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Il materialismo dell'esistenza - Istitutocardarelli.it

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<strong>Il</strong> <strong>materialismo</strong> dell’esistenza‘800 e ‘900: l’Io - DioMaggiani Matteo - 5^ BAS 2009/2010Liceo Artistico CardarelliDiscipline interessate : Italiano, Storia, Filosofia, Storia dell’arte,Inglese, Discipline Geometriche,Discipline P<strong>it</strong>toriche.


PREMESSALa tesina nasce dal desiderio di ricercare le cause prime che hanno portato gradualmentela società del XX e XXI secolo, di cui noi siamo i figli, a mutare i suoi valori di riferimento eha come fulcro centrale la lettura del libro <strong>Il</strong> crollo della cultura Occidentale, dello studiosoaustraliano John CarrolDel libro però ho preso in considerazione solamente i passi in cui l’autore si concentrasulla perd<strong>it</strong>a di valori morali e religiosi e sulla conseguente morte di Dio, trattata dal filosofoNiezstche, venutasi a verificare in particolar modo tra la seconda metà del 1800 e la primametà del 1900, come diretta conseguenza di una forte innovazione scientifica e di un enormeprogresso incarnato nella seconda rivoluzione industriale.Partendo da tali considerazioni di Carroll stesso ho poi sviluppato e ampliato la trattazionedell’argomento rifacendomi a conoscenze apprese nel corso dell’anno, spazianti in amb<strong>it</strong>oletterario (sia <strong>it</strong>aliano che inglese), storico, filosofico e artistico, e ad approfondimenti personali,consegu<strong>it</strong>i sia attraverso materiale datomi dai vari insegnanti sia mediante ricerche oletture effettuate sempre sotto consiglio di questi.<strong>Il</strong> mio intento finale è stato quello di dare un quadro generale della s<strong>it</strong>uazione di crisi morale,e soprattutto spir<strong>it</strong>uale, dell’uomo tra la seconda metà del 1800 e la prima metà del 1900,mettendo in luce gli elementi che hanno portato ad essa e al vero e proprio male di vivere,caratteristica quasi costante del Novecento, almeno sino agli anni ‘70, e della sua culturaintera.


<strong>Il</strong> <strong>materialismo</strong> è la concezione filosofica per la quale l’unica realtà che può considerarsiesistente è la materia, e tutto deriva dalla sua continua trasformazione. Ciò vale a direche, sostanzialmente, tutte le cose hanno una natura materiale, ovvero che il fondamentoe la sostanza della realtà sono materiali. Con il progredire del pensiero filosofico si tendea sost<strong>it</strong>uire la figura di Dio e con beni materiali e la fiducia nel progresso e nella scienza,ma alla fine ciò comporta un senso di straniamento dalla realtà dovuto alla perd<strong>it</strong>a di queivalori a cui essa era sol<strong>it</strong>a riferirsi.Fu questa la s<strong>it</strong>uazione che si venne a creare, a livello europeo, tra la prima metà del1800 e il primo decennio del 1900 in cui si affermarono le teorie materialiste e deterministedel pos<strong>it</strong>ivismo , la Seconda Rivoluzione Industriale e le varie scoperte che rivoluzionaronola concezione di spazio e tempo e della realtà portando ad una s<strong>it</strong>uazione generale,anche se spesso non avvert<strong>it</strong>a cr<strong>it</strong>icamente, diincertezza e angoscia.<strong>Il</strong> pos<strong>it</strong>ivismo, infatti, fu un movimento filosoficoe culturale nato in Francia nella primametà dell’800 grazie alle opere dei filosofi Saint-Simon e Comte e diffusosi in segu<strong>it</strong>o in Inghilterra,Germania e Italia. Passando dalla Franciaall’Inghilterra, tale filosofia assunse tinte e color<strong>it</strong>urepeculiari alla tradizione di quel Paese.Se in Francia, infatti, presentò caratteristichepiù astratte tipiche del razionalismo cartesiano,in Inghilterra assunse le vesti dell’empirismo edall’util<strong>it</strong>arismo, giungendo poi a intrecciarsicon l’evoluzionismo di Charles Darwin . Purtra molte differenze, esso ebbe tuttavia un caratterecomune che lo contraddistinse e lo resericonoscibile in modo indiscutibile: la celebrazionedel primato della conoscenza scientifica.I fattori che portarono a riconoscere la central<strong>it</strong>àdella scienza, e del suo ruolo privilegiatonella società, furono molteplici. Tra questi ilprincipale fu rappresentato dallo sviluppo dell’industriacap<strong>it</strong>alistica moderna che fornì unAuguste Comteimpulso decisivo alla ricerca scientifica e tecnologica. Charles Darwin era un biologo, geologo, zoologo e botanico br<strong>it</strong>annico che si occupò dell’evoluzione delle specie. Partendodalla teoria evoluzionista dello zoologo francese Lamarck, ma reputandola insoddisfacente perché non in grado di provarein modo scientifico come l’evoluzione si verificasse, compì un viaggio di circumnavigazione della terra durante il quale feceinteressanti osservazioni. Particolarmente stimolanti risultarono quelle effettuate nelle isole Galàpagos, un gruppo di isolettevulcaniche del Pacifico, vicinissime tra loro e senza grandissime differenze nella flora e nella fauna.Qui Darwin osservò piccole variazioni tra alcune specie di animali: ad esempio gigantesche testuggini che presentavanolievi differenze da un’isola all’altra, o i fringuelli, il cui becco variava a seconda vivessero nell’uno e nell’altra.Alla fine giunse alla conclusione che le specie non sono fisse né immutabili nel tempo; sopravvivono gli esseri che si adattanomeglio alle condizioni dell’ambiente e sono, quindi, avvantaggiati rispetto agli altri; la differenziazione delle specie dàorigine all’evoluzione biologica ed è quindi prodotto della selezione naturale. La teoria venne elaborata nella sua opera piùimportante: l’Origine delle specie


duchessa di Leyra), infine il mondo parlamentareromano (L’onorevole Scipioni) e quello,più complicato e complesso di ogni altro, degliscr<strong>it</strong>tori e degli artisti (L’uomo di lusso).Sebbene solo I Malavoglia e Mastro donGesualdo siano stati completati in essi è giàriscontrabile una visione negativa del progresso.Nonostante Verga sia appartenuto allacorrente realista del Verismo,corrispondenteal Naturalismo francese e rivelante un’impostazionedi tipo pos<strong>it</strong>ivistico,materialisticoe deterministico,finì col negare l’ottimismoevoluzionistico teorizzato dai pos<strong>it</strong>ivisti.Lo scr<strong>it</strong>tore dichiarò infatti di interessarsiai vinti, cioè alle v<strong>it</strong>time del progresso che daVerga stesso venen paragonato a una fiumanache avanza inesorabilmente. Esso procede attraversola lotta per la v<strong>it</strong>a e dunque attraversouna feroce selezione naturale in cui l’egoismoindividuale, che ne è alle radici e che spingeavanti ogni individuo, produce l’avanzamentodel progresso.Questo, visto da lontano, appare”grandioso” e persino “uman<strong>it</strong>ario” nel suo “risultato”finale; invece,visto da vicino, mostra tutte le contraddizioni, gli orrori e i soprusi che stannoalla base della selezione naturale e della lotta per la v<strong>it</strong>a.Risulta così evidente l’idea naturalistica dell’evoluzionismo sociale, quale era stata diffusadal pos<strong>it</strong>ivismo e in particolare dal darwinismo sociale .Tuttavia tale ottimismo evoluzionistico,inizialmente teorizzato da Verga, venne di fatto negato da parte dello scr<strong>it</strong>torestesso, il quale riservò a se stesso il dir<strong>it</strong>to di mostrare il rovescio negativo del progresso,di rivelarne i costi dolorosi.Alla fine anche l’osservatore, cioè lo scr<strong>it</strong>tore, finisce con l’essere travolto dalla”fiumana”del progresso e dunque a diventare un vinto. Infatti il progresso da un lato subordina l’artistaalle proprie leggi,dall’altro lo disprezza ed emargina,facendone un escluso e un “diverso”.Con il ciclo de I Vinti Verga volle dimostrare come coloro che cercano, in una societàdominata dal progresso, di ribellarsi alle ingiustizie sociali e di costruirsi un futuro diversoalla fine siano destinati alla sconf<strong>it</strong>ta. Non potendo ribellarsi l’unica cosa che rimane dafare, come dice uno dei protagonisti principali de I Malavoglia ancora legato all’universopatriarcale e arcaico-rurale, cioè padron ‘Ntoni, è di “vivere come siamo nati” ed è “megliocontentarsi che lamentarsi” visto che “bella o no,la v<strong>it</strong>a non l’abbiamo fatta noi”.In questo modo il progresso assume una connotazione negativa, la stessa che già letteratie filosofi come Leopardi e Schopenhauer avevano colto nella prima metà dell’800. Essi Principio elaborato dal filosofo inglese Herbert Spencer in base al quale la biologia cost<strong>it</strong>uisce il fondamentodi tutte le scienze. Pertanto anche le vicende storiche sono determinate da fattori umani biologiciin base ai quali ruoli e condizioni sociali sono immodificabili


ebbero una visione pessimistica della v<strong>it</strong>a acausa della distruzione di tutti quei valori supremidella tradizione occidentale,dalla moralealla religione alla logica. Per entrambila v<strong>it</strong>a era come un pendolo che oscilla tradolore e noia in cui il piacere è visto in modonegativo in quanto temporaneo sollievo. Tuttavia,mentre il filosofo tedesco considerò erratoil <strong>materialismo</strong> ,in quanto negazione delsoggetto ridotto all’oggetto, il poeta <strong>it</strong>alianone rimarrà sempre un convinto assertore,purcon una tensione cr<strong>it</strong>ica che lo porterà a metterecontinuamente in discussione concetti econclusioni.Leopardi, partendo da una visione pessimisticaindividuale, giunge al cosiddetto “pessimismostorico” secondo cui non solo lui maanche tutta l’uman<strong>it</strong>à è destinata a soffrire acausa dell’evoluzione storica della coscienzae della ragione che ha portato gli uominiad allontanarsi da tutti quei valori e quelleillusioni che la natura,vista come madrebenigna,donava loro rendendo sopportabile la loro v<strong>it</strong>a.In tal modo anche la Natura non poteva più essere presa in considerazione. Ad essa èimputata l’infelic<strong>it</strong>à dell’uomo, accusandola di determinare la tendenza umana al piaceree di infondere negli uomini l’amor proprio e il bisogno di felic<strong>it</strong>à,senza poter poi in alcunmodo soddisfare quest’ultimo.Ciò portò Leopardi a dire, all’interno della sua opera Dialogo della Natura e di un islandeseche: La v<strong>it</strong>a di questo universo è un perpetuo circu<strong>it</strong>o di produzione e di distruzione,….:a chi piace o a chi giova cotesta v<strong>it</strong>a infelicissima dell’universo, conservata condanno e con morte di tutte le cose che lo compongono?Per cui un contesto storico e culturale sempre più incentrato sul progresso e sulla materiaanziché sullo spir<strong>it</strong>o non poté che portare a quel mal du siècle e alla nausea esistenziale,evidenti nell’opera dello scr<strong>it</strong>tore naturalista francese Gustave Flaubert, Madame Bovary, la cui protagonista si sente soffocare nella grigia e opaca v<strong>it</strong>a borghese, ma anche a unaconcezione sempre più materialista della v<strong>it</strong>a, alla considerazione della terra come atomoopaco del Male .Tale visione negativa era dovuta al nuovo contesto sociale che si stava venendo a cost<strong>it</strong>uirecon la perd<strong>it</strong>a dei valori spir<strong>it</strong>uali, ormai sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da beni materiali e terreni.In una simile società, che non sapeva dare misura e valori e proponeva costantemente lavolgar<strong>it</strong>à o la pena, il dolore o il male, l’ unico luogo in cui poter trovare riparo appariva perPascoli il “nido” familiare, a cui partecipavano, legati dagli affetti e dalle complic<strong>it</strong>à irrazionalidel sangue, i vivi e i morti della famiglia, cost<strong>it</strong>uendo il luogo caldo e accogliente dell’unicorifugio possibile di fronte a una storia che presentava immagini d’orrore, d’oppressione,di morte e in cui la società umana, dominata dal terrore e dall’angoscia onnipresenteA. Ferrazzi,Giacomo Leopardi,1820, olio su telacosì la definì Pascoli in X Agosto, Myricae


Gustave Dore, Over London by Rail ,1872della morte, aveva compresol’inutil<strong>it</strong>à di ogni ricerca dilibertà dell’illusione di ognigesto umano.Ormai la società si eraavviata in un lungo processodi industrializzazione cheavrebbe portato,qualche decenniodopo, alla SecondaRivoluzione Industriale.L’Uomo, all’interno di unasimile società industrializzatae materialista, stava diventandoegli stesso una macchinacome prefigurò cr<strong>it</strong>icamentelo scr<strong>it</strong>tore inglese CharlesDickens nella sua opera HardTimes (1854).Charles Dickens was aware of the spir<strong>it</strong>ual and material corruption of present-day real<strong>it</strong>yunder the impact of industrialism. Hard Times focuses on the difference, existing in Dickens’s time, between the rich and poor, or factory owners and workers, who were forcedto work long hours for low pay in dirty, loud, and dangerous factories. As they lacked educationand job skills, these workers had few options for improving their terrible living andworking cond<strong>it</strong>ions. This novel uses <strong>it</strong>s characters and stories to denounce the gap betweenthe rich and the poor and to cr<strong>it</strong>icize the materialism narrow-mindedness of Util<strong>it</strong>arianismwhich was the basic Victorian att<strong>it</strong>ude to economics. Hard Times suggests that 19th-centuryEngland was turning human beings into machines by avoiding the development of theiremotions and imaginations.Tale industrializzazione portò ad un attaccamento sempre maggiore a elementi terreniche gradualmente arrivarono a sost<strong>it</strong>uire ogni concezione spir<strong>it</strong>ualistica e, conseguentemente,tutte le tipiche immagini dell’ iconografia cattolica. La fede in Dio era stata sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>adalla fiducia nel progresso.L’uomo moderno, forte delle conquiste della tecnica,cominciò a non credere più alle favole della religione e della morale. A poco a poco ivalori crollarono, rivelandosi come menzogne e riducendosi a nulla. Si pervenne così auna visione nichilistica. Dove prima c’era Dio, che dava senso al disordine e assicurava ilparadiso agli umili (cioè a coloro che si sottomettevano alle norme della sua morale), orarimaneva il vuoto. <strong>Il</strong> garante dell’assolutezza dei valori e dell’ordine razionale del mondonon c’era più, era stato ucciso. Con l’ annuncio della “morte di Dio” Nietzsche intendevadichiarare la distruzione di tutti i valori supremi della tradizione occidentale, dalla moralealla religione alla logica. Questo atto, esposto nel celebre brano dell’”uomo folle” de Lagaia scienza (1882), venne r<strong>it</strong>enuto dal filosofo come “il più grande avvenimento recente”,che non mancherà di gettare le sue prime ombre sull’ Europa. Con Dio, annotò Nietzschenell’opera Frammenti, cadde anche “quella che è stata finora la morale:le due cose si reggevanoa vicenda”.All’interno de La gaia scienza l’uomo folle è il filosofo-profeta che annuncia la “mor-


te di Dio” a uomini superficialii quali, r<strong>it</strong>enendosi saggi, loscherniscono.Nella simbologia nietzscheanasono gli “uomini del mercato”,che non si rendono contodelle gravi implicazioni contenutein tale evento. Essi praticanoun ateismo di manierache, mentre nega Dio, affermatutta una serie di norme etiche edi ideologie che sono proprio ilfrutto più maturo della ragionee del cristianesimo: surrogati diDio quali la giustizia sociale,la fratellanza, la solidarietà. Lapolemica di Nietzsche, dunque,fu contro il razionalismo ateodegli illuministi.Come notò il filosofo tedescoHeidegger, la morte di Dioè la metafora con cui Nietzscheallude all’erosione del mondosovrasensibile.Edvard Munch, MadonnaDio è il termine che designail mondo delle idee e degli ideali,che, da Platone in poi, e particolarmente nell’ interpretazione cristiana del platonismo,era concep<strong>it</strong>o come il mondo vero, l’autenticamente reale. In opposizione a esso, il mondosensibile, ridotto a una valle di lacrime, veniva inteso come mondo apparente e irreale.Scrive, a tal riguardo, l’inglese John Carroll che “la cultura borghese in declino, mano amano che la fede nel suo Dio vacilla, si reindirizza lungo” la “pretesa liberale che sia possibilevivere secondo la ragione e il libero arb<strong>it</strong>rio” immaginando che “la casa del chiaroe del destino,della ricchezza e dello status ,permetterà ai suoi inquilini di dormire sicuri esoddisfatti la notte” Se da una parte vi è la morte di Dio dichiarata da Nietzsche, dall’altra è “sotto attacco”,come dice sempre Carroll,”una delle immagini sacre centrali della cultura occidentale:Maria, la Madonna, il simbolo della vocazione materna”.Ciò è evidente in Madonna, olio su tela realizzato fra il 1893 e ‘94 dal p<strong>it</strong>tore norvegeseEdvard Munch.La figura femminile della Madonna dell’iconografia cattolica è ormai spar<strong>it</strong>a. Munchdipinse al suo posto il nudo sensuale di una donna perduta, il cui corpo sembra fluttuare inuno spazio vago e fluido. Qui la Madonna è rappresentata come una donna carnale, nuda,sdraiata sulla schiena, i cui contorni delle braccia piegate (una sotto la testa, l’ altra dietrola schiena), sono sfumati e svaniscono nello sfondo. <strong>Il</strong> corpo della donna è livido, dipinto<strong>Il</strong> crollo della cultura occidentale, pag.177


con colori che fanno pensare quasia un cadavere. <strong>Il</strong> ventre della donnaè però r<strong>it</strong>ratto in una posa che ricordaquella di un amplesso. A taleversione ne seguì un’altra l<strong>it</strong>ograficadel 1895 che John Carroll descrissecosi’: “C’è una donna nuda.I lunghi capelli neri si arriccianoselvaggi;un berretto rosso ammiccaa un’aureola; le labbra sono rosse.Con gli occhi neri socchiusi, è coltain un vortice sognante di impotenzae angoscia. Sul volto c’è un’ombra di pace, di fine dei tormentima è la pace di un cadavere, comeMunch stesso precisa nel testo cheaccompagna l’opera. I colori sonoquelli” di una “perversa sensual<strong>it</strong>à,e della morte” .Da tali parole risulta evidentecome l’immagine iconograficatradizionale della Madonna abbiaperso ogni connotazione religiosae spir<strong>it</strong>uale, rappresentando invecequegli elementi carnali e terreni diEdvard Munch, Madonnacui la società del tempo non potevapiù fare a meno.Anche il più cristiano degli attributi religiosi, l’aureola, anziché essere dipinto con ilcolore che simboleggia la manifestazione divina, (il giallo-oro di origine paleocristiana),presenta il più carnale e passionale dei colori, il rosso, unica nota cromatica squillantedell’intero quadro. La figura della Madonna inoltre non è inquadrata da una decorazionedi fiori bianchi, simboli di cast<strong>it</strong>à e purezza ma da serpeggianti spermatozoi e in basso appareil feto di Gesù che, sebbene non ancora nato, porta già impressa la morte nel volto dateschio, chiara allusione al fatto che v<strong>it</strong>a e morte, piacere e dolore sono indissolubilmenteconnessi. Inutile la v<strong>it</strong>a e, soprattutto, inutile il sacrificio di Cristo per alleviare i mali delmondo.<strong>Il</strong> p<strong>it</strong>tore, nel delineare la figura della donna con la testa rivolta a sinistra, lo sguardosfuggente, il braccio destro portato verso l’alto a ben esporre la grazia di un seno florido,fulcro visivo di uno spettacolare corpo nudo pervaso da un’intima sofferenza, prese certamenteispirazione da Ishtar, l’antica dea assiro babilonese dell’amore e della guerra, chediventerà poi la siriana Astarte ed infine cost<strong>it</strong>uirà l’archetipo per Afrod<strong>it</strong>e e Venere.L’artista lega così, eliminando ogni valore religioso, peccato e sessual<strong>it</strong>à, profondamenteconvinto che eros e thanatos, rispettivamente la pulsione di v<strong>it</strong>a e la pulsione di mortesiano due facce della stessa medaglia. Non vi poteva essere, secondo Munch, piacere senzadolore ed anche l’illusione della felic<strong>it</strong>à portava verso la sofferenza. In questo Madonna<strong>Il</strong> crollo della cultura occidentale, pag.177-178


Franz von Stuck, <strong>Il</strong> peccatoappare frutto estremo del comune sentire di una cultura tardo romantica e simbolista europeache in modi diversi ed estenuati aveva affrontato ambivalenze, ambigu<strong>it</strong>à e perversionidelle pulsioni umane.<strong>Il</strong> riferimento iconografico diretto però va ricercato nell’opera dell’artista tedescoFranz von Stuck, e in particolare ne <strong>Il</strong> peccato del 1893 conservato in una monumentalecornice d’oro a Monaco nella Bayerische Staatsgemaldesammlungen. Qui la donna seminuda,identificabile con la Evabiblica, il cui busto dal candorelunare è avvolto da un grande serpente,guarda fisso l’osservatorecon la bocca aperta ed una smorfiaraccapricciante. <strong>Il</strong> volto misteriosorappresenta, nel confine tra lec<strong>it</strong>oed illec<strong>it</strong>o, desideri più o menoconfessabili e passioni segrete.Malgrado la peccatrice trasmettaun’impavida bellezza ed un fascinosensuale decadente, il pensierova al male, una presenza costantee negativa, ma angosciosamenteattraente nella v<strong>it</strong>a umana.L’ Eva di Stuck, simbolo delpeccato originale, e la Madonna diMunch finiscono per identificarsigiungendo a essere interpretazioneallegorica della figura femminileche dona amore e morte. Se nelMedioevo il male veniva rappresentatoda mostri che popolavanol’inferno col suo folle genio, apartire dalla fine dell’Ottocento ilmale venne raffigurato in moltepliciforme dagli artisti, che materializzanosulla tela le proiezioni diincubi e sogni, ansie ed angosce. <strong>Il</strong>nuovo secolo poi sarà consapevolmentefrastornato dalle rivoluzionariescoperte di Sigmund Freud, il medico iniziatore della psicanalisi che si occupò dellostudio della psiche umana che appare divisa tra un’ istanza pulsionale che emerge nei sogni,nella nevrosi e nei lapsus (l’ Es), una zona che vede interiorizzati i valori morali dellafamiglia e della società (il Super-Io) e l’istanza cui si deve l’organizzazione dell’equilibrioe della personal<strong>it</strong>à (l’Io).Ma tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900, si verificarono altri profondi cambiamentiche provocarono un’ ulteriore perd<strong>it</strong>a dei valori tradizionali e una crescente angoscia.Le scoperte fisiche ad opera di Einstein (la teoria della relativ<strong>it</strong>à) e di Plank (la teoria dei


Scrisse a tal riguardo Eugenio Montale in una delle sue poesie della raccolta Ossi diseppia (1948):Spesso il male di vivere ho incontratoera il rivo strozzato che gorgogliaera l’ incartocciarsi della fogliariarsa, era il cavallo stramazzato.Bene non seppi, fuori del prodigioche schiude la divina Indifferenza:era la statua nella sonnolenzadel meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.In un momento della propria v<strong>it</strong>a Montale riconosce nel rivo strozzato, nella foglia riarsa,nel cavallo stramazzato, in cui casualmente si imbatte, quella sofferenza che egli stessoprovò nel proprio intimo. E’ un proiettare e riconoscere la propria angoscia nel dolore universale,che risolve originalmente e modernamente un sentimento già leopardiano.Da tale “male di vivere” si passò al rifiuto del dialogo, della parola non appena scoppiòanche la Seconda Guerra mondiale (1939-1945), durante la quale per la prima volta venneadoperata la bomba atomica. Di fronte alla constatazione della negativ<strong>it</strong>à del reale e dellacondizione umana il poeta non aveva più certezze da comunicare. La ver<strong>it</strong>à del poeta è solouna ver<strong>it</strong>à dolorosa e consiste tutta nell’affermazione di questa negativ<strong>it</strong>à e dell’assenza diogni certezza.


E’ questo il significato della poesia Non chiederci la parola, facente parte anch’essa dellaraccolta “Ossi di seppia”:Non chiederci la parola che squadri da ogni latol’animo nostro informe, e a lettere di fuocolo dichiari e risplenda come un crocoPerduto in mezzo a un polveroso prato.Ah l’uomo che se ne va sicuro,agli altri ed a se stesso amico,e l’ombra sua non cura che la canicolastampa sopra uno scalcinato muro!Non domandarci la formula che mondi possaaprirtisì qualche storta sillaba e secca come un ramo.Codesto solo oggi possiamo dirti,ciò che non siamo, ciò che non vogliamoMa questa stessa dichiarazione cost<strong>it</strong>uisce, implic<strong>it</strong>amente ma nettamente, un atto polemiconei confronti di quanti credevano, soprattutto in quegli anni, di poter trasmettereattraverso un canto disteso, sonoro ed eloquente, delle dubbie ver<strong>it</strong>à “pos<strong>it</strong>ive”. E’ il rifiutodel poeta-vate, del poeta che si fa depos<strong>it</strong>ario delle ver<strong>it</strong>à ufficiali, pol<strong>it</strong>iche o religiose chesiano.Ormai, con la morte di Dio e la perd<strong>it</strong>a di ogni certezza anche i poeti non hanno piùniente da comunicare.


NESSUNA CONCLUSIONEAlla fine non è stato possibile giungere a nessuna conclusione. La società appare semprepiù caotica ed enigmatica generando sempre più dubbi e domande in chi è privo di qualunquesoluzione al proprio dolore interiore. Nessuna soluzione è possibile dare a una simileproblematica esistenziale.Dice Carrol, nelle ultime pagine del suo libro, a conclusione del suo pensiero, che “Lanostra storia è stata raccontata. <strong>Il</strong> suo scopo è semplice urlare al mondo che l’umanesimo èmorto, e che così e stato fin dal XIX secolo. E’ tempo di abbandonarlo. Seppelliamolo coni giusti r<strong>it</strong>i, ovvero rendiamo onore a quanto c’ era di buono, e prendiamo atto di che cosasia andato storto, e perché. Non facciamocene ammaliare una seconda volta.La nostra è una condizione particolarmente vulnerabile, poiché nel corso di tante generazioniesso ha fatto maturare in noi il palato della conoscenza e una debolezza endemicaper il suo narcotico, l’ esercizio dell’ intelletto. La sua grande illusione si è ormai radicatadentro di noi: ovvero che la conoscenza ci renderà migliori e più felici, e che siamo liberi,liberi di migliorare noi stessi.E’ questo il motivo per cui il cadavere continua ad aleggiare su di noi senza ricevereuna risposta appropriata. I nostri istinti più salutari sono stati razionalizzati e virtualmentetagliati fuori dall’ esistenza da questa malattia, questa illusione, ormai incapace di redenzione,che la mente possa riformare l’ essere. Dobbiamo recuperare la nostra capac<strong>it</strong>à direpulsione spontanea e priva di complessi. Dobbiamo riconoscere spontanea e priva dicomplessi. Dobbiamo riconoscere quanto siamo ormai stufi di questa ered<strong>it</strong>à: stufi al puntodi sentirci liberi di andare avanti” .Ormai la società ha peso ogni valore morale o religioso. L’ affermazione del progressoe di sempre nuove scoperte ha ormai portato l’uomo a distaccarsi da essi e a giungere aduno stato di estremo caos e dispersione, un crollo interiore che rispecchia quello del mondoa lui esterno. In un simile quadro storico dominato dall’ angoscia esistenziale di uomininel cui animo non possono che provare un forte senso di sol<strong>it</strong>udine dovuto al distacco diogni valore a cui fare riferimento, non è più possibile pensare a una riconciliazione tra Ioe Dio. Dio è morto e l’Io ora è solo e privo di qualsiasi certezza se non quella di un futurocaratterizzato da un vero e proprio male di vivere. Carrol, c<strong>it</strong>, pag 293


Note alle opere illustrate:Edvard Munch, Sera nel corso Karl Johann, 1892. Olio su tela, 84,5x121 cm. Bergen,Comune RasmusFranz von Stuck, <strong>Il</strong> peccato, 1893, olio su tela, 95x59 cm, Monaco, Neue Pinakotech.Gustave Dore, Over London by Rail,engraving, London, England, 1872.Charlie Chaplin nel film Tempi moderni , 1936.Bibliografia:-John Carroll, <strong>Il</strong> crollo della cultura occidentale, Fazi ,collana Le terre, 2009.-Giovanni Verga, I Malavoglia, Mondadori, 2004.-Alessandro Zaccuri, <strong>Il</strong> tramonto dell’umanesimo, Avvenire, 23 settembre 2009 .-Giovanni Pascoli, Myricae, Rusconi Libri, 2005.-Giovanni Verga, Mastro don Gesualdo Autore , Einaudi, 2005.-Di Stefano, Eva, Munch, Giunti (Art dossier), 1994.-Montale, Ossi di seppia, Mondadori, collana Oscar poesia del Novecento, 2003.-Sgarbi V<strong>it</strong>torio, DVD video, I grandi capolavori della p<strong>it</strong>tura .L’arte moderna vol.II,Munch, 2006, De Agostini, Novara.-Di Stefano Eva (a cura di ), Munch, Art Dossier n.96 dicembre 1994, Giunti Gruppoed<strong>it</strong>oriale, Firenze.-Thomas Hardy, A mirror of the times, Morano ed<strong>it</strong>ore, 1992.-Charles Dickens, Now and Then, Zanichelli, 2006.- Nietzsche Friedrich, La gaia scienza e idilli di Messina, traduzione ad opera di MasiniF, Adelphi, Piccola biblioteca Adelphi, 1977S<strong>it</strong>ografia:-http://www.ctonia.com/pagine/Scr<strong>it</strong>ti/sinestesie/non_pi%F9_di_quanto_esista_la_certezza_del_male.htm-http://www.fazied<strong>it</strong>ore.<strong>it</strong>/scheda_Libro.aspx?l=1245#- effepi70.wordpress.com/2009/02/06/la-storia-siamo-noi-video-e-testo-di-francesco-degregori-e-una-poesia-di-montale/- scrofanilettere.blog.exc<strong>it</strong>e.<strong>it</strong>/permalink/261237- tuttoiltempo.altervista.org/blog/2009/03/tempi-moderni-e-la-voce-di-charlot-www.rodoni.ch/busoni/bibliotechina/anonimoberlinese/anonimo3.html- picasaweb.google.com/lh/photo/lsFHJSXyYKCcsaAbCTCQbg-en.wikipedia.org/wiki/File:Dore_London.jpg-www.planetariumpythagoras.com/default.asp?sez=notizie&db=145


Scrive l’inglese John Carroll che “la culturaborghese in declino, mano a mano che la fedenel suo Dio vacilla, si reindirizza lungo” la “pretesaliberale che sia possibile vivere secondo la ragionee il libero arb<strong>it</strong>rio” immaginando che “la casa delchiaro e del destino, della ricchezza e dello status,permetterà ai suoi inquilini di dormire sicuri e soddisfattila notte”

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