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www.accademiaurbense.itzato collaboratore delle Letture popolari del Valerio, del Subalpinodel Montezemolo, era conosciuto, anche fuori del Regno di Sardegna,come letterato di solida dottrina, e cultore di studi sociologici ed etnologici.I nobili liberali genovesi, da Vincenzo Ricci a Giorgio Doria,avevano avuto occasione di apprezzare, oltre la sua dottrina umanistica,anche il linguaggio convinto della sua fede politica. Aveva partecipatoall'VIII Riunione degli scienziati italiani, tenutasi a Genovanel settembre 1846, era in contatto con patrizi e borghesi, con intellettualie artisti genovesi, aveva recato il proprio contributo ad iniziativeculturali, ad opere di beneficenza, alla realizzazione di strennepopolari. La sua giovinezza di studioso impegnato nella ricerca storica,l'azione caritativa verso gli umili, l'indole filantropica (che era la risultantedella dimensione morale della sua famiglia), l'accentuata professionedi tolleranza, l'amore per la libertà, lo qualificarono tra i giovanipiù promettenti nell'ambito liberale genovese, in quell'autunno di fermentispirituali e di progresso democratico. Quando fu chiamato afar parte del «Comitato dell'Ordine », presieduto da Giorgio Doria,il movimento moderato liberale genovese aveva formulato in tale scelta,la premessa per un ruolo di responsabilità: quel giovane liberale cattolicodoveva essere il direttore di un giornale politico con una precisafisionomia programmatica.Cattolico convinto e liberale per formazione intellettuale, DomenicoBuffa era riuscito, fin dalla giovinezza, a conciliare nella sua mentel'idea del progresso sociale con quella della tradizione spirituale, agiustificare le istanze liberali alla luce dello spiritualismo cristiano.Nella sua sintesi di uomo politico e di scrittore, i temi della libertàumana e del progresso, della religione e della civiltà erano le componentivitali; la libertà e l'ordine, la giustizia e l'indipendenza erano ifondamenti del suo credo politico.Alle soglie del 1848, il Buffa aveva in proprio attivo una articolataproduzione filologica, storiografica e poetica 6, un sicuro orientamentocon poesie popolari (alcune sue composizioni furono pubblicate dal giornale bologneseLa Parola). II Mazzini, in una lettera del l° agosto 1845, consigliava la diffusione all'esterodi qualche melodia popolare piemontese, allo scopo di trovare i mezzi per la costituzionedi un Fondo Nazionale; pensava al Buffa, come al poeta più adatto a comporre « inmetro analogo alla melodia qualche poemetto di quattro o cinque strofe sopra argomentoitaliano, sia storico, sia ideale, come l'Esule o il Prigioniero» (cfr. MAZZINI, Scritti editied inediti. Appendice, p. 48).5 Collaborava all' Archivio Storico Italiano del Vieusseux e all'Antologia Italiana,giornale di scienze, lettere ed arti, fondato a Torino nel 1846 da Francesco Predari.6 A diciassette anni, aveva pubblicato una raccolta di Inni, (Pisa, Tipografia Prosperi,1835). Nel Subalpino del Montezemolo pubblicò alcuni canti, che raccolse nel6

metodologico e il merito di uno sperimentalismo filologico nel campo(non ancora esplorato) delle tradizioni popolari. A Torino e in Toscanaaveva solide aderenze con gruppi di intellettuali ed aveva relazionecon uomini rappresentativi nel mondo culturale e politico. A Torino,dove si era laureato in giurisprudenza 7, era dal 1839 legato a LorenzoValerio, a Massimo Montezemolo e dal 1843 a Cesare Balbo; nellacapitale sabauda aveva esordito con le sue prime prove giornalistiche.In Toscana, dal 1838 era in corrispondenza col Centofanti 8, dal 1843col Montanelli, e, dopo un soggiorno 9 di cinque mesi a Firenze nel1846, col Capponi, col Vieusseux, col Collegno; e dal 1840 era inrelazione con l'esule ligure Bartolomeo Aquarone lO, e dal 1839 conMarco Tabarrini, con Raffaello Nocchi 11. In Piemonte ebbe, tra gliintellettuali appartenenti al suo gruppo, particolare amicizia con Lo-1839 sotto il titolo Un'ora del mio pensiero. Nel 1842 pubblicò a Torino, presso latipografia Schiepatti, un dramma: Giambattista Vico; ideò almanacchi popolari e raccolsecanti, proverbi, stornelli in Piemonte e in Liguria. Veramente imponente è la suaproduzione filologico-storiografica inedita. Indico alcuni, fra i suoi più importanti temidi studio: Saggio di sapienza popolare (1838); Tommaso Moro (1838); Campanella(1838); Cronologia della storia svizzera (1838); Sul trattato di educazione (1838); Noteper la storia biblica (1838); Note sui più antichi poeti e prosatori italiani (1839); Relazionefra la lignua italiana e i suoi dialetti (1841); Raccolta di canzoni popolari (1840­1843); Relazione de' dialetti italiani colla lingua latina ed altre antiche e moderne (1842);Dizionario di parole dell' antica lingua italiana ora cadute in disuso e qui raccolte perfarne confronto coi dialetti (1842); Etimologie (1841); Note sulle origini della linguae dialetti d'Italia (1842:1843); Relazione fra la lingua italiana e latina colle straniere(1844); Note sulla formazione de' popoli primitivi (1842); Origini sociali intorno a'costumi de' popoli antichi e moderni (1843); Note sulla storia di Roma dal suo principiofino alla venuta dei barbari (1841-1843); I Galli (1844); I Greci (1844); I Britanni(1844); I Germani (1844); Delle origini sociali (1843-1845).7 Conseguì la laurea l'Il giugno 1840.H Il Buffa entrò in relazione col Centofanti, col Montanelli, col Tabarrini e conaltri intellettuali toscani, per mezzo del fratello Ignazio, il quale aveva studiato a Pisa,laurendosi in medicina nel 1838. Il Montanelli rivelò nelle sue Memorie che le lettereanonime sul Piemonte pubblicate nel giornale pisano L'Italia nell'autunno del 1847,prima delle riforme albertine, erano opera del Buffa. Tali lettere sono estremamente interessantiperché in esse «lo imparziale censore », come atIermò il Montanelli, «sdegnòla congiura dello ingannatore silenzio, e senza passione spiattellava le cose com'erano,e se avvi ancora chi creda doversi le presenti larghezze piemontesi a spontaneitàprogressivamente educatrice. del rnonarcato, rilegga quelle lettere del Buffa, le quali glidiranno come si stava in Piemonte alla vigilia dello statuto » (cfr. GIUSEPPE MONTANELLI,Memorie sull'Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850, a cura di ANGELO To­NINELLI, Firenze, 1963, p. 349).linella capitale toscana dall'aprile al lugliowww.accademiaurbense.itParticolarmente interessante fu il periodo fiorentino per il Buffa. Egli soggiornò1846. Durante questo periodo strinse importantiaimcizie e lavorò intorno alla Storia della Lega lombarda, che avrebbe dovutoessere pubblicata nella «Biblioteca dei comuni italiani» diretta dal Predari; l'opera restòpoi inedita, per l'immatura scomparsa dell'autore.IO Fu dopo il 1860 professore di diritto nell'università di Siena. A Firenze, furedattore de L'Alba, diretta dal La Farina. Fu amico del Capponi, del Vieusseux, delThouar, dell'Arcangeli, del Mayer, dell'Orlandini. Dovette esulare nel 1842 da Genova,perché sospetto di idee troppo liberali.Il Lucchese, scrittore e critico letterario. Compose un dramma storico: Masaniello.t

www.accademiaurbense.itzato collaboratore delle Letture popolari del Valerio, del Subalpinodel Montezemolo, era conosciuto, anche fuori del Regno <strong>di</strong> Sardegna,come letterato <strong>di</strong> solida dottrina, e cultore <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sociologici ed etnologici.I nob<strong>il</strong>i liberali genovesi, da Vincenzo Ricci a Giorgio Doria,avevano avuto occasione <strong>di</strong> apprezzare, oltre la sua dottrina umanistica,anche <strong>il</strong> linguaggio convinto della sua fede politica. Aveva partecipatoall'VIII Riunione degli scienziati italiani, tenutasi a Genova<strong>nel</strong> settembre 1846, era in contatto con patrizi e borghesi, con intellettualie artisti genovesi, aveva recato <strong>il</strong> proprio contributo ad iniziativeculturali, ad opere <strong>di</strong> beneficenza, alla realizzazione <strong>di</strong> strennepopolari. La sua giovinezza <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>oso impegnato <strong>nel</strong>la ricerca storica,l'azione caritativa verso gli um<strong>il</strong>i, l'indole f<strong>il</strong>antropica (che era la risultantedella <strong>di</strong>mensione morale della sua famiglia), l'accentuata professione<strong>di</strong> tolleranza, l'amore per la libertà, lo qualificarono tra i giovanipiù promettenti <strong>nel</strong>l'ambito liberale genovese, in quell'autunno <strong>di</strong> fermentispirituali e <strong>di</strong> progresso democratico. Quando fu chiamato afar parte del «Comitato dell'Or<strong>di</strong>ne », presieduto da Giorgio Doria,<strong>il</strong> movimento moderato liberale genovese aveva formulato in tale scelta,la premessa per un ruolo <strong>di</strong> responsab<strong>il</strong>ità: quel giovane liberale cattolicodoveva essere <strong>il</strong> <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> un giornale politico con una precisafisionomia programmatica.Cattolico convinto e liberale per formazione intellettuale, DomenicoBuffa era riuscito, fin dalla giovinezza, a conc<strong>il</strong>iare <strong>nel</strong>la sua mentel'idea del progresso sociale con quella della tra<strong>di</strong>zione spirituale, agiustificare le istanze liberali alla luce dello spiritualismo cristiano.Nella sua sintesi <strong>di</strong> uomo politico e <strong>di</strong> scrittore, i temi della libertàumana e del progresso, della religione e della civ<strong>il</strong>tà erano le componentivitali; la libertà e l'or<strong>di</strong>ne, la giustizia e l'in<strong>di</strong>pendenza erano ifondamenti del suo credo politico.Alle soglie del 1848, <strong>il</strong> Buffa aveva in proprio attivo una articolataproduzione f<strong>il</strong>ologica, storiografica e poetica 6, un sicuro orientamentocon poesie popolari (alcune sue composizioni furono pubblicate dal giornale bologneseLa Parola). II Mazzini, in una lettera del l° agosto 1845, consigliava la <strong>di</strong>ffusione all'estero<strong>di</strong> qualche melo<strong>di</strong>a popolare piemontese, allo scopo <strong>di</strong> trovare i mezzi per la costituzione<strong>di</strong> un Fondo Nazionale; pensava al Buffa, come al poeta più adatto a comporre « inmetro analogo alla melo<strong>di</strong>a qualche poemetto <strong>di</strong> quattro o cinque strofe sopra argomentoitaliano, sia storico, sia ideale, come l'Esule o <strong>il</strong> Prigioniero» (cfr. MAZZINI, Scritti e<strong>di</strong>tied ine<strong>di</strong>ti. Appen<strong>di</strong>ce, p. 48).5 Collaborava all' Archivio Storico Italiano del Vieusseux e all'Antologia Italiana,giornale <strong>di</strong> scienze, lettere ed arti, fondato a Torino <strong>nel</strong> 1846 da Francesco Predari.6 A <strong>di</strong>ciassette anni, aveva pubblicato una raccolta <strong>di</strong> Inni, (Pisa, Tipografia Prosperi,1835). Nel Subalpino del Montezemolo pubblicò alcuni canti, che raccolse <strong>nel</strong>6

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