il regno di sardegna nel 1848·1849 nei carteggi ... - archiviostorico.net
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www.accademiaurbense.itfilopiemontesi di Lunigiana; si era rivolto al giovane deputato ovadese,nella speranza di trovare in esso una voce, che si levasse in Parlamentoin favore della Lunigiana, la cui situazione politica era estremamentedifficile, e le cui esigenze avevano fino allora lasciato quasi indifferenteil ministero piemontese 79. L'8 giugno il Buffa esponeva alla Camerala situazione della Lunigiana sottoposta alle vessazioni degli agentitoscani, alla superbia del commissario granducale Enrico Sabatini, indicandonell'incuria e nell'imperizia dell'intendente della Spezia 80 unadelle cause principali di quello stato anormale, ed invocava il tempestivointervento in favore di quelle popolazioni, che avevano spontaneamentechiesto l'aggregazione sarda. Tale intervento sollecitò il Grossi e ilRezasco ad aggiornare costantemente il Buffa intorno alla questionelunigianese, e a trovare nel deputato ovadese un elemento di mediazionetra la Lunigiana e il governo. Tra le carte Buffa, i documenti riguardantila questione lunigianese nel 1848 racchiudono un intrinseco valore difonti, utili all'integrazione della conoscenza di tale problema e pertantocostituiscono un capitolo a parte dell'attività politica del Buffa,nel biennio che interessa il presente studio.Nella petizione alla Camera, il Grossi denunciava i modi illegalidegli agenti toscani per aggregare la Lunigiana al granducato. Taliagenti attentavano alla libertà di quelle popolazioni, impedendo lorodi unirsi allo stato sardo, al quale avevano chiesto l'aggregazione. Ildecreto granducale del 12 maggio, che aggregava gran parte dei comunilunigianesi alla Toscana, era frutto di menzogna e di sopruso,perché, molti fra quei comuni erano stati occupati dalle truppe toscanedopo di esso, e alcuni paesi non avevano espresso alcun voto, e lavolontà popolare non era stata affatto consultata. Gli emissari toscanipromettevano grandi privilegi locali ai governi provvisori lunigianesi,in cambio dell'aggregazione al Granducato; i governi che ricusavanoun tale mercimonio venivano sciolti con la violenza e l'arbitrio, e i79 In una lettera del Grossi al deputato ovadese, scritta da Sarzana il 7 luglio 1848si legge: «A malgrado le replicate istanze dei molti, mi astenni dallo immischiarmi daprincipio nelle questioni di Lunigiana, perché aborrente per natura e per convinzione daquanto sa di individualismo .., Ma il modo di procedere degli agenti della Toscana mimostrò come non poteva rimanere spettatore indifferente, ed accettai di essere il direttoredi una specie di comitato per gli affari di Lunigiana. Fu allora che, dopo aver riletto lediscussioni della Camera, pregai la S.V. a volere assumere il patrocinio della Lunigiana.Al che Ella rispose alla nostra aspettativa in siffatto modo, che mi spiace altro non poterleoffrire, oltre i nostri cordialissimi ringraziamenti e le espressioni della più sincerariconoscenza»,80 Sulle manchevolezze dell'intendente della Spezia, scriveva da Vezzano, il 14 giugno,Giuseppe Cosini al Buffa, affermando chele dichiarazioni, pronunciate in Parlamento,erano esatte.66
www.accademiaurbense.itpaesi erano occupati militarmente. Si alimentava il municipalismo e ladiscordia. «Si impedisce - concludeva il Grossi - con l'arte e conla forza la libera espressione della volontà popolare, e si tenta di segregaredal nuovo regno una provincia, che ne fa parte naturalmente,perché i lunigianesi sono liguri per origine, come lo sono per gli interessied i commerci; e perché la Lunigiana politicamente, militarmente,e commercialmente è il necessario anello di comunicazione tra il golfodi Spezia e Parma e Modena, ai quali stati era unita prima degli attualiavvenimenti ». I documenti originali e in copia trasmessi al Buffa dalGrossi, dal Rezasco e da altri ci danno la misura dell'ingerenza granducalein Lunigiana. È necessario, attraverso tale articolazione documentaria,seguire brevemente i fatti lunigianesi, dal marzo al maggio 1848,cioè prima che i corrispondenti del Buffa, con puntuale attenzione, riferisserocon periodica sollecitudine intorno ai più gravi motivi dellaquestione. Per tale periodo, ci serviamo dei documenti retrospettiviallegati alle lettere e ai memoriali, soprattutto per il contributo ineditoche recano allo studio della questione, in realtà più conosciutaattraverso le aporie diplomatiche, e come strumentale mezzo di rapportitra Piemonte e Toscana, (quasi fosse cosa marginale o di lievemomento) che nella sua sostanza umana.Caduti i governi di Parma e di Modena, in Lunigiana (che apparteneva,divisa, a quei due ducati) furono creati dalle autorità municipali,con la partecipazione di alcuni possidenti, i governi provvisori. Il governotoscano, senza perder tempo, inviò in Lunigiana un consistentenumero di agenti, con lo scopo di illustrare i vantaggi che quellepopolazioni avrebbero acquistato aggregandosi al granducato. Il commissariogenerale toscano Matteucci inviava da Pontremoli, il 30 marzo1848, una circolare ai lunigianesi, nella quale metteva in risalto lerilevate simpatie in Lunigiana per il principe costituzionale della Toscana,ed accennava alle prerogative che tale popolazione avrebbe conseguito,optando per Leopoldo II. Gli agenti toscani svolgevano intantouna massiccia opera demagogica: «promettevano - scrive il Grossinella sua memoria - l'esenzione delle imposte e della leva per undato numero d'anni, promettevano sovvenimenti per la seccagione degliolivi, promettevano ufficii a coloro che portassero maggiormente lacausa toscana, favorivano le gare e gli odi municipali accordando preture,tribunali d'appello e simili ad ogni comune o distretto che ne domandavaa discapito dell'altro. A queste concessioni e promissioni ponevano diriscontro, e pongono, la leva piemontese dura e numerosa, la giustiziain Piemonte sanguinosamente adoperata, le gabbelle ingorde ... con al-67
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