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www.accademiaurbense.itle componenti della sua indole democratica 48. Sottolineava inoltre chetale indirizzo era formulato in modo inadeguato a promuovere l'entusiasmodella nazione 40, osservava che l'espressione non era semprechiara per l'abbondanza di perifrasi, per cui ne scapitava l'intelligenzadel testo) notava che erano taciuti alcuni fatti di fondamentale importanzanell'attuale politica GO. Il 30 maggio, ribattendo alla difesa cheil Santarosa aveva avanzato del suo progetto, affermava che « il primoindirizzo, il primo programma della Camera Italiana deve essere degnode' nuovi tempi che inauguriamo, delle memorie e delle speranze dellanazione, del principe a cui è diretto» GI. In quei giorni, intanto, ilgiovane parlamentare ovadese acquistava una fisionomia politica, chefece vedere in lui un democratico di sinistra. Sembrava infatti accostarsialla sinistra parlamentare, nella quale aveva amici, e fu un accostamentodovuto più ad affinità di linguaggio politico, che ad unasostanziale scepsi ideologica. In quei giorni il dialogo della sinistragli sembrava il mezzo più adatto per impegnare il parlamento in unatematica di più vasto respiro. Gli pareva che fosse anche indispensabile,alle esigenze del momento, sollecitare le forze democratiche,e alla politica municipalistico-conservatrice fosse necessarioopporre la dimensione del problema italiano; all'affermazione di unacomoda politica subalpina, vedeva l'urgenza di anteporre la corrispondenzaai bisogni di quelle popolazioni, che desideravano l'annessioneal Piemonte. L'8 giugno, ribadendo un'interpellanza di Riccardo Sineo,illustrò al Parlamento la grave situazione della Lunigiana, la quale,in parte, aveva optato per l'annessione al Piemonte ed era tuttavia sottopostaai soprusi delle truppe toscane e alle pressioni di agenti gran-48 È interessante la seguente affermazione del Buffa: «Si dice che il Re spiegòil vessillo della guerra santa e che la nazione rispose alla sua guerresca chiamata; piùsotto si aggiunge che alla voce del Re la nazione si mostrò e si mostra disposta ad ognisorta di sacrifici. Questo è vero, ma per una parte solamente: il fatto è che primoad alzare la voce in pro della Lombardia non fu il Re, fu la nazione; io non credo siaprovveduto troppo bene alla gloria ed all'onore della corona medesima abbassare lanazione per esaltare il re ». (Atti del Parlamento Subalpino. Discussioni della Cameradei Deputati. Sessione del 1848, p. 64).4\1 Afferma esplicitamente «Uno spirito gelato pare che si trasfonda per tutti isuoi paragrafi; esempio ne sia quel luogo dove si parla dell'esercito. Ivi si è detto chela nazione plaude ad esso: non si seppe trovare una parola più calda ad esprimere lanostra gratitudine pei fratelli, che versarono il sangue e pongono la vita per la patria »,(Atti, op. cit., p. 64).r,o Rilevava infatti: «Gli ultimi avvenimenti di Roma, che hanno destato tantotimore in tutta Italia e che ora sono finiti felicemente pel popolo romano, per il Pontefice,per noi, per la causa dell'intera Italia, non meritavano forse qualche menzione?Ma quello che io non intendo è che non sia fatta menzione alcuna dei fatti atroci diNapoli ». (Atti, op. cit., p. 64).G1 Atti, op. cit., p. 75.50

www.accademiaurbense.itducali per cattivarla a Leopoldo II. Tale discorso ebbe vasta risonanzae diffusa referenza giornalistica, e gli procurò l'aperta simpatia dei [unigianesifilosardi, i quali, attraverso i loro esponenti quali Giulio Rezascoe Federico Grossi, entrarono in corrispondenza con lui, trasmettendoglimemoriali e documenti relativi alla questione della Lunigiana, finoal febbraio del 1849. Il problema della fusione del Piemonte con laLombardia e le quattro provincie venete di Rovigo, Padova, Vicenza eTreviso, che in quei giorni impegnava a fondo parlamentari e giornalisti,fu per lui motivo di interesse, e la sua partecipazione al dibattito fuvariamente attiva ;,~. Era stato chiamato a far parte della commissioneincaricata della stesura di una relazione sul progetto di legge d'unionedella Lombardia e delle quattro provincie venete, presentato dal Rattazzie discussa in Parlamento il 23 giugno. « Fo parte della commissione perla legge d'unione colla Lombardia - scriveva ai genitori il 23 giugno- cosa che in più giorni non è ancora potuta venire a capo ». Disapprovavanella stessa lettera lo spirito campanilistico rivelatosi nella capitale:«Qui in Torino si sono dimostrati spiriti così gretti, ch'io cascoveramente dalle nuvole. C'è da farsi trappista ». Raccomandava ai genitoridi fare propaganda in favore all'unione: «Bisognerebbe assolutamenteche in Ovada si facesse un po' chiasso in favore dell'unione collaLombardia e si facesse una petizione alla Camera ricordandole che questoera il suo primo dovere verso la nazione, e questa petizione fossesottoscritta in piazza a popolo ... C'è qui una camariIla, che tentamuovere il popolo in contrario ». Il 26 giugno, parlando dei lavoridella commissione alla quale apparteneva, aggiunge: «Oggi avremo dasostenere un gravissimo assalto degli avversarii: già sei d'essi sonoinscritti per parlare contro quelle conclusioni che noi difendiamo: così;;~ Il 12 maggio, la Lombardia e le quattro provincie venete indicate avevanovotato la loro annessione al Piemonte. Tale annessione era però limitata da una non lievecondizione, con la premessa, cioè, che una Costituente a suffragio universale avrebbedovuto regolare le leggi fondamentali dello stato che risultava da quella unione. Talecondizione fu causa di accesi dibattiti, fu motivo di nuove diffidenze tra Subalpini eLombardi, e termine di contrasto tra municipalismo e nazionalismo. Il Parlamento subalpinoaveva approvato tale unione il 28 giugno, limitando, per quanto gli era stato possibile,il mandato della Costituente, escludendo dai temi della discussione il principiomonarchico con la dinastia dei Savoia, e il diritto di Torino ad essere capitale del nuovostato. I modi dell'annessione e delle elezioni per la Costituente sarebbero stati regolatida una nuova legge. Nella discussione che ne seguì affiorarono notevoli divergenze trai piemontesi e i lombardi. Questi ultimi infatti, attraverso i membri appartenenti allacommissione parlamentare, erano riusciti ad ottenere il funzionamento del governo provvisorioe della Consulta lombarda, fino alla convocazione della Costituente. Le discus..sioni si fecero aspre e il ministero Balbo presentò al re le proprie dimissioni. Il progettodi legge, relativo all'unione della Lombardia col Piemonte, era stato presentato daUrbano Rattazzi e fu appoggiato dal Buffa, il quale era anche membro della commissioneper la stesura della relazione su tale legge.51

www.accademiaurbense.itle componenti della sua indole democratica 48. Sottolineava inoltre chetale in<strong>di</strong>rizzo era formulato in modo inadeguato a promuovere l'entusiasmodella nazione 40, osservava che l'espressione non era semprechiara per l'abbondanza <strong>di</strong> perifrasi, per cui ne scapitava l'intelligenzadel testo) notava che erano taciuti alcuni fatti <strong>di</strong> fondamentale importanza<strong>nel</strong>l'attuale politica GO. Il 30 maggio, ribattendo alla <strong>di</strong>fesa che<strong>il</strong> Santarosa aveva avanzato del suo progetto, affermava che « <strong>il</strong> primoin<strong>di</strong>rizzo, <strong>il</strong> primo programma della Camera Italiana deve essere degnode' nuovi tempi che inauguriamo, delle memorie e delle speranze dellanazione, del principe a cui è <strong>di</strong>retto» GI. In quei giorni, intanto, <strong>il</strong>giovane parlamentare ovadese acquistava una fisionomia politica, chefece vedere in lui un democratico <strong>di</strong> sinistra. Sembrava infatti accostarsialla sinistra parlamentare, <strong>nel</strong>la quale aveva amici, e fu un accostamentodovuto più ad affinità <strong>di</strong> linguaggio politico, che ad unasostanziale scepsi ideologica. In quei giorni <strong>il</strong> <strong>di</strong>alogo della sinistragli sembrava <strong>il</strong> mezzo più adatto per impegnare <strong>il</strong> parlamento in unatematica <strong>di</strong> più vasto respiro. Gli pareva che fosse anche in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e,alle esigenze del momento, sollecitare le forze democratiche,e alla politica municipalistico-conservatrice fosse necessarioopporre la <strong>di</strong>mensione del problema italiano; all'affermazione <strong>di</strong> unacomoda politica subalpina, vedeva l'urgenza <strong>di</strong> anteporre la corrispondenzaai bisogni <strong>di</strong> quelle popolazioni, che desideravano l'annessioneal Piemonte. L'8 giugno, ribadendo un'interpellanza <strong>di</strong> Riccardo Sineo,<strong>il</strong>lustrò al Parlamento la grave situazione della Lunigiana, la quale,in parte, aveva optato per l'annessione al Piemonte ed era tuttavia sottopostaai soprusi delle truppe toscane e alle pressioni <strong>di</strong> agenti gran-48 È interessante la seguente affermazione del Buffa: «Si <strong>di</strong>ce che <strong>il</strong> Re spiegò<strong>il</strong> vess<strong>il</strong>lo della guerra santa e che la nazione rispose alla sua guerresca chiamata; piùsotto si aggiunge che alla voce del Re la nazione si mostrò e si mostra <strong>di</strong>sposta ad ognisorta <strong>di</strong> sacrifici. Questo è vero, ma per una parte solamente: <strong>il</strong> fatto è che primoad alzare la voce in pro della Lombar<strong>di</strong>a non fu <strong>il</strong> Re, fu la nazione; io non credo siaprovveduto troppo bene alla gloria ed all'onore della corona medesima abbassare lanazione per esaltare <strong>il</strong> re ». (Atti del Parlamento Subalpino. Discussioni della Cameradei Deputati. Sessione del 1848, p. 64).4\1 Afferma esplicitamente «Uno spirito gelato pare che si trasfonda per tutti isuoi paragrafi; esempio ne sia quel luogo dove si parla dell'esercito. Ivi si è detto chela nazione plaude ad esso: non si seppe trovare una parola più calda ad esprimere lanostra gratitu<strong>di</strong>ne pei fratelli, che versarono <strong>il</strong> sangue e pongono la vita per la patria »,(Atti, op. cit., p. 64).r,o R<strong>il</strong>evava infatti: «Gli ultimi avvenimenti <strong>di</strong> Roma, che hanno destato tantotimore in tutta Italia e che ora sono finiti felicemente pel popolo romano, per <strong>il</strong> Pontefice,per noi, per la causa dell'intera Italia, non meritavano forse qualche menzione?Ma quello che io non intendo è che non sia fatta menzione alcuna dei fatti atroci <strong>di</strong>Napoli ». (Atti, op. cit., p. 64).G1 Atti, op. cit., p. 75.50

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