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tale data, i numerosi supplementi integrativi fecero del giornale unafonte d'informazione quasi quotidiana).L'11 gennaio un articolo di Ferdinando Pio Rosellini esprimevai motivi di delusione dei genovesi per le non ottenute riforme, promesseper l'inizio del nuovo anno, massime del popolo minuto, cheattendeva il ribasso del prezzo del sale. Lamentava l'improvvida leggesui mediatori di commercio, uscita nella Gazzetta U!ficiale del 2 gennaio,e riferiva sulle preparate manifestazioni per festeggiare le nonavvenute riforme, e sulle tentate sedizioni provocate dalla conoscenzadi un documento che asseriva la decisione del ministero ad arrestarequalsiasi riforma. L'articolista, mentre giustifica il malcontento popolare,esorta il governo ad una politica liberale.Il 15 gennaio, il Mamiani, esaminando il nuovo ordinamento deimunicipi promosso dai tre principi riformatori, affermava che era ottimacosa che si fosse pensato alle istituzioni comunali e che pertanto essedovevano avere per fondamento larghezza di metodi elettivi, e soprattuttoassoluta eguaglianza civile. Per quanto riguardava la larghezzaelettiva, il Mamiani non vedeva nulla di meglio dell'Editto per l'amministrazionedei comuni e delle provincie di Carlo Alberto, ma avvertivail pericolo di un possibile scompenso tra la larghezza di suffragio e lecircoscritte facoltà lasciate ai consiglieri; ed insisteva su questo punto,prospettando il problema delle autonomie locali perché «non si dàfranchigia municipale vera e fruttifera ladove non si componga di questetre parti essenziali, che sono: elezione popolare, giudicio e scrutiniolibero d'ogni interesse generale del municipio, azione libera del suomagistrato ». Premesse tali esplicite affermazioni, criticava l'Edittoalbertino e il motu proprio di Pio IX, rilevandone le insufficienze ela condizione limitativa: «A noi sembra che non tutto è buono e nontutto è largo e lodevole nel motu proprio del Santo Padre nell'edittodi Sua Maestà Sarda; e fermamente crediamo che molte disposizionidi tale editto oltrepassino quel bisogno di unità, di uniformità e diconnessione col Principato che la legge ha avuto in mente di soddisfare.Se non che tra l'editto e il motu proprio interviene una differenzafondamentale, essendo che il primo ha virtù generale, perpetua edirrevocabile, quando l'altro non dà fondamento e principio salvoché. a un istituto particolare, quale è il municipio della sola città di Roma ».Nell'articolo Dello stato presente d'Italia, apparso il 19 gennaio, ilMamiani faceva un breve esame comparativo tra la situazione deglistati italiani durante il dispotismo illuminato del secolo XVIII e itempi attuali, tra le riforme settecentesche e quelle recenti, e ne rile-32www.accademiaurbense.it

www.accademiaurbense.itvava le differenze specifiche e la diversa misura, in ordine al progressodemocratico, ed affermava che il popolo « dee serbarsi pronto ed attivo»per l'azione e quindi elevare la propria dignità e consapevolezza. Nellostesso numero, il Buffa, commentando le notizie riferentesi ai fatti diPalermo, rilevava il senso e il valore dei tumulti siciliani e ne sottolineaval'importanza storica e umana, puntualizzando l'ostinata insensibilitàdel re e quindi la sua grande responsabilità. Il linguaggiodell'articolista è esplicitamente sicuro ed efficace «Niuno certamente- egli dice - potrà tacciare d'impazienza i popoli delle due Sicilie:passarono de' lunghi mesi; gli avvisi, i conforti, le suppliche giungevanoal re dai sudditi, dagli uomini di corte, dalle potenze estere,dalla stampa legale e clandestina d'Italia e di fuori; tutto l'universocivile consentiva in un parere medesimo, il solo re di Napoli contrastavaal parere dell'universo ». Condannando l'opera nefanda del bombardatore,concludeva col sottolineare che non c'è al mondo nessunaautorità che « permetta ad un uomo farsi così leggermente giuoco de'popoli, scherzare col sangue e colla felicità delle nazioni ». Il 21 gennaioapparve la prima puntata dello scritto del Buffa Pensieri intornoalla lega, nel quale si affermava che il bene d'Italia riusciva dannosoall'Austria, la quale, per mantenere la pace interna e l'integrità dei suoistati, aveva bisogno che la Penisola durasse nella più completa abulìa.«Lo stato attuale della Lombardia - dice lo scritto - è una provasolenne di quanto diciamo; i Lombardi sono entrati animosamentenella via che loro spettava, e il governo austriaco ha pur scelto risolutamentela sua: e le cagioni di questa lotta sono tanto profonde, e perloro natura così necessarie che né il sangue, né le riforme, né niunapotenza umana amai possono farla cessare; questa è una di quelle quistioniche non si possono sciogliere altrimenti che per estremi. Perchél'Austria possa sfruttare in pace la Lombardia, perché questo riccopossedimento non sia per lei una fonte perenne di torbidi interni, èmestieri che potesse impedire il risorgimento delle altre provincieitaliane: ma poiché questo non può fare, qui non è via di mezzo, opossedere tutta Italia, o non possederne palmo ». Esaminava la politicaestera austriaca e il suo insidioso atteggiamento verso l'Italia. Avvertivache non era più tempo di caute riforme, di buone leggi, o diprosperità commerciale, ma di unione, perché «il pericolo è grave evicino, e la nostra nazionalità può essere spenta per sempre ». Glistati italiani, piccoli e divisi, non avevano forza sufficiente singolarmente;era necessaria, dunque, forza materiale e morale e la fiduciain se stessi, che soltanto potevano essere fornite da una lega operante.333

tale data, i numerosi supplementi integrativi fecero del giornale unafonte d'informazione quasi quoti<strong>di</strong>ana).L'11 gennaio un articolo <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Pio Rosellini esprimevai motivi <strong>di</strong> delusione dei genovesi per le non ottenute riforme, promesseper l'inizio del nuovo anno, massime del popolo minuto, cheattendeva <strong>il</strong> ribasso del prezzo del sale. Lamentava l'improvvida leggesui me<strong>di</strong>atori <strong>di</strong> commercio, uscita <strong>nel</strong>la Gazzetta U!ficiale del 2 gennaio,e riferiva sulle preparate manifestazioni per festeggiare le nonavvenute riforme, e sulle tentate se<strong>di</strong>zioni provocate dalla conoscenza<strong>di</strong> un documento che asseriva la decisione del ministero ad arrestarequalsiasi riforma. L'articolista, mentre giustifica <strong>il</strong> malcontento popolare,esorta <strong>il</strong> governo ad una politica liberale.Il 15 gennaio, <strong>il</strong> Mamiani, esaminando <strong>il</strong> nuovo or<strong>di</strong>namento deimunicipi promosso dai tre principi riformatori, affermava che era ottimacosa che si fosse pensato alle istituzioni comunali e che pertanto essedovevano avere per fondamento larghezza <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> elettivi, e soprattuttoassoluta eguaglianza civ<strong>il</strong>e. Per quanto riguardava la larghezzaelettiva, <strong>il</strong> Mamiani non vedeva nulla <strong>di</strong> meglio dell'E<strong>di</strong>tto per l'amministrazionedei comuni e delle provincie <strong>di</strong> Carlo Alberto, ma avvertiva<strong>il</strong> pericolo <strong>di</strong> un possib<strong>il</strong>e scompenso tra la larghezza <strong>di</strong> suffragio e lecircoscritte facoltà lasciate ai consiglieri; ed insisteva su questo punto,prospettando <strong>il</strong> problema delle autonomie locali perché «non si dàfranchigia municipale vera e fruttifera ladove non si componga <strong>di</strong> questetre parti essenziali, che sono: elezione popolare, giu<strong>di</strong>cio e scrutiniolibero d'ogni interesse generale del municipio, azione libera del suomagistrato ». Premesse tali esplicite affermazioni, criticava l'E<strong>di</strong>ttoalbertino e <strong>il</strong> motu proprio <strong>di</strong> Pio IX, r<strong>il</strong>evandone le insufficienze ela con<strong>di</strong>zione limitativa: «A noi sembra che non tutto è buono e nontutto è largo e lodevole <strong>nel</strong> motu proprio del Santo Padre <strong>nel</strong>l'e<strong>di</strong>tto<strong>di</strong> Sua Maestà Sarda; e fermamente cre<strong>di</strong>amo che molte <strong>di</strong>sposizioni<strong>di</strong> tale e<strong>di</strong>tto oltrepassino quel bisogno <strong>di</strong> unità, <strong>di</strong> uniformità e <strong>di</strong>connessione col Principato che la legge ha avuto in mente <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare.Se non che tra l'e<strong>di</strong>tto e <strong>il</strong> motu proprio interviene una <strong>di</strong>fferenzafondamentale, essendo che <strong>il</strong> primo ha virtù generale, perpetua e<strong>di</strong>rrevocab<strong>il</strong>e, quando l'altro non dà fondamento e principio salvoché. a un istituto particolare, quale è <strong>il</strong> municipio della sola città <strong>di</strong> Roma ».Nell'articolo Dello stato presente d'Italia, apparso <strong>il</strong> 19 gennaio, <strong>il</strong>Mamiani faceva un breve esame comparativo tra la situazione deglistati italiani durante <strong>il</strong> <strong>di</strong>spotismo <strong>il</strong>luminato del secolo XVIII e itempi attuali, tra le riforme settecentesche e quelle recenti, e ne r<strong>il</strong>e-32www.accademiaurbense.it

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