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Diritto e pratica tributaria n° 1-2008 - Shop WKI

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PARTE PRIMA 159nata dal ricorso alla delegazione legislativa, come pure l’obiettivo managerialedella massimizzazione del profitto si allontanano dall’idea diStato di diritto e di «sacrifico necessario», finendo per rappresentareun’egemonia autoritaria ed arbitraria che si beffa dei principi fondamentali,da essa stessa approvati, ma relegati in un limbo di astrattavaghezza ed apertamente disattesi. Sotto quest’aspetto, anzi, la proliferazionenormativa, esercitata attraverso un abuso quantitativo e qualitativodella delegazione, determina, altresì, un deficit di legittimità costituzionaleviolando, più o meno apertamente, l’art. 23 Cost. (17) Inaltri termini, il legislatore tributario troppo spesso si sottrae e sottrael’Amministrazione finanziaria al doveroso rispetto dei limiti impostialla sua stessa azione (18).In questo quadro di scoraggiante attualità ricorrono condivisibiliistanze di riordino che, tuttavia, sembrano destituite di realismo e destinatea restare inattuate. All’ormai scaduta delega per la riforma delsistema fiscale, l. n. 80 del 2003, che prevedeva una sollecita codificazione,è seguito il disegno di legge n. 1762, del 4 ottobre 2006, alloscopo di pervenire ad un riassetto degli esistenti testi unici, se nonproprio dell’intero sistema fiscale. Disegno di legge che, peraltro, rinnovala necessità di adeguamento delle disposizioni in materia <strong>tributaria</strong>alle previsioni della l. n. 212 del 2000 (19).dalla crescita del fenomeno dell’evasione fiscale la pubblica amministrazione deve,necessariamente, dedurre l’esistenza di un crescente dissenso. Per altro verso, piuttostoche imporre risultati che costringono gli accertatori ad una irragionevole cavillositàsul dichiarato, si dovrebbe cercare di trovare i tempi ed i mezzi per riuscire afar emergere il c.d. sommerso. Efficacemente, in tal senso ancora Lupi, op. ult. cit.,7, laddove afferma: «Siamo diventati il paradiso del sommerso e l’inferno dell’emerso».Allo stesso modo De Mita, Il programma del Governo in materia fiscale, op. cit.,390 del libro bianco, esaminando la manovra finanziaria per il 2007, rileva come l’averritoccato le aliquote finisce per «punire ulteriormente i contribuenti che già paganole imposte» piuttosto che recuperare redditi evasi.(17) Come già accennato poco sopra. Cfr. De Mita, Il programma del Governoin materia fiscale, op. ult. cit., 395 del libro bianco.(18) Molte le riflessioni al riguardo ed i possibili approfondimenti. Si vedano:Abbamonte, Orientamenti della nuova legislatura in materia <strong>tributaria</strong>, op.cit., 380 e ss.; gli insegnamenti sulla teoria della norma giuridica in Falzea, Vocidi teoria generale del diritto, Milano, 1985, 334 ss.; Landi - Potenza, Manuale didiritto amministrativo, 1978, 590 e ss.; Balladore - Pallieri, <strong>Diritto</strong> Costituzionale,1970, 110 ss.; più in generale riguardo al patto sociale ed ai limiti costituiti daiprincipi fondamentali, anche come espressione legislativa positiva di valori intesiin senso giusnaturalistico e come limite alle estremizzazioni dell’esasperato giuspositivismo,assumono grande interesse gli studi di: De Stefano, Il problema delpotere, Milano, 1962; Cereti, Corso di diritto costituzionale italiano, Torino,1958, in particolare nella parte introduttiva, 81 ss.(19) Ferlazzo Natoli, Il riassetto del sistema fiscale non resti soltantoun’enunciazione, inGazzetta del Sud del 24 gennaio 2007. Cfr. anche De Mita,Il programma del Governo in materia fiscale, relazione al convegno «Gli 80 an-

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