il regno di sardegna nel 1848·1849 nei carteggi ... - archiviostorico.net

www.accademiaurbense.itdi questo. Pensate a quale scopo questo infernale concistoro, se non adavvelenare il tutto, a seminare ostacoli, a creare dissensioni, insomma ainfluir sinistramente, infamemente non contro i fatti di Genova soltanto,ma contra tutto ciò che può contribuire a riforme, a miglioramenti. E tuttoquello che è utilissimo e santissimo pel bene comune della patria, vien daloro detestato come iniquo, e temuto come il primordio dell'annunziato lorodecadimento. Per buona sorte la lettera del sig. Giorgio Doria, colla copiadel ricorso che qui vi accludo, e sul quale chiedevasi l'opinione del Villamarinaonde determinare certi autorevoli sottoscrittori, era nel frattempogiunta a Torino, e veniva a proposito onde dissipare l'odiosi ed i falsirapporti. Villamarina promise di rispondere alla lettera e petizione, allacui risposta avea lo stesso Re preso parte, e che giunse giovedì; lunghissima,tutta di pugno del ministro, che puossi dividere in due parti: estero,interno. La prima, rassicurante per la politica verso l'estero; l'altra, senzarifiutare le riforme chieste, non verte che sulla opportunità; questionandodel tempo, lascia campo aperto per rispondervi vittoriosamente, il che vuolsifare. Se non si fosse ottenuto altro, s'ottenne il diritto di petizione, nonmai stato riconosciuto dal governo sardo, e così il mezzo di far sentire alRe per via diretta le intenzioni del popolo, appoggiate dalla certissima protezionedi Villamarina. Né posso a meno di tenervi parola de' fieri ed arditiliberali torinesi, fieri ed arditi in boria ed inutili millanterie, ma non infatti. All'arrivo di Doria ecc. in Torino, nessun liberale a far visita, nessunbiglietto d'invito, ma tosto che si seppe il felice risultato dell'abboccamentocol Re, tutti volevano l'amicizia dei tre genovesi, si offerse loro ungran pranzo, ma tutto, generosamente, venne rifiutato a quei prodi, che pertema di cadere in disgrazia del Re, avrebbero, senza far motto, veduti imprigionareil Doria e Balbi e Raggi, Genova tutta. Ecco i liberali piemontesi,o piuttosto i blageurs bastardi-francesi.lo passo le mie ore poche di libertà in leggere il Gesuita Moderno. Farvil'elogio di quest'opera sarebbe meno ogni mia parola.Il petulante e sofistico padre Curci tiene in pronto una risposta allibro del Gioberti, intitolato L'impostore moderno, traduzione letterale diciò che scrisse lo stesso Gioberti nel suo libro. I gesuiti in farsetto di Parigihanno anch'essi in pronto alcune risposte, e il gran filosofo le aspetta perversarvi sopra il ranno e smascherarli a dovere.Accettate questo guazzabuglio con la bontà vostra che mi fece arditoa inviarvelo. Credetemi sempre, e di fretta. L'amico vostro aff.mo90Federico Alberti