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La sicurezza in sala operatoria di Cardiochirurgia - S.Anna hospital

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E<strong>di</strong>torialeS.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e - 12/2012<strong>di</strong> Giuseppe Failla<strong>di</strong>amo contenuto all’eccellenzaultimo numero del 2012 del S.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e non può che tendere a uno scopo: fare <strong>in</strong>L’ qualche modo il punto della situazione. Perché se è vero che il nostro lavoro - come spesso abbiamoscritto - è un cont<strong>in</strong>uo e <strong>in</strong>evitabile <strong>di</strong>venire, è anche vero che un anno va <strong>in</strong> archivio e qualche conclusioneva pur sempre tratta. I nuovi materiali che pubblichiamo <strong>in</strong> questo numero ci <strong>di</strong>cono essenzialmenteuna cosa: il S.<strong>Anna</strong> cont<strong>in</strong>ua a riempire <strong>di</strong> contenuti il concetto <strong>di</strong>“eccellenza sanitaria”che fu ilsuo obiettivo pr<strong>in</strong>cipale quando, ormai oltre <strong>di</strong>eci anni fa, venne istituito il <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong> ChirurgiaCar<strong>di</strong>ovascolare. E cont<strong>in</strong>ua a farlo per garantire ai malati la più alta qualità possibile nelle prestazioniche ricevono. Cosa significhi qualità lo spiegano bene, nelle pag<strong>in</strong>e che seguono, gli autorevoli rappresentantidella Siapav, la Società Italiana <strong>di</strong> Angiologia e Patologia Vascolare, che recentemente hannoattribuito al nostro ambulatorio <strong>di</strong> Angiologia (il primo nel centro sud Italia) l’accre<strong>di</strong>tamento <strong>di</strong> eccellenza:ricevere una prestazione al S.<strong>Anna</strong> vuol <strong>di</strong>re essere trattati secondo criteri e meto<strong>di</strong> accettati econ<strong>di</strong>visi dalla comunità me<strong>di</strong>co scientifica <strong>in</strong>ternazionale. Ma lo spiega bene anche il nostro <strong>di</strong>rettoresanitario, illustrando i vari percorsi che abbiamo <strong>in</strong>trapreso negli anni e talvolta con anticipo rispettoalle normative oggi vigenti, nell’ambito del cosiddetto risk management, per garantire quegli standard<strong>di</strong> <strong>sicurezza</strong> nelle procedure che l’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della Santità ritiene fondamentali nella relazionestretta tra <strong>sicurezza</strong> dell’assistenza chirurgica e numero <strong>di</strong> vite umane potenzialmente salvate.Non tutto ciò che abbiamo fatto costituiva per noi un obbligo <strong>di</strong> legge. Talvolta, come detto, le leggisono arrivate solo <strong>in</strong> un secondo momento. Gli obiettivi <strong>in</strong><strong>di</strong>cati dalle Organizzazioni sanitarie nazionalie <strong>in</strong>ternazionali, <strong>in</strong>fatti, si presentano <strong>in</strong> forma <strong>di</strong> raccomandazione, <strong>di</strong> risultato a cui tendere, lasciandoalle autorità competenti il compito <strong>di</strong> tradurlo <strong>in</strong> regole. Ciò nonostante, il S.<strong>Anna</strong> non ha atteso e si ècomunque attivato per garantire il meglio ai suoi pazienti. Ecco perché ci siamo sentiti gratificati quandorecentemente, nel commentare i dati emersi dall’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e condotta sui pazienti trattati dal 2000 al2010, il professor Renato Mannheimer ha sottol<strong>in</strong>eato che“l’<strong>in</strong>iziativa assunta dal S.<strong>Anna</strong> <strong>di</strong>mostra unagrande sensibilità da parte dell’ospedale verso i propri pazienti”. Aggiungendo che“<strong>in</strong> sanità il concettoche chiamiamo <strong>di</strong> customer satisfaction praticamente non esiste”e che, almeno per quanto riguardal’Ispo,“al nostro istituto non è mai stato chiesto prima d’ora un tipo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o come quello che abbiamocondotto per conto del S.<strong>Anna</strong>”. Così come ci ha gratificati sentir <strong>di</strong>re allo stesso Mannheimer“Mi sonosentito onorato <strong>di</strong> concorrere a questo lavoro che l’ospedale ha fatto con lo scopo <strong>di</strong> migliorare sestesso, a tutto vantaggio dei malati. Iniziative così meriterebbero <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare oggetto <strong>di</strong> una tesi universitaria”.Ci sentiamo gratificati, sì, ma non stupiti, se è vero com’è vero che il S.<strong>Anna</strong> cont<strong>in</strong>ua a essereuno dei punti <strong>di</strong> riferimento, nazionale e <strong>in</strong>ternazionale, per le attività <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e ricerca promossi dalleIstituzioni sanitarie pubbliche, dalle Società me<strong>di</strong>che e dalle aziende che operano <strong>in</strong> sanità. Anche suquesti temi si sofferma questo numero del magaz<strong>in</strong>e, perché essi sono la <strong>di</strong>mostrazione migliore dellacre<strong>di</strong>bilità e dell’autorevolezza che l’ospedale ha saputo guadagnarsi e conservare nel tempo. Diciamotutto questo con umiltà, quella stessa umiltà che solitamente caratterizza le persone che lavorano cercando<strong>di</strong> dare il meglio <strong>di</strong> sé. Ma lo <strong>di</strong>ciamo perché la nostra è un’Organizzazione e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> il risultatodel lavoro <strong>di</strong> tanti, che hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre questo sentimento <strong>di</strong> gratificazione, che è <strong>di</strong> ognis<strong>in</strong>golo operatore nella stessa misura <strong>in</strong> cui lo è dell’azienda. Soprattutto, però, è un <strong>di</strong>ritto dei malati.Gli stessi a cui chie<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> essere partecipi, nell’<strong>in</strong>teresse reciproco, del lavoro che facciamo. È questoil senso della rubrica che avviamo <strong>in</strong> questo numero e che è de<strong>di</strong>cata al servizio <strong>di</strong> Car<strong>di</strong>opsicologia,istituito qualche anno fa. Un malato consapevole, con dei familiari consapevoli, è un malato ed è unafamiglia che vivono meglio il loro <strong>di</strong>sagio, consentendoci al contempo <strong>di</strong> fare ancora meglio il nostrolavoro. A questo persone che ogni giorno, da oltre <strong>di</strong>eci anni, ci danno fiducia, vadano i nostri affettuosie s<strong>in</strong>ceri auguri perché possano trascorrere serenamente l’anno appena <strong>in</strong>iziato.3


iduzione dei tempi chirurgici, facilita tecnicamentel’impianto della protesi stessa attraverso <strong>in</strong>cisioni <strong>di</strong>pochi centimetri del torace o dello sterno.Tutti questielementi associati <strong>in</strong>sieme implicano per il pazientela riduzione del dolore, quella dei tempi <strong>di</strong> degenza,prima <strong>in</strong> terapia <strong>in</strong>tensiva e poi <strong>in</strong> reparto e dunque,un recupero funzionale più rapido. In altre parole, ilritorno veloce alla normale vita quoti<strong>di</strong>ana».Possiamo dunque concludere che un solo elemento(la nuova valvola biologica) <strong>in</strong>nesca una serie <strong>di</strong> ricadutepositive sul segmento terapeutico e <strong>di</strong> conseguenzasul paziente: un beneficio estetico e cl<strong>in</strong>icofunzionale (approccio m<strong>in</strong>i <strong>in</strong>vasivo); la riduzionesensibile dello stress su cuore e organismo (tempichirurgici sensibilmente ridotti); il ritorno rapido auna vita normale (m<strong>in</strong>ore permanenza <strong>in</strong> terapia <strong>in</strong>tensivae <strong>in</strong> reparto dopo l’<strong>in</strong>tervento). Tali vantaggisono stati riscontrati da un recente stu<strong>di</strong>o cl<strong>in</strong>ico europeomulticentrico, denom<strong>in</strong>ato“Triton”e condottosu oltre centoc<strong>in</strong>quanta pazienti. Infatti, i dati cl<strong>in</strong>ico-me<strong>di</strong>ciche ne sono emersi non solo hanno ancheretto il confronto con quelli contenuti nel databasedella “STS”, la Società americana <strong>di</strong> Car<strong>di</strong>ochirurgiama li hanno ad<strong>di</strong>rittura migliorati.lo stu<strong>di</strong>o“GiSSi outliers Var”L’esperienza maturata dal S.<strong>Anna</strong> nell’ambito della<strong>di</strong>agnosi e della cura delle valvulopatie, ha sicuramenteconcorso a far sì che il Centro regionale <strong>di</strong> Altaspecialità del Cuore sia uno dei do<strong>di</strong>ci centri italiani,tra car<strong>di</strong>ologici e car<strong>di</strong>ochirurgici, che partecipanoallo stu<strong>di</strong>o“GISSI Outliers VAR” sulla bicuspi<strong>di</strong>a valvolareaortica.Tra le strutture sanitarie co<strong>in</strong>volte, <strong>in</strong>oltre,il S.<strong>Anna</strong> è l’unico dell’area Sud e Isole. Lo stu<strong>di</strong>o sideve all’<strong>in</strong>iziativa dell’Anmco, l’associazione dei me<strong>di</strong>cicar<strong>di</strong>ologi ospedalieri e della Fondazione “per ilTuo cuore” Onlus, nata a suo tempo su impulso dellastessa Anmco. <strong>La</strong> bicuspi<strong>di</strong>a valvolare aortica (BAV) èuna patologia congenita, <strong>di</strong>ffusa nel 2% della popolazionee a causa della quale la valvola aortica si sviluppacon due sole cuspi<strong>di</strong> (punte) anziché tre. «Si tratta- spiega ancora Agn<strong>in</strong>o - <strong>di</strong> un fattore <strong>di</strong> rischio significativo,che può sfociare anche <strong>in</strong> eventi improvvisi e arischio vita, come la <strong>di</strong>ssezione aortica acuta.Tuttavia,solo una parte dei pazienti affetti da BAV sviluppa neltempo complicanze e, <strong>in</strong> più, alcuni stu<strong>di</strong> evidenzianocome le <strong>di</strong>verse caratteristiche della patologia possonoidentificarne <strong>di</strong>fferenti fenotipi (complesso deicaratteri fisici esterni <strong>di</strong> un <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo, risultato del suopatrimonio genetico, ndr). Questo fa sì - aggiungeAgn<strong>in</strong>o - che allo stato attuale non esiste un criterioper def<strong>in</strong>ire, una volta <strong>di</strong>agnostica la BAV, quali sarannoimalatipiù a rischio <strong>di</strong> sviluppare una degenerazionevalvolare o <strong>di</strong> parete dell’aorta ascendente o <strong>di</strong>entrambe. Lo stu<strong>di</strong>o ha qu<strong>in</strong><strong>di</strong> l’obiettivo <strong>di</strong> riconoscerecaratteristiche peculiari e comuni all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong>fenotipi omogenei <strong>di</strong> bicuspi<strong>di</strong>a aortica con la possibilità<strong>di</strong> identificare e stratificare un rischio evolutivoper ciascuna forma <strong>di</strong> BAV ».L’<strong>in</strong>serimento del S.<strong>Anna</strong> tra i centri che partecipanoal “GISSI Outliers VAR” ha costituito motivo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioneper i vertici dell’ospedale. «È un’ulterioreconferma dell’autorevolezza <strong>di</strong> cui gode la nostrastruttura nell’ambito della car<strong>di</strong>ochirurgia italiana –ha detto il DG, Giuseppe Failla. Per noi, l’eccellenza<strong>in</strong> sanità non ha mai co<strong>in</strong>ciso soltanto con la qualitàdelle prestazioni erogate o con l’accoglienza che garantiamoabitualmente al malato ma ha abbracciato,ogni volta che ciò è stato possibile, anche la ricercasulle patologie che curiamo, perché è attraverso laconoscenza che riusciamo a pianificare lo sviluppofuturo dei percorsi <strong>di</strong>agnostici e terapeutici. Il fattopoi che il S.<strong>Anna</strong> sia l’unico Centro del mezzogiornod’Italia ad essere stato chiamato a far parte dello stu<strong>di</strong>o- ha aggiunto Failla - pensiamo sia un messaggiofortemente positivo per tutti i calabresi: per i malati eper la loro tranquillità, perché sanno <strong>di</strong> poter contarenel loro territorio su una struttura con una robustaorganizzazione alle spalle, <strong>di</strong> respiro nazionale e <strong>di</strong>consolidata esperienza ma anche per quei cittad<strong>in</strong>iche, pur non avendo bisogno dell’ospedale, hannosicuramente bisogno <strong>di</strong> fiducia nelle capacità dellaCalabria <strong>di</strong> esprimere eccellenza, senza alcuna soggezionenel confronti del resto del Paese».5


S.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e - 12/2012centemente <strong>in</strong>signito <strong>in</strong> Francia della prestigiosa “Legiond’Onore”proprio a <strong>di</strong>eci anni dal primo impianto,fatto a Rouen. Con i colleghi, scambiandoci esperienzee <strong>in</strong>formazioni, abbiamo acquisito un dato ormaicerto e cioè che la procedura ha avuto un’ottima <strong>di</strong>ffusionecon dei risultati sod<strong>di</strong>sfacenti a livello <strong>in</strong>ternazionale,grazie anche al lavoro che abbiamo svoltoper formare i me<strong>di</strong>ci dei <strong>di</strong>versi centri. Resta <strong>in</strong>veceancora aperta la questione, sottol<strong>in</strong>eata proprio daCribier, dei <strong>di</strong>versi atteggiamenti adottati dai vari servizisanitari nazionali nei confronti della procedura. Il2012 - spiega Missiroli - è stato un anno importantedal nostro punto <strong>di</strong> vista. Le l<strong>in</strong>ee guida della SocietàEuropea <strong>di</strong> Car<strong>di</strong>ologia hanno <strong>in</strong>fatti sancito def<strong>in</strong>itivamenteche la Tavi può essere eseguita solo <strong>in</strong> centridove c’è una car<strong>di</strong>ochirurgia, sgombrando qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ilcampo da aspirazioni non legittime; ha ritenuto necessarioun buon lavoro <strong>di</strong> heart team per optare perquesta procedura; ha suggerito che essa non vengapiù conf<strong>in</strong>ata nell’ambito degli <strong>in</strong>terventi cosiddetti“compassionevoli”; ha stabilito <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e che non vadapiù legata a degli score, cioè a parametri <strong>di</strong> rischio maal buon senso congiunto, car<strong>di</strong>ologico e car<strong>di</strong>ochirurgico,grazie al quale si <strong>in</strong><strong>di</strong>ca la Tavi per quei pazientisui quali la procedura chirurgica tra<strong>di</strong>zionale potrebberivelarsi troppo <strong>in</strong>vasiva.Eppure - cont<strong>in</strong>ua Missiroli - a fronte <strong>di</strong> queste importantil<strong>in</strong>ee guida, i servizi sanitari nazionali deivari Paesi hanno reagito <strong>di</strong>versamente, riconoscendotutti la procedura ma con significative variazionidel DRG tra un Paese e l’altro, <strong>in</strong> ragione della <strong>di</strong>verse<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> bilancio. Ad<strong>di</strong>rittura, <strong>in</strong> Italia, le <strong>di</strong>fferenzesi riscontrano da regione a regione. Eppurenel registro delle protesi Edwards il nostro Paese concirca 400 procedure eseguite <strong>in</strong> c<strong>in</strong>que <strong>di</strong>versi centri,tra cui il S.<strong>Anna</strong>, è secondo solo alla Germania nella<strong>di</strong>ffusione della meto<strong>di</strong>ca. In Calabria, purtroppo econtrariamente ad altre regioni italiane, la Tavi nonha ancora trovato una sua co<strong>di</strong>fica ufficiale: non haun DRG de<strong>di</strong>cato.E’ una materia, questa, che non compete a noi, nonsiamo noi a decidere ma è la pubblica amm<strong>in</strong>istrazione;ciò nonostante ci piacerebbe essere ascoltatie poter <strong>di</strong>re la nostra alla luce dell’esperienza cheabbiamo maturato. Noi riteniamo che, essendo def<strong>in</strong>itivamentee con merito entrati nella percezionedei malati e dei loro familiari, potremmo offrire senon altro un quadro me<strong>di</strong>co e sanitario abbastanzapreciso a chi poi sceglie come e dove allocare lerisorse, <strong>in</strong> una regione che ha un numero <strong>di</strong> anzianipiù importante rispetto ad altre e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> sente moltoil tema della <strong>di</strong>versificazione degli approcci terapeutici».due anni <strong>di</strong> impiantial S. anna Hospital<strong>La</strong> sod<strong>di</strong>sfazione registrata <strong>in</strong> Svizzera al meet<strong>in</strong>gpromosso tra i proctor della Tavi, promosso dallaEdwards e del quale viabbiamo appena riferito, siriflette anche nella complessiva valutazione che sene fa al S.<strong>Anna</strong>, a due anni dall’<strong>in</strong>troduzione dellameto<strong>di</strong>ca. «Il bilancio è sicuramente positivo - commentail car<strong>di</strong>ochirurgo Andrea Antonazzo. Abbiamocom<strong>in</strong>ciato nel febbraio 2010 con l’impianto <strong>in</strong>pazienti anziani, ad elevatissimo rischio operatorio oad<strong>di</strong>rittura <strong>in</strong>operabili. Nel corso del biennio, si sonosusseguiti una serie <strong>di</strong> miglioramenti tecnologici euna standar<strong>di</strong>zzazione della tecnica, che hanno resola meto<strong>di</strong>ca sempre più efficace, meno rischiosa econ la messa a punto <strong>di</strong> l<strong>in</strong>ee guida a livello europeo.Insomma, possiamo <strong>di</strong>re che c’è stata una razionalizzazioneed una standar<strong>di</strong>zzazione della meto<strong>di</strong>ca,che ne ha sicuramente aumentato e miglioratol’efficacia terapeutica per il paziente. Infatti, oggi la<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> nuove tecnologie, ha reso possibilel’esecuzione della procedura attraverso nuovi siti <strong>di</strong>7


EccellenzaS.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e - 12/2012<strong>La</strong> Siapav accre<strong>di</strong>tal’Angiologia del S.<strong>Anna</strong>L’ambulatorio del Centro Regionale <strong>di</strong> Alta Specialità del Cuore riconosciutocome eccellente nel corso del Congresso Nazionale della Società a Napoliambulatorio <strong>di</strong> Angiologia del S.<strong>Anna</strong> HospitalL’ ha ottenuto l’accre<strong>di</strong>tamento <strong>di</strong> eccellenza, secondoi criteri stabiliti formalmente dalla Siapav, laSocietà Italiana <strong>di</strong> Angiologia e Patologia Vascolare.A conclusione dell’istruttoria e delle verifiche dei requisit<strong>in</strong>ecessari, la consegna formale del certificatoè avvenuta a Napoli, nel corso del XXXIV congressonazionale della stessa Siapav. L’ambulatorio <strong>di</strong> Angiologiadel S.<strong>Anna</strong> è il solo del centro-sud Italia adaver ottenuto l’accre<strong>di</strong>tamento.«Si tratta <strong>di</strong> un risultato straord<strong>in</strong>ario - spiega il dottorElia Diaco, responsabile dell’ambulatorio - chequalifica ulteriormente il nostro <strong>di</strong>partimento <strong>di</strong>Chirurgia Car<strong>di</strong>ovascolare nel suo complesso e chesancisce il raggiungimento <strong>di</strong> uno degli obiettivi importanti<strong>di</strong> crescita e affidabilità che ci eravamo prefissi.Del resto, l’eco nazionale che abbiamo registratocon il convegno organizzato a maggio su cl<strong>in</strong>icae ultrasuoni <strong>in</strong> patologia vascolare, ci era sembratagià un’ottima premessa per i frutti che raccogliamooggi».Il riconoscimento <strong>di</strong> qualità, ottenuto dall’ambulatorio<strong>di</strong> Angiologia del S.<strong>Anna</strong>, è tutt’altro che unfatto <strong>di</strong> semplice rout<strong>in</strong>e. «L’accre<strong>di</strong>tamento - spiegail professor Giuseppe M. Andreozzi, socio onorarioSiapav - è un po’ come il famoso “Boll<strong>in</strong>o blu”, che<strong>di</strong>st<strong>in</strong>gue alcuni prodotti da altri. Ne esistono duetipi: uno è quello istituzionale, che fa capo agli organiregionali <strong>di</strong> governo della sanità e <strong>in</strong> base al qualesi certifica che un’organizzazione nelle sue varie articolazioni,ambulatori, reparti, unità operative, eccetera,risponde a requisiti <strong>di</strong> tipo strutturale. L’altrotipo è <strong>in</strong>vece l’accre<strong>di</strong>tamento <strong>di</strong> eccellenza. Esso- cont<strong>in</strong>ua Andreozzi - viene solitamente curato, or-11Adriana Visonà, presidente SIAPAV, <strong>in</strong>sieme con Elia Diaco


S.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e -12/201212ganizzato e gestito dalle varie società scientifiche,ognuna nel proprio ambito <strong>di</strong> competenza. Questosecondo tipo <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento certifica che illavoro <strong>di</strong> una determ<strong>in</strong>ata struttura sanitaria vienesvolto secondo dei criteri ottimali che la stessa societàscientifica ha identificato, def<strong>in</strong>ito e <strong>di</strong>chiarato.Giusto per fare un esempio concreto: noi abbiamoverificato se un paziente che si rivolge all’ambulatorio<strong>di</strong> Angiologia del S.<strong>Anna</strong> per essere sottoposto aun esame <strong>di</strong>agnostico, riceve quell’esame secondoi criteri def<strong>in</strong>iti da alcune società scientifiche italianedel settore; criteri che sono quelli più aderential migliore trattamento me<strong>di</strong>co oggi previsto dallacomunità me<strong>di</strong>co scientifica <strong>in</strong>ternazionale. Nonbisogna immag<strong>in</strong>are - puntualizza Andreozzi - chechi non ha il famoso “Boll<strong>in</strong>o blu” sia meno capaceo meno bravo <strong>di</strong> chi ce l’ha, perché generalmentetutti lavorano al meglio delle proprie possibilità ecapacità. Però, quando quel paziente che abbiamocitato a esempio accede a una struttura d’eccellenza,sa <strong>di</strong> trovarsi <strong>in</strong> una struttura che è stata sottopostaa verifica e certificata, secondo quei criteri cuiabbiamo fatto riferimento. D’altra parte, le verifichecome quelle a cui abbiamo proceduto al S.<strong>Anna</strong> nonsono un atto <strong>di</strong> s<strong>in</strong>dacato ispettivo. Il rapporto è trapari e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> ciò che viene valutata è l’aderenza omeno a certi criteri, non solo per dare l’eventualeaccre<strong>di</strong>tamento ma anche per fornire suggerimentisu come migliorare il proprio modo <strong>di</strong> lavorare. Nonc’è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> nessuna implicazione sanzionatoria comenel caso delle verifiche f<strong>in</strong>alizzate all’accre<strong>di</strong>tamentoche abbiamo def<strong>in</strong>ito istituzionale. Il “Boll<strong>in</strong>o blu”- conclude Andreozzi - serve sostanzialmente a favorirel’ottica del miglioramento cont<strong>in</strong>uo nell’<strong>in</strong>teressedel me<strong>di</strong>co e soprattutto del paziente».È proprio quest’ultima immag<strong>in</strong>e <strong>di</strong> d<strong>in</strong>amicità, richiamatada Andreozzi, a def<strong>in</strong>ire la caratteristicapeculiare dei percorsi <strong>di</strong> qualità. « Il concetto <strong>di</strong> qualità<strong>in</strong> senso generale - osserva la professoressa ElsaMarchitelli, responsabile dell’ufficio Accre<strong>di</strong>tamentoSiapav - è facilmente <strong>in</strong>tuibile. In senso sanitario èun requisito che garantisce la prestazione, l’operatodel me<strong>di</strong>co ma ha <strong>in</strong> più un importantissimo risvoltosociale: favorisce il miglioramento della salute delmalato. Quasi tutti gli obiettivi <strong>di</strong> qualità sono volt<strong>in</strong>on solo a ottimizzare le procedure degli esami maa istituire dei protocolli che prevedano, ad esempio,il controllo frequente <strong>di</strong> una patologia. Perseguireobiettivi <strong>di</strong> qualità significa dunque aiutare sicuramentelavitaelasalutedelpaziente.Ilconcetto<strong>di</strong>qualità, <strong>in</strong> più, è d<strong>in</strong>amico. Una volta che la strutturaha ottenuto la certificazione - precisa Marchitelli -non è per sempre e questo costituisce uno stimolofondamentale. Vi sono strutture che vengono accre-


S.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e - 12/2013<strong>di</strong>tate solo per un anno, ricevono delle raccomandazioni<strong>di</strong> miglioramento e poi sottoposte a verifica.Altre, e sono la maggior parte, la ottengono per treanni, <strong>in</strong> questo caso parliamo <strong>di</strong> accre<strong>di</strong>tamento <strong>di</strong>eccellenza, ma ogni tre anni vengono comunquesottoposte a una nuova verifica sul mantenimentocomplessivo dei requisiti. È questa la parte più importanteproprio perché la qualità è un concettod<strong>in</strong>amico.Tant’è che i progetti più <strong>in</strong>teressanti sono i cosiddettiprogetti “MCQ”, miglioramento cont<strong>in</strong>uo dellaqualità. Nell’ambito della Siapav, che non ha certouna <strong>di</strong>mensione quantitativa enorme, la necessità<strong>di</strong> procedere verso questi obiettivi risale a una dozz<strong>in</strong>ad’anni fa, quando il consiglio <strong>di</strong>rettivo <strong>in</strong>tuì lanecessità <strong>di</strong> formulare un manuale. Esso è la base,il vademecum, il prontuario, sull’esempio <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>società scientifiche come quella <strong>di</strong> car<strong>di</strong>ologia o<strong>di</strong> <strong>di</strong>abetologia che avevano corposi manuali sullaqualità. Abbiamo preso visione <strong>di</strong> questi manuali,abbiamo cercato <strong>di</strong> adeguarli alle nostre strutture,abbiamo seguito corsi, gestiti da specialisti dellamateria e ci siamo fatti una cultura, che nulla avevaachefareconlanostracultura<strong>di</strong>base.Neèvenutofuori, appunto, il nostro manuale che ovviamenteabbiamo revisionato nel corso degli anni».Nonostante le positività che abbiamo illustrato, nonsono molte le strutture accre<strong>di</strong>tate secondo i protocolli<strong>di</strong> eccellenza Siapav. «Purtroppo - <strong>di</strong>ce ancoraMarchitelli - questa è una sp<strong>in</strong>a nel fianco della Società;le strutture accre<strong>di</strong>tate <strong>in</strong> Italia sono pochissime,meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci. <strong>La</strong> platea, dunque, non è ampiae allargare la partecipazione è uno dei compiti checi siamo dati. Le ragioni <strong>di</strong> questa esiguità sono <strong>di</strong>versee spesso facilmente <strong>in</strong>tuibili. Molte strutturenon <strong>di</strong>spongo del necessario per sopravvivere equ<strong>in</strong><strong>di</strong> non possono pensare alla qualità. Se mancala garza o mancano gli antibiotici, chiedere <strong>di</strong> occuparsi<strong>di</strong> qualità sarebbe davvero eccessivo. Parliamosoprattutto del versante pubblico della sanità,quello afflitto dai bilanci <strong>in</strong> rosso, da gestioni dellerisorse spesso <strong>di</strong>scutibili se non ad<strong>di</strong>rittura fuori daiconf<strong>in</strong>i del lecito, come ci <strong>di</strong>cono le varie <strong>in</strong>chiestedella magistratura. Sono tutti fattori che gli italianiconoscono bene e che non facilitano certo il nostropercorso».QUEStE lE StrUttUrE aCCrE<strong>di</strong>tatE fiN’ora dalla SiaPaV1) SSD Angiologia Osp. S.Giacomo Apostolo - Castelfranco Veneto (Dott. A. Visonà)2) UOC Angiologia Azienda Ospedaliera Padova (Prof. G.M. Andreozzi)3) SSD Angiologia Ospedale Luigi Sacco - Milano (Prof. M. Catalano)4) UOS Angiologia Presi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Vimercate (Dott. G. Arpaia)5) UOD Angiologia Ospedale G. Fucito - Mercato San Sever<strong>in</strong>o (SA) (Dott. V. Prisco)6) UOC Angiologia Osp. S.Orsola Malpighi - Bologna (Prof. G. Palareti)7) Ambulatorio <strong>di</strong> Angiologia S.<strong>Anna</strong> Hospital - Catanzaro (Dott. E. Diaco)


S.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e - 12/2012Chirurgia vascolareil piede <strong>di</strong>abeticola <strong>di</strong>agnosi e la cura14Una percentuale significativa <strong>di</strong> <strong>di</strong>abetici sviluppa lesioni agli arti <strong>in</strong>feriori nelcorso della propria malattia. Le ulcere, causa più frequente delle amputazioniCos’è il piede <strong>di</strong>abeticoIl piede rappresenta una delle se<strong>di</strong> più rilevantiper la localizzazione delle complicanze del <strong>di</strong>abete.Il complesso delle alterazioni della funzione e dellastruttura che qui si verificano vanno sotto il nome <strong>di</strong>“piede <strong>di</strong>abetico”.Perché succedeIl piede è cont<strong>in</strong>uamente esposto ad <strong>in</strong>sulti <strong>di</strong> ognigenere che agendo ripetutamente possono portarealla formazione <strong>di</strong> ferite che non tendono spontaneamentealla guarigione e spesso possono <strong>in</strong>fettarsi.Alla base <strong>di</strong> questo nei <strong>di</strong>abetici ci sono due motivi:un ridotto flusso <strong>di</strong> sangue negli arti <strong>in</strong>feriori causatodal restr<strong>in</strong>gimento delle arterie con co<strong>in</strong>volgimentoprevalente <strong>di</strong> quelle della gamba e del piede,Il secondo è la progressiva alterazione dei nervi checausa una riduzione della sensibilità del piede, generalee al dolore e la <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione della capacità <strong>di</strong>movimento.Arteriopatia e neuropatia facilitano la comparsadelle lesioni ulcerative. Le ulcere sono aree <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzionepiù o meno profonda della pelle e dei tessutiprofon<strong>di</strong> con estensione a volte f<strong>in</strong>o all’osso sottostante,circondate da un alone rosso relativo al processo<strong>in</strong>fiammatorio ed <strong>in</strong>fettivo. Le ulcere possonoessere provocate anche da sofferenze apparentementem<strong>in</strong>ime come per esempio l’utilizzo <strong>di</strong> scarpestrette, da oggetti taglienti come le forbici o dafonti <strong>di</strong> calore come gli scald<strong>in</strong>i e borse dell’acquacalda. Il piede <strong>di</strong>abetico rappresenta una delle pr<strong>in</strong>cipalicause <strong>di</strong> ricovero ospedaliero. Il problema piùrilevante legato ad un’ulcera del piede nei <strong>di</strong>abeticiè il rischio <strong>di</strong> una amputazione maggiore, ossia effettuatasopra la caviglia.Quali sono i s<strong>in</strong>tomi ed i segniI s<strong>in</strong>tomi dell’<strong>in</strong>sufficienza arteriosa si verificanoquando il flusso <strong>di</strong> sangue alla gamba si riduce; <strong>in</strong>izialmentecompaiono dei crampi al polpaccio o alpiede che si accentuano camm<strong>in</strong>ando e si riduconocon il riposo, nelle forme più gravi, il dolore è presenteanche a riposo e spesso costr<strong>in</strong>ge alla veglianotturna <strong>in</strong> posizione seduta con le gambe <strong>in</strong> bassoalla ricerca <strong>di</strong> sollievo. I segni che devono far sospettareun <strong>di</strong>sturbo della circolazione locale sonola pelle pallida, fredda, lucida e sottile, i <strong>di</strong>sturbi che<strong>di</strong>pendono, <strong>in</strong>vece, dal danno dei nervi sono per lopiù pelle secca, <strong>di</strong>sidratata, con numerosi calli; eventualicambiamenti della sensibilità. In caso <strong>di</strong> <strong>in</strong>fezioneil piede può apparire gonfio, la pelle <strong>di</strong>ventarossa o violacea, sono presenti ulcere sulle <strong>di</strong>ta o traun <strong>di</strong>to e l’altro, sul tallone o sulla pianta dei pie<strong>di</strong>,profonde talvolta f<strong>in</strong>o alle ossa.Come si fa la <strong>di</strong>agnosiIn caso <strong>di</strong> pazienti <strong>di</strong>abetici <strong>in</strong> presenza dei s<strong>in</strong>tomie segni <strong>di</strong> compromissione del piede la prima cosada fare è recarsi ad una visita specialistica presso uncentro <strong>di</strong> chirurgia vascolare, dove il me<strong>di</strong>co controlleràil colore, la temperatura, l’aspetto e l’eventualepresenza <strong>di</strong> lesioni agli arti ed <strong>in</strong>fezione, valuterà lapresenza delle pulsazioni arteriose alle gambe ed aipie<strong>di</strong> al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>are la presenza o meno <strong>di</strong>un flusso <strong>di</strong> sangue sufficiente. Nelle mani <strong>di</strong> opera-


S.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e - 12/2012la terapiachirurgica<strong>La</strong> chirurgia è una terapia frequentemente necessarianella patologia del piede <strong>di</strong>abetico. Quandola prevenzione non è sufficiente a impe<strong>di</strong>re chesi <strong>in</strong>stauri una lesione e la cura della lesione <strong>in</strong>izialenon è sufficiente a condurre a guarigione, si rendenecessario un <strong>in</strong>tervento chirurgico per risolvere ilproblema. <strong>La</strong> chirurgia può essere utilizzata <strong>in</strong> duequadri cl<strong>in</strong>ici molto <strong>di</strong>versi tra loro: la chirurgia demolitivae la chirurgia correttiva. <strong>La</strong> prima ha l’obiettivo<strong>di</strong> elim<strong>in</strong>are una parte malata o non vitale delpiede; la seconda ha lo scopo <strong>di</strong> elim<strong>in</strong>are alcunedeformità che sono ad alto rischio <strong>di</strong> ulcera o chenon ne permettono la guarigione.la chirurgia demolitiva<strong>La</strong> chirurgia demolitiva, nella maggior parte dei casi,produce l’amputazione <strong>di</strong> una parte del piede. L’amputazionecosiddetta “m<strong>in</strong>ore” permetterà al paziente<strong>di</strong> mantenere comunque la stazione eretta,con appoggio sui due pie<strong>di</strong>, <strong>di</strong> camm<strong>in</strong>are (obiettivopr<strong>in</strong>cipale <strong>di</strong> chi cura il piede <strong>di</strong>abetico ulcerato)e svolgere altre attività normali, come guidare o farela doccia. È possibile anche che si form<strong>in</strong>o nuoveulcere. Per questo, è necessario <strong>in</strong>nanzitutto curaretori esperti dei semplici esami strumentali eseguitiambulatorialmente, permettono <strong>di</strong> fare <strong>di</strong>agnosi edorientarsi verso le scelte terapeutiche più idonee. Tragli esami strumentali l’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce caviglia-braccio (ABI)è un esame semplice e non <strong>in</strong>vasivo che confrontala pressione del sangue alla caviglia ed al braccio.Tale test è <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>rci se c’è una riduzione delflusso <strong>di</strong> sangue nelle arterie degli arti <strong>in</strong>feriori. L’esameEco Color Doppler degli arti <strong>in</strong>feriori è <strong>in</strong> grado<strong>di</strong> fornire poi l’esatta localizzazione della lesioneostruttive nelle arterie.la curaIn relazione al grado <strong>di</strong> gravità si imposterà la terapiapiù adeguata. Infezioni severe possono metterearischiosial’artochelavitastessadelpaziente,necessitando <strong>di</strong> ricovero ospedaliero urgente edun trattamento tempestivo antibiotico e locale conme<strong>di</strong>cazioni e drenaggi delle raccolte <strong>di</strong> pus. È necessariaa questo punto una considerazione fondamentale:il <strong>di</strong>abetico con ulcera del piede è unpaziente particolarmente complesso nel quale coesistonoun <strong>in</strong>sieme <strong>di</strong> altre patologie, legate <strong>di</strong>rettamenteo meno al <strong>di</strong>abete, che necessitano a lorovolta <strong>di</strong> essere curate contemporaneamente al piede.Tutto questo lo rende fragile. È evidente qu<strong>in</strong><strong>di</strong>che se si vuole ridurre il numero delle amputazioniè necessario migliorare la capacità <strong>di</strong> curare efficacementee precocemente l’ulcera; per raggiungerequesto obbiettivo è necessario <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> protocolli<strong>di</strong>agnostici e terapeutici efficaci e <strong>di</strong> tutte le professionalitànecessarie, i mezzi per ridurre le amputazioniesistono ma l’ottenimento dei risultati nonpuò presc<strong>in</strong>dere dalla creazione <strong>di</strong> una efficienteorganizzazione che applichi ed implementi le l<strong>in</strong>eeguida esistenti e identifichi i centri specialistici a cui<strong>in</strong>viare i pazienti con ulcera del piede.con grande scrupolo il piede: osservarlo ogni giorno,lavarlo e asciugarlo accuratamente, evitare tuttociò che può offenderlo. Ma soprattutto è necessario<strong>in</strong>dossare scarpe apposite che proteggano il piedesia da picchi eccessivi <strong>di</strong> pressione che da frizioni.Quando nessuna parte del piede è rimasta vitale esia qu<strong>in</strong><strong>di</strong> impossibile un’amputazione m<strong>in</strong>ore, <strong>di</strong>venta<strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile un’amputazione “maggiore”.In questo caso, la stazione bipodalica naturale e ilcamm<strong>in</strong>o, saranno possibili solo con l’adozione <strong>di</strong>una protesi. Una scelta amputativa maggiore, cosìcome non deve essere precipitosa, non deve esserenemmeno eccessivamente procrast<strong>in</strong>ata; la permanenza<strong>di</strong> tessuti necrotici conduce a una tossiemiada riassorbimento e a un progressivo deterioramentodelle con<strong>di</strong>zioni generali che aggravano le15


S.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e - 12/2012Chirurgia vascolare16con<strong>di</strong>zioni cl<strong>in</strong>iche del paziente. Tessuti non vitalisono poi un ottimo pabulum per i germi e il rischio<strong>di</strong> <strong>in</strong>fezione è molto alto: <strong>in</strong> alcune situazioni puòmettere <strong>in</strong> pericolo non solo l’arto ma la vita stessadel paziente.Vaprecisatochespessononèpossibiledeterm<strong>in</strong>area priori il livello ottimale <strong>di</strong> amputazione; soprattutto<strong>in</strong> caso <strong>di</strong> gangrena <strong>in</strong>fetta o <strong>di</strong> ascesso, <strong>in</strong>fatti, ciòche si evidenzia sul tavolo operatorio può risultarepeggiore <strong>di</strong> quanto era visibile all’esame esterno eimporre qu<strong>in</strong><strong>di</strong> un livello <strong>di</strong> amputazione <strong>di</strong>verso(generalmente più arretrato) rispetto a quanto programmato.Il motivo che impone il ricorso alla chirurgiaè la gangrena, cioè la morte a tutto spessore(cute, muscoli, ossa) <strong>di</strong> una parte del piede. <strong>La</strong> gangrenapuò essere “secca” o “umida”. È secca quandonon risulta <strong>in</strong>fetta ed è ben delimitata. È umidaquando è <strong>in</strong>fetta e la cute, al <strong>di</strong> là della zona neragangrenosa, è <strong>in</strong>fiammata e secernente. Mentre lagangrena secca consente un ragionevole marg<strong>in</strong>e<strong>di</strong> tempo alla programmazione dell’<strong>in</strong>terventochirurgico, la gangrena umida assume carattere <strong>di</strong>urgenza. Il tentativo <strong>di</strong> mantenere <strong>in</strong>tegra la partepiù ampia possibile del piede sp<strong>in</strong>ge a effettuareamputazioni molto vic<strong>in</strong>e al limite della zona gangrenosa,su tessuti che sono comunque sofferenti.Ciò comporta però l’eventualità <strong>di</strong> dover effettuare,successivamente, un secondo <strong>in</strong>tervento chirurgicopiù arretrato. <strong>La</strong> scelta <strong>di</strong>penderà dalla valutazioneme<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> fattori che riguardano il paziente e chevanno dal rischio anestesiologico (quello che, adesempio, corre il paziente car<strong>di</strong>opatico) alla possibilitàche un <strong>in</strong>tervento possa causare la deformazione<strong>di</strong> altre parti del piede con un alto rischio <strong>di</strong>ulcera causata dalla deformità <strong>in</strong>dotta. In pazienticon basso rischio anestesiologico si potrà ipotizzareun <strong>in</strong>tervento molto conservativo. <strong>La</strong>ddove nonsi tema per nulla un secondo <strong>in</strong>tervento è possibilelasciare aperta una ferita nella speranza che lo sbrigliamentoe la detersione dei tessuti possa permettereuna chiusura successiva senza per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> partedel piede. <strong>La</strong> guarigione completa <strong>di</strong> un <strong>in</strong>terventochirurgico sul piede necessita sempre <strong>di</strong> molto tempo.<strong>La</strong> rimozione dei punti viene effettuata all’<strong>in</strong>circadopo 21-28 giorni dall’<strong>in</strong>tervento.la chirurgia correttivaIn alcuni casi, è <strong>in</strong><strong>di</strong>cato effettuare un <strong>in</strong>terventochirurgico anche <strong>in</strong> assenza <strong>di</strong> lesioni ulcerative alf<strong>in</strong>e <strong>di</strong> correggere specifiche deformità ad alto rischio<strong>di</strong> ulcerazione. Questo tipo <strong>di</strong> chirurgia è <strong>in</strong><strong>di</strong>catoper <strong>di</strong>ta <strong>in</strong> griffe, alluce valgo, cavismo noncorreggibile con plantare, <strong>di</strong>sall<strong>in</strong>eamento e <strong>di</strong>sarticolazionedelle ossa. L’eccesso <strong>di</strong> cavismo è unacausa molto frequente <strong>di</strong> ulcerazione delle testemetatarsali. In questo caso si può effettuare un <strong>in</strong>tervento<strong>di</strong> osteotomia del primo metatarso, <strong>di</strong> riall<strong>in</strong>eamentopanmetatarsale o un <strong>in</strong>tervento <strong>di</strong>trasposizione tend<strong>in</strong>ea. In caso <strong>di</strong> rilevante deformitàdel piede, spontanea o provocata da precedenti<strong>in</strong>terventi chirurgici, è consigliabile un <strong>in</strong>terventoapparentemente più demolitivo, come ad esempiouna amputazione transmetatarsale, piuttosto cheuna risoluzione locale della patologia, ulcerativa odosteomielitica, che comporta un peggioramentodella deformità del piede con <strong>in</strong>evitabile <strong>in</strong>sorgenzanel breve periodo <strong>di</strong> ulteriori lesioni.Sabr<strong>in</strong>a locontechirurgo vascolare SaH


S.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e - 12/2012lo psicologoal tuo fianco<strong>La</strong> rubrica “Lo psicologoal tuo fianco” ospita la vocedei pazienti attraverso leloro testimonianze, chevengono commentateacuradelServizio<strong>di</strong> Car<strong>di</strong>opsicologiadel S.<strong>Anna</strong>, <strong>di</strong> cui èresponsabile il dottorRoberto Ruga.Con l’avvio <strong>di</strong> questa rubrica, cogliamo l’occasioneper r<strong>in</strong>graziare tutti coloro che ci hanno scritto,manifestando apprezzamenti che ci hanno datouna forte motivazione a fare sempre meglio. Nelleprime testimonianze che riportiamo <strong>di</strong> seguito, c’èqualcosa che per noi è <strong>di</strong> <strong>in</strong>estimabile valore nonchéprezioso per la crescita umana e professionale:si tratta delle vostre confessioni, del vostro doloreaffrontato con <strong>di</strong>gnità e speranza, si tratta del vostrocalore e soprattutto del vostro entusiasmo. Tuttociò costituisce una enorme sp<strong>in</strong>ta motivazionalead esercitare questa <strong>in</strong>cre<strong>di</strong>bile professione d’ascolto,che a volte stupisce anche chi la esercita.Grazie ancora e buona fortuna! [R.R.]Una paziente che ora “respira”Mi <strong>di</strong>spiace non poter rendere con le parole ciò che èstata la mia esperienza al S.<strong>Anna</strong> <strong>di</strong> Catanzaro. Nonriesco a raccontare l’<strong>in</strong><strong>di</strong>cibile peso al petto che miopprimeva prima dell’<strong>in</strong>tervento o la surreale forzad’animo negli attimi prima <strong>di</strong> chiudere gli occhi, condavanti a me l’ignoto; oppure lo stupore provato alrisveglio per avercela fatta. Anche lei, dottore, resterà<strong>in</strong>delebile nei miei ricor<strong>di</strong>. Prima <strong>di</strong> <strong>in</strong>contrarla pregavocome tanti e avevo il cuore <strong>in</strong> gola, col respiro rottodall’emozione. Lei passò davanti alla saletta nel corridoiodel reparto e guardandomi rallentò il suo passof<strong>in</strong>o a fermarsi. Si avvic<strong>in</strong>ò, mi sedette accanto e mispiegò che stavo respirando male, <strong>in</strong> modo parziale,senza far entrare bene l’aria nella mia “pancia”. Mi <strong>di</strong>ssepoi che l’aria mi avrebbe dato coraggio e forza. Ioascoltavo quelle parole che non sempre comprendevoperché andavano oltre la mia portata, ma mi rendevovia via conto che mi stavo rilassando e che la sua voceera <strong>di</strong>venuta una piacevole cantilena. Quella nottesognai tante cose, ma ciò che rimase più impresso neimiei ricor<strong>di</strong> fu il forte vento profumato che agitava imiei capelli. Quando le raccontai questo frammento<strong>di</strong> sogno lei <strong>di</strong>sse che ero pronta per “respirare” la miavita <strong>in</strong> modo nuovo. Prima <strong>di</strong> operarmi pensavo che lanotizia dell’<strong>in</strong>tervento mi aveva “tolto il respiro”, “soffocando”qualcosa dentro <strong>di</strong> me. Lei, dottore, ha liberatoquella mia voce. Grazie. (lettera firmata)Nel commentare la testimonianza che abbiamo s<strong>in</strong>tetizzato,vorremmo far notare al lettore come laproblematica con la quale la paziente è costretta aconfrontarsi sia questa “situazione soffocante”, nellaquale essa sente che le “manca l’aria” e che si traduce<strong>in</strong> una “limitazione delle sue scelte” nella vita reale.Dunque, il s<strong>in</strong>tomo <strong>in</strong>iziale (respirare male) vieneconsiderato come l<strong>in</strong>guaggio metaforico del corpo,come voce flebile, come parola non detta, che deveessere liberata. <strong>La</strong> <strong>di</strong>fficoltà che la persona vive èappunto quella <strong>di</strong> poter “liberare la propria voce”o, <strong>in</strong> altre parole, <strong>di</strong> essere più assertiva. Questo è


S.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e - 12/2012Car<strong>di</strong>opsicologia18un tratto caratteristico della cosiddetta “personalitàD” (<strong>di</strong>stressed personality), vale a <strong>di</strong>re l’<strong>in</strong>capacità <strong>di</strong>saper <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no alle eccessive richieste provenientidal mondo esterno, che “soffocano” la persona,esponendola al rischio <strong>di</strong> un collasso emotivo che,come ci <strong>in</strong>segna la psicosomatica, si traduce <strong>in</strong> “cortocircuito”dei sentimenti e qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, come nel caso<strong>di</strong> specie, <strong>in</strong> <strong>in</strong>farto.È per questo che cerchiamo <strong>di</strong><strong>in</strong>segnare ai nostri pazienti come occuparsi <strong>di</strong> più<strong>di</strong> se stessi, reimparando letteralmente e metaforicamentea “respirare” e a far sentire la propria “voce”.la figlia <strong>di</strong> un paziente“L’<strong>in</strong>farto…? Un colpo <strong>di</strong> fortuna!” Non lo <strong>di</strong>co io, dottore,sono parole sue. Belle parole, cariche <strong>di</strong> ottimismo,<strong>di</strong> fiducia nelle proprie risorse e nel proprio valore.Certo, il dolore c’è, non si può negare. Sarà che io l’hovissuto <strong>in</strong><strong>di</strong>rettamente, come figlia <strong>di</strong> un paziente cheha subito un “piccolo” <strong>in</strong>tervento. Anche io però ho vissutocon ansia e paura alcuni attimi, sarei falsa se lonegassi. L’ansia l’abbiamo affrontata <strong>in</strong>sieme, dottoree come lei mi ha suggerito, me la sono fatta “amica”anzi, “alleata”. Che altro aggiungere se non un graziesentito?In questa testimonianza abbiamo un esempio <strong>di</strong>tecnica strategica <strong>di</strong> tipo paradossale: ciò che comunementeviene visto come un problema <strong>di</strong>vienel’opportunità che la persona ha <strong>di</strong> capire meglio sestessa. L’<strong>in</strong>farto, dunque, come “colpo <strong>di</strong> fortuna” el’ansia come “alleata”. Il vecchio adagio che spessosuole ripetersi il paziente - “Proprio a me doveva capitare?”- viene spontaneo ma per dar via al cambiamentobisogna creare le con<strong>di</strong>zioni propizie aff<strong>in</strong>chéil paziente veda realmente nella situazione che stavivendo un’opportunità <strong>di</strong> comprensione del suomondo <strong>in</strong>teriore. Quando ci viene chiesto qual è ilnostro modo <strong>di</strong> operare, spesso rispon<strong>di</strong>amo che èquello <strong>di</strong> non avere nessuna ipotesi preconfezionata<strong>in</strong> mente, nessuna categoria <strong>di</strong>agnostica da applicarerigidamente, nessun protocollo da seguire meccanicamente,se non l’ascolto; poiché l’essere umano èper def<strong>in</strong>izione <strong>in</strong>classificabile e dunque impossibileda r<strong>in</strong>chiudere <strong>in</strong> un’etichetta <strong>di</strong>agnostica. Ecco perché,quando ascoltiamo, <strong>di</strong>mentichiamo chi siamo equal è il nostro ruolo: ascoltiamo, nella conv<strong>in</strong>zioneche l’esperto non siamo solo noi ma è anche l’altro,custode egli stesso del suo mistero, del problema e<strong>in</strong>sieme della soluzione. Il nostro compito è valorizzarel’<strong>in</strong>terlocutore, per attivare il suo “guaritore <strong>in</strong>terno”nell’ottica <strong>di</strong> una psicologia del benessere edella salute.


LettereLettere al Magaz<strong>in</strong>eS.<strong>Anna</strong> Hospital Magaz<strong>in</strong>e - 12/2012Sono la nipote <strong>di</strong> Rosario Proto che è stato operato d’urgenza e ricoverato presso il vostro ospedale. Scrivo a nome<strong>di</strong> mio nonno che il mese scorso ha compiuto 87 anni. È solo grazie a voi, al vostro lavoro ma anche all’amore chemettete nel vostro operato, che mio nonno sta bene ed è ancora qui con noi. Ed è proprio lui che mi ha chiesto <strong>di</strong> <strong>in</strong>viarequesta e-mail per r<strong>in</strong>graziarvi personalmente, dai me<strong>di</strong>ci agli <strong>in</strong>fermieri, che con de<strong>di</strong>zione avete fatto tutto il possibileper dargli un’altra possibilità. Fa i controlli perio<strong>di</strong>camente e la situazione sta sempre migliorando. Ed ha una grandevoglia <strong>di</strong> vivere. Ricordo il giorno che è stato male e i me<strong>di</strong>ci del nostro paese ci avevano detto che non c’era nulla dafare <strong>in</strong> quanto l’operazione risultava <strong>di</strong>fficile (sia per l’età che per la con<strong>di</strong>zione) ma io e la mia famiglia abbiamo volutotentare e grazie a voi, mio nonno è ancora qui con noi. Vi r<strong>in</strong>grazia immensamente e tutto quello che avete fatto per luilo porterà sempre con sé. Vi abbraccia Rosario Proto con la sua famiglia. In anticipo vi augura buone feste ed un serenoNatale.Salve, sono un cittad<strong>in</strong>o polacco residente a Gioia Tauro, <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia <strong>di</strong> Reggio Calabria. Nel mese <strong>di</strong> marzo del 2009,mi avete ridato la vita; sono stato ricoverato presso si voi per essere sottoposto ad <strong>in</strong>tervento chirurgico <strong>di</strong> sostituzionevalvolare aortica, me<strong>di</strong>ante protesi biologica, eseguita all’epoca dall’equipe del dottor Alfonso Agn<strong>in</strong>o. A <strong>di</strong>stanza<strong>di</strong> oltre tre anni, non posso ancora una volta esimermi dall’esprimere il mio r<strong>in</strong>graziamento e la mia riconoscenzaal personale me<strong>di</strong>co, poiché il ricordo dei giorni trascorsi nella vostra struttura è sempre legato alle amorevoli, squisiteed apprezzate cure. È grazie al vostro giornale che cont<strong>in</strong>uo a conoscere tutte le novità e ad ammirare sempre <strong>di</strong> più illavoro me<strong>di</strong>co che svolgete, con professionalità e de<strong>di</strong>zione.Kruk Slawomir, Gioia T. (RC)Sono molto contenta, quando il magaz<strong>in</strong>e arriva a casa e per questo mi piacerebbe vedere pubblicata questa mialettera. Sono stata operata da voi e mi sono stati applicati due by-pass. Io sono orgogliosa del S.<strong>Anna</strong> e del suopersonale. Voglio r<strong>in</strong>graziarlo per l’amore che <strong>di</strong>mostra verso i pazienti e perché a me ha salvato la vita. Penso sempreai giorni tristi passati <strong>in</strong> ospedale ma proprio grazie ai me<strong>di</strong>ci e a tutto lo staff avevamo la forza <strong>di</strong> sorridere. Lo <strong>di</strong>cosempre agli amici a cui racconto la mia esperienza, perché anche così mi ricordo <strong>di</strong> tutti voi. Mi auguro che il S.<strong>Anna</strong>vada sempre più avanti perché lo merita e perché i suoi dottori possano salvare altre vite. Vi voglio bene e prego per voi.Ros<strong>in</strong>a Galea, Siderno (RC)Ho 56 anni e quando mi è stata <strong>di</strong>agnosticata una car<strong>di</strong>opatia ischemica con Ima, mi è caduto il mondo addosso.Grazie però a tutta l’equipe del S.<strong>Anna</strong> Hospital e dopo aver subito l’<strong>in</strong>tervento, sono qui a scrivere. Sto bene e mi stogodendo i figli, cosa che prima non potevo fare e sono riuscita a dare equilibrio a me e a loro. Sarebbe lungo spiegarecome sono arrivata al S.<strong>Anna</strong> ma sono grata a tutto l’ospedale, al punto che mi piacerebbe potervi sentire e r<strong>in</strong>graziarepersonalmente ogni anno, <strong>in</strong> co<strong>in</strong>cidenza con la data del mio <strong>in</strong>tervento, come se fosse una specie <strong>di</strong> compleanno. Visaluto con affetto, saluto tutti: il personale del reparto al terzo piano, quello della <strong>sala</strong> <strong>operatoria</strong> e della rianimazionee chissà che grazie al vostro giornale io non possa prima o poi raccontare la mia esperienza. Sarebbe davvero bello. Vivoglio bene.Innocenza Di Pace, Saracena (CS)

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