il regno di sardegna nel 1848·1849 nei carteggi ... - archiviostorico.net
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www.accademiaurbense.itdeicso seppellirsi prima sotto le rovine della città, Rosellini gli saltò subitosulla parola, dicendogli: questo appunto, questo vogliamo, noi vogliamoun re forte, specialmente in un momento che il tedesco ci minaccia da settentrione,e i francesi e gl'inglesi corrono il Mediterraneo, e un terribile partitoavverso tenta pescare nel torbido in tutta Italia, noi abbiamo bisognoe vogliamo un re forte che non ci ubbidisca, ma ci comandi. E seguitò tornandoa dire della diffidenza de' cittadini verso gli uomini che resterebberodopo la partenza del Re. Castagnetto allora disse con tuono da far capireche sapeva quel che diceva, che il Re provvederebbe in modo che partendoegli, tutti resterebbero contenti. Rosellini intese bene che alludeva probabilmentealla dimissione di Paolucci e di Luciani; ma volendo scandagliareun poco, incastrò nel discorso un elogio di De Sonnaz che erasi trovato aGenova a fare le veci di governatore, quanlo scoppiò ad un tratto la festaper Pio IX nei giorni otto e nove settembre, nella quale occasione veramentepericolosissima, come mi fu detto, il De Sonnaz si condusse con una prudenzamaravigliosa, tanto che quel vulcano che stuzzicato appena sarebbescoppiato terribilmente, terminò col massimo ordine e contentezza di tutti.Dicendo queste cose Rosellini studiava la faccia di Castagnetto, e gli parevache quelle parole gli andassero, ch'egli ne inferì che il De Sonnaz fossedestinato al luogo di Paolucci.Fin quì per oggi: domattina se avrò altro, aggiungerò, e così ognimattina finché sia il giorno dei pedoni.DomenicoP.S. Notate che quella tal commissione pel buon ordine (essendo questopienamente stabilito) si sciolse da sé fin di domenica mattina; e così lepattuglie cittadine cessarono.Ieri non ho sentito nulla di nuovo tranne una cosa che vi farà ridere,ed è che molti giovani formarono tra loro una società e si obbligarono congiuramento di non pigliare in moglie nessuna ragazza che fosse stata educatadai gesuiti, ossia dalle monache del Sacro Cuore. Questa in sé è una sciocchezza,ma molti padri di famiglia se ne spaevntano e tralasceranno di affidarea quelle monache d'educazione delle proprie figliuole per non averepoi un incaglio di più nel maritarle. Vi aggiungo che una certa Devirych'era appunto in educazione presso quelle monache, ammalò gravissimamente,e ciò fu sempre tenuto nascosto ai parenti di quella, ed anzi scrittoloro che stava benissimo, ed ora questi seppero ad un tratto ch'era moribonda,di che la madre è disperata per dolore: questo fatto produsse grandeimpressione.118
www.accademiaurbense.itDi notìzìe politiche nulla di nuovo; tutto è cheto. Abbiamo ricevutola lettera di Gioberti.Per me ora non ho bisogno di nulla, e veggo che posso stare così; inseguito si vedrà. Vi mando un libro da leggere che vi piacerà: Roma ePio IX 1; l'ho preso io per uso di casa, sicché potete ritenerlo eleggerloa vostro agio.Ho visto il sig. Ercole Serra che vi saluta. Addio.Domenico1 Roma a Pio IX, di ALFONSO BALLEYDIER, fu pubblicato nella versione italianadalla tipografia Fontana in Torino.Amico carissimo.15GIAMPIETRO VIEUSSEUX A BUFFA 1Firenze, 1 0 dicembre 1847.Scusate se ho indugiato alcuni giorni la mia replica alla vostra del 22del passato mese. Le mie occupazioni verso la fine dell'anno van semprecrescendo; e poi dal luglio, data dell'ultima mia a voi diretta, non ho maiavuto un momento di bene, sia a motivo della morte, dopo lunga e dolorosamalattia, di mio fratello, padre di numerosa famiglia, sia in seguitodello stato di agitazione in cui ci tengono le nostre peripezie politiche, lequali, benché siano foriere di fortunato avvenire, ci han posto frattanto inuna situazione molto grave e piena di difficoltà. Superfluo è il dirvi che ilvivissimo interesse ch'io prendo alle sorti d'Italia mi trascina ad adoperarmiin mille modi, che il tempo fugge, e le giornate passano senza ch'iopossa fare la metà di ciò che dovrei fare per me e per gli amici.Quando mandai fuori il manifesto della Fenice, io non poteva sperareche il movimento italiano sì svolgerebbe con tanta rapidità. Se le cose fosseroprocedute con più lentezza, il giornale da me progettato riusciva cosaopportuna; ma dopoché la nostra stampa quotidiana o settimanale ha potutosubito trattar senza veruna pastoja gli argomenti i più importanti in un1 Un brano di questa lettera è stato pubblicato da Raffaele Ciampini nel volumeGian Pietro Vieusseux. I suoi viaggi, i suoi giornali, i suoi amici, Torino, 1953. II Ciarnpinil'ha ricavato, certamente, dai copialettere del Vieusseux.119
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www.accademiaurbense.itdeicso seppellirsi prima sotto le rovine della città, Rosellini gli saltò subitosulla parola, <strong>di</strong>cendogli: questo appunto, questo vogliamo, noi vogliamoun re forte, specialmente in un momento che <strong>il</strong> tedesco ci minaccia da settentrione,e i francesi e gl'inglesi corrono <strong>il</strong> Me<strong>di</strong>terraneo, e un terrib<strong>il</strong>e partitoavverso tenta pescare <strong>nel</strong> torbido in tutta Italia, noi abbiamo bisognoe vogliamo un re forte che non ci ubbi<strong>di</strong>sca, ma ci coman<strong>di</strong>. E seguitò tornandoa <strong>di</strong>re della <strong>di</strong>ffidenza de' citta<strong>di</strong>ni verso gli uomini che resterebberodopo la partenza del Re. Castag<strong>net</strong>to allora <strong>di</strong>sse con tuono da far capireche sapeva quel che <strong>di</strong>ceva, che <strong>il</strong> Re provvederebbe in modo che partendoegli, tutti resterebbero contenti. Rosellini intese bene che alludeva probab<strong>il</strong>mentealla <strong>di</strong>missione <strong>di</strong> Paolucci e <strong>di</strong> Luciani; ma volendo scandagliareun poco, incastrò <strong>nel</strong> <strong>di</strong>scorso un elogio <strong>di</strong> De Sonnaz che erasi trovato aGenova a fare le veci <strong>di</strong> governatore, quanlo scoppiò ad un tratto la festaper Pio IX <strong>nei</strong> giorni otto e nove settembre, <strong>nel</strong>la quale occasione veramentepericolosissima, come mi fu detto, <strong>il</strong> De Sonnaz si condusse con una prudenzamaravigliosa, tanto che quel vulcano che stuzzicato appena sarebbescoppiato terrib<strong>il</strong>mente, terminò col massimo or<strong>di</strong>ne e contentezza <strong>di</strong> tutti.Dicendo queste cose Rosellini stu<strong>di</strong>ava la faccia <strong>di</strong> Castag<strong>net</strong>to, e gli parevache quelle parole gli andassero, ch'egli ne inferì che <strong>il</strong> De Sonnaz fossedestinato al luogo <strong>di</strong> Paolucci.Fin quì per oggi: domattina se avrò altro, aggiungerò, e così ognimattina finché sia <strong>il</strong> giorno dei pedoni.DomenicoP.S. Notate che quella tal commissione pel buon or<strong>di</strong>ne (essendo questopienamente stab<strong>il</strong>ito) si sciolse da sé fin <strong>di</strong> domenica mattina; e così lepattuglie citta<strong>di</strong>ne cessarono.Ieri non ho sentito nulla <strong>di</strong> nuovo tranne una cosa che vi farà ridere,ed è che molti giovani formarono tra loro una società e si obbligarono congiuramento <strong>di</strong> non pigliare in moglie nessuna ragazza che fosse stata educatadai gesuiti, ossia dalle monache del Sacro Cuore. Questa in sé è una sciocchezza,ma molti padri <strong>di</strong> famiglia se ne spaevntano e tralasceranno <strong>di</strong> affidarea quelle monache d'educazione delle proprie figliuole per non averepoi un incaglio <strong>di</strong> più <strong>nel</strong> maritarle. Vi aggiungo che una certa Devirych'era appunto in educazione presso quelle monache, ammalò gravissimamente,e ciò fu sempre tenuto nascosto ai parenti <strong>di</strong> quella, ed anzi scrittoloro che stava benissimo, ed ora questi seppero ad un tratto ch'era moribonda,<strong>di</strong> che la madre è <strong>di</strong>sperata per dolore: questo fatto produsse grandeimpressione.118