal luogo; è seguita la scopertura ela benedizione di una lapide che ricorda il restauro.


22 - Rubrica Dai gruppiAll’ora di pranzo rinfresco al campo sportivo, accompagnatodalle cante alpine, in un’atmosfera di cordialitàche solo gli alpini sanno trasmettere.suono della tromba con l’Inno degli Alpini, i partecipantii sono recati alla Chiesetta del cimitero per l’innumazione.Nutrita è stata la partecipazione deglialpini e della comunità, con la presenza di numerosigagliardetti alpini e di labari delle associazioni combattentistiche,segno evidente che i valori ispiratoridi queste cerimonie patriottiche sono ancora vivi.MaloIl Gruppo Giovaniha festeggiato i 3 anniLa fontana restaurata dagli alpiniGranconaL’alpino Severino Marconè tornato a baitaIl Comune di Grancona ha commemorato la ricorrenzadel 4 Novembre a ricordo di tutti i Caduti e l’Anniversariodella vittoria nella Grande Guerra. Appuntamentoil 2 novembre presso il monumento in PiazzaMarconi per l’alzabandiera e l’onore ai Caduti. Alnuovo cimitero si è svolta poi la cerimonia dell’ultimosaluto in patria all’alpino Severino Marcon, finalmentetornato “a baita”. Fatto prigioniero dai tedeschidopo l’8 gennaio del 1943 a Fiume, venne internatoin Germania e morì l 6 gennaio 1945 nel campo diprigionia di Gross Fullen a soli 25 anni. Ora è tornatonella sua Grancona, grazie alla nipote Marilisa cheha recuperato le sue spoglie al cimitero militare diAmburgo-Ojendort dove si trovava sepolto.La messa è stata celebrata dal parroco don DomenicoPegoraro che nella sua omelia ha ricordato il sacrificioin guerra di molti giovani e tra questi anche l’alpinoSeverino. Terminata la funzione religiosa, ilsindaco Antonio Mondardo ha ricordato che per oltresessant’anni Severino era stato dimenticato da tutti,ma non dai suoi familiari, e ora le sue spoglie rientratea Grancona potranno riposare in pace nella suaterra natale. La cerimonia si è conclusa con le notedell’Inno di Mameli e del Silenzio. E’ seguita la letturadella Preghiera dell’alpino poi, accompagnati dalDa 3 anni la scommessa di creare un gruppo giovaniall’interno del gruppo Alpini di Malo è stata vinta;questa foto testimonia l’unione che si è creata, un’amicizia,che tra le tante cose, si manifesta ogni annocon il tradizionale “rosto de usei” all’inizio di gennaio.Quest’anno i giovani hanno invitato anche il capogruppoDanilo Panizzon per ringraziarlo del sostegnoche ha sempre dato alle iniziative personali e disolidarietà con risultati veramente soddisfacenti. Iltutto sempre per il bene del gruppo, con spirito allegroma nel rispetto reciproco.MontegaldaRealizzato dagli alpiniun originale presepioLa sera del 20 dicembre gli alpini di Montegalda,Montegaldella e dei paesi del circondario si sono datiappuntamento davanti all’ex Ghiacciaia di Montegaldella,per la benedizione del Presepio degli alpini,realizzato da un gruppetto di soci di Montegaldella


Dai Rubrica gruppi - 23con un’impostazione davvero originale, visto che sonogli alpini con i muli carichi di doni a rendere omaggioal Bambino. Sono intervenuti il presidente AnaGalvanin, il vice Simonelli, i sindaci di Montegaldae Montegaldella e il parroco don Gabriele, che haimpartito la benedizione. Ancora una volta le pennenere hanno offerto alla collettività un’opera legataalla fede de alle tradizioni cristiane, a testimonianzadi un aspetto dello spirito alpino.Mossano50 anni fa il VajontGli alpini raccontanoQuest’anno ricorre il 50° anniversario del disastro delVajont, che provocò duemila morti a Longarone, e ilGruppo Ana apre le manifestazioni commemorativericordando uno degli aspetti più significativi delleoperazioni di soccorso, l’intervento degli alpini dellaBrigata Cadore, arrivati pochissime ore dopo l’immaneonda distruttrice.Questo intervento sarà ricordato con la manifestazione“Vajont – Testimonianze sull’operato degli alpini”,racconti immagini e testimonianze delle penne nereche parteciparono all’opera di soccorso. Appuntamentoil 20 aprile alle 20 nella palestra comunale di Pontedi Mossano.PriabonaNuovo direttivoe pranzo socialeSandrigoDoppio riconoscimentoa Gianni MarchesinEra dal 2000, conIlario Ballardin, chenon veniva dato adun alpino il “Riconoscimentoimpegnosociale”, assegnatoogni anno, durante ilperiodo pre natalizio,a persone, organizzazioneo entiparticolarmente benemeriti per l’attività svolta nellacomunità sandricense da parte della Pro Loco.Doppio riconoscimento quindi per l’alpino GianniMarchesin, insignito anche dal capogruppo MarioMascotto del titolodi Alpino dell’anno 2012 “per lasua disponibilità e dedizione alle iniziative del Gruppo”.Il Gruppo alpini di Sandrigo stringe a sè conriconoscenza Gianni ponendolo come esempio a tuttii propri iscritti e a faro per i giovani che vorrannoentrare a far parte della “mejo fameja verde”.S. Gottardo e ZovencedoUna scultura dedicataa tutti gli alpiniCome ogni anno gli alpini del Gruppo Ana si sonoritrovati ai primi di gennaio per il pranzo sociale, dopola messa in ricordo degli amici “andati avanti”. Lafesta è continuata nel pomeriggio, in compagnia degliamici degli alpini, e si è conclusa con le elezioni delnuovo consglio direttivo. Nuovo capogruppo è statoeletto Tiziano Dal Pozzolo, che subentra a Carlo Bertoldo,che prende la carica di segretario. Vice capogruppoè Claudio Crosara, tesoriere Paolo Melchioretto.Consiglieri Igor Fochesato, Paolo Meneguzzo,Alberto Cengia, Francesco Corsara, Paolo Crosara,MarioGianni Xotta.L’alpino scultore davanti alla sua operaIn occasione della manifestazione Scultori in stradasvoltasi a San Gottardo l’8 settembre scorso, organizzatadall’amministrazione comunale di Zovencedo, il


Dai Rubrica gruppi - 25di bambini della scuola materna di Via Calvi. Nelpomeriggio il clou della manifestazione, con la presenzasempre di Babbo Natale e di alcuni giocolieriad allietare i più piccoli; è seguita, nella palestra Altair,l’esibizione musicale degli alunni della Media“Barolini” e il concerto di canti natalizi del coro “VoisingsVocal Group”, mentre all’esterno, sul piazzaleantistante la chiesa, funzionavano punti di ristoro conl’offerta di frittelle, wurstel, cioccolata e vin brulé.In serata, in chiesa si è esibita la Corale “San Martino”di Lerino con canti e riflessioni sul tema del Natale.Mella mattinata di domenica 23 dicembre una quindicinadi alpini sono andati nelle case di un’ottantinadi anziani e ammalati del quartiere per portare lorogli auguri di Buone Feste con un omaggio florealeofferto dal Gruppo e una lettera per conto della Parrocchia.Dall’analisi delle manifestazioni fatta in questi giorniin seno al Gruppo, a parte l’encomiabile e disinteressatoapporto di forze e di lavoro svolto da molti sociin particolare per la realizzazione del “Natale Alpino”,notando la scarsa partecipazione di pubblico, si è avutala netta sensazione che ormai ogni evento di unacerta importanza, compresi quelli attinenti al periodonatalizio, non trovino più nella popolazione in genereun grande interesse. Non resta che domandarci: cosabisogna inventare per “svegliare” la gente?Il chiosco natalizio allestito dagli alpini di San Pio X


26 - Dai GruppiSono Sofia Terzo e nel numero di dicembre dellavostra rivista avete scritto di me in quanto restauratricedel capitello di contrà Draghi (pag 24, Arsiero,restaurato il capitello di contrà Draghi).Vi scrivo per chiedervi di correggere quanto si affermasu di me e cioè che avrei lavorato gratis per duesettimane. La cosa non è vera ed è una pubblicitàabbastanza nociva per la mia attività.La verità invece, è che tramite alcuni appassionatiè stata fatta per me una raccolta di generose offertePrecisazioneFu pagata la restauratrice del capitello di Arsierotra fedeli ed interessati al caso, tutti, e sottolineo tuttiestranei alla contrada.Vorrei, e credo non sia una richiesta impossibile,che venisse fatta quanto prima un’errata corrige, giustoper non alimentare le speranze di chi potrebbeaspettarsi di vedersi regalare le cose e per renderegiustizia a chi ha dimostrato tanta generosità.Vi ringrazio e vi auguro buon lavoro.CordialmenteSofia TerzoCi scusiamo con la pittrice di Chiuppano e con i lettori per l’involontario errore. Probabilmente gli alpini di Arsieropensavano che il restauro fosse stato gratuito perché non era gravato sulle casse del Gruppo.Tutto sommato è una nota di merito in più per chi si è interessato al recupero, perché dimostra che l’attaccamentoal capitello è diffuso anche fuori della contrada Draghi.


Dalle zone - 27Alta Val LionaFesteggiato S. Maurizio patrono degli alpiniSan Maurizio, patrono delle truppe alpine, da dieci anni viene festeggiato dagli alpini della Zona Alta Val Liona.Anche quest’anno ci siamo ritrovati nella chiesa parrocchiale di San Germano dei Berici per la messa. La cerimonia,ottimamente organizzata dai gruppi alpini di San Germano e Villa del Ferro, ha visto la partecipazioneanche delle comunità che fanno parte della zona Alta Val Liona.Il parroco don Lorenzo all’omelia ha ricordato le virtù del Santo, un comandante della legione Tebea che subìil martirio piuttosto che tradire la propria fede e i propri soldati. Le stesse virtù sono alla base delle truppe alpinee degli alpini in congedo che sono organizzati dall’Ana. Dopo il rito religioso la cerimonia è continuata conuna suggestiva fiaccolata, una lunga fila di luci è scesa nel centro di San Germano per poi risalire fino a raggiungereil Monumento dove sono stati resi gli onori ai Caduti. La serata si è conclusa con l’ammainabandiera.La fiaccolata rende davvero unica la cerimonia e vuole testimoniare, con la presenza degli alpini, la volontà dicredere nello stesso emblema e continuare a donare il proprio gesto umanitario a chi ne ha bisogno. Al terminegli organizzatori hanno preparato, nei locali della parrocchia, un ricco buffet per tutti gli intervenuti. Si tratta diuna cerimonia itinerante e quest’annoverrà organizzata dal gruppo di Grancona.M. B.Castellari Alto Bacchiglione29° Pellegrinaggio alla Madonna delle GrazieIl 14 ottobre si è celebrato nella chiesetta della Madonna delle Grazie di Costabissara l’annuale pellegrinaggiodella zona Castellari Alto Bacchiglione. Alla celebrazion hanno partecipato con i gagliardetti gli undici gruppiche formano la zona e il gruppo di Creazzo; era presente anche la bandiera dei Combattenti e reduci della zonaDueville-Monticello con il loro presidente.La cerimonia ha avuto la gradita presenza del vice presidente sezionale Enzo Paolo Simonelli. Il coro alpino diCreazzo ha accompagnato la funzione religiosa alla quale ha assistito un folto gruppo di penne nere con i lorofamiliari. Alla fine è stato offerto il consueto rinfresco. Il pellegrinaggio alla Madonna delle Grazie è giuntoquest’anno alla 29° celebrazione ed è in programma per il 30° anniversario una manifestazione ancor più ampiae sentita.G. P.ValchiampoFesteggiati i 100 annidi Giuseppe Dal BarcoGli alpini della vallata e delGruppo di Nogarole hannofesetggiato i 100 anni di GiuseppeDal Barco.Porta bene il suo secolo divita e ricorda ancora la campagnadi Grecia e Albania,nei ranghi del battaglione<strong>Vicenza</strong>, Divisione Julia.Ecco la foto ricordo dellafesta, che si è svolta nellasede del Gruppo di Nogarole.


Protezione civile - 29Squadra alpinistica, ci piace il difficileNata da pochi anni, ha già svolto interventi molto impegnativi. Dieci specialistiAl lavoro per sgomberare untetto dalla troppa neve cadutaCos’è? …. A cosa serve? Per dire cos’è, forse è megliocominciare a dire, cosa non è: non è il soccorso alpino.Impossibile sostituirsi agli amici del Cnsas (Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico) per il quale abbiamoun grandissimo rispetto. Le squadre specialistiche dellaprotezione civile Ana nascono dall’esigenza di avere delpersonale specializzato nel compiere alcune funzioni perle quali le squadre territoriali, per loro natura, non sonoattrezzate ne addestrate a fare.I non addetti ai lavori spesso non sono a conoscenza,che il decreto legislativo 81/08, sulla salute dei lavoratori,deve essere applicato anche in Protezione civile e che alcunitipi di dispositivi di protezione individuale (comecorde, imbragature, moschettoni, ecc ) necessitano di un’adeguatapreparazione per poter essere usati. La squadra alpinistica pertanto è di supporto alle altre unità e vienechiamata ad operare quando ci si trova a lavorare in ambienti scoscesi se non addirittura strapiombanti, definitiappunto ‘difficili’.Nella pratica di tutti i giorni, tutto ciò si traduce in lavori di messa in sicurezza di alberi danneggiati da eventiatmosferici in prossimità o all’interno di centri abitati, di pulitura da detriti mobili di pareti rocciose sovrastantistrade od abitazioni, sgombero di eccezionali accumuli di neve da tetti di edifici, la messa in sicurezza divolontari impegnati in lavori di manutenzione fluviale e più in generale ovunque ci sia un lavoro che necessiti,per essere eseguito, l’essere assicurati ad una corda.Il nucleo di <strong>Vicenza</strong> è nato (ufficiosamente) in occasione dell’esercitazione tenutasi a Creazzo nel marzo del2007 quando alcuni alpinisti provenienti da diverse squadre si ritrovarono ad operare per la bonifica e messa insicurezza di una frana staccatasi a ridosso di una strada comunale qualche settimana prima. Nel febbraio 2008 ilnucleo è stato impegnato nella pulizia dei tetti di alcuni comuni della Val Zoldana che erano gravati da più di unmetro e mezzo di neve. I primi 6 volontari presenziarono in Val di Lamen (Feltre) nell’ aprile 2008 all’esercitazionenazionale delle squadre alpinistiche dell’ Ana. In seguito ci sono state altre esperienze operative, ma non èmai stato trascurato l’addestramento, fondamentale per qualsiasi volontario di protezione civile.Da allora, la Squadra Alpinistica assieme ad altre squadre specialistiche e non, ha dato vita ad attività di variotipo: dall’evacuazione di strutture scolastiche alla ricerca di persone scomparse in supporto agli amici del nucleocinofilo fino al supporto del soccorso alpino in una simulazione di catastrofe avvenuta recentemente nelle vicinanzedi Marano.Un po’ di tempo è passato ed inevitabilmente qualche volto è cambiato; alcuni di coloro che hanno dato vitaal gruppo, con qualche rammarico, ci hanno lasciato mentre altri ne sono entrati a far parte. Oggi la squadra,composta da 10 elementi coordinati da uno speleologo di grande esperienza, conta, oltre il caposquadra, cinquealpinisti esperti e quattro in formazione. I prossimi obiettivi sono quelli di arricchire la dotazione di materiali ela preparazione dei componenti, con il completamento della formazione dei nuovi arrivati e la specializzazioneulteriore dei più esperti con l’ introduzione di nuove tecniche di lavoro che saranno possibili in seguito all’ acquisto,quasi completato, di nuovi materiali.Con orgoglio possiamo finalmente dire che la squadra Alpinistica si sta avviando, a grandi passi, a diventareuna realtà all’interno dell’Unità di protezione civile della <strong>Sezione</strong> di <strong>Vicenza</strong>, anche se ancora qualcosa bisognafare per guadagnarsi la stima e la fiducia di chi opera sul campo da molto più tempo.Isidoro PolatoVice Caposquadra


30 - VarieFotonotiziaA Lonigo “Avanti Savoia!”In occasione della 2° adunata della zona Val deGua’ ospitata a Lonigo, l’amministrazione comunaleha concesso la cittadinanza onoraria al ReggimentoSavoia Cavalleria. Nella foto di gruppo:autorità civili, associative, militari e reduci delSavoia Cavalleria.SgresendeVite paralleleLe coincidenze sono davvero tante. AndreaBusato e Roberto Gobbo sono due amici perla pelle, classe 1981: la prima a non esserepiù soggetta all’obbligo di leva e qui cominciail bello. I loro padri, veci alpini del gruppo diArsiero, sono ambedue classe 1953, arruolatinel 1973: Narciso Busato, attuale capogruppoalpini di Arsiero, alla 264ª compagnia delbtg. Val Cismon a S. Stefano di Cadore e CorradoGobbo alla 78ª btg. Belluno. Tutti e duecongedati nel 1974 con il grado di caporalmaggiore.Ma non finisce qui: i loro padri erano natilo stesso anno e stesso mese; febbraio 1916:Alfonso Busato alpino della 60ª compagniadel btg. “<strong>Vicenza</strong>” a Tolmino (andato avantinel 1991) e Vittorino Gobbo anche lui dellostesso battaglione. Per concludere: tutti e duerichiamati nel ‘39 per la campagna di Greciae Albania. Se non sono vite parallele queste!...


32 - VarieAppuntamenti e incontriIl 59° raduno dei “veci”del Btg Pieve di CadoreErano una moltitudine gli alpini da la bala rossa a gremireprima il duomo di Pieve per la cerimonia religiosae successivamente, nella piazza intitolata al Tiziano, perquella civile.All’alzabandiera e alla deposizione di una corona d’allorosulla lapide che ricorda i volontari Cadorini cadutidurante i Moti Risorgimentali del 1848, era presente labandiera del comune di Pieve, decorata di Medagliad’oro. Sono intervenuti il generale Audisio che ha raccontatodell’intervento di soccorso con la sua 75° Cp,alle popolazioni del Longaronese colpite dall’immanedisastro del Vajont; il col. Sfarra, già comandante della167° Cp. mortai del battaglione, ha colto l’occasioneper salutare il Cadore dal comando del 7° Alpini. Lakermesse si è conclusa con l’applaudito concerto dellafanfara di Vivaro e con un arrivederci collettivo al prossimoanno per il 60° raduno dei “Veci”.Cuciniere a Strignocerca commilitoniArtiglieri della 41.a gruppo AgordoGli artiglieri alpini del terzo contingente 1965 della 41ªbatteria del gruppo Agordo si sono ritrovati nella Baitadi Dueville per un festoso convivo a base di porchettta.Eccoli tutti assieme, con la “vittima” un primo piano.Info: Sebastiano De Pretto 0444 591435.Raduno a Feletto Umb.Nel ricordo del gen. AlzettaIn occasione del 52° raduno deicongedati del primo scaglione1938, in collaborazione con ilgruppo alpini di Fleetto Umberto(Ud), in programma l’8 giugno2013, si svolgerà una giornatadi ricordo in memoria delcompianto generale AntoniettoAlzetta. Informazioni ad AngeloTessarolo, del gruppo di Altavilla,0444 348798.Alpini che si fanno onoreNatalino Cecchetto, cuciniere a Strigno nel 1965 (65ªcompagnia btg Feltre), del gruppo di Campedello, cercacommilitoni con cui ritrovarsi alla caserma Degol.Nella foto è indicato dalla freccia assieme agli altri cucinieridurante il campo invernale; gli ufficiali erano ilcap. D’Ambrogio e il ten. Catone. Telelefono 0444531446 e 328 80317602.Torri LerinoIl socio Roberto Ortile, quiritratto con il dott. Prosperodel Centro trasfusionaledel “S. Bortolo” di <strong>Vicenza</strong>,ha superato il traguardodelle 200 donazionidi sangue.All’eccezionale donatorealpinoi complimenti delGruppo di Torri – Lerino equelli della redazione.


Belle notizie - 33NatiFara Vic.Vittoria Boschiero di Alessandro e AlessandraGuzzonatoBelle famiglieTre generazioni (forse)Molino di AltissimoTeresa Pagani di Giampietro e MichelaMontorsoEmma Ferrari di Davide e SilviaNogaroleGiulia Bruttomesso di Stefano ed Anna VivianiGiulia Zoso di Loris ed Edvige RaschiettiSarmegoMargherita Cracco di Ezio ed Elena CostaSeghe di VeloGiovanni Pietro Rossi di Alberto e AriannaGrendeneVanessa Schiro di Giulio e Debora BusaTorreselleVanessa Sottoriva di Fabio e Lisa<strong>Vicenza</strong> – CampedelloLeone Gaspari di Francesco e Flavia Mattiello<strong>Vicenza</strong> – SalviatiGabriel Fasolo di Marco e Anna FortunatoZugliano - GrumoloFederico Bidese di Liberianoe Simonetta StimoliPrecisazioneIl capogruppo di Poiana Maggiore comunica cheWilli Radon non è socio del suo gruppo, come abbiamopubblicato nel numero di dicembre 2012. Inquesto caso infatti il socio è la mamma della piccolaMargherita, Perla Cristofari, aggregata algruppo di Noventa.Dino Veronese, del Gruppo di Tavernelle, è qui ritrattoassieme al nipote Francesco (chissà se riuscirà adiventare un vero alpino) ed al papà del piccolo, LucaFaedo.NozzeArzignanoEdoardo Bedeschi e Stefania MelzaniArzignanoMarco Bernardini e Katia Dalla ManicaNogaroleIvan Leonardi e Rita ChiarelloVancimuglioDaniele Chimento e Sara Prendin


34 - Belle Rubrica notizieNOZZE D’ARGENTONANTOGraziano e Loretta ZancanCOSTABISSARAFranca Martini e Flavio PilastroLONGAREGabriella Zaltron e Girolamo ZancanNOZZE D’OROAltavillaPietro Casarotto e Giuliana CarbonieroLONGAREMaria Lotto e Luigi StimamiglioCAMPIGLIABruno Moretti e Bruna MazzaronMALOBortolino Festa e Anna Bottos


Belle Rubrica notizie - 35MARANOPietro Zambon e Carmela CorràMONTEVIALEGino Bertoldo e Wilma CamoliniMONTE DI MALOGuido Grotto e Maria IadiniSAN GOTTARDODino Gobbo e Nadia CrivellaroMONTEVIALEGiannina Galla e Ampelio PozzaSEGHE DI VELOAldo Martini e Bianca Stella


36 - Rubrica Belle notizieTHIENEGiacomo Orazio Marcante e Mirella PobboNOZZE DI DIAMANTECREAZZOArmando Santorini e Vittoria RizzottoVICENZA S.BORTOLOLuisa Giacobbo e Gianni MarzariSARCEDOGiuseppe Cappellotto e Teresa CavedonVICENZA SETTECA’Caterina Brunello e Gino SantagiulianaVELO D’ASTICOValentino Canale e Adelia Bicego


Un nostro amico hai chiesto alla montagna Rubrica - 37Il vessillo sezionale è listato a lutto per la scomparsa di numerosi amici alpini.Alla loro memoria vada il nostro pensiero riconoscente per la dedizione associativa dimostrata.Ai congiunti dei soci scomparsi giungano, nel momento del dolore, le più sentite condoglianzeed i sensi della solidarietà fraterna delle “penne nere” vicentine.ALONTEBRENDOLACASTELNOVOCOSTOZZADUEVILLESeverino Girardi1940 - Btg. FeltreLivio Nicolato1938 - Pionieri CadoreGino Comparin1921 - Btg. TolmezzoCipriano Fiscato1923 -Brg. CadoreEnzo Binotto1936 - 7° Rgt. alpiniARSIEROBOLZANO VIC.CHIAMPOCREAZZODUEVILLEAntonio Lovato1950Giuseppe Bressan1919 - Art. montagnaMarino Bevilacqua1940 - Gr. PievePietro Ambrosini1949Ferdinando Cecchin1932BRENDOLABOLZANO VIC.CHIAMPOCREAZZOENNA S.CATERINAAntonio Ghiotto1930 - Brig. CadoreBRENDOLAEmilio Moro1948 - Gr. PieveCALTRANOBruno Albanello19456* Rgt. art. montagnaCOSTOZZAAntonio De Marchi1958CRESPADOROAdriano Cobbe1960ENNA S. CATERINAAntonio Zaupa1936 - Brig. CadoreAngelo Dal Santo1942 - Gr. PieveGermano Parise1941 - Btg. FeltreLuigi Ferrari1953 - 7° Rgt. alpiniFerdinando Dal Lago1938 - Btg. Belluno


38 - RubricaGAMBELLARAMELEDOPIOVENE ROCCHETTES. ROCCO DI TRETTOSAREGODiego Framarin1953 - Btg. BellunoDante Giorio1925Roberto Zanon1936 - Btg. BellunoLorenzo Dalla Vecchia1928Adileno Negro7* Rgt. alpiniGRANCONAMONTECCHIO PREC.PONTE DI BARBARANOS. VITO LEGUZZANOSCHIOMario Bisognin1939C.do truppe CarniaGRUMOLO DELLE A.Elvio Gasparini1933 - Btg. BellunoMONTE DI MALOCirillo Bellin19326° Rgt. art. montagnaPOZZOLO DI VILLAGAFrancesco Munarini1921Btg. <strong>Vicenza</strong> e Val LeograSANDRIGOSilvio Tomasi7° Rgt. alpiniSEGHE DI VELODino Riello1931 - Btg. FeltreISOLA vic.Efrem Vanzo1934 - Btg. GemonaMONTEGALDASilvano Giacomuzzo1935 - 6° Rgt. alpiniS. GIOVANNI IN MONTEArmando Pigato19246° Rgt art. montagnaSANTORSOFernando Chiappin19276° Rgt. art. montagnaSELVA DIMONTEBELLOFlorido Romare1927LUGOEttore Cavaliere1933 - Btg. FeltreMOSSONRienzo Pavan1919 - Gr. ConeglianoS. ROCCO DI TRETTOIgino MenegozzoGr. LanzoSANTORSOGianfranco GambarettoTAVERNELLELuigi Crosara1935 - 7° Rgt. alpiniCaterino Mattielli1940Alpini d’arrestoEmilio Dalla Vecchia1934 - Btg. BellunoMoreno FerracinAlpinoSilvano Fongaro1936


Rubrica - 39TAVERNELLETORREBELVICINOVICENZA B.go CasaleVICENZA MaddaleneZANÉBruno Grignolo1932THIENEValidio Scapin1926 - 7° Rgt. alpiniTORREBELVICINOGiuseppe Cogo1941 - Btg. BellunoVICENZA B.go CasaleAlberto Bellotto1933 - Cap. magg.VICENZA V. PerizGuido Nicoletti1931 - AlpinoZUGLIANO GRUMOLOGastone Maculan19456° Rgt. art. montagnaAbramo Marsiglio1924 - Geniere alpinoTORREBELVICINOArmando Paiusco1938 - 21° Rgt. alpiniVICENZA CampedelloGiovanni Carollo1923VICENZA SalviatiFancesco Lazzaretti1959 - Btg. BellunoTHIENEZUGLIANO GRUMOLOFranco Miotello1948Trasmissioni CadoreDomenico Pietrobelli19213° Rgt. art. montagnaVALLI DEL P.Adriano Tadiotto7° Rgt. alpiniVICENZA LaghettoLuciano BoariaTrasm. JuliaVICENZA S. BortoloElio Zanin19333* Rgt. art. montagnaTORREBELVICINOOttorino Trentin1934 - Btg. CadoreGiovanni Sella1925 - 6° Rgt. VipitenoVICENZA B.go CasaleValter Professione1958 - 7° Rgt. alpiniVICENZA MaddaleneFausto Crestani1940VICENZA SettecàUmberto Beggiato1932 - 7° Rgt. alpiniPierdamiano Boscato1942 - AlpinoLino Ambrosini1943 - 7° Rgt. alpini


28 - AppuntamentiRubricaAspettando il Triveneto a SchioDomenica 17 Marzo (mattinata) a Schio• Cerimonia e sfilata con la Fanfara Storica per la FESTA DEL TRICOLORESabato 23 Marzo a Marano Vicentino• “Caro Terenzio .... Grazie”Letture di brani di Terenzio Sartore.Canti eseguiti dal Coro Ciclamino.Sabato 13 Aprile a S. Vito di Leguzzano• Rassegna cinematografica.- Mattinata: PICCOLO ALPINO per gli studenti delle Medie- Serata: I RECUPERANTI per la cittadinanza e ospiti.Le proiezioni saranno commentate da storici preparati sulla materia.- Durante tutto il fine settimana, sarà aperta al pubblico una mostra di cimeli e reperti bellici.Venerdì 19 Aprile a Torrebelvicino• Serata culturale con prof. Claudio Gattera.“Canzoni di Guerra - Monte Pasubio” con il coro “Aqua Ciara” di Recoaro.Domenica 21 Aprile (pomeriggio) a Malo• “Penne nere in Afghanistan” con la partecipazione di Luca BarisonziSabato 27 Aprile a San Rocco del Tretto• “Strafexpedition” - relatore: Siro Ofelli.Domenica 28 Aprile a Enna (VI)• Escursione guidata alle cannoniere e alle opere belliche sul Monte Enna. E’ previsto un ristoro.17, 18, 19 Maggio a Torrebelvicino• Festa Alpina al Parco di Pievebelvicino, con i cori delle Scuole Medie di:Torrebelvicino, Valli del Pasubio, Malo e il coro “Monte Pasubio” .Sabato 25 Maggio a Schio• Presentazione dell’ultimo libro di Manuel Grotto in sede e orario da definireSabato 8 Giugno a Santorso• “LA STRADA DELLE 52 GALLERIE” - relatore: Carlo BettaninDa sabato 8 a sabato 15 Giugno a Schio• Inaugurazione delle mostre storiche a Palazzo Fogazzaro

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