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Il numero di Agosto-Settembre 2008 - Associazione Nazionale ...

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2 DIFESA ADRIATICA <strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>fatti e commenticontinua dalla prima paginaIn o<strong>di</strong>um FideiÈ chiaro innanzitutto che non tutte le migliaia <strong>di</strong> vittime degli infoibamenti,delle uccisioni <strong>di</strong> massa e delle deportazioni nel gulag iugoslavo sono martiridella fede. Diversissime sono le ragioni che portarono quelle migliaia <strong>di</strong>infelici a una sorte così triste, che al tempo stesso però costituisce pur sempreuna forma <strong>di</strong> “testimonianza” (martyrion).Moltissimi furono coloro che si trovarono in quella tragica situazione perun puro gioco del destino: militari, impiegati, insegnanti <strong>di</strong> altre parti d’Italiache stavano in quelle regioni, a compiere il loro dovere, al momento delcollasso italiano del 1943. Altri invece erano “autoctoni”, cioè italianidell’Istria, <strong>di</strong> Fiume e della Dalmazia che tali si sentivano e da italiani hannoreagito <strong>di</strong> fronte alla pretesa <strong>di</strong> annessione della loro patria alla Iugoslavia <strong>di</strong>Tito. Mostrarono in un modo o nell’altro il loro <strong>di</strong>ssenso. O combattendo<strong>di</strong>speratamente nei reparti della RSI in un ultimo tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa del territorionazionale. O militando nella Resistenza antifascista, sotto le <strong>di</strong>rettivedei locali Comitati italiani <strong>di</strong> liberazione nazionale, opponendosi quin<strong>di</strong> al<strong>di</strong>segno annessionistico del movimento partigiano iugoslavo.Basta leggere gli insani proclami affissi sui muri delle città nei primi giorni<strong>di</strong> maggio del 1945, a Trieste, a Gorizia, a Pola, a Fiume, con i quali siimponeva il “coprifuoco” ai territori “liberati”! Segno evidente dell’ostilitàincontrata. Era sufficiente il sospetto <strong>di</strong> non con<strong>di</strong>videre l’annessione allaIugoslavia, operata <strong>di</strong> fatto in spregio a ogni norma del <strong>di</strong>ritto internazionale,per finire in foiba.Ma a questa <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> identità nazionale da <strong>di</strong>fendere nel momentodell’estrema minaccia e quin<strong>di</strong> con il sacrificio estremo della propria vita,si accompagnava assai spesso – specie nell’immaginario della gente piùsemplice – la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dell’identità religiosa.Gli italiani dell’Istria, <strong>di</strong> Fiume e della Dalmazia avevano testimoniatoper oltre un secolo sotto l’Austria il loro attaccamento alla lingua e allacultura dei padri. Perché avrebbero dovuto rinunciarvi <strong>di</strong> fronte alla minacciaiugoslava? Non vi rinunciarono e pagarono alcuni con la morte, altri conl’esilio o le persecuzioni in loco, la loro fermezza. Furono testimoni <strong>di</strong> italianità.Ma anche alla loro fede religiosa gli istriani ci tenevano. E anche i dalmatie i fiumani. Gli ideali liberali del Risorgimento li avevano messi in <strong>di</strong>fficoltàper la famosa “questione romana”, che l’Austria strumentalizzava per metterei cattolici italiani contro quelli sloveni e croati. Questa <strong>di</strong>fficoltà fu risoltacon i Patti Lateranensi del 1929. Ma la nostra gente non aveva certo aspettatoquei patti per frequentare i luoghi <strong>di</strong> culto e dare vocazioni alla Chiesa.Così come i nostri vescovi e i nostri parroci, quasi tutti autoctoni, non cessaronomai <strong>di</strong> rispettare la lingua e la cultura dei loro fedeli e conterraneisloveni e croati, Patti o non patti, e <strong>di</strong> proteggerli dal tentativo <strong>di</strong> assimilazionedel regime fascista.• • •La persecuzione religiosa fu invece uno dei tratti caratteristici dell’ondata<strong>di</strong> violenza messa in atto dal regime comunista <strong>di</strong> Tito ed ebbe un’influenzadecisiva sulla decisione della gente più umile delle campagne <strong>di</strong> abbandonarele proprie case e le proprie attività affrontando le incognite dell’esodo.Era tutto un mondo, una civiltà che venivano messi a soqquadro.La documentazione custo<strong>di</strong>ta negli archivi del MAE e <strong>di</strong> alcune nostreassociazioni danno notizia <strong>di</strong>retta, attraverso i promemoria <strong>di</strong> insegnanti,me<strong>di</strong>ci, sacerdoti, inviati alle autorità italiane, civili e religiose, e anche alleautorità religiose croate, dell’abolizione <strong>di</strong> ogni festività (Pasqua, Natale, festepatronali, Ognissanti, ecc), del <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> funzioni religiose e <strong>di</strong>somministrazione dei sacramenti, delle accuse ai parroci e ai religiosi <strong>di</strong>svolgere attività “antirivoluzionaria” solo perché continuavano a insegnareai bambini il catechismo. Trentanove furono i sacerdoti, quasi tutti italiani enativi del luogo, a perdere la vita per avere <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>to alle intimazioni delPartito.Particolarmente significativo è l’episo<strong>di</strong>o narrato dalle maestre delle Elementari<strong>di</strong> Buie. Ricorrendo la festa del santo patrono ed essendo stato vietatoa chicchessia <strong>di</strong> partecipare a qualsiasi rito celebrativo, si snodò nellevie citta<strong>di</strong>ne deserte un modesto corteo, formato da un prete con il Crocifissoe da due chierichetti (nònzoli) con la cotta. Passando la piccola processionedavanti alle finestre della scuola i bambini corsero ad affacciarsi ai davanzaliper guardare. Qualcuno magari si sarà anche fatto il segno della croce.Le maestre e gli alunni furono severamente puniti dalle autorità iugoslave <strong>di</strong>occupazione e <strong>di</strong> lì a qualche settimana gran parte delle insegnanti lasciò laZona B per rifugiarsi a Trieste, amministrata allora dagli anglo-americani.Che questo clima <strong>di</strong> intimazioni si sia protratto per anni, dopo la finedella guerra, lo <strong>di</strong>mostra l’uccisione stessa e l’infoibamento <strong>di</strong> Don Bonifacio,avvenuti nel settembre del 1946.Oggi finalmente, dopo un’istruttoria durata decenni per raccogliere elementiprobanti da parte <strong>di</strong> alcuni valorosi sacerdoti istriani e dei parenti <strong>di</strong>Don Bonifacio, il suo martirio viene riconosciuto con un atto ufficiale <strong>di</strong>Benedetto XVI. La Chiesa non teme <strong>di</strong> proclamare i suoi Beati, vittime dellepersecuzioni ideologiche del Novecento, dai campesinos messicani deglianni Trenta ai martiri periti nei lager nazisti ai religiosi e alle religiose torturatie uccisi nella guerra civile spagnola dai miliziani comunisti, alle migliaia <strong>di</strong>cattolici russi, ucraini, polacchi morti nel gulag sovietico per obbe<strong>di</strong>enza alVangelo.Era tempo che anche il coraggio dei nostri sacerdoti, trucidati nelle nostreterre, venisse riconosciuto. E con esso quello dei loro confratelli croati esloveni che rimasero al loro fianco, incuranti <strong>di</strong> quanto fosse rischioso frequentarei fedeli <strong>di</strong> lingua italiana, come se l’essere preti non fosse già unacolpa sufficiente per quel regime, per i suoi comitati del popolo, le suemilizie popolari, le sue polizie segrete.Lucio TothRiunito in au<strong>di</strong>oconferenzal’Esecutivo nazionale ANVGDSi è tenuto il 1° luglio l’Esecutivo nazionale della nostra<strong>Associazione</strong>, per la prima volta con il sistema <strong>di</strong>au<strong>di</strong>oconferenza. A Milano erano presenti Roberto Predolin,Guido Brazzoduro e Francesca Briani; a Trieste partecipavanoRenzo Codarin e Alessandro Cuk; da Roma eranocollegati Lucio Toth, Donatella Schürzel e il verbalizzanteFabio Rocchi. L’incontro è stato de<strong>di</strong>cato all’approfon<strong>di</strong>mentodei 45 progetti presentati dalla Presidenza nazionalee dai Comitati provinciali per l’anno contabile 2007,richiesti solo <strong>di</strong> recente - come da tra<strong>di</strong>zionale ritardo -dall’Amministrazione statale.Quando ai profughi istrianifurono rilevate le impronte <strong>di</strong>gitali<strong>Il</strong> comunicato stampa della Presidenza nazionaleTempi duriper la stampa in CroaziaC’è inquietu<strong>di</strong>ne nella stampa croata, quella almenoancora volenterosamente <strong>di</strong>stante dai con<strong>di</strong>zionamenti edalle intimidazioni provenienti dagli ambienti del malaffare.Trecento giornalisti croati hanno protestato nelle settimanescorse davanti al palazzo del Governo contro l’inattivitàdelle forze <strong>di</strong> polizia, che non riesce ad identificare alcuncolpevole dei sempre più frequenti attentati contro le loropersone. La violenta aggressione al giornalista del “JutarnjiList”, Dusan Miljus, colpito con spranghe <strong>di</strong> ferro nel palazzoin cui abita e ricoverato con fratture, commozionecerebrale e contusioni al volto, è stata solo l’ultima <strong>di</strong> unalunga serie.Miljus è uno dei cronisti meglio informati sul crimineorganizzato e sul perverso intreccio tra mafia e politica.Mesi ad<strong>di</strong>etro sul quoti<strong>di</strong>ano zagabrese “Vecernji List”, ignotiesponenti della malavita hanno pubblicato la sua epigrafe,nella rubrica annunci funebri a pagamento. E il 1° giugnodue sconosciuti, in moto e con i caschi, l’hanno aggre<strong>di</strong>tocon la volontà <strong>di</strong> ucciderlo. E i suoi colleghi sono rimastiin<strong>di</strong>gnati per il fatto che il ministro dell’Interno, BerislavRoncevic, alla domanda su quali provve<strong>di</strong>menti avrebbepreso per tutelare la sua incolumità, ha risposto: «Chi èMiljus?».E così circa trecento giornalisti hanno voluto leggereuna lettera <strong>di</strong> protesta nel corso <strong>di</strong> una manifestazione pubblicadavanti al palazzo del Governo, dove le <strong>di</strong>mostrazioni<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni sono vietate dalla legge. <strong>Il</strong> primo ministro IvoSanader ha subito ricevuto i rappresentanti delle organizzazionidei giornalisti e ha promesso loro che il Governo siimpegnerà concretamente per trovare i responsabili del tentatoomici<strong>di</strong>o.Euro <strong>2008</strong>: Ct croato motiva la squadracon musica ustascia e un santone fa la pre<strong>di</strong>ca ai giocatoriMa l’UEFA sanziona la nazionale <strong>di</strong> ZagabriaSecondo i quoti<strong>di</strong>ani sportivi, la“musica” del cantante filo-ustasciaMarko Perkovic, noto come Thompson,è stata usata dal commissario tecnicodella nazionale croata <strong>di</strong> calcio, SlavanBilic, per motivare i suoi giocatori. «Hovisto che i miei giocatori non erano deltutto contenti. Allora ho messo la canzonee ho detto cantate», ha <strong>di</strong>chiaratoBilic nel dopopartita del debutto deicroati agli europei. Intanto a Vienna,durante la partita con l’Austria, glihooligan croati hanno intonato canzoni<strong>di</strong> Thompson inneggianti al regimeustascia, <strong>di</strong> nota ispirazione nazista.Lo stesso Thompson avrebbe dovutosuonare il 7 giugno in Austria a St.Andra, ma le autorità hanno annullato ilconcerto per motivi <strong>di</strong> sicurezza, mentrea fine maggio, ben 60.000 fan avevanoassistito a Zagabria al concerto delPerkovic, organizzato in occasione dellagiornata dei veterani croati della guerraserbo-croata del 1991-’95. Una dellecanzoni più applau<strong>di</strong>te, fra le <strong>di</strong>verseintonate da Thompson, è stata quella cheinizia con un verso che rende omaggioal regime ustascia, alleato <strong>di</strong> Hitler aZagabria durante la seconda guerramon<strong>di</strong>ale.L’UEFA non ha comunque gra<strong>di</strong>to lasortita dell’allenatore Bilic ed ha comminatouna multa pari a circa 12.500euro alla Federazione calcio croata pergli atteggiamenti razzisti e l’esibizione<strong>di</strong> striscioni xenofobi nel corso dellapartita con la Turchia, nonché per gliscontri che hanno visto protagonista laCarabinieri e anagrafeEsuli: avviata indagineDopo la ferma protesta dell’ANVGD del 5 giugno scorso,nella quale veniva contestato all’Arma dei Carabinieri ilmancato rispetto della Legge 54/89 sull’in<strong>di</strong>cazione dei luoghi<strong>di</strong> nascita degli Esuli, il Comando generale dell’Armaha assicurato <strong>di</strong> aver «attivato le verifiche interne» per controllarequanto da noi evidenziato. La protesta era nata dallaverifica che i Carabinieri, nell’acquisire denunce da partedegli Esuli, sono informaticamente “costretti” a registrarlicome nati nei Paesi della ex Jugoslavia, mentre sono regolarmentenati sul territorio italiano, ancorché successivamenteceduto.Uno degli oltre 100 campi-profughiallestiti per gli esuli giuliano-dalmati,quello <strong>di</strong> Bagnoli-Napoli (campo IRO)Nel dopoguerra, quando più intensoera il flusso dell’esodo italianodall’Istria, da Fiume e dalla Dalmaziae le baracche dei campi profughirigurgitavano <strong>di</strong> famiglie ammucchiate,una circolare del Ministro dell’InternoMario Scelba or<strong>di</strong>nò il rilevamentodelle impronte <strong>di</strong>gitali <strong>di</strong> tutti gli Esuli,che per conservare la citta<strong>di</strong>nanzaitaliana avevano abbandonato la terranatale.Si temevano, da un lato, infiltrazioni<strong>di</strong> agenti segreti <strong>di</strong> Titocammuffati da profughi, e dall’altro laformazione <strong>di</strong> movimenti eversivi, chepotevano strumentalizzare la rabbia ela sofferenza degli istriani.Ci sottoponemmo a quella or<strong>di</strong>nanza<strong>di</strong> Scelba; vecchi, donne, ragazzi,vescovi e monache, per patriottismoe senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina, che costituisconola nostra fierezza <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>niobbe<strong>di</strong>enti alle leggi della Patria.Gli Esuli istriani sono i primi a contrastareogni <strong>di</strong>scriminazione su baseetnica. Ma non si sollevino polemicheinutili su precauzioni che si possonorivelare necessarie.Roma, 7 luglio <strong>2008</strong>On. Lucio Toth<strong>Il</strong> Tribunale penale dell’Aia:la Croazia nasconde documentiLa Croazia «nasconde» documenti relativi al processoai generali Ante Gotovina, Mladen Markac e Ivan Cermak,accusati <strong>di</strong> aver commesso crimini <strong>di</strong> guerra contro civiliserbi nell’estate del 1995 durante l’operazione militare Tempesta.Lo sostiene la procura del Tribunale penale internazionaledell’Aia (TPI).<strong>Il</strong> procuratore capo Serge Brammertz sottolinea cheZagabria ha denunciato la scarsa collaborazione croata,ma anche bosniaca e serba ed ha adombrato la convinzioneche le autorità croate nascondano deliberatamente idocumenti, così come hanno già fatto tempo ad<strong>di</strong>etro nelprocesso al generale croato <strong>di</strong> Bosnia Tihomir Blaskic. <strong>Il</strong>processo ai tre generali occupa le prime pagine dei giornaliin Croazia, una cospicua parte dell’opinione pubblica liconsidera eroi nazionali.Una delle aule giu<strong>di</strong>ziariedel Tribunale internazionale dell’Ajascatenata tifoseria nel quartiere Ottakring<strong>di</strong> Vienna.Per altro verso, un giovane sacerdotecroato con le stimmate, circondatoda un alone <strong>di</strong> mistero e accolto nelleparrocchie come una star e veneratocome un novello Padre Pio, ha sostenutola squadra <strong>di</strong> calcio con le sue pre<strong>di</strong>che.Padre Zlatko Sudac, 37 anni, ufficialmenteassegnato alla <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong>Cherso, ha pre<strong>di</strong>cato la parola del Signorenel ritiro croato, senza grande successotuttavia, vista l’eliminazione dellasquadra ad opera appunto dell’infedeleTurchia. Ex studente <strong>di</strong> psicologia, pittorea tempo perso e sacerdote a tempopieno, Sudac incontra, a quanto si legge,il favore <strong>di</strong> molti fedeli, desiderosidella sua bene<strong>di</strong>zione speciale. La stessache lui ha dato, dopo la Messa, a tuttii giocatori della Croazia, <strong>di</strong> cui è naturalmenteaccanito tifoso. Ma la battagliacon i turchi è stata ugualmente persa.d.a.


<strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>cultura e libriDIFESA ADRIATICA<strong>Il</strong> confine orientaletra chiusure e nuove apertureConvegno a Bologna su ricerca scientifica e comunicazione3Esodo e foibe, fascismo e comunismo,ma anche storia del dopoguerrae prospettive. Queste le tematiche alcentro del <strong>di</strong>battito tenutosi il 5 giugnoa Bologna, città che ha ospitato laseconda parte del convegno permanentesul confine orientale d’Italia, iniziatoa Venezia nel <strong>di</strong>cembre scorsocon lo scopo <strong>di</strong> focalizzare l’attenzionesui principali aspetti d’analisistoriografica sulle vicende del nostroterritorio nell’Ottocento e Novecento.Iniziativa voluta dalla Federazionedegli Esuli con il coinvolgimento delCDM <strong>di</strong> Trieste, l’appuntamento è statoospitato ed organizzato nella cittàemiliana a cura dell’Accademia delleScienze con il prof. Giuseppe deVergottini e la partecipazione, nellamattinata, degli storici MarinaCattaruzza (Università <strong>di</strong> Berna), LucianoMonzali (Università <strong>di</strong> Bari) eFulvio Salimbeni (Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne-Gorizia).Perché un <strong>di</strong>battito su questatematica? Affrontare la vicenda inmodo scientifico, affidata a degli specialisti<strong>di</strong> chiara fama, può contribuiread elevare la <strong>di</strong>scussione sui no<strong>di</strong> dellastoria del confine orientale a più altilivelli e sottrarla alla banalizzazione edalla manipolazione della politica, sianazionale che internazionale.«<strong>Il</strong> confine è un luogo saliente dellastoria europea del Novecento» hasottolineato nel suo in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> salutoil prof. Alberto Debernar<strong>di</strong>, <strong>di</strong>rettoredell’Accademia delle Scienze <strong>di</strong> Bologna.Simbolo <strong>di</strong> due guerre caratterizzatee determinate da profonde <strong>di</strong>visioniideologiche e nazionali.Ma non soltanto, aggiunge il prof. Giuseppede Vergottini, «è un fattore cheha determinato situazioni complesse<strong>di</strong> incompatibilità e conflitti etnici chehanno complicato la vita europea degliultimi secoli e decenni».In particolare quello orientale d’Italiaviene “vissuto” come simbolo, a fasialterne, <strong>di</strong> unificazione nazionale,irredentismo, per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> territorio nellaprima e nella seconda guerra mon<strong>di</strong>ale,in una interazione e a voltecommistione tra dati storiografici e reazioniemotive.<strong>Il</strong> convegno, quin<strong>di</strong> – riba<strong>di</strong>sce deVergottini – «intende sviluppare l’analisistorica ma anche un ragionamentocritico <strong>di</strong> tipo storiografico sia inambito locale ma anche più ampiamentein campo europeo. È un impegnoche ci viene anche dal Giorno delNel pubblico, Bruno Crevato Selvaggi (Consulta filatelica nazionale),Francesca Briani (presidente Comitato ANVGD <strong>di</strong> Verona e membro dell’Esecutivonazionale) e Guido Brazzoduro (sindaco Libero Comune <strong>di</strong> Fiume in esilio)Ricordo, vale a <strong>di</strong>re l’obbligo <strong>di</strong> usciredal locale».A sottolinearlo in un messaggioanche l’on. Lucio Toth perché, scrive,«gli Italiani, lo <strong>di</strong>mostrano indagini statistiche,non stanno <strong>di</strong>menticando solola nostra storia ma anche se stessi».E Marina Cattaruzza, conferma che«non è possibile comprendere la storiaitaliana se non si conosce quelladel confine orientale e viceversa». Èquanto ha cercato <strong>di</strong> fare con il suoultimo libro nel quale riconosce e<strong>di</strong>n<strong>di</strong>ca a chiare lettere i limiti del fortelocalismo della storiografica giulianae l’uso “politico” <strong>di</strong> queste tematiche.Ha voluto riassumere per tanto i puntisalienti del percorso d’indagine a partiredalle premesse alla prima guerramon<strong>di</strong>ale e fino all’entrata dellaSlovenia in Schengen. Riba<strong>di</strong>sce la“debolezza” che ha caratterizzato dasempre la presenza dello Stato italianoal confine orientale ed ha prodottofenomeni come la presa <strong>di</strong> Fiume daparte dei dannunziani e il passaggiodei militari italiani nelle file legionariesenza alcuna pena nei loro confronti.Debolezza che non ha permesso <strong>di</strong>sciogliere no<strong>di</strong> storici come quello delrapporto con le minoranze e, dopo l’8settembre ha reso facile l’espansionismodel comunismo jugoslavo.Completano il quadro della situazionele riflessioni <strong>di</strong> Luciano Monzalisulla «Fenice che risorge dalle ceneri,ovvero gli Italiani <strong>di</strong> Dalmazia».Lo stu<strong>di</strong>oso, autore <strong>di</strong> volumi chehanno fornito una interpretazioneestremamente moderna delle vicendedalmate, anche questa volta nontra<strong>di</strong>sce la sua impostazione. Si concentrasulla storia recente, scomodadal punto <strong>di</strong> vista storico-scientificoperché va ad indagare su realtà ancorainesplorate, <strong>di</strong>fficili da scindere dallaforte carica emotiva che le accompagnano.Due le vicende affrontate: il “destino”degli esuli e la con<strong>di</strong>zione degliitaliani rimasti nelle città dell’Adriaticoorientale. La prima domanda allaquale cerca <strong>di</strong> dare risposta è il perchédell’esodo.È una reazione alle imposizioni delcomunismo e per comprenderlo bisognaconsiderare l’esodo più ampioche dal 1943 al ’50 comprende anchetedeschi del Banato ed anticomunistiserbi, croati e sloveni.Ma non tutti gli Italiani dalmati sene vanno: chi ha partecipato alla resistenza,chi si sente legato più alla PiccolaPatria dalmata che alla Granded’Italia, i misti, donne italiane sposatecon dei croati, gli anziani. Rimangonopiccoli gruppi a vivere nella Jugoslaviacomunista con gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.<strong>Il</strong> regime accetta la loro presenza macon un ruolo subor<strong>di</strong>nato, vale a <strong>di</strong>re<strong>di</strong> uomini ligi al regime e comunisti.Viste le premesse non c’è possibilitàin Dalmazia – <strong>di</strong>ce Monzali – <strong>di</strong> sopravvivenza<strong>di</strong> realtà pubbliche italiane,si chiudono per tanto nel 1953 lescuole. Che cosa <strong>di</strong>ventano gli italianirimasti: italiani sommersi.Gli esuli dalmati si stabiliscono ingran parte nell’Italia centro-settentrionale.Monzali ha affrontato, ed è unagrande novità in questo campo, il ruolodell’associazionismo. Se in un primoperiodo la loro realtà è politicizzata efortemente caratterizzata da scelte <strong>di</strong>stampo nazional-fascista, l’evoluzionee la nascita <strong>di</strong> nuove realtà porta adun graduale mutamento e ad un ritorno,soprattutto con un personaggiocome Rismondo, <strong>di</strong>rettore del giornale“Zara”, ai valori della tra<strong>di</strong>zione edai legami autentici alla terra Dalmazia,anche con il recupero del <strong>di</strong>aletto sulgiornale e durante i raduni.Per gli esuli l’Italia presenta moltepliciproblemi <strong>di</strong> integrazione sia <strong>di</strong>natura culturale che psicologica. I cognomidalmati in “ich”, la loro fisionomiae caratteristiche fisiche sono untrauma per un Paese sostanzialmenteprovinciale. <strong>Il</strong> percorso sarà lungo e<strong>di</strong>fficile. Ma il successo <strong>di</strong> personaggicome Missoni, Luxardo, Bettiza e laloro <strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>atica faranno sìche i Dalmati esprimano con orgogliola propria appartenenza e ritrovino lastrada verso “casa”. L’apertura dei confinijugoslavi negli anni Sessanta, il turismo,i rapporti economici favorirannoun ritorno anche culturale deiDalmati a Zara, a Spalato e poi nellealtre località attraverso la cura dei cimiterie poi con la nascita delle Comunitàdegli Italiani in loco, grazieanche al contributo degli esuli.Due anni <strong>di</strong> censimentoe <strong>di</strong> inventariazione dei “fon<strong>di</strong>”veneziani e italiani conservatipresso l’Archivio <strong>di</strong>Stato <strong>di</strong> Zara: il risultato è uncospicuo volume e<strong>di</strong>to acura <strong>di</strong> Guglielmo Cevolin(Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne) per“Coor<strong>di</strong>namento Adriatico”e in collaborazione con ilGruppo <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Storici e Politici“Historia” (Pordenone),per i tipi dell’e<strong>di</strong>tore Scarabeo(Bologna).«L’archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong>Zara – si legge nella quarta<strong>di</strong> copertina – conserva documentazione<strong>di</strong> primaria importanza per lastoria italiana, sia nei fon<strong>di</strong> storici risalentialla presenza veneziana, ma soprattuttonei fon<strong>di</strong> delle più recenti vicendetra le due guerre mon<strong>di</strong>ali (comprendentigli anni ’20 e ’40 del XX secolo),prima della presente ricerca noncensiti né inventariati». La ricerca e ilvolume rispondono ad un progetto chevede la collaborazione tra i centri <strong>di</strong>stu<strong>di</strong>o dell’Esodo giuliano-dalmato, ilGli stu<strong>di</strong>osi convenuti al seminario <strong>di</strong> Bologna,occasione <strong>di</strong> confronto tra meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricerca storiografica(le fotografie sono tratte da www.arcipelagoadriatico.it)Lissa, particolare <strong>di</strong> Palazzo Doimi de Lupis. Appartenne al ramodalmato della famiglia pugliese <strong>di</strong> antica nobiltà trasferitosi dallaTerra <strong>di</strong> Bari sulla sponda orientale dell’Adriatico intorno al XIIIsec. Un ulteriore ramo della famiglia de Lupis si unì ai Doimi.La storiografia a questo punto –come riba<strong>di</strong>sce il prof. FulvioSalimbeni – espande il proprio interesse,oltre che ai documentiarchivistici, anche a testimonianze piùculturali come la storia del cinema edel rapporto che ha sviluppato con ilterritorio dell’Adriatico Orientale edella letteratura. Due segmenti <strong>di</strong> estremaimportanza che permettono <strong>di</strong>cogliere aspetti del messaggio che <strong>di</strong>queste tematiche hanno potuto coglieregli italiani in questi sessant’anni.<strong>Il</strong> resto è storia recente, comunqueda esplorare, perché fornisce delle rispostesu ciò che vuole essere il futuro.Una comunità – esuli e rimasti –che si è espressa per decenni attraversola politica, può concentrarsi sullacultura, grazie all’evolversi <strong>di</strong> una situazioneglobale. L’Europa potrebbefare il resto.<strong>Il</strong> convegno è proseguito nel pomeriggiocon il <strong>di</strong>battito, al quale hapreso parte anche Maurizio Tremul anome <strong>di</strong> Unione Italiana, oltre ad esponentidegli esuli ed autori <strong>di</strong> volumi ericerche sul tema specifico.Rosanna Turcinovich GiuricinZara, censite le carte italiane dell’Archivio <strong>di</strong> Statoe<strong>di</strong>to il catalogo a cura <strong>di</strong> “Coor<strong>di</strong>namento Adriatico”Ministero degli Esteri e il Ministero peri Beni e per le Attività Culturali, da unaparte, e l’amministrazione attuale dell’Archivio<strong>di</strong> Stato zaratino.La pubblicazione è <strong>di</strong>visa in duesezioni: la prima, giuri<strong>di</strong>ca, che comprendeun saggio sulla normativacroata in materia <strong>di</strong> archivi e la traduzionedella legge croata e dei suoi regolamentiattuativi sugli archivi; la seconda,squisitamente archivistica, contienela pubblicazione integrale dell’inventariodell’Archivio delComune <strong>di</strong> Zara italiana relativoagli atti amministrativi1921-1944.Per chi non sia del mestiere,cioè non sia un ricercatore,il volume potrebbeapparire un mero catalogo <strong>di</strong>carte sui più <strong>di</strong>sparati argomenti.Ma è, evidentemente,lo strumento primario dellaconservazione e dellafruizione della documentazioneprodotta nei secoli passati,della memoria, in unaparola, che dai secoli trascorsiperviene a noi contemporanei. Un archivioche non sia inventariato non èun archivio accessibile, e fintanto chenon vi si metta or<strong>di</strong>ne secondo regoledefinite la sua memoria resta inerte.L’impegno profuso per questa pubblicazioneè doppiamente meritorio,perché censisce fon<strong>di</strong> archivistici maiprima inventariati relativi alla storiadell’italianità zaratina e dalmata.p. c. h.


4 DIFESA ADRIATICA <strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong><strong>Il</strong> <strong>di</strong>pinto attribuito a Luciano Lauranache raffigura una città ideale del XV sec.Date le assolute armonia e regolaritàdel progetto, risulta impossibile – rilevanogli stu<strong>di</strong>osi – aggiungere o sottrarrealcunché al <strong>di</strong>segno senza comprometterlo<strong>Il</strong> confine orientalealla Casa della Memoriae della Storia <strong>di</strong> RomaLA «CITTÀ IDEALE» DI LUCIANO LAURANASIMBOLO DEL XXIII CONGRESSOMONDIALE DI ARCHITETTURALe chiamano le «Olimpia<strong>di</strong> dell’architettura».Sono le cinque giornate del XXIII World Congressof Architecture che si è svolto a Torino, e per laprima volta in Italia, dal 29 giugno al 3 luglio.«In un’epoca in cui – si legge nella presentazione– ogni trasformazione sociale, ogni mo<strong>di</strong>ficastorica spesso viene accompagnata da cambiamentinel tessuto urbano della città come nelmodo <strong>di</strong> abitare e <strong>di</strong> concepire gli spazi in comune,il Congresso <strong>di</strong>viene imme<strong>di</strong>ata occasione perriflettere sul modo in cui l’architettura può accompagnaree in<strong>di</strong>rizzare i cambiamenti sociali.La manifestazione, promossa dall’Unione inter-Una veduta parziale de Palazzo Ducale<strong>di</strong> Urbino, progettato dal Lauranae considerato il prototipo delle regge nell’etàdell’Umanesimo. Intorno al 1465 Federicoda Montefeltro conobbe l’architetto LucianoLaurana (1420-1449). Al Laurana sonoda attribuire le opere <strong>di</strong> maggior ingegnonel Palazzo: i Torricini, il Cortile d’Onore,la Biblioteca e altre. <strong>Il</strong> Palazzo Ducale puòessere letto come il simbolo per eccellenzadello Stato rinascimentale, non più un castelloconcepito secondo vecchi principi militari<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa-offesa, ma un palazzo apertoalla circolazione degli uomini e delle ideenazionale degli Architetti, raduna in una serie <strong>di</strong>sessioni ed eventi che si snodano in percorsitematici, i maggiori architetti e urbanisti del mondo,pronti a interrogarsi sul futuro <strong>di</strong> quest’arte».Quattro sono le lingue ufficiali del congresso,oltre a quella del Paese ospitante: inglese, spagnolo,francese e russo. Ma come icona dellamanifestazione è stata scelta la «Città Ideale»,attribuita – si legge nella stampa promozionale –a Luciano Laurana e custo<strong>di</strong>ta ad Urbino nellaGalleria <strong>Nazionale</strong> delle Marche, che a tale attribuzionerimane fedele.Tra i tanti temi affrontati nell’incontro, che siè inaugurato nella reggia <strong>di</strong> Venaria Reale e si ètenuto negli e<strong>di</strong>fici del Lingotto, «spicca quellorelativo alla sostenibilità ambientale e allaneutralizzazione, necessaria in uno scenariopostmoderno, delle patologie delle gran<strong>di</strong> areeurbane». Cultura, Democrazia e Speranza sonostati i tre temi portanti dell’intero congresso.Fa piacere che per parlare del futuro dell’architetturaal massimo livello mon<strong>di</strong>ale, affinchélo spazio che ci circonda sia ancora e <strong>di</strong> nuovo amisura d’uomo, sia stato scelto un quadretto <strong>di</strong>pochi centimetri opera del grande architettodalmata del Quattrocento. Segno che queste nostreterre d’Istria, Dalmazia a Quarnaro qualchecosa hanno dato alla civiltà e alla cultura dell’uomo.L.T.Su “Avvenire” la recensionedel romanzo La casa <strong>di</strong> Calle San ZorziLE LETTERE DEL VESCOVOISTRIANO VERGERIOAL SEMINARIO DELL’ISTITUTODI STUDI STORICI POSTALIL’Istituto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> storici postali è attivo aPrato dal 1982 ed è un polo internazionale<strong>di</strong> riferimento per quanti lavorano alla storiapostale (www.issp.po.it). Direttore è il prof.Andrea Giuntini, dell’Università <strong>di</strong> Modena;vice<strong>di</strong>rettoreil prof. Bruno Crevato-Selvaggi,consigliere della Società Dalmata <strong>di</strong>Storia Patria, <strong>di</strong> famiglia istriana. Nel 2003,visto il crescente interesse per l’epistolografia,e considerata anche la presa <strong>di</strong> coscienzada parte degli stu<strong>di</strong>osi della stretta correlazioneesistente fra i tempi della posta e quellidella comunicazione epistolare, l’Istitutoha ripreso l’organizzazione <strong>di</strong> Seminari annualide<strong>di</strong>cati tematicamente all’epistolografiaed alle esperienze <strong>di</strong> analisi dei carteggi,nonché dei relativi problemi <strong>di</strong>archiviazione. <strong>Il</strong> titolo è «Scrittura e Comunicazione».<strong>Il</strong> seminario <strong>di</strong> quest’anno si terrà dal 6all’11 ottobre e sarà de<strong>di</strong>cato al tema «Letteree religione». La mattina <strong>di</strong> martedì 7 ottobre,tra gli altri, interverrà anche la prof.Donatella Schürzel, Consigliere nazionaleANVGD, con una relazione sul tema Le letteredel vescovo istriano Pietro Paolo Vergerio.La prof. Schürzel aveva già partecipato alSeminario del 2006, il cui tema era «Letterenei tempi <strong>di</strong>fficili», con la relazione L’esodonelle lettere dalle terre adriatiche: nostalgiee speranze.Per maggiori informazioni sul seminario,programma e partecipazioni, rivolgersia: Istituto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> storici postali, Via S. L.Mazzei, 37 - CP 514 – 59100 Prato, tel.0574. 60 45 71 - fax 0574. 60 76 09,issp@po-net.prato.itNell’ambito dell’Estate Romana <strong>2008</strong>, dal 1°al 23 luglio <strong>2008</strong> sono in programma presso laCasa della Memoria e della Storia tre rassegnecinematografiche. <strong>Il</strong> terzo appuntamento dellarassegna «Cinema, storia e…migranti ieri e oggi»prevede una serata dal tema «<strong>Il</strong> confine orientale,la storia dei profughi istriani», la cui presentazioneè affidata a Guido Crainz.In questa cornice è stato proiettato il 17 luglioscorso il documentario «Istria. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ritto allamemoria» <strong>di</strong> Anna Maria Mori, regia <strong>di</strong> RiccardoVitale, e del film «La città dolente» <strong>di</strong> MarioBonnard con Luigi Tosi, Barbara Costanova,Gianni Rizzo (1949, durata 80’).<strong>Il</strong> documentario «Istria. <strong>Il</strong> <strong>di</strong>ritto alla memoria»è stato realizzato in occasione del cinquantesimoanniversario del Trattato <strong>di</strong> Parigi, che sancìil passaggio dell’Istria alla Jugoslavia <strong>di</strong> Tito. Partendoda una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Magris(«in Italia non sanno neanche dov’è l’Istria»), ilracconto si svolge su due binari paralleli: la storiae la geografia <strong>di</strong> quella regione. Parlanoprestigiosi storici locali, parenti <strong>di</strong> vittime dellefoibe, esuli. E, per l’occasione, una foiba è stataesplorata con l’aiuto <strong>di</strong> uno speleologo.«La città dolente» racconta invece la vicendadel giovane Berto che, a seguito della cessione<strong>di</strong> Pola alla Jugoslavia, si trova a dover affrontarele <strong>di</strong>fficoltà dei cambiamenti sociali, economicie politici <strong>di</strong> quel particolare e drammaticomomento storico.red.Roma,la Casadella Memoriae della Storianella cui sedeè stato rievocatoil 17 luglioscorso l’esodogiuliano-dalmatoSu “Avvenire” del 18 giugno<strong>2008</strong> è apparsa, a firma<strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Toscani, la recensioneal romanzo <strong>di</strong> LucioToth La casa <strong>di</strong> Calle SanZorzi. La riproduciamo integralmente.Formata nel 1918 dall’unionedella Serbia e delMontenegro con le provincieaustro- ungariche <strong>di</strong> Slovenia,Croazia, Dalmazia e BosniaErzegovina, la Jugoslavia dell’esor<strong>di</strong>onarrativo del magistratoLucio Toth è uno sfondostorico-geografico e unmosaico regionale etnicoamministrativo<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile identità ideale e ideologica.<strong>Il</strong> romanzo si intitola La casa <strong>di</strong> calle SanZorzi (Sovera, pagine 318, euro 19,00).Dalla monarchia in essere nel ’21 alcentralismo serbo del ’28; dall’invasione italotedescadel ’41 ( respinta nel ’45 dai partigiani <strong>di</strong>Tito) sino alla rottura con l’Urss del ’48 e allarecente regolazione dei confini del ’75, il teatrobellico-politico ospita la lunga e complessa vicenda<strong>di</strong> romanzesca realtà <strong>di</strong> parecchie famigliedalmate attraverso le tempeste del ’900.Alla storia grande, infatti, si alterna la storiaminima e oscura <strong>di</strong> gente legata da vincoli <strong>di</strong>parentela e <strong>di</strong> sangue che le guerre <strong>di</strong>sperdono efrantumano.L’abilità <strong>di</strong> Toth, che ha dettagliatamentememorizzato e ancor più finemente annotatocent’anni <strong>di</strong> vicissitu<strong>di</strong>ne, sta proprio nell’averposto in un affresco <strong>di</strong> esperta potenza cromaticafigure e ragioni, in<strong>di</strong>vidui e popolazioni, comportamenti<strong>di</strong> singoli e strategie <strong>di</strong> stati.<strong>Il</strong> tutto accompagnato da nette linee <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ziosocio- politico-<strong>di</strong>plomatico, nonché puntualmentemorale, assieme a un ricco corollario <strong>di</strong>memorie culturali, citazioni classiche e <strong>di</strong> filosoficoretaggio, senso vivo dell’antropologia e deicostumi, così come delle tra<strong>di</strong>zioni religiose edelle coscienze. Finis Austriae e D’Annunzio;fascisti, nazifascisti e partigiani; Zara <strong>di</strong>strutta ecrisi del comunismo iugoslavo anni ’70; Vietname fine <strong>di</strong> Tito: è tale il coinvolgimento <strong>di</strong> singoli e<strong>di</strong> società, e tanti i nomi che ad ogni pagina sbucanodal testo che è d’obbligo lasciare al lettoretrama dei fatti e <strong>di</strong>orama panoramico dei personaggie dei paesaggi.Tutto un minuzioso <strong>di</strong>ario che s’accampa nelgiro <strong>di</strong> uno struggente compasso logistico ma-novrato con agile regiaespositiva tra Mitteleuropea etrentottesimo parallelo, traZara e Liguria, tra Vienna eParigi. Atti <strong>di</strong> solidarietà, <strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>enza,<strong>di</strong> eroismo e atti <strong>di</strong>ostilità inau<strong>di</strong>ta, crudeltàefferata, proclamata e protetta.<strong>Il</strong> dramma delle foibe, adesempio, dove leggi antiche<strong>di</strong> luoghi selvatici, segreti <strong>di</strong> civiltàsolari, regni <strong>di</strong> innocentebellezza alpina, sarebbero <strong>di</strong>ventatiluoghi <strong>di</strong> morte, echi<strong>di</strong> orfici orrori e <strong>di</strong> sepolte barbarie.Tullio, Dario, Arrigo e StefanoVeltz (l’uno accanto all’altro lungo una intrecciatasaga familiare); il capitano Federico LaMoffa (un po’ patriota ma anche un po’ intrigante);Silvio Dejan, il federale, e una marea <strong>di</strong> zii,quasi scie <strong>di</strong> comete generazionali.E fra i tanti altri don Bepo (una vocazione euna volontà fuori del comune), con pope SpirosPROTEZIONE DEI DATI PERSONALI (D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196)La seguente informativa le viene resa ai sensi e per gli effetti del Decreto Legislativo 30giugno 2003 n. 196 in materia <strong>di</strong> protezione dei dati personali e concerne i dati fornitiall’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> Venezia Giulia e Dalmazia, in relazione agli abbonamentialla rivista “Difesa Adriatica”.Categorie <strong>di</strong> dati personalioggetto <strong>di</strong> trattamento, scopi e modalità del trattamento stesso.Le finalità del trattamento dei Dati Personali sono le seguenti:a) permettere la corretta esecuzione delle obbligazioni contrattuali da noi assunte neiconfronti degli abbonati e viceversa, nonché degli adempimenti contabili e fiscaliseguenti,b) permettere l’adempimento agli obblighi previsti da leggi, regolamenti e normativecomunitarie, ovvero a <strong>di</strong>sposizioni impartite da autorità a ciò legittimate della legge eda organi <strong>di</strong> vigilanza e controllo,c) permettere <strong>di</strong> svolgere attività <strong>di</strong> informazione circa nostri ulteriori prodotti e/o servizi,nonché attività promozionali, commerciali e <strong>di</strong> marketing; attività <strong>di</strong> rilevazione delgrado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione degli abbonati.<strong>Il</strong> trattamento avverrà me<strong>di</strong>ante supporti sia telematici c he cartacei, entrambi eventualmenteorganizzati anche come banche dati o archivi, e comporterà, ove necessario, l’uso<strong>di</strong> comunicazioni postali, telefoniche e telematiche.I Dati Personali verranno gestiti dal personale addetto che, nominato responsabile e/oincaricato del trattamento secondo la vigente organizzazione aziendale, è preposto alloro trattamento al fine del raggiungimento degli scopi precedentemente in<strong>di</strong>cati.I Dati personali verranno posti a conoscenza dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> Venezia Giuliae Dalmazia – Via Leopoldo Serra 32, Roma - <strong>di</strong> Caterini E<strong>di</strong>tore Società a.s. – Via AmbrogioTraversari n. 72, Roma - nonché <strong>di</strong> Spe<strong>di</strong>s S.r.l. – Via dell’Omo n. 128 Roma, nominateresponsabili del trattamento, che sono preposte al loro trattamento in outsourcing nelrispetto delle finalità come sopra elencate.Eccetto alle sopraccitate persone, fisiche o giuri<strong>di</strong>che, enti o istituzioni, non è in alcunmodo prevista la comunicazione dei Dati Personali a terzi, ovvero la loro <strong>di</strong>ffusione.Natura obbligatoria dei conferimentidei Dati Personali e conseguenze in caso <strong>di</strong> mancata risposta<strong>Il</strong> conferimento dei Dati Personali ed il relativo trattamento per le finalità in<strong>di</strong>cate sub a) esub b) nel precedente paragrafo sono strettamente funzionali alla ricezione della Rivista“Difesa Adriatica” e pertanto costituiscono con<strong>di</strong>zione necessaria per poter dar seguitoalla spe<strong>di</strong>zione della rivista in<strong>di</strong>cata.<strong>Il</strong> conferimento dei Dati Personali ed il relativo trattamento per le finalità in<strong>di</strong>cate sub c)nel precedente paragrafo sono invece facoltativi.Perzagno in una cartolina a colori (1890-1900)(il pendant ortodosso), esempi <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong>fraternità umana e spirituale.<strong>Il</strong> mondo intorno, purtroppo, conserva ancorastrascichi <strong>di</strong> rancori, sconfitte non superate,controversie e contrapposizioni non risolte. Nellastoria atti <strong>di</strong> solidarietà, <strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>enza, <strong>di</strong> eroismoe atti <strong>di</strong> ostilità e crudeltà inau<strong>di</strong>ti, comenelle trage<strong>di</strong>e delle foibe.Clau<strong>di</strong>o ToscaniConseguentemente, la mancata prestazione del consenso al trattamento comporterà l’impossibilitàper l’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> Venezia Giulia e Dalmazia, <strong>di</strong> svolgere le attivitàivi in<strong>di</strong>cate, e pertanto, <strong>di</strong> fornire i beni e/o servizi ivi in<strong>di</strong>cati.Diritti dell’interessatoL’art 7 del co<strong>di</strong>ce le garantisce i seguenti <strong>di</strong>ritti:1. ottenere la conferma dell’esistenza o meno <strong>di</strong> dati personali a Lei relati vi ed ottenerela comunicazione in forma leggibile;2. ottenere l’in<strong>di</strong>cazione dell’origine dei Dati Personali; delle finalità e delle modalità deltrattamento; della logica applicata in caso <strong>di</strong> trattamento effettuato con l’ausilio <strong>di</strong>strumenti elettronici; degli estremi in<strong>di</strong>cativi del titolare del trattamento e dei responsabilidel trattamento; dei soggetti, o delle categorie dei soggetti ai quali i dati Personalipossono essere comunicati o che possono venirne a conoscenza in qualità <strong>di</strong> responsabilidel trattamento o <strong>di</strong> persone incaricate del trattamento;3. ottenere l’aggiornamento, la rettifica o l’integrazione dei Dati Personali, la cancellazione,la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati tr attati in violazione <strong>di</strong>legge; l’attestazione che le operazioni in<strong>di</strong>cate in precedenza sono state portate aconoscenza, anche per quanto riguarda il loro contenuto, <strong>di</strong> coloro ai quali i DatiPersonali sono stati comunicati o <strong>di</strong>ffusi;4. opporsi, in tutto o in parte, al trattamento <strong>di</strong> dati per motivi legittimi, anche se i datisono pertinenti allo scopo della raccolta; al trattamento <strong>di</strong> dati ai fini <strong>di</strong> invio <strong>di</strong> materialepubblicitario, <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong>retta, per il compimento <strong>di</strong> ricerche <strong>di</strong> mercato o <strong>di</strong>comunicazione commerciale.Titolare del trattamentoe <strong>di</strong>sponibilità della listadei responsabili del trattamento<strong>Il</strong> titolare del trattamento dei Dati Personali è ll’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> Venezia Giulia eDalmazia con sede in Roma, Via Leopoldo Serra, 32, nella persona del Direttore Responsabile,D.ssa Patrizia C. Hansen.Qualsiasi comunicazione o atto ufficiale potrà essere inviato presso la sede dell’<strong>Associazione</strong><strong>Nazionale</strong> Venezia Giulia e Dalmazia, nella persona del Direttore Responsabile,D.ssa Patrizia C. Hansen, nominato responsabile del trattamento anche per consentireagli interessati l’esercizio dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> cui all’articolo 7 del co<strong>di</strong>ce.Una lista completa dei responsabili del trattamento dei Dati Personali è <strong>di</strong>sponibile pressola sede dell<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> Venezia Giulia e Dalmazia, Via Leopoldo Serra, 32Roma.<strong>Il</strong> modello <strong>di</strong> consenso sarà spe<strong>di</strong>to a tutti gli abbonati per posta or<strong>di</strong>naria o come supplementoa “Difesa Adriatica”.


<strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>DIFESA ADRIATICA5In occasione del decreto <strong>di</strong>beatificazione <strong>di</strong> Don FrancescoBonifacio, la Presidenza e la Segreterianazionale dell’ANVGD hanno inviatoil seguente messaggio al vescovo <strong>di</strong>Trieste, Mons. Ravignani.Con sod<strong>di</strong>sfazione e gratitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>conterranei appren<strong>di</strong>amo dalla premurosacomunicazione <strong>di</strong> S.E. in datao<strong>di</strong>erna del riconoscimento del martiriodel venerabile Servo <strong>di</strong> Dio donFrancesco Bonifacio. Lei sa bene quantivescovi, sacerdoti e religiosi patironopersecuzioni in quel triste periodonelle nostre terre alla fine della secondaguerra mon<strong>di</strong>ale.Un periodo <strong>di</strong> violenze e <strong>di</strong> massacriche continuò per anni fino a costringerela nostra gente, anche la piùumile, ad abbandonare la terra nataleper <strong>di</strong>fendere la propria identità istrocontinuadalla prima paginaProclamato Beato l’istrianodon Francesco Bonifacio,trucidato da partigiani <strong>di</strong> Tito nel 1946Atten<strong>di</strong>amo con serena fiducia chevenga concordato e comunicato il luogoe la data della solenne beatificazione<strong>di</strong> don Francesco Bonifacio,presbitero della nostra Chiesa Tergestinae solerte formatore <strong>di</strong> giovaniall’apostolato delle file dell’AzioneCattolica».Con questa nota il Vescovo <strong>di</strong> Trieste,mons. Eugenio Ravignani, ha comunicatoufficialmente il 3 luglio l’elevazioneagli altari del sacerdoteistriano, vittima – insieme con altri sacerdoti– della violenza titina.Era nato a Pirano nel 1912 da unafamiglia umile, secondo <strong>di</strong> sette figli.Formatosi al seminario <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria,venne or<strong>di</strong>nato nel 1936 nella cattedrale<strong>di</strong> S. Giusto a Trieste, ed ebbe ilsuo primo incarico a Cittanova e successivamenteassunse la curazia <strong>di</strong> VillaGardossi, vicino a Buie. Lo ricorda ilfratello minore Giovanni: «Don Francescoprofuse tutte le sue energienell’apostolato. D’estate si alzava allecinque, d’inverno alle sei, e subito sirecava in chiesa. Dopo la Messa andavaa scuola per insegnare il catechismo.Nel pomeriggio si rimetteva incammino per conoscere tutti gli abitantidella zona e per portare loro laparola del Signore».L’occupazione dell’Istria da partedelle bande partigiane <strong>di</strong> Tito segnòl’inizio <strong>di</strong> ripetute ondate <strong>di</strong> violenzee <strong>di</strong> intimidazioni, che colpirono gliitaliani e i religiosi. «Come passano igiorni? Tra delusioni e paure», scrivevadon Bonifacio nel febbraio del1946. Furono tagliate le funi delle campanee la chiesetta fu imbrattata conscritte oltraggiose; fu consigliato <strong>di</strong>andarsene, era in pericolo ma vollesempre restare accanto ai suoifedeli. All’imbrunire dell’11 settembre1946 (aveva 34 anni), tornando versocasa dopo una visita a Grisignana,venne fermato da due uomini dellaGuar<strong>di</strong>a Popolare. Un conta<strong>di</strong>no cheera nei campi si avvicinò ai sicari echiese loro <strong>di</strong> lasciar andare il suo prete,ma fu allontanato brutalmente eminacciato perché non <strong>di</strong>cesse nulla<strong>di</strong> ciò che aveva visto. Poco dopo leguar<strong>di</strong>e sparirono nel bosco.Don Francesco fu spogliato e deriso,ma chiese perdono per i suoi aggressori.Accecati dalla rabbia, questicominciarono a colpirlo con pugni ecalci: il sacerdote si accasciò tenendoil viso tra le mani ma non smise <strong>di</strong> pregare.I suoi carnefici tentarono allora<strong>di</strong> zittirlo scagliando una grossa pietrain volto, ma il curato pregava ancora.Altre pietre lo finirono. Da allora nonsi seppe più nulla <strong>di</strong> lui. <strong>Il</strong> suo corposcomparve, gettato nella foiba <strong>di</strong>Martines, 180 metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà.Così l’Arcivescovo Antonio Santinha voluto ricordare Don Francesco:«Incontrare un fiore in una giornatagelida, mentre le raffiche <strong>di</strong> vento ululanosinistre, penetrano nelle case espazzano le campagne, accende nell’animala certezza che la terra non èun deserto senza speranza. Don FrancescoBonifacio, nella stagione violentadella guerra e del dopoguerra, futale fiore, dai colori tenui, ma splen<strong>di</strong>do.Poi la tempesta lo <strong>di</strong>velse».<strong>Il</strong> messaggio della Presidenzae della Segreteria nazionaledell’ANVGDveneta e la Fede nel Vangelo <strong>di</strong> Cristo.Insieme a tutti gli Esuli e ai loro <strong>di</strong>scendenticon<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong> con laChiesa che è in Trieste e con le Chieseconsorelle in Istria la gioia <strong>di</strong> questomomento.Lucio Toth,Presidente nazionaleFabio Rocchi,Segretario nazionaleNel 2003 il primo convegnopromosso dall’ANVGD e dal CDMLa prima iniziativa in memoria delmartire istriano data 2003 ad opera delComitato provinciale dell’<strong>Associazione</strong>e del CDM (Centro <strong>di</strong> DocumentazioneMultime<strong>di</strong>ale) <strong>di</strong> Trieste, che il29 maggio <strong>di</strong> quell’anno curarono lapresentazione <strong>di</strong> un volume biografico<strong>di</strong> Sergio Galimberti e promosseroun convegno presso il Centro PastoralePaolo VI.Come si legge nella cronaca curatadal CDM <strong>di</strong> quella iniziativa, «DonFrancesco scomparve l’11 settembre1946 e della sua morte certa, illegale,sicuramente violenta non si conoscenessun particolare. Solo testimonianzeparziali, spesso reticenti, talvolta interessateavvolgono la conclusione dellasua vita terrena. La normalità dellasua vita s’interrompe con l’eccezionalitàdella sua morte. [...] <strong>Il</strong> modestocurato <strong>di</strong> campagna, l’amico dei poveri,l’uomo <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> penitenza,il prete schivo e <strong>di</strong>menticato in unosperduto paese dell’Istria viene travoltodall’o<strong>di</strong>o <strong>di</strong> chi vede in lui un ostacolo.[...] E così, con semplicità, questo“piccolo sacerdote, sull’ardua stradadel ministero evangelizzatore, s’innalzafino all’olocausto della vita”(mons. Egi<strong>di</strong>o Malusà). [...] “Possiamocredere a chi sa morire come lui”(mons. Antonio Santin).«Un parroco normale», Don Bonifacio su “Avvenire”L’“Avvenire”, quoti<strong>di</strong>ano cattolicovoce della Conferenza episcopale italiana,ricordava il 24 marzo 2004 DonBonifacio con un articolo a firma <strong>di</strong>Roberto Beretta, che riproduciamo inbuona parte.L’ 11 settembre avrà forse il suo santo.Un martire. Un prete istriano scomparsol’11 settembre 1946, gettato pero<strong>di</strong>o ideologico in qualche foiba: e ilbaratro – a ben guardare – non è poitanto <strong>di</strong>verso da quello delle TwinTowers. Don Francesco Bonifacio eraun parroco normale. Uno <strong>di</strong> quelli natiper farsi prete, si <strong>di</strong>rebbe: docile, pio echierichetto; infatti in seminario lo chiamano«el santin». Anche da sacerdote,cappellano a Villa Gardossi pressoBuie in Istria, don Bonifacio non fanulla per <strong>di</strong>stinguersi se non in carità ezelo; nei tempi tormentati della guerra,che dopo il 1943 vedono susseguirsil’occupazione slava a quella tedesca,si interessa solo dell’apostolato, cercando<strong>di</strong> dribblare come può le continue<strong>di</strong>fficoltà frapposte alla Chiesa dai comunisti<strong>di</strong> Tito. Ad<strong>di</strong>rittura, per noncadere nelle accuse <strong>di</strong> far propagandapolitica, giunge a fare catechismo conle porte della chiesa spalancate, perchéchiunque possa sentire <strong>di</strong> che cosaparla. Non basta, come non sono sufficientii meriti acquistati allorché –durante l’occupazione nazifascista –don Francesco interviene più volte perimpe<strong>di</strong>re rappresaglie sanguinose, seppellirele vittime (a qualunque fazioneappartengano), nascondere i ricercati.Proprio dopo la «liberazione» slava, efino al 1948, la guerra nei territori italianioltre Trieste si trasforma in una verapersecuzione anti-religiosa; [...] «Mipare proprio impossibile <strong>di</strong> venir derubatoda coloro che si <strong>di</strong>cono i nostriliberatori», scrive il prete nel suo <strong>di</strong>ario.E intanto comincia a pensare allapossibilità del martirio: «Bisogna essereprudenti perché quelli possono esserenascosti anche fra i cespugli ai latidella strada – confida a un confratellonell’estate 1946 –. Devo stare moltoattento perché mi stanno spiando». [...]Pur essendo solo una scrupolosa pe<strong>di</strong>nadella fede, infatti, don Bonifacio intuiscecon l’esperienza ciò che l’indomitosuo vescovo – quello <strong>di</strong> Triestemonsignor Antonio Santin, che saràaggre<strong>di</strong>to e ferito a Capo<strong>di</strong>stria nel giugno1946 – denuncia a forti lettere proprioin quell’anno: ormai in Istria eDalmazia «parlare <strong>di</strong> libertà religiosaè offendere la verità» e si vive sottoun’«intensa propaganda antireligiosa»nutrita <strong>di</strong> «calunnie suggerite dall’o<strong>di</strong>ocontro la Chiesa». <strong>Il</strong> modello <strong>di</strong> Tito è,per il momento, ancora la Russia <strong>di</strong>Stalin; ma il <strong>di</strong>ttatore ha la scaltrezzaRed.<strong>di</strong> procurarsi anche l’appoggio degliAlleati contro l’Italia che – dopo tutto– ha perso la guerra. È propriomonsignor Santin a confermare donBonifacio nel proposito <strong>di</strong> non fuggire,<strong>di</strong> rimanere sul posto a ogni costo.Ma l’Ozna, la polizia segreta <strong>di</strong> Tito,ha già deliberato il suo arresto insiemea quello <strong>di</strong> altri parroci. La sera dell’11settembre il prete viene avvicinato perstrada da alcune «guar<strong>di</strong>e popolari»,che lo portano via. [...] «Ancora neglianni Settanta – testimonia SergioGalimberti, che nel 1998 ha curato unabiografia del sacerdote per la chiusura<strong>di</strong>ocesana del processo <strong>di</strong>canonizzazione – è pericoloso occuparsidel caso Bonifacio». Molto piùtar<strong>di</strong> sarà un regista teatrale ad avereinformazioni parzialmente atten<strong>di</strong>bilisulla fine del cappellano, ottenendolea pagamento da una delle guar<strong>di</strong>e popolariche l’avevano arrestato sotto l’accusa<strong>di</strong> «fascismo» e «nazionalismo italiano»:don Francesco sarebbe statocaricato su un’auto, picchiato, spogliato,colpito con un sasso sul volto e finitocon due coltellate alla gola; il cadaveresarebbe poi stato gettato in unafoiba vicina. E così sarà forse propriodon Bonifacio il primo dei molti «santidelle foibe».Roberto BerettaTrieste, maggio 2003,i relatori del convegno su Don Bonifaciopromosso da ANVGD e CDM (foto www.arcipelagoadriatico.it)Le associazioni degli Esuli:«un punto <strong>di</strong> arrivo e un simbolo».«Si chiariranno le zone d’ombradella nostra storia»“Un atto <strong>di</strong> giustizia che ci saldamaggiormente alla nostra Chiesae spalanca una porta sulla verità”– questa la riflessione <strong>di</strong> fondoespressa dalle Associazioni degliEsuli riunite nella Federazione allanotizia sul riconoscimento, daparte del Santo Padre, BenedettoXVI, in data 3 luglio <strong>2008</strong>, delmartirio del venerabile Servo <strong>di</strong>Dio don Francesco Bonifacio, morto in o<strong>di</strong>um fidei l’11 settembre 1946.Nell’esprimere la propria gioia il Presidente della Federazione, RenzoCodarin, nel messaggio inviato al Vescovo, sottolinea che si tratta <strong>di</strong> unanotizia “lungamente attesa dal popolo degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati”ed auspica che questa sia l’occasione per le comunità religiose <strong>di</strong> quest’area<strong>di</strong> “avvicinamento e pacificazione”.Per Lucio Toth, Presidente dell’ANVGD, “Bonifacio era un italiano d’Istriaed un sacerdote <strong>di</strong> Cristo. Oggi la Chiesa lo riconosce come martire dellafede”. È il primo passo <strong>di</strong> un processo che non si può arrestare e cheporterà a chiarire “le zone d’ombra della nostra storia”.Solo qualche settimana il tema sul riconoscimento del sacrificio deisacerdoti era stato affrontato al Raduno dei Fiumani e lo stesso Sindaco,Guido Brazzoduro ne aveva fatto oggetto <strong>di</strong> incontro con le autorità ecclesiastiche<strong>di</strong> Fiume. Per tanto, nel messaggio inviato a Mons. Ravignani,Brazzoduro afferma che “la Beatificazione <strong>di</strong> don Francesco Bonifacioper i Fiumani e per tutti gli Esuli rappresenta un punto <strong>di</strong> arrivo ed unsimbolo per quanto la Chiesa ed i suoi fedeli hanno subìto nel dopoguerrae un punto <strong>di</strong> partenza perché si possa ottenere uguale riconoscimento atutti quelli che hanno dato la loro vita per ideali <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> cultura che lianimavano”.Nell’apprendere la notizia, Lorenzo Rovis, Presidente dell’<strong>Associazione</strong>delle Comunità Istriane ha ricordato che per “tutti questi anni, donFrancesco Bonifacio, ha fatto parte della nostra realtà. A lui è stata intitolatala sala che ci vede spesso riuniti e siamo stati vicini ai suoi parenti chefrequentano la nostra sede. Don Francesco non era solo un sacerdote, maun esempio per tutti, per la sua bontà, la <strong>di</strong>rittura morale, l’esempio <strong>di</strong>grande umanità che sapeva esprimere al prossimo”.Renzo de’ Vidovich nell’apprendela notizia esprime la grandesod<strong>di</strong>sfazione sua e deiDalmati nel Mondo, anche perché“don Bonifacio è un simboloper tutti noi che eleva il nostroimpegno. La beatificazione dà unsenso alla nostra opera”.(fontewww.arcipelagoadriatico.itTrieste, un momento della cerimonia<strong>di</strong> intitolazione a don Bonifacio della parte inizialedel Viale XX <strong>Settembre</strong>, il 10 settembre 2005(foto www.arcipelagoadriatico.it)


6 DIFESA ADRIATICA <strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>Don Bonifacionel racconto <strong>di</strong> Padre RocchiEcco come padre Flaminio Rocchi,aveva trattato <strong>di</strong> don Bonifacio nel suolibro L’Esodo dei 350mila giulianifiumani e dalmati, e<strong>di</strong>to dall’ANVGD.«Don Francesco Bonifacio daPirano, parroco <strong>di</strong> Villa Gardossi, 34anni. La sera dell’11 settembre 1946 èstato ucciso dall’OZNA (polizia segretajugoslava) e la salma è stata gettata inuna foiba <strong>di</strong> Grisignana (testimonianza<strong>di</strong> un fratello). <strong>Il</strong> vescovo <strong>di</strong> Triesteha introdotto la causa <strong>di</strong> beatificazioneed ha posto nel Santuario <strong>di</strong> MonteGrisa una lapide <strong>di</strong> bronzo con la scritta:“Trucidato in o<strong>di</strong>o a Dio e al suosacerdozio santo”.<strong>Il</strong> 16 settembre 1996 Mons.GiulioEinau<strong>di</strong>, nunzio Apostolico <strong>di</strong> Croazia,ha presieduto a Villa Gardossi una solennecerimonia per ricordare il martirio<strong>di</strong> Don Bonifacio. Ha detto: “èuno dei martiri del XX secolo, vittimadel comunismo”. Mons. AntonBogetic, attuale vescovo <strong>di</strong> Pola, haricordato che Don Francesco era andatonel bosco per cercare <strong>di</strong> aiutareun partigiano mortalmente ferito. È statascoperta una lapide <strong>di</strong> bronzo».A proposito delle persecuzioni religiosenelle nostre terre, <strong>di</strong> cui donBonifacio fu uno dei simboli, ecco l’introduzione<strong>di</strong> Padre Rocchi al lungoelenco dei martiri, ognuno con la suastoria ma tutti con la medesima fine.«Secondo la tra<strong>di</strong>zione, sarebbestato lo stesso S. Marco ad inviare inIstria S. Ermagora il quale pre<strong>di</strong>cò aParenzo, a Pola, a Pedena. Sorsero leprime <strong>di</strong>ocesi a Trieste, Capo<strong>di</strong>stria,Cittanova e a Pedena. Basiliche e chiesecostellarono tutta l’Istria, con moltisanti locali come S. Elio, S. Giacinto,S. <strong>Il</strong>ario, S. Eleuterio, S. Giuliano, S.Demetrio, S. Proietto, S. Massiminianoche nel 546 costruì presso Pola la basilica<strong>di</strong> S. Maria Formosa e poi <strong>di</strong>ventòarcivescovo <strong>di</strong> Ravenna.Lo scontro con il comunismo apparesconcertante sul terreno religioso.Dopo l’armistizio i quadri dell’amministrazionecivile e militare si erano<strong>di</strong>ssolti nella <strong>di</strong>sgregazione politica emorale. Sono rimasti sul posto i vescovie i sacerdoti. “In tutto il litoraleadriatico gli italiani erano dei cattoliciprofondamente credenti, molto religiosi.Ciò risaliva agli albori del Cristianesimo,come risulta nelle splen<strong>di</strong>dechiese e cattedrali romaniche,bizantine e <strong>di</strong> origine veneziana, taloratristemente abbandonate dagli slavio ad<strong>di</strong>rittura trasformate in autorimesse”(T. Veiter).L’art. 150 della Costituzione jugoslava<strong>di</strong>ce: “È garantita la libertà ai citta<strong>di</strong>ni<strong>di</strong> esprimere la loro appartenenzaalla loro nazione o nazionalità e <strong>di</strong>coltivare la loro ere<strong>di</strong>tà culturale, comepure la libertà <strong>di</strong> usare la madrelinguae il loro alfabeto. Ogni atto che incitiall’o<strong>di</strong>o e all’intolleranza nazionale,razziale e religiosa è incostituzionale”.Ma in una circolare del 10 luglio 1944il consiglio del partito constata che, intutta la massa conta<strong>di</strong>na è subentratala paura per la salvaguar<strong>di</strong>a della religione.Per questo, aggiunge la successivacircolare del 19 luglio: “bisognaagire con prudenza e fare il possibileper avere l’adesione anche <strong>di</strong> qualcheprete”. “Ai preti è permesso occuparsidei loro riti religiosi, ma non <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondereil fanatismo religioso”. (Tito,«Borba» 15 settembre 1951).L’austriaco prof. T. Veiter scrive cheil <strong>di</strong>ritto religioso era “in netto contrastocon la teoria e la pratica degli annidella guerra e dei primi anni postbellici.La persecuzione religiosa <strong>di</strong> quelperiodo è del resto documentata dallaletteratura jugoslava specializzata. Inprimo luogo si ebbero atti <strong>di</strong> forza controi vescovi e i sacerdoti italiani, taloracon gravi oltraggi”.Ma l’ateismo persecutorio <strong>di</strong> TitoNel clima <strong>di</strong> paura e nelle strade deserte <strong>di</strong> Villa Gardossi...trova davanti a se un clero coraggioso,pronto ad affrontare anche la morte, equattro vescovi nel cui atteggiamentosi rispecchia tutta la sofferenza dellachiesa istriana e la loro <strong>di</strong>fesa in favoredella popolazione».P. Flaminio RocchiULTIM’ORAImpronte ai profughi giuliani,“Famiglia Cristiana” smemorataLe polemiche sulle impronte <strong>di</strong>gitali,sorte sulla stampa in queste settimane,hanno indotto la Presidenzanazionale dell’ANVGD (si veda il comunicatodel 7 luglio scorso pubblicatosu “Difesa” <strong>di</strong> agosto-settembre) a ricordarecome, nei primi anni del dopoguerra,una circolare dell’allora ministrodell’Interno Scelba impose alleautorità <strong>di</strong> polizia <strong>di</strong> rilevarle ai profughigiuliani e dalmati raccolti negli oltre100 campi allestiti in tutta Italia, eciò per due ragioni: il timore che tra <strong>di</strong>loro potessero esservi infiltrati jugoslavi,e la necessità <strong>di</strong> tenere sotto controlloambienti che potevano, secondole autorità <strong>di</strong> governo del tempo,essere lambiti da movimenti eversivi<strong>di</strong> estrema destra.<strong>Il</strong> comunicato ANVGD, ripreso dalleagenzie <strong>di</strong> stampa e dai quoti<strong>di</strong>aninazionali, non è piaciuto a “FamigliaCristiana”, che nel <strong>numero</strong> in e<strong>di</strong>colail 13 luglio pubblicava un e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong>Beppe Del Colle dal titolo Perché altricattolici non l’avrebbero mai fatto, conil quale negava nella maniera più assolutala possibilità – ricordata sia dallaPresidenza nazionale <strong>di</strong> questa <strong>Associazione</strong>che dal SottosegretarioCarlo Giovanar<strong>di</strong> con una nota del 10luglio – che precedenti governi retti dapolitici <strong>di</strong> ispirazione cattolica potesseromai aver deliberato una misuratanto estrema.«Perché in mezzo secolo nessungoverno democristiano, nessun ministrodemocristiano – scrive tra l’altroDel Colle nel suo e<strong>di</strong>toriale –, ha maiproposto una simile scemenza?». Secondol’opinionista, «Governi e singoliministri democristiani non l’hannomai fatto innanzitutto perché, prima<strong>di</strong> essere politici, erano cristiani».«Poi, non lo hanno mai fatto perchéerano intelligenti e consapevoli delPaese in cui vivevano e operavano. DeGasperi prese l’Italia uscita dalla guerrain rovina, insi<strong>di</strong>ata da conflitti interniaperti da minoranze etniche o <strong>di</strong>altra natura, e angustiata da problemiinternazionali come quello <strong>di</strong> Triestecontesa all’Italia dalla Jugoslavia comunista,sostenuta dalle riven<strong>di</strong>cazionidei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> origine slava; oltrechédai rapporti con i Paesi europei neiquali affluivano milioni <strong>di</strong> emigrantiitaliani, che Roma doveva <strong>di</strong>fenderesenza macchiarsi a sua volta <strong>di</strong> unqualsiasi gesto razzista, verso qualunquestraniero». E via <strong>di</strong> seguito.Ma il settimanale incorre in unamadornale “<strong>di</strong>strazione” storica. Lacircolare esistette, contrassegnata dal<strong>numero</strong> 224/17437 del 15 maggio1949. <strong>Il</strong> documento, inviato allora atutte le questure d’Italia, imponeva «laschedatura e il rilevamento delle impronte<strong>di</strong>gitali» ai profughi italianidall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.In calce, la firma <strong>di</strong> Mario Scelba: ministrodell’Interno. Nel corso <strong>di</strong> quell’anno“Difesa Adriatica” de<strong>di</strong>cò <strong>di</strong>versiservizi all’argomento, registrando tral’altro le reazioni del vescovo mons.Radossi, soggetto anch’egli allaschedatura. Dunque, cattivo giornalismo,si sarebbe detto una volta, quandoancora esistevano giornalisti chesapevano essere maestri <strong>di</strong> stile e professionistipreparati. Si scrive senzadocumentarsi, arrangiandosi con qualcheslogan che richiami i gran<strong>di</strong> econ<strong>di</strong>visibili princìpi umanitari o quant’altro,per confermarsi nelle proprieopinioni. Ma la storia è un’altro capitolo,e i lettori meritano sempre rispetto.Colta in fallo, “Famiglia Cristiana”nel <strong>numero</strong> successivo, del 16 luglio,lungi dall’ammettere l’errore, sfugge eriba<strong>di</strong>sce nell’e<strong>di</strong>toriale politico dellostesso autore: «l’onorevole Giovanar<strong>di</strong>ci ricorda che anche un Governo dcprese eccezionalmente quella misuracon i rifugiati dalla Dalmazia, per scongiuraregravi rischi alla sicurezza delloStato: ma vogliamo paragonare quelcaso con quello dei bambini rom? Ein ogni modo, l’eccezione confermala regola». Da una posizione cristianaci attendevamo l’ammissione <strong>di</strong> unpeccato <strong>di</strong> memoria, per così <strong>di</strong>re, maè più facile esigerla dal prossimo cheda se stessi. In più, persiste nella confusione<strong>di</strong> contesti e <strong>di</strong> situazioni, allaquale opportunamente ha risposto ilPresidente nazionale Toth con il comunicatodel 16 luglio, che riproduciamoin questa pagina.p. c. h.Consiglio della Federazione degli Esuli:riconfermata la presidenza a Renzo CodarinTrieste, 18 luglio. Nella sede dell’<strong>Associazione</strong>delle ComunitàIstriane, alla presenza dei delegatidell’ANVGD guidati da RodolfoZiberna, del Libero Comune <strong>di</strong> Fiumecon Guido Brazzoduro, del LiberoComune <strong>di</strong> Zara rappresentatoda Renzo de’ Vidovich e alla presenzadel presidente dell’<strong>Associazione</strong>delle Comunità Istriane LorenzoRovis, si è svolto il Consiglio federaledella Federazione degli Esuliistriani, fiumani e dalmati.Ha aperto la seduta il presidentedell’<strong>Associazione</strong> delle ComunitàIstriane Rovis, il quale ha sottolineato,nel suo intervento, il periodotravagliato e ricco <strong>di</strong> tensioni dalquale è uscita la Federazione. Orail cambiamento generale del climaall’interno delle associazioni che lacompongono è invece palpabile, eciò è stato riscontrato con sod<strong>di</strong>sfazioneda tutti i presenti.Rovis ha anche riaffermato il primatodell’identità culturale all’internodel mondo degli esuli, il qualegiustifica un senso <strong>di</strong> fratellanza e“Famiglia Cristiana”continua a non capireLe impronte <strong>di</strong>gitali agli Esuli<strong>Il</strong> comunicato stampa dell’ANVGDEvidentemente l’ispirazione cristiana non basta per aprire il cuore e lamente alla verità dei fatti e al conseguente giu<strong>di</strong>zio obiettivo su <strong>di</strong> essi.Dopo aver ammesso <strong>di</strong> aver sbagliato negando che anche i governidemocristiani attuarono la misura delle impronte <strong>di</strong>gitali a migliaia <strong>di</strong> profughigiuliano-dalmati nell’anno <strong>di</strong> grazia 1949, l’e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> “FamigliaCristiana” cerca <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>are asserendo che v’è una bella <strong>di</strong>fferenza tra irifugiati del dopoguerra e i bambini rom. Come se i rifugiati <strong>di</strong> allorafossero dei pericolosi criminali che davano da lavorare alla nostra polizia.Dimentica “Famiglia Cristiana”: 1. che i profughi non erano «rifugiati»dall’Europa orientale comunista, ma citta<strong>di</strong>ni italiani espulsi in 350.000da un territorio italiano con una pulizia etnica; 2. che in quella occasioneanche ai bambini furono rilevate le impronte; 3. che malgrado le con<strong>di</strong>zioni<strong>di</strong>sastrose dei campi profughi e la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ogni risorsa, il tasso <strong>di</strong>criminalità tra i profughi giuliano-dalmati rimase pari a zero, cosicchétutta l’Italia poté ammirare la loro laboriosità e il loro rispetto della Legge.Per il resto, non sta agli Esuli e alle loro associazioni giu<strong>di</strong>care i provve<strong>di</strong>mentidel Governo. Debbono solo testimoniare le loro sofferenze e leincomprensioni patite nella loro stessa Patria.Ma “Famiglia Cristiana” sa che gli uomini hanno anche una patriaterrena “naturale”, oltre a quella celeste? Perché non si leggono le motivazionicontenute nel decreto pontificio del 3 luglio <strong>di</strong> beatificazione delparroco istriano don Francesco Bonifacio?Roma, 16 luglio <strong>2008</strong>Lucio Toth<strong>di</strong> collaborazione tra tutte le sue <strong>di</strong>versecomunità.<strong>Il</strong> concetto, secondo Rovis, è statoriaffermato anche ricordando cheil Consiglio ieri si è riunito nella Salaintitolata a Padre Bonifacio, simbolod’eccellenza morale per tutta laDiaspora.Dopo l’applau<strong>di</strong>ta relazione sulleattività svolte durante il suo mandatodal presidente uscente RenzoCodarin, incentrata sull’importanzadel lavoro condotto finora dalla Federazione,e in particolare per quantoconcerne l’istituzione del Giornodel Ricordo, si è proceduto all’approvazionedel bilancio consuntivo2007 e del preventivo <strong>2008</strong>.L’assemblea ha inoltre approvatole mo<strong>di</strong>fiche allo Statuto che sancisconola definitiva entrata dell’<strong>Associazione</strong>delle Comunità Istrianenella Federazione, che in tal modoconfermano l’ampia rappresentativitàdella Federazione stessa nelmondo dell’esilio giuliano dalmata.Per il biennio 2007-2009, convoto unanime è stato confermatoalla presidenza Renzo Codarin,vicepresidenti Lucio Toth dell’ANVGDe Lorenzo Rovis delle ComunitàIstriane.Giorgio Varisco è stato confermatonell’incarico <strong>di</strong> segretario generale.Durante l’assemblea è statoeletto anche il Collegio dei Provibiri.


<strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>DIFESA ADRIATICALa Redazione rispondeRiscatto agevolato dell’alloggio, se l’ente si oppone ricorso possibilesoltanto dopo il pronunciamento della Corte <strong>di</strong> CassazioneA cura dell’Avv.Vipsania AndreicichSono in possesso della qualifica <strong>di</strong> profugoe, proprio in base al possesso <strong>di</strong> tale qualifica,ho ottenuto nel 1972 l’assegnazione <strong>di</strong> un alloggio<strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia residenziale pubblica, secondoquanto stabilito dall’art. 17 della Legge 137/1952. In base alla legge 560/93 e sue mo<strong>di</strong>fiche,ho presentato domanda per il riscatto dell’alloggioa me assegnato, richiedendo i beneficistabiliti dall’art. 1 comma 24 della Legge560/93. L’ente, che ha in gestione l’alloggio,ha respinto la mia richiesta relativaall’ottenimento dei benefici riconosciuti ai profughiper l’acquisto degli alloggi a loro destinati.Desideravo sapere se fosse possibile impugnarequesto <strong>di</strong>niego.Lettera firmataLa questione relativa ai benefici previstidall’art. 1 comma 24 della Legge 560/93 è stataoggetto <strong>di</strong> molteplici provve<strong>di</strong>menti sia legislativiche giurisprudenziali. Per comprendereappieno la questione bisogna partire dalla legge137 del 1952, la quale prevedeva due tipi<strong>di</strong> interventi a favore dei profughi giuliani edalmati:- l’obbligo da parte degli IACP e dell’UNRRAcasa, <strong>di</strong> riservare ai profughi un’aliquota del15% degli alloggi costruiti ed abitabili dal 1°gennaio 1952 (art. 17); ed analogo obbligo eraprevisto a carico dell’INCS in favore dei profughi<strong>di</strong>pendenti statali, il tutto per unquadriennio;- per il medesimo quadriennio, la costruzione,a spese dello Stato, <strong>di</strong> fabbricati a caratterepopolare, la cui gestione era affidata agliIACP, da assegnare in locazione ai profughi all’epocaricoverati presso centri <strong>di</strong> raccolta amministratidal Ministero dell’Interno (art. 18).Successivamente la Legge 24 <strong>di</strong>cembre1993 n. 560 al comma 24 dell’art. 1 ha <strong>di</strong>spostoche gli assegnatari degli alloggi realizzati aisensi della Legge 4 marzo 1952 n. 137 e successivemo<strong>di</strong>ficazioni, ne possono chiedere lacessione in proprietà entro il termine <strong>di</strong> unaanno dalla data <strong>di</strong> entrata in vigore della presentelegge, beneficiando delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>miglior favore, ovvero al prezzo pari al 50%del costo <strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> ogni singolo alloggioalla data <strong>di</strong> ultimazione della costruzionestessa ovvero <strong>di</strong> assegnazione dell’alloggio, seanteriore.Tale norma è stata in seguito oggetto <strong>di</strong> due<strong>di</strong>verse interpretazioni:- l’una, secondo la quale la possibilità <strong>di</strong>acquisto agevolato ivi prevista andava limitataai soli alloggi costruiti appositamente in favoredei profughi e, dunque quelli <strong>di</strong> cui all’art. 18della L. 137 del 1952;- l’altra che riteneva la detta <strong>di</strong>sposizioneapplicabile anche agli alloggi comunqueloro assegnati ex art. 17 della legge stessa.La sentenza n. 1176 del Consiglio <strong>di</strong> Statoha accolto la seconda interpretazione, ponendoa sostegno della propria tesi in primo luogol’art. 45, terzo comma della L. 23 <strong>di</strong>cembre2000 n. 388 la quale unifica gli interventi previstidagli artt. 17 e 18 della Legge 137 del 1952ed espressamente <strong>di</strong>spone che le con<strong>di</strong>zioni<strong>di</strong> miglior favore per la determinazione del prezzo<strong>di</strong> cessione si applicano a tutti gli immobilidestinati ai profughi. In secondo luogo la sentenzafa riferimento all’art. 1, comma 24, dellaL. n. 560 del 1993, in cui non viene fatta alcuna<strong>di</strong>stinzione tra gli alloggi ricadenti nella previsionedell’art. 17 o dell’art. 18.Purtroppo quanto stabilito dal Consiglio <strong>di</strong>Stato non è stato recepito dagli enti che gestisconogli alloggi <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia residenziale pubblica,i quali continuano a respingere le richieste<strong>di</strong> applicazione dei benefici stabiliti per iprofughi nell’acquisto degli alloggi assegnatiai sensi dell’art. 17 della Legge 137/52.È sicuramente possibile impugnare i <strong>di</strong>nieghi<strong>di</strong> tali enti presso le autorità giu<strong>di</strong>ziarie, maattualmente vi è un problema riguardante lagiuris<strong>di</strong>zione: ovvero se l’eventualeimpugnazione dei predetti atti debba essererivolta al Giu<strong>di</strong>ce Or<strong>di</strong>nario o al Giu<strong>di</strong>ce Amministrativo.Tale questione è attualmente alvaglio della Corte <strong>di</strong> Cassazione e solo dopo lapronuncia <strong>di</strong> quest’ultima, un eventuale ricorsopotrà essere validamente presentato al Giu<strong>di</strong>ceche tale Corte riterrà competente a decideresu tali problematiche. Ciò significa chepur volendo impugnare la risposta negativadell’ente, attualmente vi è totale incertezza inmerito al giu<strong>di</strong>ce a cui rivolgersi.Riscatto agevolato delle abitazionicostruite per i profughi, per i ricorsibisogna attendere il pronunciamentodella Corte <strong>di</strong> Cassazione7LA SAPIENZA: NON È UNA NOVITÀAll’Università la Sapienza <strong>di</strong> Roma si ripete la stessa situazioneverificatasi ad Ancona in concomitanza del Giorno del Ricordo2007, quando si era organizzato un seminario nella aula magnadell’Ateneo <strong>di</strong> Economia e Commercio “Ex campo Profughi” contanto <strong>di</strong> presenza della riduzionista Kersevan svoltosi regolarmentementre noi come ANVGD Comitato <strong>di</strong> Ancona si commemoravala Ricorrenza nell’atrio dell’Ateneo con una certa tensione; situazionegestita da noi con tanto sentore. Del resto siamo abituati anon aver risentimenti, ma ci siamo stufati <strong>di</strong> usare i nostri morticome sfondo a turbe politiche. E’ ora <strong>di</strong> gridare che questo è successoed i morti delle foibe nel morire hanno gridato viva l’Italia.R.G. - AnconaFOIBE E UNIVERSITÀ: PRENDERE LE DISTANZEDopo i beni noti fatti a La Sapienza, adesso Forza Nuova insisteper tenere un convegno sul tema in oggetto, presso l’Università<strong>di</strong> Padova. La mobilitazione dei centri sociali è stata imme<strong>di</strong>ata(rammento che i più agguerriti centri sociali sono a Padova e che<strong>di</strong> lì sono usciti tutti gli indagati della Procura <strong>di</strong> Milano nell’inchiestasulle nuove BR). Non sarebbe il caso che l’<strong>Associazione</strong>prendesse le <strong>di</strong>stanze in modo inequivocabile, come le ha presedalle pseudo-storiche del “calibro” della Cernigoj, anche dai giovani<strong>di</strong> Forza Nuova? Questi nulla sanno sulle sofferenze e sulleumiliazioni degli istriani e dalmati. Non gliene frega niente delnegazionismo o del giustificazionismo. Questi stanno strumentalizzandogli esuli e la loro <strong>di</strong>gnità - anche se per certa parte dellapopolazione gli esuli <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità non ce l’hanno - con un unicoscopo: menare le mani. Così, dopo essersi scazzottati per bene, lafigura dei fascisti la facciamo noi. Come da sempre.L. S. - VicenzaNel comunicato del 28 maggio l’ANVGD ha preso le <strong>di</strong>stanzeda chiunque voglia utilizzare le reagioni storiche degli Esuli percon<strong>di</strong>rvi la propria ideologia e indossare il vestito <strong>di</strong> depositaridella verità assoluta. Mai come oggi è il caso <strong>di</strong> affermare chesono gli Esuli ad avere realmente unico titolo ad affermare con<strong>di</strong>gnità le proprie vicende, respingendo qualsiasi colorazione politicae ricordando che solo chi ha vissuto quei tragici fatti puòcontribuire a scrivere quella storia che ancora non si trova nei libri<strong>di</strong> scuola.Roma, la sededel Ministerodell’Economia e delleFinanze. Si attendonosegnali positividal Governo sui «beniabbandonati», unodegli otto punti prioritariin<strong>di</strong>cati dalla Federazionedelle Associazioniall’attuale EsecutivoLettere al giornaleFERMO POSTA<strong>di</strong> Fabio RocchiI quesiti (possibilmente brevi) possono essere inviati alla Redazione(Via Leopoldo Serra 32, 00153 Roma, fax 06.5816852,e-mail info@anvgd.it). Alcuni vengono tratti da più ampie interrogazioniche giungono alla sede nazionale dell’Anvgd.GOVERNO NUOVO,PROBLEMI VECCHILeggo mensilmente il Vostrogiornale con la speranza <strong>di</strong> trovarequalche notizia positiva sull’andamento delle liquidazionedelle pratiche relative ai “Beni abbandonati”. Purtroppo non c’èmai nulla in merito. Speravo che con la venuta del Centro-destraalla guida del Governo ci fosse una accelerazione nelle procedure<strong>di</strong> liquidazione o ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> un ulteriore finanziamento delloStato per procedere alla chiusura veloce <strong>di</strong> tutte le pratiche. Ma,ahimé, vedo che tutto tace e le promesse fatte dai rappresentantidella Destra triestina e nazionale e da chi partecipa al PDL, nei varicomizi, sono solo chiacchere, come tutti gli altri.Guido Zaccai, mailAppena formatosi il Governo, la Federazione degli Esuli hachiesto e ottenuto un incontro ufficiale sui nostri argomenti, primofra tutti i “beni abbandonati”. Siamo in attesa dell’evolversidella situazione, con la consueta <strong>di</strong>ffidenza nei tempi celeri che ipolitici sanno sempre promettere e mai mantenere.CARABINIERE CACCIOLA, LE NOTIZIELeggendo “Difesa Adriatica” <strong>di</strong> aprile mi sono soffermato sulcaso del carabiniere Antonino Cacciola scomparso a fine aprile1945 dalla piccola citta<strong>di</strong>na istriana <strong>di</strong> Dignano. Per conoscenza<strong>di</strong>retta, faccio presente che in quel periodo militari e civili arrestatidai partigiani <strong>di</strong> Tito e rinchiusi nelle carceri <strong>di</strong> Dignano d’Istria (fraquesti mio padre insegnante elementare e il fratello), dopo alcunigiorni <strong>di</strong> detenzione, a gruppi (legati ai polsi con filo <strong>di</strong> ferro) vennerotrasferiti nelle famigerate prigioni titine del Castello deiDignano, nelle cui carceri i partigiani titini rinchiuserocivili innocenti per poi deportarli e sopprimerli,come ricorda il Lettore che ci scriveMontecuccoli a Pisino (anticamera della morte). Dopo un sommarioprocesso sparirono nel nulla, probabilmente infoibati nelleore notturne. <strong>Il</strong> responsabile <strong>di</strong> tale mattanza era il capo del tribunaledel popolo, l’aguzzino titino Ivan Motika. Dopo sessant’anni<strong>di</strong> vergognoso silenzio <strong>di</strong> Stato, imposto da una classe politicaopportunista, è giunto il momento che coloro che si sono macchiati<strong>di</strong> tanta crudeltà e infamia, debbano rendere conto alla storia.Queste povere innocenti vittime giacciono tuttora <strong>di</strong>menticatein quelle voragini rocciose e nessuno si è mai preoccupato <strong>di</strong>dar loro una degna sepoltura.L.A.- RomaLa telematica consente oggi <strong>di</strong> comunicare e interagirein tempo reale con interlocutori <strong>di</strong> tutto il mondoPIÙ CONTATTI CON ALTRE REALTÀCari amici, per noi esuli il Vostro sito internet www.anvgd.it èun sito favoloso: si possono trovare molte cose. Io sinceramente loconsulto spesso ma secondo me forse servirebbe un qualcosa inpiù per mettersi in contatto con altre realtà e con gente sparsa peril mondo, con la possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare. Comunque sicuramenteva bene anche cosi. Un cor<strong>di</strong>ale saluto a tutti.Mario Torre, mailGrazie per le generose parole che ci confortano sullaconduzione <strong>di</strong> questo strumento così importante e delicato. Infondo il nostro sito è abbastanza “giovane”: infatti stiamo stu<strong>di</strong>andoalcune mo<strong>di</strong>fiche da fare nel prossimo autunno per renderlopiù completo. La possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo è consentita nella sezioneblog, dove ognuno può esprimersi come meglio crede, nel rispetto<strong>di</strong> tutti. Per questo motivo gli interventi vengono filtrati, perevitare la pubblicazione <strong>di</strong> testi non idonei ad un sereno confronto.Per quanto riguarda il resto del mondo, il nostro mensile “DifesaAdriatica” ha ogni mese una pagina in inglese e una in spagnolo.Anche il nostro sito è multilingue, in inglese, spagnolo, croatoe sloveno. Col tempo troveremo sicuramente altre soluzioni peragevolare gli accessi.


8 DIFESA ADRIATICA <strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>COMITATODI ALESSANDRIAOltre 200 persone hanno partecipatoai festeggiamenti in onore <strong>di</strong> SanVito a Tortona, ospiti del ComitatoANVGD <strong>di</strong> Alessandria. Ma non eranopresenti solo fiumani, bensì ancheeritrei e greci, uniti nell’esperienza deicampi profughi.La Festa è iniziata per i convenutida Alessandria e Torino con un doverosoomaggio al Santo che ha radunatotutti i presenti per la celebrazionedella S. Messa nel Santuario <strong>di</strong> NostraSignora della Guar<strong>di</strong>a, che ospita anchele spoglie <strong>di</strong> San Luigi Orione (meglioconosciuto come DonOrione); coro e organo hanno contribuitoal clima <strong>di</strong> coinvolgimento deifedeli. <strong>Il</strong> momento conviviale è statoallietato da una cucina adeguata chesi è fatta particolarmente apprezzare.COMITATO DI ANCONALo scorso 14 giugno il ComitatoProvinciale <strong>di</strong> Ancona ha incontratogli esuli e <strong>di</strong>scendenti residenti in provinciaper la ricorrenza <strong>di</strong> S. Vito. LaMessa è stata celebrata nella chiesa <strong>di</strong>S. Francesco alle Scale, all’Altare deiFiumani dove sono stati commemoratitutti i nostri Santi Patroni. È seguitoil pranzo sociale a Marina <strong>di</strong> MonteMarciano, il tutto accompagnato dallenostre canzoni.COMITATO DI BOLOGNALunedì 2 giugno a Bologna, pressola chiesa de<strong>di</strong>cata a Regina Mun<strong>di</strong>,è stato festeggiato il 25° <strong>di</strong> sacerdozio<strong>di</strong> padre Egi<strong>di</strong>o Stefani dell’Or<strong>di</strong>ne deiPadri <strong>di</strong> San Vincenzo de’ Paoli e attualeVicario Episcopale a Grosseto.Padre Egi<strong>di</strong>o è figlio <strong>di</strong> esuli zaratini: ilbabbo Simone e la mamma AnnaBailo lo hanno festeggiato insieme agliamici dell’ANVGD <strong>di</strong> Bologna. <strong>Il</strong> nostroComitato si è associato ad augurareun futuro prospero <strong>di</strong> cristiani frutti alsacerdote.Bologna, Giorno del Ricordo <strong>2008</strong>, la consegnadell’attestato ad Antonio Curkovic – esuleda Borgo Erizzo, Zara – in memoria del padre,ucciso dai partigiani titini.Da sin. il sig. Curkovic, il viceprefetto vicario<strong>di</strong> Bologna Matteo Piantedosi e il presidentedel Comitato ANVGD felsineo Marino SegnanCOMITATO DI BRESCIA<strong>Il</strong> presidente Luciano Rubessa, cherappresenta gli Esuli <strong>di</strong> tutta la Provincia<strong>di</strong> Brescia ed anche la Consultadella Lombar<strong>di</strong>a, ha voluto ed ottenutogià da qualche anno che gli studentipartecipassero ad un concorso con lavorie ricerche sulla storia <strong>di</strong> queste terre<strong>di</strong> confine, appartenute all’Italia fino al1947. Assieme al Presidente Rubessa,noi, Ni<strong>di</strong>a Cernecca e Gigi D’Agostini,con i docenti <strong>di</strong> varie scuole della Provincia<strong>di</strong> Brescia, abbiamo accompagnatoancora una volta, i ragazzi vincitoridel concorso e convissuto per duegiorni con studenti coinvolti nella“sacralità” del tema sul quale avevanofatto già approfon<strong>di</strong>te ricerche.<strong>Il</strong> ritrovarsi, gli studenti, sui gradonimonumentali del Sacrario <strong>di</strong>Re<strong>di</strong>puglia il primo giorno, il percorrerequasi in una sofferta rassegna letombe <strong>di</strong> tanti Italiani caduti per la Patrianel primo conflitto mon<strong>di</strong>ale in etàche poteva essere la loro, fu riflessioneprofonda e sentita, fu conferma cheil loro lavoro era stato non solo legittimoma doveroso, per conoscere e farconoscere il cammino verso la pace.Parenzo fu la città che ci accolse inriva al mare ed i ragazzi, consapevoliche il tempo ci era avaro, sottrasseroal sonno le ore che la loro vitalità pretendeva,per godersi i profumi che sapevano<strong>di</strong> mare pulito e <strong>di</strong> rigogliosepinete.<strong>Il</strong> risveglio, al mattino seguente,con sole ra<strong>di</strong>oso e caldo, accolse inostri giovani nel modo più felice perpartire, dopo una lauta colazione, allaconquista dell’antica Parenzo, quasiincreduli tutti, nella passeggiata sulla“Decumana”, <strong>di</strong> non essersi svegliatiin una Venezia in miniatura e <strong>di</strong> capire,poi, che non la sola storia dellaSerenissima aveva lasciato il suo indelebilesegno. L’antica “casa romana”in fondo alla strada e la sua piazzettacon l’antico borgo, furono unazoomata in tempi ancora più lontani,più remoti della Basilica Eufrasiana checi accolse con i suoi mosaici e la sobrietàdelle sue colonne <strong>di</strong> granito,sormontate da capitelli cesellati comepreziosi merletti, quasi presaghi <strong>di</strong>quelle trine che poi sarebbero statetutte veneziane.<strong>Il</strong> tempo ci mise in marcia <strong>di</strong> ritornoverso Trieste già in mattinata. Ci attendevala visita alla foiba <strong>di</strong> Plutonesull’altipiano del Carso triestino. Parlammoa lungo con i ragazzi, le nostrefurono testimonianze <strong>di</strong> vita vissutae sofferta. Ni<strong>di</strong>a Cernecca fece lapropria testimonianza <strong>di</strong> figlia <strong>di</strong> unavittima, mentre il presidente Rubessaraccontò l’Esodo vissuto da un bimboche le vicende della Grande Storia fecerocrescere troppo in fretta. I ragazzihanno vissuto la visita alla foiba propriocome pellegrinaggio chiarificatoredelle loro ricerche ed infatti ancora nelbosco, nel ritornare alpullman, si sono riuniti agruppi con noi per altredomande e commenti,dandoci la conferma delloro intelligente e sentitocoinvolgimento.Al pranzo che è seguitoa Padriciano, LucianoRubessa aveva invitatoil Presidente dell’“Unionedegli Istriani”Massimiliano Lacota e<strong>di</strong>l suo vice Enrico Neamiche si sono rivolti ai ragazzicon sentite e lusinghiereparole <strong>di</strong> apprezzamentoper le loro ricerchesull’Istria, Fiume eDalmazia. MassimilianoLacota avevapreventivamente organizzato con LucianoRubessa una visita straor<strong>di</strong>nariaper il nostro gruppo al Museo <strong>di</strong>Padriciano, istituito negli stessi e<strong>di</strong>ficiche a suo tempo furono unemblematico Campo <strong>di</strong> Raccolta Profughi,uno dei 109 <strong>di</strong>sseminati in tuttaItalia. Sul posto eravamo attesi da alcuniEsuli che a piccoli gruppi ci feceroda guida illustrando la storia delCampo con documenti, fotografie efilmati. Ringraziamo il presidenteRubessa e la Provincia <strong>di</strong> Brescia cheha sostenuto il progetto. I ragazzi sonoritornati arricchiti non solo da nozioni,ma da un’esperienza <strong>di</strong> vita che liha ulteriormente maturati. Hanno capitoche fuori dal loro mondo, quasidai comitatiovattato, ci sono anche coloro chesoffrono e che è dovere e <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> tutticonoscere la storia del passato per nonessere costretti a riviverla.Gigi D’AgostiniCOMITATO DI CUNEO<strong>Il</strong> Comitato provinciale ANVGD <strong>di</strong>Cuneo, alla scadenza triennale delmandato, ha provveduto al rinnovodelle cariche. Ecco quin<strong>di</strong> gli incarichivali<strong>di</strong> fino al 2010. PresidenteBernardo Gissi; vicepresidente Tito DelFabbro; tesoriere Maria Madrusan; segretariaFlavia Zuccon; consiglieriMaria Guarnieri, Ego Zuccon, GiuseppePravi, Laura Lauri; revisori dei contiPier Giorgio Vidotto, Fulvia Gissi,Laura Gissi. A tutti gli auguri <strong>di</strong> un buonlavoro!COMITATO DI GORIZIAQuando bambini profughi improvvisamenteorfani e poveri siamo fuggitidalla terra che ci era più cara, versol’Ignoto, mai avremmo pensato nellasolitu<strong>di</strong>ne del nostro silenzio <strong>di</strong> Esuli,<strong>di</strong> fare ritorno con ragazzi, con giovanie docenti che volevano sapere, chevolevano conoscere più da vicino ildramma istriano, fiumano e dalmata.Una delegazione dell’ANVGD <strong>di</strong>Gorizia e della Lega <strong>Nazionale</strong> <strong>di</strong>Gorizia, guidata dal presidenteRodolfo Ziberna e dalla segretaria Di<strong>di</strong>Pasquali, si è incontrata con la <strong>di</strong>rigenzadella Comunità degli Italiani <strong>di</strong> Lussino– presenti la presidente AnnaMaria Chalvien-Saganic ed ilvicepresidente Mariano L. Cherubini– presso la loro sede a Lussinpiccolo.Un incontro cor<strong>di</strong>alissimo, improntatosull’amicizia che da anni intercorre traqueste istituzioni. Rodolfo Ziberna, cheè anche consigliere dell’Esecutivo nazionaledell’ANVGD, ha condotto in visitaall’isola oltre 60 soci e simpatizzantidelle associazioni. Nell’occasionesono state consegnate alla ComunitàItaliane le ultime iniziative e<strong>di</strong>torialidell’ ANVGD e della Lega <strong>Nazionale</strong>.L’ANVGD, come rilevato nel corsodell’incontro, si impegna molto per farconoscere all’opinione pubblica italianale vicende che hanno segnato ilpasso delle terre del confine orientaleitaliano, per migliorare i rapporti conla Slovenia e con la Croazia e per aiutarele istituzioni dei connazionali rimastia mantenere in vita le tra<strong>di</strong>zioni,la lingua e la cultura italiane. <strong>Il</strong> presidenteZiberna ha manifestato anchela volontà dell’<strong>Associazione</strong> <strong>di</strong> promuovereuna “adozione a <strong>di</strong>stanza”delle Comunità degli Italiani, la primadelle quali sarà proprio quellalussignana. Tra le iniziative proposteanche quella della stampa <strong>di</strong> undépliant trilingue (italiano, croato etedesco), il cui testo dovrà essere con<strong>di</strong>visoanche con il Comune <strong>di</strong> Lussino,da stampare in oltre 100 mila copiee da <strong>di</strong>stribuire ai turisti al fine <strong>di</strong>illustrare le vicende storiche relativeall’isola <strong>di</strong> Lussino ed all’Istria in genere.Rodolfo ZibernaCOMITATO DI IMPERIASabato 14 giugno il ComitatoANVGD <strong>di</strong> Imperia ha ricordato S. Vito,Patrono <strong>di</strong> Fiume. <strong>Il</strong> programma si èsvolto ad Arma <strong>di</strong> Taggia (IM) con unariunione conviviale nei pressi della StazioneVecchia. Nel pomeriggio è seguitala S. Messa nella Chiesa dellaMadonna dei Borghi, celebrata dalparroco dei Santi Francesco Saverio ePaola Romana, Don Giuseppe Lizzari.<strong>Il</strong> Comitato Provinciale <strong>di</strong> Imperia ebbeorigine a San Remo nel 1946 con ilnome <strong>di</strong> Comitato per l’Assistenza deiProfughi della Venezia Giulia eDalmazia, costituito dal Gen.UmbertoBarberis, su formale incarico del Prefetto.Ne è attualmente presidente PietroTommaso Chersola. L’ ANVGD èl’unica istituzione operante anche nelterritorio provinciale <strong>di</strong> Imperia chefaccia parte della Federazione delleAssociazioni degli Esuli Istriani,Fiumani e Dalmati.COMITATO DI LATINA<strong>Il</strong> Comitato provinciale pontino haricordato lo scorso 17 giugno i Santipatroni delle città <strong>di</strong> origine. La celebrazionereligiosa, nella Chiesa dell’Immacolata,è stata preceduta da unintervento del presidente del Comitato,Benito Pavazza.La funzione liturgica è stata presiedutada padre Fabrizio Ciampicali,cappellano della Polizia <strong>di</strong> Stato e religiosodell’or<strong>di</strong>ne dei Frati Minori. Altermine è stata recitata la Preghieradell’Esule. La cerimonia è stata accompagnataall’organo dal socio MaestroPiero Simoneschi. Alfiere della giornataAlessia Maccapan.<strong>Il</strong> programma si è concluso con glionori al Monumento ai Martiri delleFoibe.COMITATO DI MILANOLa mattina del 10 febbraio <strong>2008</strong> siè svolta una pubblica cerimonia conla deposizione <strong>di</strong> una corona d’allorosotto la targa intitolata ai Martiri delleFoibe nel largo omonimo a<strong>di</strong>acente aPiazza Istria. <strong>Il</strong> sen. Enrico Pianetta e<strong>di</strong>n rappresentanza del Comune il dottMarco Osnato hanno sottolineato aigiuliani e dalmati presenti l’importanza<strong>di</strong> contrastare il silenzio che persessant’anni ha ignorato il sacrificio <strong>di</strong>infoibati, e degli esuli, <strong>di</strong>venuti profughiper sfuggire alla feroce pulizia etnicatitina.Nello stesso giorno nei pressi <strong>di</strong>Piazza della Repubblica è stato de<strong>di</strong>catoed inaugurato il Viale Città <strong>di</strong> Fiume.La manifestazione si è svolta allapresenza <strong>di</strong> un folto pubblico, compostoanche da istriani fiumani edalmati. <strong>Il</strong> Gonfalone Comunale haaccompagnato lo scoprimento dellatarga, seguito dagli interventi appassionatidel vicesindaco on. De Corato,<strong>di</strong> Guido Brazzoduro, <strong>di</strong> PieroTarticchio e <strong>di</strong> Sergio Trevisan.<strong>Il</strong> 12 febbraio ha avuto particolaresignificato il convegno dal titolo «MilanoCapitale <strong>di</strong> un regno e l’AdriaticoOrientale» tenutosi nell’au<strong>di</strong>torium deicongressi della Provincia, con le relazionidel prof. Robertino Ghiringhelli,titolare della cattedra <strong>di</strong> Storia Modernae Contemporanea presso l’UniversitàCattolica <strong>di</strong> Milano, e del prof.Luigi Tomaz, stu<strong>di</strong>oso della storia dellenostre terre e del nostro mare.L’ANVGD <strong>di</strong> Milano ha ringraziato, anome del Comitato, il presidente dellaProvincia Luigi Penati per l’apprezzamentodell’iniziativa che ha inclusouna mostra <strong>di</strong> 21 tavole illustrantila nostra storia dai tempi dei Romaniai giorni nostri. La mostra, creazione<strong>di</strong> Piero Tarticchio, è stata riprodottadal nostro Comitato in più serie <strong>di</strong> tavolein formati <strong>di</strong>versi da utilizzare perl’affissione in scuole ed istituti ed infascicoli f. A4 per <strong>di</strong>ffusione ovunquesi tengano nostre manifestazioni storico-culturaliNelle varie manifestazioni è stataanche presentata un’e<strong>di</strong>zione particolare<strong>di</strong> un fascicolo che ricorda la trage<strong>di</strong>ache travolse tanti fiumani emonfalconesi (2500), operai e maestranzedei cantieri navali <strong>di</strong>Monfalcone e Fiume fra 1947-’48.Mille copie dell’opuscolo grazie allagenerosità del socio prof. Fulvio Falconesono state inviate a varie organi<strong>di</strong> rappresentanza della FederazioneNello stesso periodo del Giorno delRicordo si sono tenute varie altre manifestazioniquali conferenze e proiezioni<strong>di</strong> filmati in varie scuole e se<strong>di</strong>istituzionali della Provincia <strong>di</strong> Milano(Tarticchio) ed il Cineforum “Cinemae Frontiera Orientale al Teatro Aribertocon i film Un anno <strong>di</strong> scuola <strong>di</strong> FrancoGiral<strong>di</strong>, Porzus <strong>di</strong> Renzo Martinellie Cuori senza frontiere <strong>di</strong> Luigi Zampa.Si sono altresì tenuti un concertodella pianista Chiara Bertoglio ed unaconferenza <strong>di</strong> Piero Tarticchio al Teatrodella Cascina Commenda <strong>di</strong>Segrate.Come evento conviviale, organizzatoda Gianni Godeas, il 10 maggio,un pomeriggio musicale, seguito dauna cena con piatti tipici giuliani pressoil Circolo dei Navigli <strong>di</strong> Milano, cheha visto la partecipazione <strong>di</strong> <strong>numero</strong>sisoci e simpatizzanti.COMITATO DI NOVARALa “persecuzione burocratica” inmolte amministrazioni italiane è piuttosto<strong>di</strong>ffusa. A Novara il Municipio èperfettamente in regola, mentre gli altrienti sono spesso inadempienti.In questi giorni il problema è nuovamentesorto con l’Ospedale Maggiore<strong>di</strong> Novara, con il quale già nel1999 avevamo chiarito gli obblighi <strong>di</strong>legge con il Direttore amministrativo,e il 16 febbraio 2007, <strong>di</strong>etrosegnalazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi esuli sul datoanagrafico errato, abbiamo avuto unincontro con lo stesso Direttore e ilresponsabile del CED (Centro elaborazionedati) i quali ci hanno garantitoche il tutto si sarebbe sistemato in brevetempo. Purtroppo, a un anno daquell’incontro, succede ancora chequalcuno risulti nato in Jugoslavia,Croazia, Slovenia. <strong>Il</strong> 9 giugno scorso,in un incontro con il coor<strong>di</strong>natore delreparto Pronto Soccorso, ci viene assicuratoche le anomalie saranno imme<strong>di</strong>atamentesanate: ma nei computerdei reparti sono inseriti dati vecchie dunque non corretti.A tutti questi enti abbiamo inviato,nel tempo, lettere <strong>di</strong> protesta, e in data17 gennaio 2007, <strong>di</strong>etro nostra richiesta,il prefetto <strong>di</strong> Novara, dott. FabioCostantini, inviava una circolare a tuttigli Uffici pubblici della Provincia riguardantela scrupolosa osservanzadella legge <strong>di</strong> cui all’oggetto. Purtroppogli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> inosservanza dellalegge si ripetono, e si rende veramentein<strong>di</strong>spensabile, da parte del Governo,un impegno più serio e robusto.Antonio Sar<strong>di</strong>COMITATO DI PADOVAGli incontri con la Comunitàitaliana <strong>di</strong> Pirano e il centro<strong>di</strong> Ricerche Storiche <strong>di</strong> RovignoCome <strong>di</strong> consueto, anche quest’annoin maggio, il Comitato padovanoha effettuato una gita nelle nostreterre e oltre a rivedere Pinguente.Pirano, Rovigno, dove è sempre belloed emozionante ritornare, è stata offertal’opportunità <strong>di</strong> cogliere l’atmosferache si respira tra gli Italiani rimastie <strong>di</strong> scoprire il senso della loro presenza,dei loro interventi e del lorooperato.Due incontri, uno a Pirano con laComunità Italiana, l’altro a Rovignocon il Centro <strong>di</strong> Ricerche Storiche,hanno fortemente caratterizzato il nostroviaggio che è <strong>di</strong>ventato un’occa-


<strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>sione <strong>di</strong> arricchimento culturale oltreche un percorso della memoria.A Pirano siamo stati accolti concalore, nella bellissima “Sala delle vedute”,dalla signora On<strong>di</strong>na Lusa, dalgiovane Kristjan Knez appartenentialla Comunità Italiana e dalvicesindaco <strong>di</strong> Pirano, Denis Fachin.L’e<strong>di</strong>ficio, dove ha sede la Comunità“Giuseppe Tartini”, è la casa nataledel grande musicista, situato proprio<strong>di</strong> fronte alla Piazza a lui intitolata edè molto bella e accogliente, essendostata ristrutturato <strong>di</strong> recente.Dopo il benvenuto rivoltoci dalvicesindaco, molto interessanti sonostati i <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> Kristjan Knez e <strong>di</strong>On<strong>di</strong>na Lusa dai quali abbiamo coltola vitalità, l’entusiasmo e gli interessi<strong>di</strong> questa Comunità, impegnata inmodo intenso a mantenere e a farconoscere la storia, la cultura, la lingua,il <strong>di</strong>aletto, gli usi e i costumi dellatra<strong>di</strong>zione italiana, con il coinvolgimentodei rimasti in molte e svariateattività.Momenti importanti del loro lavorosono rappresentati dalla pubblicazione<strong>di</strong> un giornale “<strong>Il</strong> Trillo”, <strong>di</strong> operemonografiche su Pirano, sulla suastoria, la sua cultura, raccolte nellacollana Lassa pur <strong>di</strong>r, dove ognuno puòpartecipare scrivendo, dopo aver frugatotra i ricor<strong>di</strong> o aver letto le pietredella città e dei monumenti, perriscoprire l’anima della terra in cui si ènati e quin<strong>di</strong> le proprie origini.Al terzo piano del bellissimo e<strong>di</strong>ficioè situata la Biblioteca intitolata ufficialmenteil 13 giugno 1997 a Diegode Castro, l’illustre citta<strong>di</strong>no nato aPirano nel 1907, grande professore <strong>di</strong>statistica, ricercatore, storico, <strong>di</strong>plomatico,che con grande generosità ha regalatoalla biblioteca <strong>di</strong> Pirano l’importanteEnciclope<strong>di</strong>a Treccani e vi hadestinato tutta la sua collezione <strong>di</strong>10.000 libri che sono giunti dopo lasua morte, avvenuta a novantasei annia Roletto ( Torino) il 13 giugno 2003.Entrambi i relatori lo hanno presentatosoprattutto dal punto <strong>di</strong> vistaumano, essendo noto a tanti quelloprofessionale; lo hanno, infatti, conosciuto<strong>di</strong> persona e si sono intrattenuticon lui, per più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni, con unaricca e fitta corrispondenza dalla qualeemerge quanto Diego de Castro siastato sempre legato affettivamente allasua terra, e come nell’ultimo decenniodella sua lunga vita sia stato presentecon consigli, concrete realizzazioni,lasciti e aiuti finanziari. Le suespoglie mortali riposano, assieme aquelle della moglie, nella cappella <strong>di</strong>Famiglia nel cimitero <strong>di</strong> Pirano.L’altro interessante incontro è avvenutoal Centro <strong>di</strong> Ricerche storiche<strong>di</strong> Rovigno, collocato in un elegantee<strong>di</strong>ficio della Rovigno storica, appenapassato l’Arco <strong>di</strong> Balbi, <strong>di</strong>retto “conperizia, competenza e amore” dal prof.Giovanni Radossi che ne è uno deifondatori. Qui ci ha accolti con grande<strong>di</strong>sponibilità il giovane bibliotecariodott. Nicolò Sponza, che ci ha illustratole finalità del Centro e ci ha informatisu tutto il percorso realizzatodai promotori dell’iniziativa, dal <strong>di</strong>fficileesor<strong>di</strong>o fino a oggi. Molto interessanteè stata la visita alla fornitissimabiblioteca e all’archivio.<strong>Il</strong> centro fu istituito dalla Comunità<strong>Nazionale</strong> Italiana nel 1968, perciòda oltre quarant’anni opera nel campodella ricerca e nell’ambito dellastoriografia ed è nato con lo scopo <strong>di</strong>avviare un processo “<strong>di</strong> chiarificazionee <strong>di</strong> precisazioni sulla storia dellanostre terre d’origine”. La struttura dell’e<strong>di</strong>ficiointernamente è nuova, moderna,accogliente, con bibliotechefornitissime a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> chiunqueami fare ricerche.Nel 1995 il Consiglio d’Europa haattribuito alla biblioteca il titolo <strong>di</strong> BibliotecaDepositaria del ConsiglioD’Europa; perciò c’è una sezione riguardantetutte le pubblicazioni dell’Organismoeuropeo sui <strong>di</strong>ritti umanie sulla tutela delle minoranze etnichecon 2500 libri a <strong>di</strong>sposizione.<strong>Il</strong> Comitato Anvgd auspica ed auguraa tutti <strong>di</strong> poter fare esperienze cosìricche e interessanti!F.D.Due istantanee della visita della delegazione del Comitato ANVGDalla Comunità italiana <strong>di</strong> Pirano nella sua bella sede affrescata(foto <strong>di</strong> Gianfranco Dazzara)DIFESA ADRIATICA<strong>Il</strong> 4 febbraio, a Solbiate Olona,presso il Golf Club “Le Robinie”, nelcorso del meeting del Soroptimist Club<strong>di</strong> Busto Arsizio, si è tenuta la conferenzasul tema «Europa della memoria:la pagina negata dei profughiistriani, fiumani, dalmati». Relatori:Sissy Corsi e Pier Maria Morresi, rispetdaicomitatiCOMITATO DI PESCARAVenerdì 27 giugno il ComitatoANVGD <strong>di</strong> Pescara ha celebrato unaMessa per ricordare i Santi Vito eTommaso (patroni <strong>di</strong> Fiume e <strong>di</strong> Pola)nella Chiesa <strong>di</strong> S. Pietro Apostolo (chiesadel mare) in Pescara. È seguita unacena sociale in un elegante ristorantedella Riviera.COMITATODI PORDENONEIn visitaalla Comunità italiana<strong>di</strong> UmagoCon l’Europa a due passi, anche icontatti fra gli esuli e la Comunità italianadell’Istria <strong>di</strong>venteranno molto piùaperti e costruttivi che in passato. Unprimo importante passo è stato fattofra la Comunità degli Italiani “FulvioTomizza” <strong>di</strong> Umago e il Comitato provinciale<strong>di</strong> Pordenone dell’ANVGD, chedomenica 8 giugno hanno avuto unincontro della sede sociale della CIumaghese. A ricevere gli ospiti, cheprecedentemente hanno fatto visitaalle località istriane <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria,Buie, Grisignana e Salvore, sono statiil presidente del sodalizio GiuseppeRota, Pino Degrassi e Bruno Bose.Scopo dell’iniziativa è stato ovviamenteun ritorno all’Istria, per rivederele sue bellezze storiche, artistiche,culturali e naturali, ma anche per avereun incontro con il <strong>di</strong>rettivo e gli attivistidella “Fulvio Tomizza”, che è unadelle quattro Comunità degli Italianioperanti in territorio dell’Umaghese.In quest’occasione il presidente dellaCI Giuseppe Rota ha tenuto a riba<strong>di</strong>re:«Nel corso degli anni per il susseguirsidegli eventi della Storia abbiamosofferto purtroppo sia noi, che siamorimasti, sia voi che siete partiti...». Undestino che è stato duro per tutti e cheha segnato la vita <strong>di</strong> migliaia personee del quale proprio Giuseppe Rota haparlato nel suo dramma intitolatoMaledetti confini, che tratta proprio deitristi eventi dell’esodo, delle partenze<strong>di</strong> tanti connazionali per l’Italia, e deglieventi che hanno segnato l’Istrianegli anni del secondo dopoguerra.Un piccolo capolavoro, scritto da Rotae interpretato dalla Filodrammaticadella CI, che ha connotazioni universalinel microcosmo istriano.I gra<strong>di</strong>ti ospiti “pordenonesi” hannopotuto conoscere meglio le peculiaritàdella CI umaghese anche attraversola proiezione un documentario,elaborato dalla redazione italiana <strong>di</strong>TV Capo<strong>di</strong>stria, che illustra proprio lavita della CI <strong>di</strong> Umago e le sue svariateattività.A nome della comitiva <strong>di</strong> esulil’umaghese ha voluto intervenire poiSilvano Varin, che come GiuseppeRota ha vissuto sulla propria pelle leconseguenze del dopoguerra, avendofrequentato proprio assieme all’attualepresidente della CI <strong>di</strong> Umago e aFulvio Tomizza l’allora ginnasio italiano<strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria. «Per motivi certo<strong>di</strong>versi, ma assur<strong>di</strong> che hanno segnatola vita <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> innocenti e <strong>di</strong> tantefamiglie sra<strong>di</strong>cate dalla loro terra acausa delle vicissitu<strong>di</strong>ni storiche – hadetto tra l’altro Varin – gli esuli sonostati o<strong>di</strong>ati sia in Jugoslavia che in Italia».In occasione dell’incontro PinoDegrassi, maestro della recitazione, haquin<strong>di</strong> proposto al pubblico alcunicommoventi e significativi versi scrittidalla nota poetessa connazionaleistriana Ester Barlessi.(fonte F. Sodomaco,“La Voce del Popolo”,10 giugno <strong>2008</strong>)COMITATO DI TRENTONell’ambito <strong>di</strong> una significativa epartecipata cerimonia, Levico ha completatoil proprio «Giar<strong>di</strong>no della Memoria»con l’apposizione <strong>di</strong> una stelede<strong>di</strong>cata al sacrificio degli Infoibati. Gliinterventi sono stati tenuti da AnnaMaria Marcozzi Keller (presidente delComitato ANVGD <strong>di</strong> Trento), da Clau<strong>di</strong>oNeri (padre dell’attrice Francescae vicepresidente del Comitato ANVGD<strong>di</strong> Trento) e dal sen. Cristiano DeEccher. Era presente un nutrito gruppo<strong>di</strong> Esuli, rappresentanze d’Arma e <strong>numero</strong>sistudenti. <strong>Il</strong> sindaco CarloStefanelli ha spiegato che «Giar<strong>di</strong>nodella Memoria» <strong>di</strong> Levico è parte integrantedella Foresta Internazionale deiGiusti, in ricordo delle vittime dellaviolenza delle <strong>di</strong>ttature totalitarie edell’integralismo politico che ha portatoal genoci<strong>di</strong>o <strong>di</strong> intere popolazioni.Per questo accanto alla stele de<strong>di</strong>cataagli Infoibati è stato piantato ancheun albero.Nel Giar<strong>di</strong>no della Memoria eranogià stati scoperte altre steli alla base<strong>di</strong> altrettanti alberi: Giorgio Perlasca eil genoci<strong>di</strong>o degli ebrei, il popoloarmeno, le vittime dei gulag.COMITATO DI TRIESTEDal 19 al 23 giugno, Borgo SanNazario, alle spalle <strong>di</strong> Trieste, luogonato nel dopoguerra per dare una casaagli Esuli, ha festeggiato il suo santopatrono con riti, incontri e tanta voglia<strong>di</strong> stare insieme. Si sono ricordastile tra<strong>di</strong>zioni delle feste capo<strong>di</strong>strianedalla cui <strong>di</strong>mensione si è sviluppata latra<strong>di</strong>zione anche nell’esilio. Ecco lemanifestazioni che si sono succedute.Giovedì 19: S. Messa all’aperto perla comunità e gli operatori della Sagra.Pre<strong>di</strong>cazione, triduo, incontriculturali e musicali.9Venerdì 20: S. Messa conpre<strong>di</strong>cazione triduo, <strong>di</strong>mostrazionemodellini, apertura chioschienogastronomici, premiazioni delConcorso Fotografico “Scorci eGeometrie carsiche”, serata in compagniacon “el Mago d’Umago” .Sabato 21: <strong>di</strong>mostrazioneminibaseball, bene<strong>di</strong>zione partecipantiIII Straborgo S. Messa conpre<strong>di</strong>cazione Triduo, apertura chioschienogastronomici, premiazioni corsacampestre, intrattenimento musicalecon “Giulia, Pellizzari & Ballabend”.Domenica 22: S. Messa in onoredel Patrono San Nazario, cui è seguitala processione con il busto: musichescelte ed eseguite dal Coro delle ComunitàIstriane e con la Bandadell’ANVGD; presentazione del libro <strong>di</strong>ricette Coi sapori nel cuore e degustazione,apertura dei chioschienogastronomici, intrattenimentomusicale con i “Bancomat”.Lunedì 23: apertura dei chioschienogastronomici, intrattenimentomusicale con gli “Old Stars”, chiusuradei festeggiamenti, estrazione dellaLotteria.COMITATO DI VARESELe manifestazioni promossenel Giorno del RicordoNumerose le qualificate iniziativeorganizzate nel capoluogo lomnardoe nella sua provincia dal ComitatoANVGD presideduto dall’avv. Sissy Corsi.Ne <strong>di</strong>amo una significativa sintesi.Varese, 16 febbraio, Università dell’Insubria,celebrazione ufficiale del Giorno del Ricordo e convegno«La storia siamo noi: comunicare il ricordo».Numeroso il pubblico, composto da esuli, autorità,studenti delle scuole me<strong>di</strong>e superiori, accompagnati dai professori,studenti e docenti dell’Università dell’Insubria


10 DIFESA ADRIATICA <strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>dai comitatiVarese, 16 febbraio, Università dell’Insubria, altre immaginidella celebrazione ufficiale del Giorno del Ricordoe convegno «La storia siamo noi: comunicare il ricordo».tivamente presidente e vicepresidenteComitato <strong>di</strong> Varese. Ha fatto seguito laproiezione <strong>di</strong> documentario storicosull’esodo, che ha suscitato largo interessee molte domande.<strong>Il</strong> 7 febbraio, a Ispra, nel palazzoComunale, alla presenza del sindacodott. Paolo Gozzi, dell’assessore allaCultura e <strong>di</strong> <strong>numero</strong>so pubblico, conferenzasul tema «Le Foibe e l’esodoGiuliano-Dalmata: una trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong>menticata».Relatori : Sissy Corsi e PierMaria Morresi, applau<strong>di</strong>ti e sollecitatia fornire ulteriori chiarimenti. Ha fattoseguito la proiezione <strong>di</strong> documentariostorico «Pola Ad<strong>di</strong>o».<strong>Il</strong> 10 febbraio, nel corso della giornatasi sono svolte le seguenti celebrazioni:Busto ArsizioQuesta manifestazione, organizzatadal nostro Comitato unitamente alComune <strong>di</strong> Busto Arsizio, è stata moltoimportante e significativa. Alle ore11.00, presenti il Gonfalone del Comune<strong>di</strong> Busto Arsizio, i labaridell’ANVGD e delle associazioni d’Arma,il sindaco, le autorità civili e religiose,<strong>di</strong> <strong>numero</strong>si esuli, citta<strong>di</strong>ni emembri del nostro Comitato, celebrazione<strong>di</strong> S. Messa (a noi de<strong>di</strong>cata) nellaChiesa S. Croce, cui ha fatto seguitola deposizione <strong>di</strong> fiori avanti la statua<strong>di</strong> S. Biagio nel rione Borsano doveesiste il quartiere “Giuliano-Dalmata”.Alle 12.30, nel Palazzo MoliniMarzoli, mostra storico-filatelica intitolata«Pagine <strong>di</strong> Storia Triestina 1918-1954», con annullo postale. Alle Ore14.30 celebrazione ufficiale con interventodel sindaco dott. Gigi Farioli,dell’eurodeputato avv. Speroni e <strong>di</strong>Sissy Corsi: relazione del prof. AntonioMaria Orecchia (docente <strong>di</strong> StoriaContemporanea all’Università degliStu<strong>di</strong> dell’Insubria <strong>di</strong> Varese) cui hafatto seguito proiezione del film-documentario«Ritorno a casa». Durante lacerimonia è stata ricordata l’esule PaolaBruni, residente nel quartiere “Giuliano-Dalmata”<strong>di</strong> Borsano che nelmattino si trovava a Roma presso ilQuirinale per ricevere dal Presidentedella Repubblica la medaglia d’oro inricordo del padre.VARESEDeposizione <strong>di</strong> una corona daparte del Comune in Via Istria-Martiridelle Foibe. Presenti <strong>numero</strong>si esuli, ilComitato in persona dell’esule MirellaFeletti, citta<strong>di</strong>ni locali ed autorità comunali.ArcisateDopo aver celebrato la S. Messade<strong>di</strong>cata agli esuli nella Basilica <strong>di</strong> S.Vittore, nella Sala comunale celebrazioneufficiale alla presenza delle autoritàcitta<strong>di</strong>ne con interventi del sindaco,dell’assessore alla Cultura edalcune rappresentanza d’Arma nonchédel nostro Comitato nelle personedegli esuli dott. Guido Battara esig.ra Maria Rovis Franzi, che hannoricordato la nostra storia.GavirateAlla presenza <strong>di</strong> <strong>numero</strong>si citta<strong>di</strong>ni,il vicesindaco ed il nostro Comitatonella persona dell’esule HonoréPitamitz, hanno deposto una coronain Piazza Martiri delle Foibe.Saronno<strong>Il</strong> 12 febbraio, nella sede dell’Universitàdell’Insubria, alla presenza dellacitta<strong>di</strong>nanza, <strong>di</strong> esuli e del Direttivo delComitato, dopo gli interventi dell’assessorealla Cultura, <strong>di</strong> Sissy Corsi edel prof. Antonio Maria Orecchia, proiezionedel film documentario «Ritornoa casa».VARESE<strong>Il</strong> 13 febbraio, alle ore 9.30 incontrocon gli studenti del Liceo Classico“Cairoli” e Scuola me<strong>di</strong>a “DanteAlighieri” Interventi dei professori VittorioFabbricatore (preside Scuolame<strong>di</strong>a); Daniela Tam (preside LiceoClassico), Rosalba Ferrero (docenteStoria e Filosofia), Antonio Maria Orecchia(docente universitario <strong>di</strong> StoriaContemporanea), Sissy Corsi, proiezione<strong>di</strong> documentario storico sulle Foibee sull’Esodo.Clivio, Saltrio e ViggiùPresenti <strong>numero</strong>si citta<strong>di</strong>ni deiComuni <strong>di</strong> Clivio, Saltrio, Viggiù, <strong>di</strong>nostri esuli e del Direttivo del Comitato,dopo interventi dei rispettivi sindacie <strong>di</strong> Sissy Corsi, proiezione del filmdocumentario«Ritorno a casa».VARESE<strong>Il</strong> 16 febbraio, nella sede dell’Universitàdell’Insubria, celebrazione ufficialea livello provinciale del Giornodel Ricordo e Convegno «La storia siamonoi: comunicare il ricordo», allapresenza <strong>di</strong> <strong>numero</strong>so pubblico, <strong>di</strong>esuli, del Direttivo del Comitato, <strong>di</strong>molti studenti delle scuole me<strong>di</strong>e superiori,accompagnati dai relativi professori,studenti e professori dell’Universitàdell’Insubria; presenti la stamparegionale, autorità civili, militari e<strong>di</strong>stituzionali tra i quali il prefetto RobertoAragno, il sindaco <strong>di</strong> Varese avv.Attilio Fontana, il Questore, il comandantedella Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza e Comandantedei Carabinieri, <strong>di</strong>spiegati iGonfaloni dei Comuni <strong>di</strong> Varese, BustoArsizio, Clivio, Saltrio, il Labarodella nostra <strong>Associazione</strong> e delle altreassociazioni d’Arma, accompagnatidalla banda della Marina Militare.Sissy Corsi ha dato inizio alla manifestazione.Dopo un sentito interventosulla nostra storia e sul Giorno delRicordo da parte del prefetto e del sindaco<strong>di</strong> Varese, è intervenuto il prof.Renzo Dionigi (Magnifico Rettore dell’Universitàdell’Insubria) il quale,dopo aver ricordato la nostra storia haaperto il Convegno ed ha presentato ilvolume e<strong>di</strong>to dalla sua Università daltitolo La Stampa e la Memoria, le foibe,l’esodo e il confine orientale nelle paginedei giornali lombar<strong>di</strong> agli alboridella Repubblica. Autori del libro sonoquattro studenti universitari che, a seguito<strong>di</strong> borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o erogate dalnostro Comitato, hanno svolto le ricerchee la redazione dei testi sotto l’illuminataguida del prof. Antonio MariaOrecchia (docente <strong>di</strong> Storia Contemporaneaall’Università dell’Insubria).Quest’ultimo ha quin<strong>di</strong> svolto unadotta e coinvolgente lezione tra cronacae storia inerente il periodo 1940-1954.La sua lezione <strong>di</strong> storico contemporaneistaha illuminato la nostra storia<strong>di</strong> perseguitati, <strong>di</strong> esuli per sempresegnatinel profondo dell’anima; hainoltre illustrato l’impegno dei suoi studentinella ricerca dei relativi scrittiutilia capire il motivo del dramma etnicogeneratosi in quegli anni. <strong>Il</strong> prof.Orecchia ha quin<strong>di</strong> ringraziato il nostroComitato e per esso Sissy Corsi,per la collaborazione, per il contributodato e per aver appoggiato il lavoro<strong>di</strong> preparazione con entusiasmo ecompetenza.Un particolare grazie ha rivolto aOttavio Missoni che come scritto nellibro «con le sue parole ha regalatoun senso concreto e vissuto alle paginedello stesso».Quin<strong>di</strong> il brillante intervento delnostro “Grande, Unico” OttavioMissoni.A seguire sono intervenuti: il dott.Amabile Stifano che, anche a nomedegli altri autori del libro, ha letto alcunipassaggio significativi; il rappresentantedella Consulta studentescaprovinciale; l’esule Paola Bruni, che harievocato la forte emozione vissuta nelmomento in cui il 10 del mese, a Romapresso il Quirinale, ha ricevuto dalPresidente Napolitano la medagliad’oro in ricordo del padre. Quin<strong>di</strong>,dopo l’esor<strong>di</strong>o con il Gaudeamusigitur, il coro dell’Università ha intrattenutoil pubblico con uno stupendoconcerto .Ferno<strong>Il</strong> 19 febbraio, incontro con gli studentidella scuola me<strong>di</strong>a “BenedettoCroce” alla presenza <strong>di</strong> nostri esuli.Dopo gli interventi del sindaco, dott.Mauro Cerutti e assessore alla Cultura,prolusione storica <strong>di</strong> Sissy Corsi cuiha fatto seguito la proiezione <strong>di</strong> documentariostorico sulle Foibe e l’Esodo.Gavirate<strong>Il</strong> 21 febbraio incontro con la citta<strong>di</strong>nanza.Dopo gli interventi del consiglieredelegato alla Cultura, prof.Silvano Alberio, dell’on.le europarlamentareCristiana Moscar<strong>di</strong>ni, rievocazionestorica <strong>di</strong> Sissy Corsi cui hafatto seguito la proiezione del filmdocumentario«Ritorno a casa»..Luino<strong>Il</strong> 23 febbraio incontro con gli stu-«Onore e giustizia agli esuli»Riproduciamo in buona parte l’intervento tenuto a Milano dal sen.Enrico Pianetta nel corso della cerimonia pubblica svoltasi il 10 febbraioscorso, in occasione del Giorno del Ricordo [si veda la relativa cronacadal Comitato milanese].Parlare <strong>di</strong> una storia che ha costretto tanti nostri connazionali, con laviolenza, a lasciare la loro terra natale e che patiscono ancora (dopo oltremezzo secolo da quel dramma), il dolore dell’esilio, è motivo <strong>di</strong> profondariflessione ed amarezza.Mi emoziona il coraggio e la <strong>di</strong>gnità civile che viene da oltre 350.000persone che per non farsi schiave <strong>di</strong> un regime <strong>di</strong>ttatoriale e <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sumanaideologia (il comunismo) preferì l’esilio. Si cancellò così quasi deltutto una cultura <strong>di</strong> quelle sponde orientali dell’Adriatico. Tanti <strong>di</strong> lorofurono portatori <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong>fensori dei nostri principi. [...] Fino allastoria drammatica, dal 1943 in poi, quando l’Istria, Fiume e la Dalmaziavengono a trovarsi in una morsa tra il dominio nazista e gli appetiti delmondo slavo-comunista. Quando i tedeschi abbandonano questi territori,Volontari per la Libertà afferenti al CLN Alta Italia si inse<strong>di</strong>ano nei Municipipiù importanti della Venezia Giulia e della Dalmazia. C’è esultanzaper questa libertà riconquistata autonomamente. Ma l’orgoglio e il sogno<strong>di</strong> libertà “moriranno all’alba” perché ben presto i partigiani <strong>di</strong> Tito, qualificandosicome liberatori, toglieranno <strong>di</strong> mezzo le ban<strong>di</strong>ere italiane e gliuomini liberi che le avevano innalzate.Anche con il contributo della doppiezza <strong>di</strong> Togliatti per Trieste che,incontratosi segretamente con alcuni <strong>di</strong>rigenti jugoslavi – Kardelij, Gilas,Hebran – “aveva <strong>di</strong> fatto dato il suo assenso alle mire <strong>di</strong> annessione degliuomini <strong>di</strong> Tito e aveva accettato che le formazioni partigiane italiane fosseroinserite in quelle jugoslave”. C’era tutta la doppiezza del partito comunistaossia “il profondo contrasto tra la necessità <strong>di</strong> presentarsi comepartito nazionale in <strong>di</strong>fesa degli interessi <strong>di</strong> vasti strati della società italianae il suo ruolo come parte integrante del movimento comunista internazionaledominato dall’URSS”. [...] Bisogna <strong>di</strong>re queste cose.Come pure bisogna considerare con particolare attenzione le recentiparole <strong>di</strong> Bush su Yalta.Nella conferenza <strong>di</strong> Yalta del febbraio ’45 su insistenza <strong>di</strong> Stalin,Roosevelt e Churchill aderirono alla spartizione dell’Europa in due blocchi:milioni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni europei venivano a perdere democrazia e libertà –sappiamo per 50 anni – e caddero sotto l’influenza del regime sovietico.Si può <strong>di</strong>re pertanto – forti delle parole <strong>di</strong> Bush – che a Yalta fu segnatoil destino dell’Europa dell’Est e anche quello degli italiani <strong>di</strong> Istria, Fiume eDalmazia, perché per essi fu cancellato un caposaldo del Diritto Internazionalel’autodeterminazione dei popoli.Solo con l’abbattimento del muro <strong>di</strong> Berlino l’Europa è libera nuovamente.Dunque in qualche modo Yalta fu l’incipit che sanzionò il drammadei giuliani, fiumani, dalmati. Tito, allevato politicamente all’Hotel Lux <strong>di</strong>Mosca insieme a Togliatti, sviluppò l’opera <strong>di</strong> “bonifica dell’elemento italiano”<strong>di</strong> quei territori. Gilas anni più tar<strong>di</strong>, caduto in <strong>di</strong>sgrazia e rinchiusoin prigione, nel libro Compagno Tito, <strong>di</strong>ce: “Avevamo il compito <strong>di</strong> farandare via gli italiani con ogni mezzo”. E così fu fatto. <strong>Il</strong> terrore percorsequelle terre – foibe, fosse comuni, deportazioni – e gettò nella <strong>di</strong>sperazioneuna popolazione priva <strong>di</strong> <strong>di</strong>fese. Si aggiunsero anche le norme dellapulizia etnica contro gli italiani.Misure <strong>di</strong> svalutazione dei risparmi, espropri: le case, i terreni, le fabbriche,officine, negozi, perfino le antiche tombe <strong>di</strong> famiglia, a partire dal’45 passavano da proprietà privata alla cosiddetta “proprietà sociale”: ibeni degli italiani <strong>di</strong>ventarono proprietà della società jugoslava. [...] APola si resistette fino a quando la Conferenza <strong>di</strong> pace <strong>di</strong> Parigi (10 febbraio’47) decise che tranne un territorio – la Zona B del territorio libero <strong>di</strong>Trieste – tutta l’Istria, Fiume, Dalmazia passavano sotto la sovranità jugoslava.Ci fu un grande esodo. Giunti in Italia gli esuli vennero <strong>di</strong>sseminati inogni dove: nelle caserme, nei box, nelle vecchie carceri; perfino nei vagoniferroviari. Molti preferirono dare un taglio netto: partirono per le Americheo per l’Australia.Nel Parlamento si alzò forte la voce liberale <strong>di</strong> Benedetto Croce cheaccusò il Governo <strong>di</strong> “cupi<strong>di</strong>gia <strong>di</strong> servilismo” e il successivo 31 lugliosupplicò i colleghi a non ratificare il trattato <strong>di</strong> pace. Ma l’imperativo deltempo fu quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>luire in 149 campi profughi quella fiumana <strong>di</strong> umanitàsofferente. [...]Deve essere anche mo<strong>di</strong>ficato lo “status” dei 350.000 italiani che patisconola pesante condanna dell’esilio. In questo senso anche le leggi del1991 slovene e croate in merito ai beni sottratti dal regime <strong>di</strong> Tito cheprevedono la restituzione del bene (ove possibile) oppure la sua sostituzione,oppure un corrispettivo economico solo per coloro che in quelmomento avevano la citta<strong>di</strong>nanza slovena, croata o jugoslava rappresentanouna <strong>di</strong>scriminazione a danno dei 350.000 italiani. Inoltre,il problemadella restituzione dei “beni degli esuli” va continuata e bisognariproporre e rafforzare le azioni che già il nostro Ministero degli Esteri hapresentato in Slovenia e Croazia il 13 marzo 1993.Bisogna ridare una <strong>di</strong>gnità e uno spazio <strong>di</strong> libertà, <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong>giustizia per gli esuli, anche nei loro luoghi natali. Penso che verso i tantiesuli il nostro Paese abbia il dovere <strong>di</strong> rendere onore e giustizia.Enrico Pianetta


12 DIFESA ADRIATICA <strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>Internati giuliani scomparsi in Germania,si cercano i congiuntiL’iniziativa della Famiglia MontoneseLa Famiglia Montonese, della quale è presidenteSimone Peri (che è anche consigliere nazionaleANVGD), ci sollecita la massima <strong>di</strong>ffusione<strong>di</strong> un documento <strong>di</strong> rilevanza storica ed umana,relativo alla vicenda degli istriani, fiumani edalmati sepolti nel Cimitero Militare Italianod’Onore a Monaco <strong>di</strong> Baviera. Scopo del documentoè <strong>di</strong> rintracciare i parenti dei Defunti perdare loro le informazioni sul loro congiunto ein<strong>di</strong>care le modalità per il recupero delle spoglie.Sul nostro sito www.anvgd.it, al quale rinviamo,è consultabile l’intero testo, che in questasede possiamo soltanto pubblicare nelle sue lineesalienti.Per ricevere informazioni e chiarimenti sull’eventualerimpatrio dei resti mortali, i congiuntipossono contattare la Famiglia Montonese, viaFelluga 108, 34142 Trieste. Tel./fax 040.946 177.Mail: info@montona.itLa sede nazionale ANVGD è <strong>di</strong>sponibile a<strong>di</strong>nviare copia cartacea del documento integralea chi desiderasse riceverlo, richiedendolo al nostroconsueto <strong>numero</strong> 06.58 16 852.___________________________Tempo fa Roberto Zamboni ha contattato laFamiglia Montonese per chiedere se era possibilerintracciare i parenti <strong>di</strong> un montonese,Albignan Pietro nato a San Pancrazio(Montona) l’8 luglio 1925. Lo scopo <strong>di</strong> questarichiesta era <strong>di</strong> comunicare a queste persone doveriposano le spoglie <strong>di</strong> Albignan Pietro, internatoa Dachau nel 1943. È così iniziata tra la FamigliaMontonese e il sig. Zamboni una corrispondenzache ha portato alla pubblicazione <strong>di</strong> un elenco<strong>di</strong> istriani, fiumani e dalmati deportati dai tedeschidurante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale.La seguente pubblicazione è opera <strong>di</strong> RobertoZamboni, che da oltre 10 anni si batte per fartornare in Italia le spoglie dei nostri connazionalimorti nei lager tedeschi. [...] Queste pluriennaliricerche hanno fatto <strong>di</strong>ventare Zamboni uno deiprincipali esperti <strong>di</strong> campi <strong>di</strong> prigionia in Germania.Lo scopo della seguente pubblicazione è <strong>di</strong>rintracciare i parenti <strong>di</strong> questi defunti per dare aloro le informazioni sul loro congiunto e in<strong>di</strong>carele modalità per il recupero delle spoglie.Militari italiani in un campo<strong>di</strong> internamento tedesco nell’inverno 1944Breve ricostruzione[...] Grazie alla documentazione del ServizioInternazionale <strong>di</strong> Ricerche della Croce Rossa,al gran<strong>di</strong>ssimo e <strong>di</strong>fficoltoso lavoro <strong>di</strong>esumazione e riconoscimento dei caduti, da partedella Missione francese del Ministère des AncientsCombattants et Victimes de Guerre, alla collaborazione<strong>di</strong> Uffici civili e religiosi locali ed allacooperazione del governo federale tedesco, ilCommissariato Generale Onoranze Caduti inguerra (Ministero della Difesa) riuscì a dare unnome alle salme dei caduti italiani inumate neiluoghi <strong>di</strong> sepoltura sparsi per la Germania, facendoletraslare nei cimiteri militari italiani <strong>di</strong>Monaco, Francoforte, Berlino, Amburgo eNorimberga. [...] In ogni caso, tutti coloro ai qualisi riuscì a dare un’identità certa, furono sepolti infosse singole, sulle quali fu apposta una lapidecon il cognome, il nome e la data della mortedel Caduto. Alcuni anni prima, il 9 gennaio 1951,fu firmata dal Presidente della Repubblica ItalianaLuigi Einau<strong>di</strong> una legge (Legge 204/51) che alsecondo comma dell’articolo 4 prevedeva chele salme definitivamente sistemate a cura delCommissariato Generale non potessero più essereconcesse ai congiunti. Con quest’assurdoarticolo <strong>di</strong> legge si vietava, <strong>di</strong> fatto, ai parenti chefossero venuti casualmente a conoscenza delluogo <strong>di</strong> sepoltura del loro caro, <strong>di</strong> poter rimpatriarnei resti. Oltre a questa legge insensata, ilCommissariato Generale non informò tutti i familiaridei caduti dell’avvenuta inumazione neicimiteri militari, togliendo a molti italiani almenola magra consolazione <strong>di</strong> avere una tomba sucui piangere. Così facendo, molti non ebberopiù notizie dei loro parenti deportati e scomparsinell’inferno dei lager. E fu proprio in quel periodoche si coniò il termine «<strong>di</strong>sperso», parola chetuttora appare su moltissime lapi<strong>di</strong>commemorative de<strong>di</strong>cate ai caduti. Più che «<strong>di</strong>spersi»molti <strong>di</strong> questi ragazzi furono dei «<strong>di</strong>menticati<strong>di</strong> Stato» [...]. Così scrive lo stesso RobertoZamboni.Monaco <strong>di</strong> Baviera,il Cimitero Militare Italiano d’Onore<strong>Il</strong> sepolcreto italiano, localizzato all’internodel cimitero comunale “Waldfriedhof” [...] è sud<strong>di</strong>visoin sei settori. In tre settori sono raccolti iResti mortali <strong>di</strong> 1.790 militari italiani caduti durantela Prima guerra mon<strong>di</strong>ale. Negli altri tretrovano sepoltura le Spoglie <strong>di</strong> 1.459 Caduti delSecondo conflitto mon<strong>di</strong>ale, traslati, [...] da oltre300 località della zona meri<strong>di</strong>onale dellaBaviera, del Baden e del Wuttemberg. [...] La curadel Cimitero Militare Italiano d’Onore è affidataal Consolato Generale d’Italia <strong>di</strong> Monaco <strong>di</strong> Baviera.[...]Morti a Dachaudopo la LiberazioneLe truppe dell’esercito americano liberaronoil campo <strong>di</strong> concentramento <strong>di</strong> Dachau il 29aprile 1945. Molti <strong>di</strong> coloro che vi si trovavanoall’interno erano ridotti in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>sperate.Gli americani perciò allestirono un ospedale dacampo nella citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Dachau e vi ricoveraronogli ex deportati con la salute gravemente compromessa.Gran parte <strong>di</strong> questi purtroppo, anchedopo mesi <strong>di</strong> ricovero, non riuscirono a riprendersie morirono. Dal 12 /14 maggio 1945,gli internati deceduti nell’ospedale da campoamericano, furono sepolti in tombe singole nelWaldfriedhof o nel Terrassenfriedhof (cimiteri nelComune <strong>di</strong> Dachau). Gli italiani identificati dalCommissariato Generale Onoranze Caduti inGuerra e traslati nel Cimitero Militare Italianod’Onore <strong>di</strong> Monaco furono 135. Venticinque <strong>di</strong>questi erano istriani, giuliani o dalmati.ALBIGNANI Pietro (Peter), nato a SanPancrazio <strong>di</strong> Montona (Pola) l’8 luglio 1925. [...]BIZIJAK Enrico, nato Santa Croce Aidussina, Strada<strong>di</strong> Vipacco, il 22 luglio del 1927 (su un altrodocumento risulta 20 o 22 luglio 1917). [...] Dal“Supplemento Or<strong>di</strong>nario alla Gazzetta Ufficiale”n. 130 del 22 maggio 1968 risultano comeparenti noti: BIZIJAK Maria (sorella) nata a SantaCroce il 20 marzo 1923, residente negli anni ’60a Santa Croce Aidussina.BRADAR Antonio, nato a Susak / Volici (?) il12 ottobre 1894. [...]CAR Mariano, nato a Cerquenizze-Corkbenica (?) il 26 gennaio 1920. [...]COSSI NOSCOVI Rocco, nato a Sumberesi(?) (Pola) il 29 <strong>di</strong>cembre 1919. [...]DE PETRIS Stefano, nato a Veglia (Dalmazia)il 14 gennaio 1913. [...]DEL GIUSTO Ruggero, nato a Pirano oSicciole d’Istria (Pola) il 9 ottobre 1922 (in unaltro documento è stata riportata la data 9 gennaio1922, probabilmente per un errore <strong>di</strong> trascrizione:9/1/1922 > 9/10/1922). [...] Dal “SupplementoOr<strong>di</strong>nario alla Gazzetta Ufficiale” n.130 del 22 maggio 1968 risultano come parentinoti: DEL GIUSTO Antonio (padre) nato a Siccioleil 9 maggio 1889, residente negli anni ’60 a Triestein Via San Vito, 4.FERFOGLIA Riccardo, nato a Pola il 14 settembre1913. [...]GHERBAZ Giovanni, nato a Parenzo (Pola)l’11 marzo 1905. [...]KAUCIC Mariano, nato a Tolmino (?) il 21luglio 1925. [...]LADAVAZ Ernesto, nato a Pisino (Pola) il 19giugno 1922. [...]MADRUSSAN Natale, nato a Pola/Ballok (?)(Istria) il 27 marzo 1897. [...]MOSETTI Giuseppe o MOSETTIG Josef, natoa Vertoiba (?) il 22 marzo 1901. [...]Dal “Supplemento Or<strong>di</strong>nario alla Gazzetta Ufficiale”n. 130 del 22 maggio 1968 risultano comeparenti noti: SAKSIDA Olga (vedova), nata aVertoiba in C. il 3 marzo 1906, residente neglianni ’60 a Trieste in Via U<strong>di</strong>ne, 20.PARENZAN Giuseppe, nato ad Albona oVines (?) (Pola) il 9 marzo 1889. [...]Dal “Supplemento Or<strong>di</strong>nario alla Gazzetta Ufficiale”n. 130 del 22 maggio 1968 risultano comeparenti noti: BASANIC Maria (vedova), nata aVines il 26 agosto 1892 e residente negli anni’60 a Vines -16 Labin (Albona).Perusco Giovanni o PERUSKO Ivan, nato aPeruschi o Peruski (?) il 21 maggio 1925. [...]RITUSA o RITOSSA Pietro, nato a Visinada(Pola) il 24 settembre 1904. [...]RIVARICH Mario, nato a Visignano (Pola) il12 settembre 1925. [...]SAMSA Francesco, nato a Fiume il 5 aprile1915. [...]SIGNORETTI Luigi, nato a Orsera (Pola) il 6settembre 1906. [...] Dal “Supplemento Or<strong>di</strong>narioalla Gazzetta Ufficiale” n. 130 del 22 maggio1968 risultano come parenti noti: RODOVICHClementina (vedova) nata ad Orsera l’11 maggio1911, residente negli anni ’60 a Genova, VialeB. Brea, 52/6.SOUDAT Andrea, nato a Susic (Gore) (?) il29 ottobre 1881 o 1882. [...]STERPI Dusano o STEPCIC Dusan, nato aSanta Domenica (?) (Pola) il 18 settembre 1920.[...]STIPCIC Otto, nato a Fiume - Susak (?) il 20marzo 1917. [...]TERDINA Carlo, nato a Pola il 9 gennaio1928. [...]VIDMAR Rodolfo, nato a Nova Gora il 6aprile 1892. [...]VIDOVIC Carlo, nato a Fiume il 4 <strong>di</strong>cembre1911. [...]Morti nei sottocampi <strong>di</strong> DachauNel 1945/1946 furono rivolti in Germania amezzo ra<strong>di</strong>o appelli alla popolazione, agli enticomunali ed alle parrocchie, perché fossero portatia conoscenza delle autorità regionali i nominativie se possibile i luoghi <strong>di</strong> sepoltura doverisultavano inumate salme <strong>di</strong> deportati. <strong>Il</strong> parroco<strong>di</strong> Obertaufkirchen inviò un elenco <strong>di</strong> deportaticivili deceduti nell’Arbeitslager <strong>di</strong> Thalheimnel quale risultarono anche i nominativi <strong>di</strong> 11italiani.BESDOLNIE Paolo (in un altro documentorisulta BESDOLNIC PAUL), nato a MalaLepe<strong>di</strong>cha (o Lepe<strong>di</strong>che) (?) il 3 marzo 1924. [...]Morti nei sottocampi <strong>di</strong> NatzweilerNella regione del Baden furono creati <strong>di</strong>versi«Kommandos» (sottocampi) <strong>di</strong>pendenti dal campo<strong>di</strong> concentramento <strong>di</strong> Natzweiler. Nell’invernodel 1944/1945 a causa della scarsità <strong>di</strong> combustibile,i trasporti, ma principalmente i fornicrematori dovettero rallentare il loro macabrolavoro. [...] Nonostante gli accorgimenti messiin atto per seppellire in segreto i deportati neicimiteri locali, a guerra finita si riuscirono ad in<strong>di</strong>viduarei luoghi <strong>di</strong> sepoltura <strong>di</strong> 31 italiani,inumati nei cimiteri <strong>di</strong> Leonberg, Erzinger,Neuenburg, Schòrzingen e Vaihingen.ANTONINI Giordano, nato a Buie d’Istria(Pola) il 19 novembre 1920 (in un altro documentoè riportato come anno <strong>di</strong> nascita il 1922).[...] Dal “Supplemento Or<strong>di</strong>nario alla GazzettaUfficiale” n. 130 del 22 maggio 1968 risultanocome parenti noti: SKRLIC Oliva (vedova), nataa Momiano il 5 aprile 1924 e residente negli anni’60 a Buie d’Istria, Via Giuseppe Ver<strong>di</strong>, 9.BUBOLA Antonio, nato a Portole (Pola) il 6maggio 1925. [...]FERFOGLIA Giuseppe, nato a Viosizza (?) il17 giugno 1902. [...]SMOGLIAN Giuseppe, nato a Ist (?) Zara, il19 marzo 1897. [...]TOPLIKAR Francesco, nato a Osecca (?) il 28febbraio 1922. [...]Morti nella marcia<strong>di</strong> trasferimentoda Flossenburg a Dachau<strong>Il</strong> 20 aprile 1945 fu evacuato il campo <strong>di</strong>concentramento <strong>di</strong> Flossenburg ed i prigionierifurono avviati, principalmente a pie<strong>di</strong> verso sud,per raggiungere il campo <strong>di</strong> concentramento <strong>di</strong>Dachau. Molti <strong>di</strong> questi furono uccisi strada facendo,perché non più in grado <strong>di</strong> camminare.Nel 1946, per in<strong>di</strong>viduare i luoghi <strong>di</strong> sepolturadegli internati deceduti durante le marce <strong>di</strong> evacuazionefu chiesta la collaborazione <strong>di</strong> tutti isindaci delle regioni del Baden-Wurtemberg,della Bassa Sassonia, ed in particolare della Baviera.[...] fu possibile identificare anche 3 italiani.SAVERINO o SEVERINO Giuseppe, nato aDignano (Pola) il 2 maggio 1912. [...]Morti a Dachau prima della Liberazionee sepolti sul LeitembergNel campo <strong>di</strong> concentramento <strong>di</strong> Dachaufino a febbraio del 1945, funzionò ininterrottamenteil forno crematorio. Solo negli ultimi mesiper mancanza <strong>di</strong> combustibile le salme furonoinumate in fosse comuni sul Leitenberg, una collinaa circa 2 chilometri dal Lager. <strong>Il</strong> 18 ottobre1955, la Missione Francese procedette all’aperturadelle fosse e tra gli identificati risultaronoesserci anche 7 italiani.Gran<strong>di</strong> Nicolò o Nikolai, nato a Rovigno(Pola) il 30 agosto 1919. [...] Dal “SupplementoOr<strong>di</strong>nario alla Gazzetta Ufficiale” n. 130 del 22maggio 1968 risultano come parenti noti:BOSAZZI Li<strong>di</strong>a (moglie?), nata a Rovigno d’Istriail 23 luglio 1921, residente a Roma in Via IcilioBacci, 13/E.SIROTTI Albino, nato a San Pancrazio <strong>di</strong>Montona (Pola) il 5 aprile 1927. [...]


14 DIFESA ADRIATICA <strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>The Special Italian Identity of Venezia Giulia:reflections of the Great Historian, Ernesto SestanThe historian Ernesto Sesan (1898-1985) was born in Trieste to a middleclass Istrian family. In 1948 he becamea university professor of Me<strong>di</strong>eval andModern History, and began teachingat the Normal High School of Pisa in1949, as well as being a contributor tothe prestigious “Enciclope<strong>di</strong>a Italiana”.Then, in 1954, he joined the historyfaculty of the Ateneo College of Firenze.Even today, his work entitled VeneziaGiulia. Lineamenti <strong>di</strong> storia etnicae culturale (Venezia-Giulia: Noteson Ethnic and Cultural History),published in Rome in 1947, isfundamental in its field, being an accurateand heartfelt study of the factssurroun<strong>di</strong>ng the history of histormented land of origin, up until thetragic epilogue of Istria’s being cededto Tito’s ex-Yugoslavia, sealed by thepeace treaty of February 10th, 1947.On March 7th, <strong>2008</strong>, in Trieste, aconference de<strong>di</strong>cated to Sesan’s noblefigure was held: it was a studyconvention that analysed his<strong>numero</strong>us works. Stelio Spadaro,author of The Civil Culture of VeneziaGiulia: an anthology, 1905-2005 (LEGE<strong>di</strong>tors, Gorizia, <strong>2008</strong>) contains thePremise of Sesan’s second e<strong>di</strong>tion,published in 1965, a reflection bothrigorous and touching on the originsof the special kind of Italian identitythat exists in Venezia Giulia, as uniquein its expression as it was dramaticallymortified by the Yugoslav plans forannexation and the totalitarianCommunist regime that it suffered inthe second post-War period. WhenSesan’s book first appeared, in 1947,the epic events that had torn apart VeneziaGiulia were still very recent, an<strong>di</strong>n fact continuing to take place, andSesan’s work was witness, in itsconclusions, to the shock wave thatstruck people, places and destinies,written with the intellectual honestyand scientific correctness of anauthentic master of History.p. c. h.It is not always clear to Italians ofother regions – and even less toforeigners! – what exactly the Italianlinguistic and cultural identity of VeneziaGiulia truly is. The postponementof half a century, that the Italians ofVenezia Giulia had to wait throughbefore they, too, could become part ofthe nation that had already become aunited entity; the bitter <strong>di</strong>sputes, athome and abroad, over the so-called“Adriatic Matter”, (…) the never-en<strong>di</strong>ngciting of statistics and ethnic data; theconstant reference to Roman archwaysand Saint Mark’s lions (the symbol ofVenice) which, while raising theaverage Italian’s sense of nationhood,also worked against the perpetratorsof such propaganda, by giving theopposition the idea that Italian identityin the region was more historicalmemory than modern reality; (…); thefact that, when one passes through thisregion, one constantly meets Italiansof the most loyal and patriotic kind,who, though, have such atypical Italiansurnames; the existence of a strongattachment to certain juri<strong>di</strong>cal andadministrative institutions of the longgoneAustrian government, along witha certain <strong>di</strong>ffidence towards theassimilation of Italian administrativeinstitutions; (…) all of these factors, andothers that could be added, still weighupon the usual judgement of the VeneziaGiulia Italian identity, as one ofspecial characteristics. And it is indeedspecial, but special as the Italianidentity of Sar<strong>di</strong>nia is special, or thatof Sicily, or Piedmont, in this Italy ofours, so strongly attached to its regionalvariations. Judgements are wrong,when they place the Italian nationhoodof Venezia Giulia in a sort of secondhandcategory: it is wrong to view it assurpassed, or too recent, less noble interms of antiquity of origin and lessgrounded, with its roots, in time an<strong>di</strong>n foundation; almost a colonial typeof identity, transplanted on the otherside of the Adriatic, as an expansionof central Italian nationality andnothing more. No concept could bemore false.Here we must underline the basictruth that Venezia Giulia, as an Italianregion, is Italian for the same reasons,and by effect of the same historicaldevelopment, for which Veneto,Piedmont, Liguria, Lombardy, Emilia,Campania, Puglia, etc. etc. are Italian.Its Italian identity is not a phenomenonof importation, such as the Swedes inFinland or the English in Ulster, but itis rather a native phenomenon, just asit is all over Italy. In Venezia Giulia,the imported culture was the ancientRoman culture, but this is true for allof Italy, without mentioning that the“Romanization” of certain regions ofItaly, as a contrast to the Greek identityof certain southern regions, was stillsuperficial or imperfect, when thecultural “Romanization” of VeneziaGiulia was already complete. TheItalian identity of Venezia Giulia , asthe Italian identity in general, is theresult, by now residual, of Romancultural identity in this area ofMe<strong>di</strong>terranean Europe which is Italy,and which forms a unique block, interms of origin, development, andquality, with Italian identity, withoutulterior specifications.But it is also a marginal Italianidentity, placed, that is, at the extremelimits of the territorial expansion of theItalian identity, where it comes intocontact and contrast with other ethnicgroups and languages, and it peters outand <strong>di</strong>es: this is its marginalcharacteristic, one of living on theborder, that makes it <strong>di</strong>fficult to beunderstood by other Italians of morecentral regions: for these, language isfixed, and not subject to fluctuations,contrasts, and symbiotic fusions whichare familiar phenomena for peoplewho live at the margins of any linguisticsphere. Because language, along withthe national culture expressed with thatlanguage, is a living organism, but onein which the forces which preserve andtransform it are constantly active,constantly producing new forms, butalso progressing and regressing withinits own limits of space, meaning itsterritorial expansion.Venezia Giulia is one of the spheresin which this centuries-old matter ofItalian identity is carried out, and thisis a major aspect of its historical interest(…) it is a region which <strong>di</strong>d not have auniform historical development (…);the reason for historical interest consistsof its being a region of transitionbetween three worlds: Latin, Germanicand Slavic, living together, in variousdoses, accor<strong>di</strong>ng to time and place,number, force of expansion, culturalsubstance, ability to civilize, ten<strong>di</strong>ngin vain towards a sort of superiorsynthesis that the progressive nationalconscious has tried to champion.This age-old matter has itsmilestones, which can be summarizedas follows: “Romanization”; thepassage from Roman identity to Italianidentity; Germanic infiltration; Slavicexpansion and importation; theVenetian push for domination; theattempts of the Hapsburgs to re-Germanize; the Italian Risorgimentoand Irredentism; the rise of Slavicnationalism; the victory of the Italianidentity and the forced solution of theSlavic problem attempted by Fascism.Ernesto Sestan(traduzioni <strong>di</strong> Lorie Ballarin)Even today, members of amateur historical societies re-enact the life of Italianand Austrian sol<strong>di</strong>ers in the trenches, as in this photo taken near Monfalcone (Gorizia)Trentino-Alto A<strong>di</strong>ge, near Moena,an Italian trench from the First World WarPost card circulated by the “National League”, an Italian association committed to propagandaand assistance for Italians of the Eastern Adriatic who were Austro-Hungarian subjects.This card shows a portrait of Dante Alighieri and a quote from the Divine Comedy.Printed in Trieste in 1899, illustrated by Giuseppe Barison


<strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>DIFESA ADRIATICALa italianidad especial de Venecia Giulia.Las reflexiones de un gran historiador, Ernesto SestanEl historiador Ernesto Sestan (1898-1985) nació en Trento de una familiade la burguesía istriana. Colaboradorde la prestigiosa Enciclope<strong>di</strong>a Italiana,desde el 1948 docente universitariode Historia me<strong>di</strong>eval y moderna, ydesde 1949 de la Escuela NormalSuperior de Pisa. Después, desde1954, profesor de historia en el Ateneode Firenze. Fundamental, hasta hoy,su ensayo Venezia Giulia. Lineamentosde historia étnica y cultural, e<strong>di</strong>tadoen Roma en el 1947, un estu<strong>di</strong>oesmerado y sentido de losacontecimientos de su atormentadatierra de origen hasta el trágico epílogode la cesión de Istria a la ex Yugoslaviade Tito, sancionada por el tratado depaz del 10 de febrero de 1947.A la noble figura de Sestan ha sidode<strong>di</strong>cado, el 7 de marzo del <strong>2008</strong>, enTrieste, una cualificada convención deestu<strong>di</strong>o que ha analizado sus muchasobras. Stelio Spadaro, autor delvolumen La cultura civil de VeneciaGiulia: una antología 1905-2005 (LEGE<strong>di</strong>trice, Gorizia <strong>2008</strong>) reporta laAnticipación a la segunda e<strong>di</strong>ción(1965) del libro Venecia Giulia.Lineamentos de historia étnica ycultural, una reflexión rigurosa y a lavez conmovida sobre los orígenes dela especial italianidad de VeneciaGiulia, tan particular en susexpresiones como dramáticamentemortificada por el <strong>di</strong>seño de anexiónyugoslavo y por el régimen totalitariocomunista al que estuvo sometida enla segunda posguerra. Cuando el librode Sestan salió, en el 1947, losacontecimientos de la época quehabían trastornado la región Giuliaeran recientísimos y estaban todavíaen curso; y el libro de Sestan registrabaen sus conclusiones el sismo que habíasacu<strong>di</strong>do personas, lugares, destinos,con la honestidad intelectual y laseriedad científica de su autenticooficio de historiador.p. c. h.Lo que haya sido, lo que sea laitalianidad lingüística y cultural deVenecia Giulia, puede que no seasiempre bien claro ni siquiera paramuchos de los italianos de otrasregiones; ¡figurémonos a losextranjeros! Aquel retraso de me<strong>di</strong>osiglo, que los italianos de VeneciaGiulia tuvieron que soportar antes devenir a formar parte del cuadro de lacomunidad nacional hecha estadounitario; las ásperas <strong>di</strong>sputas, en casay fuera, en torno a la <strong>di</strong>cha «cuestiónadriática», [...] aquel <strong>di</strong>sputarse ycombatirse de cifras estadísticas, de losdatos étnicos más <strong>di</strong>sparatados; aquelsacar a la luz, en la propagandaperio<strong>di</strong>sta, de arcos romanos y deleones de S. Marco, la que, mientrasdespertaba en el italiano me<strong>di</strong>o laancestral <strong>di</strong>fidencia hacia la retóricade las clases dominantes, por otro ladollevaba, contra los fines de la mismapropaganda, a concluir que aquellaitalianidad fuera más recuerdo delpasado que no realidad del presente;[...]; el introducirse, en aquellas tierras,a cada paso en italianos, italianísimos,pero con aquellos apellidos muy amenudo tan duros; el combatir de unadhesión sumisa, pero tenaz, a ciertasinstituciones jurí<strong>di</strong>cas y administrativasdel <strong>di</strong>funto gobierno asburgico y encierta <strong>di</strong>fidencia hacia la asimilaciónen el aparato administrativo italiano;[...] todo esto y más que se podríaaña<strong>di</strong>r, ha tenido y en parte tienetodavía su peso en el determinar eljuicio que más a menudo se tienesobre la italianidad de Venecia Giulia,como de una italianidad especial. Yuna italianidad especial es, en efecto;pero como es especial la italianidadde Cerdeña o de Sicilia o de Piemonte,en esta Italia tan tenaz en susimprescin<strong>di</strong>bles variedades regionales.El juicio se equivoca, cuando seprospecta esta italianidad de VeneciaGiulia como una italianidad casi desegunda mano, sobrepuesta y reciente,menos noble por antigüedad de origeny menos profunda, con sus raíces, enel tiempo y en el suelo; casi unaitalianidad colonial, trasplantada allíen la otra orilla adriática, por expansiónde la italianidad metropolitana, quesería la padano-apenina. Nada másfalso que esta concepción.Conviene parar inme<strong>di</strong>atamente laverdad axiomática de que VeneciaGiulia, en la me<strong>di</strong>da en que esta esitaliana, es italiana por las mismasrazones, por efecto del mismodesarrollo histórico por el que sonitalianos Veneto, Piemonte, Liguria,Lombar<strong>di</strong>a, Emilia, Campania, Puglia,etc. etc.; que la italianidad no es unfenómeno de importación, como, porejemplo, el de los suecos en Finlan<strong>di</strong>ao el de los Ingleses en UIster, sinoun fenómeno autóctono del todo,sincronizado a la italianidad de todaItalia. Fenómeno de importación, enVenecia Giulia, es la romanidad, nola italianidad; pero esto vale no solopara Venecia Giulia, sino para laromanidad de casi toda Italia, sin decirque la romanización de ciertasregiones italianas en contraste con lagrecidad, como Campania, Puglia,Calabria, Sicilia era todavía superficialo de todas maneras imperfecta, candola romanización de Venecia Giulia eraya completa. La italianidad de VeneciaGiulia es, como la italianidad engeneral, el resultado ahora residuo dela romanidad en esta parte de Europame<strong>di</strong>terránea que es Italia y hacebloque único, por origen, desarrollo,cualidad, con la italianidad, sin otraespecificación.Pero es también una italianidadmarginal, puesta a los extremos límitesde la expansión territorial de laitalianidad, donde ésta entra encontacto y en contraste con otrasextirpes y otras lenguas, y languidece,y muere; y es esta su cualidadmarginal, de frontera, que la hacefenómeno no siempre fácilmentealcanzable por italianos de otrasregiones, no periféricas, para los quela lengua es un dato fijo, no sujeto alas fluctuaciones, a los contrastes, a lassimbiosis, que son sin embargofenómenos familiares a las gentes queviven en los margines de una esferalingüística. Porque la lengua, como lacultura nacional que en si expresa, esun organismo viviente tal que lasfuerzas de conservación y detransformación están en continuaactividad en modo de producir no solonuevas formas, sino también progresosy regresos en la amplitud de su respiro,es decir en el ámbito de suexpansión territorial.Venecia Giulia es uno de los teatrosen los que se desarrolla este secularacontecimiento de la italianidad; y enesto consiste, esencialmente, el interésde su historia. [...] región políticamenteno unitaria en su desarrollo histórico[...]; la razón de su interés consiste enel ser una región de transición entre elmundo latino, el germánico y el eslavo,que conviven juntos, en <strong>di</strong>stintas dosis,según los tiempos y los lugares, deentidad numérica, de fuerzaexpansiva, de sustancia cultural, decapacidad civilizadora, en vanoinclinados hacia una superior síntesisque la avanzada conciencia nacionalha hecho cada vez más ardua.Este secular acontecimiento tienesus etapas, que se pueden reducir alas siguientes: la romanización; eltraspaso de la romanidad a la15italianidad; la infiltración germánica;la expansión y la importación eslava;la acción de “refuerzo” veneciana; laintentada toma germánica delburocratismo asburgico; la revolucióndel resurgimiento italiano y elirredentismo; la escalada deleslavismo; la victoria de la italianidady la solución de fuerza del problemaeslavo intentada por el fascismo.Ernesto Sestan(traduzioni <strong>di</strong> Marta Cobian)Pirano (Istria), ciudad natal del compositor Giuseppe Tartini(1692-1770), el León emblema de la República de Venecia,esculpido en el 1466. La primera ciudad istriana en “de<strong>di</strong>carse”a Venecia fue, en el 932, Capo<strong>di</strong>stria. Grande protagonistade la historia moderna, la Serenissima expan<strong>di</strong>ó poco a pocosu juris<strong>di</strong>cción a buena parte de Istria y del Adriático oriental.Su dominio perdurará hasta el 1797.Sobre la Marmolada, la cima más alta de los Dolomitas (3342 m.),teatro de ásperas <strong>di</strong>sputas entre italianos y austriacosen la Primera guerra mun<strong>di</strong>al, uno de los caminos y de las galeríasexcavadas en la roca por los soldados italianosHande weg! (¡Fuera las manos!),postal del 1915 [?], KunstverlagSwatschek e<strong>di</strong>ciones, Salisburgo.Postal propagan<strong>di</strong>sta austriacade la Grande Guerracontra las aspiracionesterritoriales de Italia,representada por una manoexten<strong>di</strong>da hacia Istria y Dalmazia


16 DIFESA ADRIATICA <strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>Negazionismo d’autore:Scalfari e il Natale fiumano del 1920Nel suo ultimo libro L’uomo che non credeva in Dio, Eugenio Scalfari troval’occasione per parlare <strong>di</strong> Fiume e dell’impresa dannunziana. La sua attenzionesi sofferma sul «Natale <strong>di</strong> sangue». Riportiamo <strong>di</strong> seguito un breve commento <strong>di</strong>Camillo Langone apparso su “<strong>Il</strong> Foglio” del 1° giugno <strong>2008</strong>, che i nostri Lettorileggeranno volentieri.«[...] Chi legge il libro<strong>di</strong> Scalfari può credereche l’impresa fiumana siastata una pasdseggiata <strong>di</strong>salute. <strong>Il</strong> Natale <strong>di</strong> sangue,Fiume 1920, vieneminimizzato fino alla derisione:“<strong>di</strong> sangue nonne fu sparso affatto”. Sedessi cre<strong>di</strong>to a Freudcome colui che ha scrittoquesta frase infelice sospettereil’esistenza <strong>di</strong> unproblema psicanalitico,dato che fra i legionari alseguito <strong>di</strong> GabrieleD’Annunzio c’era Scalfaripadre, un massone <strong>di</strong>Vibo Valentia dalla biografiapiù interessante <strong>di</strong>quella del figlio (fu anche<strong>di</strong>rettore del casinò <strong>di</strong>sanremo).Che minimizzarel’impresa fiumana sia unmodo per minimizzare ilgenitore? Io propendoper una spiegazione piùterra terra: è soltanto lacollaudata sicumerascalfariana, un po’ <strong>di</strong>ignoranza e tanta arroganza.Dice <strong>di</strong> aver lettomolte pagine <strong>di</strong> D’Annunzio,e chi ne dubita,saprà tutto <strong>di</strong> ErmioneeUn vessillo originaledella Reggenza Italiana del Carnaro.Pendente in forma <strong>di</strong> gonfalone,<strong>di</strong>segnata dallo stesso d’Annunzio,aveva il colore vermiglio dei vessilli veneziani.Al centro, un cerchio d’oroformato da un serpente,simbolo <strong>di</strong> perfezione e <strong>di</strong> eternità,racchiudente le stelle dell’Orsa Maggiore,guida per i naviganti, con il motto,anche coniato dal poeta, Quis contra nos?della favola bella ma la storia brutta non la conosce, <strong>di</strong> sicuro non conosce lalettera a Luisa Baccara del 25 <strong>di</strong>cembre: “Sono stato a vedere i nostri feriti e inostri morti, e non ho potuto non piancere”.C’è scritto tutto nel capolavorodel legionario Comisso, “Le mie stagioni”:“d’improvviso compresi l’orrore della strage, preso dalla nausea <strong>di</strong>e<strong>di</strong> un calcioalla mitragliatrice e feci cessare il fuoco. Le salme dei legionari caduti e <strong>di</strong> queisoldati nazionali raccolti davanti alle nostre linee, vennero portate nel cimitero<strong>di</strong> Cosalla [sic] e coperte tutte con la grande ban<strong>di</strong>era tricolore. <strong>Il</strong> vescovomonsignor Costantini <strong>di</strong>ede l’assoluzione”.Tocca fare un ripasso <strong>di</strong> storia. Le truppe dell’esercito italiano, agli or<strong>di</strong>ni delgenerale Caviglia, cominciarono a sparare contro i valuntari dannunziani il giornodella Vigilia, alle sei <strong>di</strong> sera.La scelta del momento non fu casuale, il presidentedel Consiglio Giolitti intendeva approfittare dell’inevitabile <strong>di</strong>strazione dell’opinionepubblica durante le festività natalizie. I combattimenti fratrici<strong>di</strong> proseguironoper cinque giorni, le Cinque Giornate <strong>di</strong> Fiume, fino all’inevitabile resa.D’Annunzio non potè fare altrimenti, vista la <strong>di</strong>sparità delle forze in campo: dauna parte la poesia, dall’altra l’Andrea Doria che aveva cominciato a bombardarela città dal mare. Si contarono in totale 44 morti: 22 legionari, 17 militariregolari e 5 civili. Decine <strong>di</strong> caduti e ancor più <strong>numero</strong>si feriti (Comandantecompreso) tra la Vigilia e Capodanno: se non fu un Natale <strong>di</strong> sangue che cosa fu,una Pasqua <strong>di</strong> pace? Sarà tutto così atten<strong>di</strong>bile il libro <strong>di</strong> Scalfari? Temo <strong>di</strong> sì,leggendo certe sue affermazioni: «Non esiste la cosa in sé, esiste una cosa plurima,interpretabile e interpretata». Sembra <strong>di</strong> capire che quei 44 morti potrebberoanche non esistere, <strong>di</strong>pende dall’interpretazione. Ma se tra i morti da interpretareci fosse stato Scalfari padre oggi non potremmo interpretare Scalfari figlio[...]».Se questa è la conoscenza della storia <strong>di</strong> un maître à penser non c’è motivo<strong>di</strong> stupore che solo il 27% dei giovani italiani sappia che cosa si festeggi il 2giugno.L. T.Le ultime frontieredella Serenissima in AdriaticoÈ imminente l’uscita, per i tipi <strong>di</strong>Del Bianco e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, del volume<strong>di</strong> Mario Dassovich, Navigazionee commerci nell’Adriatico del XVIIIsecolo.«Di ultima frontiera della Serenissimain Adriatico – chiarisce l’autore –si dovrebbe forse parlare soltanto conriferimento alla “linea Mocenigo” del1718; per l’“Acquisto Nuovissimo” <strong>di</strong>una Dalmazia veneziana quasi triplicatarispetto alla sua precedente estensione(e questo a spese dei Turchi). Difatto, però, nel periodo suin<strong>di</strong>cato Veneziasubiva un arretramento in Adriaticoper l’intraprendenzadell’asburgico Carlo VI, che dava inizioad un lento sviluppo dei porti <strong>di</strong>Trieste e Fiume. Ed ancora Venezia nonavrebbe potuto ignorare una pluralità<strong>di</strong> altre iniziative concorrenziali.A quest’ultimo proposito – rammentaDassovich – riferimenti d’obbligointeresserebbero: il porto <strong>di</strong>Ancona (un porto quest’ultimo chenon poteva essere considerato semplicementeuna “enclave mercantile inuna terra intensamente agricola”); la“autonomia <strong>di</strong> Ragusa (con il suo ruolo<strong>di</strong> scambi internazionali <strong>di</strong> prodottialtrui specie dell’hinterland delle regionibalcaniche; un traffico <strong>di</strong> “piccolocabotaggio” alimentato in Adriaticoin alcuni mesi <strong>di</strong> ogni anno davarie fiere <strong>di</strong> località“<strong>di</strong> sottovento” (Lanciano,Ortona, Recanati, Senigallia, Pesaro,Rimini)». «<strong>Il</strong> superamento delle vecchiefrontiere veneziane in Adriaticoera destinato comunque a concretarsicon la tempesta napoleonica. Anchese allora – ricorda ancora lo stu<strong>di</strong>oso– la ricomposizione <strong>di</strong> una patria italianasarebbe avvenuta “a boccone aboccone”, per <strong>di</strong>rla con Carducci: e<strong>di</strong>l conquistatore avrebbe anche aggiuntoal nuovo regno ( 30 gennaio 1806)Venezia con tutti gli stati <strong>di</strong> terraferma,con l’Istria da trieste fino a Pola econ la Dalmazia».Luca Carlevarijs(1663-1730),Sciabecco,matita nera,pennainchiostro bruno,pennello seppia,biacca.Museo Correr,Venezia<strong>Il</strong> 70esimo dalla morte del «Poeta-soldato»una rievocazione su “Difesa” <strong>di</strong> ottobreQuest’anno ricorre il 70° anniversario della morte <strong>di</strong> Gabriele d’Annunzio.Si era spento il 1° marzo 1938 nella sua Villa Cargnacco, a Gardone Riviera,più tar<strong>di</strong> meglio nota come «<strong>Il</strong> Vittoriale degli Italiani».Sul prossimo <strong>numero</strong> <strong>di</strong> ottobre pubblicheremo un ampio servizio de<strong>di</strong>catoall’Immaginifico e due schede su altrettante monografie recentemente e<strong>di</strong>te.Fiume 1919, d’Annunzio durante una cerimonia militareUna parziale veduta dall’alto del complesso del Vittoriale


<strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>DIFESA ADRIATICA17<strong>Il</strong> Piccolo10 giugno <strong>2008</strong>Lettere: sloveni e Venezia GiuliaNella pagina Cultura e Spettacolidel 17 maggio u.s. Alberto Rochira attribuisceallo scrittore Boris Pahor duesingolari affermazioni che a Trieste nonpossono passare sotto silenzio. Mi riferiscoalla frase «è giusto ricordarsidelle foibe e degli esuli italiani, maanche che 100.000 sloveni sono statiesuli dalle terre della Venezia Giulia».Poiché le organizzazioni slovene,quando presentano le richieste <strong>di</strong> finanziamentoallo Stato italiano (senzaalcun censimento probatorio!) sostengonoche, attualmente, sarebberopresenti nella nostra regione 100.000sloveni, mi domando quanti dovevanoessere gli sloveni nella VeneziaGiulia nel 1918 se fosse vero il dato <strong>di</strong>Pahor <strong>di</strong> altri 100.000 esiliati nel primodopoguerra. Basta controllare icensimenti austriaci, che pur gonfiavanoil <strong>numero</strong> delle presenze slovenea Trieste ed in Istria, facendo apparirecome locali le persone che, invece,erano state temporaneamente trasferitedalla Slovenia per ragioni <strong>di</strong> «equilibrioetnico» ai danni degli italiani.Ambedue i dati, i 100.000 esuli <strong>di</strong>Pahor ed i 100.000 attuali sloveni, sonoprivi <strong>di</strong> ogni fondamento reale. Sull’incen<strong>di</strong>odel Balkan molto abbiamoscritto noi dalmati, perché la storia ciriguarda <strong>di</strong>rettamente. <strong>Il</strong> giorno successivoall’ecci<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Spalato in cui perironoil comandante Gulli ed ilmotorista Rossi, fu ucciso in piazzaUnità il giovane Giovanni Nini cheprotestava contro la snazionalizzazionedella Dalmazia. È noto che41 squadristi del Fascio <strong>di</strong> Trieste (inquel periodo vigeva ancora nel Regnod’Italia il sistema democratico perchéil fascismo non era ancora andato alpotere) si recarono minacciosamenteper protestare sotto il Balkan, trovandoun’intera compagnia del Regio esercitoal comando del sottotenente LuigiCasciana che - in assetto <strong>di</strong> combattimento- sbarrava loro la strada.L’esercito italiano <strong>di</strong>fese il Balkan anchequando, dalle finestre dove eraalloggiata un’organizzazione jugoslavistafu lanciata una bomba che ferìa morte il sottotenente Casciana. Nonè mai stato appurato chi sia stato a provocarel’incen<strong>di</strong>o del Balkan. Al temposi <strong>di</strong>sse che furono gli jugoslavistiche, nell’intento <strong>di</strong> bruciare documenticompromettenti, estesero il fuoco atutto l’e<strong>di</strong>ficio. Non corrisponde a veritàche i pompieri tagliassero gli idrantiper impe<strong>di</strong>re <strong>di</strong> spegnere l’incen<strong>di</strong>o,come è <strong>di</strong>mostrato da <strong>numero</strong>se fotografieche documentano i getti d’acquapuntati sulle finestre dell’HotelBalkan. Risulta, invece, che i pompierinon poterono entrare all’interno dell’e<strong>di</strong>ficioa causa delle continue esplosionidel materiale bellico accatastatonel centro culturale jugoslavo. Va precisatoche gli sloveni del tempo nonavevano alcuna voce in capitolo, tenutoconto che sloveni e croati avevanovalorosamente combattutonell’imperial-regio esercito austroungaricoed erano considerati dai serbi,popolo egemone della nascenteJugoslavia, dei tra<strong>di</strong>tori della causajugoslavista.prof. Chiara MotkavicepresidenteFondazione Rustia-TraineAgenzia DIRE12 giugno <strong>2008</strong>Marrazzo: il Lazio porterài giovani alle Foibe«Organizzerò dei viaggi verso leFoibe perché anche quella è una memoriache va recuperata». È quantoha annunciato il presidente della RegioneLazio, Piero Marrazzo, nel corsodella trasmissione ra<strong>di</strong>ofonica ‘Dilloa Marrazzo’ su Ra<strong>di</strong>o Ra<strong>di</strong>o. «Inoltreè importante che sia recuperata laRASSEGNAmemoria delle vittime del terrorismo,perché quelle pagine <strong>di</strong> storia sono statescritte solo attraverso i racconti deiterroristi - aggiunge Marrazzo - Voglioinfine sottolineare che non dobbiamoperdere il valore dell’accoglienza equin<strong>di</strong> la memoria degli emigrati italiani.Se vorremo governare davverotema dell’immigrazione, dovremo farlocon la capacità <strong>di</strong> avere valori». «Insiemealla trage<strong>di</strong>a della Shoah - concludeMarrazzo - sono quin<strong>di</strong> quattrole memorie che vanno conservate».La Voce del Popolo17 giugno <strong>2008</strong>Slovenia: tribunali,usare l’italianoSu iniziativa della Comunitàautogestita della nazionalità italiana <strong>di</strong>Capo<strong>di</strong>stria si è tenuto ieri, lunedì, unincontro tra il presidente AlbertoScheriani, affiancato dal presidentedella Comunità autogestita costiera,Flavio Forlani, con la presidente dellaCorte d’appello <strong>di</strong> Capo<strong>di</strong>stria, JozaVelkaverh. Per l’occasione la Velkaverhera affiancata dai responsabili del tribunaledel lavoro, Marinella Maras, <strong>di</strong>quello <strong>di</strong>strettuale, Matevz Gros e deltribunale circondariale, Bojana StrukeljPetrovic. Lo scopo dell’incontro è statoquello <strong>di</strong> analizzare l’applicazionedel <strong>di</strong>ritto costituzionale per gli appartenentidella comunità italiana all’usodella lingua italiana nei proce<strong>di</strong>mentipenali. Da parte dei giu<strong>di</strong>ci presenti èstato rilevato che molti loro colleghisarebbero capaci <strong>di</strong> guidare un proce<strong>di</strong>mentobilingue, avendo <strong>di</strong>mestichezzaanche con l’italiano. Sono statievidenziati però anche dei problemitecnici e burocratici, legati soprattuttoall’invio <strong>di</strong> documenti e formularinon bilingui. In merito è stato deciso<strong>di</strong> comune accordo <strong>di</strong> costituire ungruppo <strong>di</strong> lavoro composto da giu<strong>di</strong>cied esponenti della comunità italiana,che dopo le vacanze estive prenderàin esame la questione proponendo leversioni in lingua italiana dei formularida sottoporre al competente ministeroper la loro stampa.<strong>Il</strong> Piccolo21 giugno <strong>2008</strong>Lettere: ritorno a BorovnicaPuntuale come ogni anno è giuntodal Sud Africa, precisamente daJohannesburg, l’amico Edvino Opeka,nostro commilitone, vigile della Guar<strong>di</strong>acivica <strong>di</strong> Trieste negli anni 1944/’45 come noi che siamo rimasti inpochi superstiti ultraottantenni. Opekaera stato fatto prigioniero dei titini nelmaggio 1945 e aveva passato tre mesinel campo <strong>di</strong> concentramento <strong>di</strong>Borovnica, dal quale fortunatamentepoté ritornare, con 34 kg <strong>di</strong> peso, mavivo. Infatti, dei sette militi della Guar<strong>di</strong>a,solo tre ritornarono. Andammocon Opeka a fare una gita proprio là,nel posto dove era stato prigionieroperché lui desiderava rivedere quel tristeluogo. Ora Borovnica è un tranquillopaesotto lungo la linea ferroviariaverso Lubiana, abitato da pacificiagricoltori ed artigiani. Proprio là i detenutiitaliani dovevano rifare un ponteferroviario e inoltre rifornire <strong>di</strong> legnameda bruciare le forze <strong>di</strong> poliziatitine e i paesini. <strong>Il</strong> lavoro era pesantee il cibo poco, spiega il nostro Opekache ci faceva da cicerone, e se qualchevolta nel fondo della brodaglia trovavanouna patata era una festa. Nonsapendo il luogo preciso dov’era <strong>di</strong>slocatoil campo <strong>di</strong> concentramento,chiedemmo a un giovane del paesedove fosse, e lui si offerse <strong>di</strong> accompagnarcie, parlando un po’ in italianoe un po’ in inglese, ci spiegò chedopo il crollo del passato regime«quando quei maledetti rossi se nefurono andati» (testuali parole) gli abitantipoterono vivere finalmente tranquilli.Col suo aiuto, passando tra bellecasette, arrivammo al campo, dovelogicamente sono state <strong>di</strong>strutte le baracche<strong>di</strong> legno e ora c’è un grandeprato con un albero in mezzo, madove nessuno vuole costruire, perchéspesso sotto terra viene scoperta unasepoltura umana. Opeka ricordò queiterribili momenti passati, ma lo sentimmofelice <strong>di</strong> essere stato con noi inquel luogo dopo oltre sessant’anni. [...]Silvio CargnelliCittadellaspezia.com27 giugno <strong>2008</strong>Un guar<strong>di</strong>acoste in ricordodella Scuola GdF <strong>di</strong> PolaUn’unità militare, il guardacosteG.203 della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza, è intitolatoad uno scrittore e giornalista,oltre che ufficiale: Vittorio G. Rossi,fondatore e primo comandante dellascuola nautica <strong>di</strong> Pola delle FiammeGialle. La cerimonia del varo si è svoltastamani nel cantiere Intermarine <strong>di</strong>Sarzana [...]. Erano alla cerimonia ilComandante in seconda della Guar<strong>di</strong>a<strong>di</strong> Finanza, generale AngeloFerraro, ed i comandanti interregionaleBasovizza (Trieste), un lato del monumento eretto sulla Foibadell’Italia nordoccidentale gen. DanieleCaprino e regionale della LiguriaRaffaele Romano. Vittorio G. Rossi,capitano <strong>di</strong> lungo corso ed ufficialedella Marina Militare e della Guar<strong>di</strong>a<strong>di</strong> Finanza, è stato inviato del Corrieredella Sera e <strong>di</strong> Epoca e autore <strong>di</strong> unatrentina <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> narrativa e viaggi sulmare. È morto a Roma nel 1978.La Voce del Popolo2 luglio <strong>2008</strong>La storia <strong>di</strong> Fiumenei giornali dal 1843 al 1918È stata annunciata ieri presso la Bibliotecauniversitaria la presentazionedella bibliografia elettronica intitolata«Articoli su Fiume nei giornali fiumani:1843-1918: un contributo allabibliografia della storia <strong>di</strong> Fiume» [...].Come spiegato dalla <strong>di</strong>rettrice della Biblioteca,Senka Tomljanovic, labibliografia elettronica [...] è frutto dellavoro del bibliotecario ZlatkoKeglevic, che negli anni ’80 del secoloscorso ha avviato un progetto <strong>di</strong> ricerca<strong>di</strong> articoli legati alla storia <strong>di</strong> Fiumee pubblicati in se<strong>di</strong>ci giornalifiumani che uscivano nel periodo dal1843 al 1918.Nel 1843 inizia, infatti, a uscirel’“Eco del litorale ungarico”, il primogiornale fiumano, mentre nel 1918,con la fine della prima guerra mon<strong>di</strong>ale,si conclude uno dei perio<strong>di</strong> piùmovimentati della storia <strong>di</strong> Fiume. «[...]Nel 2006, in seno alla Biblioteca abbiamoavviato un processo <strong>di</strong><strong>di</strong>gitalizzazione dellabibliografia <strong>di</strong>Keglevic, che saràaccessibile anchevia internet – ha proseguitola Tomljanoviæ–. L’idea è <strong>di</strong> rendereaccessibile onlinetutti gli articoliche fanno parte dellabibliografia. Qui sitratta <strong>di</strong> 2.520 articolitratti, come già rilevato,da se<strong>di</strong>ci giornalifiumani chesono soltanto unaparte delle pubblicazioni che uscivanoall’epoca a Fiume. Per ora sono a<strong>di</strong>sposizione via internet, in forma integrale,tutti gli articoli relativi al primoanno <strong>di</strong> pubblicazione dell’“Ecodel litorale ungarico”, ovvero 36 articoli»,ha aggiunto. Gli articoli checompongono la bibliografia sono statitratti dalle seguenti pubblicazioni: “Ecodel litorale ungarico” (1843-1845),“Eco <strong>di</strong> Fiume” (1857-1860), “Gazzetta<strong>di</strong> Fiume” (1860-1862), “Giornale<strong>di</strong> Fiume” (1865, 1870-1871), “Gazzetta<strong>di</strong> Fiume – Fiumaner Zeitung”(1867), “Stu<strong>di</strong>o e lavoro: organo degliinteressi economici della ProvinciaLitoranea della Monarchia austroungarica”(1876-1879), “La Varietà:giornale per tutti” (1882-1896),“L’Artiere” (1886-1887), “La Voce delPopolo: giornale quoti<strong>di</strong>ano” (1889-1919), “Gazzetta <strong>di</strong> Fiume: giornaledel mattino” (1890-1891), “La Difesa:giornale politicocommerciale-letterario”(1898-1901),“<strong>Il</strong> Popolo” (1902-1920), “La GiovineFiume: giornale politico”(1907-1910),“<strong>Il</strong> Corriere: giornaledemocratico in<strong>di</strong>pendente”(1907-1909), “L’acquila:giornale mensile”(1911) e “<strong>Il</strong> giornalepolitico, commer-ciale, marittimo e finanziario” (1912-1920).(hl)Agenzia APCOM2 luglio <strong>2008</strong>‘‘Pinocchio’’ scomodo:Zara contro asilo italianoAnche “Pinocchio” può dare fasti<strong>di</strong>o.Ritar<strong>di</strong> pretestuosi, ostacoli, intoppilegali. In una parola sola riluttanzanel riconoscere un’ere<strong>di</strong>tà culturale,prima che nazionale, che lega ancoraZara – l’o<strong>di</strong>erna Zadar nella Dalmaziacroata – all’Italia. Tutto questo si nasconderebbe<strong>di</strong>etro il rifiuto delle autoritàzaratine a costruire un asilo conlingua d’insegnamento italiana chedovrebbe portare il nome del personaggio<strong>di</strong> Collo<strong>di</strong>. «Persiste ancoraun’oggettiva <strong>di</strong>fficoltà ad accettare chea Zara ci possa essere un asilo italiano.Sarebbe il simbolo del riconoscimentoche la città dalmata è stata erimane in parte italiana, oltre che ovviamentecroata», spiega ad ApcomMaurizio Tremul, presidente dell’Unioneitaliana [...] promotrice in primapersona del progetto. [...] E invece,dopo un percorso ad ostacoli duratooltre tre anni, proprio quando sembravaormai definita l’intera questione, leautorità citta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Zara hanno fattomarcia in<strong>di</strong>etro, pretendendo che l’istitutoadottasse il nome “Pinokio” e cheil proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>dattico fosse bi-lingue,croato-italiano. Del caso è statoinvestito il Ministro degli Esteri FrancoFrattini, a cui il deputato triestino delPD Ettore Rosato ha in<strong>di</strong>rizzato unadettagliata interrogazione, che sollevail problema della tutela delle minoranzequale «criterio fondamentale perstabilire l’idoneità <strong>di</strong> Paesi potenzialican<strong>di</strong>dati a far parte dell’Unione». Inquesto caso la Croazia. [...] La Municipalitàha voluto richiedere un parere<strong>di</strong>rettamente al governo centrale <strong>di</strong>Zagabria. «Parere non richiesto, datoche per legge la responsabilità sull’istituzionedegli asili ricade sulle autoritàlocali», puntualizza il presidente dell’Unioneitaliana. Fatto sta cheZagabria dopo alcuni mesi dà il vialibera al progetto, che quin<strong>di</strong> tornanelle mani della città dalmata. Pochigiorni prima la firma dell’atto costitutivodell’asilo, le autorità <strong>di</strong> Zara hannoaccampato nuovi dubbi e perplessitàsulla possibilità <strong>di</strong> aprire un asiloitaliano, non essendo Zara una cittàbilingue. «Dopo una serie infinita <strong>di</strong>schermaglie legali e aver appurato l’assenza<strong>di</strong> vizi legislativi, la municipalitàci ha mandato un contratto <strong>di</strong>cofondazione completamente <strong>di</strong>versodal precedente, con l’in<strong>di</strong>cazione delnome dell’asilo in croato – Pinokio –la comproprietà dell’e<strong>di</strong>ficio e ilbilinguismo dei proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>dattici».«Stiamo incontrando <strong>di</strong>fficoltà chespero non siano dettate dalla mancanza<strong>di</strong> volontà <strong>di</strong> fare l’asilo, ma dall’ignoranzadel problema», ha conclusoTremul. «Siamo pronti al compromesso,ma con punti fermi: l’asilo deve mantenereil nome e l’insegnamento in italiano.Spero che alla fine vinca la ragionevolezza.Sarebbe un bel gesto <strong>di</strong>europeismo e del rispetto dei <strong>di</strong>ritti umanida parte della Croazia. Un buon bigliettoda visita per le aspirazioni europee».Digitalizzati sinora dalla Biblioteca universitaria<strong>di</strong> Fiume 2.520 articoli tratti da se<strong>di</strong>ci giornaliusciti nel periodo 1843-1918


18 DIFESA ADRIATICA <strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>1926, nasce l’US FiumanaDal nostro inviato nel tempo...La nascita dell’UnioneSportiva Fiumana (1926-1943)La data <strong>di</strong> nascita del Footballmoderno è considerata da tutti gliesperti il 23 ottobre 1863; quando, aLondra, in Great Queen St., presso lataverna dei Free Masson, venne costituitala «English Foot-ball Association».Nel 1871 si svolse la prima coppa d’Inghilterrae nel 1872 il primo incontrointernazionale tra Inghilterra e Scoziae la nascita <strong>di</strong> un club ufficiale fuoridai confini inglesi il «Le Havre AthlèticClub» in Francia.Proprio in quegli anni, e precisamentenel 1873, il nuovo gioco chestava appassionando l’intera Europafece la sua comparsa, per la primavolta, a Fiume e vide protagonisti imarinai inglesi contro una rappresentativalocale. Grande fu il successo cheriportò quel nuovo gioco tanto cheimme<strong>di</strong>atamente si <strong>di</strong>ffuse per la cittàed i suoi <strong>di</strong>ntorni.1904, fondazionedella Società sportiva OlimpiaIn quell’anno, grazie all’iniziativadei fratelli Mittrovich, Carlo Colussi,Antonio Marchich, Aristodemo Susmele Agelasio Satti, venne fondato il ClubOlimpia che oltre al calcio, aveva alsuo interno una sezione <strong>di</strong> ciclismo,nuoto, atletica e pugilato. Seguirono,negli anni successivi, la nascita <strong>di</strong> altrepolisportive come il Club atleticofiumano (1905) e l’Arx.Nel 1911 a Fiume, si potevano giàcontare <strong>numero</strong>se polisportive e moltissimiatleti che praticavano ogni tipo<strong>di</strong> sport. Ricor<strong>di</strong>amone alcune: Arx,Concor<strong>di</strong>a, Edera, Juventus-Enea,Libertas, Tarsia, Veloce, Iride, Aurora,Abbazia, Cantrida, Borgomaria,Leonida, Torpedo, Cantieri Navali, Torretta,etc.1917, nasce il Doria(poi Gloria il 30 aprile)In quel giorno, presso il Caffè Marittimo,in Piazza Dante, i signori Delfino,Ostello e Vescia fondarono laPolisportiva Doria che sarà il cuoredella futura Fiumana. La squadra giàalla nascita contava <strong>numero</strong>si campioninella sua rosa: Milautz, RomeoMilinovich, Negrich I, Dobrievich,Volk, Spadavecchia, Negrich II,Varglien,Giacchetti I e II, Gregar,Ossoinack, Paulinich, Diossy, Crulcich,Schmidt, Sega, Pillepich, Reich eTarlao.Anni 1920-’21Con la fine della Grande Guerra,le autorità fiumane avevano organizzatoun proprio campionato citta<strong>di</strong>noa cui avevano preso parte le maggiorisquadre: l’Olimpia, il Gloria, il Pola,Cartolina dell’UnioneSportiva Fiumana, 1930 ca.,Giacomi e<strong>di</strong>tore,Milano, i<strong>Il</strong>lustrazione <strong>di</strong> Magià [?]l’Edera e il Tersere. La vittoria finaleandrà all’Olimpia che con un clamoroso7 a 0 sull’Edera, vincerà il torneocitta<strong>di</strong>no. Ricor<strong>di</strong>amo la formazionecampione dell’Olimpia: Mihalich I,Goacci, Kusmann, Paulinich III, Diosy,Simcich, Ossoinak, Kregar, Pauletig,Pillepich, Gugnali.I tornei nella Fiume dannunziana.<strong>Il</strong> primo scudetto tricolore sulla magliadei calciatori<strong>Il</strong> centravanti fiumano Rodolfo Volk in una foto degli anni Trenta.Con la maglia della Roma segnò 103 golCon l’occupazione <strong>di</strong> Fiume,D’Annunzio amava assistere <strong>di</strong> frequenteai principali avvenimenti sportivicitta<strong>di</strong>ni: gare <strong>di</strong> nuoto, riunioni <strong>di</strong>pugilato al sempre zeppo TeatroFenice, e spesso si faceva vedere sullajole dei canottieri della societàQuarnaro. Continuava, quin<strong>di</strong>, anchel’antico campionato citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> calciocon le tra<strong>di</strong>zionali squadre già natesotto l’impero austro- ungarico. I militarigiocavano un loro campionato aparte e per cementare ancor più i rapporti<strong>di</strong> fratellanza con la popolazione,le autorità decisero <strong>di</strong> organizzareuna sfida tra una selezione delle squadrecitta<strong>di</strong>ne ed una rappresentativa delComando militare. Secondo i primiaccor<strong>di</strong> le due formazioni avrebberodovuto indossare le casacche rispettivamentedel Gloria e dell’Esperia, maqualcuno suggerì <strong>di</strong> far giocare la squadramilitare (che simboleggiava l’Italia)con la maglia azzurra. Fu decisopure che i militari ponessero all’altezzadel cuore uno scudetto verde, biancoe rosso, senza lo stemma sabaudoal centro.La “storica” partita si giocò domenica7 febbraio 1920 sul campo sportivo<strong>di</strong> Cantrida. <strong>Il</strong> terreno in settimanaera stato rimesso in sesto da una compagine<strong>di</strong> soldati zappatori ed eranostate erette delle nuove tribune. Suglispalti accorse una folla enorme <strong>di</strong> appassionati.«Alle ore 15 giungeva il generaleSante Ceccherini con il suo seguito –ricorda Aristodemo Susmel –, mezz’oradopo il Comandante Gabrieled’Annunzio con il suo Stato Maggioreprese posto nella tribuna centrale. Lasquadra militare si presentò in campocon la maglia azzurra e i calzoncinibianchi, mentre la selezione citta<strong>di</strong>navestiva le <strong>di</strong>vise nero-ver<strong>di</strong> stellatedell’Esperia. <strong>Il</strong> capitano dei fiumani,Goacci, donò al capitano dei militariuno splen<strong>di</strong>do mazzo <strong>di</strong> fiori con inastri dei colori fiumani e nazionali.«Sorpreso e commosso il capitanoavversario, tenente Terrile, abbracciòe baciò il capitano fiumano». L’incontrofu avvincente. Gli “azzurri”, nellecui file giocavano bersaglieri, ar<strong>di</strong>ti,aviatori e reparti d’assalto, tutti fisicamenteben prestanti, ben poco poteronocontro i più tecnici fiumani, chegrazie alla rete segnata al 30’ da Tomagfecero propria la tenzone. «<strong>Il</strong> Comandanteassistette alla partita quasi sinoalla fine e dopo il primo tempo volleconoscere personalmente i due capitaniper congratularsi con loro. I militarichiesero e ottennero la rivincita,fissata per il 9 maggio».<strong>Il</strong> 6 maggio a Cantrida si concluseil campionato militare, vinto dal II Battaglione.Gli avvenimenti, però, precipitaronoe quello stesso pomeriggioci fu un sanguinoso conflitto a fuocotra ar<strong>di</strong>ti e regi carabinieri, che stavanoabbandonando la città e forzaronoil blocco <strong>di</strong> Cantrida. Comunque, ladomenica 9 maggio Gabriele d’Annunzioassistette alla partita <strong>di</strong> calciotra i suoi legionari e la rappresentativafiumana. Prima della contesa ci fu lacerimonia <strong>di</strong> premiazione, con le 10squadre militari che avevano partecipatoal loro campionato schierate sulcampo. In tribuna era presente ancheil generale Ceccherini. Alle 18 iniziòl’attesa partita che ancora una voltavide prevalere la selezione citta<strong>di</strong>nacon il risultato <strong>di</strong> 2-1, dopo che i militariall’inizio avevano sprecato un calcio<strong>di</strong> rigore, perdendo cioè l’occasione<strong>di</strong> portarsi in vantaggio.2 settembre 1926, nasce l’US Fiumana:L’Olimpia ed il Gloria, a seguitodell’annessione allItalia, deciseroche per poter competere al meglionella nuova realtà, fosse necessarioavere solo una grande società sportiva<strong>di</strong> calcio citta<strong>di</strong>na più competitiva economicamentee sportivamente. Allaprima riunione <strong>di</strong> presidenza congiunta,a cui parteciparono GiovanniStiglich, Ramiro Antonini, FedericoBattiala, Antonio Capu<strong>di</strong>, ClementeMarassi, Olivio Musiol, Luigi Pauletich,Alberto Ronchevich, Mario Rora,Anselmo Sandrini, Armando Serdoz,Carlo Simichen, Oscar Sperber,Romeo Sperber, Aristodemo Susmelfurono prese importanti decisioni. Lanuova società prese il nome <strong>di</strong> US Fiumana,come presidente fu scelto PietroPaquali e come sta<strong>di</strong>o fu sceltoquello <strong>di</strong> Cantrida-Borgomarina. Lemaglie del Club dovevano esserearancione con la stella bianca e lanuova squadra venne iscritta al campionatointerregionale <strong>di</strong> Prima Divisione.La prima partita vide la Fiumanasuperare il Bologna per 3-2. Sceseroin campo i seguenti giocatori:Marietti, Romeo Milinovich, Pilepich,Narciso Milinovich, Ossoinak,Varglien I, Negrich, Serdoz, Tarlao,Mihalich, Spadavecchia. Intanto in Italianascevano la Salernitana Calcio el’AC Fiorentina e il Napoli, l’anno successivol’AS Roma ed il Lecce.Giorgio <strong>di</strong> GiuseppeFiume, il campo sportivo del “Gloria” in una cartolina d’epocaTutti i «moretti» fiumani in un volumecurato da Erna Toncinich per la EDITEd ora il famoso e antico «moretto» fiumano, un monile caroalla tipica tra<strong>di</strong>zione della città quarnerina, ha la sua monografiagrazie alla storica dell’arte Erna Toncinich, presentato nel mese <strong>di</strong>giugno alla Comunità degli Italiani <strong>di</strong> Fiume. <strong>Il</strong> volume, dal titolo<strong>Il</strong> moretto fiumano, ripercorre la storia e l’evoluzione del gioiello,ed è corredato da un apparato fotografico molto accurato.«Sul moretto, nel corso degli anni – ha detto alla “Voce delPopolo” l’autrice –, sono stati scritti tanti articoli e testi <strong>di</strong> variogenere che in realtà non erano che delle ripetizioni prive <strong>di</strong>base scientifica, se si eccettua lo stu<strong>di</strong>o della prof. Matejcic.Questo libro da me fortemente voluto e sognato scaturisce dalventennale contatto <strong>di</strong>retto con Rodolfo Giral<strong>di</strong>, l’ultimo, forse,della schiera dei bravi morettisti fiumani e depositario <strong>di</strong> unasecolare tra<strong>di</strong>zione tramandata <strong>di</strong> padre in figlio, da maestro a<strong>di</strong>scepolo e gelosamente custo<strong>di</strong>ta. Figlio <strong>di</strong> orafi, apprese lalavorazione dei moretti nel negozio del padre (morto nel 1929)in Piazza delle Erbe, insieme ad altri lavoranti. Quando la famosaoreficeria Gigante, sita (come tutti i morettisti) in Piazza delDuomo, cessò la sua attività, i Giral<strong>di</strong> comprarono tutta l’attrezzaturaper la lavorazione dei moretti, compreso il preziosissimo catalogo <strong>di</strong>gioielli realizzati con moretti, <strong>di</strong>segnato a mano da Agostino Gigante erisalente al 1880. Ebbene, prima <strong>di</strong> andare ai raduni dei fiumani in variecittà italiane, Rodolfo Giral<strong>di</strong> veniva a Fiume portando con sé, meravigliadelle meraviglie, un involucro carico <strong>di</strong> gioielli da lui realizzati su commissionedei fiumani. Soprattutto spille e orecchini. E portava sempre con sé ilcatalogo del Gigante. Passeggiandoinsieme per le calli dellaCittavecchia Giral<strong>di</strong> mi parlava, mispiegava tante cose su questo anticogioiello fiumano, informazioniche io annotavo e salvavo; percui incominciai a vagheggiarel’idea <strong>di</strong> un libro. Figuriamoci cheil Giral<strong>di</strong> per decorare i suoimoretti usa ancora la sua vecchiariserva <strong>di</strong> corallo <strong>di</strong> Torre del Greco,acquistata forse da AgostinoGigante».Dal saggio della prof.Toncinich si evince che il morettoa Fiume era presente già nel 1768(e presumibilmente da prima).L’autrice si chiede quali siano statele origini del moretto, se riconducibilialla battaglia <strong>di</strong> Grobnicodel 1601 contro i turchi, o a Venezia,dove come noto la figuradel moro era ben rappresentatanella pittura dei gran<strong>di</strong> maestri.red.Notizie liete...Fiori d’arancio in redazionele nozze <strong>di</strong> Serena Parisi e Leonardo FiorellaFervevano i preparativi nella sede <strong>di</strong> “DifesaAdriatica” per le nozze della collega Serenacon Leonardo. E finalmente i due promessi hannocoronato il 23 giugno scorso il loro sognonella splen<strong>di</strong>da e antica Basilica romana <strong>di</strong> S.Giovanni a Porta Latina, immersa nel verde ecircondata dalle solenni vestigia <strong>di</strong> Roma antica,alla presenza dei commossi genitori deglisposi, <strong>di</strong> parenti, amici e colleghi che hanno con<strong>di</strong>viso la loro gioia.Dopo il rito religioso, i novelli coniugi e gli invitati si sono ritrovati per gliopportuni festeggiamenti, protrattisi sino a tarda ora. A Serena e Leonardo gliauguri più fervi<strong>di</strong> da parte della redazione e dell’amministrazione del giornale.


<strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>Ecci<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Malga Bala,proposta la medaglia d’oroalla memoria dei 12 Carabinieritrucidati dai partigiani <strong>di</strong> TitoUna medaglia d’oro al merito civile alla memoria per i 12Carabinieri trucidati nel 1944 a Malga Bala (oggi in Slovenia) daipartigiani <strong>di</strong> Tito: l’ha proposta il Comando generale dell’Armaalla Difesa che l’ha già inoltrata, per competenza, al Ministerodell’Interno. È quanto si legge nella risposta ad una interrogazionedel senatore Filippo Berselli (PDL), che al ministro La Russa, chiedevase non intendesse proporre al Capo dello Stato la concessionedella medaglia d’oro ai 12 carabinieri «barbaramente trucidatisolo perché italiani». L’ecci<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Malga Bala fu un atto <strong>di</strong> unaferocia inau<strong>di</strong>ta. Nella notte tra il 24 e il 25 marzo 1944 quelli cheBerselli definisce «gli pseudo partigiani slavi» presero in ostaggioi carabinieri che erano <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>o alla centrale idroelettrica <strong>di</strong>Bretto, in territorio <strong>di</strong> Gorizia. I 12 militari dell’Arma furono quin<strong>di</strong>rinchiusi in un fienile dove gli venne dato un pasto a base <strong>di</strong>soda caustica e sale nero.Nonostante gli atroci dolori furono costretti a marciare fino aMalga Bala dove furono incaprettati e torturati: ad uno venne venneaperto il petto, dove gli fu conficcata la foto dei figli. Nellarisposta del Governo a Berselli (che aveva presentato analoga interrogazioneanche nella passata legislatura) si segnala, tra l’altro,che il 5 giugno scorso è giunta alla Difesa, dal Comando generaledell’Arma, la proposta <strong>di</strong> concessione della medaglia. L’istanza estata quin<strong>di</strong> inoltrata al Viminale, per competenza; dal canto suola Difesa ha garantito l’impegno «a fornire ogni eventuale utile enecessario supporto per un favorevole e rapido accoglimento dell’istanza».(fonte ANSA)Con gli Alpinisui sentieri della storia, luoghie testimonianze in un volumeL’<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> Alpini, incollaborazione con l’e<strong>di</strong>tore Mursia, hapresentato il 30 giugno scorso a Milano,nella sede della Libreria Mursia, il progettoe il libro Con gli Alpini sui sentieridella storia, I luoghi della Grande Guerra(pagg. 300 con illustrazioni, Euro20,00).Hanno preso parte all’incontro CarloGiovanar<strong>di</strong>, sottosegretario alla Presidenzadel Consiglio, Corrado Perona, presidente<strong>Associazione</strong> <strong>Nazionale</strong> Alpini eFiorenza Mursia, presidente Ugo Mursia E<strong>di</strong>tore.Si legge nella presentazionesul sito ufficiale dell’ANA, il volumeè una guida storico-turisticasui luoghi della Grande Guerra esi basa sul lavoro <strong>di</strong> restauro e <strong>di</strong>recupero fatto dai Gruppi ANA suiluoghi storici (dalla Linea Cadornaalla Carnia) e per ogni inse<strong>di</strong>a-In alto: la copertina delvolume e<strong>di</strong>to a cura dell’ANAe una cartolina (a sin.)della Prima guerra mon<strong>di</strong>alede<strong>di</strong>cata all’alpinoAnche quest’anno nel Raduno <strong>Nazionale</strong>dei Bersaglieri (si veda la nota <strong>di</strong> cronacasul <strong>numero</strong> <strong>di</strong> luglio <strong>di</strong> “Difesa”) irappresentanti <strong>di</strong> Zara, Fiume e Pola hannosfilato in posizione d’onore. <strong>Il</strong> 25 maggiohanno preceduto gli altri bersaglieriin congedo per le vie <strong>di</strong> Pordenone, cittàimportante nella storia recente della Specialità.Dietro allo striscione Vivi e morti iBersaglieri <strong>di</strong> Zara Fiume e Pola sono qui,erano i labari che rappresentanole scomparse Sezioni delle tre Città e ireparti che più a lungo hanno <strong>di</strong>feso lafrontiera orientale.Al passaggio davanti alla tribuna lospeaker ha citato il passato storico italiano delle terre giuliane edalmate, sottolineando l’importanza <strong>di</strong> questo passato anche perla storia dei bersaglieri e della loro <strong>Associazione</strong>; mettendo in lucein particolare come i primi nuclei <strong>di</strong> “bersaglieri” non in servizio,così come le prime “bersagliere” siano nati a Zara.Prima della Seconda guerra mon<strong>di</strong>ale Pola era sede del 12°Reggimento, che aveva anche il compito <strong>di</strong> formare gli AllieviUfficiali <strong>di</strong> complemento. A Zara il 9° Reggimento era stato sosti-DIFESA ADRIATICARaduno nazionale Bersaglieri,sempre presenti i giuliani e dalmatiPordenone, 23-25 maggio <strong>2008</strong>,sfila la rappresentanzadei fanti piumati delle province perdute(foto E. Ricciar<strong>di</strong>)De Vergottini, l’ambasciatore delle missioni impossibiliLe agenzie <strong>di</strong> stampa hanno de<strong>di</strong>cato <strong>di</strong>versi lanci alla figuradell’ambasciatore Tomaso de Vergottini, spentosi a Montevideo loscorso maggio. Riproduciamo parte del servizio de<strong>di</strong>catoglidall’AISE, una delle maggiori agenzie de<strong>di</strong>cate agli italiani all’esteroe alla <strong>di</strong>ffusione delle notizie dall’Italia ai connazionali residentinel mondo.«“Sono stato esule e rifugiato anche io. Non posso lasciarlisoli”». Fu questa la risposta che Tomaso de Vergottini, 40 anniancora da compiere ed una carriera <strong>di</strong>plomatica all’orizzonte,<strong>di</strong>ede alla moglie che lo prese per pazzo quando si offrì <strong>di</strong> partireper il Cile, fresco del colpo <strong>di</strong> Stato. Erano gli ultimi giorni del1973. L’11 <strong>di</strong> settembre i golpisti guidati da Augusto Pinochet avevanobombardato la Moneda, Salvador Allende, il presidente cheavviò la via cilena al socialismo» fu trovato morto nel suo ufficio,la Giunta militare cominciò una persecuzione sistematica deglioppositori che fece scuola poi per il cosiddetto Plan Condor. Peruna coincidenza l’Ambasciatore italiano in carica, NorbertoBehman dell’Emo, non si trovava a Santiago nei giorni del golpe el’Italia, non volendo riconoscere il governo <strong>di</strong> Pinochet, decise <strong>di</strong>mandare un incaricato d’affari. De Vergottini si offrì spontaneamente.<strong>Il</strong> senso della missione sta tutto in quella frase detta allamoglie Anna Sofia: l’umanità, il coraggio <strong>di</strong> gettare il cuore oltrel’ostacolo, il senso del dovere, l’equilibrio e l’ambizione». Si aprecosì un lungo articolo, a firma <strong>di</strong> Federica Manzitti, pubblicatooggi sulle pagine <strong>di</strong> “Gente d’Italia”, il quoti<strong>di</strong>ano delle Americhe<strong>di</strong>retto da Mimmo Porpiglia, de<strong>di</strong>cato alla figura dell’AmbasciatoreTomaso de Vergottini, scomparso pochi giorni fa a Montevideo.Giovane <strong>di</strong>plomatico, padre <strong>di</strong> un bambino <strong>di</strong> 5 anni, deVergottini era stato Console ad Innsbruck e Norimberga. Poi consiglierea Tel Aviv. Santiago del Cile rappresentava un trampolino<strong>di</strong> lancio nella carriera, ma anche un rischio molto grande. Nonbastava la ferocia della giunta militare, l’ambigua posizione <strong>di</strong>plomaticaassunta dal nostro governo che comportava la mancanzadelle garanzie che la figura <strong>di</strong> un Ambasciatore normalmente implica,i rifugiati, più <strong>di</strong> cento, accampati nella residenza; c’eraanche l’impetuosa protesta <strong>di</strong> una parte consistente dei 25milaitaliani residenti in Cile, nostalgici del fascismo e sostenitori <strong>di</strong>Pinochet. Ma evidentemente al flemmatico e timido ex Console<strong>di</strong> Norimberga, le sfide non facevano paura. Lui era figlio <strong>di</strong> istriani,nato a Parenzo nel 1933, fuggito con la madre e la nonna dopoche il padre era stato infoibato dai partigiani jugoslavi, aveva vissutoda bambino qualcosa <strong>di</strong> simile a quello che stavano vivendoi cileni anti-golpe. Qualcuno lo credette socialista per la determinazioneche mise nel tentativo <strong>di</strong> salvarli, ma era semplicementeun uomo <strong>di</strong> centro che <strong>di</strong> fronte alla violazione dei <strong>di</strong>ritti umanisentiva l’imperativo morale <strong>di</strong> opporsi. [...] La missione cominciatanel <strong>di</strong>cembre del 1973 doveva essere «per tre mesi», terminònel 1984. [...]La sua missione è un caso unico nella storia della <strong>di</strong>plomaziainternazionale, impossibile probabilmente senza l’imperturbabilitàe la determinazione <strong>di</strong> quell’uomo, spentosi a 75 anni aMontevideo lo scorso 26 maggio. Montevideo fu la destinazionesuccessiva al Cile. [...]mento fornisce al lettore non solo le informazioni storiche suquanto vi è accaduto durante la Grande Guerra, ma ancheutili consigli escursionistici per coloro che intendono visitarli.Inoltre sono in<strong>di</strong>cati i gruppi che hanno eseguito i lavori <strong>di</strong>recupero e la tipologia <strong>di</strong> intervento.<strong>Il</strong> libro Con gli alpini sui sentieri della storia è parte integrantedel progetto omonimo che ha come obiettivo quello <strong>di</strong>conservare la memoria viva della Storia italiana, progetto rivoltosoprattutto alle nuove generazioni.red.tuito nel 1936 dal battaglione “Zara”.I reparti che più a lungo <strong>di</strong>fesero lafrontiera orientale furono: il btg. “Zara”che l’8-9-1943 rimase in armi a <strong>di</strong>fesadell’omonima città, conservando lestellette del Regio Esercito fino a quandoi Tedeschi, al principio del 1944, nonlo <strong>di</strong>sarmarono prendendolo prigioniero;un battaglione e altre due compagniedella RSI che <strong>di</strong>fesero la Valledell’Isonzo fino al maggio del 1945.Questi ultimi reparti erano costituitiin massima parte da giovanissimi volontari,alcuni dei quali sono ancora sfilati<strong>di</strong> corsa.Nel 1871 nacque a Zara la prima Società dei Bersaglieri, precedendo<strong>di</strong> 15 anni il primo sodalizio <strong>di</strong> fanti piumati in congedonato nel Regno d’Italia, a Torino. La seguirono le Società, particolarmenteconsistenti, <strong>di</strong> Spalato e <strong>di</strong> Borgo Erizzo <strong>di</strong> Zara ed anchequelle, minori, <strong>di</strong> Salona <strong>di</strong> Spalato e <strong>di</strong> Neresi della Brazza.La Società <strong>di</strong> Zara nel 1912 aveva anche un gruppo femminile.Elio Ricciar<strong>di</strong>Note dolorose...19Anna Sofia è la combattiva vedova del <strong>di</strong>plomatico. Una donna<strong>di</strong> carattere, che maschera l’umanità <strong>di</strong>etro una ruvidezza affascinante.Non potrebbe essere altrimenti, visto che neppure lei siè mai tirata in<strong>di</strong>etro durante l’avventura cilena. La signora AnnaSofia andava a fare la spesa col camion, «dovevamo sfamare finoa 250 persone al giorno», tanti quanti erano gli esiliati che per percinque mesi vissero nella nostra sede <strong>di</strong>plomatica. Sopportavacon il marito gli attacchi della stampa filo regime, si <strong>di</strong>stricavanell’incerta posizione burocratica che ufficialmente le riconoscevail governo: turista, moglie <strong>di</strong> un addetto commerciale, madre <strong>di</strong>un bambino che non aveva <strong>di</strong>ritto alla scorta eppure andava ascuola tutti i giorni, ospite temporanea <strong>di</strong> un Paese in ostaggio deimilitari, ma in realtà ambasciatrice anch’essa, senza rinunciaremai all’eleganza, ad un sorriso per i collaboratori, ad una zampataper i nemici <strong>di</strong> suo marito. Neppure quando un misterioso incidente<strong>di</strong> macchina ha rischiato <strong>di</strong> ucciderla insieme alla sua famiglia,la signora Anna Sofia ha perso la sua forza <strong>di</strong> volontà.[...] Quel che non poteva <strong>di</strong>re, de Vergottini comunque fece.Permise a 850 perseguitati politici e 400 loro familiari <strong>di</strong> scavalcareil cancello dell’Ambasciata ottenendo per essi prima la salvezzaimme<strong>di</strong>ata dagli squadroni della DINA, l’organizzazionerepressiva del regime, poi quella futura strappando con unequilibristico gioco <strong>di</strong>plomatico i salvacondotti umanitari perrifugiarli nel nostro Paese o in altri solidali come Cuba, la Romania,il Venezuela, la Svezia e la Gran Bretagna.[...] «L’Ambasciata italiana <strong>di</strong>ventò un luogo <strong>di</strong> asilo e <strong>di</strong> libertà:molte volte i militari cercarono <strong>di</strong> entrare per catturare coloroche volevano consegnare alla giustizia, ma de Vergottini non hamai permesso che uno solo <strong>di</strong> loro fosse toccato», ha detto il deputatocileno Antonio Leal, che fu tra i rifugiati della nostra sede<strong>di</strong>plomatica. [...] Solo quando nottetempo gettarono il cadavere<strong>di</strong> una donna dentro i giar<strong>di</strong>ni dell’Ambasciata, de Vergottini fucostretto ad aprire i cancelli ai militari e ad affrontare insieme aisuoi collaboratori una delle crisi più <strong>di</strong>fficili del lungo periododella <strong>di</strong>ttatura. Ma nessuno, anche in quel caso, venne strappatodalle sue mani.In Uruguay in particolare, ha lasciato un ricordo pieno <strong>di</strong> ammirazionee <strong>di</strong> affetto. Qui è stato artefice, oltre che testimone, <strong>di</strong>una vivacissima vita <strong>di</strong>plomatica. [...]MONTEVIDEO\ aise\Nel primo anniversario della scomparsa avvenuta il 1° maggio2007, della lussignanaMaria (Meri) Morin ved. Nicolichnata a Lussinpiccolo il 5 agosto 1910, i figli, Gianni daCorgemont (Svizzera) e Sergio da Albisola Capo(Savona), ricordano la mamma con immutato affetto.In Sua memor offrono un’elargizione a “Difesa Adriatica”.• • •<strong>Il</strong> 10 aprile <strong>2008</strong> si è spenta a BiellaSilvana Detonived. CostanzaNe danno il triste annuncio la sorellaFulvia, le figlie Diana con Guido e Fiorellacon Giuseppe, i nipoti Isabella, Giovanni,Benedetta, Marta, Giovanna, Carlo e Chiara.Fulvia e famiglia ringraziano tutti coloro che sono stati vicininel loro dolore.• • •Lutto nel Comitato ANVGD <strong>di</strong> Bellunoper la scomparsa del gen. Di MaggioÈ morto il 4 luglio il generale Giuseppe Di Maggio, che avevaretto la presidenza del Comitato ANVGD <strong>di</strong> Belluno per ben 25anni fino al 2000. Ne dà notizia l’attuale presidente GiovanniGhiglianovich. Un altro delle nostre storiche guide che “xe andadoavanti” - come scrive Ghiglianovich - senza aver mai voluto rivederela “sua” Zara. Si è così addormentato sognando com’erarimasta nei suoi occhi. Le esequie si sono svolte martedì 8 luglionel Duomo <strong>di</strong> Belluno. I messaggi <strong>di</strong> partecipazione al lutto possonoessere in<strong>di</strong>rizzati alla vedova e ai due figli al seguente in<strong>di</strong>rizzo:Famiglia Di Maggio, Via Feltre 17, 32100 Belluno.• • •<strong>Il</strong> 29 maggio <strong>2008</strong> si è spenta a Venezia, dove risiedeva, lasignoraFernanda Cretich ved. KucichEra nata a Fiume nel 1923. I famigliari La ricordano a quantiL’hanno conosciuta.


20 DIFESA ADRIATICA <strong>Agosto</strong>-<strong>Settembre</strong> <strong>2008</strong>Benevento: il Comuneorganizzerà il Giorno del Ricordomercoledì 11 giugno <strong>2008</strong><strong>Il</strong> Consiglio comunale <strong>di</strong> Beneventonella seduta del 10 giugno scorsoha proceduto all’approvazione <strong>di</strong> unaserie <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti, tra cui all’unanimitàl’or<strong>di</strong>ne del giorno presentatodal consigliere Roberto Capezzone,che impegna l’amministrazione a porrein essere, in occasione del Giornodel Ricordo, iniziative istituzionali finalizzatealla commemorazione e all’approfon<strong>di</strong>mentodelle tragiche vicendeche investirono le popolazioniistriane, fiumane e dalmate.Roma ha celebratoSuor Tarsilla Ostidomenica 22 giugno <strong>2008</strong>Roma ha celebrato il decreto ecclesiasticoapprovato da Benedetto XVIche riconosce Serva <strong>di</strong> Dio e VenerabileSuor Tarsilla Osti (Host), nata a Polanel 1895 e morta a Roma nel 1958.Nella chiesa della Casa generaliziadella Congregazione dei Sacri Cuori<strong>di</strong> Gesù e Maria una follastrabocchevole ha partecipato allaMessa solenne <strong>di</strong> ringraziamento. Trai 15 concelebranti era presente ilpostulatore della causa, Padre GiovanniZubiani. Religiosi e fedeli sono giuntida ogni angolo del mondo ove la congregazioneè presente: Guatemala,Brasile, Corea, Tanzania, Congo. A rappresentarele comunità degli Esuli (SuorTarsilla fu costretta alla fuga da Polainsieme alle consorelle della congregazione)c’erano Domenico Menesini,consigliere della Comunità <strong>di</strong>Neresine, Gianclau<strong>di</strong>o De Angelini edEufemia Giuliana Bu<strong>di</strong>cin per laMailing List Histria, Fabio Rocchi perl’ANVGD. Al termine della cerimoniaFabio Rocchi ha donato alla Congregazionedei Sacri Cuori <strong>di</strong> Gesù eMaria alcune pubblicazionidell’ANVGD, tra le quali il libro <strong>di</strong> PadreFlaminio Rocchi che riporta anche lastoria della venerabile suora polesana.La Sede nazionale ANVGD ha a <strong>di</strong>sposizionele copie del libro biograficosu Suor Tarsilla Osti. <strong>Il</strong> libro vieneofferto a titolo gratuito. All’interno vi èun conto corrente postale intestato edestinato al sostentamento della Congregazionedelle Suore Missionarie deiSacri Cuori <strong>di</strong> Gesù e Maria. Le offerteraccolte saranno destinate alla causa<strong>di</strong> beatificazione <strong>di</strong> Suor Tarsilla. Chivolesse contribuire anche senza richiedereil libro, può effettuare un versamentosul conto corrente postale n.38283040 intestato Suore Missionariedei Sacri Cuori <strong>di</strong> Gesù e Maria,Via del Trullo 372, Roma 00148, in<strong>di</strong>candonella causale «VenerabileTarsilla Osti-ANVGD» così da riconoscerel’origine dell’offerta. <strong>Il</strong> libro può essererichiestio alla Sede nazionaleANVGD per telefono o fax (06 58 1652) o via mail (info@anvgd.it).Università Popolare Trieste:cambi al verticemercoledì 25 giugno <strong>2008</strong>Cambio ai vertici dell’UniversitàPopolare <strong>di</strong> Trieste a cui è affidato, tral’altro, il compito <strong>di</strong> interagire con leComunità degli italiani oltre confineper i progetti a loro destinati e finanziatidallo Stato italiano. <strong>Il</strong> nuovo assessoreregionale alla Cultura, RobertoMolinaro, ha nominato il <strong>di</strong>rettoredell’IRCI Piero Delbello nel Consiglio<strong>di</strong>rettivo dell’università: un posto ricopertonello scorso mandato da DennisVisioli, assessore provinciale ed esponente<strong>di</strong> Rifondazione Comunista.Nello stesso consiglio, la Federazionedelle Associazioni degli Esuli è rappresentatada Renzo de’ Vidovich, esponentedalmata e presidente della FondazioneRustia Traine, oggi nella UPTnel ruolo che era affidato nel mandatoprecedente a Guido Brazzoduro.Quest’ultimo, Sindaco del Libero Comune<strong>di</strong> Fiume in Esilio evicepresidente dell’ANVGD, è entrato afar parte del Collegio dei Revisori deiConti, insieme a Luigi Cozzolini nominatodal Ministero degli Esteri e adArianna Fonda dal Ministero delle Finanze.Cumin nuovo Presidentedel Tribunale <strong>di</strong> Tolmezzogiovedì 26 giugno <strong>2008</strong>Si è inse<strong>di</strong>ato a Tolmezzo il dott.Antonio Cumin, nato 12 settembre1943 a Pola, residente ad U<strong>di</strong>ne cheassume le funzioni <strong>di</strong> presidente delTribunale. La cerimonia <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amentosi è svolta il 25 giugno nei localidel Tribunale <strong>di</strong> Tolmezzo alla presenza,tra gli altri, del presidente dellaCorte d’Appello <strong>di</strong> Trieste e del Presidentedella Giunta regionale del FriuliVenezia Giulia, Renzo Tondo.Schifani scrivealla Mailing List Histriagiovedì 26 giugno <strong>2008</strong>In occasione del 6° concorso letterarioindetto ogni anno dalla MailingList Histria (http://www.mlhistria.it),de<strong>di</strong>cato ai ragazzi che frequentanole scuole italiane e i corsi <strong>di</strong> italiano inSlovenia, Croazia e Montenegro, svoltosiin un clima <strong>di</strong> festa a Fiume il 1°giugno e al quale hanno partecipatoben 202 ragazzi, il presidente del Senatodella Repubblica Renato Schifaniha inviato il suo saluto: «Con piacererivolgo un saluto ai partecipanti all’VIIIraduno giuliano-dalmata, che si svolgeràil prossimo 1° giugno a Fiume e,in particolare, ai giovani appartenentialla minoranza culturale giulianodalmata<strong>di</strong> carattere italiano che vivonoin Slovenia, Croazia e Montenegroche hanno preso parte al concorso letterarioad essi de<strong>di</strong>cato. Tengo moltoad esprimere il mio apprezzamentoper iniziative come questa, volte a renderei più giovani protagonisti attividell’opera <strong>di</strong> conservazione della propriacultura e <strong>di</strong> una importante memoriastorica. La coscienza della propriaidentità non può e non deve costituiremotivo <strong>di</strong> isolamento ma, alcontrario, si pone come presuppostoessenziale per una pacifica integrazionetra le <strong>di</strong>verse culture ed etnie appartenentialla comune famiglia europea».La Mailing List Histria, nella personadel suo fondatore e coor<strong>di</strong>natoreAxel Famiglini, ringrazia sentitamenteper l’autorevole messaggio e sottolineache è suo sincero auspicio che daparte delle nostre istituzioni nazionalisi conservi nel tempo la dovuta attenzioneper le sorti e le problematichedella minoranza italiana in Croazia eSlovenia.Famiglia Pisinota:premi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o ‘‘Motta e Feresini’’venerdì 27 giugno <strong>2008</strong>La Famiglia Pisinota <strong>di</strong> Trieste, cheraccoglie gli Esuli da Pisino, ha indettodue premi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Le informazionici giungono dal suo presidente, ilprof. Clau<strong>di</strong>o Rosolin. <strong>Il</strong> primo, <strong>di</strong>1.000 euro, onorerà la memoria <strong>di</strong> EttoreMotta. Tema del concorso è losvolgimento <strong>di</strong> un’opera letteraria oscientifica <strong>di</strong> livello universitario (tesi,tesina, elaborato <strong>di</strong> ricerca e simili) cheabbia per oggetto il patrimonio storicoe culturale delle comunità degliesuli italiani d’Istria. Per partecipare ènecessario essere italiani, nati dopo ilLa rubrica <strong>di</strong> “Difesa”www.anvgd.itUna veduta della citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Ossero31.12.1981. <strong>Il</strong> secondo, <strong>di</strong> 500 euro,è intestato alla memoria <strong>di</strong> MariellaFaresini. Tema del concorso è un’opera<strong>di</strong> ricerca storica o letteraria o scientificache abbia per oggetto Pisino e/ola regione istriana. Per partecipare ènecessario essere italiani, nati dopo il31.12.1988 ed essere stati iscritti aduna scuola me<strong>di</strong>a superiore italiananell’anno 2007/<strong>2008</strong>. Per ulteriori informazioniscrivere alla FamigliaPisinota o chiamare lo 040.63 60 98.Echi del radunodegli Esuli da Osserosabato 28 giugno <strong>2008</strong><strong>Il</strong> 60° Raduno degli Esuli daOssero, località dell’isola <strong>di</strong> Chersoappoggiata sul canale che la separada quella <strong>di</strong> Lussino, si è tenuto il 1°giugno a Monfalcone. Ecco il teso inviatocidal comitato promotore a commentodell’incontro.«Un incontro che si rinnova ognianno con generosa partecipazione.Dopo l’ultima riunione, la sessantesimadegli osserini, sento il desiderioe il dovere <strong>di</strong> ringraziare tutti, anchea nome del Comitato al completo,per la loro generosa presenza chemostra, ancora una volta, il bene chetutti vogliamo a Ossero, sempre presentenei nostri cuori. Se chiu<strong>di</strong>amogli occhi, a volte, ci sembra quasi <strong>di</strong>vederlo con l’azzurro stupendo del suomare, <strong>di</strong> sentire il profumo dei suoi pinie <strong>di</strong> rivivere la nostra giovinezza ancheper quelli che non possono piùfarlo, ma sono sempre con noi. Li ricor<strong>di</strong>amotutti con amore e con la certezzache ogni anno, fino che potremo,ci ritroveremo e Ossero sarà connoi».Marina Mauri e il Comitato tuttoFriuli-Venezia Giulia:sì a trasmissioni RAI istro-venetemercoledì 2 luglio <strong>2008</strong>Parere favorevole a iniziative legislative,finalizzate alla promozione <strong>di</strong>trasmissioni <strong>di</strong>vulgative, anche nellaRAI del Friuli Venezia Giulia, della culturae delle tra<strong>di</strong>zioni istro-venete, èstato espresso dall’assessore regionalealla Cultura, Roberto Molinaro. Questiha espresso «un orientamento favorevolealla proposizione <strong>di</strong> normein materia, con la previsione <strong>di</strong> inserimentoin esse <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> iniziativaregionale come quelle proposte».Tornare una volta a Zara,il sogno dell’esuleLa zaratina Iolandaringrazia i suoi sostenitoriMesi fa avevamo aperto una sottoscrizionein favore <strong>di</strong> Iolanda, zaratinaresidente a Vercelli, che sognava <strong>di</strong>tornare per una volta nella sua città:con una pensione minima non potevapermettersi il viaggio. Non abbiamoraccolto la somma sufficiente perfarle coronare il sogno, ma l’importoche le abbiamo inviato servirà sicuramentecome sostentamento per la suavita tutt’altro che agiata. Ecco il suomessaggio <strong>di</strong> ringraziamento. «Vi ringraziotanto, ma tanto per quello cheavete fatto per me: ho ricevuto quelpiccolo vaglia e vi ringrazio dal profondodel mio cuore. Voi avete fattotutto ciò che potevate: non è <strong>di</strong>pesoda voi se il risultato non è stato moltopositivo. Vorrà <strong>di</strong>re che vedrò la miaadorata Zara solo nei miei sogni. Forsemolti non hanno compreso la purezzadei miei ideali e l’affetto profondoche nutro per la mia bellissima Zara.Non so ancora quanto mi resterà davivere, perché quando si arriva allabella età <strong>di</strong> 80 anni certi pensieri tivengono sempre. Cercherò <strong>di</strong> andareavanti, con il mio pensiero rivolto semprealla mia in<strong>di</strong>menticabile Zara. Viringrazio ancora per tutto ciò che avetefatto per me. Iolanda»Gli italiani <strong>di</strong> Croazia finanzianoil Museo dell’Esodo <strong>di</strong> Triestegiovedì 3 luglio <strong>2008</strong>L’Unione Italiana contribuirà con150mila euro alla costruzione del«Museo dell’esodo» a Trieste, un progettoportato avanti dall’IRCI. Lostanziamento, proveniente dai mezzidella Legge 19/91 in favore della CNI,è stato deciso dalla Giunta esecutivadell’UI. <strong>Il</strong> presidente Maurizio Tremulha <strong>di</strong>chiarato che il contributo costituisceuna forma <strong>di</strong> sinergia e collaborazionecon il mondo degli esuli. <strong>Il</strong> costocomplessivo del museo è <strong>di</strong> 4 milioni500mila euro e, per la suaultimazione, manca poco meno <strong>di</strong>mezzo milione.Triestini a Romanel segno <strong>di</strong> Giorgierivenerdì 4 luglio <strong>2008</strong>Si è conclusa con un incontro convivialesulle terrazze della sede romanadelle Assicurazioni Generali la stagionesociale dell’<strong>Associazione</strong> Triestinie Goriziani in Roma, sodaliziofondato nel 1967 per iniziativa delcelebre chirurgo Pietro Valdoni e <strong>di</strong>Aldo Clemente, che è stato anche responsabiledell’Opera per l’Assistenzaai Profughi Giuliani e Dalmati. Interpretandoal meglio lo spirito dellostatuto sociale, che punta a far conoscerenella capitale la storia della VeneziaGiulia e <strong>di</strong> seguirne vicende attualie problemi, anche nel corso dellastagione appena conclusa l’<strong>Associazione</strong>,attualmente presieduta da RobertoSancin, coa<strong>di</strong>uvato daivicepresidenti Marcello Forti, triestino,e Giorgio Macuz, goriziano, ha organizzato<strong>di</strong>verse iniziative. Da segnalarela partecipazione alla Giorno delRicordo degli esuli giuliano-dalmati,la presentazione dell’ultimo libro <strong>di</strong>Corrado Belci, «Quei giorni <strong>di</strong> Pola»,l’incontro nella sede della Regione conil sindaco <strong>di</strong> Gorizia, Ettore Romoli,un concerto <strong>di</strong> Umberto Lupi sullacanzone triestina. Alla ripresa dell’attività,dopo la pausa estiva, sono previstiun viaggio a Trieste in occasionedella Barcolana, uno spettacolo <strong>di</strong> teatro<strong>di</strong>alettale triestino, un incontro conil primo citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Duino-Aurisina eun concerto della Cappella Civica <strong>di</strong>Trieste. Di recente, su proposta del presidenteonorario, generale StelioNar<strong>di</strong>ni, è stata intitolata alla memoria<strong>di</strong> Licio Giorgieri, il generale dell’Aeronauticamilitare, originario <strong>di</strong>Trieste, che perì a Roma nel 1987, vittima<strong>di</strong> un agguato terroristico delleBrigate Rosse.Chiesta Medaglia d’Oroper i 12 Carabinieritrucidati a Malga Baladomenica 6 luglio <strong>2008</strong>Una medaglia d’oro al merito civilealla memoria per i 12 carabinieritrucidati nel 1944 a Malga Bala (oggiin Slovenia) dai partigiani <strong>di</strong> Tito: l’haproposta il Comando generale dell’Armaalla Difesa che l’ha già inoltrata,per competenza, al Ministero dell’Interno.È quanto si legge nella rispostaad una interrogazione del senatoreFilippo Berselli, che al ministro LaRussa chiedeva se non intendesseproporre al capo dello Stato la concessionedella medaglia d’oro ai 12carabinieri «barbaramente trucidatisolo perché italiani».Sì dell’assessore regionalealla Cultura a trasmissioni<strong>di</strong>vulgative della culturae delle tra<strong>di</strong>zioni istro-veneteda parte della RAIdel Friuli Venezia Giulia

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