18 DIFESA ADRIATICA <strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>1926, nasce l’US FiumanaDal nostro inviato nel tempo...La nascita dell’UnioneSportiva Fiumana (1926-1943)La data <strong>di</strong> nascita del Footballmoderno è considerata da tutti gliesperti il 23 ottobre 1863; quando, aLondra, in Great Queen St., presso lataverna dei Free Masson, venne costituitala «English Foot-ball Association».Nel 1871 si svolse la prima coppa d’Inghilterrae nel 1872 il primo incontrointernazionale tra Inghilterra e Scoziae la nascita <strong>di</strong> un club ufficiale fuoridai confini inglesi il «Le Havre AthlèticClub» in Francia.Proprio in quegli anni, e precisamentenel 1873, il nuovo gioco chestava appassionando l’intera Europafece la sua comparsa, per la primavolta, a Fiume e vide protagonisti imarinai inglesi contro una rappresentativalocale. Grande fu il successo cheriportò quel nuovo gioco tanto cheimme<strong>di</strong>atamente si <strong>di</strong>ffuse per la cittàed i suoi <strong>di</strong>ntorni.1904, fondazionedella Società sportiva OlimpiaIn quell’anno, grazie all’iniziativadei fratelli Mittrovich, Carlo Colussi,Antonio Marchich, Aristodemo Susmele Agelasio Satti, venne fondato il ClubOlimpia che oltre al calcio, aveva alsuo interno una sezione <strong>di</strong> ciclismo,nuoto, atletica e pugilato. Seguirono,negli anni successivi, la nascita <strong>di</strong> altrepolisportive come il Club atleticofiumano (1905) e l’Arx.Nel 1911 a Fiume, si potevano giàcontare <strong>numero</strong>se polisportive e moltissimiatleti che praticavano ogni tipo<strong>di</strong> sport. Ricor<strong>di</strong>amone alcune: Arx,Concor<strong>di</strong>a, Edera, Juventus-Enea,Libertas, Tarsia, Veloce, Iride, Aurora,Abbazia, Cantrida, Borgomaria,Leonida, Torpedo, Cantieri Navali, Torretta,etc.1917, nasce il Doria(poi Gloria il 30 aprile)In quel giorno, presso il Caffè Marittimo,in Piazza Dante, i signori Delfino,Ostello e Vescia fondarono laPolisportiva Doria che sarà il cuoredella futura Fiumana. La squadra giàalla nascita contava <strong>numero</strong>si campioninella sua rosa: Milautz, RomeoMilinovich, Negrich I, Dobrievich,Volk, Spadavecchia, Negrich II,Varglien,Giacchetti I e II, Gregar,Ossoinack, Paulinich, Diossy, Crulcich,Schmidt, Sega, Pillepich, Reich eTarlao.Anni 1920-’21Con la fine della Grande Guerra,le autorità fiumane avevano organizzatoun proprio campionato citta<strong>di</strong>noa cui avevano preso parte le maggiorisquadre: l’Olimpia, il Gloria, il Pola,Cartolina dell’UnioneSportiva Fiumana, 1930 ca.,Giacomi e<strong>di</strong>tore,Milano, i<strong>Il</strong>lustrazione <strong>di</strong> Magià [?]l’Edera e il Tersere. La vittoria finaleandrà all’Olimpia che con un clamoroso7 a 0 sull’Edera, vincerà il torneocitta<strong>di</strong>no. Ricor<strong>di</strong>amo la formazionecampione dell’Olimpia: Mihalich I,Goacci, Kusmann, Paulinich III, Diosy,Simcich, Ossoinak, Kregar, Pauletig,Pillepich, Gugnali.I tornei nella Fiume dannunziana.<strong>Il</strong> primo scudetto tricolore sulla magliadei calciatori<strong>Il</strong> centravanti fiumano Rodolfo Volk in una foto degli anni Trenta.Con la maglia della Roma segnò 103 golCon l’occupazione <strong>di</strong> Fiume,D’Annunzio amava assistere <strong>di</strong> frequenteai principali avvenimenti sportivicitta<strong>di</strong>ni: gare <strong>di</strong> nuoto, riunioni <strong>di</strong>pugilato al sempre zeppo TeatroFenice, e spesso si faceva vedere sullajole dei canottieri della societàQuarnaro. Continuava, quin<strong>di</strong>, anchel’antico campionato citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> calciocon le tra<strong>di</strong>zionali squadre già natesotto l’impero austro- ungarico. I militarigiocavano un loro campionato aparte e per cementare ancor più i rapporti<strong>di</strong> fratellanza con la popolazione,le autorità decisero <strong>di</strong> organizzareuna sfida tra una selezione delle squadrecitta<strong>di</strong>ne ed una rappresentativa delComando militare. Secondo i primiaccor<strong>di</strong> le due formazioni avrebberodovuto indossare le casacche rispettivamentedel Gloria e dell’Esperia, maqualcuno suggerì <strong>di</strong> far giocare la squadramilitare (che simboleggiava l’Italia)con la maglia azzurra. Fu decisopure che i militari ponessero all’altezzadel cuore uno scudetto verde, biancoe rosso, senza lo stemma sabaudoal centro.La “storica” partita si giocò domenica7 febbraio 1920 sul campo sportivo<strong>di</strong> Cantrida. <strong>Il</strong> terreno in settimanaera stato rimesso in sesto da una compagine<strong>di</strong> soldati zappatori ed eranostate erette delle nuove tribune. Suglispalti accorse una folla enorme <strong>di</strong> appassionati.«Alle ore 15 giungeva il generaleSante Ceccherini con il suo seguito –ricorda Aristodemo Susmel –, mezz’oradopo il Comandante Gabrieled’Annunzio con il suo Stato Maggioreprese posto nella tribuna centrale. Lasquadra militare si presentò in campocon la maglia azzurra e i calzoncinibianchi, mentre la selezione citta<strong>di</strong>navestiva le <strong>di</strong>vise nero-ver<strong>di</strong> stellatedell’Esperia. <strong>Il</strong> capitano dei fiumani,Goacci, donò al capitano dei militariuno splen<strong>di</strong>do mazzo <strong>di</strong> fiori con inastri dei colori fiumani e nazionali.«Sorpreso e commosso il capitanoavversario, tenente Terrile, abbracciòe baciò il capitano fiumano». L’incontrofu avvincente. Gli “azzurri”, nellecui file giocavano bersaglieri, ar<strong>di</strong>ti,aviatori e reparti d’assalto, tutti fisicamenteben prestanti, ben poco poteronocontro i più tecnici fiumani, chegrazie alla rete segnata al 30’ da Tomagfecero propria la tenzone. «<strong>Il</strong> Comandanteassistette alla partita quasi sinoalla fine e dopo il primo tempo volleconoscere personalmente i due capitaniper congratularsi con loro. I militarichiesero e ottennero la rivincita,fissata per il 9 maggio».<strong>Il</strong> 6 maggio a Cantrida si concluseil campionato militare, vinto dal II Battaglione.Gli avvenimenti, però, precipitaronoe quello stesso pomeriggioci fu un sanguinoso conflitto a fuocotra ar<strong>di</strong>ti e regi carabinieri, che stavanoabbandonando la città e forzaronoil blocco <strong>di</strong> Cantrida. Comunque, ladomenica 9 maggio Gabriele d’Annunzioassistette alla partita <strong>di</strong> calciotra i suoi legionari e la rappresentativafiumana. Prima della contesa ci fu lacerimonia <strong>di</strong> premiazione, con le 10squadre militari che avevano partecipatoal loro campionato schierate sulcampo. In tribuna era presente ancheil generale Ceccherini. Alle 18 iniziòl’attesa partita che ancora una voltavide prevalere la selezione citta<strong>di</strong>nacon il risultato <strong>di</strong> 2-1, dopo che i militariall’inizio avevano sprecato un calcio<strong>di</strong> rigore, perdendo cioè l’occasione<strong>di</strong> portarsi in vantaggio.2 settembre 1926, nasce l’US Fiumana:L’Olimpia ed il Gloria, a seguitodell’annessione allItalia, deciseroche per poter competere al meglionella nuova realtà, fosse necessarioavere solo una grande società sportiva<strong>di</strong> calcio citta<strong>di</strong>na più competitiva economicamentee sportivamente. Allaprima riunione <strong>di</strong> presidenza congiunta,a cui parteciparono GiovanniStiglich, Ramiro Antonini, FedericoBattiala, Antonio Capu<strong>di</strong>, ClementeMarassi, Olivio Musiol, Luigi Pauletich,Alberto Ronchevich, Mario Rora,Anselmo Sandrini, Armando Serdoz,Carlo Simichen, Oscar Sperber,Romeo Sperber, Aristodemo Susmelfurono prese importanti decisioni. Lanuova società prese il nome <strong>di</strong> US Fiumana,come presidente fu scelto PietroPaquali e come sta<strong>di</strong>o fu sceltoquello <strong>di</strong> Cantrida-Borgomarina. Lemaglie del Club dovevano esserearancione con la stella bianca e lanuova squadra venne iscritta al campionatointerregionale <strong>di</strong> Prima Divisione.La prima partita vide la Fiumanasuperare il Bologna per 3-2. Sceseroin campo i seguenti giocatori:Marietti, Romeo Milinovich, Pilepich,Narciso Milinovich, Ossoinak,Varglien I, Negrich, Serdoz, Tarlao,Mihalich, Spadavecchia. Intanto in Italianascevano la Salernitana Calcio el’AC Fiorentina e il Napoli, l’anno successivol’AS Roma ed il Lecce.Giorgio <strong>di</strong> GiuseppeFiume, il campo sportivo del “Gloria” in una cartolina d’epocaTutti i «moretti» fiumani in un volumecurato da Erna Toncinich per la EDITEd ora il famoso e antico «moretto» fiumano, un monile caroalla tipica tra<strong>di</strong>zione della città quarnerina, ha la sua monografiagrazie alla storica dell’arte Erna Toncinich, presentato nel mese <strong>di</strong>giugno alla Comunità degli Italiani <strong>di</strong> Fiume. <strong>Il</strong> volume, dal titolo<strong>Il</strong> moretto fiumano, ripercorre la storia e l’evoluzione del gioiello,ed è corredato da un apparato fotografico molto accurato.«Sul moretto, nel corso degli anni – ha detto alla “Voce delPopolo” l’autrice –, sono stati scritti tanti articoli e testi <strong>di</strong> variogenere che in realtà non erano che delle ripetizioni prive <strong>di</strong>base scientifica, se si eccettua lo stu<strong>di</strong>o della prof. Matejcic.Questo libro da me fortemente voluto e sognato scaturisce dalventennale contatto <strong>di</strong>retto con Rodolfo Giral<strong>di</strong>, l’ultimo, forse,della schiera dei bravi morettisti fiumani e depositario <strong>di</strong> unasecolare tra<strong>di</strong>zione tramandata <strong>di</strong> padre in figlio, da maestro a<strong>di</strong>scepolo e gelosamente custo<strong>di</strong>ta. Figlio <strong>di</strong> orafi, apprese lalavorazione dei moretti nel negozio del padre (morto nel 1929)in Piazza delle Erbe, insieme ad altri lavoranti. Quando la famosaoreficeria Gigante, sita (come tutti i morettisti) in Piazza delDuomo, cessò la sua attività, i Giral<strong>di</strong> comprarono tutta l’attrezzaturaper la lavorazione dei moretti, compreso il preziosissimo catalogo <strong>di</strong>gioielli realizzati con moretti, <strong>di</strong>segnato a mano da Agostino Gigante erisalente al 1880. Ebbene, prima <strong>di</strong> andare ai raduni dei fiumani in variecittà italiane, Rodolfo Giral<strong>di</strong> veniva a Fiume portando con sé, meravigliadelle meraviglie, un involucro carico <strong>di</strong> gioielli da lui realizzati su commissionedei fiumani. Soprattutto spille e orecchini. E portava sempre con sé ilcatalogo del Gigante. Passeggiandoinsieme per le calli dellaCittavecchia Giral<strong>di</strong> mi parlava, mispiegava tante cose su questo anticogioiello fiumano, informazioniche io annotavo e salvavo; percui incominciai a vagheggiarel’idea <strong>di</strong> un libro. Figuriamoci cheil Giral<strong>di</strong> per decorare i suoimoretti usa ancora la sua vecchiariserva <strong>di</strong> corallo <strong>di</strong> Torre del Greco,acquistata forse da AgostinoGigante».Dal saggio della prof.Toncinich si evince che il morettoa Fiume era presente già nel 1768(e presumibilmente da prima).L’autrice si chiede quali siano statele origini del moretto, se riconducibilialla battaglia <strong>di</strong> Grobnicodel 1601 contro i turchi, o a Venezia,dove come noto la figuradel moro era ben rappresentatanella pittura dei gran<strong>di</strong> maestri.red.Notizie liete...Fiori d’arancio in redazionele nozze <strong>di</strong> Serena Parisi e Leonardo FiorellaFervevano i preparativi nella sede <strong>di</strong> “DifesaAdriatica” per le nozze della collega Serenacon Leonardo. E finalmente i due promessi hannocoronato il 23 giugno scorso il loro sognonella splen<strong>di</strong>da e antica Basilica romana <strong>di</strong> S.Giovanni a Porta Latina, immersa nel verde ecircondata dalle solenni vestigia <strong>di</strong> Roma antica,alla presenza dei commossi genitori deglisposi, <strong>di</strong> parenti, amici e colleghi che hanno con<strong>di</strong>viso la loro gioia.Dopo il rito religioso, i novelli coniugi e gli invitati si sono ritrovati per gliopportuni festeggiamenti, protrattisi sino a tarda ora. A Serena e Leonardo gliauguri più fervi<strong>di</strong> da parte della redazione e dell’amministrazione del giornale.
<strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>Ecci<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Malga Bala,proposta la medaglia d’oroalla memoria dei 12 Carabinieritrucidati dai partigiani <strong>di</strong> TitoUna medaglia d’oro al merito civile alla memoria per i 12Carabinieri trucidati nel 1944 a Malga Bala (oggi in Slovenia) daipartigiani <strong>di</strong> Tito: l’ha proposta il Comando generale dell’Armaalla Difesa che l’ha già inoltrata, per competenza, al Ministerodell’Interno. È quanto si legge nella risposta ad una interrogazionedel senatore Filippo Berselli (PDL), che al ministro La Russa, chiedevase non intendesse proporre al Capo dello Stato la concessionedella medaglia d’oro ai 12 carabinieri «barbaramente trucidatisolo perché italiani». L’ecci<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Malga Bala fu un atto <strong>di</strong> unaferocia inau<strong>di</strong>ta. Nella notte tra il 24 e il 25 marzo 1944 quelli cheBerselli definisce «gli pseudo partigiani slavi» presero in ostaggioi carabinieri che erano <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>o alla centrale idroelettrica <strong>di</strong>Bretto, in territorio <strong>di</strong> Gorizia. I 12 militari dell’Arma furono quin<strong>di</strong>rinchiusi in un fienile dove gli venne dato un pasto a base <strong>di</strong>soda caustica e sale nero.Nonostante gli atroci dolori furono costretti a marciare fino aMalga Bala dove furono incaprettati e torturati: ad uno venne venneaperto il petto, dove gli fu conficcata la foto dei figli. Nellarisposta del Governo a Berselli (che aveva presentato analoga interrogazioneanche nella passata legislatura) si segnala, tra l’altro,che il 5 giugno scorso è giunta alla Difesa, dal Comando generaledell’Arma, la proposta <strong>di</strong> concessione della medaglia. L’istanza estata quin<strong>di</strong> inoltrata al Viminale, per competenza; dal canto suola Difesa ha garantito l’impegno «a fornire ogni eventuale utile enecessario supporto per un favorevole e rapido accoglimento dell’istanza».(fonte ANSA)Con gli Alpinisui sentieri della storia, luoghie testimonianze in un volumeL’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> Alpini, incollaborazione con l’e<strong>di</strong>tore Mursia, hapresentato il 30 giugno scorso a Milano,nella sede della Libreria Mursia, il progettoe il libro Con gli Alpini sui sentieridella storia, I luoghi della Grande Guerra(pagg. 300 con illustrazioni, Euro20,00).Hanno preso parte all’incontro CarloGiovanar<strong>di</strong>, sottosegretario alla Presidenzadel Consiglio, Corrado Perona, presidente<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> Alpini eFiorenza Mursia, presidente Ugo Mursia E<strong>di</strong>tore.Si legge nella presentazionesul sito ufficiale dell’ANA, il volumeè una guida storico-turisticasui luoghi della Grande Guerra esi basa sul lavoro <strong>di</strong> restauro e <strong>di</strong>recupero fatto dai Gruppi ANA suiluoghi storici (dalla Linea Cadornaalla Carnia) e per ogni inse<strong>di</strong>a-In alto: la copertina delvolume e<strong>di</strong>to a cura dell’ANAe una cartolina (a sin.)della Prima guerra mon<strong>di</strong>alede<strong>di</strong>cata all’alpinoAnche quest’anno nel Raduno <strong>Nazionale</strong>dei Bersaglieri (si veda la nota <strong>di</strong> cronacasul <strong>numero</strong> <strong>di</strong> luglio <strong>di</strong> “Difesa”) irappresentanti <strong>di</strong> Zara, Fiume e Pola hannosfilato in posizione d’onore. <strong>Il</strong> 25 maggiohanno preceduto gli altri bersaglieriin congedo per le vie <strong>di</strong> Pordenone, cittàimportante nella storia recente della Specialità.Dietro allo striscione Vivi e morti iBersaglieri <strong>di</strong> Zara Fiume e Pola sono qui,erano i labari che rappresentanole scomparse Sezioni delle tre Città e ireparti che più a lungo hanno <strong>di</strong>feso lafrontiera orientale.Al passaggio davanti alla tribuna lospeaker ha citato il passato storico italiano delle terre giuliane edalmate, sottolineando l’importanza <strong>di</strong> questo passato anche perla storia dei bersaglieri e della loro <strong>Associazione</strong>; mettendo in lucein particolare come i primi nuclei <strong>di</strong> “bersaglieri” non in servizio,così come le prime “bersagliere” siano nati a Zara.Prima della Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale Pola era sede del 12°Reggimento, che aveva anche il compito <strong>di</strong> formare gli AllieviUfficiali <strong>di</strong> complemento. A Zara il 9° Reggimento era stato sosti-DIFESA ADRIATICARaduno nazionale Bersaglieri,sempre presenti i giuliani e dalmatiPordenone, 23-25 maggio <strong>2008</strong>,sfila la rappresentanzadei fanti piumati delle province perdute(foto E. Ricciar<strong>di</strong>)De Vergottini, l’ambasciatore delle missioni impossibiliLe agenzie <strong>di</strong> stampa hanno de<strong>di</strong>cato <strong>di</strong>versi lanci alla figuradell’ambasciatore Tomaso de Vergottini, spentosi a Montevideo loscorso maggio. Riproduciamo parte del servizio de<strong>di</strong>catoglidall’AISE, una delle maggiori agenzie de<strong>di</strong>cate agli italiani all’esteroe alla <strong>di</strong>ffusione delle notizie dall’Italia ai connazionali residentinel mondo.«“Sono stato esule e rifugiato anche io. Non posso lasciarlisoli”». Fu questa la risposta che Tomaso de Vergottini, 40 anniancora da compiere ed una carriera <strong>di</strong>plomatica all’orizzonte,<strong>di</strong>ede alla moglie che lo prese per pazzo quando si offrì <strong>di</strong> partireper il Cile, fresco del colpo <strong>di</strong> Stato. Erano gli ultimi giorni del1973. L’11 <strong>di</strong> settembre i golpisti guidati da Augusto Pinochet avevanobombardato la Moneda, Salvador Allende, il presidente cheavviò la via cilena al socialismo» fu trovato morto nel suo ufficio,la Giunta militare cominciò una persecuzione sistematica deglioppositori che fece scuola poi per il cosiddetto Plan Condor. Peruna coincidenza l’Ambasciatore italiano in carica, NorbertoBehman dell’Emo, non si trovava a Santiago nei giorni del golpe el’Italia, non volendo riconoscere il governo <strong>di</strong> Pinochet, decise <strong>di</strong>mandare un incaricato d’affari. De Vergottini si offrì spontaneamente.<strong>Il</strong> senso della missione sta tutto in quella frase detta allamoglie Anna Sofia: l’umanità, il coraggio <strong>di</strong> gettare il cuore oltrel’ostacolo, il senso del dovere, l’equilibrio e l’ambizione». Si aprecosì un lungo articolo, a firma <strong>di</strong> Federica Manzitti, pubblicatooggi sulle pagine <strong>di</strong> “Gente d’Italia”, il quoti<strong>di</strong>ano delle Americhe<strong>di</strong>retto da Mimmo Porpiglia, de<strong>di</strong>cato alla figura dell’AmbasciatoreTomaso de Vergottini, scomparso pochi giorni fa a Montevideo.Giovane <strong>di</strong>plomatico, padre <strong>di</strong> un bambino <strong>di</strong> 5 anni, deVergottini era stato Console ad Innsbruck e Norimberga. Poi consiglierea Tel Aviv. Santiago del Cile rappresentava un trampolino<strong>di</strong> lancio nella carriera, ma anche un rischio molto grande. Nonbastava la ferocia della giunta militare, l’ambigua posizione <strong>di</strong>plomaticaassunta dal nostro governo che comportava la mancanzadelle garanzie che la figura <strong>di</strong> un Ambasciatore normalmente implica,i rifugiati, più <strong>di</strong> cento, accampati nella residenza; c’eraanche l’impetuosa protesta <strong>di</strong> una parte consistente dei 25milaitaliani residenti in Cile, nostalgici del fascismo e sostenitori <strong>di</strong>Pinochet. Ma evidentemente al flemmatico e timido ex Console<strong>di</strong> Norimberga, le sfide non facevano paura. Lui era figlio <strong>di</strong> istriani,nato a Parenzo nel 1933, fuggito con la madre e la nonna dopoche il padre era stato infoibato dai partigiani jugoslavi, aveva vissutoda bambino qualcosa <strong>di</strong> simile a quello che stavano vivendoi cileni anti-golpe. Qualcuno lo credette socialista per la determinazioneche mise nel tentativo <strong>di</strong> salvarli, ma era semplicementeun uomo <strong>di</strong> centro che <strong>di</strong> fronte alla violazione dei <strong>di</strong>ritti umanisentiva l’imperativo morale <strong>di</strong> opporsi. [...] La missione cominciatanel <strong>di</strong>cembre del 1973 doveva essere «per tre mesi», terminònel 1984. [...]La sua missione è un caso unico nella storia della <strong>di</strong>plomaziainternazionale, impossibile probabilmente senza l’imperturbabilitàe la determinazione <strong>di</strong> quell’uomo, spentosi a 75 anni aMontevideo lo scorso 26 maggio. Montevideo fu la destinazionesuccessiva al Cile. [...]mento fornisce al lettore non solo le informazioni storiche suquanto vi è accaduto durante la Grande Guerra, ma ancheutili consigli escursionistici per coloro che intendono visitarli.Inoltre sono in<strong>di</strong>cati i gruppi che hanno eseguito i lavori <strong>di</strong>recupero e la tipologia <strong>di</strong> intervento.<strong>Il</strong> libro Con gli alpini sui sentieri della storia è parte integrantedel progetto omonimo che ha come obiettivo quello <strong>di</strong>conservare la memoria viva della Storia italiana, progetto rivoltosoprattutto alle nuove generazioni.red.tuito nel 1936 dal battaglione “Zara”.I reparti che più a lungo <strong>di</strong>fesero lafrontiera orientale furono: il btg. “Zara”che l’8-9-1943 rimase in armi a <strong>di</strong>fesadell’omonima città, conservando lestellette del Regio Esercito fino a quandoi Tedeschi, al principio del 1944, nonlo <strong>di</strong>sarmarono prendendolo prigioniero;un battaglione e altre due compagniedella RSI che <strong>di</strong>fesero la Valledell’Isonzo fino al maggio del 1945.Questi ultimi reparti erano costituitiin massima parte da giovanissimi volontari,alcuni dei quali sono ancora sfilati<strong>di</strong> corsa.Nel 1871 nacque a Zara la prima Società dei Bersaglieri, precedendo<strong>di</strong> 15 anni il primo sodalizio <strong>di</strong> fanti piumati in congedonato nel Regno d’Italia, a Torino. La seguirono le Società, particolarmenteconsistenti, <strong>di</strong> Spalato e <strong>di</strong> Borgo Erizzo <strong>di</strong> Zara ed anchequelle, minori, <strong>di</strong> Salona <strong>di</strong> Spalato e <strong>di</strong> Neresi della Brazza.La Società <strong>di</strong> Zara nel 1912 aveva anche un gruppo femminile.Elio Ricciar<strong>di</strong>Note dolorose...19Anna Sofia è la combattiva vedova del <strong>di</strong>plomatico. Una donna<strong>di</strong> carattere, che maschera l’umanità <strong>di</strong>etro una ruvidezza affascinante.Non potrebbe essere altrimenti, visto che neppure lei siè mai tirata in<strong>di</strong>etro durante l’avventura cilena. La signora AnnaSofia andava a fare la spesa col camion, «dovevamo sfamare finoa 250 persone al giorno», tanti quanti erano gli esiliati che per percinque mesi vissero nella nostra sede <strong>di</strong>plomatica. Sopportavacon il marito gli attacchi della stampa filo regime, si <strong>di</strong>stricavanell’incerta posizione burocratica che ufficialmente le riconoscevail governo: turista, moglie <strong>di</strong> un addetto commerciale, madre <strong>di</strong>un bambino che non aveva <strong>di</strong>ritto alla scorta eppure andava ascuola tutti i giorni, ospite temporanea <strong>di</strong> un Paese in ostaggio deimilitari, ma in realtà ambasciatrice anch’essa, senza rinunciaremai all’eleganza, ad un sorriso per i collaboratori, ad una zampataper i nemici <strong>di</strong> suo marito. Neppure quando un misterioso incidente<strong>di</strong> macchina ha rischiato <strong>di</strong> ucciderla insieme alla sua famiglia,la signora Anna Sofia ha perso la sua forza <strong>di</strong> volontà.[...] Quel che non poteva <strong>di</strong>re, de Vergottini comunque fece.Permise a 850 perseguitati politici e 400 loro familiari <strong>di</strong> scavalcareil cancello dell’Ambasciata ottenendo per essi prima la salvezzaimme<strong>di</strong>ata dagli squadroni della DINA, l’organizzazionerepressiva del regime, poi quella futura strappando con unequilibristico gioco <strong>di</strong>plomatico i salvacondotti umanitari perrifugiarli nel nostro Paese o in altri solidali come Cuba, la Romania,il Venezuela, la Svezia e la Gran Bretagna.[...] «L’Ambasciata italiana <strong>di</strong>ventò un luogo <strong>di</strong> asilo e <strong>di</strong> libertà:molte volte i militari cercarono <strong>di</strong> entrare per catturare coloroche volevano consegnare alla giustizia, ma de Vergottini non hamai permesso che uno solo <strong>di</strong> loro fosse toccato», ha detto il deputatocileno Antonio Leal, che fu tra i rifugiati della nostra sede<strong>di</strong>plomatica. [...] Solo quando nottetempo gettarono il cadavere<strong>di</strong> una donna dentro i giar<strong>di</strong>ni dell’Ambasciata, de Vergottini fucostretto ad aprire i cancelli ai militari e ad affrontare insieme aisuoi collaboratori una delle crisi più <strong>di</strong>fficili del lungo periododella <strong>di</strong>ttatura. Ma nessuno, anche in quel caso, venne strappatodalle sue mani.In Uruguay in particolare, ha lasciato un ricordo pieno <strong>di</strong> ammirazionee <strong>di</strong> affetto. Qui è stato artefice, oltre che testimone, <strong>di</strong>una vivacissima vita <strong>di</strong>plomatica. [...]MONTEVIDEO\ aise\Nel primo anniversario della scomparsa avvenuta il 1° maggio2007, della lussignanaMaria (Meri) Morin ved. Nicolichnata a Lussinpiccolo il 5 agosto 1910, i figli, Gianni daCorgemont (Svizzera) e Sergio da Albisola Capo(Savona), ricordano la mamma con immutato affetto.In Sua memor offrono un’elargizione a “Difesa Adriatica”.• • •<strong>Il</strong> 10 aprile <strong>2008</strong> si è spenta a BiellaSilvana Detonived. CostanzaNe danno il triste annuncio la sorellaFulvia, le figlie Diana con Guido e Fiorellacon Giuseppe, i nipoti Isabella, Giovanni,Benedetta, Marta, Giovanna, Carlo e Chiara.Fulvia e famiglia ringraziano tutti coloro che sono stati vicininel loro dolore.• • •Lutto nel Comitato ANVGD <strong>di</strong> Bellunoper la scomparsa del gen. Di MaggioÈ morto il 4 luglio il generale Giuseppe Di Maggio, che avevaretto la presidenza del Comitato ANVGD <strong>di</strong> Belluno per ben 25anni fino al 2000. Ne dà notizia l’attuale presidente GiovanniGhiglianovich. Un altro delle nostre storiche guide che “xe andadoavanti” - come scrive Ghiglianovich - senza aver mai voluto rivederela “sua” Zara. Si è così addormentato sognando com’erarimasta nei suoi occhi. Le esequie si sono svolte martedì 8 luglionel Duomo <strong>di</strong> Belluno. I messaggi <strong>di</strong> partecipazione al lutto possonoessere in<strong>di</strong>rizzati alla vedova e ai due figli al seguente in<strong>di</strong>rizzo:Famiglia Di Maggio, Via Feltre 17, 32100 Belluno.• • •<strong>Il</strong> 29 maggio <strong>2008</strong> si è spenta a Venezia, dove risiedeva, lasignoraFernanda Cretich ved. KucichEra nata a Fiume nel 1923. I famigliari La ricordano a quantiL’hanno conosciuta.