il regno di sardegna nel 1848·1849 nei carteggi ... - archiviostorico.net

www.accademiaurbense.itdichiarando regolarmente ed in forma solenne a quale stato volesseroappartenere» 100. Poiché tale proclama era rivolto a tutti gli abitantidella Lunigiana, e non limitatamente agli optanti per il Piemonte, il delegatotoscano Sabatini minacciò i sindaci e chiunque altro facesseaffiggere quel manifesto nei comuni occupati dalle milizie granducali.I paesi che avevano già votato per il Piemonte, e che non erano statioccupati dalle truppe toscane, effettuando il loro secondo scrutinio,confermarono la loro decisione. I governi provvisori di alcuni paesiinvece, come Calice, non vollero rinnovare la votazione, poiché laprima era stata effettuata con la piena ottemperanza alle leggi 101. Inrealtà, il governo piemontese si comportò ambiguamente nei confrontidei comuni lunigianesi che avevano chiesto la sua protezione, e dimostròdebolezza, e, in certo senso, succubismo nei rapporti diplomatici conla Toscana. «Il ministero s'è diportato non bene, anzi malissimo »,scriveva il Rezasco il 24 novembre, criticando la deliberazione delsecondo scrutinio, che nulla avrebbe risolto, e concludeva: «Ditepure e mostrate la mia lettera, che il partito preso non è buono; sonopannicelli caldi e non più. E di onore non c'è punto né poco ».Il secondo scrutinio, scarsamente operato, fu di nessun momento,ed ebbe per effetto una maggiore esasperazione degli animi.Il governo piemontese, attaccato a fondo dall'opposizione democratica,non aveva tempo per badare alla Lunigiana, e ormai cedeva aicolpi della corrente giobertiana e rattazziana. In Lunigiana la situazioneera comunque peggiorata; il Rezasco ne reca l'effettiva dimensionein una lettera del 2 dicembre: «Le cose di Lunigiana precipitano:il governo toscano corrompe gli animi, promettendo, minacciando,denigrando: il governo piemontese non fa nulla, e tace. Igoverni provvisori avrebbero mandato un memoriale al Parlamento,ma, la condotta del Piemonte è siffatta, che, dubitando dell'esito,non vogliono più innanzi compromettersi presso la Toscana »,100 Dalla interpellanza citata.101 Il malcontento nel cantone di Calice per la richiesta del secondo scrutinio, eraintenso. Il Rezasco, il 26 novembre, parlava di «ignoranza e doppiezza del nostro ministeronell'accordare il secondo squittinio », e continuava con franchezza: «Insomma ditepure al signor Pinelli che il cantone di Calice non intende d'essere abburattato, nonvuole per nessun conto, a nessun patto il secondo squittinio. Gli atti del primo sono inoriginale presso il presidente di quel governo, e sono in tanta regolarità, quanta ne potevanoavere i squittinii lombardi e veneti. Se il Governo Sardo intende di mantenere laparola, lo faccia; ove che no lo dica chiaramente, senza porre mano a sotterfugi. Almenoquesta nobiltà. È tempo di uscirne e uscirne subito, è tempo che le autorità abbiano linguae inchiostro, poiché finora nessuno risponde »,75