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Le «macchie brune» del nocciolo nel Viterbese - Atlas Plant ...

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IF06-pag. 48-51-Scortichini 6-05-2003 13:06 Pagina 48<br />

48<br />

icerca Fruttiferi<br />

<strong>Le</strong> <strong>«macchie</strong> <strong>brune»</strong> <strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong><br />

<strong>nel</strong> <strong>Viterbese</strong>: indagine<br />

sulla microflora batterica<br />

non anaerobica associata<br />

Marco Scortichini* - Paola Di Prospero - Maria Pia Rossi<br />

RIASSUNTO<br />

Nel corso di sopralluoghi effettuati <strong>nel</strong> periodo<br />

1999-2001 in aziende corilicole situate nei colli<br />

Cimini (VT), è stato possibile osservare il fenomeno<br />

<strong>del</strong>le “macchie brune” a carico <strong>del</strong> tronco e<br />

<strong>del</strong>le branche principali. Mensilmente sono stati<br />

effettuati prelievi dai tessuti interessati dall’alterazione<br />

al fine di isolare, possibilmente identificare<br />

la microflora batterica non strettamente anaerobica<br />

e verificarne l’eventuale ruolo patogenetico.<br />

Pantoea agglomerans è stata la specie maggiormente<br />

rinvenuta durante tutte le stagioni.<br />

Bacillus sp. è stato rinvenuto frequentemente associato<br />

agli essudati acquosi fuoriuscenti dalle<br />

“macchie brune” in primavera. Altre due specie<br />

rinvenute occasionalmente, non sono state identificate.<br />

Tutte le tipologie batteriche ottenute sembrano<br />

non rivestire alcun ruolo patogenetico e<br />

due anni dopo la comparsa <strong>del</strong>le “macchie brune”,<br />

le piante hanno cicatrizzato i tessuti interessati<br />

dall’alterazione. <strong>Le</strong> piante colpite non sono<br />

mai avvizzite nei tre anni di osservazioni. Questo<br />

studio conferma quanto osservato in precedenza<br />

in Piemonte circa la natura abiotica <strong>del</strong> fenomeno.<br />

PAROLE CHIAVE:<br />

Nocciola, fattori abiotici, patogenicità, Pantoea,<br />

Bacillus.<br />

SUMMARY<br />

The “brown spot” of hazelnut: investigation on the<br />

non anaerobic bacterial microflora.<br />

During surveys carried out on 1999-2001 in the<br />

province of Viterbo (Latium, central Italy), it has<br />

been possible to observe the so called “brown<br />

spots” along the branches and trunk of hazelnut<br />

trees. In order to isolate, possibly identify and to<br />

ascertain the pathogenic role of non anaerobic<br />

bacterial microflora, samples from symptomatic<br />

trees were taken monthly. Pantoea agglomerans<br />

was the species more frequently recovered in all<br />

seasons. In addition, Bacillus sp. was frequently<br />

Istituto Sperimentale per la Frutticoltura,<br />

Roma<br />

* L’autore è nei ruoli <strong>del</strong>l’Istituto Sperimentale<br />

per la Patologia Vegetale di Roma,<br />

temporaneamente distaccato presso l’ISF<br />

found associated with bacterial exudates oozing<br />

out the spots during spring. Two other species occasionally<br />

found, have not been identified. However,<br />

all isolates representing all the non anaerobic<br />

bacterial microflora associated with the<br />

“brown spots” do not show pathogenicity. Moreover,<br />

two years after the appearance of “brown<br />

spots”, most of the trees healed the tissues. All<br />

tree showing this syndrome resulted alive over<br />

the three years. This study confirms previous investigations<br />

carried out in Piedmont pointing out<br />

the “brown spots” as an abiotic syndrome.<br />

KEY WORDS:<br />

Hazelnut, abiotic factors, pathogenicity, Pantoea,<br />

Bacillus.<br />

Introduzione<br />

L’alterazione <strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong> (Corylus<br />

avellana L.) denominata “macchie<br />

brune”, fu segnalata per la prima<br />

volta in Piemonte <strong>nel</strong> 1971 (Pesante,<br />

1973). Negli anni successivi, il fenomeno<br />

si estese (Gianetti et al., 1983)<br />

e, in annate particolari, come quelle<br />

dei primi anni ottanta e <strong>nel</strong> 1991, fu<br />

riscontrata su numerosi ettari <strong>del</strong><br />

comprensorio corilicolo <strong>del</strong>le Langhe<br />

(Scapin et al., 1994). La cultivar<br />

maggiormente interessata dall’alterazione<br />

fu la Tonda Gentile <strong>del</strong>le Langhe.<br />

Durante i sopralluoghi effettuati<br />

<strong>nel</strong> corso degli ultimi anni al fine di<br />

verificare l’estensione <strong>del</strong>la “moria”<br />

<strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong> causata da Pseudomonas<br />

avellanae (Psallidas) Janse et al.<br />

(Scortichini et al., 2002), sono stati<br />

notati, in provincia di Viterbo, sulle<br />

cultivar Tonda Gentile Romana e<br />

Nocchione, sintomi simili a quelli<br />

descritti per le “macchie brune” in<br />

Piemonte.<br />

<strong>Le</strong> alterazioni interessano prevalentemente<br />

le branche principali e/o<br />

il tronco. Ad uno stadio iniziale, le<br />

“macchie brune” si rendono evidenti<br />

come piccole aree superficiali di colore<br />

bruno scuro interessanti il tessuto<br />

corticale. Successivamente, le<br />

macchie ingrandiscono ed assumono<br />

una forma tendenzialmente circolare,<br />

dal diametro variabile tra i 2-3 e i 7-<br />

8 cm. In alcuni casi, le macchie possono<br />

confluire interessando porzioni<br />

ampie <strong>del</strong>la corteccia. Soprattutto in<br />

primavera, ma talvolta anche in estate<br />

e in autunno, si assiste alla fuoriuscita<br />

di essudati acquosi. Asportando<br />

la corteccia, si evidenziano imbrunimenti<br />

dei tessuti sottostanti che, solitamente,<br />

interessano aree sottocorticali<br />

più estese di quelle evidenziate<br />

dalle macchie. L’anno successivo, la<br />

corteccia inizia a screpolarsi, diminuisce<br />

l’emissione di essudato, e,<br />

<strong>nel</strong>la maggior parte dei casi, dopo 1-<br />

2 anni, la pianta finisce col rimarginare<br />

l’area. In tutto il periodo che va<br />

dalla comparsa <strong>del</strong>le macchie alla cicatrizzazione,<br />

generalmente, la parte<br />

aerea non manifesta sindromi patologiche<br />

evidenti (avvizzimenti fogliari<br />

o dei rami). Ad un esame superficiale,<br />

il fenomeno <strong>del</strong>le “macchie brune”<br />

può essere confuso con la “moria”<br />

da P. avellanae.<br />

Al fine di verificare se la microflora<br />

batterica non strettamente anaero-<br />

INFORMATORE FITOPATOLOGICO 6 / 2003


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bica fosse responsabile <strong>del</strong>le “macchie<br />

brune” <strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong>, sono stati<br />

effettuati studi volti ad isolare, identificare<br />

e chiarire l’eventuale ruolo<br />

patogenico <strong>del</strong>le specie batteriche aerobiche<br />

o facoltativamente anaerobiche<br />

associate. Il presente lavoro ne<br />

riassume i risultati.<br />

Materiali e metodi<br />

Isolamenti<br />

Dall’autunno 1999 alla primavera<br />

2001, porzioni di tessuto corticale e<br />

sottocorticale ottenute dai margini<br />

<strong>del</strong>le macchie, sono state prelevate in<br />

modo sterile, mensilmente, da alberi<br />

di <strong>nocciolo</strong> in piena produzione <strong>del</strong>le<br />

cultivar Tonda Gentile Romana e<br />

Nocchione, situati nei comuni di Capranica<br />

e Vetralla (VT), mostranti i<br />

sintomi iniziali <strong>del</strong>l’alterazione sopra<br />

descritta. Frammenti di tessuto sono<br />

stati macerati in mortai sterili contenenti<br />

alcuni ml di soluzione fisiologica<br />

(0,85% di NaCl in acqua distillata)<br />

sterile (SFS). Sono state allestite anche<br />

diluizioni decimali in tubo. Dopo<br />

alcuni minuti, aliquote di 0,1 ml <strong>del</strong>le<br />

sospensioni sono state piastrate sui<br />

seguenti substrati: agar nutritivo<br />

(NA), agar nutritivo aggiunto <strong>del</strong> 5%<br />

di saccarosio (ANS) e substrato B di<br />

King et al. (KB). <strong>Le</strong> piastre venivano<br />

incubate a 25-27 °C per 2-4 giorni.<br />

Ad ogni isolamento venivano prelevate<br />

le colonie rappresentative di tutti<br />

i tipi morfologici individuati. <strong>Le</strong><br />

colonie venivano strisciate in purezza<br />

su AN per effettuare i successivi saggi.<br />

Saggi biochimici e nutrizionali<br />

Con gli isolati batterici ritenuti<br />

rappresentativi dei vari isolamenti,<br />

sono stati effettuati saggi biochimici<br />

e nutrizionali di cui alla tabella 1,<br />

volti alla loro identificazione secondo<br />

le metodologie descritte da <strong>Le</strong>lliott<br />

e Stead (1987).<br />

Confronto dei profili proteici<br />

Al fine di confermare l’identità<br />

<strong>del</strong>le specie batteriche più frequentemente<br />

riscontrate, sono state estratte<br />

le proteine solubili totali degli isolati.<br />

Dopo corsa elettroforetica mono-<br />

Tab. 1 - Saggi biochimici e nutrizionali effettuati con gli isolati <strong>del</strong>le diverse tipologie<br />

(A,B,C e D), ottenuti dalle “macchie brune” <strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong> <strong>nel</strong> <strong>Viterbese</strong>.<br />

A B C D<br />

Reazione di Gram - + - -<br />

Presenza di ossidasi - - - +<br />

Presenza di catalasi + + + +<br />

Ipersensibilità in tabacco - - - -<br />

Marciume <strong>del</strong>la patata - - - -<br />

Pigmenti gialli su AN + - -<br />

Pigmenti aranciati su AN - - - +<br />

Riduzione dei nitr + + - -<br />

Idrolisi <strong>del</strong>l’amido - + + -<br />

Liquefazione <strong>del</strong>la gelatina + + - -<br />

Tolleranza al 7% di NaCl - + - -<br />

Crescita a 37°C + + - -<br />

Sopravvivenza a 80°C - + - -<br />

Utilizzazione di:- citrato + + + -<br />

- malonato + + - -<br />

Produzione di acidità da:- glicerolo - + + +<br />

- cellobiosio + + + -<br />

- maltosio + + - -<br />

- melibiosio - - - -<br />

- salicina<br />

AN: agar nutritivo.<br />

- - - -<br />

Fruttiferi<br />

dimensionale (SDS-PAGE), i profili<br />

sono stati confrontati con quelli di alcuni<br />

ceppi di riferimento di Pantoea<br />

agglomerans (Beijerinck) Gavini et<br />

al. (Sinonimi: Erwinia herbicola<br />

(Lohins) Dye; Enterobacter agglomerans<br />

(Beijerinck) Ewing e Fife)<br />

PD 525, Pectobacterium carotovorum<br />

subsp carotovorum (Jones) Hauben<br />

et al. (sinonimo: Erwinia carotovora<br />

subsp. carotovora (Jones) Bergey<br />

et al.) PD 1769, Brenneria nigrifluens<br />

(Wilson et al.) Hauben et al.<br />

(Sinonimo: Erwinia nigrifluens, Wilson<br />

et al.) PD 968 e Bacillus subtilis<br />

(Ehrenberg) Cohn NCPPB 1246.<br />

Prove di patogenicità<br />

Al fine di verificare l’eventuale patogenicità<br />

degli isolati di ognuna <strong>del</strong>le<br />

quattro tipologie, sono state effettuate<br />

inoculazioni artificiali su piante<br />

di <strong>nocciolo</strong> cv. Tonda Gentile Romana<br />

e Nocchione di 4 anni, allevate in<br />

vaso. A tale scopo, le colture batteriche<br />

(tre isolati per ogni tipologia),<br />

accresciutesi per 48 ore su AN, sono<br />

state sospese in SFS fino a raggiungere<br />

una concentrazione corrispondente<br />

a 1-2 x 10 7 u.f.c./ml. Sono state<br />

adottate due tecniche di inoculazione.<br />

In un caso, con un bisturi sterile<br />

sono state praticate ferite longitudinali<br />

di circa 1 cm lungo la parte basale<br />

<strong>del</strong> tronco e immediatamente dopo,<br />

sono state deposte su di esse alcune<br />

gocce <strong>del</strong>la sospensione batterica;<br />

<strong>nel</strong> secondo, con il bisturi sterile<br />

sono stati sollevati di alcuni millimetri<br />

i tessuti corticali e gocce <strong>del</strong>la sospensione<br />

sono state deposte al disotto<br />

<strong>del</strong> taglio. Per ogni isolato sono<br />

state inoculate quattro piante per cultivar.<br />

Piante controllo sono state inoculate<br />

seguendo le stesse modalità<br />

con sola SFS. I reisolamenti sono stati<br />

effettuati a partire da sei mesi dopo<br />

l’inoculazione con le modalità descritte<br />

in precedenza.<br />

Risultati<br />

Isolamenti<br />

Colonie batteriche sono state isolate<br />

in tutti i mesi <strong>del</strong>l’anno su AN,<br />

ANS e KB, tuttavia, non sono mai<br />

state rinvenute colonie fluorescenti<br />

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50<br />

icerca<br />

a b<br />

c d<br />

Fig. 1 - Evoluzione <strong>del</strong>le “macchie brune” sul tronco di <strong>nocciolo</strong>. (<strong>Le</strong> foto si riferiscono ad<br />

uno stesso albero.) a) Comparsa <strong>del</strong>le “macchie brune” a fine estate-autunno. b)<br />

Fuoriuscita di essudati acquosi <strong>nel</strong>la primavera successiva. c) In autunno, inizio <strong>del</strong>la<br />

cicatrizzazione dei tessuti interessati dall’alterazione. d) Due anni dopo la comparsa dei<br />

primi sintomi, l’albero ha completamente cicatrizzato l’area interessata.<br />

su KB. Colonie circolari, a margine<br />

intero, di colore giallo chiaro su AN<br />

(tipologia A), sono risultate quelle<br />

rinvenute con maggiore frequenza,<br />

soprattutto come numerosità <strong>nel</strong>le<br />

singole piastre di isolamento. Colonie<br />

di questa tipologia sono state ottenute<br />

ad ogni isolamento. Soprattutto<br />

nei mesi primaverili (aprile-giugno),<br />

sono state rinvenute anche co-<br />

lonie di colore bianco-crema su AN<br />

(tipologia B), non elevate, a margine<br />

ondulato e irregolare. Inoltre, sono<br />

state ottenute colonie circolari, di<br />

colore bianco crema, a margine intero<br />

su AN (tipologia C) nonché colonie<br />

di colore giallo intenso e aranciato,<br />

circolari, a margine intero su AN<br />

(tipologia D). Queste ultime due tipologie,<br />

sono state rinvenute occasionalmente<br />

<strong>nel</strong> corso degli isolamenti<br />

effettuati. Ad ogni isolamento,<br />

colonie rappresentative <strong>del</strong>le morfologie<br />

osservate sono state selezionate<br />

e conservate in purezza per l’effettuazione<br />

dei saggi biochimici e le<br />

prove di patogenicità. Per ogni tipologia<br />

sono stati prescelti cinque isolati.<br />

Saggi biochimici e nutrizionali<br />

I risultati dei saggi biochimici e<br />

nutrizionali per le tipologie <strong>del</strong>le colonie<br />

batteriche rinvenute, sono riportati<br />

in tabella 1. Gli isolati <strong>del</strong>la<br />

tipologia A hanno mostrato notevole<br />

similitudine con P. agglomerans<br />

mentre quelli appartenenti alla tipologia<br />

B sono da ritenere appartenenti<br />

al gruppo di Bacillus spp. Di incerta<br />

collocazione sono gli isolati<br />

<strong>del</strong>le tipologie C e D e la loro identificazione<br />

necessita di ulteriori saggi.<br />

Confronto dei profili proteici<br />

Il confronto dei profili proteici, effettuato<br />

dopo corsa elettroforetica<br />

monodimensionale, ha evidenziato<br />

una notevole similarità tra P. agglomerans<br />

PD 525 e gli isolati appartenenti<br />

alla tipologia A e tra B. subtilis<br />

e gli isolati <strong>del</strong>la tipologia B. <strong>Le</strong> altre<br />

tipologie batteriche, si discostavano<br />

notevolmente dai profili di P. agglomerans,<br />

P. carotovorum, B. nigrifluens<br />

e B. subtilis. Sulla base dei<br />

saggi biochimici e nutrizionali nonché<br />

dal confronto dei profili proteici,<br />

si ha motivo di ritenere che gli isolati<br />

<strong>del</strong>la tipologia A appartengano a<br />

Pantoea agglomerans mentre quelli<br />

<strong>del</strong>la tipologia B a Bacillus sp. Per<br />

gli isolati <strong>del</strong>le tipologie C e D sono<br />

in corso ulteriori saggi identificativi<br />

al fine di arrivare ad una corretta<br />

identificazione.<br />

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Prove di patogenicità<br />

Nessuno degli isolati appartenenti<br />

alle quattro tipologie ha riprodotto,<br />

anche parzialmente, sintomi assimilabili<br />

alle “macchie brune”. Infatti,<br />

anche dopo sei mesi dalle inoculazioni<br />

non sono mai stati osservati sintomi<br />

apprezzabili né presenza di essudati<br />

e/o progressione di infezioni. Si<br />

esclude, pertanto, il coinvolgimento<br />

diretto degli isolati oggetto <strong>del</strong> presente<br />

studio alle “macchie brune”.<br />

Conclusioni<br />

<strong>Le</strong> indagini effettuate hanno consentito<br />

di accertare una frequente associazione<br />

di alcune specie batteriche<br />

aerobiche o facoltativamente<br />

anaerobiche al fenomeno <strong>del</strong>le “macchie<br />

brune” <strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong> <strong>nel</strong> <strong>Viterbese</strong>.<br />

Anche in Piemonte, Gianetti et al.<br />

(1983) trovarono “ripetutamente, in<br />

stagioni diverse”, due specie batteriche<br />

bastoncellari, Gram-negative associate<br />

ai tessuti legnosi interessati<br />

dal fenomeno, anche se studi successivi<br />

consentirono di escludere la responsabilità<br />

di agenti patogeni <strong>nel</strong> fenomeno<br />

<strong>del</strong>le “macchie brune” in<br />

Piemonte (Scapin et al., 1994). P. agglomerans<br />

è risultata la specie maggiormente<br />

presente sia durante la stagione<br />

vegetativa sia durante il riposo<br />

invernale. Tuttavia, il suo ruolo patogenetico<br />

è risultato nullo. Questa<br />

specie si trova frequentemente associata<br />

ai tessuti vegetali (Coplin e Kado,<br />

2001). In Italia, è stata rinvenuta<br />

in tessuti legnosi di cerri (Quercus<br />

cerris L.) deperienti <strong>del</strong>l’Italia centrale<br />

(Scortichini et al., 1993). Alcuni<br />

ceppi di P. agglomerans, inoltre,<br />

sono utilizzati <strong>nel</strong>la lotta biologica<br />

contro Erwinia amylovora (Burrill)<br />

Winslow et al. Bacillus spp. sono altri<br />

colonizzatori <strong>del</strong>le “macchie brune”<br />

<strong>nel</strong> <strong>Viterbese</strong>, sia pure in minor<br />

misura <strong>del</strong>la specie precedente. Anche<br />

in questo caso esse non rivestono<br />

un ruolo patogenetico primario. È interessante<br />

far notare che B. cereus fu<br />

isolato in primavera da essudati fuoriuscenti<br />

da alberi di cerro deperienti<br />

(Scortichini e Stead, 1993). Alcuni<br />

isolati rimangono da identificare a livello<br />

di specie e, al pari <strong>del</strong>le altre,<br />

non sembrano essere responsabili<br />

<strong>del</strong>le “macchie brune”. Lo studio effettuato<br />

ha anche consentito di escludere<br />

la presenza di pseudomonadi<br />

fluorescenti fitopatogene associate<br />

alle “macchie brune” <strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong>.<br />

Infatti, non sono mai stati isolati né P.<br />

avellanae né P. syringae pv. syringae<br />

van Hall. Studi per verificare l’eventuale<br />

presenza di specie batteriche<br />

strettamente anaerobiche associate<br />

alle “macchie brune” verranno intrapresi<br />

in futuro.<br />

Per quanto riguarda l’insorgenza<br />

<strong>del</strong>le “macchie brune” <strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong>,<br />

il presente studio conferma gli studi e<br />

le ipotesi avanzate da Gianetti et al.<br />

(1983) e Scapin et al. (1994) sul ruolo<br />

dei fattori abiotici quali fattori predisponenti<br />

l’alterazione. Nelle aree<br />

<strong>del</strong> <strong>Viterbese</strong> oggetto <strong>del</strong>lo studio,<br />

sono frequenti gelate primaverili<br />

nonché periodi siccitosi estivi, a volte<br />

molto prolungati che potrebbero<br />

interferire con il metabolismo <strong>del</strong>l’albero.<br />

È stato, infatti, osservato<br />

<strong>nel</strong>le Langhe (Scapin et al., 1994) e<br />

in alcune aree <strong>del</strong> <strong>Viterbese</strong> che le<br />

“macchie brune” non compaiono negli<br />

impianti che praticano l’irrigazione.<br />

Una simile osservazione è stata<br />

fatta anche per le “macchie brune”<br />

<strong>del</strong> pioppo (Anselmi, 1979). Potrebbe,<br />

quindi, esistere uno stretto legame<br />

tra annate particolarmente asciutte<br />

ed insorgenza <strong>del</strong> fenomeno. Anche<br />

uno stato di sofferenza <strong>del</strong>l’albero<br />

legato a svariate cause (distanza<br />

d’impianto ridotta, suolo compatto,<br />

notevole età <strong>del</strong>la pianta) può rendere<br />

l’alterazione più estesa (Scapin et<br />

al., 1994). Nei casi da noi osservati,<br />

in effetti, è stato interessante rilevare<br />

come, alla rimozione di alcune piante<br />

limitrofe, le “macchie brune” siano<br />

state circoscritte dall’albero che, in<br />

circa due anni, ha cicatrizzato completamente<br />

la parte interessata dall’alterazione.<br />

In precedenza (Aloj et al., 1987), i<br />

sintomi peculiari <strong>del</strong>le “macchie brune”<br />

sono stati descritti e menzionati<br />

tra quelli caratterizzanti la “moria”<br />

<strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong> <strong>nel</strong> <strong>Viterbese</strong>. Tuttavia,<br />

negli alberi colpiti da “moria” si possono<br />

osservare cancri longitudinali e<br />

aree corticali più o meno depresse<br />

causati da P. avellanae. Inoltre, le<br />

Fruttiferi<br />

piante colpite dal cancro batterico<br />

muoiono o avvizziscono parzialmente<br />

mentre gli alberi mostranti solo<br />

“macchie brune” continuano a vegetare<br />

e produrre. È evidente che si tratta<br />

di due quadri sintomatologici ben<br />

distinti a cui sono associate microflore<br />

batteriche diverse.<br />

Ringraziamenti<br />

Lavoro svolto <strong>nel</strong>l’ambito di una borsa di studio <strong>del</strong><br />

Consiglio Nazionale <strong>del</strong>le Ricerche-Comitato Scienze<br />

Agrarie 201.0635/21.06.15: “<strong>Le</strong> batteriosi <strong>del</strong> noce<br />

e <strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong>”.<br />

LAVORI CITATI<br />

Aloj B., Bartoletti F., Caporossi V., D’Errico<br />

F.P., Di Dato F., Grande C., Olmi M., Paparatti<br />

B., Tombesi A., Varvaro L. (1987) -<br />

Una “moria” <strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong> di natura ignota<br />

<strong>nel</strong> <strong>Viterbese</strong>. L’Informatore Agrario, 43<br />

(26), 55-57.<br />

Anselmi N., Govi G. (1996) - Patologia <strong>del</strong> legname.<br />

Edagricole, Bologna, pp. 397.<br />

Coplin D.L., Kado C. (2001) - Pantoea. In:<br />

<strong>Plant</strong> Pathogenic Bacteria, 3 a ed.: Schaad<br />

N.W., Jones J.B., Chun W. Eds., pp. 73-83.<br />

Gianetti G., Mancini G., Scapin I., Gullino G.,<br />

Vietto L. (1983) - Indagine sulla diffusione<br />

ed eziologia <strong>del</strong>le “macchie brune” <strong>del</strong><br />

<strong>nocciolo</strong> in Piemonte. Atti Convegno Internazionale<br />

sul Nocciolo, Avellino, 22-24<br />

settembre 1983, pp.109-113.<br />

<strong>Le</strong>lliott R.A., Stead D.E. (1987) - Methods for<br />

the diagnosis of bacterial diseases of<br />

plants. Methods in <strong>Plant</strong> Pathology. Vol. 2.<br />

T.F. Preece Ed. Blackwell Scientific Publications,<br />

Oxford, UK, pp. 216.<br />

Pesante A. (1973) - Patologia e terapia <strong>del</strong><br />

<strong>nocciolo</strong>.Comptes rendes des troisième<br />

journee de phytopharmacie circum-mediterranéenne,<br />

Sassari, 20-24 settembre<br />

1971, pp. 378-386.<br />

Scapin I., Cravero S., Morone C., Pinoggi G.<br />

(1994) - Recenti acquisizioni sulla eziologia<br />

<strong>del</strong>le “macchie brune” <strong>del</strong> <strong>nocciolo</strong>.<br />

Acta Horticolturae, 351, 567-574.<br />

Scortichini M., Stead D.E. (1993) - Bacterial<br />

microflora associated with exudates of declining<br />

Turkey oaks (Quercus cerris L.).<br />

Proceedings Recent advances in oak decline.<br />

Luisi N., <strong>Le</strong>rario P., Vannini A. Eds.,<br />

pp. 109-113.<br />

Scortichini M., Stead D.E., Rossi M.P. (1993)<br />

- Oak decline: aerobic bacteria associated<br />

with declining Quercus cerris L. in central<br />

Italy. European Journal of Forest Pathology,<br />

23, 120-127.<br />

Scortichini M., Marchesi U., Rossi M.P., Di<br />

Prospero P. (2002) - Bacteria associated<br />

with hazelnut (Corylus avellana L.) decline<br />

are of two groups: Pseudomonas avellanae<br />

and strains resembling P. syringae<br />

pv. syringae. Applied Environmental Microbiology,<br />

68, 476-484.<br />

INFORMATORE FITOPATOLOGICO 6 / 2003 51

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