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Capitolo 4. Il contributo di Boole alla logica. - Università degli Studi ...

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C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010<strong>Capitolo</strong> <strong>4.</strong> <strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>.<strong>4.</strong>1. Prima <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>.L’opera <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> è considerata una pietra miliare per la <strong>logica</strong>; il suo <strong>contributo</strong>non può essere compreso ed apprezzato senza che venga inquadrato nella culturamatematica del suo tempo e del suo paese. Per la peculiarità della produzionescientifica che si vuole illustrare, è bene prendere in considerazione lo stato dellericerche in Algebra e Logica che hanno influito <strong>di</strong>rettamente sulla formazione delpensatore.George <strong>Boole</strong>(1815 – 1864)<strong>4.</strong>1.1. La situazione dell’Algebra nel Regno Unito. Alla fine del XVIII secolo, nel Regno Unito (chein quei giorni comprendeva sia la Gran Bretagna che l’Irlanda) si assisteva ad un progressivo isolamentodalle linee <strong>di</strong> ricerca attive nel resto <strong>di</strong> Europa. Dal punto <strong>di</strong> vista politico, questo isolamentoera, forse, una risposta ai sommovimenti rivoluzionari che stavano scuotendo il continente europeo.La stagione delle rivoluzioni, anticipata in Gran Bretagna e seguita poi d<strong>alla</strong> rivoluzione americana,spingeva i sud<strong>di</strong>ti del Regno Unito a tentare <strong>di</strong> tenersi <strong>alla</strong> larga da quanto succedeva altrove.Isaac Newton(1642 - 1727)Maria G. Agnesi(1718 – 1799)<strong>Il</strong> motivo scientifico, una sorta <strong>di</strong> rifiuto ad immischiarsi in cose che provenivanoda Francia, Italia e Germania, allora nazioni leader per lo sviluppo della Matematica,era anche motivato da una polemica sorta all’inizio del XVIII secolo che avevaoccupato buona parte del secolo stesso, sulla priorità-paternità del Calcoloanalitico, tra Newton e Leibniz, continuata in modo acceso dai sostenitori dei duematematici. Ciò aveva creato una frattura tra la Matematica del continente e quellainglese. Nel continente le derivate venivano in<strong>di</strong>cate con la scrittura ‘frazionaria’d , mentre in Inghilterra prevaleva la notazione flussionale (usata ancora oggi <strong>di</strong>dxpreferenza dai fisici) in cui la derivata è in<strong>di</strong>cata me<strong>di</strong>ante un punto. Ad esempionel 1801, uno dei più fortunati trattati <strong>di</strong> Analisi matematica le Istituzioni analitichead uso della gioventù italiana, <strong>di</strong> Agnesi è stato tradotto in Inglese come testoe come notazioni, per adattarle allo stile del calcolo delle flussioni.La situazione <strong>di</strong> isolamento culturale era sembrata insostenibile ad alcuni stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> Cambridge. Inparticolare Robert Woodhouse (1773 – 1827) aveva iniziato (1803) a criticare la posizione <strong>di</strong> ostracismoper i risultati ottenuti sul continente.99


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>Charles Babbage(1792 – 1881)Attorno a lui si riuniscono alcuni giovani e tra essi Babbage ePeacock. Si deve a questo movimento culturale, in<strong>di</strong>cato colnome <strong>di</strong> Analytical Society, il cui primo risultato fu la pubblicazionenel 1816 della traduzione inglese del Traité de calcul<strong>di</strong>fférentiel et intégral <strong>di</strong> François Lacroix (1765 – 1843), uscitoa Parigi tra il 1797 e il 1800. In questa traduzione si usavanoJohn William Herschel(1792 – 1881)per la prima volta, nel Regno Unito, i simboli leibniziani e il testo veniva poi integrato con due volumicontenenti esempi ed esercizi. Poco dopo, a cura <strong>di</strong> Babbage e <strong>di</strong> Herschel, appare un saggio dal titolo The principle of the pure D-ism in oppositionto the Dot-age of the university. La campagna condotta d<strong>alla</strong> AnalyticalSociety si può <strong>di</strong>re conclusa nel 1830.<strong>Il</strong> compito <strong>di</strong> questi giovani stu<strong>di</strong>osi non si esauriva nella traduzione e nella<strong>di</strong>vulgazione delle notazioni <strong>di</strong> Leibniz. Come ‘sottoprodotto’ del nuovoclima culturale che li aveva portati a prendere posizione contro la tra<strong>di</strong>zioneinglese, essi rivolgevano un’attenzione non già al contenuto, ma <strong>alla</strong> forma delle <strong>di</strong>mostrazioni, slegandoladal supporto geometrico pre<strong>di</strong>letto da Newton. Per questi stu<strong>di</strong>osi la Matematica pura applicaproprietà formali in campi <strong>di</strong>versi. Un esempio per tutti: in Analisi matematica si <strong>di</strong>mostra lacosiddetta regola della catena, cioè della derivata <strong>di</strong> funzione <strong>di</strong> funzione. La <strong>di</strong>mostrazione richiedeattenzione, ma la formula che spesso viene usata anche solo per scopi mnemonici, ponendo y = g(x)e (f◦g)(x) = f(y) èdf ( y)=dxdfdy⋅dydx, proponendo così un’improbabile semplificazione tra ‘numeratore’e ‘denominatore’ delle ‘frazioni’ <strong>di</strong>fferenziali.Così la matematica si libera del cliché <strong>di</strong> scienza delle quantità e delle grandezze, per iniziare unpercorso <strong>di</strong> scienza delle forme.È sintomatico del cambiamento in atto che l’attenzione dei membri della Analytical Society si rivolgamaggiormente all’Algebra, che non vedono più nel modo tra<strong>di</strong>zionale, come generalizzazionedei fatti aritmetici, ma pensandola da un punto <strong>di</strong> vista strutturale. Si fanno carico <strong>di</strong> affermare, i-noltre, l’in<strong>di</strong>pendenza dell’Algebra d<strong>alla</strong> Geometria e cercano <strong>di</strong> dare una giustificazione al problemalogico <strong>degli</strong> immaginari, che era ancora ampiamente <strong>di</strong>battuto.George Peacock(1791 – 1858)Nel continente qualche cosa stava muovendosi nella stessa <strong>di</strong>rezione. Ad esempio François-JosephServois (1767 – 1847) con un articolo del 1814 aveva presentato una sistemazione del cosiddettoprincipio <strong>di</strong> separazione dei simboli, l’affermazione, cioè, <strong>di</strong> ritenere in<strong>di</strong>pendenti i risultatidell’applicazione delle operazioni analitiche dagli argomenti cui venivano applicati, cercando <strong>di</strong> in-100


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010<strong>di</strong>viduare le proprietà algebriche che governano le operazioni analitiche stesse,anticipando così l’idea moderna che tali operazioni siano <strong>degli</strong> operatori funzionali.Afferma Gregory :«Nell’algebra or<strong>di</strong>naria si ha un certo numero <strong>di</strong> teoremi che, malgrado sembrino <strong>di</strong>mostratisoltanto per i simboli che rappresentano numeri, ammettono un’applicazione più estesa. Taliteoremi <strong>di</strong>pendono soltanto dalle leggi <strong>di</strong> combinazione a cui i simboli sono sottoposti, e quin<strong>di</strong>sono veri per tutti i simboli, quale che sia la loro natura, che sono sottoposti alle stesse leggiDuncan Gregory(1813 – 1844)<strong>di</strong> combinazione. Le leggi <strong>di</strong> cui trattiamo sono poche e possono essere espresse come segue:siano a e b due operazioni e u e v due loro possibili argomenti; allora le leggi sono: 1) ab(u) = ba(u); 2) a(u+v) =a(u) + a(v); 3) a m a n (u) = a m+n (u). La prima <strong>di</strong> queste leggi è chiamata commutativa, la seconda <strong>di</strong>stributiva,…Che queste siano le leggi usate nella <strong>di</strong>mostrazione dei principali teoremi in algebra può essere facilmente <strong>di</strong>mostratoda un breve esame dei proce<strong>di</strong>menti; ma esse non sono limitate ai simboli dei numeri: si applicano ancheal simbolo usato per denotare la <strong>di</strong>fferenziazione. Infatti se u è una funzione <strong>di</strong> due variabili x e y, da noti teoremid d d ddel calcolo <strong>di</strong>fferenziale si ha ( u)= ( u)… » (da Mangione & Bozzi (1993)) 1dx dy dy dxNello stesso anno Herschel riprende le idee <strong>di</strong> Servois e poi le ripresenta nel 1820 in trattatisull’analisi. L’applicazione del principio <strong>di</strong> separazione ed un trattamento più algebrico si incontrain un saggio <strong>di</strong> Woodhouse del 183<strong>4.</strong> Peacock compie un’ulteriore generalizzazione e presenta una<strong>di</strong>stinzione tra scienze “speculative” (astratte) e “fisiche” (applicate). Afferma infatti:«Nelle scienze speculative consideriamo soltanto i risultati della scienza stessa e il rigore logico del ragionamentocon cui essi vengono dedotti dai primi principi assunti e tutte le nostre conclusioni posseggono la necessariaesistenza in<strong>di</strong>pendentemente d<strong>alla</strong> interpretazione più o meno aderente della natura delle cose. Nelle scienze fisichei nostri ragionamenti si basano ancora sui primi principi assunti, e analogamente osserviamo l’accuratezza<strong>logica</strong> delle deduzioni; ma tanto nei principi quanto nelle conclusioni dedotte guar<strong>di</strong>amo al mondo esterno che cifornisce attraverso l’interpretazione principi e conclusioni corrispondenti… Pertanto i principi primi … nellescienze fisiche, non essendo assunzioni arbitrarie né verità necessarie, ma facendo parte delle proposizioni checostituiscono la scienza, non possono mai cessare <strong>di</strong> essere indagati ed esaminati in qualche punto delle nostrericerche… Ma nelle scienze astratte come la geometria e l’algebra i principi che ne costituiscono il fondamentorappresentano anche il limite proprio della nostra ricerca, perché, se in qualche modo quelle scienze speculativesono connesse con le scienze fisiche, la connessione è arbitraria e non tocca la verità delle nostre conclusioni,che riguarda soltanto la connessione coi principi primi e non richiede, benché permetta, l’aiutodell’interpretazione fisica.» (da Mangione & Bozzi (1993)).Peacock tenta <strong>di</strong> applicare concretamente queste idee all’algebra e pubblica nel 1830 il Treatise onalgebra. Di esso interessa principalmente la seconda e<strong>di</strong>zione pubblicata in due volumi nel 1842 enel 1845. <strong>Il</strong> secondo è de<strong>di</strong>cato all’algebra simbolica ed in esso afferma che il “significato” delleoperazioni <strong>di</strong>pende dai postulati e non dall’interpretazione dei simboli. In questa affermazione c’è ilgerme del fatto che un sistema ipotetico deduttivo sia suscettibile <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse interpretazioni, proprioHermann Hankel(1839 – 1873)negli stessi anni in cui si elaboravano le geometrie non euclidee.<strong>Il</strong> limite delle posizioni <strong>di</strong> Peacock consiste nel fatto che non riesca a sganciarsidel tutto d<strong>alla</strong> semantica ‘intesa’ e sottintesa dell’algebra come generalizzazione<strong>di</strong> situazioni matematiche specifiche. Giunge infatti <strong>alla</strong> enunciazione del Principio<strong>di</strong> permanenza delle forme equivalenti, anticipando il più famoso Principio <strong>di</strong>1 Mangione C. & Bozzi S. (1993). Storia della Logica. Da <strong>Boole</strong> ai nostri giorni. Garzanti: Milano. Da questo testo si traggono molteidee e citazioni de presente capitolo.101


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>permanenza delle leggi formali, enunciato nel 1867 da Hankel che ispira la costruzione dei sisteminumerici e il concetto <strong>di</strong> estensione <strong>di</strong> campi. In base a tale principio, Peacock vede il ragionamentosimbolico come estensione delle consuete proprietà delle operazioni sui numeri reali a domini piùampi <strong>di</strong> oggetti, mantenendo la stessa struttura formale e lasciando cadere le limitazioninell’effettuazione delle cosiddette ‘operazioni inverse’.William Rowan Hamilton(1805 – 1885)Nel <strong>di</strong>battito sull’algebra si inserisce William Rowan Hamilton, che purnon facendo parte della Analytical Society è in rapporto, talora molto critico,con i suoi adepti. W.R. Hamilton in<strong>di</strong>vidua tre <strong>di</strong>versi aspettidell’algebra: il pratico, il filologico e il teoretico. La scuola <strong>di</strong> Cambridgeper lui era da considerare filo<strong>logica</strong>, in quanto considera l’algebra un linguaggio.L’atteggiamento pratico è proprio <strong>di</strong> chi considera la <strong>di</strong>sciplinacome uno strumento, mentre quello teoretico è propri <strong>di</strong> chi usa l’algebra per la contemplazione. PerW.R. Hamilton l’algebra non può essere assolutamente astratta e quin<strong>di</strong> afferma che parlare <strong>di</strong>scienza per un insieme <strong>di</strong> simboli e regole per gestirli sia una “cortesia esagerata”. Concorda peròcon gli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> Cambridge che non si possa più considerare la matematica come “teoria dellegrandezze”. Gli aspetti linguistici e simbolici, pur essendo importanti sono un primo passo e bisognapuntare a cercare il contenuto puro dei simboli che lui riconosce nel tempo, al modo <strong>di</strong> Kant,come possibilità <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare in modo progressivo. Ciò che pone Hamilton su una posizione <strong>di</strong>versarispetto ai suoi contemporanei è la sua ricerca <strong>di</strong> un modello e, nello stesso tempo una fondazioneche giustifichi razionalmente la vali<strong>di</strong>tà e l’applicabilità delle regole algebriche. Questa ricerca loporta da un lato <strong>alla</strong> giustificazione “<strong>logica</strong>” dei numeri complessi come coppie or<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> numerireali (1833) e poi (1853) all’introduzione dei quaternioni, come campo non commutativo.Quest’ultima proposta fece molto scalpore perché violava la <strong>di</strong>ffusa sensazione che i numeri realicostituissero il modello (unico) dell’algebra.Eulero(1707 – 1783)<strong>4.</strong>1.2. La Logica inglese prima <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>. L’indagine <strong>logica</strong> <strong>alla</strong> finedel XVIII secolo e all’inizio del XIX era concentrata ancora sulsillogismo (cfr. Cap.2) . In particolare sviluppando idee <strong>di</strong> Euleroe Leibniz (cfr. 2.5.) si investigava lo strumento logico dal punto <strong>di</strong>vista estensionale. Condorcet aveva, <strong>di</strong> nuovo, messo in evidenzail ruolo <strong>di</strong> meccanismo insito nel trattamento del sillogismo comeargomentazione rigorosa, primo passo per il raggiungimento <strong>di</strong> una perfetta arte del ragionare. Conla Dialectique rationelle (1816 – 1817) Joseph-Diez Gergonne (1771 – 1859) afferma che la perfezioneauspicata da Condorcet si sarebbe potuta ottenere meccanizzando l’argomentazione.Condorcet(1741 – 1794)102


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010Per realizzare il suo piano propone <strong>di</strong> utilizzare cinque relazioni tra le estensioni del soggetto e delpre<strong>di</strong>cato, <strong>di</strong> cui fornisce una rappresentazione graficaPSS P SHP S P SXP S P SIP S SCP P S⊃PL’autore spiega i motivi dei simboli usati come segue:«I segni che caratterizzano queste relazioni sono stati scelti in quello che ci sembrato il modo migliore per collegareil segno <strong>alla</strong> cosa significata, il che stimo <strong>di</strong> una certa importanza, per quanto a prima vista ciò possa apparirepuerile. La lettera H, iniziale della parola Hors designa il sistema <strong>di</strong> due idee completamente esterne l’unaall’altra, come appunto sono le due sbarre verticali <strong>di</strong> questa lettera. Queste due sbarre possono poi essere considerateincrociate a formare la lettera X con la quale si intende in<strong>di</strong>care il sistema <strong>di</strong> due idee che in qualche modosi intersecano. Infine le due sbarre possono coincidere sì da formare la lettera I che usiamo per rappresentare ilsistema <strong>di</strong> due idee esattamente coincidenti l’una con l’altra; inoltre questa lettera è l’iniziale della parola Identità,denominazione opportuna per il tipo <strong>di</strong> relazione in questione. Si noti che le tre lettere H, X, I sono simmetricheproprio come le relazioni che esse debbono rappresentare, cosicché non cambiano il loro aspetto se sono rovesciate.Questo non avviene per la lettera C che una volta rovesciata <strong>di</strong>venta ⊃ 2 ; quin<strong>di</strong> abbiamo riservato questalettera per in<strong>di</strong>care una relazione nella quale le due idee hanno un ruolo <strong>di</strong>fferente, una relazione che non è ingenerale reciproca. Questa lettera inoltre è l’iniziale comune <strong>di</strong> entrambe e parole Contenente e Contenuto cheCharles Peirce(1839 – 1914)esprimono adeguatamente la relativa situazione delle due idee» (da Mangione & Bozzi(1993)).L’attenzione che Gergonne riserva per i simboli da usare deriva, forse, da una primaintuizione sul ruolo <strong>degli</strong> insiemi e delle operazioni tra esse, <strong>di</strong>venendo i cerchiimpiegati per rappresentare, in certo senso, un esempio <strong>di</strong> oggetti simbolici su cuioperare.Con l’uso <strong>di</strong> queste cinque relazioni i quattro tipi <strong>di</strong> enunciati del sillogismo aristotelicopossono essere tradotti in vari mo<strong>di</strong>, secondo lo schema seguente:A) Ogni S è P SIP oppure SCPI) Qualche S è P SXP oppure SIP oppure SCP oppure S⊃PE) Nessun S è P SHPO) Qualche S non è P SHP oppure SXP, oppure S⊃PPer giustificare con queste cinque relazioni il sillogismo nelle sue forme tra<strong>di</strong>zionali, bisogna richiedereche le estensioni siano non vuote. Tra le estensioni <strong>di</strong> un soggetto ed un pre<strong>di</strong>cato sussisteuna ed una sola <strong>di</strong> queste relazioni, che pertanto sono esaustive (a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto avviene conle forme tra<strong>di</strong>zionali poste nella prima colonna della tavola precedente) e ‘<strong>di</strong>sgiunte’.2 Nel quinto <strong>di</strong>segno Gergonne usa una C rovesciata che non sono riuscito a riprodurre con un carattere per cui ho usato il simboloinsiemistico (che è derivato da tale carattere rovesciato). In questa proposta compare esplicitamente, per la prima volta nella Logicamoderna il concetto <strong>di</strong> inclusione (propria), rappresentato simbolicamente. L’analisi del concetto sarà indagata in modo sistematicoda Peirce nel 1870.103


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>Con questa proposta si ha una notevole semplificazione del sillogismo perché le prime tre relazioniBernhard Bolzano(1791 – 1848)Gerhard Gentzen(1909 – 1945)sono simmetriche e le ultime due sono la conversa una dell’altra. Assunta quin<strong>di</strong> una qualunque figuratra<strong>di</strong>zionale del sillogismo (cfr. 2.3.2.), ad esempio la seconda104P…MS…MS…Pse si inseriscono, al posto dei puntini, le possibili relazioni tra ‘idee’, per ogni figurasi ottengono 5 3 possibilità tra cui in<strong>di</strong>viduare con le con<strong>di</strong>zioni sui termini esulle proposizioni i sillogismi corretti.Una citazione a parte merita Bolzano che con due opere: Dottrina della Scienza(1837) e I paradossi dell’Infinito (pubblicati postumi nel 1851) elabora idee econcetti che contribuiranno sia allo sviluppo della teoria <strong>degli</strong>insiemi, sia <strong>alla</strong> nozione <strong>di</strong> conseguenza <strong>logica</strong>. L’opera <strong>di</strong> Bolzanonon è ancora completamente nota, perché in vita ha pubblicatopoco e molti contributi all’Analisi matematica ed <strong>alla</strong>Logica sono rimasti o incompiuti o devono ancora essere evidenziatinella grande quantità <strong>di</strong> scritti che ha lasciato in forma non definitiva. Adesempio nella Grössenlehre, opera incompiuta, mostra <strong>di</strong> avere chiara la <strong>di</strong>stinzionetra aspetti semantici e sintattici, mentre nell’introduzione <strong>di</strong> Del metodo matematico,opera altrettanto incompiuta, mostra come porre in equilibrio sintassi e semantica nelle<strong>di</strong>mostrazioni e nelle definizioni, anticipando, <strong>di</strong> circa un secolo, stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Gentzen. L’influenzadell’opera <strong>di</strong> Bolzano è stata, purtroppo, nulla sui suoi contemporanei.L’inizio del secolo XIX, probabilmente sotto la spinta delle opere <strong>di</strong> Kant, hamostrato poco interesse sulla Logica formale, ma ha dato contributi importantisulla Logica intesa come dottrina del sapere e dell’essere, attraverso gli stu<strong>di</strong> deifilosofi post-kantiani nel continente e <strong>di</strong> Mill, William Hamilton, da non confondersicon William Rowan Hamilton e Bentham. È da notareche nel periodo <strong>di</strong> cui si sta parlando, la Logica era materiaJohn Stuart Mill(1806 – 1873)William Hamilton(1788 – 1856)propedeutica obbligatoria delle università inglesi, ma non nella accezione dellaLogica formale. Qualche <strong>contributo</strong> <strong>di</strong> Mill sembra sensibile al valore in sédell’argomentazione. I Lineamenti <strong>di</strong> un nuovo sistema <strong>di</strong> Logica (1827) <strong>di</strong> Ben-George Bentham tham, più noto come botanico, introducono la quantificazione del pre<strong>di</strong>cato:(1800 – 1884)«Nel caso in cui entrambi i termini <strong>di</strong> una proposizione siano entità collettive può avere luogoidentità o <strong>di</strong>versità: 1) Tra ogni in<strong>di</strong>viduo inteso dall’un termine e ogni in<strong>di</strong>viduo inteso dall’altro. Ad esempio:L’identità tra triangoli equilateri e triangoli equiangoli. 2) Tra ogni in<strong>di</strong>viduo inteso dall’un termine e ognuno <strong>di</strong>una parte soltanto <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>vidui intesi dall’altro. Ad esempio: l’identità tra uomini e animali. 3) Tra ognuno <strong>di</strong>una parte soltanto <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>vidui intesi dall’un termine e ognuno <strong>di</strong> una parte soltanto <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>vidui intesi


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010dall’altro. Ad esempio: l’identità tra i quadrupe<strong>di</strong> e gli animali che nuotano….Le proposizioni semplici consideraterispetto alle relazioni precedenti possono, <strong>di</strong> conseguenza, essere affermative o negative e ogni termine puòessere universale o parziale. Di conseguenza queste proposizioni sono riducibili alle otto forme seguenti, nellequali, allo scopo <strong>di</strong> astrarre ogni idea non connessa <strong>alla</strong> sostanza <strong>di</strong> ogni specie, ho espresso i due termini con lelettere X e Y, la loro identità col segno matematico =, la <strong>di</strong>versità col segno ||, l’universalità con le parole in toto,la parzialità con le parole ex parte; o, per brevità, premettendo le lettere t e p come segni <strong>di</strong> universalità e parzialità.Queste forme sono:1. X in toto = Y ex parte o tX = pY2. X in toto || Y ex parte o tX || pY3. X in toto = Y in toto o tX = tY<strong>4.</strong> X in toto || Y in toto o tX || tY5. X ex parte = Y ex parte o pX = pY6. X ex parte || Y ex parte o pX || pY7. X ex parte = Y in toto o pX = tY8. X ex parte || Y in toto o pX || tY.» (da Mangione & Bozzi (1993)).Poi Bentham riduce gli otto casi a 5 relazioni (che <strong>di</strong> fatto ripetono quelle <strong>di</strong> Gergonne) e segnalacome particolarmente importante la relazione tX = tY.<strong>Il</strong> problema della quantificazione del pre<strong>di</strong>cato ha avuto una notevole importanza nell’ambiente logicoinglese, in quanto è stato oggetto <strong>di</strong> una polemica (gratuita) tra William Hamilton e AugustusWilliam Whewell(1794 – 1866)de Morgan. Negli anni ’30 del 1800 si stava <strong>di</strong>scutendo sull’ importanza dellaMatematica nell’educazione umanistica (caldeggiata da Whewell) cui Hamiltonaveva risposto con un saggio del 1836 invertendo i rapporti tra Logica e Matematica,in quanto riteneva che la Matematica non abbia alcun valore educativo, perché“blocca il pensiero” invece <strong>di</strong> educarlo. Per il filosofo Hamilton, fautore <strong>di</strong> unapproccio psicologistico <strong>alla</strong> Logica, l’impiego della quantificazione del pre<strong>di</strong>catodoveva essere strumento per una “nuova analitica” che completasse e semplificassela proposta aristotelica. Per questo propone una tabella <strong>di</strong> otto proposizioni categoriche 3 :UIAYEωηOTutti gli S sono tutti i PAlcuni S sono alcuni PTutti gli S sono alcuni PAlcuni S sono tutti i PNessun S è nessun PAlcuni S non sono alcuni PNessun S è alcun PAlcuni S sono nessun PDove “tutti” va inteso collettivo e non <strong>di</strong>stributivo e “alcuni” va inteso in ‘almeno alcuni e non tutti’.Appaiono evidenti le affinità con la sistemazione proposta da Bentham, quin<strong>di</strong> ogni pretesa <strong>di</strong>originalità e paternità da parte <strong>di</strong> Hamilton è priva <strong>di</strong> fondamento, ed inoltre si erano occupati delproblema anche Lambert, Leibniz ed altri ancora.3 La lista seguente non è quella originale <strong>di</strong> William Hamilton, ma è ripresa dall’opera <strong>di</strong> un suo <strong>di</strong>scepolo, il quale ha aggiunto lelettere.105


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>La teoria della quantificazione del pre<strong>di</strong>cato semplifica la pratica della conversione, ma la proposta<strong>di</strong> Hamilton non rappresenta un avanzamento nell’analisi del sillogismo e nello sviluppo della <strong>logica</strong>formale.Alcuni stu<strong>di</strong>osi hanno sostenuto che senza Hamilton non avrebbe potuto maturare il pensiero <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>,sicuramente la polemica tra Hamilton e De Morgan è stata la causa che ha spinto <strong>Boole</strong> a scriverenel 1847 The mathematical analysis of logic: being an essay toward a calculus of deductivereasoning. I seguenti brani, tratto il primo da una lettera scritta da Hamilton a il 13 marzo 1847, e ilsecondo d<strong>alla</strong> pronta risposta <strong>di</strong> De Morgan, mostrano a che punto era arrivata la <strong>di</strong>sputa:«Sembra che Lei riven<strong>di</strong>chi a se stesso la scoperta in<strong>di</strong>pendente della teoria fondamentale del sillogismo che ioLe avevo comunicato privatamente. … Non posso ammettere questa pretesa, anche se intesa a riven<strong>di</strong>careun’originalità <strong>di</strong> seconda mano. Per me è manifesto che per quanto riguarda il principio della teoria Lei sia completamenteindebitato con me; e non posso fare a meno <strong>di</strong> pensare che se Lei presenta questa teoria come frutto<strong>di</strong> una speculazione del Suo pensiero (anche se riconosce a me la priorità sulla questione), ebbene Lei si rendecolpevole – mi perdoni la franchezza – <strong>di</strong> un abuso <strong>di</strong> fiducia nei miei riguar<strong>di</strong> e <strong>di</strong> condotta sleale nei riguar<strong>di</strong>del pubblico.»«Mi pregio <strong>di</strong> informarLa che attenderò fino al 10 del mese prossimo per una delle due cose: o una Sua ritrattazioneo l’annuncio preciso del tempo e del luogo in cui Ella vorrà sostenere in pubblico la verità dell’accusa che– mi scusi l’espressione – Ella ha osato avanzare contro <strong>di</strong> me. Se per la data sopra specificata non avrò ricevutouna presa <strong>di</strong> posizione da parte sua in uno dei due sensi sopra citati, procederò imme<strong>di</strong>atamente a stendere una<strong>di</strong>chiarazione, della pubblicazione della quale, non occorre <strong>di</strong>rlo, Ella sarà debitamente avvertito» (da Mangione& Bozzi (1993)).<strong>4.</strong>1.3. L’opera <strong>logica</strong> <strong>di</strong> De Morgan. La posizione <strong>di</strong> De Morgan nei confronti <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> è abbastanzacomplessa. Dal punto <strong>di</strong> vista anagrafico sono quasi contemporanei, essendo nato il primo nel1806 e l’altro nel 1815. Molto <strong>di</strong>verso è stato il camino accademico dei due: De Morgan a 17 annientra al Trinity College <strong>di</strong> Cambridge ove conobbe Peacock a Whewell. Non riesce a raggiungereuna carica all’Università <strong>di</strong> Cambridge per motivi religiosi. Nel 1828 viene chiamato <strong>alla</strong> Universityof London (che <strong>di</strong>verrà poi la University College) come professore <strong>di</strong> Matematica, e in tale istituzionerimarrà fino <strong>alla</strong> morte nel 1871, a parte alcun brevi perio<strong>di</strong> in cui si allontanòdall’insegnamento per motivi religiosi. De Morgan si colloca a pieno titolo tra partecipanti <strong>alla</strong>Scuola <strong>di</strong> Cambridge.George <strong>Boole</strong>, <strong>di</strong> famiglia assai modesta, stu<strong>di</strong>a come auto<strong>di</strong>datta le lingue classiche e moderne, poiè costretto da motivi economici ad insegnare <strong>alla</strong> scuola elementare. Mentre insegna si rivolge, ancoracome auto<strong>di</strong>datta, <strong>alla</strong> Matematica, e con<strong>di</strong>vide le posizioni della Analytical Society, anchecome conseguenza della sua amicizia con Gregory. Dopo avere pubblicato alcune opere tra cui, nel1847, l’importante Mathematical logic, viene chiamato nel 1849 come professore al Queen’sCollege dell’Università <strong>di</strong> Cork (in Irlanda) ove insegna fino <strong>alla</strong> morte nel 186<strong>4.</strong>De Morgan pubblica testi importanti anche prima del 1847; i temi che affronta in questo periodocontinuano ad influenzarlo anche dopo la pubblicazione <strong>di</strong> Mathematical logic. Ma poi si avverte106


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010l’influenza esercitata da <strong>Boole</strong> sulla sua produzione. E sarà poi lui a comunicare alle Transactions<strong>di</strong> Cambridge un’opera postuma <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>, <strong>di</strong>venendo da ‘precursore’ un ‘continuatore’ della rivoluzioneiniziata dal suo più giovane collega.De Morgan svolse la maggior parte delle sue ricerche nella sistemazione della <strong>logica</strong> classica e delsillogismo (anche se è noto un criterio <strong>di</strong> De Morgan per la convergenza delle serie). Da un certopunto <strong>di</strong> vista, nella polemica che ebbe con William Hamilton, il ruolo <strong>di</strong> entrambi era quello deisistematori della <strong>logica</strong> antica, piuttosto che quello <strong>degli</strong> innovatori.A <strong>Boole</strong> si assegna, invece, il ruolo <strong>di</strong> promotore <strong>di</strong> una nuova concezione.D’altra parte De Morgan anticipa temi della <strong>logica</strong> delle relazioni, famoso il suo ‘sillogismo’:| <strong>Il</strong> cavallo è un animale |La coda del cavallo è la coda <strong>di</strong> un animalee in questo sicuramente De Morgan si pone in una posizione più avanzata <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>.Per quanto riguarda il sillogismo <strong>Boole</strong> affronta il processo inferenziale privilegiando in modo e-sclusivo l’uguaglianza <strong>di</strong> classi, quin<strong>di</strong> rimanendo nella considerazione del rapporto tra soggetto epre<strong>di</strong>cato, De Morgan accentra l’attenzione alle proprietà delle relazioni, promuovendole in tal modoa oggetti logici come non erano (quasi) mai stati. Propone inoltre <strong>di</strong> sostituire <strong>alla</strong> copula, presentein quasi tutte le presentazioni del sillogismo tra<strong>di</strong>zionale una generica altra relazione che godadelle stesse proprietà della copula, ma questo richiede, appunto, un’analisi delle proprietà stesse.<strong>Il</strong> confronto tra le opera <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> e <strong>di</strong> De Morgan potrebbe andare avanti ancora a lungo, ma quipreferisco tratteggiare alcuni aspetti dell’opera del secondo, per mostrare come portino a compimentole idee della Analytical Society.Vi è un complesso <strong>di</strong> scritti algebrici in cui, da una parte, De Morgan presenta i fondamentidell’Algebra, mettendo in luce il contrasto tra aspetto descrittivo ed aspetto formale ed operativodella Matematica, dall’altra, illustra i rapporti tra Geometria sintetica e analitica (quando neiCollege <strong>di</strong> lingua inglese, Geometria voleva <strong>di</strong>re esclusivamente Elementi <strong>di</strong> Euclide). Tali scritti siinseriscono in un <strong>di</strong>battito molto vivo, in epoca Vittoriana, tra coloro che nel Regno Unito volevanopromuovere l’importanza e la rilevanza sociale dell’insegnamento e della ricerca matematica controcoloro che riconoscevano <strong>alla</strong> Matematica solo un ruolo applicativo. In certi momenti, il <strong>di</strong>battito,come visto anche in precedenza, si focalizza sulla contrapposizione tra <strong>logica</strong> e matematica (in connessioneall’insegnamento universitario). Per questo la pubblicazione della Mathematical logic <strong>di</strong><strong>Boole</strong> ebbe una fondamentale importanza nel panorama culturale del Regno Unito.Nel volume On triple algebra pubblicato nel 1844, in cui risente delle posizioni <strong>di</strong> William RowanHamilton, De Morgan esplicita l’esigenza <strong>di</strong> una analisi <strong>logica</strong> dell’Algebra, <strong>di</strong>stinguendo tra 1) Algebra<strong>logica</strong>, la scienza che tratta l’attribuzione <strong>di</strong> significato ai simboli primitivi edell’interpretazione dei risultati simbolici; 2) Algebra tecnica che sarebbe l’arte <strong>di</strong> usare i simboli107


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>sulla base delle regole stabilite. La prima è garanzia del processo ipotetico-deduttivo e formale della<strong>di</strong>sciplina.L’altra parte maggiore della produzione <strong>di</strong> De Morgan è relativa al sillogismo. Sull’argomento scrive6 memorie dal titolo cumulativo On the syllogism che iniziano ad apparire nel 1846 e continuanofino la 1868. In particolare il volume Formal logic, venne pubblicato nel 1847 lo stesso giorno <strong>di</strong>Mathematical logic <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>. D<strong>alla</strong> terza memoria in poi compaiono i primi riflessi delle propostebooleane; d’altra parte alcune delle idee <strong>di</strong> De Morgan influenzano il suo collega più giovane, adesempio l’uso <strong>di</strong> termini positivi e termini “contrari”, il concetto <strong>di</strong> universo del <strong>di</strong>scorso el’esplicitazione <strong>di</strong> quelle che oggi sono in<strong>di</strong>cate come Leggi <strong>di</strong> De Morgan.Un brano del Syllabus of a proposed system of logic, del 1860 chiarisce bene le posizionidell’autore, che si possono ritenere implicite in molte ricerche svoltesi sotto l’egida della AnalyticalSociety:«1. La <strong>logica</strong> analizza le forme, o le leggi <strong>di</strong> attività del pensiero. 2. La <strong>logica</strong> è formale, non materiale: essaconsidera la legge <strong>di</strong> attività in<strong>di</strong>pendentemente d<strong>alla</strong> materia su cui agisce. Essa non è psico<strong>logica</strong> né metafisica:essa non considera né la mente in sé né la natura delle cose in se stesse; ma la mente in relazione alle cose ele cose in relazione <strong>alla</strong> mente. Cionon<strong>di</strong>meno , essa è psico<strong>logica</strong> nella misura in cui si occupa dei risultati dellacostituzione della mente; ed è metafisica nella misura in cui si occupa del retto uso <strong>di</strong> nozioni circa la natura e la<strong>di</strong>pendenza delle cose che, siano esse vere o false, in quanto rappresentazioni dell’esistenza reale intervengononei mo<strong>di</strong> comuni <strong>di</strong> pensare <strong>di</strong> tutti gli uomini.» (da Mangione & Bozzi (1993)).Le novità proposte da De Morgan nel Syllabus sono le seguenti: i termini negativi vengono in<strong>di</strong>caticon la stessa lettera dei termini positivi, ma i positivi con le maiuscole e i negativi con le minuscole;la considerazione dell’universo del <strong>di</strong>scorso, nel senso che un qualunque termine (positivo) X assiemeal suo contrario x, esauriscono l’universo, qualunque esso sia; l’universo non è vuoto, quin<strong>di</strong>X oppure x non possono riferirsi entrambi a domini vuoti.Con queste premesse, perde <strong>di</strong> rilevanza il problema delle ‘non entità’ cioè quello delle classi vuotee del riflesso esistenziale delle proposizioni universali. Di fatto, inoltre, scompare la <strong>di</strong>fferenza traproposizioni affermative e negative. Così si hanno otto proposizione categoricheUniversaliParticolari1. Tutti gli X sono Y2. Tutti gli x sono Y3. Tutti gli X sono y<strong>4.</strong> Tutti gli x sono y5. Alcuni X sono Y6. Alcuni x sono Y7. Alcuni X sono y8. Alcuni x sono yLa proposta <strong>di</strong> De Morgan è innovativa anche per quanto riguarda il simbolismo, <strong>di</strong> cui tuttaviapresenta varie versioni. La definitiva si può ritenere quella del Syllabus, in cui in<strong>di</strong>ca come vengano<strong>di</strong>stribuiti i termini e la qualità affermativa o negativa, tutto ciò me<strong>di</strong>ante simboli molto semplici: leparentesi e i punti.108


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010Per chiarire: per in<strong>di</strong>care che un termine è <strong>di</strong>stribuito (ovvero preso universalmente, cfr. 2.<strong>4.</strong>1.), usauna parentesi rotonda (che chiama spicula) imme<strong>di</strong>atamente prima o dopo il nome del termine, conla concavità rivolta verso il termine, mentre per in<strong>di</strong>care che il termine non è <strong>di</strong>stribuito usa la parentesicon la convessità verso il termine. Le otto proposizioni in<strong>di</strong>cate sopra <strong>di</strong>vengonoUniversaliParticolari1. Tutti gli X sono Y2. Tutti gli x sono Y3. Tutti gli X sono y<strong>4.</strong> Tutti gli x sono y5. Alcuni X sono Y6. Alcuni x sono Y7. Alcuni X sono y8. Alcuni x sono y1. X))Y2. x))Y3. X))y<strong>4.</strong> x))y5. X()Y6. x()Y7. X()y8. x()yPer in<strong>di</strong>care la presenza della negazione, ad esempio, per esprimere che ‘Tutti gli X non sono Y’, DeMorgan utilizza la simbolizzazione <strong>di</strong> ‘Tutti gli X sono Y’ introducendo un puntino: X).)Y. Si notiche non si tratta della negazione <strong>di</strong> ‘Tutti gli X sono Y’, che è ‘Alcuni X non sono Y’, simbolizzatoda X(.(Y.Alcuni aspetti complessi del sillogismo tra<strong>di</strong>zionale vengono ora spiegati me<strong>di</strong>ante l’uso dei simboli.Ad esempio si può cambiare la <strong>di</strong>stribuzione dei termini scambiando concavità e convessità delleparentesi; poi due punti si annullano e sulla base <strong>di</strong> ciò è possibile cambiare un termine col corrispondentenegativo e al contempo mo<strong>di</strong>ficare la qualità della proposizione. Così ciascuna delle ottoproposizioni della tabella ammette quattro forme equivalenti:UniversaliParticolari1. Tutti gli X sono Y2. Tutti gli x sono Y3. Tutti gli X sono y<strong>4.</strong> Tutti gli x sono y5. Alcuni X sono Y6. Alcuni x sono Y7. Alcuni X sono y8. Alcuni x sono y1. X))Y2. x))Y3. X))y<strong>4.</strong> x))y5. X()Y6. x()Y7. X()y8. x()yTabella 1(a) (b) (c) (d)1. X))Y = X).(y = x((y = x(.)Y2. x))Y = x).(y = X((y = X(.)Y3. X))y = X).(Y = x((Y = x(.)y<strong>4.</strong> x))y = x).(Y = X((Y = X(.)y5. X()Y = X(.(y = x)(y = x).)Y6. x()Y = x(.(y = X)(y = X).)Y7. X()y = X(.(Y = x)(Y = x).)y8. x()y = x(.(Y = X)(Y = X).)yÈ sorprendente come questo modo <strong>di</strong> esprimere le proposizioni permetta <strong>di</strong> gestire le trasformazioni(per equivalenza <strong>logica</strong>) delle stesse in modo da rispettare le regole della <strong>logica</strong> classica. Ad esempiole frasi universali si possono tutte simbolizzare nel modo, oggi, consueto come ∀u(φ(u) →ψ(u)) e le frasi particolari come ∃u(φ(u) ∧ ψ(u)), ove φ(u) è sempre X(u) o ¬X(u), mentre ψ(u) èsempre Y(u) oppure ¬Y(u). Si possono allora ‘parafrasare’ la terza e quarta colonna della tabellaprecedente scrivendo109


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>1. ∀u(X(u) → Y(u)) ⇔ ¬∃u(X(u)∧¬Y(u)) ⇔ ∀u(¬Y(u)→¬X(u)) ⇔ ∀u(¬X(u)∨Y(u))2. ∀u(¬X(u) → Y(u)) ⇔ ¬∃u(¬X(u)∧¬Y(u)) ⇔ ∀u(¬Y(u)→X(u)) ⇔ ∀u(X(u)∨Y(u))3. ∀u(X(u) → ¬Y (u)) ⇔ ¬∃u(X(u)∧Y(u)) ⇔ ∀u(Y(u)→¬X(u)) ⇔ ∀u(¬X(u)∨¬Y(u))<strong>4.</strong> ∀u(¬X(u) → ¬Y (u)) ⇔ ¬∃u(¬X(u)∧Y(u)) ⇔ ∀u(Y(u)→X(u)) ⇔ ∀u(X(u)∨¬Y(u))5. ∃u(X(u) ∧ Y(u)) ⇔ ¬∀u(X(u)→¬Y(u)) ⇔ ¬∀u(¬X(u)∨¬Y(u)) ⇔ ¬∀u(Y(u)→¬X(u))6. ∃u(¬X(u) ∧ Y(u)) ⇔ ¬∀u(¬X(u)→¬Y(u)) ⇔ ¬∀u(X(u)∨¬Y(u)) ⇔ ¬∀u(Y(u)→X(u))7. ∃u(X(u) ∧ ¬Y(u)) ⇔ ¬∀u(X(u)→Y(u)) ⇔ ¬∀u(¬X(u)∨Y(u)) ⇔ ¬∀u(¬Y(u)→¬X(u))8. ∃u(¬X(u) ∧ ¬Y(u)) ⇔ ¬∀u(¬X(u)→Y(u)) ⇔ ¬∀u(X(u)∨Y(u)) ⇔ ¬∀u(¬Y(u)→X(u))Tabella 2In ogni riga della quarta colonna della Tabella 1, compare una ed usa sola scrittura con entrambi itermini positivi (messa in risalto dall’uso del grassetto). Con lo stesso colore, nella Tabella 2 si sonoevidenziate le proposizioni che sono in contrad<strong>di</strong>zione.Si possono assumere tali otto proposizioni come rappresentanti delle altre e così De Morgan ottieneotto proposizioni fondamentali (alcune delle quali lette opportunamente):1. X))Y Tutti gli X sono Y2. X(.)Y Ogni cosa [dell’universo del <strong>di</strong>scorso] è X oppure Y (o entrambi)3. X).(Y Nessun X è Y<strong>4.</strong> X((Y Alcuni X sono tutti gli Y [oppure Tutti gli Y sono X]5. X()Y Alcuni X sono Y6. X).)Y Tutti gli X non sono alcuni Y [oppure Alcuni Y non sono X]7. X(.(Y Alcuni X non sono Y8. X)(Y Alcune cose [dell’universo del <strong>di</strong>scorso] non sono né X né Y.La lettura della 8 si comprende meglio se si scrive X)..(Y e ricordando che i due puntini si ‘elidono’.Anche la 2 è una interpretazione che non si trova nel sillogismo tra<strong>di</strong>zionale: essa è equivalente aduna frase universale negativa. Infatti Tutti gli x sono Y, con i simboli adottati si può esprimere <strong>di</strong>cendoOgni cosa [dell’universo del <strong>di</strong>scorso] che non sia X è Y.(Nel <strong>di</strong>segno il rettangolo con il bordo continuo rappresenta l’estensione <strong>di</strong>X, mentre quello con il bordo tratteggiato rappresenta l’estensione <strong>di</strong> Y;l’unione ‘ricopre’ tutto l’universo del <strong>di</strong>scorso, quin<strong>di</strong> potrebbe essere unapartizione dell’universo del <strong>di</strong>scorso). Per meglio comprendere la <strong>di</strong>fferenzatra la 2 e la 3, si confronti con la ‘traduzione’ della 3 me<strong>di</strong>ante un<strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> Eulero:Per altro la 3 non esclude che l’estensione <strong>di</strong> X e quella <strong>di</strong> Y rappresentino una partizionedell’universo del <strong>di</strong>scorso, quin<strong>di</strong> per particolari termini X e Y, 2 e 3 possono essere equivalenti.Per l’equivalenza (in <strong>logica</strong> classica) tra l’implicazione e la negazione della protasi <strong>di</strong>sgiunta conl’apodosi, e ricordando che due negazioni ‘affermano’ si ha la forma della 2 riportata sopra in cuiinterviene la <strong>di</strong>sgiunzione delle due frasi affermative e in cui il quantificatore universale garantiscel’esaustività (dell’universo del <strong>di</strong>scorso).XYYX110


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010Si noti che gli enunciati del sillogismo tra<strong>di</strong>zionale sono riconoscibili come quelli qui enumeraticome 1 (A), 5 (I), 3 (E) e 7 (O); si noti inoltre che in questi casi la parentesi rivolge la concavitàverso il termine garantendo,coerentemente con quanto detto in 2.<strong>4.</strong>1., che il termine è <strong>di</strong>stribuito opreso universalmente.Anche la 8 non si ritrova nel sillogismo tra<strong>di</strong>zionale essendo la negazione della 2, come mostra latabella 2. La 8 garantisce che le estensioni <strong>di</strong> X e <strong>di</strong> Y non possono essere una partizionedell’universo del <strong>di</strong>scorso e neppure che l’unione delle loro estensioni esaurisce l’universo del <strong>di</strong>scorso.Quin<strong>di</strong> la 8 può essere compatibile con la 3, se non avviene che le estensioni <strong>di</strong> X e <strong>di</strong> Y sianouna partizione dell’universo del <strong>di</strong>scorso.In questa formulazione del sillogismo il quadrato delle proposizioni (cfr. 2.3.<strong>4.</strong>) si arricchisce <strong>di</strong>rapporti. Sono coppie contrad<strong>di</strong>ttorie quelle tra<strong>di</strong>zionali 1 – 7 e 3 – 5, con l’aggiunta <strong>di</strong> 2 – 8. Apparentementemanca la coppia 4 – 6, ma si tratta scambi del soggetto e del pre<strong>di</strong>cato per cui 4 si comportacome 1 e 6 si comporta come 7, quin<strong>di</strong>, volendo si possono aggiungere alle coppie <strong>di</strong> proposizionicontrad<strong>di</strong>ttorie. La contrad<strong>di</strong>ttorietà si coglie dal fatto che in ciascuna coppia una sola presentaun puntino e la concavità delle parentesi è scambiata.Con questo simbolismo, De Morgan ha successo nel sistemare il sillogismo nei suo vari aspetti, maha bisogno <strong>di</strong> scambiare il posto delle premesse, facendo <strong>di</strong>ventare maggiore (quella che presenta ilpre<strong>di</strong>cato della conclusione) come seconda e minore (quella che presenta il soggetto come prima).Presenta inoltre quattro schemi generali <strong>di</strong> deduzione:1. )) )) 2. () )) 3. (( () <strong>4.</strong> (( (()) () () ((Prendendo i tre termini X, Y e Z e le loro negazioni x, y, z. Le possibili <strong>di</strong>sposizioni in cui non puòessere presente una stessa lettera due volte maiuscola e minuscola, si ottengono 8 casi:1. XYZ, 2. XYz, 3. XyZ, <strong>4.</strong> Xyz, 5. xYZ, 6. xYz, 7. xyZ, 8. xyz .Inserite queste terne nei quattro schemi e considerando anche altri schemi in cui le premesse sono(), ((; )), (); ecc.. si avrebbero a 64 sillogismi, <strong>di</strong> cui però sono corretti solo 32 (più dei 19-24 tra<strong>di</strong>zionali)così sud<strong>di</strong>visi: 8 sillogismi universali (con premesse e conclusioni universali), 8 minoriparticolari(con premessa minore e conclusione particolari), 8 maggiori particolari (con premessamaggiore e conclusione particolari) e 8 particolari rafforzate (entrambe premesse universali maconclusione particolare).Le regole seguite per l’esclusione dei 32 dei possibili 64 sillogismi sono date dal fatto che in presenza<strong>di</strong> almeno una premessa universale il termine me<strong>di</strong>o deve essere preso universalmente (o <strong>di</strong>stribuito,come <strong>di</strong>ce De Morgan) una sola volta. Poi la conclusione si ottiene cancellando i termineme<strong>di</strong>o e le parentesi ad esso aderenti. Ad esempio De Morgan formula Barbara comeTutti i Greci sono Uomini, Tutti gli Uomini sono Mortali G))U U))M111


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>Tutti i Greci sono Mortali(si noti che si deve a De Morgan il termine <strong>di</strong> ‘transitivo’ per la proprietà delle relazioni);G))MAlcuni Bugiar<strong>di</strong> sono tutti i Cretesi, Alcuni Cretesi sono Ladri B((C C()LAlcuni Bugiar<strong>di</strong> sono LadriB()LNessun Cretese è Veritiero, Tutti sono Veritieri oppure Bugiar<strong>di</strong> C).(V V(.)B .Tutti i Cretesi sono Bugiar<strong>di</strong>C)..)B cioè C))BCon questa presentazione <strong>di</strong>venta superflua la nozione <strong>di</strong> termini presi universalmente, in quanto la<strong>di</strong>stribuzione è chiaramente in<strong>di</strong>cata, spariscono le quattro figure del sillogismo tra<strong>di</strong>zionale, <strong>di</strong>vengonosuperflue le conversioni e si possono eliminare alcune forme ridondanti. De Morgan risolvealcuni problemi lasciati aperti da William Hamilton.De Morgan affronta con questo strumento simbolico (introducendo alcuni altri simboli) sillogismicomposti, numericamente definiti, sillogismi dall’asserzione indecisa (con determinazioni numeriche<strong>di</strong> probabilità) e altre forme. Si può ritenere la proposta presentata la più completa realizzazione<strong>degli</strong> aspetti formali stu<strong>di</strong>ati d<strong>alla</strong> Analytical Society.Si deve a De Morgan l’analisi della copula e il superamento <strong>di</strong> essa con l’in<strong>di</strong>viduazione del ruolodelle proprietà transitiva e simmetrica delle relazioni. Me<strong>di</strong>ante esse offre un’ulteriore generalizzazionedel sillogismo tra<strong>di</strong>zionale in cui viene posto in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> anticipare la composizione <strong>di</strong>relazione (solitamente detta composizione <strong>di</strong> Peirce, per l’uso che ne farà in seguito il filosofo statunitense).<strong>4.</strong>2. L’opera <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>.L’approccio <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong> risente fortemente <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> algebrici della Analytical Society: e-gli infatti cerca <strong>di</strong> ricondurre la <strong>logica</strong> ad un’algebra <strong>di</strong> un sistema che assomiglia, per certi versi,all’aritmetica dei numeri reali. Ma proce<strong>di</strong>amo con or<strong>di</strong>ne.<strong>4.</strong>2.1. Influenza della <strong>di</strong>sputa tra De Morgan e William Hamilton. Come si è detto, le posizioni deidue ‘contendenti’ non erano così <strong>di</strong>stanti da quanto le lettere da essi scambiate fanno intravedere.Qui interessa comprendere i riflessi che tale polemica hanno avuto su <strong>Boole</strong>, <strong>di</strong>venendo la causa‘scatenante’ della sua elaborazione culminata nel 1847 con la pubblicazione <strong>di</strong> The mathematicalanalysis of logic: being an essay towards a calculus of deductive reasoning. Nella prefazione <strong>di</strong> taleopera egli scrive:«Nella primavera <strong>di</strong> quest’anno la mia attenzione fu attratta d<strong>alla</strong> <strong>di</strong>sputa allora sorta fra Sir W. Hamilton e ilprofessor De Morgan; e fui indotto dall’interesse che la ispirava a riesumare trame, ormai quasi <strong>di</strong>menticate, <strong>di</strong>indagini precedenti. Mi sembrava che, malgrado la <strong>logica</strong> possa essere riguardata con riferimento all’idea <strong>di</strong>quantità, essa fosse caratterizzata anche da un altro e più profondo sistema <strong>di</strong> relazioni. Se era legittimo riguar-112


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010darla dall’esterno come una scienza che attraverso la me<strong>di</strong>azione del Numero si connette con le intuizioni <strong>di</strong> spazioe tempo, era legittimo anche riguardarla dall’interno come basata su fatti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>verso che hanno la lorosede nella costituzione della mente. […] Coloro che hanno familiarità con lo stato attuale della teoriadell’algebra simbolica sono consapevoli che la vali<strong>di</strong>tà dei proce<strong>di</strong>menti dell’Analisi non <strong>di</strong>pendedall’interpretazione dei simboli che vi sono impiegati, ma soltanto dalle leggi che regolano la loro combinazione.Ogni sistema <strong>di</strong> interpretazione che non mo<strong>di</strong>fichi la verità delle relazioni che si suppone esistano tra tali simboliè ugualmente ammissibile, ed è così che il medesimo processo può, secondo uno schema <strong>di</strong> interpretazione, rappresentarela soluzione <strong>di</strong> una questione riguardante le proprietà dei numeri, secondo un altro schema quella <strong>di</strong>un problema <strong>di</strong> geometria e, secondo un altro ancora, quello <strong>di</strong> un problema <strong>di</strong> <strong>di</strong>namica o <strong>di</strong> ottica. Questo principiopossiede un’importanza fondamentale e si può affermare che i recenti progressi dell’Analisi pura sono statiin larga misura promossi dall’influenza che esso ha esercitato nel <strong>di</strong>rigere l’in<strong>di</strong>rizzo della ricerca. […] la caratteristicache definisce un calcolo autentico consiste in questo: che esso è un metodo fondato sull’impiego <strong>di</strong> simbolile cui leggi <strong>di</strong> combinazione sono note e generali, e i cui risultati ammettono un’interpretazione coerente. <strong>Il</strong>fatto che alle forme oggi esistenti in Analisi venga assegnata un’interpretazione quantitativa è il risultato dellecircostanze che determinarono il sorgere <strong>di</strong> tali forme, e noi non dobbiamo farne una con<strong>di</strong>zione universaledell’Analisi. Sulla base <strong>di</strong> questo principio generale, io intendo appunto fondare il calcolo logico, e reclamare peresso un posto fra le forme <strong>di</strong> analisi matematica ormai generalmente riconosciute, senza tenere conto del fattoche, dati il suo soggetto e gli strumenti <strong>di</strong> cui si avvale, esso deve, per il momento, rimanere isolato. » (daMangione & Bozzi, 1993).Da questo brano abbiamo l’informazione che l’argomento ‘Logica’ era presente da tempo nellamente <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>, ma solo la polemica epistolare <strong>di</strong> cui si è detto sopra, ha messo in giusto valore iltipo <strong>di</strong> riflessioni che egli aveva svolto, facendo loro assumere <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> pubblicazione. <strong>Il</strong> titolodell’opera è <strong>di</strong> per sé un manifesto in cui l’autore si schiera a favore della matematica nei riguar<strong>di</strong>della Logica, non per una sterile contrapposizione, ma perché ritiene che la matematica includa la<strong>logica</strong> stessa. La seconda parte illustra la posizione assunta da <strong>Boole</strong> nei confronti dei risultati dellaAnalytical Society. Per lui, il calcolo, anche se nato in un contesto numerico, ha una natura formaleche ha permesso all’Analisi matematica nuovi risultati. Ma è la natura formale la cosa importanteperché da questa sono possibili <strong>di</strong>verse interpretazioni, come <strong>di</strong>ce <strong>Boole</strong>, con cui risolvere problemiin vari ambiti <strong>di</strong>fferenti. Questo atteggiamento si può fare risalire alle intuizioni <strong>di</strong> Leibniz. Le affermazionisopra riportate fanno ritenere l’opera del 1847 una sorta <strong>di</strong> manifesto che propone unaorigine e natura della Logica del tutto nuova nel panorama culturale del tempo. D’altra parte nelbrano presente c’è la reminiscenza della impostazione filosofica kantiana, come per affermare cheanche ciò <strong>di</strong> cui si sta occupando ha la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> una scienza, perché trae la sua ispirazione dai giu<strong>di</strong>zisintetici a priori.In un brano tratto dall’opera An investigation of the laws of thought, on which are founded themathematical theories of logic and probabilities, del 1854, <strong>Boole</strong> afferma, in modo ancora più ra<strong>di</strong>cale,che«non fa parte dell’essenza della matematica <strong>di</strong> essere intimamente connessa con le idee <strong>di</strong> numero e quantità»quin<strong>di</strong> una concezione moderna e spostata su aspetti qualitativi della matematica all’interno dellaquale egli ‘ritaglia’ il suo calcolo logico. Questa concezione viene talora in<strong>di</strong>cata come “matematismo”.Non è però da trascurare l’impronta psicologistica che ispira tutta la produzione <strong>logica</strong> <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>particolarmente esplicita nel titolo dell’opera del 185<strong>4.</strong> <strong>Il</strong> Nostro propone che ci sia uno stretto113


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>rapporto tra le sue leggi del pensiero e la struttura della mente e <strong>di</strong> queste l’autore mette in luce leconnessioni algebriche. Ed è appunto a questi problemi che de<strong>di</strong>ca la seconda opera specificando:«La presente opera non è una ripubblicazione <strong>di</strong> un precedente trattato dell’Autore, intitolato “L’analisi matematicadella <strong>logica</strong>”. La sua prima parte è in effetti de<strong>di</strong>cata allo stesso oggetto, ed essa comincia con lo stabilire lostesso sistema <strong>di</strong> leggi fondamentali, ma i suoi meto<strong>di</strong> sono più generali, e il suo campo <strong>di</strong> applicazione moltopiù vasto. Essa presenta i risultati maturati in alcuni anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e riflessione, <strong>di</strong> un principio <strong>di</strong> indagine connessoalle operazioni intellettuali, la cui prima esposizione venne scritta in poche settimane dopo che ne avevoconcepito l’idea. […L’intera opera ha lo scopo <strong>di</strong>] investigare le leggi fondamentali <strong>di</strong> quelle operazioni dellamente me<strong>di</strong>ante le quali si effettua il ragionamento; <strong>di</strong> dare ad esse espressione nel linguaggio simbolico <strong>di</strong> uncalcolo e <strong>di</strong> stabilire, su questi fondamenti, la scienza della Logica e costruire i suoi meto<strong>di</strong>; <strong>di</strong> rendere questostesso metodo la base <strong>di</strong> un metodo generale per l’applicazione della teoria matematica della probabilità; e, infine,<strong>di</strong> raccogliere dai vari elementi <strong>di</strong> verità portati <strong>alla</strong> luce nel corso <strong>di</strong> questa indagine alcune probabili in<strong>di</strong>cazioniconcernenti la natura e la costituzione della mente umana.» (da Mangione & Bozzi, 1993)È quin<strong>di</strong> il problema della conoscenza che attira l’attenzione <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> ed infatti <strong>di</strong>chiara«… il solo oggetto della <strong>logica</strong> non è quello <strong>di</strong> renderci capaci <strong>di</strong> dedurre inferenze corrette da date premesse; néil solo scopo del calcolo delle probabilità quello <strong>di</strong> permetterci <strong>di</strong> stabilire su basi sicure le questioni <strong>di</strong> assicurazionisulla vita … Entrambi questi stu<strong>di</strong> hanno anche un interesse <strong>di</strong> altro tipo, che loro deriva d<strong>alla</strong> luce che essigettano sulle capacità intellettuali. Essi ci istruiscono relativamente al modo col quale il linguaggio e il numeroservono come aiuto strumentale al processo <strong>di</strong> ragionamento; essi ci rivelano in certo grado la connessione fra<strong>di</strong>fferenti capacità dell’intelletto comune; essi ci mostrano quali siano, nei due domini della conoscenza probabilee <strong>di</strong>mostrativa, gli elementi essenziali della verità e della correttezza – elementi non derivati da alcunché, maprofondamente fondati nella costituzione delle facoltà umane.» (da Mangione & Bozzi, 1993).Sicuramente l’opera del 1854 mostra una maggiore maturità rispetto a quella del 1847. A me sembraquasi che la prima opera sia stata una sorta <strong>di</strong> ‘tentativo’ importante, <strong>di</strong> presentare in modo piùaccettabile al pubblico la nuova tematica <strong>di</strong> ricerca e poi, vista l’attenzione e l’accoglienza ricevute,<strong>Boole</strong> si sia sentito <strong>di</strong> riprendere, ancora una volta vecchie intuizioni e <strong>di</strong> spingersi oltre su una stradanon battuta.<strong>4.</strong>2.2. Impostazione della Logica <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>. Dopo aver illustrato, me<strong>di</strong>ante una piccola antologia <strong>degli</strong>scritti <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>, quali fossero le idee guida delle sue indagini, ve<strong>di</strong>amo nel concreto come presentagli argomenti. Sarà così facile vedere quanta influenza ha avuto la Analytical Society sulla suaopera.Egli accetta un universo del <strong>di</strong>scorso come insieme <strong>di</strong> cose concrete oppure no, che viene in<strong>di</strong>catocon 1. Questo simbolo è introdotto nelle Laws del 1854 sulla base <strong>di</strong> motivazioni <strong>di</strong> carattere algebrico.Nella prima opera parla genericamente <strong>di</strong> un ‘contenitore’ che comprende ogni classe concepibile<strong>di</strong> oggetti, sia esistenti che inesistenti. Poi <strong>di</strong>viene l’universo del <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> una teoria, vale a<strong>di</strong>re la collezione <strong>degli</strong> oggetti <strong>di</strong> cui si parla. Tale universo <strong>di</strong>viene l’oggetto <strong>di</strong> cui si illustrano leproprietà (e la struttura).Nell’opera del 1847 utilizza il simbolo 0 senza darne una definizione o giustificazione esplicita,mentre nella seconda opera viene giustificato, anch’esso, su basi algebriche ed interpretato come il“Nulla”.114


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010Nell’ambito dell’universo si possono isolare <strong>degli</strong> oggetti che godano <strong>di</strong> opportune proprietà. <strong>Boole</strong>parla <strong>di</strong> “compiere atti <strong>di</strong> elezione” ed in<strong>di</strong>ca con le lettere minuscole x, y, z, u, v, w,… quelli chechiama “simboli elettivi”. Con questi simboli vuole in<strong>di</strong>care, secondo dei casi, sia l’atto mentale <strong>di</strong>“elezione” sia la classe <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>vidui che godono delle rispettiva proprietà X, Y, Z, U, V, W,… Ipuntini stanno a <strong>di</strong>re che ci sono infiniti simboli elettivi.Ritiene, inoltre, possibile svolgere all’interno dell’universo due successivi atti <strong>di</strong> elezione, considerandoprima x la classe <strong>degli</strong> elementi che godono della proprietà X e successivamente scegliere traquelli prima selezionati, la classe <strong>degli</strong> y che godono della proprietà Y. Con x × y, o più brevementecon xy, si in<strong>di</strong>ca il risultato dei due atti consecutivi <strong>di</strong> elezione. L’elezione in or<strong>di</strong>ne scambiato nonaltera il risultato, per cuixy = yx.Tale legge, proprietà del prodotto logico, viene quin<strong>di</strong> giustificata in termini linguistici. In essacompare il segno <strong>di</strong> uguaglianza, ‘=’ che in<strong>di</strong>ca l’uguaglianza in estensione, cioè che le classi scrittea sinistra e a destra del simbolo hanno gli stessi elementi. L’uguaglianza è il solo simbolo <strong>di</strong> relazioneutilizzato nel sistema <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>.Dal significato attribuito al prodotto logico, si ricava con le stesse giustificazioni che1x = x = x1.Se si considera anche la classe vuota, si avrà, sempre con le stesse motivazioni, per ogni classe0x = 0 = x0.Un <strong>di</strong>verso tipo <strong>di</strong> elezione composta si può ottenere isolando dall’universo gli oggetti che sod<strong>di</strong>sfanola proprietà X oppure la proprietà Y, ma non entrambe. Nel caso che le classi corrispondentisiano <strong>di</strong>sgiunte, non abbiano elementi in comune, questa operazione verrà in<strong>di</strong>cata con ‘+’, pensatacome una “aggregazione <strong>di</strong> parti in un tutto”, così si esprime <strong>Boole</strong>.Come si vedrà questa scelta, dettata forse d<strong>alla</strong> volontà <strong>di</strong> essere il più vicino possibile <strong>alla</strong> aritmeticaconsueta, è forse suggerita anche d<strong>alla</strong> necessità <strong>di</strong> introdurre una sottrazione tra le classi, cosicchéle due operazioni ‘+’ e ‘-’ risultino poi l’inversa una dell’altra.Viene però a mancare una ‘simmetria’ tra le operazioni <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong> moltiplicazione e sarannopoi evidenziate altre <strong>di</strong>fficoltà, in particolare, grazie all’opera dei continuatori <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> sulla stradaintrapresa. Secondo alcuni commentatori, la struttura risultante in base alle idee dell’autore non sarebbeneppure un anello, bensì una sorta <strong>di</strong> ‘algebra dei mucchi’ e ciò per conservare una sorta <strong>di</strong>parallelismo tra la somma <strong>logica</strong> <strong>di</strong> due proposizioni e la somma delle probabilità <strong>di</strong> due eventi. Secosì fosse, il Nostro stava curando una teorizzazione comune tra inferenza deduttiva ed inferenzaprobabilistica.115


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>Una volta precisate le operazioni ‘×’, ‘+’ e ‘-’ e le costanti 0 e 1, nonché la relazione ‘=’, <strong>Boole</strong> definisceil “complemento” <strong>di</strong> x come 1 – x come la classe che isola nell’universo tutti gli oggetti chenon sod<strong>di</strong>sfano la proprietà X. <strong>Il</strong> passo successivo è stabilire quella che chiama “legge <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>ci”che si esprime come x 2 = x (nelle Laws, mentre nel testo del 1847 la formula – apparentemente – intermini più generali come x n = x). Tale legge è caratteristica del sistema. In modo esplicito, maqualche volta anche implicito, assume le seguenti “leggi del pensiero” per la gestione dei simboli“elettivi”:1. xy = yx Commutativa del prodotto2. x + y = y + x Commutativa della somma3. z(x + y) = zx + zy Distributiva del prodotto rispetto <strong>alla</strong> somma<strong>4.</strong> z(x – y) = zx – zy Distributiva del prodotto rispetto <strong>alla</strong> <strong>di</strong>fferenza5. Se x = y, allora:a. zx = zy Sostitutiva <strong>di</strong> ‘=’ rispetto al prodottob. z + x = z + y Sostitutiva <strong>di</strong> ‘=’ rispetto <strong>alla</strong> sommac. x – z = y – z Sostitutiva <strong>di</strong> ‘=’ rispetto <strong>alla</strong> <strong>di</strong>fferenza6. x 2 = x (equivalente a x(x – 1) = 0) Legge <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>ci.Gli assiomi (le “leggi”) da 1 a 5 sono verificate anche nell’aritmetica dei numeri (reali), qualora aisimboli usati dal Nostro, si attribuisca il significato suggerito d<strong>alla</strong> prassi aritmetica e i simboli elettivisi interpretino come numeri.Con la 6. ci si allontana d<strong>alla</strong> situazione più familiare, anche se come si vedrà in seguito, tale leggesvolge un ruolo fondamentale. Se però ci si chiede quali siano i numeri reali che risolvonol’equazione x(x – 1) = 0, c’è una risposta imme<strong>di</strong>ata: 0 e 1. <strong>Boole</strong> rivela a questo punto come operareseguendo la sua impostazione generale ed afferma:«invece <strong>di</strong> determinare la misura dell’accordo formale dei simboli della <strong>logica</strong> con quelli dei Numeri in generale,è più imme<strong>di</strong>atamente suggerito <strong>di</strong> confrontarli con i simboli <strong>di</strong> quantità che ammettano solo i valori 0 e 1. […]le leggi, gli assiomi e i processi <strong>di</strong> tale algebra saranno identici, nella loro estensione completa, alle leggi, gli assiomie i processi <strong>di</strong> un’algebra della <strong>logica</strong>. Esse sarebbero <strong>di</strong>vise solo da <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> interpretazione. E il metodo<strong>di</strong> quest’opera è fondato su questo principio.» (da Mangione & Bozzi, 1993).Attenzione, non è che <strong>Boole</strong> affermi che il suo sistema sia un’algebra a soli due valori (anche se poisi giungerà a questa situazione come ‘esemplare’), in quanto non c’è una legge che espliciti chese x ≠ 0 allora x = 1,ma solo che il sistema è interpretabile assumendo come dominio <strong>di</strong> interpretazione {0,1} (insieme<strong>di</strong> numeri reali). Casomai questo esempio permette <strong>di</strong> garantire della coerenza del sistema assiomatico,visto che in questa interpretazione tutte sei le leggi risultano vere.Si noti che nel presentare le idee che conducono <strong>alla</strong> formulazione delle leggi, abbiamo fatto implicitoriferimento ad un universo ed ai suoi sottinsiemi. Si è, quin<strong>di</strong>, implicitamente utilizzata l’idea <strong>di</strong>un insieme <strong>di</strong> parti ed in tale caso non si può affermare, in generale, che si tratti <strong>di</strong> una struttura suun insieme con due soli elementi.116


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010Una volta introdotti i simboli e gli assiomi che riguardano il loro trattamento, <strong>Boole</strong> fornisce in<strong>di</strong>cazionisu come eseguire un ragionamento corretto, affermando:«1) ai simboli venga assegnata un’interpretazione fissata nell’espressione dei dati; e che le leggi <strong>di</strong> combinazione<strong>di</strong> questi simboli siano correttamente determinate da quell’interpretazione;2) che i processi formali <strong>di</strong> soluzione o <strong>di</strong>mostrazione siano condotti sempre in obbe<strong>di</strong>enza a tutte le leggi sopradeterminate, senza riferimento <strong>alla</strong> questione dei particolari risultati ottenuti;3) che il risultato finale sia interpretabile in forma e che esso sia effettivamente interpretabile in accordo con quelsistema <strong>di</strong> interpretazione che era stato impiegato nell’espressione dei dati.» (da Mangione & Bozzi, 1993)In questo brano è evidente che il Nostro non pensa ad una unicità <strong>di</strong> interpretazioni, ma che una voltafissatane una poi bisogna attenersi ad essa. Inoltre è anche chiaro il fatto che il ragionamento sisvolge in ambito sintattico, me<strong>di</strong>ante le leggi formali che sono state enunciate, quin<strong>di</strong> non è possibilegiustificare una conclusione me<strong>di</strong>ante il contenuto della stessa, ma solo a partire dalle leggi. Nonè però che sintassi e semantica vadano su binari paralleli e autonomi, ma hanno entrambi una lorofunzione. <strong>Il</strong> privilegio dato <strong>alla</strong> sintassi nel condurre l’argomento, mentre la semantica è attivaall’inizio ed <strong>alla</strong> fine.William Jevons(1835 – 1882)Applicando queste regole è stato osservato che i passaggi algebrici svolti in alcunicasi da <strong>Boole</strong> non sono semanticamente interpretabili, e questo secondo Jevons,rappresenta una pecca del sistema booleano.<strong>Il</strong> Nostro si accorge <strong>di</strong> questo, ma fa appello ad un principio generale che vieneutilizzato senza troppe giustificazioni nel processo del conoscere. <strong>Boole</strong> cita, perspiegare la sua posizione, il principio in base al quale per trovare ra<strong>di</strong>ci reali <strong>di</strong>un’equazione <strong>di</strong> terzo grado a coefficienti reali nel caso irriducibile, si abbandonal’algebra dei numeri reali per fare intervenire la ra<strong>di</strong>ce quadrata <strong>di</strong> -1 e, come <strong>di</strong>ce lui, i “calcoli trigonometrici”.Sembra quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>re che anche in quel caso, usando solo regole formali, si giunge <strong>alla</strong>soluzione corretta, anche se alcuni passaggi non possono essere correttamente interpretate nel contestodei numeri reali.Di fatto l’affermazione <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> è prossima al Principio <strong>di</strong> Hankel (e quin<strong>di</strong> al Principio <strong>di</strong> permanenzadelle forme equivalenti <strong>di</strong> Peacock).L’argomentazione proposta centra un punto essenziale, una sorta <strong>di</strong> principio <strong>di</strong> trasfer: se una deduzioneè valida in una interpretazione lo sarà in ogni altra che sod<strong>di</strong>sfi le stesse regole del calcolo.E in questo ha molta fortuna perché, per quanto riguarda le algebre <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>, il ruolo <strong>di</strong> 2, qui usatacome garanzia <strong>di</strong> coerenza, è centrale e insostituibile.Con questa sua posizione <strong>Boole</strong> riesce, per la prima volta ad andare ben più in là del modello aristotelicodel sillogismo, anzi questo strumento aristotelico risulterà solo un caso particolare <strong>di</strong> un piùgenerale calcolo. Si recuperava così l’intuizione dei Leibniz, dandole concretezza.117


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong><strong>4.</strong>2.3. <strong>Il</strong> calcolo <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>. La scelta <strong>di</strong> utilizzare l’uguaglianza come simbolo relazionale, invece dellainclusione <strong>di</strong> classi ha un ‘costo’ importante quando si vuole esprimere il sillogismo. Le proposizionicategoriche debbono essere espresse con traducendo affermazioni che ‘qualcosa’ è uguale a 1o a 0, oppure utilizzando la quantificazione del pre<strong>di</strong>cato. È interessante notare che potrebbe fare ameno della quantificazione del pre<strong>di</strong>cato. Infatti è possibile la seguente traduzioneA x(1-y) = 0 Ogni x è y, vale a <strong>di</strong>re che x e il complemento <strong>di</strong> y non hanno elementi comuniE xy = 0 Nessun x è y, pertanto, la parte comune a x e y è vuota.I xy ≠ 0 Qualche x è y, quin<strong>di</strong> non è vuota la parte comune <strong>di</strong> x e yO x(1-y) ≠ 0 Qualche x non è y, così la parte comune a x e al complementare <strong>di</strong> y non è vuota.Con questa scelta è evidente che A e O sono contrad<strong>di</strong>ttorie, come E e I. Ma si è utilizzata la relazione‘≠’, l’uguaglianza letta negativamente. Per <strong>Boole</strong> ciò non è accettabile e pertanto negli enunciatiparticolari passa <strong>alla</strong> quantificazione del pre<strong>di</strong>cato, introducendo un particolare simbolo elettivo,v che ha la funzione <strong>di</strong> rappresentare i quantificatori linguistici ‘qualche’ o ‘alcuni’. Ne risultacosì una <strong>di</strong>versa formalizzazione <strong>degli</strong> enunciati particolari<strong>Boole</strong>A x(1-y) = 0 x(1-y) = 0Ogni x è y, vale a <strong>di</strong>re che x e il complemento <strong>di</strong> y non hanno elementicomuniE xy = 0 xy = 0 Nessun x è y, pertanto, la parte comune a x e y è vuota.I xy ≠ 0 xy = v Qualche x è y, quin<strong>di</strong> v è la parte comune a x e yO x(1-y) ≠ 0 x(1-y) = vQualche x non è y, quin<strong>di</strong> v è la la parte comune a x e al complemento<strong>di</strong> yLa natura del simbolo elettivo v è non è chiara, è paragonabile a quella delle costanti <strong>di</strong> integrazione.<strong>Boole</strong> afferma che può essere qualunque, purché non vuoto. Si tratta <strong>di</strong> un espe<strong>di</strong>ente, che peròpotrebbe essere pericoloso perché la natura <strong>di</strong> tale simbolo. Se quin<strong>di</strong> x = v e y = v, <strong>di</strong> qui non si potrebbeinferire che x = y! Ma <strong>Boole</strong> riesce sempre ad evitare casi <strong>di</strong> questo tipo. Per ‘uniformare’enunciati universali e particolari introduce un secondo simbolo elettivo w, del tutto simile a v. Conquesta scelta si ha<strong>Boole</strong>A x(1-y) = 0 x = vy Ogni x è y, x è ottenuto come parte <strong>di</strong> yE xy = 0 x = v(1-y)Nessun x è y, pertanto x è ottenuto come parte del complemento <strong>di</strong>y.I xy ≠ 0 vx = wy Qualche x è y, c’è coincidenza tra una parte <strong>di</strong> x ed una <strong>di</strong> yO x(1-y) ≠ 0 vx = w(1-y)Qualche x non è y, cioè parte <strong>di</strong> x coincide con parte del complemento<strong>di</strong> yCon questa seconda proposta, si riesce a ‘tradurre’ tutta la teoria del sillogismo e dei vari tipi <strong>di</strong> trasformazionisugli enunciati riconducendola alle proprietà algebriche dei simboli, me<strong>di</strong>antel’eliminazione del simbolo elettivo utilizzato per il termine me<strong>di</strong>o, dunque date due equazioni (lepremesse) la deduzione consiste nel determinarne una terza che non contiene il termine me<strong>di</strong>o.118


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010Si noti che data la simmetria <strong>di</strong> ruoli <strong>di</strong> x e y in un enunciato universale negativo, si può considerareequivalente anche y = v(1 – x) (per una conversione semplice).Ad esempio è semplice perBarbara (1 a figura) y = vx, z = wyz = vwxPiù complessa è la giustificazione <strong>di</strong> altri esempi:Cesare (2 a figura) x = v(1-y), z = wyz = u(1-x)Darapti (3 a figura) y = vx, y = wzvx = wzha come premesse x = v(1-y), z = wy; d<strong>alla</strong> prima, me<strong>di</strong>ante il metodo <strong>di</strong> eliminazione che si vedràin seguito si ha xy = 0, d<strong>alla</strong> seconda premessa, z = wy, moltiplicando entrambi i membri per x si hazx = wyx = 0, e questa può tradursi in z = u(1-x). Si osservi che in modo più semplice si potevaconvertire Cesare (2 a figura) in Celarent (1 a figura), in quanto il corrispondente della conversionesemplice porterebbe a y = v(1 – x), da cui z = vw(1-x).Per Fresison (4 a figura) x = v(1-y), wy = uzuz = v(1-x)Le premesse sono x = v(1-y), wy = uz, una volta ricavato d<strong>alla</strong> prima, con lo stesso proce<strong>di</strong>mento, xy= 0 quin<strong>di</strong> si ha uzx = 0, da cui uz = v(1-x). Anche qui la conversione semplice condurrebbe a y =v(1-x) e pertanto a Ferio (1 a figura).Ma torniamo al calcolo generale. L’idea centrale <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> è il concetto <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> una funzioneed infatti nel trattato del 1847 in<strong>di</strong>ca uno sviluppo molto simile a quello <strong>di</strong> Taylor, per altro senzagiustificarlo in modo adeguato. <strong>Il</strong> termine forse gli deriva dall’Analisi matematica. Si consideri unafunzione f(x), ove x sia un simbolo elettivo. Per chiarire cosa sia da ritenersi una funzione, bisognaabbandonare il concetto (allora assai <strong>di</strong>ffuso) che la funzione sia un ente a valori numerici. Qui unaqualunque espressione contenente x si utilizza come funzione <strong>di</strong> x. Si ha una ovvia estensione a funzioni<strong>di</strong> più variabili. Quelle funzioni in cui le variabili sono simboli logici, vale a <strong>di</strong>re che possonoassumere solo i valori 0 e 1, quin<strong>di</strong> che (numericamente) sod<strong>di</strong>sfano la legge <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>ci, si riescea trovare una forma standard, lo sviluppo della funzione comef(x) = ax + b(1-x)in cui a e b sono determinati in modo che l’uguaglianza sussista, quin<strong>di</strong> se x = 0, f(0) = a0 + b(1-0)= b; f(1) = a1 + b(1-1) = a. Così si trovaUn esempio numerico sef(x) = f(1)x + f(0)(1-x).1+3xf ( x)= , si ha f(0) = 1,1+2x44f ( 1) = , per cui f ( x)= x + (1 − x). Ora il33119


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>1+3x4risultato numerico così trovato non ci consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che = x + (1 − x), ma l’uguaglianza1+2x3vale per i valori 0 e 1.La cosa, con un poco <strong>di</strong> pazienza, si estende a funzioni <strong>di</strong> più variabili (logiche). Un esempio:f(x,y,z) = f(1,1,1)xyz + f(1,1,0)xy(1-z) + f(1,0,1)x(1-y)z + f(1,0,0)x(1-y)(1-z) + f(0,1,1)(1-x)yz +f(0,1,0)(1-x)y(1-z) + f(0,0,1)(1-x)(1-y)z + f(0,0,0)(1-x)(1-y)(1-z).In ogni sviluppo i valori della funzione calcolata opportunamente si <strong>di</strong>cono coefficienti o modulidello sviluppo, mentre i termini che comprendono i simboli elettivi (con eventuali loro complementi)si <strong>di</strong>cono costituenti dello sviluppo. Si hanno poi le seguenti osservazioniSe t è un costituente, allora, t(1-t) = 0.In ogni sviluppo il prodotto <strong>di</strong> due arbitrari costituenti <strong>di</strong>versi è 0.In ogni sviluppo, la somma <strong>di</strong> tutti i costituenti è 1.Le prime due osservazioni sembrano abbastanza banali, ed in generale la prima vale per qualsiasisimbolo elettivo, la seconda <strong>di</strong>scende d<strong>alla</strong> prima perché due costituenti <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>fferiranno per ilfatto che in almeno uno <strong>di</strong> essi c’è un simbolo elettivo e nell’altro il complemento <strong>di</strong> tale simbolo eciò garantisce che si può considerare l’ad<strong>di</strong>zione dei singoli termini tra loro, perché ‘<strong>di</strong>sgiunti’. Laterza con<strong>di</strong>zione richiede una verifica, che si fa sull’esempio della funzione con tre variabli.xyz + xy(1-z) + x(1-y)z + x(1-y)(1-z) + (1-x)yz + (1-x)y(1-z) + (1-x)(1-y)z + (1-x)(1-y)(1-z) = xy(z +(1-z)) + x(1-y)(z + (1-z)) + (1-x)y(z + (1-z)) + (1-x)(1-y)(z + (1-z)). Prima <strong>di</strong> procedere si osservache z + (1-z) = z + 1 – z = 1, quin<strong>di</strong> la somma precedente può scriversi come xy + x(1-y) + (1-x)y +(1-x)(1-y)= x(y + (1-y)) + (1-x)(y + (1-y)) = x + (1-x) = 1.<strong>Boole</strong> osserva che tali proprietà valgono sempre e si possono interpretare quando i simboli assumonoesclusivamente i valori 0 e 1 e <strong>di</strong> lì generalizza che qualora i simboli usati siano interpretabili(anche se non assumono i valori detti) ed anche se la funzione non è interpretabile, dopo lo sviluppoil risultato è comunque in forma <strong>di</strong> equazioni interpretabili. I costituenti, per le proprietà dette, sonosempre interpretabili in quanto rappresentano partizioni dell’universo del <strong>di</strong>scorso. Per questi motivipropone una regola del tipo: si consideri un’equazione e si sviluppi la funzione associata, poi si u-guaglia a 0 ogni costituente con coefficiente non nullo (avendo eliminato a priori i costituenti concoefficienti nulli). L’interpretazione complessiva della equazione risulta data in tale modo. Un e-sempio tratto d<strong>alla</strong> Bibbia: una prescrizione <strong>di</strong> purità riconosce puri i quadrupe<strong>di</strong> che hanno il piedecaprino e ruminano (La Bibbia ha strane idee biologiche, ad esempio il coniglio lo considera un ruminante!).Se ora x in<strong>di</strong>ca gli animali puri, y quelli col piede caprino e z quelli che ruminano, la prescrizione<strong>di</strong> purità si può scrivere x = yz, vale a <strong>di</strong>re x – yz = 0. La funzione <strong>di</strong> tra variabili è pertantof(x,y,z) = x – yz. Applicando lo sviluppo a tale funzione si ha f(x,y,z) = f(1,1,1)xyz + f(1,1,0)xy(1-z)120


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010+ f(1,0,1)x(1-y)z + f(1,0,0)x(1-y)(1-z) + f(0,1,1)(1-x)yz + f(0,1,0)(1-x)y(1-z) + f(0,0,1)(1-x)(1-y)z + f(0,0,0)(1-x)(1-y)(1-z), ma nel caso particolare:f(1,1,1) = 1 - 1×1 = 1 – 1 = 0;f(1,1,0) = 1 - 1×0 = 1 – 0 = 1;f(1,0,1) = 1 - 0×1 = 1 – 0 = 1;f(1,0,0) = 1 - 0×0 = 1 – 0 = 1;f(0,1,1) = 0 - 1×1 = 0 – 1 = 1;f(0,1,0) = 0 - 1×0 = 0 – 0 = 0;f(0,0,1) = 0 - 0×1 = 0 – 0 = 0;f(0,0,0) = 0 - 0×0 = 0 – 0 = 0.Si ha pertanto 0 = x – yz = xy(1-z) + x(1-y)z + x(1-y)(1-z) + (1-x)yz. In base <strong>alla</strong> regola espressa da<strong>Boole</strong> l’interpretazione <strong>logica</strong> si ottiene ponendo xy(1-z) = 0, quin<strong>di</strong> non esistono animali puri chehanno il piede caprino e non ruminano (il maiale); ponendo x(1-y)z = 0 otteniamo che non esistonoanimali puri che non hanno il piede caprino e ruminano (il coniglio); ponendo x(1-y)(1-z) = 0 si hache non esistono animali puri che non hanno il piede caprino e non ruminano (il cane) ed infine da(1-x)yz = 0 la classe <strong>degli</strong> animali che ruminano e hanno il piede caprino e non sono puri è vuota. Siesaurisce così in modo completo l’informazione <strong>logica</strong> contenuta nella equazione x = yz. Si osserviperò una particolarità, che l’autore non chiarisce appieno. Nel valutare f(0,1,1), si è ‘imposto’ che-1 = 1, o, detto in altro modo che 1 + 1 = 0. Ciò può sorprendere, soprattutto se si associa (in modoerroneo) all’opposto il ruolo <strong>di</strong> complementare, costruzione che viene sempre in<strong>di</strong>cata con (1- x),ma si ricor<strong>di</strong> che la somma <strong>logica</strong> è connessa con l’operazione insiemistica <strong>di</strong> unione <strong>di</strong> insiemi <strong>di</strong>sgiunti,caso che non può realizzarsi quando gli adden<strong>di</strong> sono entrambi l’universo del <strong>di</strong>scorso. Piùin generale si dovrebbe aggiungere alle leggi in<strong>di</strong>cate da <strong>Boole</strong> (anche se è una conseguenza dellealtre leggi ed in particolare della legge <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>ci) la legge, per qualunque x,x + x = 0,ma questo caso, secondo le idee <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>, non può essere preso in considerazione in quanto è ovvioche la classe x non è <strong>di</strong>sgiunta da se stessa.Al termine dell’esempio <strong>Boole</strong> osserva che ogni proposizione (categorica) può«essere risolta in una serie <strong>di</strong> negazioni <strong>di</strong> esistenza <strong>di</strong> certe definite classi <strong>di</strong> cose e, da questo sistema <strong>di</strong> negazioni,può essere a sua volta ricostruita […] la mente assume l’esistenza dell’universo non a priori come fatto in<strong>di</strong>pendentedall’esperienza, ma a posteriori come deduzione dall’esperienza, o ipoteticamente come fondamentodella possibilità del ragionamento assertorio» (da Mangione & Bozzi, 1993).In questo modo <strong>Boole</strong> giustifica come sia possibile attraverso sole negazioni passare ad una affermazionepositiva. Per certi versi sembra esserci una influenza hegeliana.Ma lo sviluppo <strong>di</strong> funzioni può presentare problemi interpretativi, per esempio con funzioni che nonsiano della forma g = 0 oppure g = 1, ma abbiano invece la forma g = w, ove w è un simbolo elettivoindefinito. Per chiarire le sue idee, <strong>Boole</strong> fa un esempio che qui si ripete.121


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>Si consideri lo stesso caso <strong>di</strong> prima x = yz. Risolvere rispetto a z porta a scrivere z = yx . Questo risultatonon è interpretabile <strong>logica</strong>mente, dato che la <strong>di</strong>visione non è contemplata tra le operazioniintrodotte. Però è possibile eseguire lo sviluppo, ottenendoz = xy + 1/0×x(1-y) + 0(1-x)y + 0/0×(1-x)(1-y)Bisogna ora interpretare le frazioni (con denominatore nullo) o più in generale, coefficienti numericiche possano risultare d<strong>alla</strong> generica funzione. <strong>Boole</strong> si avvale <strong>di</strong> analogie algebriche, che però risultanopoco convincenti, ed interpreta questi nuovi enti come ‘gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> presenza’ (e <strong>di</strong> ‘assenza’).Ogni funzione ha un insieme <strong>di</strong> costituenti (un numero pari a 2 n , ove n è il numero delle variabili)che in<strong>di</strong>viduano lo “spazio logico” della proposizione data.« 1) <strong>Il</strong> simbolo 1 come coefficiente <strong>di</strong> un termine in<strong>di</strong>ca che va presa la totalità della classe che quel costituenterappresenta.2) <strong>Il</strong> coefficiente 0 in<strong>di</strong>ca che quella classe non va considerata.3) <strong>Il</strong> coefficiente 0/0 in<strong>di</strong>ca una porzione del tutto indefinita della classe, ossia che vanno presi alcuni, tutti onessuno dei sui membri.4) Ogni altro simbolo (quin<strong>di</strong> in particolare 1/0 e ogni altro valore <strong>di</strong>verso da 0 e da 1 come coefficiente), in<strong>di</strong>cache il costituente cui esso è prefisso va uguagliato a 0.» (da Mangione & Bozzi, 1993)In uno scritto ine<strong>di</strong>to posteriore <strong>alla</strong> Laws del 1854, <strong>Boole</strong> propone una interpretazione <strong>di</strong>versa <strong>di</strong> 1,0, 0/0 e 1/0, rispettivamente, come le quattro categorie del pensiero, ovvero: 1 l’universale; 0 ilnon esistente; 0/0 l’indefinito e 1/0 l’impossibile. Ritiene in questo modo <strong>di</strong> avere trovato categoriedel pensiero che migliorano quelle proposte da Kant. Solo in seguito Jevons proporràun’interpretazione <strong>di</strong> questi simboli puramente <strong>logica</strong>.Accanto allo sviluppo, <strong>Boole</strong> presenta un altro proce<strong>di</strong>mento fondamentale del calcolo: la eliminazione.Sia data una funzione f e sia x un simbolo elettivo e si consideri l’equazione f(x) = 0. allora larelazione f(1)f(0) = 0 è vera in<strong>di</strong>pendentemente da x. L’equazione f(1)f(0) = 0 rappresenta il risultatodell’eliminazione <strong>di</strong> x, dall’equazione f(x) = 0.Fornisce anche delle regole per l’eliminazione.1) Si portano tutti i termini al primo membro (con i relativi cambiamenti <strong>di</strong> segno).2) Si dà al simbolo da eliminare prima il valore 1, poi il valore 0.3) Si moltiplicano i due risultati delle sostituzioni dette e si uguaglia il prodotto a 0.Si consideri la frase, ‘Ogni x è y’, simbolizzata come x = vy; su essa compiamo l’eliminazione <strong>di</strong> v.1) x – vy = 02) per v = 1, si ha x –y = 0; per v = 0, si ha x = 0.3) x(x – y) = 0 , da cui, per la <strong>di</strong>stributiva, xx – xy = 0 e per la legge <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>ci, x – xy = 0, dacui x(1-y) = 0.Di questo esempio <strong>Boole</strong> fornisce un’interpretazione a parole. Su x sta per ‘è uomo’ e y sta per‘mortale’, allora x = vy traduce ‘Ogni uomo è mortale’, frase affermativa universale. Con x(1-y) = 0si afferma che non esistono uomini non mortali. Ma ulteriori informazioni si hanno dallo sviluppo:122


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010la relazione x(1-y) = 0 si ‘può’ scrivere come 1 – y = 0/x. Sviluppando la funzione f(x) data dal secondomembro si ha f(x) = f(1)x + f(0)(1-x) = 0x + 0/0 (1 – x) = (1 – y). Si ha pertanto 1 – y =0/0(1 – x). In coerenza con quanto detto prima , 0/0 “in<strong>di</strong>ca una porzione del tutto indefinita dellaclasse”, paragonabile cioè ad un simbolo elettivo indeterminato, il che traduce che “coloro che nonsono mortali non sono uomini”, ottenuta per contrapposizione dall’equazione <strong>di</strong> partenza.Applichiamo il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> eliminazione <strong>alla</strong> equazione x = v(1 – y) incontrata sopra nel trattamentodel sillogismo Cesare. <strong>Boole</strong> propone <strong>di</strong> considerare x per ‘uomo’ e y per ‘perfetto’.L’equazione <strong>di</strong> partenza traduce ‘Nessun uomo è perfetto’. Proce<strong>di</strong>amo come detto1) x – v(1-y) = 0;2) per v = 0 si ha x = 0; per v = 1 si ha x – 1 + y = x + y – 1 = 0;3) x(x + y – 1) = xx + xy – x = x + xy – x = xy = 0.Si può sviluppare la funzione data da y = 0/x come y = 0/0×(1-x), da leggersi, ‘nessun essere perfettoè uomo’. Sviluppando invece 1 – y = 1 – 0/x, si ha 1 – y = x + 0/0×(1 – x) da interpretarsi gliesseri non perfetti sono uomini più una porzione indeterminata <strong>degli</strong> esseri che non sono uomini’.Un ultimo processo è quello <strong>di</strong> riduzione, che permette <strong>di</strong> ricavare da più equazioni una sola equazioneche conservi l’interpretazione <strong>logica</strong> delle equazioni date.Per gli scopi del corso non è importante entrare in maggiori dettagli. Quello che emerge è che <strong>Boole</strong>pre<strong>di</strong>spone un calcolo algebrico che gli permette <strong>di</strong> riottenere i proce<strong>di</strong>menti classici <strong>di</strong> inferenza,generalizzandoli. Si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> un superamento effettivo della <strong>logica</strong> aristotelica presentata dalpunto <strong>di</strong> vista estensionale. La forza della proposta <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> è che il calcolo delle classi (realizzatome<strong>di</strong>ante i simboli elettivi e le loro combinazioni) ed il calcolo delle proposizioni hanno la stessastruttura e si <strong>di</strong>fferenziano solo a livello <strong>di</strong> interpretazioni. Ad esempio i costituenti <strong>di</strong> una funzione<strong>di</strong> due variabili sono xy, x(1-y), (1-x)y, (1-x)(1-y) e queste espressioni, essendo costituenti hannoper somma 1. Se si considerano le proprietà X e Y corrispondenti ai simboli elettivi, si possono interpretarei costituenti (nel caso facciano 1 e quin<strong>di</strong>, per le proprietà <strong>di</strong> 1, nel caso che siano ugualia 1 entrambi i fattori) come i 4 casi <strong>di</strong> una tavola <strong>di</strong> verità, cioè, nell’or<strong>di</strong>ne, X e Y vere contemporaneamente,X vera e Y falsa, X falsa e Y vera, X e Y false entrambe. Di qui si svolge un calcolo assaisimile a quello che si presenta oggi. Ma <strong>Boole</strong> va avanti, in quanto offre anche una ‘lettura’ probabilisticadei costituenti (dato che la loro somma è 1).<strong>4.</strong>2.<strong>4.</strong> Un breve confronto tra le opere d <strong>Boole</strong> e <strong>di</strong> De Morgan. Da quanto precede emergono alcunipunti fondamentali della produzione dei due logici. Entrambi sono stati influenzati dalle idee sviluppatenel seno della Analytical Society.123


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>De Morgan ha portato al massimo grado lo sviluppo del simbolismo sfruttandone aspetti, anche geometricidei segni, per recuperare la <strong>logica</strong> tra<strong>di</strong>zionale, ma ampliandola con la considerazione <strong>di</strong>nuovi tipi <strong>di</strong> proposizioni. Continuando su questa strada ha aperto la considerazione <strong>alla</strong> <strong>logica</strong> dellerelazioni.<strong>Boole</strong> ha aperto un nuovo campo della matematica mostrando come essa si potesse applicare ad entinon numerici né legati ai numeri, ma con prevalenti aspetti qualitativi. Inoltre egli ha preferito mostrarela duttilità dell’algebra anche nello stu<strong>di</strong>o delle leggi del pensiero, costruendo quin<strong>di</strong> una sorta<strong>di</strong> <strong>logica</strong> algebrica (<strong>di</strong>citura che ha mutato <strong>di</strong> significato nel tempo) in quanto con la sua investigazionesi mostra che è possibile in<strong>di</strong>viduare una struttura algebrica sottostante <strong>alla</strong> <strong>logica</strong> e che glistrumenti algebrici, anche se ‘localmente’ possono perdere <strong>di</strong> significato logico sono affidabili persvolgere analisi logiche (e probabilistiche). Si può ritenere che entrambi abbiano sviluppato al massimogrado idee presenti nella scuola <strong>di</strong> Cambridge ed aperto, con le loro anticipazioni, nuove strade<strong>alla</strong> <strong>logica</strong> ed <strong>alla</strong> matematica.<strong>4.</strong>3. Logica <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> dopo <strong>Boole</strong>.Quin<strong>di</strong>ci anni dopo la morte <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>, Frege propone una presentazione della Logica,ispirata a idee totalmente <strong>di</strong>verse, che supera l’approccio algebrico propostoin precedenza e che tutt’oggi è adottata rimanendo pressoché invariata. L’opera delErnst Schröder(1841 – 1902)Giuseppe Peano(1858 – 1932)Tedesco sarà interpretata come una contrapposizione da quantofatto dall’autore delle Laws. Ma nel frattempo gli stu<strong>di</strong> logici avevanosviluppato e ‘migliorato’ l’approccio <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> e il filone algebricoin esso inaugurato porterà altri contributi allo stu<strong>di</strong>o dellaLogica, soprattutto ad opera <strong>di</strong> Peirce e Schröder, fuori del RegnoUnito e <strong>di</strong> Jevons e Venn in Inghilterra. Di rilievo l’opera <strong>di</strong> LouisLiard: Les logiciens anglais contemporaines, del 1878, in cui siforniva un quadro abbastanza informativo <strong>di</strong> ciò che stava svolgendosinel Regno Unito nel campo della <strong>logica</strong>. Per l’Italia, le opere logiche piùrilevanti, anche se collegate a <strong>Boole</strong> in modo assai particolare, sono dovute a Peanoe ai suoi <strong>di</strong>scepoli, Del Re e Nagy. Non mancarono però altri stu<strong>di</strong>osi europei che sicimentarono con vari esiti nello stu<strong>di</strong>o della <strong>logica</strong> sia come loro ricerca principaleche come interesse secondario. <strong>Il</strong> tema ‘Logica’ nel XIX secolo ha avuto molta attenzione anche sulversante filosofico, nelle varie correnti post-kantiane, ma chi si è occupato <strong>di</strong> essa in modo scientificodopo il 1847 non ha potuto prescindere all’impianto booleano, ad eccezione <strong>di</strong> Frege.Gottlob Frege(1848 – 1925)John Venn(1834 – 1923)124


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010<strong>4.</strong>3.1. I nei <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>. Ancora vivo <strong>Boole</strong>, la sua opera, pur essendo riconosciuta come un caposaldodello stu<strong>di</strong>o della Logica, era stata sottoposta ad una revisione mirante a eliminare i ‘nei’ che rendevano‘oscura’ in certi punti la trattazione algebrica, nonché nei rapporti tra trattamento algebrico einterpretazione <strong>logica</strong>. Parlando in termini moderni, il trattamento algebrico della <strong>logica</strong> presentenelle Laws si può considerare analoga <strong>alla</strong> struttura <strong>di</strong> ciò che oggi viene chiamato un Anello <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>,vale a <strong>di</strong>re un anello con unità in cui ogni elemento è idempotente (cioè vale la legge <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>ci).La richiesta che sia un anello richiede le proprietà associativa, commutativa della ad<strong>di</strong>zione cheha elemento neutro e ogni elemento ha inverso. La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> idempotenza basta per <strong>di</strong>mostrareche anche la moltiplicazione è commutativa e che l’anello ha caratteristica 2, vale a <strong>di</strong>re per ogni x,x+x = 0. Si noti che l’identificazione tra la struttura algebrica usata nella Laws e quella <strong>di</strong> anello <strong>di</strong><strong>Boole</strong> non è completamente adeguata, dato che <strong>Boole</strong> considera la somma solo come unione <strong>di</strong>classi nel caso <strong>di</strong> classi <strong>di</strong>sgiunte.In un certo senso c’è una <strong>di</strong>ssimetria <strong>di</strong> richieste tra le proprietà dell’ad<strong>di</strong>zione, date come assiomi equelle della moltiplicazione ottenute come teoremi da altre richieste.Uno dei punti su cui si accentra l’attenzione dei continuatori dell’opera booleana è sul come toglierela limitazione imposta <strong>alla</strong> ad<strong>di</strong>zione che risulta un’operazione non ovunque definita. Altro puntodelicato è la <strong>di</strong>visione e i coefficienti ‘frazionari’ con denominatore 0, nonché la presenza <strong>di</strong> coefficientinumerici <strong>di</strong>versi da 1 e da 0; ed inoltre l’uso ‘vago’ della classe indeterminata v, per la qualesi attiva tutto il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> eliminazione. Jevons, scolaro <strong>di</strong> De Morgan, nel 1864, ancora vivo<strong>Boole</strong>, presenta un testo, Pure logic, or the logic of quality apart from quantity: with remarks on<strong>Boole</strong>’s system and on relation of logic and mathematics, in cui si inizia la revisione dell’opera deldocente <strong>di</strong> Cork. In questo trattato ed in altri si precisano i filoni <strong>di</strong> ricerca principali che sono:1. la critica <strong>alla</strong> concezione esclusiva della ad<strong>di</strong>zione, con l’introduzione della <strong>di</strong>sgiunzionenon esclusiva con le relative proprietà. A questa indagine contribuironoJevons, Peirce, Robert Grassmann (1815 – 1901), Hugh McColl (1837 –1909) e Schröder);2. come esprimere l’esistenza (Peirce e McColl), in quanto Peirce osservache«la notazione <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> è solo capace <strong>di</strong> esprimere che qualche descrizione <strong>di</strong> cose nonesiste, e non è in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che qualcosa esiste»;3. l’analisi della relazione <strong>di</strong> identità ‘=’ (Jevons, Peirce e Schröder);<strong>4.</strong> introduzione <strong>di</strong> nuove notazioni per estendere l’algebra <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> ad un’algebra <strong>di</strong> relazioni(De Morgan, Peirce, Macfarlane , Schröder).Alexander Macfarlane(1851 – 1913)125


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010La scelta del simbolo della <strong>di</strong>sgiunzione non esclusiva, è fatta per identificare nettamente la <strong>di</strong>fferenzacon la interpretazione esclusiva usata da <strong>Boole</strong>, ma data per semplicità, si preferisce utilizzareancora il simbolo ‘+’, usato or con significato <strong>di</strong>verso. Si noti però che nel caso <strong>di</strong> classi <strong>di</strong>sgiunte ilrisultato dell’operazione <strong>di</strong> Jevons coincide con quello dell’operazione booleana.Le leggi proposte da Jevons sono le seguentiLeggiSpiegazione1) Se A = B e B = C, allora A = C Transitiva <strong>di</strong> ‘=’2) AB = BA Commutativa della giustapposizione3) A(B + C) = AB + AC Distributiva4) AA = A “Legge <strong>di</strong> semplicità”5) A + A = A “Legge <strong>di</strong> unità”6) A + B = B + A Commutativa <strong>di</strong> +7) A + 0 = A Jevons la usa senza spiegarla8) A + AB = A Assorbimento (può essere estesa ad un numero qualunque <strong>di</strong> termini).9) A = A Identità10) A = AB + Ab Dualità (o terzo escluso)11) Aa = 0 Contrad<strong>di</strong>zioneA Jevons manca un simbolo per l’universo del <strong>di</strong>scorso. Afferma che applicando la legge <strong>di</strong> dualitàa due, tre, … termini, si sviluppa un alfabeto logico che corrisponde all’elenco dei costituenti <strong>di</strong><strong>Boole</strong>. Come visto la somma (in senso <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>) dei costituenti è 1, e quin<strong>di</strong> ciò tiene il postodell’universo del <strong>di</strong>scorso.Come unica regola <strong>di</strong> inferenza, si usa la ‘sostituzione <strong>degli</strong> identici’. Si assume però che ogni termineabbia il suo contrario e questo permette <strong>di</strong> ridurre gli schemi <strong>di</strong> inferenza. Con queste posizionienuncia un “criterio <strong>di</strong> coerenza” <strong>di</strong>cendo:«Due o più proposizioni sono contrad<strong>di</strong>ttorie se e solo se, dopo aver effettuato tutte le possibili sostituzioni, esseoriginano la scomparsa totale <strong>di</strong> un qualunque termine, positivo o negativo, dell’alfabeto logico.» (da Mangione& Bozzi, 1993).Applicando questo criterio si giunge ad una sorta <strong>di</strong> semantica i cui modelli sono i ‘costituenti’ e suquesta semantica si trattano problemi <strong>di</strong> coerenza, equivalenza, deducibilità, fra insiemi <strong>di</strong> proposizioni.Ve<strong>di</strong>amo come viene trattato il sillogismo. Anche in questo caso l’unica relazione ammessa èl’uguaglianza e per questo il trattamento non si <strong>di</strong>scosta troppo da quello booleano. Le proposizionicategoriche del sillogismo tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong>ventano (anche qui con l’uso della qualità indefinita)A ‘Ogni A è B’ A = ABE ‘Nessun A è B’ A = AbI ‘Qualche A è B’ CA = CABO ‘Qualche A non è B’ CA = CAbJevons presenta un esempio <strong>di</strong> una procedura assai simile <strong>alla</strong> eliminazione <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>, ma invece <strong>di</strong>svolgere calcoli algebrici sviluppa l’alfabeto logico. Si consideri l’equazione A = BC, come premessa;si vuole esprimere b in <strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> tale premessa. Dato che l’equazione viene scritta con trelettere, l’alfabeto logico è dato dagli otto elementi127


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>ABC, ABc, AbC, Abc, aBC, aBc, abC, abc.Giustapponendo ciascuno <strong>di</strong> questi otto termini, rispettivamente, con i due membri della premessa,sulla base delle leggi logicheTermine Primo membro della premessa A Secondo membro della premessa BC1) ABC ABC ABC2) ABc ABc ABCc3) AbC AbC ABbC4) Abc Abc ABbCc5) aBC AaBC aBC6) aBc AaBc aBCc7) abC AabC aBbC8) abc Aabc aBbCcIn rosso si sono in<strong>di</strong>cati i termini contrad<strong>di</strong>ttori. Con lo sfondo rosa si in<strong>di</strong>cano quelle che Jevonschiama “soggetto escluso” in quanto generano combinazioni contrad<strong>di</strong>ttorie sia col primo, sia colsecondo membro della premessa. Con lo sfondo azzurro si in<strong>di</strong>ca il caso del “soggetto incluso”,cioè termini non contrad<strong>di</strong>ttori con entrambi i membri della premessa. Nei casi <strong>di</strong> soggetto escluso oincluso, si <strong>di</strong>ce che sono combinazioni possibili, mentre nel caso <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zioni si <strong>di</strong>ce che è un“soggetto impossibile”. Questa <strong>di</strong>stinzione riguarda il fatto che la premessa è un’uguaglianza, quin<strong>di</strong>non può accadere essa sia sod<strong>di</strong>sfatta se uno dei due membri è un termine non contrad<strong>di</strong>ttorio el’altro membro lo è. La possibilità è pertanto relativa al fatto che possa sussistere l’uguaglianza.Cancellate ora le combinazioni contrad<strong>di</strong>ttorie si cercano le combinazioni possibili che contengonob e si considerano i simboli del linguaggio logico (nella seconda colonna) corrispondenti: abC eabc, si pone allora b = abc + abC. Questo proce<strong>di</strong>mento è assai simile ai moderni meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> decisionefondati sulle forme normali <strong>di</strong>sgiuntive e ciò giustifica il fatto della costruzione <strong>di</strong> un meccanismoper svolgere il calcolo logico.Questo metodo ha molti punti <strong>di</strong> contatto con quello dei <strong>di</strong>agrammi <strong>di</strong> Venn, ed è perfettamenteleggibile in termini booleani sostituendo linguaggio logico con costituenti.Offre però la possibilità <strong>di</strong> interpretare in senso logico i coefficienti ‘frazionari’ <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> come segue:si considerino le varie possibilità date dal soggetto contrad<strong>di</strong>ttorio, dal soggetto incluso e dalsoggetto escluso ad esse corrispondono, rispettivamente, i coefficienti booleani 0, 1/0, 0/0 o il simboloelettivo indefinito v. L’identificazione è ottenuta considerando quali sono i termini che <strong>Boole</strong>uguaglia a zero. Si è però osservato che questo proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Jevons ha il pregio della uniformità,ma ha il <strong>di</strong>fetto della complessità: se si considerassero tre equazioni contenenti, complessivamente,6 termini, l’alfabeto logico sarebbe formato da 2 6 = 64 termini e ciascuno <strong>di</strong> essi dovrebbe essere‘confrontato’ con entrambi i membri delle tre equazioni per un totale <strong>di</strong> 192 coppie tra cui <strong>di</strong>stinguerei tre casi <strong>di</strong> soggetto. A favore dell’approccio <strong>di</strong> Jevons si nota che con l’introduzione della<strong>di</strong>sgiunzione non esclusiva scompaiono la sottrazione e la <strong>di</strong>visione, inoltre non c’è più bisogno <strong>di</strong>128


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010coefficienti numerici <strong>di</strong>versi da 0 e 1. Ma il suo maggior vanto è <strong>di</strong> avere in<strong>di</strong>viduato il ruolo dellalegge <strong>di</strong> assorbimento che sarà poi assioma chiave nella teoria dei reticoli.<strong>4.</strong>3.3. Venn e altri. Con Venn la Logica torna a Cambridge, dove il matematico insegnava in qualità<strong>di</strong> lettore <strong>di</strong> <strong>logica</strong> e scienze morali. Le sue idee pù interessanti sono contenute nelle due e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>Symbolic Logic, la prima del 1881 e la seconda del 188<strong>4.</strong> Si deve a Venn l’attributo <strong>di</strong> ‘simbolica’riservato <strong>alla</strong> <strong>logica</strong> che sarà fatto proprio d<strong>alla</strong> più importante associazione mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> logici: laAssociation of Symbolic Logic e della più importante rivista del settore e<strong>di</strong>ta da tale associazione,Journal of Symbolic Logic. Alcuni commentatori ritengono Symbolic Logic il primo compito tentativo<strong>di</strong> presentazione della <strong>logica</strong> formale, così come la si intende oggi.L’obiettivo <strong>di</strong>chiarato da Venn è«l’esame della <strong>logica</strong> simbolica, ossia le sue relazioni con la <strong>logica</strong> comune e il pensiero e il linguaggio comuni:la determinazione e spiegazione <strong>di</strong> ogni regola ed espressione simbolica generale sulla base <strong>di</strong> principi puramentelogici, piuttosto che semplicemente sulle loro giustificazioni formali; l’invenzione e l’impiego <strong>di</strong> un nuovoschema <strong>di</strong> notazione <strong>di</strong>agrammatica che risulterà in perfetta armonia con le nostre generalizzazioni.» (da Mangione& Bozzi, 1993)I rapporti tra Logica e Matematica non sono, a suo parere, quelli <strong>di</strong> una forte contrapposizione, comeinvece era stata presentata da Whewell, De Morgan e William Hamilton (con l’implicita presunzione<strong>di</strong> una superiorità <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sciplina sull’altra), in quanto considera«[…] la <strong>logica</strong> simbolica e la matematica come branche <strong>di</strong> un linguaggio <strong>di</strong> simboli che posseggono alcune, anchese assai poche, leggi <strong>di</strong> combinazione in comune. Questa comunanza <strong>di</strong> legislazione o uso, nella misura incui esiste, è la nostra principale giustificazione per l’adozione <strong>di</strong> un sistema uniforme <strong>di</strong> simboli per entrambe»(da Mangione & Bozzi, 1993).Non si può neppure pensare che si possa sostituire la <strong>logica</strong> “comune” con la <strong>logica</strong> formale, quin<strong>di</strong>la seconda non è una schematizzazione imprescin<strong>di</strong>bile del modo <strong>di</strong> ragionare comune, ma solo unodei vari mo<strong>di</strong> con cui si può ragionare.Per illustrare più nei dettagli la proposta <strong>di</strong> Venn, facciamo un cenno ai simboli da lui usati: le classivengono in<strong>di</strong>cate con lettere minuscole e la negazione si segnala con un soprassegno, per cuil’equazione scrittax y rappresenta la classe <strong>degli</strong> elementi appartenenti a x e non a y. Questo modo<strong>di</strong> scrivere la negazione si è conservato, dal 1881 ad oggi, su alcuni manuali scolastici, anche se nelleriviste scientifiche e nei manuali universitari <strong>di</strong> Logica è quasi scomparso. Utilizza il simbolo 0,non l’universo del <strong>di</strong>scorso. Tra le relazioni considera l’identità e una relazione d’or<strong>di</strong>ne, in<strong>di</strong>catacon ‘>’. Con questi simboli scrive le proposizioni categoriche tra<strong>di</strong>zionali come:A: x y = 0;E: xy = 0;I: xy > 0;O: x y > 0.129


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>La relazione d’or<strong>di</strong>ne mette in luce l’aspetto esistenziale delle proposizioni particolari e questo portacon sé l’impossibilità <strong>di</strong> praticare la conversione per accidens delle proposizioni universali positivie quin<strong>di</strong> il rapporto <strong>di</strong> subalternità, riducendo il numero dei sillogismi corretti. Questi aspetti, dacui prenderà le mosse Schröder, sono un primo esempio <strong>di</strong> considerazione della cosiddetta <strong>logica</strong>libera quella che prende in considerazione anche domini eventualmente vuoti (che, tra le altre cose,sacrifica localmente la proprietà transitiva dell’implicazione).Venn svolge molta della sua trattazione me<strong>di</strong>ante <strong>di</strong>agrammi (che nella scuola italiana vengono detti<strong>di</strong>agrammi <strong>di</strong> Eulero-Venn) per la conduzione e verifica delle inferenze. Si tratta però, come mettein luce l’autore stesso <strong>di</strong> un metodo affine ma <strong>di</strong>verso da quello proposto nelle Lettere ad unaprincipessa, perché tiene conto <strong>di</strong> una “quantità <strong>di</strong> informazione” delle premesse permettendo unaspecifica conclusione, analizzata in modo completo.I <strong>di</strong>agrammi <strong>di</strong> Venn sono rappresentazioni delle classi con parti <strong>di</strong> piano ed ogni possibile combinazioneè associata ad una <strong>di</strong>versa parte, rendendo così in un <strong>di</strong>segno quello che Jevons chiama “alfabetologico”. Un esempio è dato dal sillogismo (nella <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> De Morgan sull’or<strong>di</strong>ne dellepremesse)Ogni uomo è animaleOgni animale è mortaleOgni uomo è mortaleCi sono tre classi (quattro se si considera anche l’universo del <strong>di</strong>scorso, il corrispondente <strong>di</strong>agramma<strong>di</strong> Venn è dato da:uomo*animalemortaleIn esso il rettangolo è la rappresentazione dell’universo del <strong>di</strong>scorso e in molti casi non viene neppurerappresentato. Le parti tratteggiate rappresentano classi vuote, in quanto, sulla base delle premessenon vi sono uomini che non siano mortali né animali e non vi sono animali che non sianomortali. Purtroppo per <strong>di</strong>fficoltà grafiche non è tratteggiata la parte che in<strong>di</strong>ca gli uomini mortaliche non sono animali. L’asterisco in<strong>di</strong>ca che la corrispondente classe (quella <strong>degli</strong> oggetti che sonomortali, animali e uomini non è vuota. <strong>Il</strong> confronto con il metodo ed i simboli <strong>di</strong> Jevons è presto fatto:130


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010aMUamuamUAmuAmUaMuAMUAMuIn questo modo risulta evidente l’equivalenza tra le proposte <strong>di</strong> Venn e Jevons.<strong>Il</strong> metodo <strong>di</strong>agrammatici è teoricamente applicabile ad un qualsiasi numero <strong>di</strong> termini e sarebbepossibile utilizzare una generica linea chiusa. Ma ben presto si vede che i cerchi (se si vuole che il<strong>di</strong>agramma sia in sintonia con l’alfabeto logico) possono applicarsi solo con due o tre termini (cuicorrispondono, rispettivamente 4 e 8 simboli dell’alfabeto logico. Con quattro e cinque (quin<strong>di</strong> con16 o 32 simboli) non è possibile utilizzare cerchi, ma è possibile avvalersi <strong>di</strong> ellissi; aumentando ilnumero dei termini, la complessità aumenta in modo esponenziale e <strong>di</strong>viene assai<strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>viduare curve chiuse semplici opportune.Citiamo in breve che anche altri stu<strong>di</strong>osi del Regno unito hanno dato contributi aquesti stu<strong>di</strong>. Un analogo metodo <strong>di</strong>agrammatico (<strong>di</strong>agrammi <strong>di</strong> Carroll) fu propostoda Dodgson che nel 1896 pubblicò un trattato dal titolo Symbolic Logic.Più rilevante l’opera <strong>di</strong> McColl: partendo da considerazioni probabilistiche affrontai problemi della <strong>logica</strong> delle proposizioni, in<strong>di</strong>pendentemente dalle classi, rovesciando il punto<strong>di</strong> vista <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>. Questi, infatti, nella presentazione assiomatica dell’algebra delle classi implicitamenteaccetta che sia possibile avvalersi <strong>di</strong> una argomentazione proposizionale: si pensi al privilegiodato ai simboli elettivi x, y,… rispetto alle proposizioni corrispondenti X, Y,… Le leggi delcalcolo sono relative alle classi e solo occasionalmente si fa ricorso alle proposizioni.<strong>Il</strong> rovesciamento completo, vale a <strong>di</strong>re la subor<strong>di</strong>nazione delle algebra delle classi al calcolo logicodelle proposizioni, sarà evidenziato da Frege nel 1879, ma già nel 1872 era stato affrontato daMcColl, seppure in modo non completamente esauriente. Per l’autore della Gran Bretagna, il momentologico fondamentale è la fase enunciativa, si deve però superare la predominanza data dallinguaggio comune al nesso soggetto – pre<strong>di</strong>cato. Pone la sua attenzione <strong>alla</strong> frasi con<strong>di</strong>zionali deltipo ‘se A allora B’. Per l’implicazione egli usa il simbolo ‘:’, ma non accetta la interpretazione filonianadell’implicazione perché in questo modo si costituirebbero legami logici tra enunciati che nonsono <strong>logica</strong>mente necessari, ma <strong>di</strong>pendono d<strong>alla</strong> specificazione delle circostanze in cui si realizzano.McColl si attesta su una posizione vicina all’interpretazione dell’implicazione maturata da DiodoroCrono. Per questi motivi si colloca tra i precursori delle logiche modali e libere.Charles Dodgson(1832 – 1898)131


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong><strong>4.</strong>3.<strong>4.</strong> Peirce e Schröder. Dall’esame sommario <strong>di</strong> cosa è accaduto già nel Regno Unito dopo lacomparsa delle opere <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> si può cogliere una lenta evoluzione della ricerca in <strong>di</strong>rezioni chesempre più si <strong>di</strong>staccano dai presupposti che sono <strong>alla</strong> base della Algebra della Logica, per approdaread altri li<strong>di</strong>. La Mathematical analysis e le Laws rimangono comunque una sorta <strong>di</strong> fondamentocomune e pietra <strong>di</strong> paragone accettato dai ricercatori, seppure per criticarle e per migliorarne variaspetti, ma mai per rifiutarle. L’importanza delle opere <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> (e <strong>di</strong> De Morgan) è tale da con<strong>di</strong>zionarepesantemente la ricerca in Gran Bretagna, per cui gli aspetti più innovativi, provengono daaltri paesi (e da altre lingue). Si <strong>di</strong>stinguono per originalità, acutezza e varietà gli apporti <strong>di</strong> Peirce(negli Stati Uniti) all’Algebra della Logica, mentre una sistemazione organica la si deve a Schröder(in Germania) e si può considerare il complesso <strong>degli</strong> scritti <strong>di</strong> questi due autori come l’analogo <strong>di</strong>quanto fece Paolo Veneto per la Logica della Scolastica, ma con l’aggiunta <strong>di</strong> nuove idee e linee <strong>di</strong>sviluppo.I due pensatori ebbero numerosi rapporti epistolari, l’americano lesse e recensì le opere <strong>di</strong> Schröder;il tedesco, sistematico e pignolo traduce in modo operativo le suggestioni ed idee che gli provengonodal collega. Di fatto Peirce si muove in un ambito più in<strong>di</strong>pendente da <strong>Boole</strong>, grazie ad una personalee profonda speculazione, Schröder è invece culturalmente più legato alle proposte booleane,che assume come unico metodo <strong>di</strong> ragionamento.<strong>4.</strong>3.<strong>4.</strong>1. Peirce. Figlio <strong>di</strong> un matematico che insegnava ad Harvard, dopo aver ottenuto i titoli accademiciin quella università, si applica <strong>alla</strong> statistica per conto <strong>di</strong> una agenzia statale, si de<strong>di</strong>caall’insegnamento in varie università per singoli anni, alcune volte. Dal 1891, quin<strong>di</strong> a 52 anni <strong>di</strong>vieneinsegnante presso la John Hopkins University <strong>di</strong> Boston e qui intorno a lui si forma un gruppo <strong>di</strong>stu<strong>di</strong>osi che poi hanno avuto fama in campo matematico o in campo filosofico. Come filosofo è riconosciutoil fondatore del pragmatismo americano.La maggior parte dei suoi scritti rimasero ine<strong>di</strong>ti, ma le sue idee circolarono negli ambienti scientifici.La raccolta Collected papers, apparsa postuma, pubblicata in otto volumi dal 1931 al 1958, hadue volumi de<strong>di</strong>cati <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>: Elements of logic e Exact logic. In essa sono presenti due scritti abbastanzasistematici, rimasti incompiuti, The grand logic o How to reason: a critic of arguments etre capitoli <strong>di</strong> Minute Logic.Nelle opere logiche <strong>di</strong> Peirce, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile lettura proprio per la loro a-sistematicità e la ricchezza <strong>di</strong>spunti, si in<strong>di</strong>viduano tre principali filoni <strong>di</strong> ricerca:1. Approfon<strong>di</strong>mento e sistemazione del calcolo booleano nel contesto più ampio <strong>di</strong> una chiarificazionedei rapporti tra <strong>logica</strong> e matematica.132


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/20102. Interpretazione proposizionale del calcolo booleano con anticipazione <strong>di</strong>risultati ritrovati in<strong>di</strong>pendentemente da Frege, Henry Maurice Sheffer(1883 – 1964) e Wittgenstein.3. Impostazione e sviluppo della <strong>logica</strong> delle relazioni con notevoli anticipazionisulle opere <strong>di</strong> Russell e Frege, anticipando la sistemazione logicistadella <strong>logica</strong>.Nel primo filone <strong>di</strong> indagini, Peirce elaborò una serie <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci scritti a partire dal1867, cioè dall’età <strong>di</strong> 28 anni, e continuò fino al 1902. Si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> una costantepresenza nella sua ricerca. <strong>Boole</strong> aveva in<strong>di</strong>viduato la somma esclusiva eper mezzo <strong>di</strong> essa poteva introdurre la <strong>di</strong>fferenza, nel senso che se a + b = c alloraa = c – b, e così pure con il prodotto logico, se ab = c, allora a = c/b. Però questeoperazioni si comportano <strong>di</strong>versamente dalle operazioni numeriche. Ad esempio se con [x] si in<strong>di</strong>cail numero (naturale - car<strong>di</strong>nalità) <strong>degli</strong> elementi che appartengono <strong>alla</strong> classe x, si ha [a+b] = [a]+ [b] e [a-b] = [a] - [b], purché sia sod<strong>di</strong>sfatta la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgiunzione proposta da <strong>Boole</strong>.Quin<strong>di</strong> le operazioni <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>zione <strong>logica</strong> e l’operazione inversa <strong>di</strong>fferiscono da quelle aritmeticheper il solo fatto <strong>di</strong> avere per elementi classi (e <strong>di</strong> conseguenza sono connesse a proprietà dei car<strong>di</strong>nalianche trasfiniti). Ben <strong>di</strong>versa è la posizione del prodotto logico e della operazione inversa. Si hainfatti [ab] = [a]×[b] solo se i valori numerici coinvolti sono 1 e 0, quin<strong>di</strong> se si sta trattando <strong>di</strong> classivuote o singoletti, ma in questo caso se a ≠ b, si ha che la classe ab è vuota, mentre [a]×[b] = 1. A-naloghe osservazioni per l’operazione inversa, con in più la con<strong>di</strong>zione che potrebbe apparire anche0 a denominatore.Peirce era a conoscenza della proposta <strong>di</strong> Jevons <strong>di</strong> introdurre la somma non <strong>di</strong>sgiuntiva, ma proponeuna strada <strong>di</strong>versa, anche se si rifà <strong>alla</strong> somma non <strong>di</strong>sgiuntiva, ma da utilizzare solo in presenza<strong>di</strong> identità. Queste considerazioni servono a Peirce per ‘<strong>di</strong>sancorare’ la <strong>logica</strong> d<strong>alla</strong> matematica. Adesempio afferma che le operazioni inverse non hanno significato logico ed in particolare propone,con la sua scrittura, le due leggi a +,a = a e a,a = a, che mettono in evidenza una simmetria delleoperazioni già proposta da Jevons.Un ulteriore passo nella separazione tra <strong>logica</strong> e aritmetica è l’introduzione della inclusione, chenon ha una controparte aritmetica. <strong>Il</strong> simbolo utilizzato è ⎯< che esplicita essere una relazionetransitiva e antisimmetrica, quin<strong>di</strong> si tratta della stessa relazione che oggi, solitamente, si in<strong>di</strong>cacome x ⊆ y. Con questo ottiene una sistemazione dell’algebra delle classi assai vicina a quella inuso oggi. Poi Peirce si accorge che la nuova relazione ha un aspetto importante: può essere posta afondamento <strong>di</strong> tutto il calcolo perché (essendo <strong>di</strong> fatto una relazione d’or<strong>di</strong>ne tra le classi) permette<strong>di</strong> definire la somma (unione) <strong>di</strong> due classi come il loro estremo superiore e il prodotto <strong>di</strong> due classi133Ludwig Wittgenstein(1889 – 1951)Bertrand Russell(1872 – 1970)


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>(intersezione) come l’estremo inferiore delle due classi. Privilegiare così l’inclusione anticipa il trattamentoreticolare delle algebre <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> (non ancora esplicitamente definite) e permette <strong>di</strong> assumerel’operazione <strong>logica</strong> <strong>di</strong> implicazione (filoniana) a fondamento.Per quanto riguarda il secondo filone <strong>di</strong> indagini, Peirce si accorge che la relazione A ⎯< B, da intendereora come “A implica B” o “se A è vero, allora B è vero”, non è applicabile solo alle proposizionicategoriche, ma anche alle proposizioni “ipotetiche”, vale a <strong>di</strong>re quelle in cui compaiono deiconnettivi (si veda 2.6.1.), purché si consideri l’interpretazione filoniana, che tra l’altro giustificaanche con motivazioni storiche. Successivamente realizza che si può impostare il calcolo (implicativo)con l’uso della sola regola del modus ponens. Questo avviene in uno scritto datato al 1885,quin<strong>di</strong> successivo <strong>alla</strong> pubblicazione nel 1879 del Begriffschrift – Eine der arithmetischen nachgebildeteFormelsprache das reinen Denken, ma pare che l’elaborazione <strong>di</strong> Peirce sia del tutto in<strong>di</strong>pendente(anche come simboli) da quella <strong>di</strong> Frege.In uno scritto del 1880, il filosofo e matematico statunitense propone che invece <strong>di</strong> usare i segni =,> (come Venn, per esprimere le particolari), +, ×, -, 1, 0, uno solo, anticipando così lo “stroke” <strong>di</strong>Sheffer del 1913. Peirce usa le tavole <strong>di</strong> verità, prima che siano esplicitate daSchröder e da Wittgenstein, per provare che una proposizione è tauto<strong>logica</strong> edanticipa il metodo del controesempio, che sarà parte essenziale delle tavole <strong>di</strong>Beth . Dice Peirce:«Una proposizione della forma x ⎯< y è vera se x = f o y = v. Una proposizione della formaEvert Willem Beth ( x ⎯< y) è vera se x = v e y = f. Di conseguenza, per trovare se una formula è necessariamentevera [è una tautologia] si sostituiscono v e f alle lettere e si veda se può essere supposta(1908 – 1964)falsa me<strong>di</strong>ante ognuno <strong>di</strong> tali assegnamenti <strong>di</strong> valore. Pren<strong>di</strong>amo ad esempio la formula(x⎯


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010C : A C : B C : C …… … … …Peirce definisce un “relativo generale” come un aggregato <strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong> relativi in<strong>di</strong>viduali.L’esempio è “… amante <strong>di</strong> ---”, in<strong>di</strong>cata con l e si scrivel ( l)i j ij ( I : J )= ∑ ∑ove (l) ij è un coefficiente numerico che assume 0 o 1, secondo che I non sia amante o sia amante <strong>di</strong>J. Con il linguaggio o<strong>di</strong>erno, sarebbe una relazione binaria sottinsieme <strong>di</strong> un prodotto cartesiano <strong>di</strong>cui (l) ij è la funzione caratteristica <strong>di</strong> l. I simboli <strong>di</strong> somma sono un modo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care l’insieme definitome<strong>di</strong>ante elencazione. Però la lettura <strong>di</strong> oggi tra<strong>di</strong>sce il senso che Peirce dà ai simboli: il relatonon è considerato come una classe perché un relativo generale è una sorta <strong>di</strong> relativo in<strong>di</strong>viduale (unacoppia or<strong>di</strong>nata) non specificata. Così non si supera un problema già presente in De Morgan, <strong>di</strong>utilizzare lo stesso simbolo per in<strong>di</strong>care la classe o l’in<strong>di</strong>viduo che sta nelle relazione. <strong>Il</strong> simbolo(l) ij è visto come una funzione proposizionale, ove gli in<strong>di</strong>ci hanno il ruolo <strong>di</strong> variabili, è quin<strong>di</strong> dapensare come “i è amante <strong>di</strong> j” che può essere vera o falsa in corrispondenza dei valori che assumonoi e j, tra gli in<strong>di</strong>vidui dell’universo del <strong>di</strong>scorso. Peirce non si accontenta <strong>di</strong> questo, ma estende aqueste funzioni le operazioni logiche, facendo così il primo esempio <strong>di</strong> calcolo proposizionale.Anzi introduce anche la quantificazione, così come la si intende oggi, a partire da un lavoro del1883, identificando la possibilità <strong>di</strong> considerare forme prenesse e chiarendo il ruolo fondamentale <strong>di</strong>‘qualche’ e <strong>di</strong> ‘tutti’I lavori che presentano questi importanti risultati sono successivi al 1879, ma è assai probabile chesiano frutto delle riflessioni dell’americano in<strong>di</strong>pendenti da Frege. Ma è anche da pensare che Fregeera allora considerato un filosofo e non si era ancora rivelato appieno il contenuto matematico dellasua opera, tanto che suoi lavori e le sue idee furono a lungo quasi ignoti ai matematici suoi contemporanei(e anche conterranei) o, se noti, valutati con poca attenzione.In realtà alcune delle idee <strong>di</strong> Frege erano implicite nel testo <strong>di</strong> Dedekind del 1888, Was sind undwas sollen <strong>di</strong> Zahlen? che era influenzato d<strong>alla</strong> posizione logicista <strong>di</strong> Frege, testo che Peirce conosceva.E contro l’interpretazione logicista della Logica, l’americano prende netta posizione. Questorifiuto da parte <strong>di</strong> Peirce che forse, professionalmente, doveva essere più sensibile alle idee filosoficheche tale approccio sottintende, furono invece da lui non accettate, dato che egli riteneva <strong>logica</strong> ematematica come una sorta <strong>di</strong> ricerca strutturale sul simbolismo. La possibile analisi e revisione criticadella matematica me<strong>di</strong>ante la <strong>logica</strong>, secondo l’americano, non fa assumere a questa un ruolofondante della matematica stessa, considerando, <strong>di</strong> fatto, la <strong>logica</strong> come parte della matematica (retaggiobooleano).135


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>Peirce ha poi un netto atteggiamento contro lo psicologismo che allora era sostenuto dai più famosilogici, e anche da Schröder ed in generale d<strong>alla</strong> <strong>logica</strong> europea, allora assai lontana d<strong>alla</strong> tesi <strong>di</strong>Bolzano che la <strong>logica</strong> ha una natura oggettiva che ha per oggetto la verità in sé e le proposizioni insé, cioè rivolta all’oggetto del pensiero e non alle modalità del pensiero.Peirce ha avuto il ruolo <strong>di</strong> anticipatore <strong>di</strong> molti temi e ricerche che saranno sviluppate nella Logicamatematica del XX secolo. La scarsa produzione pubblicata da lui in vita non ha certo <strong>contributo</strong> ametterne in luce le sue doti <strong>di</strong> pensatore, e per questo è più famoso al grande pubblico come filosofoche come matematico.<strong>4.</strong>3.<strong>4.</strong>2. Schröder. Fu professore a Karlsruhe dal 1876 al 1902 e sicuramente ha dato un importante<strong>contributo</strong> all’Algebra della Logica. Nella prima opera pubblicata nel 1877 su temi <strong>di</strong> <strong>logica</strong>, adottala posizione <strong>di</strong> Jevons riguardo <strong>alla</strong> considerazione della <strong>di</strong>sgiunzione non esclusiva identificandol’importante (meta)legge <strong>di</strong> dualità (termine usato in senso <strong>di</strong>verso da Jevons) che permette <strong>di</strong>scambiare somma <strong>logica</strong> (inclusiva) e prodotto logico, 1 e 0, ‘raddoppiando’ in questo modo i teoremi.Già in questa prima opera compaiono tutti i connotati della Algebra della Logica come è intesaoggi, anche se la presentazioni più rifinita compare nei tre volumi delle Vorlesungen über <strong>di</strong>e Algebrader Logik (exacte Logik) pubblicati tra il 1890 e il 1905, quin<strong>di</strong> in parte postumi, destino cheebbe il secondo tomo della seconda parte, uscito nel 1905. Anche altre opere <strong>di</strong> Schröder sono statepubblicate nel 1910.La sistemazione della Algebra della Logica, dovuta all’autore tedesco, oggi non appare più moltointeressante, ma si tenga conto che ha costituito un punto <strong>di</strong> riferimento per la ricerca <strong>di</strong> molti altrilogici che si sono formati sui suoi testi. Sono più interessanti le motivazioni e le concezioni <strong>di</strong> fondoche traspaiono dagli scritti, e che giungono a giustificare un’opera così complessa e completa.Per Schröder la <strong>logica</strong> è un’indagine sulle «regole seguendo le quali si ricerca la conoscenzadella verità», ma in questo modo, visto che la conoscenza è un atto delpensiero, oggetto della <strong>logica</strong> è «il pensiero in quanto ha come suo fine ultimo il conoscere».Sono questi, appunto gli aspetti psicologistici che non trovavanod’accordo Peirce, e che il matematico tedesco deriva dal filosofo Sigwart.L’ideale <strong>di</strong> Schröder, che ispira la sua opera, è quello <strong>di</strong>:Cristoph von Sigwart(1830 – 1904)«portare <strong>alla</strong> coscienza le leggi del pensiero consequenzialmente corretto, <strong>di</strong> dar loroun’espressione generale che sia la più semplice possibile, <strong>di</strong> ridurle al minor numero <strong>di</strong> principi o assiomi e, soprattutto,<strong>di</strong> improntare tale pensiero ad una consapevole abilità» (da Mangione e Bozzi, 1993).Egli ritiene i tempi ormai maturi per una sistemazione migliore e perfezionata dell’intera Algebradella Logica, raccogliendo i risultati venutisi a stabilire dopo la pubblicazione delle opere <strong>di</strong> <strong>Boole</strong>.Con questo non ritiene che la materia sia una <strong>di</strong>sciplina ormai completamente ‘sfruttata’ e chiusa in136


C. Marchini – Appunti delle lezioni <strong>di</strong> Fondamenti della Matematica Anno Accademico 2009/2010sé, anzi prospetta per essa uno sviluppo ulteriore illimitato. Progetta <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere e commentare tuttii lavori usciti sull’argomento, allo scopo <strong>di</strong> preparare il terreno per gli ulteriori sviluppi, <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>ceva.Così le Vorlesungen <strong>di</strong>vengono essenziali come punto <strong>di</strong> riferimento sui quanto già fatto, main esse compaiono notevoli contributi tecnici, importanti e chiarificanti osservazioni delle opere <strong>di</strong>chi l’ha preceduto con una visione corretta della loro importanza.Alcuni commentatori hanno suggerito che questa esigenza <strong>di</strong> completezza ha, <strong>di</strong> fatto, fatto perderea Schröder l’occasione <strong>di</strong> una visione critica generale della <strong>logica</strong> del suo tempo, come mostra ilsuo atteggiamento nei confronti <strong>di</strong> Frege.<strong>Il</strong> punto <strong>di</strong> partenza dell’opera del matematico tedesco è il calcolo delle classi, quin<strong>di</strong> si muove inambito estensionale, ad esso tuttavia viene ricondotto l’aspetto intensionale considerando proposizionicon l’aggiunta <strong>di</strong> un postulato <strong>di</strong> bivalenza: «se x ≠ 1, allora x = 0 e se x ≠ 0, allora x = 1».Ma così facendo egli considera esclusivamente l’algebra <strong>di</strong> <strong>Boole</strong> 2, vincolando l’universo a conteneresolo due elementi. Può così introdurre in modo sistematico le tavole <strong>di</strong> verità per la valutazionedelle formule proposizionali.<strong>Il</strong> calcolo delle classi viene da lui chiamato “calcolo identico” per cui parla <strong>di</strong> somma e prodotto i-dentici e non <strong>di</strong> somma e prodotto logici, ciò perché per lui il calcolo delle classi è una sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplinaausiliaria, puramente matematica, che precede la <strong>logica</strong>.Anche se riprende da <strong>Boole</strong> numerosi concetti, si mette al riparo dai punti deboli che abbiamo evidenziatonell’opera dell’autore inglese, ad esempio le operazioni inverse e la non interpretabilità deisingoli passaggi. Gli aspetti più innovativi sono dati dall’introduzione della classe vuota, vista comeuna classe e non solo come etichetta del ‘Niente’, assume l’inclusione (che chiama “sussunzione”)come relazione fondamentale, usa costantemente la legge <strong>di</strong> dualità e si avvale <strong>di</strong> una esposizionedettagliata, minuziosa e precisa. Egualmente la lettura delle Vorlesungen non è agevole perl’intricata rete <strong>di</strong> considerazioni tecniche con altre intuitive e <strong>di</strong> carattere informale, presentate assiemein modo inestricabile. Un esempio <strong>di</strong> questo tipo è la <strong>di</strong>scussione fatta da Schröder sul concetto<strong>di</strong> universo del <strong>di</strong>scorso come presentato da <strong>Boole</strong>. Di essa mostra che può condurre a contrad<strong>di</strong>zioni(anticipando in tal modo i paradossi matematici) e nella sua analisi presentatemi che saranno ripresi da Russell nella formulazione della teoria dei tipi, inquanto propone una sorta <strong>di</strong> gerarchia dell’universo del <strong>di</strong>scorso. Altra importante<strong>di</strong>stinzione (che verrà ripresentata da Cantor ) è la <strong>di</strong>stinzione tra molteplicità coerentie incoerenti. Questi aspetti sono stati introdotti da Schröder in modo del tuttoin<strong>di</strong>pendente dalle antinomie della teoria <strong>degli</strong> insiemi.Georg Cantor(1845 – 1918)137


<strong>Capitolo</strong> 4<strong>Il</strong> <strong>contributo</strong> <strong>Boole</strong> <strong>alla</strong> <strong>logica</strong>Per quanto riguarda la <strong>logica</strong> delle relazione Schröder esplicitamente si rifà a Peirce, ma la materiaviene presentata dal tedesco con la sistematicità che gli è propria e con la completezza che non sipuò riscontrare nell’americano.<strong>Il</strong> terzo volume delle Vorlesungen è stato il punto <strong>di</strong> riferimento per tutti i logici, come simbolismoAlfred North Withehead(1861 – 1947)e come concetti per una decina <strong>di</strong> anni, fino <strong>alla</strong> pubblicazione dei PrincipiaMatematica <strong>di</strong> Russell e Whitehead.Sono da notare due punti importanti: Schröder presenta una applicazionedella teoria delle relazioni alle ‘catene’ <strong>di</strong> Dedekind ed al processo <strong>di</strong> inferenzaper induzione matematica ad esse associato, ma il tentativo risulta abbastanzacomplicato e poco chiaro senza alcun vantaggio rispetto <strong>alla</strong> trattazioneme<strong>di</strong>ante ricursione.Un secondo esempio, più rilevante, è il tentativo <strong>di</strong> stabilire la vali<strong>di</strong>tà ‘assoluta’ (in<strong>di</strong>pendente daldominio <strong>di</strong> interpretazione) <strong>di</strong> una formula, ciò me<strong>di</strong>ante un opportuno proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> decisione.Ed anche se pure questo tentativo non ha avuto successo, è stato poi ripreso da altri logici. Nel 1907Leopold Löwenheim(1878 – 1957)Alvin Korselt <strong>di</strong>mostra che la congettura che esista una siffatta procedura <strong>di</strong>decisione, è non applicabile a classi <strong>di</strong> formule, ma è proprio a partire da questorisultato negativo che Löwenheim <strong>di</strong>mostra nel 1915 in Über Möglichkeitenim Relativkalkül il primo teorema limitativo della Logica moderna.L’opera sistematica <strong>di</strong> Schröder ha mostrato in modo inconfutabile che lacomplessità della trattazione algebrica non era seguita da un approfon<strong>di</strong>mento<strong>di</strong> contenuti nella Logica e nella sua interpretazione filosofica. C’era dunquebisogno <strong>di</strong> lasciare questa via ed inoltre, invece <strong>di</strong> appropriarsi <strong>di</strong> vari ‘frammenti’ <strong>di</strong> sistemi filosoficiprecostituiti, bisognava affrontare il simbolismo che sembrava reggere tutta l’impalcatura della<strong>logica</strong>. Da un punto <strong>di</strong> vista filosofico <strong>di</strong>verso. Si può <strong>di</strong>re che ciò fu compiuto da Peirce e se la <strong>di</strong>sorganicitàdelle sue proposte poteva sembrare, <strong>alla</strong> fine del XIX secolo una pecca nei confronti dellaproposta elaborata da Schröder, poi si è potuto apprezzare che la ricchezza dei contenuti ( e nondelle tecniche) era a favore dell’americano. Uguale paragone può essere fatto sostituendo al posto <strong>di</strong>Peirce, Frege, perché anche il filosofo ha contribuito maggiormente allo sviluppo della Logica.Ma l’Algebra della Logica, sviluppatasi fino <strong>alla</strong> sua sistemazione nelle Vorlesungen, assiemeall’impostazione logicista è stata poi il motore primo per la nascita, negli anni ’30 del XX secolo,della Logica algebrica, cui si deve la teoria dei reticoli, e <strong>di</strong> qui, filtri e ideali, strumenti poi applicatoin vari campi della Matematica, l’Algebra universale ed una parte consistente della Metamatematica.138

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