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Il numero di Agosto-Settembre 2008 - Associazione Nazionale ...

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<strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>DIFESA ADRIATICA17<strong>Il</strong> Piccolo10 giugno <strong>2008</strong>Lettere: sloveni e Venezia GiuliaNella pagina Cultura e Spettacolidel 17 maggio u.s. Alberto Rochira attribuisceallo scrittore Boris Pahor duesingolari affermazioni che a Trieste nonpossono passare sotto silenzio. Mi riferiscoalla frase «è giusto ricordarsidelle foibe e degli esuli italiani, maanche che 100.000 sloveni sono statiesuli dalle terre della Venezia Giulia».Poiché le organizzazioni slovene,quando presentano le richieste <strong>di</strong> finanziamentoallo Stato italiano (senzaalcun censimento probatorio!) sostengonoche, attualmente, sarebberopresenti nella nostra regione 100.000sloveni, mi domando quanti dovevanoessere gli sloveni nella VeneziaGiulia nel 1918 se fosse vero il dato <strong>di</strong>Pahor <strong>di</strong> altri 100.000 esiliati nel primodopoguerra. Basta controllare icensimenti austriaci, che pur gonfiavanoil <strong>numero</strong> delle presenze slovenea Trieste ed in Istria, facendo apparirecome locali le persone che, invece,erano state temporaneamente trasferitedalla Slovenia per ragioni <strong>di</strong> «equilibrioetnico» ai danni degli italiani.Ambedue i dati, i 100.000 esuli <strong>di</strong>Pahor ed i 100.000 attuali sloveni, sonoprivi <strong>di</strong> ogni fondamento reale. Sull’incen<strong>di</strong>odel Balkan molto abbiamoscritto noi dalmati, perché la storia ciriguarda <strong>di</strong>rettamente. <strong>Il</strong> giorno successivoall’ecci<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Spalato in cui perironoil comandante Gulli ed ilmotorista Rossi, fu ucciso in piazzaUnità il giovane Giovanni Nini cheprotestava contro la snazionalizzazionedella Dalmazia. È noto che41 squadristi del Fascio <strong>di</strong> Trieste (inquel periodo vigeva ancora nel Regnod’Italia il sistema democratico perchéil fascismo non era ancora andato alpotere) si recarono minacciosamenteper protestare sotto il Balkan, trovandoun’intera compagnia del Regio esercitoal comando del sottotenente LuigiCasciana che - in assetto <strong>di</strong> combattimento- sbarrava loro la strada.L’esercito italiano <strong>di</strong>fese il Balkan anchequando, dalle finestre dove eraalloggiata un’organizzazione jugoslavistafu lanciata una bomba che ferìa morte il sottotenente Casciana. Nonè mai stato appurato chi sia stato a provocarel’incen<strong>di</strong>o del Balkan. Al temposi <strong>di</strong>sse che furono gli jugoslavistiche, nell’intento <strong>di</strong> bruciare documenticompromettenti, estesero il fuoco atutto l’e<strong>di</strong>ficio. Non corrisponde a veritàche i pompieri tagliassero gli idrantiper impe<strong>di</strong>re <strong>di</strong> spegnere l’incen<strong>di</strong>o,come è <strong>di</strong>mostrato da <strong>numero</strong>se fotografieche documentano i getti d’acquapuntati sulle finestre dell’HotelBalkan. Risulta, invece, che i pompierinon poterono entrare all’interno dell’e<strong>di</strong>ficioa causa delle continue esplosionidel materiale bellico accatastatonel centro culturale jugoslavo. Va precisatoche gli sloveni del tempo nonavevano alcuna voce in capitolo, tenutoconto che sloveni e croati avevanovalorosamente combattutonell’imperial-regio esercito austroungaricoed erano considerati dai serbi,popolo egemone della nascenteJugoslavia, dei tra<strong>di</strong>tori della causajugoslavista.prof. Chiara MotkavicepresidenteFondazione Rustia-TraineAgenzia DIRE12 giugno <strong>2008</strong>Marrazzo: il Lazio porterài giovani alle Foibe«Organizzerò dei viaggi verso leFoibe perché anche quella è una memoriache va recuperata». È quantoha annunciato il presidente della RegioneLazio, Piero Marrazzo, nel corsodella trasmissione ra<strong>di</strong>ofonica ‘Dilloa Marrazzo’ su Ra<strong>di</strong>o Ra<strong>di</strong>o. «Inoltreè importante che sia recuperata laRASSEGNAmemoria delle vittime del terrorismo,perché quelle pagine <strong>di</strong> storia sono statescritte solo attraverso i racconti deiterroristi - aggiunge Marrazzo - Voglioinfine sottolineare che non dobbiamoperdere il valore dell’accoglienza equin<strong>di</strong> la memoria degli emigrati italiani.Se vorremo governare davverotema dell’immigrazione, dovremo farlocon la capacità <strong>di</strong> avere valori». «Insiemealla trage<strong>di</strong>a della Shoah - concludeMarrazzo - sono quin<strong>di</strong> quattrole memorie che vanno conservate».La Voce del Popolo17 giugno <strong>2008</strong>Slovenia: tribunali,usare l’italianoSu iniziativa della Comunitàautogestita della nazionalità italiana <strong>di</strong>Capo<strong>di</strong>stria si è tenuto ieri, lunedì, unincontro tra il presidente AlbertoScheriani, affiancato dal presidentedella Comunità autogestita costiera,Flavio Forlani, con la presidente dellaCorte d’appello <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, JozaVelkaverh. Per l’occasione la Velkaverhera affiancata dai responsabili del tribunaledel lavoro, Marinella Maras, <strong>di</strong>quello <strong>di</strong>strettuale, Matevz Gros e deltribunale circondariale, Bojana StrukeljPetrovic. Lo scopo dell’incontro è statoquello <strong>di</strong> analizzare l’applicazionedel <strong>di</strong>ritto costituzionale per gli appartenentidella comunità italiana all’usodella lingua italiana nei proce<strong>di</strong>mentipenali. Da parte dei giu<strong>di</strong>ci presenti èstato rilevato che molti loro colleghisarebbero capaci <strong>di</strong> guidare un proce<strong>di</strong>mentobilingue, avendo <strong>di</strong>mestichezzaanche con l’italiano. Sono statievidenziati però anche dei problemitecnici e burocratici, legati soprattuttoall’invio <strong>di</strong> documenti e formularinon bilingui. In merito è stato deciso<strong>di</strong> comune accordo <strong>di</strong> costituire ungruppo <strong>di</strong> lavoro composto da giu<strong>di</strong>cied esponenti della comunità italiana,che dopo le vacanze estive prenderàin esame la questione proponendo leversioni in lingua italiana dei formularida sottoporre al competente ministeroper la loro stampa.<strong>Il</strong> Piccolo21 giugno <strong>2008</strong>Lettere: ritorno a BorovnicaPuntuale come ogni anno è giuntodal Sud Africa, precisamente daJohannesburg, l’amico Edvino Opeka,nostro commilitone, vigile della Guar<strong>di</strong>acivica <strong>di</strong> Trieste negli anni 1944/’45 come noi che siamo rimasti inpochi superstiti ultraottantenni. Opekaera stato fatto prigioniero dei titini nelmaggio 1945 e aveva passato tre mesinel campo <strong>di</strong> concentramento <strong>di</strong>Borovnica, dal quale fortunatamentepoté ritornare, con 34 kg <strong>di</strong> peso, mavivo. Infatti, dei sette militi della Guar<strong>di</strong>a,solo tre ritornarono. Andammocon Opeka a fare una gita proprio là,nel posto dove era stato prigionieroperché lui desiderava rivedere quel tristeluogo. Ora Borovnica è un tranquillopaesotto lungo la linea ferroviariaverso Lubiana, abitato da pacificiagricoltori ed artigiani. Proprio là i detenutiitaliani dovevano rifare un ponteferroviario e inoltre rifornire <strong>di</strong> legnameda bruciare le forze <strong>di</strong> poliziatitine e i paesini. <strong>Il</strong> lavoro era pesantee il cibo poco, spiega il nostro Opekache ci faceva da cicerone, e se qualchevolta nel fondo della brodaglia trovavanouna patata era una festa. Nonsapendo il luogo preciso dov’era <strong>di</strong>slocatoil campo <strong>di</strong> concentramento,chiedemmo a un giovane del paesedove fosse, e lui si offerse <strong>di</strong> accompagnarcie, parlando un po’ in italianoe un po’ in inglese, ci spiegò chedopo il crollo del passato regime«quando quei maledetti rossi se nefurono andati» (testuali parole) gli abitantipoterono vivere finalmente tranquilli.Col suo aiuto, passando tra bellecasette, arrivammo al campo, dovelogicamente sono state <strong>di</strong>strutte le baracche<strong>di</strong> legno e ora c’è un grandeprato con un albero in mezzo, madove nessuno vuole costruire, perchéspesso sotto terra viene scoperta unasepoltura umana. Opeka ricordò queiterribili momenti passati, ma lo sentimmofelice <strong>di</strong> essere stato con noi inquel luogo dopo oltre sessant’anni. [...]Silvio CargnelliCittadellaspezia.com27 giugno <strong>2008</strong>Un guar<strong>di</strong>acoste in ricordodella Scuola GdF <strong>di</strong> PolaUn’unità militare, il guardacosteG.203 della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza, è intitolatoad uno scrittore e giornalista,oltre che ufficiale: Vittorio G. Rossi,fondatore e primo comandante dellascuola nautica <strong>di</strong> Pola delle FiammeGialle. La cerimonia del varo si è svoltastamani nel cantiere Intermarine <strong>di</strong>Sarzana [...]. Erano alla cerimonia ilComandante in seconda della Guar<strong>di</strong>a<strong>di</strong> Finanza, generale AngeloFerraro, ed i comandanti interregionaleBasovizza (Trieste), un lato del monumento eretto sulla Foibadell’Italia nordoccidentale gen. DanieleCaprino e regionale della LiguriaRaffaele Romano. Vittorio G. Rossi,capitano <strong>di</strong> lungo corso ed ufficialedella Marina Militare e della Guar<strong>di</strong>a<strong>di</strong> Finanza, è stato inviato del Corrieredella Sera e <strong>di</strong> Epoca e autore <strong>di</strong> unatrentina <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> narrativa e viaggi sulmare. È morto a Roma nel 1978.La Voce del Popolo2 luglio <strong>2008</strong>La storia <strong>di</strong> Fiumenei giornali dal 1843 al 1918È stata annunciata ieri presso la Bibliotecauniversitaria la presentazionedella bibliografia elettronica intitolata«Articoli su Fiume nei giornali fiumani:1843-1918: un contributo allabibliografia della storia <strong>di</strong> Fiume» [...].Come spiegato dalla <strong>di</strong>rettrice della Biblioteca,Senka Tomljanovic, labibliografia elettronica [...] è frutto dellavoro del bibliotecario ZlatkoKeglevic, che negli anni ’80 del secoloscorso ha avviato un progetto <strong>di</strong> ricerca<strong>di</strong> articoli legati alla storia <strong>di</strong> Fiumee pubblicati in se<strong>di</strong>ci giornalifiumani che uscivano nel periodo dal1843 al 1918.Nel 1843 inizia, infatti, a uscirel’“Eco del litorale ungarico”, il primogiornale fiumano, mentre nel 1918,con la fine della prima guerra mon<strong>di</strong>ale,si conclude uno dei perio<strong>di</strong> piùmovimentati della storia <strong>di</strong> Fiume. «[...]Nel 2006, in seno alla Biblioteca abbiamoavviato un processo <strong>di</strong><strong>di</strong>gitalizzazione dellabibliografia <strong>di</strong>Keglevic, che saràaccessibile anchevia internet – ha proseguitola Tomljanoviæ–. L’idea è <strong>di</strong> rendereaccessibile onlinetutti gli articoliche fanno parte dellabibliografia. Qui sitratta <strong>di</strong> 2.520 articolitratti, come già rilevato,da se<strong>di</strong>ci giornalifiumani chesono soltanto unaparte delle pubblicazioni che uscivanoall’epoca a Fiume. Per ora sono a<strong>di</strong>sposizione via internet, in forma integrale,tutti gli articoli relativi al primoanno <strong>di</strong> pubblicazione dell’“Ecodel litorale ungarico”, ovvero 36 articoli»,ha aggiunto. Gli articoli checompongono la bibliografia sono statitratti dalle seguenti pubblicazioni: “Ecodel litorale ungarico” (1843-1845),“Eco <strong>di</strong> Fiume” (1857-1860), “Gazzetta<strong>di</strong> Fiume” (1860-1862), “Giornale<strong>di</strong> Fiume” (1865, 1870-1871), “Gazzetta<strong>di</strong> Fiume – Fiumaner Zeitung”(1867), “Stu<strong>di</strong>o e lavoro: organo degliinteressi economici della ProvinciaLitoranea della Monarchia austroungarica”(1876-1879), “La Varietà:giornale per tutti” (1882-1896),“L’Artiere” (1886-1887), “La Voce delPopolo: giornale quoti<strong>di</strong>ano” (1889-1919), “Gazzetta <strong>di</strong> Fiume: giornaledel mattino” (1890-1891), “La Difesa:giornale politicocommerciale-letterario”(1898-1901),“<strong>Il</strong> Popolo” (1902-1920), “La GiovineFiume: giornale politico”(1907-1910),“<strong>Il</strong> Corriere: giornaledemocratico in<strong>di</strong>pendente”(1907-1909), “L’acquila:giornale mensile”(1911) e “<strong>Il</strong> giornalepolitico, commer-ciale, marittimo e finanziario” (1912-1920).(hl)Agenzia APCOM2 luglio <strong>2008</strong>‘‘Pinocchio’’ scomodo:Zara contro asilo italianoAnche “Pinocchio” può dare fasti<strong>di</strong>o.Ritar<strong>di</strong> pretestuosi, ostacoli, intoppilegali. In una parola sola riluttanzanel riconoscere un’ere<strong>di</strong>tà culturale,prima che nazionale, che lega ancoraZara – l’o<strong>di</strong>erna Zadar nella Dalmaziacroata – all’Italia. Tutto questo si nasconderebbe<strong>di</strong>etro il rifiuto delle autoritàzaratine a costruire un asilo conlingua d’insegnamento italiana chedovrebbe portare il nome del personaggio<strong>di</strong> Collo<strong>di</strong>. «Persiste ancoraun’oggettiva <strong>di</strong>fficoltà ad accettare chea Zara ci possa essere un asilo italiano.Sarebbe il simbolo del riconoscimentoche la città dalmata è stata erimane in parte italiana, oltre che ovviamentecroata», spiega ad ApcomMaurizio Tremul, presidente dell’Unioneitaliana [...] promotrice in primapersona del progetto. [...] E invece,dopo un percorso ad ostacoli duratooltre tre anni, proprio quando sembravaormai definita l’intera questione, leautorità citta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Zara hanno fattomarcia in<strong>di</strong>etro, pretendendo che l’istitutoadottasse il nome “Pinokio” e cheil proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>dattico fosse bi-lingue,croato-italiano. Del caso è statoinvestito il Ministro degli Esteri FrancoFrattini, a cui il deputato triestino delPD Ettore Rosato ha in<strong>di</strong>rizzato unadettagliata interrogazione, che sollevail problema della tutela delle minoranzequale «criterio fondamentale perstabilire l’idoneità <strong>di</strong> Paesi potenzialican<strong>di</strong>dati a far parte dell’Unione». Inquesto caso la Croazia. [...] La Municipalitàha voluto richiedere un parere<strong>di</strong>rettamente al governo centrale <strong>di</strong>Zagabria. «Parere non richiesto, datoche per legge la responsabilità sull’istituzionedegli asili ricade sulle autoritàlocali», puntualizza il presidente dell’Unioneitaliana. Fatto sta cheZagabria dopo alcuni mesi dà il vialibera al progetto, che quin<strong>di</strong> tornanelle mani della città dalmata. Pochigiorni prima la firma dell’atto costitutivodell’asilo, le autorità <strong>di</strong> Zara hannoaccampato nuovi dubbi e perplessitàsulla possibilità <strong>di</strong> aprire un asiloitaliano, non essendo Zara una cittàbilingue. «Dopo una serie infinita <strong>di</strong>schermaglie legali e aver appurato l’assenza<strong>di</strong> vizi legislativi, la municipalitàci ha mandato un contratto <strong>di</strong>cofondazione completamente <strong>di</strong>versodal precedente, con l’in<strong>di</strong>cazione delnome dell’asilo in croato – Pinokio –la comproprietà dell’e<strong>di</strong>ficio e ilbilinguismo dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>dattici».«Stiamo incontrando <strong>di</strong>fficoltà chespero non siano dettate dalla mancanza<strong>di</strong> volontà <strong>di</strong> fare l’asilo, ma dall’ignoranzadel problema», ha conclusoTremul. «Siamo pronti al compromesso,ma con punti fermi: l’asilo deve mantenereil nome e l’insegnamento in italiano.Spero che alla fine vinca la ragionevolezza.Sarebbe un bel gesto <strong>di</strong>europeismo e del rispetto dei <strong>di</strong>ritti umanida parte della Croazia. Un buon bigliettoda visita per le aspirazioni europee».Digitalizzati sinora dalla Biblioteca universitaria<strong>di</strong> Fiume 2.520 articoli tratti da se<strong>di</strong>ci giornaliusciti nel periodo 1843-1918

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