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www.accademiaurbense.itse ne mostrino degni concorrendo, con tutte le loro forze e con tutta l'autoritàche dà loro la Religione, alla difesa de' sacrosanti di lei diritti, minacciatida un pugno di vili e di traditori, pur troppo ancora potenti perl'imperdonabile ignavia e fiacchezza di chi sta al governo. Guai, se mostrasserocoi fatti di sconoscere la santa e patriotica loro missione in questisolenni momenti!Siamo sempre piuttosto al bujo sulla condotta del governo in questegravissime circostanze, quantunque sembri sollevarsi un piccol lembo delfatal velo. Conoscerete già forse la demissione di alcuni nostri generali especialmente del troppo celebre Salasco, che a stento si sottrasse a unatempesta popolare in Alessandria, pell'arbitraria sua condotta in verso deldottor Dossena 2, e l'avrebbe forse finita alla peggio se non si fosse precipitosamenterifugiato nel palazzo regio sotto le ali protettrici di questotroppo indulgente Sovrano. Onore al coraggioso patriotismo della GuardiaNazionale alessandrina e alla fermezza del bravo intendente Rodini! Se talnobile esempio seguito fosse dalle altre città dello Stato, il potere si sveglierebbe,per Dio! dal turpe suo sonno, e la patria sarebbe salva. Attendiamoe intanto apparecchiamoci da nostro canto a difendere, con un coraggiodegno dell'antica nostra fama, le libere instituzioni acquistate.Oltre il Broglio, si dice che anche il Bava chieda d'esser sottopostoad un consiglio di guerra. Sta bene, ma come vi dicea jeri, se questo consiglionon è ben composto, cioè di bassi uffiziali e soldati, con tutt'al piùun capitano per presidente, e se non si pubblica un manifesto all'Armata,2 Pietro Dossena (1812-1875), capo del partito democratico alessandrino. Partivolontario nel 1848 e fece parte della colonna Simonetta dei carabinieri lombardi. Nellalettera del Salvi si accenna ad un episodio interessante, ricordato da Amilcare Bossola(cfr. Il soggiorno di Carlo Alberto in Alessandria nel 1848, in Rivista di storia, arte earcheologia per la provincia di Alessandria, a. IX luglio- settembre 1901, p. 48. È utileriferire tale episodio, che riguarda il generale Salasco, trattandosi di una fonte pochissimonota: «Termino '" con la narrazione di un fatto avvenuto nel caffè Boriglione lasera del 20 agosto 1848. In quella sera, seduto ad uno dei tavolini collocati fuori delcaffè, se ne stava il generale Salasco vestito in borghese, sconosciuto a tutti. Da uncrocchio di persone, seduto intorno ad un tavolo poco discosto, si discuteva animatamentel'armistizio, e si diceva roba da chiodi sul conto dei generali che avevano condottola guerra. Ad un certo punto il Dossena, che allora era uno dei più ardenti capi delpartito democratico, si mise ad inveire ad alta voce contro il Salasco, che egli non conoscevapur di vista quale autore dell'armistizio. Il generale, che già da un po' si dimenavasulla sedia, all'udire delle vivaci accuse che si facevano ai suoi colleghi, alle paroledel Dossena si alzò furibondo, lo redarguì aspramente, e, chiamati due carabinieri,lo fece arrestare. La gente, che numerosa si trovava quella sera in piazza reale, essendodi domenica, cominciò a far ressa intorno al caffè e mormorava. Il barone Rodini, intendentegenerale della provincia, trovandosi anch'egli sulla piazza, si avvicinò a Salasco egli fece capire che non poteva approvare il suo operato, perché era una manifesta violazionedello statuto. Il popolo si mise a fischiare il Salasco; questi, fuori di sé ordinò aicarabinieri di portare il Dossena al deposito. Ma il popolo, con altissime grida ne chiesel'immediata liberazione,che venne subito concessa ».328

www.accademiaurbense.itingiungendo a tutti i soldati ed uffiziali che provar possono con fatti laverità qualunque di que' signori, e dir francamente e intieramente la verità,persuasi di vedersi in tal modo benemeriti della patria, la verità rimarràancora occulta, almeno ai giudici. E i colpevoli se n'andranno impuniti, econspireran quindi più audacemente contro la nostra causa. Vedremo se CarloAlberto farà senno una volta.Vidi poc'anzi una lettera di Milano che fa il più nero quadro dellostato di quella infelice città nostra sorella. I vandali che la governano,fralle altre nequizie, intimarono ai poveri pegnatari del monte di pietà diritirar i loro pegni fra cinque giorni, altrimenti sarebbero così perduti;rinchiusero in Castello pompe e pompieri, privarono la città delle acque dicui abbondantemente la fornivano i numerosi circostanti canali etc. etc.Queste misure celano forse atroci disegni. Forse, prevedendo una forzosaritirata da quella città, quegl'infami meditano inestinguibiIi incendi. Ebbene,sia, se così piace a quei barbari, ma sappiano che le fiamme della nobileMilano ci rischiareranno anche di notte la strada per inseguirli senza posa,e farne scempio. La spada del Dio della libertà combatterà per noi.Proseguite il vostro giro apostolico e quindi ritornate, che vi aspettiamocon affettuosa impazienza. D'una sola cosa mi dolgo, di non potervialloggiare, come l'avrei tanto desiderato nella stessa mia casa, e divider convoi da amico, e da fratello alloggio e mensa. Ve ne diil perché al ritorno.Maledizione! Addio, addio, scrivete se occorre, ed amate il vostro aff.moSalviA tergo:All'Ill.mo Sig.re. Il Sig. Domenico Buffa Regio Commissario. Stradella.139IL MAGGIORE DELLA GUARDIA NAZIONALE DI TORTONA A BUFFA 1Illustrissimo Signore.Tortona, 28 agosto 1848.Mi è ben spiacente di dover prevenire V.S. IlI.ma che qui tiensi perillegale, e conseguentemente nullo, il di Lei regolamento per la milizianazionale in data 16 scadente mese, in ispecie per le pene prescritte sullemancanze agli esercizj, e più ancora per la formazione del consiglio di disci-1 Carta intestata: Regia Tesoreria Provinciale di Tortona.329

www.accademiaurbense.itse ne mostrino degni concorrendo, con tutte le loro forze e con tutta l'autoritàche dà loro la Religione, alla <strong>di</strong>fesa de' sacrosanti <strong>di</strong> lei <strong>di</strong>ritti, minacciatida un pugno <strong>di</strong> v<strong>il</strong>i e <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>tori, pur troppo ancora potenti perl'imperdonab<strong>il</strong>e ignavia e fiacchezza <strong>di</strong> chi sta al governo. Guai, se mostrasserocoi fatti <strong>di</strong> sconoscere la santa e patriotica loro missione in questisolenni momenti!Siamo sempre piuttosto al bujo sulla condotta del governo in questegravissime circostanze, quantunque sembri sollevarsi un piccol lembo delfatal velo. Conoscerete già forse la demissione <strong>di</strong> alcuni nostri generali especialmente del troppo celebre Salasco, che a stento si sottrasse a unatempesta popolare in Alessandria, pell'arbitraria sua condotta in verso deldottor Dossena 2, e l'avrebbe forse finita alla peggio se non si fosse precipitosamenterifugiato <strong>nel</strong> palazzo regio sotto le ali protettrici <strong>di</strong> questotroppo indulgente Sovrano. Onore al coraggioso patriotismo della Guar<strong>di</strong>aNazionale alessandrina e alla fermezza del bravo intendente Ro<strong>di</strong>ni! Se talnob<strong>il</strong>e esempio seguito fosse dalle altre città dello Stato, <strong>il</strong> potere si sveglierebbe,per Dio! dal turpe suo sonno, e la patria sarebbe salva. Atten<strong>di</strong>amoe intanto apparecchiamoci da nostro canto a <strong>di</strong>fendere, con un coraggiodegno dell'antica nostra fama, le libere instituzioni acquistate.Oltre <strong>il</strong> Broglio, si <strong>di</strong>ce che anche <strong>il</strong> Bava chieda d'esser sottopostoad un consiglio <strong>di</strong> guerra. Sta bene, ma come vi <strong>di</strong>cea jeri, se questo consiglionon è ben composto, cioè <strong>di</strong> bassi uffiziali e soldati, con tutt'al piùun capitano per presidente, e se non si pubblica un manifesto all'Armata,2 Pietro Dossena (1812-1875), capo del partito democratico alessandrino. Partivolontario <strong>nel</strong> 1848 e fece parte della colonna Simo<strong>net</strong>ta dei carabinieri lombar<strong>di</strong>. Nellalettera del Salvi si accenna ad un episo<strong>di</strong>o interessante, ricordato da Am<strong>il</strong>care Bossola(cfr. Il soggiorno <strong>di</strong> Carlo Alberto in Alessandria <strong>nel</strong> 1848, in Rivista <strong>di</strong> storia, arte earcheologia per la provincia <strong>di</strong> Alessandria, a. IX luglio- settembre 1901, p. 48. È ut<strong>il</strong>eriferire tale episo<strong>di</strong>o, che riguarda <strong>il</strong> generale Salasco, trattandosi <strong>di</strong> una fonte pochissimonota: «Termino '" con la narrazione <strong>di</strong> un fatto avvenuto <strong>nel</strong> caffè Boriglione lasera del 20 agosto 1848. In quella sera, seduto ad uno dei tavolini collocati fuori delcaffè, se ne stava <strong>il</strong> generale Salasco vestito in borghese, sconosciuto a tutti. Da uncrocchio <strong>di</strong> persone, seduto intorno ad un tavolo poco <strong>di</strong>scosto, si <strong>di</strong>scuteva animatamentel'armistizio, e si <strong>di</strong>ceva roba da chio<strong>di</strong> sul conto dei generali che avevano condottola guerra. Ad un certo punto <strong>il</strong> Dossena, che allora era uno dei più ardenti capi delpartito democratico, si mise ad inveire ad alta voce contro <strong>il</strong> Salasco, che egli non conoscevapur <strong>di</strong> vista quale autore dell'armistizio. Il generale, che già da un po' si <strong>di</strong>menavasulla se<strong>di</strong>a, all'u<strong>di</strong>re delle vivaci accuse che si facevano ai suoi colleghi, alle paroledel Dossena si alzò furibondo, lo redarguì aspramente, e, chiamati due carabinieri,lo fece arrestare. La gente, che numerosa si trovava quella sera in piazza reale, essendo<strong>di</strong> domenica, cominciò a far ressa intorno al caffè e mormorava. Il barone Ro<strong>di</strong>ni, intendentegenerale della provincia, trovandosi anch'egli sulla piazza, si avvicinò a Salasco egli fece capire che non poteva approvare <strong>il</strong> suo operato, perché era una manifesta violazionedello statuto. Il popolo si mise a fischiare <strong>il</strong> Salasco; questi, fuori <strong>di</strong> sé or<strong>di</strong>nò aicarabinieri <strong>di</strong> portare <strong>il</strong> Dossena al deposito. Ma <strong>il</strong> popolo, con altissime grida ne chiesel'imme<strong>di</strong>ata liberazione,che venne subito concessa ».328

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