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Le pagine dei ragazzi - Vita in Campagna

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<strong>Le</strong> <strong>pag<strong>in</strong>e</strong> <strong>dei</strong> <strong>ragazzi</strong>Lo avreste mai detto che i nid<strong>in</strong>on sono le case degli uccelli?Sono ancora <strong>in</strong> molti ad essereconv<strong>in</strong>ti che i nidi siano le casedegli uccelli. È vero che a volteun nido viene chiamato «casa»1C<strong>in</strong>cia moraCiao <strong>ragazzi</strong>, f<strong>in</strong>almente ci ritroviamoper cont<strong>in</strong>uare il racconto delle mieavventure. Ricordo che per il nuovo<strong>in</strong>carico che mi era stato affidatoero molto tesa e preoccupata elo sono ancora adesso ripensando aquel periodo! Del resto il mio nuovolavoro era uno <strong>dei</strong> più importanti per lasicurezza dell’alveare: ero un’ape guardiana.Prima di me altre mie compagne avevano rivestito lostesso <strong>in</strong>carico e mi avevano fatta sentire sicura nell’alveareproteggendo la nostra famiglia dai pericolidel mondo esterno. Quali pericoli vi chiedete? Topi,farfalle, formiche, vespe, <strong>in</strong>setti e addirittura gli orsi...che adorano il nostro miele. Ora quel compito toccavaproprio a me: e allora mi sono messa all’erta sulpredell<strong>in</strong>o (il terrazz<strong>in</strong>o davanti all’entrata dell’alveare)con le mandibole aperte, le zampe sollevate e le alipronte a spiccare il volo (A) <strong>in</strong> caso di bisogno.Dovevo stare all’erta ancheperché noi guardianenon siamo numerose! Perfortuna possiamo contaresull’aiuto delle nostrecompagne che avvisiamodel pericolo trasmettendoloro un odore di allarme.Anel senso simbolico, ma la realtàè diversa. Gli uccelli, <strong>in</strong>fatti, costruisconoi nidi solo per deporvile uova e allevare i piccolie non per farvi ritorno durantela sera per dormire.Può capitare che la piccola c<strong>in</strong>cia(1), durante le freddi notti<strong>in</strong>vernali, si rifugi nella cavità diun albero e che nella stessa cavitàdecida poi di nidificare, manon per questo il nido di pagliuzzeche andrà a costruire all’<strong>in</strong>ternodell’albero deve essere consideratola sua casa. Tutti gli uccelliabbandonano il nido dopo l’<strong>in</strong>volo(cioè la partenza) <strong>dei</strong> piccolie nella maggioranza <strong>dei</strong> casi necostruiscono uno nuovo per unasuccessiva nidificazione.Quando sono diventata guardiana ho difesoSapete <strong>in</strong> cosa consisteva di preciso il mio compito?Nel controllare con le mie compagne ogni ape che entrava...per fortuna abbiamo un olfatto ben sviluppato,altrimenti sapete che faticariconoscere le mie compagne:siamo tutte uguali!In estate c’era sempre ungran viavai di bott<strong>in</strong>atrici ea volte qualcuna sbagliavaalveare, ma non perdevamotempo a scacciarla, dopotuttoil suo prezioso caricoera solo nettare e poll<strong>in</strong>e <strong>in</strong> più per noi!Molto spesso bastava la nostra presenza per tenerea bada gli <strong>in</strong>trusi, mentre altre volte dovevamo usarela nostra arma: il pungiglione (B), che è collegato auna sacca di veleno che <strong>in</strong>iettiamo nel corpo del nostronemico. Il pungiglione normalmente non si vedeperché è nascosto <strong>in</strong> fondo all’addome e lo estraiamosolo all’occorrenza; è seghettato e proprio per questonon è sempre facile estrarlo da voi umani e dagli animali:<strong>in</strong>fatti, a differenza degli <strong>in</strong>setti, avete una pelleelastica nella quale il nostro pungiglione rimane impigliatoe, nel tentativo di estrarlo, si strappano i tessutidell’addome causando la nostra morte.Adesso che sapete queste cose non avrete paura dime, vero? Sappiate che prima di pungervi ci pensiamo72 <strong>Le</strong> <strong>pag<strong>in</strong>e</strong> <strong>dei</strong> <strong>ragazzi</strong> VITA IN CAMPAGNA 11/2010© 2010 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.2BCicogne


3Nido di airone cener<strong>in</strong>oAirone cener<strong>in</strong>o4Pendol<strong>in</strong>ori e dopo l’<strong>in</strong>volo (la partenza) <strong>dei</strong>giovani la costruzione marcisce escompare nella palude.I nidi sugli alberi, <strong>in</strong>vece, possonodurare più a lungo, ma vengonosempre abbandonati dopo l’allevamento<strong>dei</strong> pulc<strong>in</strong>i.Chi mette, nel fare il proprio nido,lo stesso impegnodi un muratorenel costruireuna casa, è il pendol<strong>in</strong>o(4). Questopiccolo e <strong>in</strong>daffaratouccell<strong>in</strong>oall’arrivo dellaprimavera <strong>in</strong>izia acostruire diversi nidi, ma ne term<strong>in</strong>auno soltanto, dopo che è statoscelto dalla sua compagna. Dopol’allevamento <strong>dei</strong> piccoli il nidoviene completamente ignorato econ il passare del tempo si sfalda.Gli uccelli, dunque, non hannobisogno di una casa, ma soltantodi luoghi tranquilli dove vivere eriprodursi.Maurizio Bonoral’alveare da chi lo m<strong>in</strong>acciava: che battaglie!Alcuni, però, utilizzano la stessa costruzioneper anni. La cicogna (2),per esempio, ha molta cura del suonido e lo mantiene nel tempo: lo ripara,lo r<strong>in</strong>forza e lo amplia f<strong>in</strong>o afarlo diventare di dimensioni davveroconsiderevoli. Anche l’aironecener<strong>in</strong>o (3) costruisce un nidomolto grande trale canne o sugli albeduevolte: lo facciamo solo per una giusta causa, cioèla difesa dell’alveare. Che senso avrebbe morire solamenteper il gusto di pungere un bamb<strong>in</strong>o?Per dimostrarvi che noi api non abbiamo nulla controdi voi, vi svelo un segreto: se venite punti, toglietesubito il pungiglione con l’unghia senza schiacciarloper evitare che entri altro veleno e bagnatevi poi conabbondante acqua. La nostra puntura è dolorosa, manon è letale: pensate che il nostro veleno viene addiritturausato per curare molte malattie! Si deve preoccuparesolo chi è allergico.Anche tra gli <strong>in</strong>setti abbiamo molti nemici: nel periodo<strong>in</strong> cui ero guardiana alcune vespe avevano tentatodi <strong>in</strong>trodursi nell’alveare. Che lotta! Ho dovuto «combattere»con più di una di loro arrivando pers<strong>in</strong>o adusare il pungiglione: con grande forza le ho sconfittecostr<strong>in</strong>gendole a starsene alla larga. Ho dato loro unabella lezione!Purtroppo tra i nemici possono esserci anche apidi altri alveari: le saccheggiatrici (C), che cercanodi rubarci il mielequando il raccoltoscarseggia. Sonofacili da riconoscereperché sonomolto scure: dopoCtante dure battagliehanno perso gran parte della loro peluria. Per fortuna<strong>in</strong> questa estate il raccolto è stato abbondante e la nostrafamiglia era così forte e ben difesa da tener lontanoquelle canaglie: che tristezza sarebbe stato lottaretra noi api!E per fortuna poi che mi è stato risparmiato il triste,ma necessario compito di scacciare i fuchi (cioè i nostrifratelli maschi): quando, alla f<strong>in</strong>e dell’estate, la famigliasi prepara per l’<strong>in</strong>verno,i fuchi, che hanno giàassolto la loro funzionedi maschi, diventano solobocche <strong>in</strong> più da sfamaree per questo vengonoscacciati dall’alveare (D).Che dire di questa esperienza?È stato senz’altro un lavoroduro, ma mi ha fatto capire come la sicurezzadipenda da pochi ma importanti <strong>in</strong>dividui che ognigiorno mettono a repentaglio la loro vita per quelladegli altri.Ed eccoci arrivati f<strong>in</strong>almente al mio ultimo lavoro,quello che sogno f<strong>in</strong> dal primo giorno nell’alveare...Abbiate pazienza: ve lo racconto la prossima volta!DCiao, la vostra amica ape Anna<strong>Le</strong> foto mi sono state scattate da Luca MazzocchiVITA IN CAMPAGNA 11/2010 <strong>Le</strong> <strong>pag<strong>in</strong>e</strong> <strong>dei</strong> <strong>ragazzi</strong> 73© 2010 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.

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