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PATCHWORK GIRL DI SHELLEY JACKSON: LA ... - Paola Carbone

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Its public image, its face is a collage of stories, borrowed images,superstitions, fantasies. We have no idea what it "really" looks like.… The forbidden stories get written down off-center, in the flesh. Inhysteria, the body starts to tell those stories back to us--our kidneys becomeour accusers, our spine whines, our knees gossip about overheard words,our fingers invent a sign language of blame and pain.Oltre al linguaggio del corpo, le singole identità di cui PG è costituita hanno fatti, eventipassati da narrare, ma non lei. Nata adulta, appena comincia a conoscere il mondo e siconfronta con gli altri, ella scopre di non avere una storia, ovvero di non avere un passato,una memoria, dei ricordi: nella nostra civiltà noi cerchiamo di costruirci una identità ancheattraverso la dimensione della memoria, che Thomas Mann definiva il "pozzo del passato"(45). Peraltro è anche vero che quando cerchiamo di definirci lo facciamo attraverso lanostra storia personale, o per lo meno questa è il primo nostro impulso; come dicevoprecedentemente ci autonarriamo ripetendo le immagini quasi cinematografiche delleesperienze (frastagliate) che ci vedono e ci hanno visto coinvolti.PG ha percezione di questa sua incapacità a narrarsi appena arriva negli Stati Unitie partecipa alla seduta spiritica di Madame Q, la quale parla della memoria (46). Secondola medium, il senso di ciò che siamo è costituito da ciò che ricordiamo essere stati: siamo laricostruzione immaginativa o sintesi memoriale di ciò che eravamo. Se da una parte nellanostra mente sono depositate le memorie dimenticate, pronte a tornare in superficieappena esse vengono stimolate, dall'altra possiamo facilmente dimenticare ciò checonoscevamo a memoria, e quindi potremmo supporre che in ciascuno di noi vivono altriIo totalmente differenti, originati da ciò che abbiamo dimenticato. O meglio, in ciascunuomo convivono tanti Io, tutti diversi tra loro, quante sono le combinazione dei nostriricordi. Tutte queste entità narrative (gli Io di cui siamo costituiti) coesistonosimultaneamente, anche se giacciono solo potenzialmente nella nostra mente e non sonoeffettivamente presenti. Madame Q suggerisce che queste entità sono i fantasmi dellefigure del passato che affollano il presente. Tutti noi siamo infestati da fantasmi viventi,chiamati gli estranei invisibili (invisible strangers), che siamo noi.E' inutile dire che la Jackson ci propone qui un altro modo di concepire e vedere laframmentarietà dell'essere. Noi siamo una finita molteplicità, fatta dei nostri vissuti.Pertanto, oltre ad essere una frammentarietà biologica, siamo anche una frammentarietà

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