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Il diritto dei beni comuni. Un invito alla discussione, in Rivista critica ...

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esempio due università private che sorgono a pochi kilometri l’una dall’altra(nella area di Boston, Massachusetts, <strong>in</strong> questo caso).L’esempio mostra come, date determ<strong>in</strong>ate condizioni socio-economichedi partenza, l’affermazione della natura di bene comune di unarisorsa o istituzione non necessariamente <strong>in</strong>neschi un circuito redistributivorispetto <strong>alla</strong> collettività ampiamente <strong>in</strong>tesa ovvero rispetto adaltre <strong>comuni</strong>tà di utenti o cittad<strong>in</strong>i, ma garantisca piuttosto una piùequa fruizione delle utilità <strong>in</strong>erenti quel bene all’<strong>in</strong>terno della propria<strong>comuni</strong>tà di riferimento. Questo sembrerebbe essere ad un primosguardo il limite della teoria di Ostrom 42 .Inf<strong>in</strong>e, nel pensare il <strong>diritto</strong> del comune, il riferimento <strong>alla</strong> <strong>comuni</strong>tànon deve ridursi all’evocazione di un’entità astratta e idealizzata eva considerato <strong>critica</strong>mente. Mi sembra che il rapporto fra metropoli ecomune sia un passaggio fondamentale al riguardo 43 . Proprio l’idea dispazio urbano come bene comune, nelle sue articolazioni, <strong>in</strong>duce a rivisitarela nozione di <strong>comuni</strong>tà, che non può essere <strong>in</strong>tesa nel sensopremoderno di <strong>comuni</strong>tà chiusa e statica. L’abitante della città è partedella <strong>comuni</strong>tà-quartiere <strong>in</strong> cui vive, della <strong>comuni</strong>tà che utilizza i trasporti,della <strong>comuni</strong>tà-quartiere <strong>in</strong> cui lavora e di cui utilizza i servizi,ecc. Questo serve ad una riconsiderazione d<strong>in</strong>amica del concetto di <strong>comuni</strong>tà(come flusso o <strong>in</strong>crocio fra flussi), e nello stesso tempo ad unaridef<strong>in</strong>izione della nozione di soggetto di <strong>diritto</strong>, che non scompare acausa della centralità acquisita d<strong>alla</strong> relazione commons-<strong>comuni</strong>tà,ma non può più essere il soggetto del <strong>diritto</strong> liberale, cioè un’entitàfissa nella sua identità, centrata su se stessa, ponendosi <strong>in</strong> questa relazionea sua volta come punto di <strong>in</strong>crocio di un fascio di rapporti 44 .La necessità di ridef<strong>in</strong>ire le nozioni di <strong>comuni</strong>tà e di soggettivitàgiuridica <strong>alla</strong> luce dell’idea dello spazio urbano-as-commons apre adulteriori ord<strong>in</strong>i di riflessione. Da una parte la relazione soggetto-<strong>comuni</strong>tà-comuneè fondamentale rispetto <strong>alla</strong> possibilità di resistere aquelle d<strong>in</strong>amiche <strong>in</strong> virtù delle quali lo sviluppo della metropoli, mentresi pone come pr<strong>in</strong>cipale fattore di dis<strong>in</strong>tegrazione <strong>dei</strong> rapporti sociali,nel contempo costruisce e impone identità rigide e <strong>in</strong>esorabili, <strong>in</strong>senso sociale, economico, etnico, di genere, separando s<strong>in</strong> sul pianospaziale i poveri dai ricchi (e all’<strong>in</strong>terno della classe medio-alta i colti– che privilegiano i quartieri gentrified – dagli <strong>in</strong>colti, che vivono <strong>in</strong> suburbs,‘residenze’, ecc.), le <strong>in</strong>digene dalle immigrate, le donne ‘al sicuro’dalle donne ‘<strong>in</strong> pericolo’.Dall’altra la relazione soggetto-<strong>comuni</strong>tà-comune, si dice, può nonessere emancipatoria. Si pone dunque un problema ulteriore, un problemadi potenziale frizione fra cooperazione e libertà <strong>in</strong>dividuale. <strong>Il</strong>42 E. Ostrom, Governare i <strong>beni</strong> collettivi. Istituzioni pubbliche e <strong>in</strong>iziative delle<strong>comuni</strong>tà, Venezia, Marsilio 2006.43 Cfr. A. Negri & M. Hardt, Commonwealth, cit., 153 ss.44 G. Frug, Decenter<strong>in</strong>g Decentralization, 60 «U. Chi. L. Rev.» 253 (1993).115

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