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Diritto e pratica tributaria n° 1-2008 - Shop WKI

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PARTE SECONDA 165È evidente che un’applicazione esclusivamente formalistica e del tuttosvincolata dalle situazioni concrete che si sono venute a creare nei fatti dellavita porterebbe a decisioni difficilmente accettabili, se non in alcuni casi adammettere veri e propri abusi da parte dell’Amministrazione finanziaria.Abbiamo già visto come la sentenza fondamentale sullo Statuto concernesseun’ipotesi tipica di affidamento del contribuente (Cass, sez. trib., 10 dicembre2002, n. 17576, cit.).Il caso è conosciuto: il destinatario di un avviso di accertamento avevaaderito alla sanatoria prevista del d.l. n. 69 del 1989 sulla base di una espressaindicazione in tal senso contenuta nell’atto notificatogli. L’Amministrazionefinanziaria non aveva sollevato eccezione al momento della perfezionedella sanatoria, nonostante le infrazioni contestate al contribuente non potesseroessere oggetto del condono. L’Amministrazione finanziaria si accorsesuccessivamente dell’errore commesso e, come se niente fosse, ritornò suisuoi passi chiedendo al contribuente il pagamento delle somme contestatenell’accertamento, previa restituzione di quanto pagato per la sanatoria.La Corte ha però censurato tale comportamento ritenendolo un’inammissibilevenire contra factum proprium, in violazione dei doveri di tutela del legittimoaffidamento e della buona fede. Per il contribuente, infatti, la questionedoveva considerarsi definitivamente superata dall’adesione alla sanatoriacompiuta su invito della stessa amministrazione e proprio tale contegno dell’ufficio,ancorché errato, rendeva ingiustificata la successiva azione di recupero.Essa infatti contraddiceva il precedente indicazione e finiva per far gravaresul contribuente incolpevole le conseguenze di un colpevole errore dell’amministrazione.Il principio dell’affidamento vale proprio a temperare tali conseguenze(o ad evitarle del tutto) ogni qual volta la vicenda concreta imponga di tenerconto di posizioni della controparte, ossia del contribuente, giuridicamentemeritevoli di tutela. L’utilizzo della clausola generale consente di compiereun’opera di adeguamento in tutti i casi e non solo in quelli eventualmentestabiliti dalla legge, affidando all’opera dell’interprete il compito di dare ingressoa quei valori e a quelle istanze sociali che si siano già affermate o chevanno affermandosi.Vario è, come detto, il campionario delle applicazioni e delle decisioniin cui la buona fede o l’affidamento vengono invocati.Un primo filone riguarda il caso in cui il contribuente sbagli Ufficio nelmomento in cui indirizza una richiesta o un’istanza, specialmente per l’ipotesiin cui l’istanza o la richiesta siano necessarie a pena di decadenza.Caso paradigmatico è quello affrontato dalla Cassazione, sez. trib., 6maggio 2005, n. 9407 (in Rass. trib., 2005, 1265, con nota di L. Ferlazzo Natoli– G. Ingrao, Lo Statuto dei diritti del contribuente nella recente giurisprudenzadella Cassazione; inFisco, 2005, 8597 e in GT - Riv. giur. trib.,2006, 61, con nota di M. Miscali, L’istanza di rimborso ad ufficio incompetenteesclude il rifiuto di restituzione impugnabile ma impedisce la decadenzadal rimborso).Nella fattispecie, un società presentò domanda di rimborso delle impostesui redditi tempestivamente ma ad un ufficio non competente. Successivamentereiterò la domanda all’organo amministrativo giusto, ma oltre il terminedi decadenza.Il rimborso venne negato e nonostante due pronunce di merito negativeper l’Ufficio la questione giunge in Cassazione.La Corte imposta il problema e lo risolve non sul piano dell’idoneità

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