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Paola DI NICOLA - Un nuovo welfare per la famiglia che cambia - Meic

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gimento dell’ombrello protettivo del <strong>welfare</strong>.Quasi nul<strong>la</strong> è stato fatto <strong>per</strong> <strong>la</strong> disoccupazionee <strong>la</strong> sotto-occupazione giovanile, <strong>per</strong> <strong>la</strong> debolepresenza del<strong>la</strong> donna nel mercato del <strong>la</strong>voro,<strong>per</strong> <strong>la</strong> crescente povertà delle famiglie italiane,delle quali quasi il 30% – an<strong>che</strong> <strong>per</strong> effetto del<strong>la</strong>crisi <strong>che</strong> si è innescata a partire dal 2008 – nonriesce ad arrivare a fine mese e non riesce più arisparmiare. Le famiglie stanno fronteggiando <strong>la</strong>crisi attingendo a quanto messo da parte neglianni scorsi, restringendo i consumi (an<strong>che</strong> alimentari).In realtà, povertà e disuguaglianzesociali stanno crescendo di <strong>nuovo</strong>: nelle traiettoriedi vita individuale sta ridiventano importante“nascere nel<strong>la</strong> <strong>famiglia</strong> giusta”. Ovviamentetale situazione non favorisce l’integrazione el’inclusione sociale.Per uscire dal<strong>la</strong> crisi e fare ripartire il motoredelle sviluppo in Italia, non basta il mercato: illiberismo non funziona se non c’è una “manoprovvidenziale” <strong>che</strong> attiva circuiti virtuosi dicon-crescita tra ric<strong>che</strong>zza privata e ric<strong>che</strong>zzapubblica. Non basta <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>, <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> formadi redistribuzione <strong>che</strong> essa o<strong>per</strong>a è necessariamenteprivata e selettiva. Nel capitalismo delbenessere devono stare in piedi tutti e tre i pi<strong>la</strong>stri<strong>che</strong> lo hanno sostenuto e <strong>che</strong> ancora losostengono: Stato, mercato e <strong>famiglia</strong>. Il capitalismodel benessere si basa sul<strong>la</strong> società del<strong>la</strong>voro e dei <strong>la</strong>voratori. I paesi del Nord Europa<strong>che</strong> spendono di più <strong>per</strong> le politi<strong>che</strong> sociali, <strong>che</strong>hanno meno problemi di povertà, dove ledonne hanno ricominciato a fare figli, dove piùalta risulta <strong>la</strong> fiducia nelle istituzioni e quel<strong>la</strong>inter<strong>per</strong>sonale, dove comunque <strong>la</strong> <strong>famiglia</strong>,come centro di scambi di aiuti e sostegni ètutt’altro <strong>che</strong> scomparsa, sono i paesi <strong>che</strong> sipossono definire del<strong>la</strong> “piena occupazione”. Sipotrà dire <strong>che</strong> tali paesi spendono molto <strong>per</strong> lespese sociali <strong>per</strong>ché sono più ricchi, ma si potràan<strong>che</strong> dire <strong>che</strong> tali paesi sono più ricchi <strong>per</strong>chéhanno sistemi di <strong>welfare</strong> generosi ed efficienti(distinguere tra causa ed effetto non è empiricamentepossibile!). Tali paesi hanno alti livelli dicapitale sociale (<strong>che</strong> è un indicatore di qualitàdel<strong>la</strong> vita) <strong>per</strong>ché forse in tali paesi il <strong>la</strong>voro, più<strong>che</strong> una merce s<strong>cambia</strong>ta secondo <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>del<strong>la</strong> domanda e dell’offerta, è una fonte fondamentaledi integrazione sociale. Tali paesi dimostranocome il capitalismo del benessere si basasul buon funzionamento dei suoi tre pi<strong>la</strong>stricostitutivi, e <strong>che</strong> <strong>per</strong> uscire dal<strong>la</strong> crisi e rifondareil <strong>welfare</strong> ci vorrebbe una seria politica industrialee del <strong>la</strong>voro.CCoscienza293-4°2013

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