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“L’altra infanzia”: abbandono e illegittimità nella Capitanata dell’Ottocento279il Regolamento Ministeriale relativo al mantenimento de’ proietti delle provincie, datato30 aprile 1810 5 .Il regolamento si <strong>di</strong>vide in quattro parti e conta sessantadue articoli: la primaparte, sud<strong>di</strong>visa in quattro articoli, prescrive le Disposizioni generali; la seconda,costituita da trentaquattro articoli, si intitola Della ricezione, nutrizione, ed educazionedei proietti; la terza parte, in nove articoli, si occupa Delle spese pel mantenimentode’ proietti, mentre la quarta e ultima parte, formata da quin<strong>di</strong>ci articoli, affronta laproblematica De’ fon<strong>di</strong> addetti al mantenimento dei proietti e della contabilità corrispondente.Le <strong>di</strong>sposizioni generali affidarono la “cura” dei proietti ai consigli generali degliospizi, istituiti in ciascuna provincia del Regno <strong>di</strong> Napoli. Nei comuni privi delle commissioniamministrative il compito ricadeva sul sindaco, sui parroci locali e su uncitta<strong>di</strong>no “dabbene” scelto dal decurionato, i quali, insieme, formavano la deputazionecomunale dei proietti.Al fine <strong>di</strong> rendere più agevole il lavoro, fu resa obbligatoria la tenuta <strong>di</strong> un registrogenerale dei proietti. L’atto relativo a ciascun esposto riportava il nome del bambino,la data e il luogo <strong>di</strong> nascita o <strong>di</strong> esposizione, il nome e il cognome della nutrice,la data <strong>di</strong> affidamento e i pagamenti mensili dovuti alla balia per il mantenimento.Altre due colonne prevedevano spazi per eventuali osservazioni degne <strong>di</strong> nota.La seconda parte del regolamento prescriveva l’installazione <strong>di</strong> una ruota in ognicomune del Regno, da collocare preferibilmente sulle pareti esterne degli ospizi; nelcaso in cui il comune fosse privo <strong>di</strong> strutture assistenziali, la ruota doveva essere“situata nel luogo che si giu<strong>di</strong>cherà più opportuno e più commodo”. Le spese per lacostruzione e la manutenzione gravavano sul budget municipale.Accanto alla ruota, aperta sia <strong>di</strong> giorno che <strong>di</strong> notte, vi era un campanello, con ilquale la persona che abbandonava il piccolo allertava il personale interno dell’evento.Era prevista, infatti, insieme con la ruota, la figura della “pia ricevitrice”, incaricatadella ricezione dei bambini abbandonati e stipen<strong>di</strong>ata dal comune. Particolareattenzione era destinata alla scelta della pia ricevitrice, scelta che spettava al sottintendente,sulla base <strong>di</strong> una terna proposta dalla commissione amministrativa o dalladeputazione comunale 6 . La donna, per poter adempiere all’incarico, doveva essere“pia e <strong>di</strong>screta” e possedere “la sensibilità e le virtù <strong>di</strong> una buona madre”.5Il regolamento è in P. PETITTI, Repertorio amministrativo ossia collezione <strong>di</strong> leggi, decreti,reali rescritti, ministeriali <strong>di</strong> massima, regolamenti ed istruzioni sull’amministrazione civile delRegno delle Due Sicilie, Napoli 1859, vol. I, pp. 311-326 ed anche in F. DE ROSSI, Istruzioni perl’amministrazione <strong>di</strong> beneficenza, cit., pp. 105-116.6A partire dal 1816, in virtù dell’articolo 93 del decreto reale del 12 <strong>di</strong>cembre, la scelta dellapia ricevitrice spettava esclusivamente all’intendente.Stampa: Centro Grafico S.r.l. - www.centrografi cofoggia.it

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