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Con riferimento alla cornice del sistema manageriale pubblico ...

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Ministero <strong>del</strong>l’InternoScuola Superiore <strong>del</strong>l’Amministrazione <strong>del</strong>l’InternoXXV Corso di Formazione per Viceprefetti<strong>Con</strong> <strong>riferimento</strong> <strong>alla</strong> <strong>cornice</strong> <strong>del</strong> <strong>sistema</strong> <strong>manageriale</strong> <strong>pubblico</strong>, descrivereun’esperienza di lavoro analizzandone i principali fattori di criticità attinenti <strong>alla</strong>gestione dei collaboratori e proponendo le relative soluzioni adottate o ipotizzateGruppo n. 6Francesca Romana AlvinoGloria BartolettiNatalino BenedettiErnesta D’AlessioImmacolata Fe<strong>del</strong>eSergio MazziaMichele MolinoRelatoreAntonio Polimene


<strong>Con</strong> <strong>riferimento</strong> <strong>alla</strong> <strong>cornice</strong> <strong>del</strong> <strong>sistema</strong> <strong>manageriale</strong> <strong>pubblico</strong>, descrivereun’esperienza di lavoro analizzandone i principali fattori di criticità attinenti <strong>alla</strong>gestione dei collaboratori e proponendo le relative soluzioni adottate o ipotizzate1. Premessa: <strong>del</strong>imitazione <strong>del</strong>l’ambitoIl management nasce e si sviluppa storicamente come funzione sociale che assume su disé la responsabilità di risultato <strong>del</strong>la gestione di sistemi organizzati di persone e mezzi.Tale responsabilità implica l’esercizio <strong>del</strong> potere di gestire le organizzazioni (perl’appunto il “potere <strong>manageriale</strong>”), attuando nel tempo le migliori combinazioniproduttive per conseguire gli obiettivi. Il management è dunque una funzione digoverno indispensabile ad ogni <strong>sistema</strong> organizzativo orientato al risultato.Così definito, il management non è una prerogativa esclusiva <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>le imprese.Di management e di approccio <strong>manageriale</strong>, si è infatti cominciato a parlare, già daqualche tempo, anche nelle organizzazioni pubbliche. Nel corso <strong>del</strong>l'ultimo ventennio,in particolare, la pubblica amministrazione italiana è stata oggetto di un gran numero diprovvedimenti normativi che hanno innescato profonde trasformazioni. Questa vera epropria "stagione <strong>del</strong>le grandi riforme" si è svolta all'insegna di due parole chiave:“aziendalizzazione” <strong>del</strong>la pubblica amministrazione e “privatizzazione” <strong>del</strong> rapporto dilavoro dei pubblici dipendenti. Nel procedere in questa direzione, uno dei nodi decisivisui quali il legislatore è intervenuto è stato quello <strong>del</strong>la dirigenza, con l'obiettivo diintrodurre nella pubblica amministrazione la figura <strong>del</strong> dirigente-manager anche comeleva strategica per la modernizzazione <strong>del</strong>la stessa. Così, anche se il termine managernon compare mai nei testi di legge <strong>del</strong> decennio '90, non c'è dubbio che esso sia dicontinuo evocato sullo sfondo di un diverso approccio al problema <strong>del</strong>la dirigenza. 11 D’Amico R., 20031


L’approccio <strong>manageriale</strong>, tuttavia, ha rappresentato una novità di non poco conto nelleconcezioni prevalenti <strong>del</strong>la pubblica amministrazione: secondo alcune visionitradizionali esso addirittura non potrebbe essere applicato ad una pubblicaamministrazione.Ad esempio, Ludwig Von Mises, una <strong>del</strong>le figure più eminenti <strong>del</strong> liberalismo classico,si sofferma sulle differenze profonde e strutturali tra impresa e pubblicaamministrazione che rendono illusoria ed impraticabile l’applicazione a quest’ultima dimetodi e approcci di management 2 .Sostiene infatti questo autore che: “è un’illusione diffusa che l’efficienza degli ufficigovernativi possa essere migliorata da esperti di management e dai loro metodi digestione scientifica. In un modo o nell’altro questi programmi derivano da un radicalefraintendimento degli obiettivi <strong>del</strong>l’amministrazione civile” 3 .Il pessimismo di questo Autore, circa la possibilità di gestire con metodi managerialiuna pubblica amministrazione, deriva soprattutto da un elemento che, a suo avviso,differenzia in modo netto e radicale le due realtà; esso consiste, precisamente,nell’assenza di un metodo per calcolare i risultati di una pubblica amministrazione.Secondo questo Autore, infatti, gli obiettivi <strong>del</strong>la pubblica amministrazione nonpossono essere misurati in termini monetari e non possono essere sottoposti a controlloper mezzo di contabilità. Non esisterebbe, in particolare, alcun metro disponibile ingrado di stabilire se i costi sostenuti da una pubblica amministrazione siano o non sianoeccessivi. Inoltre, nella pubblica amministrazione non esiste alcuna connessione traentrate ed uscite: le entrate derivanti dalle tasse non possono infatti essere prodottedall’organizzazione e non dipendono d<strong>alla</strong> sua efficienza ed efficacia. Naturalmente,Von Mises non pensa che la pubblica amministrazione non persegua obiettivi o che unagestione ben riuscita di un’organizzazione pubblica non abbia valore. Più2 Von Mises L., 19913 Von Mises L., cit., p. 692


semplicemente, egli ritiene piuttosto che non vi siano metodi affidabili per potermisurare e rendere oggettivi tali risultati.Questa mancanza farebbe dunque venir meno uno dei pilastri su cui si basa la funzionesociale <strong>del</strong> management: non potendo misurare in modo oggettivo ed incontrovertibile ilrisultato, diventa difficile (“impossibile” secondo il nostro autore) individuare unsoggetto (il manager) responsabile dei risultati e dotato dei più ampi poteri gestionali.Ma vi è anche un seconda conseguenza. Per esercitare un controllo sulla gestione degliaffari pubblici ci si deve affidare completamente a regole, regolamenti, prescrizioni diprocesso. In altre parole, a vincoli puntuali e specifici sulle azioni messe in atto: “non èper puntiglio che i regolamenti amministrativi fissano quanto deve essere speso da ogniufficio locale per la pulizia degli ambienti, per la riparazione dei mobili, perl’illuminazione e per il riscaldamento. In un’azienda tali cose sarebbero lasciate, senzaesitazione, <strong>alla</strong> discrezione <strong>del</strong> manager locale responsabile” 4.La visione di Von Mises è stata, però, messa a dura prova dall’evoluzione più recente<strong>del</strong> contesto in cui le pubbliche amministrazioni operano.Gli ultimi decenni hanno evidenziato infatti una profonda crisi di legittimazione diquella pubblica amministrazione tradizionale, basata sul metodo burocratico, che VonMises individua come l’unica possibile.Alla fine degli anni ’80, la rivista “Time” titolava: “La pubblica amministrazione èmorta?” 5 . Gli anni ’90 hanno visto un calo esponenziale di fiducia dei cittadini neiconfronti <strong>del</strong>l’amministrazione pubblica. Questa crisi è ancora attuale e caratterizza, inlarga parte, tutti i paesi <strong>del</strong> mondo occidentale.Due fatti sembrano all’origine di questa evoluzione. In primo luogo, le nuove domande(spesso senza risposta o con risposte inadeguate e inattuali) che si rivolgono <strong>alla</strong> PA. Sipensi, solo per fare alcuni esempi, <strong>alla</strong> necessità di gestire le ondate migratorie di un4Von Mises L., cit., p. 625 Osborne D., Gaebler T., 1995, p. 333


numero crescente di individui che premono alle frontiere dei paesi ricchi, <strong>alla</strong> domandadi servizi sanitari sempre più complessi ed avanzati anche a seguito <strong>del</strong> progressivoinvecchiamento <strong>del</strong>la popolazione, al crescente disagio sociale connesso ai fenomeni<strong>del</strong>la globalizzazione. In secondo luogo, la crisi finanziaria degli stati (di cui lacronaca di questi giorni ci fornisce chiari esempi), originata da spese crescenti e d<strong>alla</strong>impossibilità di finanziare queste maggiori spese col ricorso al debito o con un aumento<strong>del</strong>la pressione fiscale. Alla pubblica amministrazione si chiede oggi di costare meno edi essere più efficiente e, al contempo, di innovare la propria offerta di servizi e diinterventi.Alcuni autori hanno parlato, in proposito, di “fallimento <strong>del</strong>la burocrazia” 6 , consideratasempre più spesso lenta ed inefficace, incapace di fronteggiare le domande crescenti chearrivano dal mondo esterno.Questo giudizio negativo non può però essere inteso in termini assoluti, né totalmentecondiviso. Il termine “burocrazia” (che talora ha assunto connotazioni negative e,perfino, spregiative) indica originariamente niente altro che un “metodo di governo egestione”, tipico dei contesti pubblici. Esso era persino sinonimo di affidabilità edequità, in contrapposizione all’esercizio arbitrario <strong>del</strong> potere da parte dei sistemiautoritari.In realtà, “la burocrazia” va in crisi in concomitanza con i cambiamenti epocali degliultimi decenni: un mo<strong>del</strong>lo di gestione, nato e sviluppatosi in un certo contesto storico,razionale ed efficiente in quel contesto, perde di efficacia (e conseguentemente dilegittimazione) quando il contesto cambia e nuove sfide e nuove domande si rivolgonoai sistemi pubblici.Vanno interpretate <strong>alla</strong> luce di questa dinamica evolutiva le grandi leggi di riforma deglianni ’90 - la legge 142/90, la legge 241/90, le Leggi Bassanini 59/97, 127/97, 191/98, ilD.Lgs 300/99 – che si muovono nell’ottica di migliorare l’efficienza, l’economicità e6 Osborne D., Gaebler T., cit., p. 454


l’efficacia <strong>del</strong>la gestione <strong>del</strong>l’amministrazione, di razionalizzarne l’organizzazione, disemplificare l’azione amministrativa per abbatterne i costi, di abbreviarne i tempi permigliorare l’efficienza, di modificare ed ampliare le rilevazioni amministrative econtabili a supporto <strong>del</strong>le nuove funzioni di programmazione e di controllo gestionaleassegnate ai dirigenti pubblici. 7Col D.Lgs. 29/1993 recante “Norme in materia di razionalizzazione <strong>del</strong>l’organizzazione<strong>del</strong>l’amministrazione e revisione <strong>del</strong>la disciplina <strong>del</strong> <strong>pubblico</strong> impiego” recepito nelD.Lgs. 165 <strong>del</strong> 2001 (Testo Unico <strong>del</strong> Pubblico Impiego), inizia il cosiddetto processodi privatizzazione <strong>del</strong> rapporto di lavoro <strong>del</strong> dipendente <strong>pubblico</strong>, che concorrerafforzare il crescente isomorfismo organizzativo fra pubblica amministrazione eimpresa privata.Nel nuovo corso legislativo si procede, in particolare, a separare i compiti di direzionepolitica da quelli di direzione amministrativa. Alla dirigenza è affidata la pienaresponsabilità <strong>del</strong> funzionamento <strong>del</strong>le strutture e <strong>del</strong> conseguimento degli obiettivi,mentre agli organi politici sono riservati poteri di indirizzo, programmazione e verificadei risultati sull'attività, superando in tal modo il precedente nesso gerarchico tra le duesfere e accentuandone la reciproca autonomia di azione. Il successivo D.Lgs. n. 80/98completa, infine, il processo di contrattualizzazione <strong>del</strong>la dirigenza pubblica.A queste spinte interne si aggiunge, poi, l’impulso determinante <strong>alla</strong> modernizzazione<strong>del</strong>la pubblica amministrazione proveniente dall’ Unione Europea. L’Italia, a cavallodegli anni ’90, ha dovuto infatti impegnarsi a realizzare gli adempimenti previsti dalTrattato di Maastricht <strong>del</strong> 1992 e a sostenere così, nella nuova <strong>cornice</strong> <strong>del</strong> Trattato, ilpeso di una severa sfida competitiva con gli altri Paesi <strong>del</strong>l’Unione, dotati inmaggioranza di un’amministrazione pubblica più moderna ed efficiente.Dunque, il mutato contesto e le nuove domande esigono cambiamenti e soluzionidiverse. Si è così individuato nel management – nelle sue metodologie, nelle sue7 Mulazzani M., 20105


applicazioni ai contesti organizzativi – il rimedio più idoneo <strong>alla</strong> più volte constatataobsolescenza <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo burocratico, <strong>alla</strong> sua crescente inadeguatezza rispetto allenuove esigenze di funzionalità <strong>del</strong>le amministrazioni pubbliche.Occorre in proposito segnalare, tuttavia, insieme ai vantaggi subito evidenti riscontratigià nelle prime esperienze di applicazione <strong>del</strong>l’approccio <strong>manageriale</strong> <strong>alla</strong> gestione <strong>del</strong>lacosa pubblica, anche le difficoltà altrettanto evidenti di un uso pienamente efficace <strong>del</strong>management in un contesto assai più vincolato rispetto a quello <strong>del</strong>l’impresa.Un esempio di tali difficoltà si registra in uno degli ambiti maggiormente interessati daiprocessi di riforma degli ultimi anni, quello <strong>del</strong>la gestione <strong>del</strong>le risorse umane.Anche in questo settore <strong>del</strong>la gestione è stato fatto il tentativo di stabilire per legge unrafforzamento <strong>del</strong> potere decisionale e <strong>del</strong>l’autonoma discrezionalità dei dirigentipubblici. In base alle normative emanate negli ultimi anni, questi ultimi operano infatticon la capacità ed i poteri <strong>del</strong> privato datore di lavoro ed esercitano tutti i poteri didirezione, ivi compresa l’assegnazione dei trattamenti economici accessori.A fronte di questa grande apertura, si può tuttavia sostenere che il tradizionale apparatodi regole e vincoli in materia di gestione <strong>del</strong> personale non sia stato alleggerito in modosoddisfacente, nonostante la <strong>del</strong>egificazione ed il rafforzamento dei poteri formali deidirigenti.In un contesto che pure vede finalmente riconosciuta la funzione <strong>manageriale</strong> (sancitaanche a livello normativo), permangono infatti ancora eccessive rigidità, vincoli,blocchi che impediscono l’effettivo dispiegarsi di quei poteri riconosciuti formalmente.Per fare alcuni esempi e contestualizzare questa osservazione, si pensi <strong>alla</strong> gestione deipremi e degli incentivi monetari (di fatto, ingessata d<strong>alla</strong> regole e da ultimo sottoposta ablocchi e vincoli di ordine finanziario) ed <strong>alla</strong> gestione <strong>del</strong>le progressioni di carriera(ricondotta ad automatismi burocratici refrattari all’azione <strong>manageriale</strong>).Ciò malgrado, pur all’interno di un quadro che permane fortemente caratterizzato davincoli burocratici di tipo tradizionale, non c’è dubbio che la gestione <strong>del</strong>le risorse6


umane si confermi come un ambito privilegiato di azione <strong>manageriale</strong>. Se non altroperché le organizzazioni pubbliche sono, in larga parte, organizzazioni di servizio, incui gioca un ruolo fondamentale l’elemento umano e personale.Dunque, la riflessione su come sia possibile gestire con approccio <strong>manageriale</strong> le risorseumane, in un contesto molto diverso da quello privato e tuttora fortemente connotato daelementi tipici <strong>del</strong>le burocrazie tradizionali, è un tema che riveste notevole interessenelle nostre organizzazioni.Questa riflessione si può sviluppare a più livelli. Innanzitutto, a livello macro,prendendo in considerazione l’azione <strong>del</strong>la direzione risorse umane, cioè <strong>del</strong>la funzioneche a livello generale e complessivo presidia le politiche di gestione <strong>del</strong> personale. Insecondo luogo, a livello micro, esplorando il rapporto tra “capi” e “collaboratori”.La nostra analisi privilegerà quest’ultimo livello. Le riflessioni che seguono verteranno,pertanto, sulla gestione dei collaboratori e, in particolare, sugli approcci e i metodi inproposito più avanzati, utilizzati in un contesto comunque ancora permeato da unacultura burocratica di stampo tradizionale.Si è scelto di privilegiare questo approccio per varie ragioni. In primo luogo, per ladiversità <strong>del</strong>le esperienze e degli attuali ambiti di azione degli appartenenti al gruppo(depenalizzazione, protezione civile, uffici di diretta collaborazione, area risorse umane,sia nella sede centrale che presso le prefetture) 8 . Pur in una tale diversità, infatti, lagestione dei collaboratori presenta problemi e caratteristiche comuni per ciascuno deimembri appartenente a questo gruppo. In secondo luogo, perché si tratta <strong>del</strong>l’esperienzache più direttamente consente di misurarsi con la necessità di adottare nuovi metodi di8 A tal proposito giova ricordare che la carriera prefettizia è disciplinata dal D.Lgs 139/2000, e successivemodificazioni e integrazioni, e che il personale si articola nelle tre qualifiche dirigenziali di prefetto,viceprefetto e viceprefetto aggiunto. Ad ogni dirigente deve essere attribuito un posto di funzione – Areao Servizio, in staff o in line – cui corrisponde la gestione di determinate attività in sede centrale eperiferica. Ma, a prescindere dalle diverse attività di competenza, a tutti i dirigenti compete la gestione diun proprio personale di <strong>riferimento</strong>. Per completezza d’esposizione, occorre rilevare che all’interno <strong>del</strong>Ministero, posizioni apicali sono rivestite, oltre che d<strong>alla</strong> dirigenza prefettizia, da dirigenti di secondafascia <strong>del</strong>l’area economico - finanziaria, cd. Dirigenti di Area I, di cui si dirà diffusamente più avanti.7


azione e di gestione e di favorire un’evoluzione dei contesti organizzativi e dei ruolidirezionali.Nell’affrontare tale tema si cercherà, per quanto possibile, di fare astrazione dallecontingenze che caratterizzano l’azione di ciascuno di noi. Si partirà, certo,dall’esperienza e d<strong>alla</strong> realtà operativa vissuta da ciascuno, ma per trarne elementi diriflessione comuni e per individuare, oltre le contingenze, problematiche generali esoluzioni replicabili nei diversi contesti.2. Il contesto <strong>del</strong>l’attività direzionale nella pubblica amministrazioneIl contesto culturale generale: le nuove sfideLe organizzazioni nelle quali si sono sviluppate competenze direzionali di gestione <strong>del</strong>lerisorse umane – compreso il Ministero <strong>del</strong>l’Interno - si caratterizzano come sistemiaperti all'influenza di contesti ambientali diversi, da quello culturale a quello economicoe tecnico-scientifico, fino, ovviamente, a quello normativo.Per quanto concerne le caratteristiche legate all’ambiente esterno, il primo aspetto daprendere in considerazione è, sicuramente, l'ambiente culturale nel quale si opera,sicuramente caratterizzato dall’irrompere sulla scena europea di fenomeni migratori digrande portata, iniziati per il nostro Paese <strong>alla</strong> fine degli anni ottanta <strong>del</strong> secolo scorso,che hanno determinato lo stravolgimento <strong>del</strong> tessuto sociale e demografico <strong>del</strong> mondooccidentale. Fenomeni religiosi, come l'islamismo, hanno costretto a ripensare lemodalità di comunicazione <strong>del</strong>l’organizzazione con i nuovi arrivati e a richiedere unosforzo di analisi e studio, finalizzato <strong>alla</strong> decodifica dei bisogni espressi dalle diversecomunità, in modi sempre nuovi.Ulteriore fattore di cambiamento <strong>del</strong> contesto culturale in cui l’Amministrazione opera èla rivoluzione tecnologica avvenuta negli ultimi vent’anni. La digitalizzazione di larghistrati <strong>del</strong>la società ha facilitato il rapporto diretto fra utente ed Amministrazione, non8


solo per ottenere informazioni sui servizi erogati, ovvero in un <strong>sistema</strong> comunicativo ditipo tradizionale, ma anche per avere consulenza, ovvero informazione qualificata,orientamento nelle scelte, pareri tecnici. Ha quindi progressivamente preso piede, conl’introduzione <strong>del</strong>la normativa sull’accesso agli atti amministrativi prima e con ladigitalizzazione poi, la partecipazione <strong>del</strong>l’utente all’azione amministrativa in formaattiva e propositiva, quando non di controllo sulla qualità <strong>del</strong>l’azione amministrativastessa. Le distanze fra fruitore dei servizi e P.A. si sono sensibilmente ridotte.L’Organizzazione: struttura, ruoli e funzioniOgni organizzazione risulta composta di elementi razional - materiali di tipo hard(tecnologia, norme, ruoli, struttura organizzativa) ed elementi immateriali – simbolici ditipo soft (cultura, identità, immagine), sui quali il manager può intervenire.Come già ricordato, gli anni ‘90 hanno rappresentato un periodo di intensi cambiamentiche hanno coinvolto anche l’Amministrazione <strong>del</strong>l’Interno. Questo generalizzatoprocesso di riforma ha comportato il passaggio da una forma organizzativa articolata perdirezioni generali - divisioni ad una nuova articolazione per dipartimenti. Il <strong>del</strong>inearsi<strong>del</strong>la nuova struttura ha comportato l’accorpamento di numerosi uffici in pochi centridecisionali nevralgici con competenze su macro aree di funzioni; analogamente, in se<strong>del</strong>ocale, anche le strutture organizzative <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Interno hanno registratocambiamenti di rilievo introdotti d<strong>alla</strong> riforma <strong>del</strong>la carriera prefettizia e dai DD.PP.RR.287/01 e 180/06. <strong>Con</strong> essi è stato <strong>del</strong>ineano un mo<strong>del</strong>lo basato su due livelli gerarchici:management generale affidato al Prefetto, che si occupa <strong>del</strong>la determinazione degliobiettivi generali e <strong>del</strong> controllo dei risultati, e quello <strong>del</strong> management operativorappresentato dai dirigenti appartenenti <strong>alla</strong> carriera prefettizia e di quelli <strong>del</strong>l’areaeconomica – finanziaria, cui spetta la direzione e la responsabilità <strong>del</strong>le risorse umaneincaricate <strong>del</strong>la gestione di processi operativi.9


Dunque, a livello centrale e periferico coesistono una linea gerarchico – funzionale, ilcui perno sono gli uffici, ed un’organizzazione per processi e obiettivi, di più recenteintroduzione, al centro <strong>del</strong>la quale si trova collocato il dirigente, cioè il manager processowner che organizza la propria azione per obiettivi e riporta il risultato ottenuto ai livellisuperiori, conservando margini di autonomia nella gestione <strong>del</strong>le proprie risorse umanee strumentali.La linea gerarchica mantiene un ruolo di grande rilievo per il buon funzionamento<strong>del</strong>l’organizzazione stessa. La funzione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo gerarchico è quella di garantire lalegalità e l’uniformità <strong>del</strong>l’azione. A questo proposito, è necessario rammentare chel’Amministrazione <strong>del</strong>l’Interno, a differenza <strong>del</strong>l’impresa privata, risponde al cittadinofruitore <strong>del</strong> servizio anche sotto forma di corretta applicazione <strong>del</strong>le leggi, che indemocrazia è sinonimo di libertà e diritti per tutti 9.I servizi prestati, quali il rilascio <strong>del</strong> nulla osta al ricongiungimento familiare per glistranieri, <strong>del</strong>le licenze per gli istituti di vigilanza privata, le attribuzioni e/o concessioni<strong>del</strong>la cittadinanza, l’applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie e non, vengonoerogati sull’intero territorio nazionale seguendo le stesse norme ed in base agli stessiprocedimenti.L’Amministrazione, dunque, pone in essere processi e adotta provvedimenti spesso dielevata complessità ed impatto sociale, in cui è necessaria una consapevolepartecipazione dei lavoratori, cd. “knowledge workers 10” . Questi ultimi, a loro volta, inquanto dotati di un buon livello di istruzione e di specializzazione nelle mansioniassegnate, ottenute con l’applicazione costante al lavoro di tipo intellettuale,rappresentano “i mezzi di produzione” <strong>del</strong>l’organizzazione. Le loro conoscenzespecialistiche vengono messe a frutto e trasformate in servizi alle persone, e attraversodi essi, il management <strong>del</strong>le risorse umane esplica la sua funzione sociale 11. .9Sartori G., 199310 Drucker P., 201011 Drucker P., 200210


La coesistenza dei due mo<strong>del</strong>li (gerarchico - funzionale e per processi/obiettivi) si confà<strong>alla</strong> mission <strong>del</strong> Ministero, che è quella di assicurare la legalità, prevenire e contrastareil crimine a tutti i livelli, garantire l’egual trattamento di tutti i cittadini ed ilsoddisfacimento dei bisogni primari. <strong>Con</strong>temporaneamente consente l’adozione dimoduli organizzativi più flessibili ed aperti, attraverso l’assegnazione di obiettivistrategici ed operativi, che rappresentano la realizzazione nel medio periodo <strong>del</strong>lamission, per tutti i dirigenti, prefettizi e contrattualizzati, secondo i vari livelli diresponsabilità ed autonomia.I ruoli sono attribuiti in modo chiaro sia per l’osservatore interno che per quello esterno:ad ogni dirigente viene conferita un’area funzionale o un servizio ricompreso tra quelliindicati nei decreti ministeriali di individuazione dei posti di funzione 12. Ilprovvedimento di incarico <strong>del</strong>la titolarità di un’Area o un Servizio, attribuito dal Capo<strong>del</strong>l’Ufficio, è scritto, motivato, riporta l’elenco dei processi di cui il dirigente èresponsabile, assegna il personale e le risorse strumentali per svilupparli, ha una precisadecorrenza temporale.La dialettica tra i due mo<strong>del</strong>li organizzativi sopra esposti (l’uno finalizzato alraggiungimento degli obiettivi e l’altro garante di legalità ed uniformità) può esserefacilitata attraverso il ricorso agli strumenti <strong>del</strong>la comunicazione, interazione edintegrazione fra le funzioni.Il <strong>sistema</strong> <strong>del</strong>le regoleIn materia di gestione <strong>del</strong> personale, il <strong>sistema</strong> <strong>del</strong>le regole costituisce un altro fattorecon cui confrontarsi: la selezione dei dipendenti, l’assunzione, la cessazione <strong>del</strong>rapporto di lavoro, l’articolazione degli orari di lavoro, le mansioni, il <strong>sistema</strong>12A tal proposito, si rileva che gli incarichi dei dirigenti <strong>del</strong>la carriera prefettizia e dei dirigenti di secondafascia <strong>del</strong>l’Area I - introdotti per la dirigenza prefettizia in via sperimentale nel 2001 - sono stati, daultimo, ridefiniti con DD.MM. 4 agosto 2005 ed integrati con DD.MM. 28 marzo 2007, di individuazionedei nuovi posti di funzione degli uffici periferici e di istituzione <strong>del</strong> Dipartimento per le politiche <strong>del</strong>personale <strong>del</strong>l’amministrazione civile e per le risorse strumentali e finanziarie.11


disciplinare sono normati da leggi, da regolamenti interni, da contratti collettivinazionali ed integrativi.Le Prefetture-UTG non hanno autonomia finanziaria e di bilancio, la dotazione organicain termini di personale è decisa dal centro, le risorse strutturali e logistiche pure. Difatto, agli uffici distaccati rappresentati dalle Prefetture-UTG è consentita la gestione dibudget e di personale programmati dal vertice.La modalità di comunicazione <strong>del</strong>le strategie <strong>del</strong>l’organizzazione e degli obiettiviattraverso i quali la strategia si esplica nel medio periodo è quindi tipicamente topdown,legata ad una forma organizzativa che distingue nettamente fra il vertice politicoed il management tecnico gestionale che la implementa.Come detto, coesistono all’interno <strong>del</strong>l’Amministrazione diverse “carriere” disciplinateda fonti diverse e con sviluppi altrettanto differenziati. Esse sono, oltre al personaleappartenente <strong>alla</strong> carriera prefettizia, disciplinato dal decreto legislativo n. 139/2000 eper la parte economica da accordi sindacali recepiti con D.P.R., la dirigenza <strong>del</strong>l’areaeconomico finanziaria (cd. Dirigenti di Area I) ed il personale non dirigente civilecontrattualizzato, disciplinati dai contratti collettivi nazionali (rispettivamente di area edi comparto) e dai contratti collettivi integrativi.Per quanto riguarda, in particolare, il personale non dirigente, all’interno di unatassonomia dei profili professionali già dettata d<strong>alla</strong> contrattazione collettiva dicomparto, sono individuati d<strong>alla</strong> stessa contrattazione i criteri per il passaggio da unaposizione all’altra per la corrispondente progressione economica, le linee di indirizzo<strong>del</strong>la formazione e la platea di soggetti ai quali va rivolta. E’ anche tratteggiato il<strong>sistema</strong> di valutazione <strong>del</strong>le prestazioni dei dipendenti, introdotto d<strong>alla</strong> cd. riformaBrunetta <strong>del</strong>la pubblica amministrazione 13 .Esso è stato inserito nel contratto integrativo <strong>del</strong> 20 settembre 2010 ed ha esordito, inpratica, nel 2011 con la compilazione da parte <strong>del</strong> dirigente <strong>del</strong>la scheda di valutazione,13 Decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 15012


predisposta dal Ministero sulla base di una “griglia” di indicatori per il momentosperimentali, che collegano <strong>alla</strong> valutazione <strong>del</strong>la performance ed <strong>alla</strong> produttività <strong>del</strong>dipendente una parte <strong>del</strong>la retribuzione.La coesistenza di trattamenti giuridici ed economici di fonte diversa e, soprattutto, ladifferenza esistente fra lo status di dirigente prefettizio, che è un dipendente <strong>pubblico</strong>normato da uno strumento “equo”, ma anche rigido, come la legge, e di dipendentecontrattualizzato (dirigente e non) di fatto assimilato al lavoratore <strong>del</strong> settore privato,costituisce una particolarità <strong>del</strong> <strong>sistema</strong> che può complicare i rapporti, per la diversapercezione <strong>del</strong> ruolo che essi rivestono all’interno <strong>del</strong>l’organizzazione; può aumentarele distanze, soprattutto quelle percepite a livello personale, psicologico, fra persone chedevono lavorare insieme 14 e, infine, riflettersi nello stile di comunicazione e diinterazione tra loro.Si è poi accennato al fatto che il <strong>sistema</strong> di valutazione <strong>del</strong>le prestazioni e <strong>del</strong>lericompense, come <strong>del</strong> resto <strong>del</strong>le sanzioni disciplinari, fin nei suoi minimi particolari, èper intero regolato d<strong>alla</strong> legge (tanto che l’ultima riforma <strong>del</strong> settore ha fatto pernoproprio su una minuziosa proceduralizzazione <strong>del</strong> <strong>sistema</strong> di valutazione <strong>del</strong>leprestazioni <strong>del</strong> personale, sottraendo di fatto questa funzione al management) e d<strong>alla</strong>contrattazione collettiva. Anche quest’ultima novità può sfociare in una rigidità nellagestione <strong>del</strong>le risorse umane, poiché è sostanzialmente in controtendenza rispetto aisistemi di valutazione più evoluti, che non solo prevedono la massima interazione fravalutatore e valutato, ma anche l’autovalutazione, l’etero-valutazione e la valutazione a360°. Includendo nella rassegna non solo i comportamenti messi in atto, ma anche gliobiettivi e le competenze 15.14 In particolare il decreto legislativo 150 <strong>del</strong> 2009 introduce il principio <strong>del</strong>la inderogabilità <strong>del</strong>la leggeda parte <strong>del</strong>la contrattazione, a meno di specifica indicazione <strong>del</strong>la legge stessa, attenuando la centralitàed il rilievo <strong>del</strong>la contrattazione collettiva. Viene inoltre rafforzato il collegamento tra valutazione <strong>del</strong>leprestazioni e premialità, attraverso l’introduzione di meccanismi tesi ad attuare una più evidentedifferenziazione dei trattamenti accessori.15 Macciocca L., Massimo R., 2008.13


Da sottolineare infine che nel <strong>sistema</strong> di gestione <strong>del</strong>le risorse umane occorrerebbeattribuire una maggiore importanza al <strong>sistema</strong> <strong>del</strong>la formazione, forte levamotivazionale e fattore di miglioramento <strong>del</strong>la prestazione. Non si dovrebbe, infatti, maidimenticare l’enorme apporto che d<strong>alla</strong> conoscenza può derivare all’efficacia<strong>del</strong>l’azione amministrativa finalizzata al risultato.Purtroppo, la scarsità <strong>del</strong>le risorse riservate al settore, nel contesto dei tagli <strong>alla</strong> spesapubblica che sta fortemente connotando l’agire <strong>del</strong>le pubbliche amministrazioni, è oggiun serio ostacolo ad un ampio utilizzo <strong>del</strong>la leva formativa (oltreché, più in generale einsieme ai vincoli normativi prima citati, <strong>alla</strong> possibilità di rendere flessibile edecentrare il <strong>sistema</strong> premiale).La necessità di contenere il deficit <strong>pubblico</strong> per adeguarsi agli standard richiesti permantenere il nostro Paese in Europa comporta periodici e continui tagli alle risorsefinanziarie attribuite alle amministrazioni statali e locali e quindi ingentissime riduzionidi spesa per il personale, che costituiscono ovunque la voce di bilancio più rilevante.Questo significa, peraltro, che il <strong>sistema</strong> incentivante o premiale <strong>del</strong> personale, ècostituito soprattutto dall’attribuzione dei compensi accessori (straordinario, premi) ed<strong>alla</strong> formazione, appare al momento “congelato”.L’appartenenza <strong>del</strong>l’Italia all’Unione Europea ha anche un’altra rilevante implicazioneper la Pubblica Amministrazione: l’essere costantemente raffrontata in termini diefficienza, efficacia e produttività a quella degli altri Paesi Membri al fine di valutarnel’incidenza sul deficit <strong>pubblico</strong> ed il contributo al dinamismo economico <strong>del</strong> Paese.In Italia la riforma Brunetta, precedentemente citata, non ha dispiegato finora gli effettipreconizzati soprattutto a causa <strong>del</strong>le manovre finanziarie di contenimento <strong>del</strong>la spesapubblica varate dal Ministero <strong>del</strong>l’Economia, blocco <strong>del</strong>la contrattazione in primoluogo. Per il momento, la via seguita sembra quella già parzialmente avviata colcongelamento dei salari nel <strong>pubblico</strong> impiego, la riduzione dei trasferimenti, i limiti <strong>alla</strong>14


spesa per formazione e consulenze, la semplificazione degli apparati (riduzione <strong>del</strong>leprovince, fusione di enti pubblici, etc) e, soprattutto, il blocco <strong>del</strong> turn over.Questo significa che da alcuni anni l’Amministrazione in generale, e quella <strong>del</strong>l’Internoin particolare, non assume più e che l’età media <strong>del</strong> personale dipendente si innalza.Secondo alcuni, il mancato rinnovamento <strong>del</strong> personale rende inevitabile la decadenza el’innesco <strong>del</strong> circolo vizioso <strong>del</strong>l’inefficienza 16 poiché in organizzazioni di serviziocome il Ministero <strong>del</strong>l’Interno efficacia ed efficienza sono strettamente legate <strong>alla</strong>qualità <strong>del</strong>le risorse umane.3. Criticità prevalenti – ovvero la ricerca di un il comune denominatorePer quanto concerne il Ministero <strong>del</strong>l’Interno, la riforma così come <strong>del</strong>ineata hagenerato una riorganizzazione <strong>del</strong>le strutture nelle quali sono andati scomparendo gliuffici strumentali, mentre si è proceduto <strong>alla</strong> creazione <strong>del</strong>le aree con proprio personale,uffici e dotazioni strumentali esclusive con i quali gestire i processi assegnati. Ciò haavuto come inevitabile conseguenza l’adozione, da parte dei dirigenti, di nuovicomportamenti organizzativi orientati al potenziamento <strong>del</strong>l’autonomia e <strong>del</strong>lo spiritodi iniziativa <strong>del</strong>le unità di personale assegnato al fine di accrescerne l’impegno e laprofessionalità, ottenerne un coinvolgimento sempre maggiore, diretto a valorizzare lecapacità e le motivazioni individuali e a cercare di realizzarne appieno le potenzialità.Ci si è inoltre orientati verso la promozione <strong>del</strong>la polifunzionalità portando il personalea detenere la piena conoscenza <strong>del</strong>l’intero procedimento amministrativo.Oltre ai processi di riforma che hanno visto protagoniste le pubbliche amministrazioni,negli ultimi anni un altro rilevante fattore di spinta al cambiamento, approdato inmaniera repentina sulla scena mondiale, e che ha coinvolto e tuttora interessa anche leorganizzazioni pubbliche, è rappresentato sicuramente d<strong>alla</strong> massiccia diffusione di16 Dente B., 201215


nuove tecnologie informatiche, anche nel campo <strong>del</strong>la comunicazione e<strong>del</strong>l’informazione, con le quali anche la gestione <strong>del</strong>le procedure amministrative si èdovuta confrontare.Sull’onda di tali cambiamenti anche la pubblica amministrazione si è trovata a doversiconfrontare con un ambiente esterno non più statico ma soggetto a continua evoluzionee a dover introdurre logiche gestionali orientate al risultato ed <strong>alla</strong> verifica <strong>del</strong> suoconseguimento, operando in tal modo un progressivo avvicinamento a mo<strong>del</strong>li estrumenti di gestione propri <strong>del</strong>le aziende private.Altro innegabile fattore di cambiamento è rappresentato dall’acquisizione di una nuovaconsapevolezza <strong>del</strong> cittadino nel suo rapporto con il potere <strong>pubblico</strong>; si è infatti andatadiradando la figura <strong>del</strong> cd. cittadino-suddito (soggetto <strong>alla</strong> discrezionalità dei pubblicipoteri, mero destinatario di atti e comportamenti autoritativi) ed ha lasciato il posto aduna nuova figura che può essere definita di cittadino-cliente esigente, consapevole deipropri diritti e deciso a farli valere e che quindi pretende d<strong>alla</strong> pubblica amministrazionerisposte chiare, pronte ed esaustive. Ciò ha comportato per la pubblica amministrazione,come già osservato, una sempre maggiore attenzione <strong>alla</strong> tempestività, efficacia equalità dei servizi destinati <strong>alla</strong> collettività.Tuttavia sono forti le resistenze al cambiamento: la rigida distinzione dei ruoli e lapreventiva fissazione di regole e procedure che disciplinano l’azione amministrativa, dicui abbiamo parlato nel precedente capitolo, rendono di difficile percezione, per lamaggior parte <strong>del</strong> personale <strong>pubblico</strong>, la visione complessiva <strong>del</strong>l’azione<strong>del</strong>l’organizzazione, producendo così un divario tra le potenzialità soggettive e la realepossibilità di azione.In tal modo finisce per essere depotenziata la possibile condivisione e partecipazione alraggiungimento <strong>del</strong>l’obiettivo <strong>del</strong>ineato, allorché, invece, ciò che può decisamente farottenere significativi progressi verso il cambiamento è proprio un deciso e mirato16


intervento su due variabili immateriali quali quelle rappresentate d<strong>alla</strong> cultura edall’ambiente interno.Alla luce di ciò, coinvolgimento e partecipazione devono rappresentare le condizioni dibase dalle quali partire per assicurare il successo di nuove scelte organizzativeunitamente all’individuazione chiara degli obiettivi ed al coerente perseguimento diquanto <strong>del</strong>ineato. Infatti, ogni progetto di riforma che voglia introdurre modificheall’interno di una organizzazione deve necessariamente, pena il fallimento, implicare amonte una modifica <strong>del</strong>le idee, <strong>del</strong>la mentalità e dei valori di coloro che ne fanno parte,ovvero <strong>del</strong>la cultura organizzativa che dovrà essere sempre esternata e resa intelligibile,e quindi condivisibile, ai componenti <strong>del</strong>l’organizzazione.Il fattore umano è generalmente riconosciuto come quel fattore critico che condizionaqualsiasi organizzazione che si trovi ad interagire nella società moderna caratterizzatada estrema fluidità, aumento e frammentazione <strong>del</strong>le aspettative pubbliche,globalizzazione dei mercati e sfrenata ricerca <strong>del</strong>la competitività.Alla luce di quanto evidenziato diviene imprescindibile la necessità di contemperare leesigenze di cambiamento organizzativo e di efficienza <strong>del</strong>l’azione amministrativa con leaspettative <strong>del</strong> personale che, qualora non comprenda e condivida pienamente le ragionie la necessità <strong>del</strong> cambiamento, oppone resistenza.In tale prospettiva la leva motivazionale <strong>del</strong> personale non potrà più consistere, comeavveniva in passato, sull’esclusivo stimolo remunerativo inteso unicamente in terminieconomici (peraltro non più “spendibile” in presenza di risorse sempre più scarse), madovrà essere sempre più correlato <strong>alla</strong> qualità, al vissuto <strong>del</strong>l’esperienza di lavoro, e saràproprio la qualità <strong>del</strong>l’esperienza, qualora giudicata favorevolmente, che indurrà talirisorse ad identificare i propri valori con quelli <strong>del</strong>l’organizzazione per la qualeoperano. Quindi, anche il manager <strong>pubblico</strong>, dovrà concentrare i suoi sforzi per favorireuna sempre migliore qualità <strong>del</strong> lavoro pur in presenza, per le risorse umane che17


gestisce, di un trattamento economico non sempre correlato all’effettivo impegnoprofuso.Pertanto, anche l’organizzazione <strong>del</strong> lavoro dovrà essere connotata da nuovi valori qualiflessibilità ed interscambiabilità <strong>del</strong>le mansioni, centralità dei sistemi di comunicazioneinterni, oltre che esterni, politiche di gestione <strong>del</strong> personale caratterizzate d<strong>alla</strong>partecipazione.3.1 I problemi connessi <strong>alla</strong> gestione <strong>del</strong> cambiamentoLe resistenze al cambiamentoCome sin qui tratteggiato, è evidente che tutti gli elementi che compongono la realtà diuna organizzazione si evolvono e cambiano.Tuttavia, nell’ambito <strong>del</strong>le organizzazioni esistono sempre coloro (cd. gate keepers) , avolte anche in forma associata, che oppongono una serie di resistenze al cambiamento,le quali a prima vista appaiono ragionevoli e fondate, ma che in genere non tengonoconto di un dato fondamentale: innovare ovvero cambiare per le organizzazioni è vitale,rappresentando la risposta ad una sollecitazione esterna e/o interna, che consentirà allestesse di sopravvivere e di realizzare la mission e gli obiettivi che esse hanno.La resistenza al cambiamento è dettata di norma, sia d<strong>alla</strong> fatica che tale processorichiede e dal conseguente lavoro di adattamento, sia dal rischio rappresentato dallenovità e dalle conseguenze che esse potrebbero avere sul lavoro, sull’equilibriopersonale e familiare, sulle aspettative di carriera e più in generale sulle posizionifaticosamente raggiunte, che si chiede improvvisamente di mettere in discussione.Una tendenza frequente nelle organizzazioni – maggiormente in quelle rigide egerarchizzate - è perciò quella di mantenere una sostanziale stabilità e routine,difendendosi da interferenze indesiderate ed accettando solo quegli stimoli provenienti18


dall’esterno (input) che riescono a filtrare attraverso le maglie dei controllori di stabilità(gate keepers).Tale rigidità di atteggiamento produce spesso la conseguenza che eventualisollecitazioni al cambiamento, quali ad esempio l’insoddisfazione <strong>del</strong> <strong>pubblico</strong> – siarelativamente ad un prodotto che ad un servizio – potrebbero crescere senza chenessuno dall’interno se ne avveda, o abbia voglia e capacità di prenderne atto.Si pensi ad esempio <strong>alla</strong> innovazione rappresentata dall’introduzione <strong>del</strong>l’utilizzo <strong>del</strong>computer e dal cambiamento epocale che ha richiesto alle aziende ed alle pubblicheamministrazione nella nuova e diversa strutturazione dei processi, ma anche agliindubbi benefici che esso ha portato.Nel momento in cui gli stessi sono stati introdotti nel Ministero <strong>del</strong>l’Interno e nelleprefetture, sono apparse subito macchine ingombranti e sconosciute, quasi ostili e moltepersone hanno evidenziato in origine una serie di difficoltà nel loro uso prima chediventassero parte integrante <strong>del</strong>la vita comune, tanto all’interno degli uffici, quanto,ancor più, nella vita di relazione di ciascuno.Da quanto detto risulta di tutta evidenza che le organizzazioni hanno necessità direndersi permeabili agli input esterni e di saper gestire l’innovazione, adattando in modoadeguato la propria cultura organizzativa.Anche nel Ministero <strong>del</strong>l’Interno peraltro le forme di resistenza al cambiamento si sonomanifestate nell’ultimo ventennio, quando a partire dal 1990, con l’esigenza diammodernamento <strong>del</strong>la P.A., sono state emanate le leggi sul procedimentoamministrativo e la trasparenza.Tuttavia, l’esigenza di corrispondere sempre più efficacemente ed efficientemente alleesigenze degli utenti ha condotto progressivamente a significative innovazioni sugliassetti organizzativi ed a una crescente attribuzione di responsabilità al personale nellaprospettiva di offrire ai cittadini servizi ottimali e di qualità.19


Tale processo peraltro non è stato considerato favorevolmente da chi preferivamantenere una struttura fortemente gerarchizzata, anche se più rispondente alle istanzeprovenienti d<strong>alla</strong> società, ma in grado di assicurare maggiori sicurezze e minoreimpegno.Le fonti <strong>del</strong>l’innovazioneIl cambiamento, come ogni attività umana, è assoggettato a schemi ed a regole e peravere successo, ovvero per raggiungere positivamente gli obiettivi prefissati, deveseguire un percorso ed attenersi ad un metodo.Cerchiamo quindi innanzitutto di comprendere quali sono le principali fonti dicambiamento 17 consapevoli <strong>del</strong> fatto che, spesso, i mutamenti di successo, sono il fruttodi una ricerca consapevole e risoluta di opportunità di innovazione, le quali si possonoindividuare all’interno ovvero all’esterno di un settore, amministrazione o azienda.Sono interne 3 principali opportunità: eventi inaspettati; incongruenze; esigenze diprocesso.All’esterno si possono individuare 4 fonti di opportunità collocate nell’ambiente socialee culturale di <strong>riferimento</strong>: mutamenti demografici; mutamenti di percezione; nuoveconoscenze; cambiamenti nel settore e/o nel mercato.Eventi inaspettati – Sono quegli eventi, non sempre positivi, che in base <strong>alla</strong>organizzazione data ed agli obiettivi indicati, non avrebbero dovuto accadere, ma chetuttavia, una volta avvenuti, chiedono di essere interpretati ed utilizzati per unmiglioramento di performance o di processo.Incongruenze – Sono quelle situazioni che a fronte di aspettative ottimisticherelativamente ai risultati di un prodotto o di un processo, generano risultati non17 Drucker P., 2007.20


adeguati, rivelando tuttavia la permanenza di grandi possibilità di sviluppo o diimpiego.Esigenze di processo – Nel 1909 la società telefonica americana AT&T elaborò duecurve previsionali in <strong>riferimento</strong> ai successivi 15 anni di traffico telefonico ed <strong>alla</strong>popolazione americana. Viste insieme indicavano che di lì a circa 10 anni ogni cittadinaamericana avrebbe dovuto essere una centralinista. Nei successivi due anni la societàsviluppò il progettò, poi realizzato, <strong>del</strong> centralino automatico.Cambiamenti nei settori economici e nei mercati – E’ dei giorni che viviamo, ilcontinuo <strong>riferimento</strong> <strong>alla</strong> crisi economica e finanziaria che attanaglia soprattutto ilmondo occidentale e che ha determinato e continuerà a determinare licenziamenti eprepensionamenti, tragedie piccole e grandi, ma anche nuove e sconosciute opportunitàper coloro che sapranno comprendere, prima degli altri, le nuove esigenze <strong>del</strong> <strong>pubblico</strong>e gli orientamenti <strong>del</strong> mercato.Mutamenti demografici – I mutamenti demografici rappresentano la più affidabile <strong>del</strong>lefonti esterne di opportunità e di innovazione, affidandosi a trend probabilistici estatistici che ne determinano la scientifica esattezza con lievi margini di errore. Eppurespesso e volentieri sono ignorati, mentre chi li analizza e li sfrutta può ottenere deigrossi benefici e chi li trascura può dover sopportare pesanti conseguenze. Si pensi adesempio a quanto è stato sottovalutato il trend demografico in Italia per programmarel’incidenza <strong>del</strong>le spese connesse alle pensioni sul debito <strong>pubblico</strong>.Mutamenti di percezione – La percezione di un’organizzazione attiene al giudizio su diessa, nonché sui beni e/o servizi che produce, ed è suscettibile di influenzare il rapportotra i clienti utenti e la stessa. Tale giudizio non rimane fisso nel tempo, ma muta anchein relazione <strong>alla</strong> natura ed <strong>alla</strong> qualità dei beni e servizi richiesti. La consapevolezza<strong>del</strong>la mutata percezione che la popolazione ha <strong>del</strong>la P.A. e dei suoi dipendenti, che daglianni ’70 in poi hanno perduto la considerazione di essere un pilastro <strong>del</strong>lo Stato, haprogressivamente dato impulso <strong>alla</strong> necessità di recuperare il rapporto tra P.A. e21


cittadini, nonché ad una maggiore responsabilizzazione dei lavoratori pubblici. E’evidente quindi che la mutata percezione <strong>del</strong>la P.A. sia tra le ragioni che hannoprovocato - ed il processo è stato avviato da tempo anche nel Ministero <strong>del</strong>l’Interno -profondi cambiamenti nella struttura organizzativa e nelle competenze, nonché nellanatura e qualità dei servizi resi.Nuove conoscenze – Le innovazioni basate su nuove conoscenze scientifiche, tecniche esociali occupano una posizione di assoluto rilievo. Richiedono, tra tutte le innovazioni,un numero elevato di conoscenze ed un lead time più lungo (circa 50 anni) rispetto atutte le altre e tale periodo nel corso dei secoli non si è mai ridotto. Il computer, percitare un esempio, richiese non meno di sei filoni di conoscenze sviluppatesi in manieradistinta ed in luoghi differenti, che furono assemblate ed amalgamate solo dopo moltianni.Il metodoE’ ora essenziale, <strong>alla</strong> luce <strong>del</strong>la molteplicità dalle fonti sopra evidenziata, comprenderele dinamiche generali con cui avvengono i cambiamenti all’interno <strong>del</strong>le organizzazionie analizzare le regole che sono ad essi sottese e le modalità di governo degli stessi: sipotrà così avere un <strong>riferimento</strong> preciso anche per analizzare i processi di cambiamentoanche all’interno <strong>del</strong> Ministero.Occorre preliminarmente evidenziare che una organizzazione è compostainestricabilmente di processi strutturati, tecnologie e persone: in altri termini costituisceun <strong>sistema</strong> socio-tecnico. In quanto tale si deve tenere conto anche <strong>del</strong>le dimensioni estrati organizzativi <strong>del</strong> <strong>sistema</strong> e <strong>del</strong> difficile percorso che lo stesso deve affrontare perabbandonare un mo<strong>del</strong>lo conosciuto e consolidato e adottarne uno nuovo. Bisognainoltre tener conto <strong>del</strong>le diverse culture dei soggetti interessati e degli interessi deglistakeholders, che potrebbero perdere o guadagnare dal cambiamento.22


E’ infine essenziale essere consapevoli che il cambiamento non è un affare interno dicui si deve occupare solo una parte <strong>del</strong>l’organizzazione, ma lo stesso deve essereritenuto una leva fondamentale che consente di realizzare la mission <strong>del</strong>la medesima.Una volta che si sia verificato un corretto approccio al problema e che le intenzioni dicambiamento siano reali, la metodologia <strong>del</strong> lavoro può essere sinteticamente cosìrappresentata:1) definire i problemi noti <strong>alla</strong> partenza, rendere consapevoli <strong>del</strong>la necessità direalizzare un progetto e costituire il gruppo dirigente; 2) definire le esigenze dasoddisfare; 3) effettuare benchmark (comparare la situazione <strong>del</strong> migliore competitorovvero la situazione <strong>del</strong>la organizzazione più simile) ovvero comparare le best practicesconsiderate; 4) definire le linee d’azione; 5) valutare alternative ed individuare lesoluzioni; 6) effettuare la progettazione dei singoli step; 7) verificare e monitorarecostantemente la bontà <strong>del</strong>le soluzioni individuate e dei procedimenti attivati, ancheattraverso la realizzazione di progetti pilota; 8) attivare processi di miglioramentocontinuo, di formazione e di diffusione <strong>del</strong> lavoro svolto e dei risultati ottenuti.Come evidenziato la implementazione <strong>del</strong>la metodologia indicata, se ripetuta erinnovata, consente di dare luogo ad una organizzazione che apprende costantemente(cd. learning organization), perché i processi di verifica dei problemi e diindividuazione <strong>del</strong>le migliori soluzioni agli stessi rimangono sempre attivi.Alla luce <strong>del</strong>le argomentazioni e <strong>del</strong> metodo sopra indicati, appare evidente che uncambiamento di successo potrà essere tale se la volontà ed il desiderio di addivenire adun nuovo equilibrio pervadano tutta l’organizzazione, ai diversi livelli. In casocontrario, infatti, difficilmente il cambiamento riuscirà a produrre i propri effetti,mancando di presupposti essenziali.Si può anzi affermare che un cambiamento che poggia su un reale ed effettivocoinvolgimento di tutte le parti interessate ha un duplice riflesso negativo: da un latonon si realizza l’innovazione che è pure auspicata e che spesso nasce da input concreti,23


dall’altro l’organizzazione sconterà inevitabilmente una perdita di tensionemotivazionale da parte di quei soggetti che maggiormente ritenevano il cambiamentonecessario e che hanno lavorato allo stesso, con la conseguenza che anche questo nuovoelemento dovrà essere ricompreso nella successiva formulazione <strong>del</strong>la strategia e deiproblemi da risolvere.Dall’esame <strong>del</strong>le situazioni e <strong>del</strong> metodo descritti si può dedurre che se le spinte alcambiamento sono originate da forze ed eventi non sempre controllati o controllabili,esse tuttavia possono e debbono essere gestite in modo tale che le nuove situazioni chesi stanno creando possano costituire realmente un’opportunità di sviluppo emiglioramento per l’organizzazione.Applicando ora queste considerazioni di metodo al nostro ambiente organizzativo, ilMinistero <strong>del</strong>l’Interno, è lecito chiedersi quale strada percorrere per avvicinarsi alleperformance richieste dai cittadini e a cui gli stessi hanno diritto. E inoltre: comeoperare in mancanza di adeguate risorse economiche? Dove attingere le energie e lemotivazioni? Quali strategie adottare?Appare evidente che una risposta non può essere fornita una volta per tutte, ma vamodulata a seconda <strong>del</strong>le concrete esigenze, richiedendo innanzitutto una capacità diadattamento alle situazioni specifiche.Sembra indubitabile però che il capitale umano di cui dispone il Ministero, la culturaorganizzativa <strong>del</strong>lo stesso, connotata da forti caratteri di appartenenza e di orgoglio, lecompetenze dei suoi knowledge workers, ma soprattutto le motivazioni che agli stessipossono essere fornite, possono fare la differenza per cercare di diminuire, se noneliminare in tempi ragionevoli, il gap esistente con le aspettative e le richieste di servizirapidi ed efficienti che proviene dai cittadini.24


3.2 I problemi connessi <strong>alla</strong> competenza professionaleCome già detto, le organizzazioni pubbliche sono, in larga parte, fornitori di servizi incui gioca un ruolo fondamentale l’elemento umano e personale. La PubblicaAmministrazione è pertanto tenuta ad ottimizzare le risorse umane di cui dispone, siafacendo leva sugli aspetti motivazionali che sulle capacità.Ma prima ancora di approfondire gli aspetti legati alle capacità professionali, èopportuno cosa si intende con tale concetto.Dobbiamo constatare che negli ultimi anni, con il <strong>del</strong>inearsi di un mondo <strong>del</strong> lavororadicalmente modificato rispetto al recente passato, la nozione di competenza ha assuntoun ruolo centrale in svariati settori: educazione scolastica, formazione professionale,gestione <strong>del</strong>le risorse umane ecc.Varie teorie hanno elaborato mo<strong>del</strong>li di competenza riferiti, da un lato, a sue specifichecomponenti e, dall’altro, alle diverse tipologie di competenza utilizzate dalle personenella vita lavorativa.<strong>Con</strong>cetto di competenza<strong>Con</strong> <strong>riferimento</strong> al primo aspetto, una <strong>del</strong>le definizioni più diffuse è quella coniata daRichard Boyatzis nel 1982 che definì la competenza come “una caratteristica intrinsecadi un individuo causalmente collegata ad una performance efficace o superiore in unlavoro" 18 . Un’altra appropriata definizione denota la competenza come “l’insiemestrutturato di conoscenze, capacità e atteggiamenti necessari per svolgere undeterminato compito" 19 mentre per Gian Piero Quaglino 20 la competenza è “la qualitàprofessionale di un individuo in termini di conoscenze, capacità e abilità, dotiprofessionali e personali”.18 Levati W., Sarao M.V., 201119 Pellerey M., 200420 Quaglino G.P.,199025


In tale ottica le competenze professionali possono essere analizzate attraverso la loroscomposizione in dimensioni singole e specifiche, ovvero, conoscenze, capacità,atteggiamenti.Le conoscenze rappresentano il sapere di un individuo, il <strong>sistema</strong> di contenuti,informazioni e concetti acquisiti nelle esperienze quotidiane, di studio e professionali.Le conoscenze possono essere suddivise in generali, specifiche di un contenutoprofessionale, ovvero relative ad un contesto. Si può ulteriormente distinguere traconoscenze dichiarative (il “sapere cosa”), e conoscenze procedurali (il “sapere cosafare”).Le capacità consistono nel saper fare, nel mettere in pratica i saperi. Si tratta di abilitàmanuali o concettuali che si traducono in comportamenti operativi e sono correlate aprestazioni concrete. Si distingue tra capacità professionali specifiche, strettamentelegate ai contenuti specialistici di un lavoro o di un’attività e capacità trasversali, dinatura più generica e flessibile, connesse anche alle risorse personali di un soggetto,utilizzabili in compiti e attività differenti (per esempio la capacità di organizzare), nonsolamente correlati <strong>alla</strong> posizione ricoperta.Gli atteggiamenti rappresentano, infine, una variabile attendibile per la valutazionepositiva o negativa che determina il grado di predisposizione, da parte <strong>del</strong>l’individuo, areagire in modo costante nei confronti di determinate situazioni. Gli atteggiamenti(avere iniziativa, essere flessibili, essere disponibili al cambiamento) influenzano lavisione <strong>del</strong> mondo in quanto costituiscono le chiavi di lettura attraverso cui si interpretae si semplifica la realtà.26


Tipologie di competenzaPer quanto concerne invece il punto di vista relativo alle tipologie di competenze,l’Istituto per lo Sviluppo <strong>del</strong>la Formazione Professionale dei Lavoratori, ISFOL 21 , haproposto una suddivisione <strong>del</strong>le stesse in tre macro categorie distinguendole in:competenze di base: competenze di tipo generale, trasferibili a differenti compiti,rilevanti per la formazione e la preparazione professionale generale <strong>del</strong>la persona(istruzione almeno fino all'obbligo scolastico; la conoscenza e l'uso <strong>del</strong>le strumentazioniinformatiche a livello base; la comunicazione elementare in una lingua straniera, laconoscenza e la pratica di comportamenti legati <strong>alla</strong> sicurezza sul lavoro; la conoscenzadei propri diritti di cittadino e di lavoratore, ovvero diritto e legislazione <strong>del</strong> lavoro).Queste competenze fanno <strong>riferimento</strong> <strong>alla</strong> dimensione culturale generale di un individuoe sono ritenute requisiti minimi fondamentali per garantire la possibile occupazione<strong>del</strong>le persone. Costituiscono pertanto il “sapere minimo”, sostanzialmente indipendentedai processi operativi concreti nei quali il soggetto è impegnato nell'esercizio <strong>del</strong> suolavoro;competenze trasversali: non sono connesse specificatamente ad una determinata attivitào posizione lavorativa, ma entrano in gioco nelle diverse situazioni, e sono pertantocruciali ai fini <strong>del</strong>la trasferibilità <strong>del</strong>le competenze da un ambito professionale all'altro.Rappresentano, quindi, competenze che consentono la traduzione di saperi e capacità incomportamenti efficaci; consistono nell’abilità di mettere in atto strategie efficienti percollegare le proprie capacità alle richieste <strong>del</strong>l’ambiente, integrando le diverse risorsepossedute. Sono competenze ad ampio spettro, come la capacità di diagnosi, direlazione, di problem solving, di decisione, di comunicazione, di adattamento a diversiambienti culturali, attitudine al lavoro di gruppo, flessibilità.Queste competenze, quindi, appaiono come strategie generali, riferite all’ambiente,flessibili e modificabili; sviluppare tale tipologia di competenze dovrebbe essere21 Isfol, 2006.27


compito “istituzionale” permanente per tutti i sistemi formativi, perché si tratta di unadimensione direttamente “produttiva”.Non sfugge che questa impostazione è volta a favorire e valorizzare le risorse <strong>del</strong>lapersona: sia le competenze di base che quelle trasversali sono comunque “trasferibili” e“utilizzabili” in diversi contesti lavorativi;competenze tecnico professionali: sono competenze altamente specifiche acquisite inambiti specialistici; sono connesse ad un contenuto lavorativo e si identificano inmestieri e ambiti professionali. Tali competenze fanno <strong>riferimento</strong> a determinate areedisciplinari e sono caratterizzate da due dimensioni fondamentali: quella individuale (lecaratteristiche <strong>del</strong>l'individuo si riflettono sul suo comportamento lavorativo) e quellacontestualizzata (l'ambito entro cui si esplicano i comportamenti lavorativi). Lecompetenze tecnico - professionali sono costituite dalle conoscenze (“i saperi”) e dalletecniche operative specifiche di una certa attività professionale, che il soggetto devepresidiare per agire con “abilità” e quindi “saper fare”.Lo sviluppo <strong>del</strong>la competenzaDelineati il significato e le caratteristiche <strong>del</strong> concetto di competenza, possonoindividuarsi ulteriori rilevanti elementi.Il primo è che le competenze, atteso il continuo evolversi dei mezzi di produzione e, perquanto concerne i lavori “intellettuali”, <strong>del</strong>l'informatica e relative procedure applicative,non sono statiche ma si sviluppano e si apprendono continuamente sia attraversoesperienze personali che professionali (ambiente di lavoro).Inoltre, non può non evidenziarsi che le singole competenze, solo se interagiscono conquelle di altri soggetti, diventano in uno specifico contesto un patrimonio da conservaree accrescere continuamente.Come si può quindi accrescere la competenza e la professionalità?28


Il <strong>sistema</strong> <strong>del</strong>la formazione rappresenta un intervento che va ad incidere sullecompetenze professionali indirizzandole, tramite singoli obiettivi formativi, ad unrisultato finale che tende ad ottimizzare la performance <strong>del</strong>l’organizzazione, siapubblica che privata.Essa costituisce perciò un elemento cardine per l’innovazione e la competitività. Ladisponibilità di figure professionali qualificate rappresenta il mezzo e la condizionenecessaria per garantire l’innovazione aziendale nella sua accezione più ampia. Lapossibilità di sperimentare e giungere all'innovazione dei processi dipende d<strong>alla</strong>dotazione e qualità di risorse umane impiegate. Parallelamente, l’evoluzione di ognirealtà produttiva verso mo<strong>del</strong>li gestionali ed organizzativi <strong>del</strong> lavoro più competitivi edinamici può realizzarsi solo in presenza di capitale umano qualificato.In conclusione si può osservare che le organizzazioni sono sempre più <strong>alla</strong> ricerca diprofessionalità in grado di intervenire in contesti complessi, che sappiano far fronte aproblematiche impreviste ed a ostacoli non ben definiti, in scenari a volte contraddittorie spesso completamente nuovi.Il concetto di competenza, quindi, viene sempre più correlato <strong>alla</strong> capacità di far fronte asituazioni complesse; la competenza deve quindi trascendere il semplice possesso dideterminate conoscenze e abilità e mostrare anche come queste possano essere applicatein modo adeguato ai sempre più mutabili contesti reali.Per Drucker 22 l’apprendimento rappresenta un processo biologico continuo, ovvero unprocesso permanente che coinvolge l’intera persona. Inizia all'atto <strong>del</strong> concepimento etermina solamente con la morte. L’istruzione deve essere inoltre orientata al risultato,ovvero in grado di consentire ad ogni persona di conseguire l’eccellenza nell’area per laquale il suo talento e le sue capacità sono più adatte: ciascuno ha infatti dei punti diforza che necessitano di essere compresi e valorizzati.22 Drucker P., 201029


Per un'organizzazione di successo la capacità di adattamento all'ambiente esterno deveessere intesa anche come capacità di evolversi, oltre che di mo<strong>del</strong>larsi o adattarsi adesso. Si va quindi diffondendo il concetto di “learning organization”, ovvero di quellaformula organizzativa che diffonde tra i propri membri la consapevolezza e l'importanzadi un continuo apprendimento. Così, indipendentemente d<strong>alla</strong> posizione organizzativaoccupata, ciascuno deve trarre profitto non solo d<strong>alla</strong> propria ma anche <strong>del</strong>l’altruicompetenza/esperienza, al fine di essere in grado di individuare tutto ciò che rischia dicollocarsi al di sotto di un certo standard.Evidenziata l'importanza di una continua evoluzione <strong>del</strong>la “competenza” e di come laformazione sia uno strumento indispensabile per il suo sviluppo, non può sottacersi chel'attuale grave crisi economica ha determinato, in particolar modo nel settore <strong>pubblico</strong>,una netta riduzione <strong>del</strong>le risorse destinate <strong>alla</strong> formazione con la quale si dovranno farenecessariamente i conti.3.3 I problemi connessi <strong>alla</strong> motivazioneNegli ultimi anni il tema <strong>del</strong>la motivazione ha conquistato uno spazio significativo nelmondo <strong>del</strong>la pubblica amministrazione, sviluppandosi in un rapporto sin<strong>alla</strong>gmatico conla diffusione di orientamenti e pratiche ispirate al management ed all’economiad’impresa, vale a dire al passo con il processo di modernizzazione e riqualificazione<strong>del</strong>la pubblica amministrazione, sempre più sensibile, dagli anni ‘90 in poi, ai nuovibisogni e alle nuove domande poste da funzioni non più governabili con le tradizionalilogiche burocratiche.Gli approcci <strong>alla</strong> motivazione sono numerosi ed il tema è stato affrontato da studiosi diestrazione filosofica, economica e psicologica. Limitando il campo di analisi agli studi<strong>del</strong> comportamento organizzativo, il termine motivazione ha assunto due principali30


connotazioni 23 . La prima, di tipo “<strong>manageriale</strong>”, vede la motivazione come il risultato diun’attività <strong>manageriale</strong> volta a stimolare negli individui un comportamento tale daprodurre risultati. La seconda accezione, di tipo “psicologico”, fa invece <strong>riferimento</strong> alprocesso mentale, interiore di una persona, relativo all’origine, <strong>alla</strong> persistenza,all’intensità e <strong>alla</strong> conclusione di un comportamento.Nella giungla <strong>del</strong>le definizioni, l’origine etimologica <strong>del</strong> concetto agevola lacomprensione: in latino motus indica un movimento, il dirigersi di un individuo versouno scopo, “una tensione al risultato” 24 ; la dinamica <strong>del</strong> desiderio implica una spinta,che può essere interpretata come bisogno o pulsione da soddisfare, oppure in un sensopiù profondo, come tensione sostenuta da aspettative e obiettivi.Può, in tale modo, sostenersi che nella motivazione entrano in gioco diversi aspettiinterrelati ed interagenti tra loro: aspetti emotivi, aspetti cognitivi (la rappresentazionedegli obiettivi), psicologici (la percezione di autoefficacia) ed ancora aspetti sistemico –relazionali (il rapporto tra soggetto e contesto situazionale).La complessità <strong>del</strong> concetto di motivazione non esime, comunque, dal tentativo dicogliere gli elementi comuni individuati dagli studiosi negli ultimi anni. La motivazionepuò, così, essere definita come un “processo soggettivo originato dai bisogni,finalizzato verso obiettivi, caratterizzato da direzione (qualità <strong>del</strong>l’energia), livello(quantità <strong>del</strong>l’energia), persistenza (mantenimento <strong>del</strong>la quantità nella qualità) 25 . Daqui emerge la natura “dinamica” <strong>del</strong>la motivazione, il suo “orientamento finalistico” (lamotivazione è intenzionalmente finalizzata ad un obiettivo atteso) ed il suo “carattereoperativo” (genera azione).Sulle tematiche <strong>del</strong>la motivazione sono stati sviluppati in dottrina vari e significativicontributi a partire soprattutto dagli anni cinquanta e settanta. Le varie teorie possono23 Università Bocconi, 2002, p. 72.24 Quaglino G.P., 1999, presentazione – p. XV25 Quaglino G.P., 1999, p. 20 e ss.31


essere ricondotte a tre differenti direzioni di ricerca che esprimono ciascuna unospecifico approccio all’argomento.La prima direzione è andata verso la costruzione di teorie generali orientate a proporreuna tipologia di motivazione: essa ha messo a fuoco le possibili risposte relativeall’interrogativo “che cos’è la motivazione?”.La seconda direzione ha puntato, invece, verso l’analisi dei processi e <strong>del</strong>le dinamicheche configurano la motivazione “all’opera”, l’interesse è focalizzato sul quesito “comesi può costruire la motivazione?”.La terza direzione, infine, ha privilegiato l’attenzione sugli aspetti che sostengono efavoriscono lo sviluppo <strong>del</strong>la motivazione, gli sforzi si sono concentrati sulla ricerca disoluzioni riferite all’interrogativo “come si può sviluppare la motivazione?”.Le teorie generali classicheTra le teorie generali classiche, il <strong>riferimento</strong> d’obbligo è al pensiero elaborato daMaslow negli anni ’50.In psicologia il “bisogno” è la mancanza totale o parziale di uno o più elementi checostituiscono il benessere <strong>del</strong>la persona. Secondo Maslow, bisogni e motivazioni hannolo stesso significato e possono essere tra loro graduati e connessi secondo una scalagerarchia, la cd. “piramide di Maslow”, per la quale la soddisfazione di un bisogno digrado superiore è possibile solo dopo aver soddisfatto un bisogno di grado inferiore. Ilpunto di partenza per lo studio <strong>del</strong>l'individuo è la considerazione di esso come globalitàdi bisogni.Occorre saper riconoscere i bisogni <strong>del</strong>l'individuo per stimolarlo all’azione. Ma lamancanza totale o parziale corrispondente ad uno di questi non rappresentanecessariamente una motivazione sufficiente per agire, e inoltre esistono spinte ad32


operare che non si originano in uno stato di carenza. Il bisogno in senso psicologico nonè sovrapponibile sempre a quello psicofisiologico.La piramide dei bisogni contempla cinque differenti livelli, dai più elementari (necessari<strong>alla</strong> sopravvivenza <strong>del</strong>l'individuo) ai più complessi (di carattere sociale). L'individuo sirealizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo,- la realizzazione <strong>del</strong> precedente non può più fornire da stimolo per la realizzazione <strong>del</strong>successivo - e sono: bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.); bisogni di salvezza, sicurezzae protezione; bisogni di appartenenza (affetto, identificazione); bisogni di stima, diprestigio, di successo; bisogni di realizzazione di sé (realizzare la propria identità e leproprie aspettative, occupare una posizione soddisfacente nel gruppo sociale).Il successivo contributo, dato da Herzberg nel 1959 26 , è fondamentale per chiarire icompiti <strong>del</strong>l’organizzazione rispetto ai dipendenti: posto che ognuno di noi attribuiscerilievo allo sviluppo <strong>del</strong>le proprie potenzialità, spetta all’organizzazione supportare lamotivazione dei collaboratori.Herzberg distingue i fattori di motivazione in estrinseci o igienici ed intrinseci omotivanti rispetto al contenuto <strong>del</strong> lavoro. Tra i fattori estrinseci che non motivano, mache se non trovano soddisfazione producono malcontento ed insoddisfazione sirinvengono l’ambiente di lavoro, la sicurezza, le relazioni interpersonali, la retribuzione,lo status. Tra i fattori intrinseci – ossia quelli che motivano la persona al lavoro,appagano dei bisogni superiori e portano la persona ad una maggiore produttività - sicollocano il contenuto <strong>del</strong> lavoro, le responsabilità, l’autonomia, il riconoscimento el’opportunità di sviluppo.26 Frederick Irving Herzberg, psicologo americano considerato uno dei nomi più influenti <strong>del</strong> businessmanagement, divenne famoso per l’introduzione <strong>del</strong> concetto di job enrichment - assunzione da parte <strong>del</strong>lavoratore di nuovi compiti che prevedono un livello di responsabilità superiore rispetto a quelliprecedentemente svolti con conseguente mobilità in senso verticale <strong>del</strong> lavoratore - e per la cd. “Teoriaigienico-motivante”, uno studio finalizzato ad approfondire le modalità con cui i bisogni di stima e diautorealizzazione si sviluppano.33


Per Herzberg occorre agire sui fattori intrinseci per ottenere una motivazione durevole.Egli sostiene, infatti, che se i dipendenti hanno solo obiettivi estrinseci, il principale traessi potrebbe limitarsi ad una mera richiesta di aumento retributivo; al contrario, sel’organizzazione è in grado di cogliere il bisogno di autorealizzazione si potrà ottenereun reale miglioramento <strong>del</strong>la prestazione.Accomunate dallo sforzo di superare le rigidità implicite nel paradigma <strong>del</strong>la gerarchiadei bisogni <strong>del</strong>l’impostazione maslowiana, si pongono, poi, le teorie così dette a “trevertici”, che focalizzano l’attenzione sulla possibile compresenza di differenti istanzemotivazionali.Tra le varie, esclusivamente a titolo esemplificativo, v’è quella elaborata daMcClelland 27 che, in estrema sintesi, enuclea una triade motivazionale che esprimebisogni di pari importanza: “potere” quale bisogno di stabilire, mantenere o ristabilire ilproprio prestigio; “affiliazione” quale bisogno di socialità, appartenenza; “successo”ossia bisogno di portare a termine un compito con successo. La teoria si fonda sulconcetto di motives (motivi - moventi) intesi come reti di emozioni, disposti secondouna gerarchia di intensità e di importanza, insieme di aspettative che si sviluppanointorno alle esperienze emozionali degli individui.L’idea base <strong>del</strong>la teoria è, quindi, che ogni persona agisce sulla spinta di un motivo -movente dominante, che dirige il comportamento.I mo<strong>del</strong>li – processiviMentre le teorie generali spingono a definire le tipologie di forza sottostanti alcomportamento <strong>del</strong>l’individuo, i “mo<strong>del</strong>li – processivi” focalizzano la loro attenzione27 “Capire la motivazione umana dovrebbe essere una buona cosa. Dovrebbe aiutarci a scoprire che cosavogliamo veramente in modo che possiamo evitare di rincorrere arcobaleni che non sono per noi.Dovrebbe aprire nuove opportunità di auto-sviluppo, se applichiamo i principi motivazionali aperseguire i nostri obiettivi nella vita” David C. McClelland è stato un teorico psicologo americano,conosciuto per il suo lavoro sulla “Teoria <strong>del</strong>la necessità”.34


sul percorso mediante il quale le istanze motivazionali si esprimono nell’azione, cioèsulla dinamica attraverso la quale si passa da un certo insieme di bisogni ad un certoinsieme di condotte.In questa logica, le differenze individuali rispetto alle motivazioni dovrebbero esserericercate non in componenti fondamentali “stabili” (i bisogni) ma nelle relazionidinamiche, mutevoli e specifiche, che esistono tra essi.La forza motivazionale dipenderà, ad esempio, d<strong>alla</strong> spinta connessa all’aspettativa,dalle relazioni esistenti tra sforzo, prestazione e ricompensa, oppure d<strong>alla</strong> quantità dienergia confrontata con la difficoltà ed accettabilità degli obiettivi.Le teorie attuali guardano <strong>alla</strong> motivazione non come una costante, ma come unavariabile suscettibile di cambiamento nel tempo. Essa, infatti, non costituisce unattributo fisso e stabile <strong>del</strong>l’individuo, ma si riferisce ad uno stato interno, dinamico,risultante di congiunte e, al tempo stesso, indipendenti influenze di fattori personali esituazionali. La motivazione, dunque, non può essere considerata né stabile né stabilita.I valori, ad esempio, considerati quali insieme di durevoli credenze e atteggiamenti sucosa sia giusto, preferibile, opportuno fare, determinano le scelte su ciò che apparesignificativo, che vale la pena perseguire, su cui occorre impegnarsi: essi impattanodirettamente sulla motivazione, non in quanto valori in sé, ma come valori relativi allepersone stesse. Inoltre, per operare efficacemente in un’organizzazione, i valori di unapersona devono comunque essere compatibili con quelli <strong>del</strong>la stessa. Lavorare inun’organizzazione il cui <strong>sistema</strong> di valori è considerato inaccettabile o impropriocondanna una persona <strong>alla</strong> frustrazione e <strong>alla</strong> non performance 28 .Dalle teorie classiche a quelle recenti emerge, comunque, la centralità <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong>lamotivazione, sempre crescente in un mondo dove continuano a aumentare pressione deicompiti e tensione verso la prestazione efficace (speculare di un’organizzazioneefficace).28 Drucker P., 2007, p. 10 e segg.35


Sulla realizzazione <strong>del</strong>la “buona” prestazione incidono due fattori fondamentali: lacompetenza, frutto <strong>del</strong> possesso di conoscenze, capacità ed esperienze, e lamotivazione 29 .Il passaggio dal possedere competenza ad esprimerla attraverso una prestazione non è,infatti, automatico, occorrono dei fattori che la facilitino: un forte vettore è dato propriod<strong>alla</strong> motivazione.Si può affermare, pertanto, che capacità e motivazione, prese singolarmente, sonocondizioni necessarie ma non sufficienti per il raggiungimento dei livelli di prestazionedesiderati. In altri termini, può accadere che anche l’individuo più competente nellosvolgimento <strong>del</strong>la propria attività non raggiunga il livello di prestazione auspicato senon è motivato; lo stesso accade nel caso di una persona molto motivata ma che nonpossiede le capacità necessarie allo svolgimento di un’attività. In particolare, in base almaggiore o minore livello di intensità <strong>del</strong>l’una o <strong>del</strong>l’altra le persone sviluppano unapproccio diverso al lavoro che non sempre porta <strong>alla</strong> prestazione attesa.A livello pratico possono verificarsi situazioni di tipo diverso: persone con pocacompetenza e motivazione, persone con poca competenza e motivazione elevata (es. ineoassunti), persone con alta competenza ma poca motivazione (specialisti ed anziani)e, infine, persone con alto livello sia tecnico che motivazionale (cd. responsabili).È di tutta evidenza che non esiste un'unica soluzione valida per tutte le persone (criteriodi uguaglianza) che presentano caratteristiche differenti tra di loro, occorre primacapire in quale categoria collocare il collaboratore e solo dopo azionare le diverse levemotivazionali (differenziazione <strong>del</strong>le leve motivazionali secondo il criterio <strong>del</strong>l'equità).Così, laddove un collaboratore “presenti” poca competenza ma elevata motivazione,l’obiettivo dovrà essere quello di accrescerne proprio la parte carente. Occorrerà cosìarricchire la competenza attraverso il ricorso <strong>alla</strong> formazione ed all’affiancamento al“capo” o a “colleghi esperti”.29 Università Bocconi, 2002, p. 65 e segg.36


Per essere realmente efficaci queste ultime, però, non dovranno rappresentare eventicasuali e straordinari ma arrivare a permeare la struttura diventando un’esperienzaquotidiana, una sorta di “laboratorio permanente” finalizzato allo sviluppo organizzativoed <strong>alla</strong> crescita comune.Qualora invece ci si trovi di fronte a collaboratori caratterizzati da alta competenza epoca motivazione sarà necessario utilizzare la leva <strong>del</strong> coinvolgimento e <strong>del</strong>laresponsabilizzazione attraverso, tra l’altro, il ricorso <strong>alla</strong> <strong>del</strong>ega.Anche l’organizzazione, per suo canto, deve risultare “motivante” per la persona.Tra le “qualità” che sono state identificate come motivanti in una organizzazione c’è, adesempio, la presenza di un contesto di lavoro con strutture e funzioni, valori e normeche esaltino le capacità <strong>del</strong>le persone, e risultino capaci di stabilire un rapportoindividuale tra azienda e dipendente. Mentre tali caratteristiche vengono consideratenecessarie affinché si crei un ambiente non ostile <strong>alla</strong> motivazione, la letteraturaindividua caratteristiche che facilitano anche la creazione di un ambiente favorevole <strong>alla</strong>motivazione. Tali proprietà possono essere ricondotte a quattro aree principali: 1’area<strong>del</strong>lo sviluppo (riferita all’impegno <strong>del</strong>l’azienda per la crescita <strong>del</strong>la persona attraversoi sistemi di valutazione, formazione); l’area <strong>del</strong>le relazioni (legata <strong>alla</strong> comunicazioneinterna, ai rapporti con colleghi e superiori, al clima); l’area <strong>del</strong> ruolo (riferita aicontenuti <strong>del</strong> lavoro ed alle tecnologie a disposizione) ed infine l’area <strong>del</strong>la gestione(collegata <strong>alla</strong> retribuzione ed ai benefit). Mentre l’ultima area fa <strong>riferimento</strong> a elementicollegabili <strong>alla</strong> motivazione estrinseca, riconducibile a benefici tangibili e materiali, leprime tre aree si riferiscono a elementi <strong>del</strong>la motivazione intrinseca, riconducibili aricompense interne che sono parte <strong>del</strong> lavoro svolto.Ed è proprio sulla motivazione quale fattore intrinseco che il manager – dirigenteprefettizio deve puntare la propria attenzione. La motivazione, infatti, è a portata dimano di ogni dirigente in quanto, svincolata dalle rigidità <strong>del</strong> <strong>sistema</strong> evidenziate inprecedenza e rispetto alle quali il dirigente possiede ben pochi margini di azione, ruota37


intorno al concetto di “sentirsi parte <strong>del</strong>l’organizzazione”. Essa può e deveconcretizzarsi attraverso il ricorso a strumenti quali la comunicazione <strong>del</strong> contenuto <strong>del</strong>lavoro, l’assegnazione di obiettivi perseguibili e condivisi (non compiti ma obiettivi)volti a realizzare l’accrescimento <strong>del</strong>le potenzialità/capacità <strong>del</strong> dipendente sia comepersona che come collaboratore.4. Analisi di una situazione tipo: il “Progetto - Cittadinanza”Come ricordato in precedenza, tra i fattori di spinta <strong>del</strong> cambiamento che ha investito laPubblica Amministrazione negli ultimi due decenni uno dei più significativi e rilevanti èsicuramente rappresentato d<strong>alla</strong> diffusione di nuove tecnologie informatiche.Anche nella P.A. risulta definitivamente maturata la piena consapevolezza degli enormibenefici derivanti d<strong>alla</strong> massiccia introduzione di nuove tecnologie informatiche.Rilevanti sono stati pertanto gli interventi innovativi in tal senso che hanno portato sia<strong>alla</strong> completa reingegnerizzazione <strong>del</strong>le procedure che allo sviluppo di nuove e diversemodalità di interazione tra cittadino e P.A. moltiplicando gli spazi di accesso ai servizipubblici, potenziando gli strumenti di informazione a disposizione <strong>del</strong>l’utenza, nonchérendendo, complessivamente,la stessa struttura più trasparente ed interattiva.In tale contesto si può collocare lo sviluppo e la messa a punto, da parte <strong>del</strong> Ministero<strong>del</strong>l’Interno, di un nuovo <strong>sistema</strong> informatico di gestione <strong>del</strong>le pratiche di cittadinanza,(SICITT), entrato definitivamente in funzione nel febbraio 2006.<strong>Con</strong> tale <strong>sistema</strong> automatizzato, che consente la gestione elettronica <strong>del</strong> singolofascicolo, l’Amministrazione <strong>del</strong>l’Interno ha inteso garantire una procedura sollecita perla definizione <strong>del</strong>le pratiche di cittadinanza.Il <strong>sistema</strong>, in particolare:38


• assicura e garantisce interoperabilità e scambio <strong>del</strong>le informazioni in tempo reale tratutti gli organismi coinvolti nel processo;• dematerializza la documentazione cartacea tramite la creazione di un fascicoloelettronico;• garantisce un elevato livello di sicurezza e riservatezza <strong>del</strong>le informazioni.Il <strong>sistema</strong>, inoltre, prevedendo la completa gestione automatizzata di tutte le fasi <strong>del</strong>procedimento di concessione <strong>del</strong>la cittadinanza con l’eliminazione quindi di ognipassaggio cartaceo, la completa gestione digitale <strong>del</strong>le comunicazioni tra i vari ufficiinteressati nonché la creazione, per ogni singolo richiedente, di un fascicolo elettronicovirtuale, consente altresì una riduzione dei tempi di istruttoria <strong>del</strong>le pratiche, azzerando itempi di trasmissione di atti e documenti.Ad esempio per quanto riguarda la Prefettura di Roma la definitiva entrata in vigore <strong>del</strong>nuovo <strong>sistema</strong> era stata preceduta da una fase di sperimentazione nel corso <strong>del</strong>la quale siera proceduto a testare complessivamente il <strong>sistema</strong> dei collegamenti e la ditta cheaveva sviluppato il software aveva proceduto direttamente all’inserimento, mediantescansione <strong>del</strong>le stesse, di un rilevante numero di pratiche, ancora in trattazione, nel<strong>sistema</strong>.Tuttavia, nonostante tutti gli approntamenti predisposti e gli sforzi profusi dal personale<strong>del</strong>l’Area Cittadinanza per trovarsi a regime al momento <strong>del</strong>la definitiva operatività <strong>del</strong>nuovo <strong>sistema</strong> di gestione, la situazione non era <strong>del</strong>le più favorevoli.Restavano ancora da inserire migliaia di posizioni ed il personale ancora stentava adadattarsi alle novità e necessitava di costanti interventi formativi e di implementazione<strong>del</strong>le conoscenze nonché di supporto, anche tecnico, al fine di ovviare al presentarsi diinconvenienti <strong>del</strong> <strong>sistema</strong> ancora in fase di rodaggio.Tale situazione ha imposto l’urgente necessità di predisporre un progetto teso amigliorare la risposta <strong>del</strong>l’Amministrazione nei confronti <strong>del</strong>l’utenza, abbreviando i39


tempi di risposta e di conclusione <strong>del</strong>le procedure, mediante la massimaimplementazione <strong>del</strong>l’attività <strong>del</strong>l’ufficio e la predisposizione di uno specifico progettoaperto <strong>alla</strong> partecipazione di tutto il personale <strong>del</strong>la Prefettura chiamato svolgerevolontariamente la propria attività di lavoro straordinario presso l’Area cittadinanza.Lo specifico progetto approntato, procedendo all’analisi <strong>del</strong> contesto e <strong>alla</strong> descrizione<strong>del</strong> problema, <strong>alla</strong> fissazione <strong>del</strong>l’obiettivo da raggiungere, <strong>alla</strong> definizione <strong>del</strong>le fasi <strong>del</strong>programma di lavoro e all’individuazione <strong>del</strong>le risorse di personale, ha consentito, nelrispondere alle pressanti esigenze di informatizzazione, di migliorare il servizio erogatoe di creare nuove sinergie operative all’interno <strong>del</strong>la struttura intesa nel suo complesso.Descrizione <strong>del</strong> contesto territoriale facente da sfondo <strong>alla</strong> realizzazione <strong>del</strong> progettoDall’analisi <strong>del</strong> contesto è emerso che l’area territoriale di <strong>riferimento</strong> era rappresentatad<strong>alla</strong> provincia di Roma dal cui ambito pervenivano ogni anno circa 3500/4000 nuovedomande di acquisto e concessione di cittadinanza.La rilevanza nella materia e la conseguente necessità di dare risposte tempestive airichiedenti risiede essenzialmente nella circostanza che tale <strong>del</strong>icato settore coinvolgediritti civili <strong>del</strong>l’utente che possono finire per essere di fatto negati dal ritardo con ilquale l’amministrazione porta a definizione la prativa.Da non sottovalutare inoltre che anche la cittadinanza rappresenta uno strumento diintegrazione che offre al “nuovo cittadino” un’opportunità diversa ed ulteriore rispetto aquanto gli veniva prospettato nel paese d’origine.Infatti, l’acquisizione <strong>del</strong>la cittadinanza <strong>del</strong> Paese di destinazione rappresenta il realestrumento per la piena integrazione nella nuova comunità sia per coloro che sonoimmigrati ,per conquistare migliori condizioni di vita, che per quegli stranieri, dotati dielevate professionalità che, quali cittadini, potrebbero mettere a disposizione <strong>del</strong> nuovopaese d’adozione, più compiutamente, la propria qualificazione e professionalità comenuova ed ulteriore risorsa.40


La possibilità di acquisire la cittadinanza è connessa al possesso dei requisiti di legge,tra i quali il maturare <strong>del</strong> periodo di residenza legale sul territorio <strong>del</strong>lo stato, ovvero ilmatrimonio con cittadino italiano: la forte immigrazione degli ultimi anni in Italia e lediverse regolarizzazioni intervenute con leggi successive a partire dal 1990, hannodeterminato un incremento progressivo <strong>del</strong>le richieste di naturalizzazione italiana.L’ulteriore incremento in termini di istanze presentate è derivato dall’<strong>alla</strong>rgamento<strong>del</strong>l’Unione Europea che ha di fatto esteso ai cittadini provenienti dai nuovi paesicomunitari le condizioni previste per quelli comunitari in relazione al periodo diresidenza legale, ridotta in tal modo a 4 anni rispetto ai 10 previsti per i cittadiniextracomunitari.Il termine di definizione <strong>del</strong> procedimento, determinato in 730 giorni difficilmente siriesce a rispettare sia a causa <strong>del</strong>la complessa istruttoria che dei tempi di risposta ditutte le amministrazioni coinvolte (di livello centrale e periferico); in tale situazione ilpersonale addetto all’ufficio si è trovato costantemente costretto a lavorare in condizionidi emergenza, dividendo la propria attività tra:• ricevimento giornaliero <strong>del</strong> <strong>pubblico</strong> per la ricezione e verifica preliminare <strong>del</strong>ladomanda ai fini <strong>del</strong>l’accettazione <strong>del</strong>la stessa la cui consegna <strong>del</strong>la relativa ricevuta,nell’attestarne la regolarità, determina contestualmente la decorrenza dei termini diconclusione <strong>del</strong> provvedimento e l’inserimento <strong>del</strong>la pratica nel <strong>sistema</strong>;• scansione ed avvio <strong>del</strong>l’istruttoria relativa alle vecchie istanze non ancora inseritenel <strong>sistema</strong> nonché riordino, verifica, scansione <strong>del</strong>l’ulteriore corrispondenzacartacea relativa a pratiche già avviate.Descrizione <strong>del</strong> contesto interno <strong>alla</strong> strutturaDopo un primo esame <strong>del</strong>l’ambiente esterno, dal quale sono emerse le criticitàevidenziate nella gestione degli utenti, e che ha quindi consigliato di operare perprogetto, l’analisi di contesto è stata spostata all’interno <strong>del</strong>la struttura per enucleare gli41


interventi idonei a vincere le resistenze e convincere tutti gli interlocutori a condividereil progetto che andava enucleandosi.Il primo problema da affrontare è stato infatti quello di ottenere il consenso ed orientaretutte le componenti <strong>del</strong>l’organizzazione verso la condivisione <strong>del</strong> progetto stesso ed ilriconoscimento <strong>del</strong>l’utilità <strong>del</strong>lo strumento.Le componenti coinvolte e restie a condividere la realizzazione <strong>del</strong> progetto sono staterappresentate da:• i dirigenti <strong>del</strong>le altre aree <strong>del</strong>la struttura che (opponendo, sia pure inconsciamente,barriere di tipo psicologico quali la perdita di potere e di controllo sul personaleimpiegato nel progetto) non condividevano la prospettiva di veder distolto il propriopersonale dagli uffici, sia pure limitatamente agli orari destinati al lavorostraordinario, ritenendo fosse più utile tenerlo a propria disposizione piuttosto chefarlo partecipare ad un progetto le cui finalità e risultati venivano percepiti comevantaggio e patrimonio esclusivo di un altro dirigente piuttosto che non <strong>del</strong>l’interastruttura;• rappresentanti sindacali che seguendo una logica consolidata, spesso ricorrentesoprattutto nel settore <strong>del</strong> <strong>pubblico</strong> impiego, non erano disponibili ad accettare unadistribuzione premiale <strong>del</strong> “monte ore straordinario” preferendo una distribuzione “apioggia”, spalmata su tutto il personale, piuttosto che il perseguimento una logicavolta ad incoraggiare l’impegno e la partecipazione;• personale appartenente <strong>alla</strong> struttura complessivamente intesa che, a sua volta, siattestava su due posizioni divergenti: da una parte il personale “storico”appartenente all’Area Cittadinanza: persone molto tecniche, ma demotivate(specialisti ed anziani) sulle quali si rendeva necessario agire con la leva<strong>del</strong>l'autonomia, <strong>del</strong>egando responsabilità senza escludere completamente fasi dicoordinamento e di controllo. Tale tipologia di personale si presentava molto validoda un punto di vista tecnico - amministrativo e normativo ma particolarmente42


“geloso” <strong>del</strong>la propria competenza e professionalità , quindi, poco incline a renderepartecipi i nuovi arrivati e poco disponibile a condividere il proprio patrimonioconoscitivo. Lo stesso personale era inoltre connotato da uno scarso orientamentoverso le novità e la gestione informatizzata <strong>del</strong>le procedure. La seconda posizioneera quella espressa dal personale in servizio presso altre Aree,motivato ma non inpossesso <strong>del</strong>le specifiche competenze tecniche <strong>del</strong>la materia, che denotava un chiarodesiderio di uscire d<strong>alla</strong> routine <strong>del</strong> proprio ufficio con una disponibilità a farenuove esperienze in altri settori di attività ed una generale inclinazione verso lagestione informatizzata ma in possesso di poche nozioni teorico normativerelativamente <strong>alla</strong> materia in argomento.I comportamenti organizzativi posti in essere per contrastare le resistenze all’avvio <strong>del</strong>progetto (meccanismi di composizione dei conflitti) così espresse sono stati i seguenti:• i dirigenti <strong>del</strong>le altre Aree, da cui sarebbe stato attinto il personale per losvolgimento <strong>del</strong> progetto, sono stati indotti <strong>alla</strong> condivisione <strong>del</strong> progetto agendo sulcultura e comportamenti attraverso un’opera di sensibilizzazione non scevra d<strong>alla</strong>circostanza che, in prospettiva, qualora in futuro analoghe criticità si fosseropresentate nelle rispettive aree di competenza, la strada intrapresa sarebbe stata lastessa, ovvero tutta la struttura avrebbe contribuito a risolvere il problemaaffrontandolo in maniera unitaria, mediante la predisposizione di un progetto apartecipazione aperta;• i rappresentanti sindacali hanno finito per condividere il principio, ormai acquisitoanche nel settore <strong>pubblico</strong>, secondo cui l’obiettivo di valorizzare maggiormente illavoro anche in quest’ambito e di promuovere lo sviluppo <strong>del</strong>le risorse umanerappresenta un fattore fondamentale di miglioramento <strong>del</strong> serviziocomplessivamente offerto e consente <strong>alla</strong> Pubblica Amministrazione di esserecompetitiva nell’erogazione <strong>del</strong> servizio stesso. Non è pertanto più possibile restareancorati ad un principio di eguaglianza solo formale dei lavoratori ma si devecorrelare la distribuzione degli incentivi economici disponibili ad una equa43


ipartizione <strong>del</strong>le risorse che consenta di premiare coloro che dimostrano maggiorimpegno e condivisione degli obiettivi <strong>del</strong>la struttura e che si adoperano perperseguirli ed inoltre favorire quelle unità di personale che dimostrino una tensionemotivazionale specifica per il tipo di servizio da svolgere;• le resistenze <strong>del</strong> personale interno all’Area sono state superate valorizzando la loroprofessionalità all’esterno <strong>del</strong>la struttura stessa mediante il coinvolgimento inattività maggiormente premianti dal punto di vista motivazionale. Pertanto,contestualmente all’avvio <strong>del</strong> progetto, è stata varata un’ulteriore iniziativa: incollaborazione con l’Assessorato <strong>alla</strong> Famiglia <strong>del</strong> Comune di Roma, è statoorganizzato un progetto denominato “Verso la Cittadinanza”, consistente in unpercorso formativo dedicato agli stranieri richiedenti la cittadinanza italiana, conl’intento di fornire agli stessi una conoscenza di base <strong>del</strong> concetto di cittadinanza,<strong>del</strong>la Costituzione Italiana, dei principi <strong>del</strong>l’ordinamento <strong>del</strong>la Repubblica e<strong>del</strong>l’organizzazione <strong>del</strong>lo Stato. In tale nuovo contesto tutto il “personale storico”appartenente all’Area cittadinanza, coinvolto nell’iniziativa, ha aderito <strong>alla</strong> stessacon entusiasmo collaborando nelle varie fasi, d<strong>alla</strong> docenza alle funzioni disegreteria, fino a suggerimenti ed indicazioni per la predisposizione <strong>del</strong> materialedidattico (apporto particolarmente utile poiché basato sulla propria esperienza acontatto assiduo con l’utenza ). Tale ulteriore attività è servita a distoglierli dalquotidiano attaccamento alle proprie pratiche e procedure inducendoli, valutandonella giusta ottica tale elemento, a condividere con i nuovi arrivati il propriopatrimonio di conoscenze, generando quindi un circolo virtuoso mediante unospecifico addestramento on job.Obiettivi <strong>del</strong> progettoMigliorare la risposta <strong>del</strong>l’Amministrazione nei confronti <strong>del</strong>l’utenza e abbreviare itempi di conclusione <strong>del</strong>la procedura. Il termine di definizione <strong>del</strong> procedimento,determinato in 730 giorni, difficilmente si riesce a rispettare sia a causa <strong>del</strong>la complessa44


istruttoria dovuta anche ai tempi di risposta <strong>del</strong>le molteplici amministrazioni coinvolte(di livello centrale e periferico) che <strong>del</strong>l’arretrato venutosi a creare nel tempo.Descrizione <strong>del</strong> progetto e tipologia <strong>del</strong>l’interventoGli adempimenti richiesti consistono in:1. scansione nuove istanze e contestuale avvio <strong>del</strong> procedimento mediante la stampa ela spedizione <strong>del</strong>le richieste di elementi per il completamento <strong>del</strong>l’istruttoria(Questura, Procura <strong>del</strong>la Repubblica, Comune) - trasmissione telematica alMinistero <strong>del</strong>l’Interno;2. riordino e <strong>sistema</strong>zione <strong>del</strong>la corrispondenza in arrivo ed inserimento <strong>del</strong>la stessanei fascicoli cartacei e nel fascicolo telematico, mediante scansione;3. l’attività si svolgerà presso l’Area Cittadinanza per 5 giorni la settimana dalle 15,00alle 18,00. Per l’attuazione <strong>del</strong> progetto sono richieste 6 unità di personale per ognifascia oraria pomeridiana.Piano di monitoraggio interno per la valutazione dei risultati <strong>del</strong> progettoSi è stabilito di effettuare, periodicamente, un monitoraggio volto all’esame<strong>del</strong>l’andamento <strong>del</strong> progetto; con cadenza mensile sono stati analizzati i dati relativiall’inserimento <strong>del</strong>le nuove pratiche nel <strong>sistema</strong> e ne è stato verificato l’andamento.I risultati hanno evidenziato fin da subito un trend favorevole che ha comportatosignificativi e progressivi incrementi fatti risalire da un lato al sempre miglioreaffinamento <strong>del</strong>le nuove tecniche operative ed al conseguente aumento <strong>del</strong>l’esperienzadegli addetti e, dall’altro, <strong>alla</strong> sempre maggiore coesione registratasi tra gli stessi.Risorse tecniche e strumentali necessarie per l’attuazione <strong>del</strong> progettoLa dotazione informatica già a disposizione <strong>del</strong>l’Ufficio Cittadinanza consistente inpostazioni informatiche complete di scanner abilitate esclusivamente all’accesso <strong>alla</strong>procedura informatica SICITT.45


Interventi formativiGli interventi formativi posti in essere per mettere in condizione gli operatori dirispondere alle nuove competenze si sono orientati in una duplice direzione.In particolare, è stato previsto:per il personale aggregato: acquisizione, attraverso periodi di affiancamento praticoteorici,di know-how specifici in materia di normativa concernente cittadinanza;per tutto il personale coinvolto nel progetto: affiancamento da parte di personale tecnicovolto all’acquisizione <strong>del</strong>le necessarie conoscenze informatiche necessarie per gestire leprocedure amministrative in rete.5. <strong>Con</strong>clusioni: le soluzioni possibiliL’esperienza che abbiamo descritto nei capitoli precedenti evidenzia come l’adeguatapianificazione degli obiettivi, la loro concretezza e comprensibilità, le modalità dicomunicazione prima e di partecipazione poi <strong>del</strong> personale <strong>del</strong>l’ufficio nella messa afuoco <strong>del</strong>le possibili criticità e nella stesura <strong>del</strong> calendario <strong>del</strong>le varie tappe, attuatimediante il coinvolgimento di tutta l’organizzazione esterna e interna all’UfficioCittadinanza, abbiano portato al successo l’iniziativa.Il coordinatore <strong>del</strong> progetto è riuscito a costituire il gruppo di lavoro non (solo)selezionando le professionalità più specializzate, ma facendo partecipare <strong>alla</strong>progettazione, mediante la tecnica <strong>del</strong> focus group, i dirigenti <strong>del</strong>le altre aree ed ilpersonale estraneo all’Ufficio Cittadinanza che si era reso disponibile.La tecnica <strong>del</strong>l’affiancamento da parte dei lavoratori esperti nei confronti di quelli menospecializzati (mentoring), perché provenienti da altre aree o semplicemente di piùrecente ingresso in carriera, ha poi consentito di accrescere le competenze degli uni e di46


valorizzare quelle degli altri, responsabilizzando entrambi in ordine all’apporto offertoal progetto comune.L’attività <strong>del</strong>l’Ufficio Cittadinanza , inoltre, è fortemente connotata da valori simbolicied etici, strettamente collegata <strong>alla</strong> mission <strong>del</strong>l’Amministrazione <strong>del</strong>l’Interno.<strong>Con</strong>ferire la cittadinanza italiana significa accogliere il neo cittadino in un <strong>sistema</strong> diregole che sostanziano i principi fondanti <strong>del</strong>la Repubblica, e che sono sinteticamenteracchiusi nella Costituzione.Il dirigente coordinatore ha quindi consapevolmente utilizzato anche questo elementoper rafforzare la motivazione dei lavoratori “storici” <strong>del</strong>l’Area, cui è stato assegnato ilcompito di fungere, nel contesto <strong>del</strong> progetto pilota denominato “Verso la cittadinanza”,da ambasciatori <strong>del</strong>la cultura valoriale <strong>del</strong> Ministero all’esterno. Ciò ha contribuito arafforzare lo spirito di appartenenza all’organizzazione ed a fornire una gratificazione alavoratori esperti che erano da troppo tempo impegnati in compiti routinari, pocosfidanti.L’apertura all’esterno consente inoltre di ricevere feed-back dall’ambiente in cui simuovono i portatori di interessi estranei all’organizzazione, quindi anche di potermeglio mettere a fuoco i punti di forza e di debolezza sia <strong>del</strong> progetto pilota che <strong>del</strong>progetto “madre”.E’ poi più semplice mantenere la barra fissa sull’obiettivo da raggiungere insieme seesiste un passaggio intermedio in cui si è tenuti a rendere conto all’esterno <strong>del</strong>le criticitàriscontrate, <strong>del</strong>le innovazioni che si sono introdotte per offrire un servizio più rapido<strong>alla</strong> collettività, dei risultati raggiunti fino a quel momento e dei tempi nei quali siritiene di poter concludere la sperimentazione ed entrare a pieno regime con ladematerializzazione dei fascicoli.Nel comportamento organizzativo che abbiamo sopra illustrato sono quindi presenti icapisaldi <strong>del</strong>la gestione <strong>manageriale</strong>, ovvero la programmazione <strong>del</strong> lavoro e <strong>del</strong>controllo, la direzione per obiettivi e la gestione per progetti.47


Emerge inoltre la rilevanza e l’efficacia di uno stile <strong>manageriale</strong> basato sulcoinvolgimento e la partecipazione dei dipendenti anche nella fase di progettazionedegli interventi, nella <strong>del</strong>ega <strong>alla</strong> loro autonoma gestione di fasi <strong>del</strong> progetto, nellatecnica <strong>del</strong> coaching e <strong>del</strong> mentoring per far crescere tutto il gruppo di lavoro e rendereil più possibile uniformi i livelli <strong>del</strong>le prestazioni individuali.E’ altresì evidente l’impegno profuso nel rafforzare la motivazione intrinseca deicollaboratori agendo sui fattori quali la percezione <strong>del</strong> ruolo, il clima <strong>del</strong>l’ambiente dilavoro, la comunicazione interna ed esterna, la valorizzazione <strong>del</strong>le competenze in atto ela formazione di nuove, le gratificazioni di immagine.Non sempre però è possibile applicare questo stile di gestione ad attività in cui le normesiano particolarmente complesse, tecniche e cogenti, ovvero non consentano di evocarecon altrettanta efficacia, anche all’esterno, alcuni dei valori <strong>riferimento</strong> <strong>del</strong>la culturaorganizzativa.Ci si riferisce in particolare a servizi di tipo regolamentare, o paragiurisdizionale, comeil rilascio di licenze di polizia o la sospensione <strong>del</strong>la patente. In questo caso l’attenzione<strong>del</strong> dirigente sarà concentrata sulla tempestiva esecuzione <strong>del</strong>le varie fasiprocedimentali, alle forme <strong>del</strong>la loro comunicazione all’esterno, anch’esseproceduralizzate, ed al controllo <strong>del</strong> loro impatto sull’utenza e sull’amministrazione,intesa come numero di impugnative amministrative o giurisdizionali.L’accento sarà quindi posto sulla capacità di organizzare gruppi di lavoro che elimininoi tempi morti, qualora esistenti, fra una fase e l’altra, in cui tutti i partecipanti sianopienamente consapevoli <strong>del</strong>la rilevanza <strong>del</strong>la “porzione” di compiti loro assegnatarispetto all’insieme <strong>del</strong> processo, e trasferiscano le loro informazioni l’uno all’altro,riportando al capo gruppo (dirigente o responsabile <strong>del</strong>l’unità di processo) qualsiasicriticità incontrino sul loro percorso, e che può incidere sulla legittimità o sullatempestività, quindi sull’efficacia, <strong>del</strong> provvedimento.48


In attività come quelle citate, applicazione di sanzioni, rilascio autorizzazioni e licenze,prevale insomma l’esigenza di pianificazione e controllo da parte <strong>del</strong> dirigente, che puòessere supportata dall’utilizzo di tecniche di problem solving, che aiutino ad identificarequali sono i problemi o il problema che determina lo scostamento dal risultato atteso,avvalendosi di una raccolta dati interna, <strong>del</strong>la formulazione <strong>del</strong> diagramma di flusso<strong>del</strong>le operazioni che compongono il processo per individuare più facilmente dove siposiziona il “collo di bottiglia”, e <strong>del</strong>la trattazione dei problemi eventualmente cosìrilevati secondo un ordine di priorità che tenga conto <strong>del</strong>la frequenza, <strong>del</strong>l’urgenza e<strong>del</strong>le conseguenze <strong>del</strong>la/<strong>del</strong>le criticità rilevata/e.Da parte <strong>del</strong> dirigente, un’efficace pianificazione <strong>del</strong>l’attività e lo sviluppo di strumentidi controllo sulla continuità <strong>del</strong>l’output contribuiscono a migliorare la produttività,quindi la performance, <strong>del</strong>la propria unità di processo. Produttività che nel caso<strong>del</strong>l’attività direzionale nel <strong>pubblico</strong> impiego è soggetta a due influenti controlloriesterni. Per l’attività autorizzatoria si tratta <strong>del</strong>l’utenza <strong>alla</strong> quale le licenze o leautorizzazioni sono destinate, che può inserirsi “dentro” il processo, in fase preprovvedimentale,con la richiesta di accesso agli atti, e chiedere conto di ritardi odomissioni.Per l’attività sanzionatoria, l’utenza certo non ha interesse a che l’Amministrazione siaproduttiva ed efficiente. Il dirigente prefettizio ha tuttavia un precisa responsabilitàerariale che si configura allorquando non sia in grado di assicurare allo Stato le entrateextratributarie che gli spetterebbero se tutte le verbalizzazioni di illeciti amministrativinon oblate nei termini fossero tempestivamente processate e definite con l’emissione<strong>del</strong>l’ordinanza – ingiunzione di pagamento (o in misura minore, con l’ordinanza diarchiviazione).I casi di indagine su dirigenti di Prefettura da parte <strong>del</strong>la Procura Regionale <strong>del</strong>la Cortedei <strong>Con</strong>ti sull’assunto di aver provocato un danno all’erario non avendo assicuratol’istruttoria nei tempi di legge di tutti i verbali pervenuti dagli organi accertatori si sonopurtroppo verificati soprattutto negli ultimi dieci anni, e costituiscono di fatto una forma49


di controllo sulla produttività <strong>del</strong> dirigente <strong>pubblico</strong> cui il dirigente privato non è certosoggetto 30 .Diventa perciò cruciale, per gestire attività in cui normalmente gli input dall’esternosono decine di migliaia, la loro lavorazione è rigidamente proceduralizzata e le risorseumane sono sempre troppo scarse, sviluppare, come abbiamo detto, la fase dipianificazione e programmazione <strong>del</strong>le attività, inserendovi anche il controllo periodicodei risultati, assegnare ruoli con mansioni ben definite, comunicare con chiarezza, efacilitare la circolazione <strong>del</strong>le notizie fra i vari addetti prevedendo dei momenti specifici(incontri periodici con tutto il personale o con una specifica unità di processo) in cuiognuno sia in grado di portare il proprio contributo o segnalare criticità.E’ sempre possibile, anzi auspicabile, stimolare il dipendente a contribuire alripensamento dei processi, ovvero <strong>alla</strong> loro reingegnerizzazione, sperimentandomodalità operative nuove e verificandone i risultati. Presso il Ministero <strong>del</strong>l’Agricolturae Foreste, all’inizio degli anni 2000 furono sperimentati i “circoli di ascoltoorganizzativo”, ovvero laboratori di riflessione propositiva, formati da gruppi dipersonale <strong>del</strong>l’Amministrazione, che analizzano un argomento considerato importante ecritico nello svolgimento <strong>del</strong> proprio lavoro cercando di trovare <strong>del</strong>le risposterisolutive 31 .In qualsiasi circostanza, insomma, è utile e produttivo che il dirigente responsabile di unprocesso si comporti da team-leader e si interroghi sul “come raggiungere gli obiettivi<strong>del</strong>l’organizzazione in modo rapido e trasparente anche all’esterno”, coinvolgendo tuttigli stakeholders, interni ed esterni all’organizzazione, ma soprattutto organizzandol’apporto dei propri collaboratori nel modo più efficace.Come riuscire a migliorare il coinvolgimento di questi ultimi nel perseguimento degliobiettivi <strong>del</strong>l’Amministrazione?30 Nespor S., 201031 Sallemi G., Ulivelli C., 201150


Una <strong>del</strong>le leve fondamentali per amplificare la consapevolezza <strong>del</strong> proprio ruolo erafforzare la motivazione ad agire, favorendo la coesione dei gruppi di lavoro in terminidi efficienza e di spirito d’appartenenza, è la formazione, sia che si effettui sul luogo dilavoro che esternamente.I tempi che stiamo vivendo non consentono di destinare risorse finanziarie adeguate <strong>alla</strong>formazione di tutto il personale di un’organizzazione come il Ministero <strong>del</strong>l’Interno: èperò possibile realizzare interventi mirati nelle diverse realtà territoriali, all’interno <strong>del</strong>lesingole unità organizzative, attraverso la cosiddetta formazione “on the job”, di cuiperaltro abbiamo visto un esempio proprio nel Progetto Cittadinanza.Nelle nuove realtà organizzative, infatti, ad assumere importanza sono i processi dimobilità “orizzontale” e “diagonale”: si pone, infatti, la questione <strong>del</strong>la “carrieraprofessionale” e <strong>del</strong>lo sviluppo personale, anche al limite in assenza di meccanismi diprogressione verticale. La formazione continua, on the job, risponde proprio a questaesigenza di “crescita in senso orizzontale e diagonale”: essa, infatti, favorendol’apprendimento e lo scambio di dati e conoscenze, sostiene lo sviluppo professionale,ancorché non gerarchico <strong>del</strong> lavoratore.Per essere efficace, comunque, la formazione on the job deve scaturire dall’analisi <strong>del</strong>contesto in cui si situa e non può essere progettata senza prima aver espletatoun’analisi dei fabbisogni conoscitivi di quel particolare gruppo di lavoratori a cui siintende indirizzarla: in altri termini, prima di tutto va selezionato il destinatario <strong>del</strong>laformazione, sulla base di richieste, esplicite e non, che spetta al singolo dirigente saperinterpretare e chiarire.Forse è utile ricordare che chi lavora all’interno di un’amministrazione statale come ilMinistero <strong>del</strong>l’Interno, nel settore definito <strong>del</strong>l’Amministrazione Civile è non soloadulto, ma mediamente piuttosto maturo (l’età media si colloca attorno aiquarant’anni). Prevalgono i dipendenti donne: anche questo dato induce a preferire laformazione “continua” a quella che comporta la somministrazione di formazione in51


luoghi e tempi separati da quelli <strong>del</strong> contesto lavorativo ordinario, per la problematica<strong>del</strong>la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro che, in tutt’Europa, ma in Italia inparticolare, vede le lavoratrici particolarmente coinvolte, per il ruolo che esse hannonell’economia domestica.Sempre a livello generale, gli adulti esprimono una domanda e modi di apprendere piùvariegati <strong>del</strong> passato: la progettazione di opportunità di apprendimento deve, quindi,non solo essere più vicina alle loro esigenze ed al loro contesto esperienziale, ma ancherendersi più flessibile nelle modalità. 32Le modalità di sviluppo <strong>del</strong>le competenze dei lavoratori come dei dirigenti<strong>del</strong>l’organizzazione possono quindi assumere diverse forme ed essere auto odeterodirette: l’affiancamento al collega esperto (coaching o tutoring) e lo scambio<strong>del</strong>le buone prassi, la creazione e lo sviluppo dall’interno di un gruppo di lavoro, diuna “comunità di pratica”, di manuali operativi, di video tutoriali etc. Se pensiamo allePrefetture-UTG, l’incontro fra dirigenti <strong>del</strong>la stessa Area funzionale che lavorano nellostesso ambito regionale per affrontare tematiche di rilevante complessità che investonol’Amministrazione, avviene spesso a livello spontaneo ed informale, ora sempre piùspesso con scambi di emails, e potrebbe tranquillamente essere definito un’autoformazione on the job.E’ poi sempre possibile coinvolgere in fasi <strong>del</strong> progetto di formazione continua leagenzie formative “tradizionali” e non presenti sul territorio: si pensi all’Università,alle associazioni no profit, ai sindacati ed alle associazioni professionali e di categoria.Molto spesso la mancanza di risorse finanziarie non è determinante per la mancataprogettazione di interventi formativi, perché alcune di queste agenzie formative sonodisponibili a collaborare anche gratis, date le condizioni di prossimità con le personeche richiedono la formazione, o possono comunque ricavare un beneficio d<strong>alla</strong> rete direlazioni che si instaura in questo modo.32 Spagnuolo G., 200552


Un altro esempio, a livello micro, per effettuare formazione sul luogo di lavoro èquello di spostare temporaneamente i dipendenti che sono inseriti in unità di processodi tipo line in unità di processo di tipo staff e viceversa, in modo che essi possanoarricchire la propria conoscenza di metodologie di lavoro, ma soprattutto arrivino acomprendere le attività <strong>del</strong>l’organizzazione nel loro complesso.Una seconda leva su cui si può agire per accrescere la consapevolezza in tutti ilavoratori <strong>del</strong>la direzione l’Amministrazione in cui sta andando, e diffondere la suacultura organizzativa, è rappresentata d<strong>alla</strong> comunicazione interna ed esterna.Infatti, il dirigente può influenzare positivamente l’atteggiamento psicologico <strong>del</strong>personale verso il lavoro, attraverso lo stile di comunicazione, che deve essere efficace(non aggressivo, né vittimistico), cioè assertivo (chiaro, sintetico ed esplicito). Ildirigente deve tener presente che il tipo di messaggio che viene trasmesso è altrettantoimportante <strong>del</strong> modo in cui un messaggio viene trasmesso. Uno stress eccessivo sullaprescrizione e sulle conseguenze negative di un rifiuto di collaborare porta <strong>alla</strong>demotivazione <strong>del</strong> collaboratore, che sarà fisicamente al suo posto di lavoro, madifficilmente sarà in grado di apportare un contributo creativo. Molto più probabile chel’ansia così generata lo induca a rivolgersi in continuazione al capo per richieste dichiarimenti e consigli, ottenendo così l’effetto di intralciare anche il suo lavoro.Una comunicazione chiara esplicita e puntuale, senza aggressività o vittimismo, facilitale persone che devono lavorare insieme ad esprimersi, sia in termini di contributisuggerimenti proposte per il lavoro da compiere sia in termini di critiche,problematiche, conflitti da affrontare. Naturalmente, ciò non significa che lacompetenza di chi comunica non sia importante: semmai la comunicazione è tanto piùefficace quanto maggiore è la competenza di chi la mette in atto. Vogliamo solorimarcare come lo stile comunicativo sia altrettanto importante, perché veicola unmessaggio di sicurezza, che non genera ansia ed attenua le possibilità di conflitto 33 .33 Moro E., 200453


Nell’esempio offerto dal Progetto Cittadinanza, il progetto di smaterializzazione deifascicoli <strong>del</strong>la cittadinanza è stato esposto in riunioni preliminari con i dirigenti <strong>del</strong>lealtre Aree (per ottenerne il consenso a prestare il loro personale), ma soprattutto colpersonale che doveva implementarlo, ottenendo indicazioni utili per individuare ilpotenziale conflitto (identificabile nella percezione di una svalutazione da parte deiknowledge workers) ed individuando, grazie al loro contributo, una soluzione <strong>del</strong>problema che rappresentasse un punto di incontro fra le esigenze <strong>del</strong>l’amministrazione equelle di riconoscimento, cioè di gratificazione e benessere complessivo, dei lavoratori.Detto in altri termini, la comunicazione efficace lo è anche in quanto riesce a veicolareanche i valori che costituiscono la mission <strong>del</strong>l’organizzazione e a farne partecipi idipendenti.Studi statunitensi dimostrano, ad esempio, che le lavoratrici sono molto più propense afarsi coinvolgere e a dare in meglio di sé in attività di cui percepiscono l’utilità per ilmiglioramento <strong>del</strong>le condizioni di vita <strong>del</strong>la collettività 34 . Crediamo che questa siaun’esperienza empiricamente condivisa: le lavoratrici altamente specializzate <strong>del</strong>Ministero <strong>del</strong>l’Interno condividono una tradizione “aziendale” di finalizzazione albenessere ed <strong>alla</strong> sicurezza collettiva e sono quindi più inclini a partecipare attivamentein progetti che migliorino il rapporto con l’utenza di <strong>riferimento</strong>.Peraltro, che le motivazioni più legate <strong>alla</strong> sfera dei valori e <strong>del</strong>la cultura personalesiano tenute in considerazione è un modo per ribadire che i dipendenti altamentespecializzati rivestono un valore per l’organizzazione. Se il passaggio di senso funziona,essi si integrano completamente nel ruolo loro assegnato, anzi spesso l’impegno profusoè assolutamente più che proporzionale di quanto ricevono come contropartita con lostipendio.La produzione di una cultura condivisa non è l’unico fattore che determina un buonclima all’interno di un’organizzazione. La ricerca <strong>del</strong>la gratificazione individuale è un34 Rampell C., 201254


altro dei punti critici su cui ruota il tema <strong>del</strong> benessere organizzativo 35 . La ricerca <strong>del</strong>benessere dei propri dipendenti deve di conseguenza essere uno dei punti su cuiindirizzare l’attività amministrativa.Quella <strong>del</strong> benessere organizzativo è una <strong>del</strong>le sfide più recenti affrontate <strong>del</strong>management <strong>del</strong>le risorse umane, nel senso che si è cominciato a riflettere su questatendenza sociale negli anni ’80, allorquando si evidenziarono i rischi <strong>del</strong> mancatoconseguimento, in termini di frustrazione, stress, demotivazione e morbilità aziendale,<strong>del</strong>l’equilibrio fra tempi di lavoro e tempi di vita, la cosiddetta work life balance 36 .Dapprima incentrata sul manager dirigente, la riflessione si è spostata poi sul personaledipendente, perché sempre più aziende si sono rese conto di quanto il benessere inazienda non solo aiuti a mantenere presso di sé il personale più specializzato ecompetente, ma anche a migliorare le prestazioni di chi non lo è.Notevole è il risultato in termini di engagement <strong>del</strong> dipendente, che si sente “accudito” etenuto in considerazione ed aumenta perciò il suo attaccamento all’organizzazione e lacondivisione dei suoi obiettivi.Certamente i servizi <strong>alla</strong> persona che aumentano il benessere in azienda hanno dei costimediamente elevati ed in tempi di recessione come quelli attuali non possono essereadottati, per lo meno non in grande stile, soprattutto in un’organizzazione come quella<strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>l’Interno, che ha visto tagli al suo budget per 540 milioni di euro negliultimi diciotto mesi.Esistono però dei segnali che l’organizzazione può inviare, anche in tempi di crisi, percomunicare ai propri dipendenti che l’equilibrio fra tempi di vita e tempi di lavoro ed ilbenessere aziendale non sono stati stralciati dalle priorità <strong>del</strong>l’organizzazione.La gestione di figli in età scolare durante le vacanze estive o invernali costituisce unproblema per ciascun lavoratore genitore, sia egli dirigente o dipendente.35 Pitrola G., 200836 Maciocca L., Massimo R., 2011, p.. 386 e segg.55


Lo stesso si può dire per l’assistenza a familiari non autosufficienti: l’età media <strong>del</strong>personale in servizio all’interno <strong>del</strong> Ministero è alta e la composizione di genere vede instragrande maggioranza le donne:questo comporta che molte dipendenti siano strettetalora tra la cura dovuta a figli ancora minorenni e l’assistenza da dare a genitori non piùautosufficienti.Creare un nido aziendale avrebbe certamente costi assai elevati; ma forse destinare unastanza , con annesso spazio esterno , alle attività dei bambini che giornalmente d’estateo durante le vacanze natalizie vengono portati in ufficio dalle madri non lo sarebbealtrettanto. Certamente la spesa maggiore sarebbe quella per il personale specializzatoche di questi bambini si dovrebbe prender cura. Ma la quantificazione dei costi e deibisogni potrebbe, intanto essere avviata attraverso lo strumento <strong>del</strong> focus group. Ovveroun’analisi condotta d<strong>alla</strong> direzione <strong>del</strong> personale insieme ad un campionerappresentativo di dipendenti, allo scopo di formulare un’ipotesi realistica di servizi.Lo stesso dicasi per la costruzione di una rete di servizi di facilitazione per l’assistenzaagli anziani non autosufficienti. Verificata l’esigenza, eventualmente facendo girare unquestionario fra i dipendenti per identificare con più sicurezza il bisogno o i bisogni edaccertare la consistenza <strong>del</strong>la platea dei beneficiari, e ascoltati i componenti <strong>del</strong> focusgroup, potrebbero presentarsi soluzioni quali la facilitazione all’accesso a sevizi giàmessi a disposizione da altre amministrazioni (esempio <strong>del</strong>l’albo <strong>del</strong>le baby sitter e<strong>del</strong>le badanti per anziani non auto sufficienti, normalmente tenuti dai Comuni,collegamento con gruppi di auto aiuto creati dalle ASL o con le unità dei servizi socialiche forniscono servizi a domicilio). Il semplice sforzo organizzativo può servire alloscopo di migliorare il clima di benessere interno.D’altronde le risorse umane sono il vero capitale di un’organizzazione come ilMinistero <strong>del</strong>l’Interno, la cui mission è garantire sicurezza e legalità <strong>alla</strong> collettività perl’esercizio in condizioni di parità dei propri diritti civili e di cittadinanza. La sfida<strong>del</strong>l’innovazione nella gestione <strong>del</strong>le risorse umane è incentrata quindi sull’inclusione di56


tutte le persone che lavorano nell’organizzazione affinché sentano di contribuire al suocompimento.57


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INDICE1. Premessa: <strong>del</strong>imitazione <strong>del</strong>l’ambito ..................................................................................... 12. Il contesto <strong>del</strong>l’attività direzionale nella pubblica amministrazione .................................. 8Il contesto culturale generale: le nuove sfide ................................................................................. 8L’Organizzazione: struttura, ruoli e funzioni ................................................................................. 9Il <strong>sistema</strong> <strong>del</strong>le regole ................................................................................................................... 113. Criticità prevalenti – ovvero la ricerca di un il comune denominatore ............................ 153.1 I problemi connessi <strong>alla</strong> gestione <strong>del</strong> cambiamento ......................................................... 18Le resistenze al cambiamento ....................................................................................................... 18Le fonti <strong>del</strong>l’innovazione .............................................................................................................. 20Il metodo ....................................................................................................................................... 223.2 I problemi connessi <strong>alla</strong> competenza professionale ......................................................... 25<strong>Con</strong>cetto di competenza ................................................................................................................ 25Tipologie di competenza ............................................................................................................... 27Lo sviluppo <strong>del</strong>la competenza ...................................................................................................... 283.3 I problemi connessi <strong>alla</strong> motivazione ............................................................................... 30Le teorie generali classiche .......................................................................................................... 32I mo<strong>del</strong>li – processivi ................................................................................................................... 344. Analisi di una situazione tipo: il “Progetto - Cittadinanza” .............................................. 38Descrizione <strong>del</strong> contesto territoriale facente da sfondo <strong>alla</strong> realizzazione <strong>del</strong> progetto .............. 40Descrizione <strong>del</strong> contesto interno <strong>alla</strong> struttura ............................................................................ 41Obiettivi <strong>del</strong> progetto.................................................................................................................... 44Descrizione <strong>del</strong> progetto e tipologia <strong>del</strong>l’intervento .................................................................... 455. <strong>Con</strong>clusioni: le soluzioni possibili ........................................................................................ 46BIBLIOGRAFIA ....................................................................................................................... 58

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