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unico secondo - Unison Research

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U NISON UNICO SECONDOAnalisi circuitaleGià negli “Unico” precedenti avevamo rilevatoelementi notevoli di originalità, moltidei quali neppure dichiarati nelle descrizionidei componenti presenti sul sito <strong>Unison</strong>o nella documentazione a corredo.Basti ad esempio ricordare il peculiare sistemadi polarizzazione dinamica dei finali,presente sin dalla prima generazione:un accorgimento che ad un costruttored’oltreoceano avrebbe permesso di riempirepagine intere di dépliant - tipicamentesenza spiegar nulla di concreto - e che inveceil costruttore veneto relegava in praticanel manuale di servizio. Oppure il genialesistema di sfruttamento del doppiotriodo d’ingresso, operante unicamente inAC, al punto che poteva essere collocato erimosso ad apparecchio acceso senzaprovocare sollecitazioni distruttive per ilcircuito, con il vantaggio di poter operare“in situ” la selezione delle valvole.Nella seconda generazione di “Unico” ilteam guidato da Leopoldo Rossetto si è comunquedi nuovo superato, sviluppandouno schema che di fatto non ha punti dicontatto con le strutture classiche, ormaiadottate con piccole varianti dalla stragrandemaggioranza dei costruttori, e tantocomplesso da richiedere la stesura suben 4 fogli distinti per la sola sezione dipotenza. Proprio quest’ultima vogliamodescrivere, sperando che la piccola dimensionedei simboli si renda compatibilecon la risoluzione di stampa.Come nei modelli precedenti, la componentenon a stato solido dell’amplificatoreè costituita dal circuito d’ingresso del finale(Fig. 1), realizzata anche qui con undoppio triodo ma stavolta di tipo ECC83(il vecchio montava una ECC82). Dopo unlarghissimo passa-banda di prefiltraggio,con tagli a 0.16 Hz e 7.2 MHz, il segnaleviene consegnato alla griglia del primotriodo, sul cui catodo è anche applicata lacomponente alternata della reazione uscita-ingresso.Il segnale anodico di uscitapresenterebbe un’amplificazione notevole,che viene limitata passivamente con unacoppia di resistenze tra le quali è collocatoil condensatore che accoppia il primo stadioal <strong>secondo</strong> triodo, connesso ad anodocomune. Dal catodo di quest’ultimo iniziala porzione “silicea” del finale, a partireda un primo integratore che si occupa dibilanciare le correnti che escono dal triodoe dal suo carico attivo, un pozzo di correntea transistor.A questo livello potrebbe già essere attintolo swing di tensione necessario al raggiungimentodella potenza nominale. Invece,probabilmente al fine di limitare propriol’escursione di tensione e con essa la distorsione,da qui il segnale viene applicatoin parallelo a due stadi: un buffer complementarebitransistor ed un nuovo servo-integratore.Il primo utile ad abbassare l’impedenzad’uscita (un aspetto indispensabile,visto che lo stadio seguente è a basecomune) ed il <strong>secondo</strong> ad alzare enormementeil guadagno virtuale in continua,onde abbattere il potenziale offset senzaricorrere a trimmer. Questi distinti segnalidi pilotaggio vengono applicati in puntidiversi dello stadio di amplificazione successivo(Fig. 2), che può essere visto comeuna sorta di “finale nel finale”, essendodotato di un proprio consistente guadagnoe d’un loop uscita-ingresso. Il passaggioseguente vede l’impiego di 4+4 bipolari inparallelo, che pilotano con energia i veridriver (Fig. 3) dei finali, ovvero 2+2 coppiecomplementari MJE340/MJE350 purein parallelo montati in una di nuovo originaleconfigurazione a corrente bloccata. Èsulle uscite di questi ultimi che opera il circuitodi polarizzazione dinamica (rappresentatosemplicemente come blocco funzionale),il quale si occupa anche di attivareove necessario i limitatori. Gli stadifinali (non riportati) ricorrono, come altrimodelli precedenti della stessa serie, aglihexfet IRFP240/9240, nella misura di duecoppie per canale. Si tratta di dispositividalle caratteristiche relativamente asimmetriche,come sempre capita con i finali adeffetto di campo, ma molto veloci e piuttostorobusti, tanto da tollerare picchi di correntepari al quadruplo del valore stazionario(ovvero 80 ampère di picco per ciascunfinale N e 48 ampère per il modelloP). Inoltre, ovviamente, sono privi di <strong>secondo</strong>breakdown, il che aumenta l’affidabilitàe semplifica il lavoro assegnato alleprotezioni.F. MontanucciFigura 1. Schema elettrico sezione finale di potenza, stadi d’ingresso.


U NISON UNICO SECONDOFigura 2.Schema elettricosezione finaledi potenza,stadi intermedi.Figura 3.Schema elettricosezione finaledi potenza, stadidriver e dipolarizzazione/protezione.AUDIOREVIEW n. 279 maggio 2007 63


U NISON UNICO SECONDOCinque ingressi single-ended ed uno bilanciato, possibilità di convertire uno degli sbilanciati in Phono tramite apposita schedaed uscita per i subwoofer relativi ai canali destro e sinistro: dotazione più che soddisfacente per un integrato due canali.stemi di protezione termica, che in questonuovo integrato vengono implementatitramite microprocessore. Lo stesso processoregestisce anche altre funzioni dicontrollo che in precedenza erano stateaffidate a circuiti realizzati con porte logiche,quali la temporizzazione del riscaldamentodelle valvole e la protezione deifinali dai sovraccarichi.Molte altre sono le particolarità circuitaliche rinnovano, sottolineandola, l’unicitàdi questo nuovo prodotto in perfetta continuitàcon il suo predecessore, e tra questecitiamo l’accoppiamento in continuatra stadio valvolare e successiva sezione astato solido, ad ennesima riprova dell’attenzionecon cui il progetto è stato sviluppato.Poiché un buon progetto pretendeun’oculata scelta dei componenti (che nonsignifica necessariamente impiego dei piùcostosi, bensì di quelli che nell’ambito delprogetto soddisfano al meglio i requisitiimposti allo stesso ottimizzando il rapportoprezzo/prestazioni), una parte importantedella realizzazione verte sullapresenza di integrati e semiconduttoridalle ottime caratteristiche, tra tutti gliOPA604 utilizzati nelle uscite per isubwoofer e la collaudata coppiaIRFP240/9240 degli stadi di uscita, maanche di resistori di precisione e condensatoridi ottima qualità, per non parlare diquella dei circuiti stampati che non sonosoltanto supporti per i componenti magiocano un ruolo importante, se non decisivo,nell’equilibrio del sistema.ConclusioniUn amplificatore sicuramente audiophile.Un apparecchio progettato con razionalità,mantenendo i criteri di scelta dellacomponentistica fortemente vincolati alrapporto prezzo/caratteristiche, il chesaggiamente evita di spendere per acquistarepeculiarità che poi non vengono utilizzate.Esteticamente molto semplice, conpannello frontale pulito, ma forse proprioL’ASCOLTOper questo, o forse per il contrasto chiaro/scurogiocato tra frontale e resto dellochâssis, molto attraente, si concede anchequalche piccolo lusso, come l’inserto ligneosul frontale, o la struttura in legnodel telecomando. Sulle prestazioni non c’ènulla da dire, se non che sono nettamenteconvincenti: suona e suona bene alle provedi ascolto, ed al banco di misura mostracapacità di pilotaggio che lo mettonoal sicuro da problemi di scelta dei diffusori;la realizzazione è molto curata tantonella selezione dei materiali quanto nellelavorazioni, ed il risultato è un prodottoche non mancherà di ripetere il successodel progenitore.Infine, il prezzo: 1950 euro è quanto richiestoa listino per entrare in possessodel “Secondo”. Non è una cifra bassa inassoluto, ma la qualità della realizzazionee le ottime capacità soniche dimostratesono una piena giustificazione delprezzo: valutazione, quindi, estremamentepositiva.Giancarlo CorsiData la storia del suo predecessore e delle sue molte varianti, tuttefavorevolmente accolte soprattutto all’estero, era d’uopo organizzareun ascolto approfondito e ricco, ragion per cui il “Secondo”è stato inserito in due catene differenti: di assoluto livello puristicola prima, in cui la sorgente era il lettore DP-500 di Accuphase edi diffusori prendevano le forme, abbondanti, delle due ottime Serendipityfirmate da Chario. Nel <strong>secondo</strong> caso, invece, si è trattatodi una catena più equilibrata e congruente con il segmento dimercato a cui l’integrato appartiene: abbiamo infatti utilizzato unlettore Arcam DV-139 arrivato fresco fresco in redazione, mentrela voce era quella delle piccole, ma solo dal punto di vista delledimensioni, Mentor 2 di Dali.Fatta la tara per le particolarità dei singoli componenti, una pertutte l’estensione in bassa frequenza delle due Chario, la conclusionerapida è che il nuovo integrato non si fa troppi problemi esuona in maniera eccellente in qualsiasi situazione, ovviamente riuscendoa “spremere” qualcosa in più dal materiale registratoquando gli altri componenti dell’impianto sono in grado di supportarlo.Con le grandi Chario, ad esempio, il comparto di bassa frequenzatrova un supporto formidabile e l’integrato fa scenderel’emissione dei diffusori con facilità verso le frequenze che si percepisconopiù con il corpo che con le orecchie, mantenendo notevolilivelli di pressione. È molto sottile nella definizione delle diversevoci, che restituisce con grande equilibrio tonale e dettaglio;notevoli al proposito la sottile coda delle spazzole sul piatto delcharleston o la voce del pianoforte nella prima traccia di “A RainyDay”, malinconico disco firmato Mani Padme Trio. Ma questa suaneutralità lo fa intervenire con precisione e fedeltà anche nei branipiù movimentati, con i quali escono allo scoperto anche le doti divelocità, che contribuiscono a costruire un campo sonoro pieno ebrillante, direi quasi luminoso, ma allo stesso tempo stabile. Ovviamentenon lo impensieriscono le richieste dei diffusori, alle qualisopperisce con grande naturalezza, ed il tonfo sordo del timpanooppure il più netto colpo del basso escono potenti ed efficaci daidiffusori, puliti, senza code innaturali o impastamenti. Gamma mediarifinita e nitida, ma con gli “spigoli arrotondati”, pienamentegodibile e soddisfacente tanto nei brani ricchi di strumenti, in cuile singole voci sono perfettamente discernibili, quanto nelle partidi voce solista, dove la correttezza timbrica si può apprezzare inpieno. Un ascolto che vale la pena cercare.G.C.

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