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www.accademiaurbense.itanche sulla popolazione di Montereggio e, potendo, vi farete fare qualcheperlustrazione.Se credete che la forza non vi basti a mantenere la tranquillità, eseguiregli ordini, renderete conto dicendo i motivi, e per le urgenze chiedetela aquesto sergente. Per il ritorno di questo messo, ragguagliatemi delle cosedi codesti luoghi e particolarmente ditemi qualche cosa sul conto del parroco.Avvertite che gli ordini sono precisi, e deve su questi osservarsi ilsilenzio. Osserverete ancora che gli uomini a voi sottoposti si conduchino bene.Sono il pretoreM. PorriniAllegato BCOPIA DI UNA DICHIARAZIONE TESTIMONIATA DI G.B. MAUCCIAL GOVERNO PROVVISORIO DEL CANTONE DI CALICEAvanti di me segretario e testimonj sottoscritti è spontaneamente comparsoGio Batta fu Antonio Maucci della parrocchia di Montereggio edha esposto, pronto anche a dichiararlo con giuramento: «Venerdì scorso16 cor[rente] ero in Parana e partivo per recarmi a casa. Giunto alla costa,vi trovai il caporale, sotto-caporale, ed un milite de' bianchini. Vollerofarmi bere e ricondurmi in Parana assieme a certo Franco Mancini e CelesteGalleri, e, giunti ai Borri, dissero che insegnando a loro il rettore di Parana,gli avrebbero dato una somma di denaro.Giunti in Parana, ci condussero nella bettola e vollero di nuovo aviva forza farmi bere. Vidi partire il caporale e sotto-caporale, e noi sirimase nella bettola assieme alli altri militari, i quali vollero darmi unfucile e condurmi alla canonica per arrestare quel parroco, e mi dissero che,vedendolo, gli tiri una fucilata, essendo riescite vane le loro ricerche. Cipresero tutti e tre, e vollevano a viva forza condurci a Busattica, ma noioppostisi, ci lasciarono in libertà; e null'altro posso dirle ».Avuto ciò, fu licenziato e sottoscrisse con una croce, perché illetterato.Fatto a Calice, lì 23 giugno 1848.Croce di G.B. Maucci illett.o.Antonio Medinelli, teste.Luigi Galli, teste.Alessandro Vinciguerra, seg.o.253
www.accademiaurbense.itAllegato CIL PARROCO DI PARANAAL PRESIDENTE DEL GOVERNO PROVVISORIO DI CALICESignore.Montereggio, 16 giugno 1848.Essendo stato riferito al r[egi]o delegato toscano di Pontremoli cheil giorno 12 corjent]e furono a Parana i carabinieri sardi, di passaggio perVilla, egli il giorno 14 mandò a Parana il sindaco e pretore di Mulazzocon un drappello di soldati toscani di linea. Il pretore e il sindaco vennerosubito da me, rimproverandomi della venuta dei carabinieri sardi e delladedizione al Piemonte, accusandomi che pochi avevano firmato l'atto didedizione; ma, condotti que' signori nella piazza, conobbero da sé quantafosse stata l'unanimità della mia popolazione. Allora mi si raccomandaronodi fare il possibile che la popolazione si disdicesse, ma questo pure nonottennero, perché tutti dissero di non avere due facce. Non contenti diquesto, ardirono consigliarmi a dichiarare che quella dedizione fu fatta perisbaglio, e per inganno, e che la mia firma, con quella di tre altri, bastavaa diventar toscani. lo mi rifiutai e con me si rifiutarono tutti i richiesti asimil atto di viltà. Ritornato in casa, ebbi avviso che i soldati toscani avevanoordine di arrestarmi. Laonde, per ovviare ad un conflitto, che sarebbe accadutocertamente fra que' soldati e i miei popolani, stimai conveniente diritirarmi nella parrocchia vicina di Montereggio. Quando pure là, venneroi toscani, alcuni de' quali travestiti, dicendo che volevano vedere quel« pretaccio », e condurmi a Pontremoli. Ora circondano le case e farebberopeggio, se alcune parole dei montereggini non gli avessero resi un pocopiù prudenti. Nondimeno, i soldati sono sempre qui e sempre mi fanno laposta. A Parana non posso ritornare, a Montereggio non posso restare. Semi riesce, verrò costi nella notte. Quello che mi dispiace sommamente siè che la mia popolazione resta senza parroco, e non ha un sacerdote, chemi possa sorrogare. Iddio gli ajuti, io spero in Lui, e spero nella forza, enella giustizia del nostro Carlo Alberto. Ma, certamente, se il Piemontenon si fa vivo e presto, temo brutte cose. Mi dimenticavo dirle che itoscani, a tirarmi nella rete, mi promettevano che il loro governo racconcerebbela chiesa di Parana quasi dalle fondamenta, e ci regalerebbe dinuove campane, oltre una pingue congrua alla parrocchia.254
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www.accademiaurbense.itAllegato CIL PARROCO DI PARANAAL PRESIDENTE DEL GOVERNO PROVVISORIO DI CALICESignore.Montereggio, 16 giugno 1848.Essendo stato riferito al r[egi]o delegato toscano <strong>di</strong> Pontremoli che<strong>il</strong> giorno 12 corjent]e furono a Parana i carabinieri sar<strong>di</strong>, <strong>di</strong> passaggio perV<strong>il</strong>la, egli <strong>il</strong> giorno 14 mandò a Parana <strong>il</strong> sindaco e pretore <strong>di</strong> Mulazzocon un drappello <strong>di</strong> soldati toscani <strong>di</strong> linea. Il pretore e <strong>il</strong> sindaco vennerosubito da me, rimproverandomi della venuta dei carabinieri sar<strong>di</strong> e dellade<strong>di</strong>zione al Piemonte, accusandomi che pochi avevano firmato l'atto <strong>di</strong>de<strong>di</strong>zione; ma, condotti que' signori <strong>nel</strong>la piazza, conobbero da sé quantafosse stata l'unanimità della mia popolazione. Allora mi si raccomandarono<strong>di</strong> fare <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e che la popolazione si <strong>di</strong>s<strong>di</strong>cesse, ma questo pure nonottennero, perché tutti <strong>di</strong>ssero <strong>di</strong> non avere due facce. Non contenti <strong>di</strong>questo, ar<strong>di</strong>rono consigliarmi a <strong>di</strong>chiarare che quella de<strong>di</strong>zione fu fatta perisbaglio, e per inganno, e che la mia firma, con quella <strong>di</strong> tre altri, bastavaa <strong>di</strong>ventar toscani. lo mi rifiutai e con me si rifiutarono tutti i richiesti asim<strong>il</strong> atto <strong>di</strong> v<strong>il</strong>tà. Ritornato in casa, ebbi avviso che i soldati toscani avevanoor<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> arrestarmi. Laonde, per ovviare ad un conflitto, che sarebbe accadutocertamente fra que' soldati e i miei popolani, stimai conveniente <strong>di</strong>ritirarmi <strong>nel</strong>la parrocchia vicina <strong>di</strong> Montereggio. Quando pure là, venneroi toscani, alcuni de' quali travestiti, <strong>di</strong>cendo che volevano vedere quel« pretaccio », e condurmi a Pontremoli. Ora circondano le case e farebberopeggio, se alcune parole dei montereggini non gli avessero resi un pocopiù prudenti. Non<strong>di</strong>meno, i soldati sono sempre qui e sempre mi fanno laposta. A Parana non posso ritornare, a Montereggio non posso restare. Semi riesce, verrò costi <strong>nel</strong>la notte. Quello che mi <strong>di</strong>spiace sommamente siè che la mia popolazione resta senza parroco, e non ha un sacerdote, chemi possa sorrogare. Id<strong>di</strong>o gli ajuti, io spero in Lui, e spero <strong>nel</strong>la forza, e<strong>nel</strong>la giustizia del nostro Carlo Alberto. Ma, certamente, se <strong>il</strong> Piemontenon si fa vivo e presto, temo brutte cose. Mi <strong>di</strong>menticavo <strong>di</strong>rle che itoscani, a tirarmi <strong>nel</strong>la rete, mi promettevano che <strong>il</strong> loro governo racconcerebbela chiesa <strong>di</strong> Parana quasi dalle fondamenta, e ci regalerebbe <strong>di</strong>nuove campane, oltre una pingue congrua alla parrocchia.254