il regno di sardegna nel 1848·1849 nei carteggi ... - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itincerta e tutta d'aspettazione (quando i tempi la vogliono ardita e iniziatrice)che era seguitata là, come tra noi, non poteva produrre effetti diversi.Epperò, al primo apparire di fatti che possono gravemente influire sullecose di tutta Italia, al primo sorgere di quelle conseguenze che, non creduti,avevamo pronosticato, sentiamo necessità di parlare non più solamenteai ministri, ma a tutta la nazione, cosi per un salutare ammonimentodi questa, come per esonerare le nostre coscienze. Le condizioni della patriasono tali, e tanta è la gravità degli avvenimenti, che ne possono scaturire,che noi riputeremo a colpa il tacere. La nazione giudicherà.Chi sono gli uomini che ci governano? che vogliono? a che ci conducono?Quando si agitò nella Camera dei deputati la legge d'unione della Lombardiacol Piemonte, sorse un partito ad attraversare quel patto, che doveaporre in sodo per sempre i grandi interessi della nazione e con essi quellipure di tutte le sue città. Questo partito, legittimo rappresentante dell'aristocrazia,da quella era mosso e guidato; la quale in Piemonte serba piùvive che altrove le sue tradizioni, e, non avendo ancora perduto la voglia,né la speranza di dominare, vedeva in quel grande accrescimento del regnoandare a rompere i suoi vecchi privilegi e perdersi la sua mediocrità d'ingegnoe di fortune. Per esso non istette se l'onore del Piemonte non fu postoin compromesso davanti a tutta Italia, trasformando una santa guerra dipopoli, di libertà, d'indipendenza in guerra di stati e di dinastie. Vintodalla maggioranza si tacque; finché togliendo occasione dalle sciagure delnostro esercito, spinse la Camera, stordita dal dolore e dalla paura di peggiorimali per la patria a sancire la famosa legge del 29 luglio invanocombattuta da molti: per la quale i Deputati rassegnavano nelle manidel governo i poteri ricevuti dal popolo.Quel partito, prevalendosi della sospensione delle Camere, condusseil Ministero Casati, sorto dalla maggioranza, a dare le sue dimissioni, percollocare al luogo suo uomini che appartenevano alla minoranza: e costoro,prima ancora che quel ministero cessasse di essere mallevadore del governodavanti alla nazione, venivano a trattati colle potenze estere, violando cosimanifestamente le guarentigie dello statuto.Salvi, Riccardi, Doria, Michelini Alessandro, L. Daziani, Cagnardi, Luigi Botta, jostiGiovanni, Avondo, Bunico, Bottone, Biancheri, Fois, Scofferi, G. Lanza, Cadorna, Dalmazzi,Paolo Viora, Achille Mauri, Francesco Biale, Brofferio, Turcotti. In calce all'opuscolosi leggono ancora, tra i nominativi riportati in ordine alfabetico: Antonini, BastianFrancesco, Benza Elia, Bianchi Alessandro, Brunier Leone, Carquet Francesco, ChenalGiuseppe, Jaquemond dotto Gio., Michelini Gio. Battista, Montezemolo Massimo, PencoG. Filippo, Ract Enrico, Ricci Vincenzo, Ruffini Giovanni, Sineo Riccardo, ValvassoriAngelo.393

www.accademiaurbense.itQuando ebbero raccolto nelle mani proprie i poteri straordinarii, chegra s'erano preparati colla legge del 29 luglio, si diedero a usarne e abusarneampiamente in varii modi, imponendo perfino un gravissimo prestitoforzoso, che non poteva avere alcun giusto motivo salvoché nella necessitàdi sostenere la guerra dell'indipendenza. E mentre la natura stessa e iltenore preciso della legge del 29 luglio dovevano consigliarli a servirsenecon somma parsimonia e soltanto in ordine alla guerra, essi ne usaronosenza ritegno alcuno, ne pigliarono occasione a promulgare leggi di polizia,d'instruzione pubblica ed altri ordinamenti interni; e per aver campo adabusarne vieppiù, prorogarono il Parlamento un mese oltre il termine stabilito.Oltre di ciò, dove -il ministero Casati, unificando la causa del Piemontecon quella della nazione intera, aveva chiesto ed insistendo avrebbesenza fallo ottenuto dalla Francia un sussidio, i nuovi ministri sostituironoal sussidio la mediazione; per la quale venivano posti momentaneamente insicuro gl'interessi del Piemonte malamente intesi, e per contrario si lasciavanoin grande pericolo quelli della nazione. E per quella stolta sicurezzad'una pace qualunque non disutile al Piemonte, non furono con bastevolevigore spinti gli apparecchi di guerra, e vennero con poca utilità sciupatiinfiniti tesori.Pertanto, gli uomini che capitanavano quel partito, il quale dal giugnoin poi ciecamente, a nome del Piemonte, avversava la causa nazionale, enella opinione dei popoli medesimi che oggidl ci governano: e quellapolitica che seguitavano essendo deputati, mantengono ora che sono ministri.Ostentando avere davanti agli occhi sopra ogni cosa la loro provincia,ed essere mossi unicamente da sollecitudine di serbare intiera l'individualitàpiemontese, rifiutarono la Confederazione Italiana, sostituendovi unalega, che non poteva riuscire e non riuscì, Paurosi soprattutto dell'entusiasmo,nulla fecero per ridestarlo nel popolo, dimenticando che a quelloappunto andiamo debitori di quei beni che ora godiamo, e che è sommastoltezza voler condurre a termine un'impresa con altri mezzi da quelli concui fu bene incominciata. Amatori piuttosto della poca che della moltalibertà, pretestando che per essa non siamo abbastanza maturi, ci diederouna legge municipale che male soccorre ai bisogni presenti, e poco preparaper l'avvenire. E, insomma, in tutti gli atti e in tutta la politica loroestera ed interna, si vede la mano occulta di quel partito da cui si lascianogovernare, il quale guida gli avvenimenti della Nazione in beneficio dell'aristocrazia,e tenta ogni via per ristorarne il regno.Ora noi crediamo fermamente che la loro politica non ci possa menaread altri risultati che i seguenti.394

www.accademiaurbense.itincerta e tutta d'aspettazione (quando i tempi la vogliono ar<strong>di</strong>ta e iniziatrice)che era seguitata là, come tra noi, non poteva produrre effetti <strong>di</strong>versi.Epperò, al primo apparire <strong>di</strong> fatti che possono gravemente influire sullecose <strong>di</strong> tutta Italia, al primo sorgere <strong>di</strong> quelle conseguenze che, non creduti,avevamo pronosticato, sentiamo necessità <strong>di</strong> parlare non più solamenteai ministri, ma a tutta la nazione, cosi per un salutare ammonimento<strong>di</strong> questa, come per esonerare le nostre coscienze. Le con<strong>di</strong>zioni della patriasono tali, e tanta è la gravità degli avvenimenti, che ne possono scaturire,che noi riputeremo a colpa <strong>il</strong> tacere. La nazione giu<strong>di</strong>cherà.Chi sono gli uomini che ci governano? che vogliono? a che ci conducono?Quando si agitò <strong>nel</strong>la Camera dei deputati la legge d'unione della Lombar<strong>di</strong>acol Piemonte, sorse un partito ad attraversare quel patto, che doveaporre in sodo per sempre i gran<strong>di</strong> interessi della nazione e con essi quellipure <strong>di</strong> tutte le sue città. Questo partito, legittimo rappresentante dell'aristocrazia,da quella era mosso e guidato; la quale in Piemonte serba piùvive che altrove le sue tra<strong>di</strong>zioni, e, non avendo ancora perduto la voglia,né la speranza <strong>di</strong> dominare, vedeva in quel grande accrescimento del <strong>regno</strong>andare a rompere i suoi vecchi priv<strong>il</strong>egi e perdersi la sua me<strong>di</strong>ocrità d'ingegnoe <strong>di</strong> fortune. Per esso non istette se l'onore del Piemonte non fu postoin compromesso davanti a tutta Italia, trasformando una santa guerra <strong>di</strong>popoli, <strong>di</strong> libertà, d'in<strong>di</strong>pendenza in guerra <strong>di</strong> stati e <strong>di</strong> <strong>di</strong>nastie. Vintodalla maggioranza si tacque; finché togliendo occasione dalle sciagure delnostro esercito, spinse la Camera, stor<strong>di</strong>ta dal dolore e dalla paura <strong>di</strong> peggiorimali per la patria a sancire la famosa legge del 29 luglio invanocombattuta da molti: per la quale i Deputati rassegnavano <strong>nel</strong>le manidel governo i poteri ricevuti dal popolo.Quel partito, prevalendosi della sospensione delle Camere, condusse<strong>il</strong> Ministero Casati, sorto dalla maggioranza, a dare le sue <strong>di</strong>missioni, percollocare al luogo suo uomini che appartenevano alla minoranza: e costoro,prima ancora che quel ministero cessasse <strong>di</strong> essere mallevadore del governodavanti alla nazione, venivano a trattati colle potenze estere, violando cosimanifestamente le guarentigie dello statuto.Salvi, Riccar<strong>di</strong>, Doria, Michelini Alessandro, L. Daziani, Cagnar<strong>di</strong>, Luigi Botta, jostiGiovanni, Avondo, Bunico, Bottone, Biancheri, Fois, Scofferi, G. Lanza, Cadorna, Dalmazzi,Paolo Viora, Ach<strong>il</strong>le Mauri, Francesco Biale, Brofferio, Turcotti. In calce all'opuscolosi leggono ancora, tra i nominativi riportati in or<strong>di</strong>ne alfabetico: Antonini, BastianFrancesco, Benza Elia, Bianchi Alessandro, Brunier Leone, Carquet Francesco, ChenalGiuseppe, Jaquemond dotto Gio., Michelini Gio. Battista, Montezemolo Massimo, PencoG. F<strong>il</strong>ippo, Ract Enrico, Ricci Vincenzo, Ruffini Giovanni, Sineo Riccardo, ValvassoriAngelo.393

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