il regno di sardegna nel 1848·1849 nei carteggi ... - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itil santo giorno. Oltre la qual fatica la commrssione aveva pur quella disedere ogni giorno per circa sei ore a cagione della moltiplicità degli affari.Per ora pare che i deputati toscani non verranno: i piemontesi siaspettano pel giorno venti: cosiché per ora non ci sono feste. Il Re domenicadee andare alla Messa in S. Ambrogio, secondo l'uso di tutti gli anni, edichiarò che anche quest'anno v'andrà perché non ispetta a lui dare dimostrazionidi simil fatta. Ora si studia come mostrare a lui nel tempo chev'anderà che il pubblico mentre ha per lui ogni amore e rispetto non lovede entrar volentieri là dentro.Il Re pare un morto: jer mattina essendo in Bisagno per gli esercizii,gli venne male e si fece recare ad un'osteria che è quivi presso la Foce.Egli si mostra contentissimo dei genovesi, i quali usano con lui una con6­denza singolare, unita a delicatezza. Per esempio tutta la città nelle serepassate è sempre stata in gran chiasso per canti ecc., ma siccome il re èmalato, e queste cose gli fanno male, la commissione ebbe cura che il quartieredel palazzo reale fosse sempre silenziosissimo. Il re nota queste cose.Bisogna poi che sappiate che tutte le riforme concesse vengono dall'andatadei tre genovesi a Torino. Già sapete come essendo essi andati colàniun torinese si lasciò vedere, ma come dopo che si seppe come Villamarinagli aveva ricevuti molto bene, ed essi avevano parlato assai fortemente, tuttili volevano conoscere, ed anche Balbo fece parti per questo. Qui cominciòl'impiccio: parte offesi dell'indifferenza anteriore non volevano accettare,parte anche temevano che il rifiuto potesse parere avanzo di adii municipali.D'altra parte Rosellini che gli aveva accompagnati temeva che i tre eroifossero conosciuti troppo da vicino. Cosi fece rispondere che il sig. Doriapensava tenere, nella sera prossima, comparsa davanti al Re, un linguaggiofortissimo, e che però era meglio sfuggire ogni dimostrazione pubblica, per nonguastare l'opera loro. Questa risposta appagò i liberali torinesi, e anzi li lodarono:i tre chiamati vissero in perfetto isolamento, aspettando il giornodell'udienza. Questa loro riservatezza piacque moltissimo al Re, che liricevette con ogni gentilezza. Il signor Giorgio andò colla lezioncina benea mente, e la spifferò intera. Cominciò dicendo che, poiché l'avevano fattoandare a Torino, credeva dover suo manifestare al Re quello che i genovesiaspettavano da lui, e che però chiedeva presto e questo e questo cioè tuttele riforme che poi fossero concesse, tutte quante, più la guardia civica. Il rerispose che egli vedrebbe dalle risposte che stava preparando Villamarina,le sue intenzioni, e ne sarebbe contento. La risposta è quella tal lettera chevoi sapete: Villamarina vi lavorò due settimane, e il re una mattina intiera,e si sa quali paragra6 furono dettati da lui medesimo (Rosellini me la faràleggere). Allora fu una raunanza in casa Doria dove si stabill rispondere: la102

www.accademiaurbense.itlettera fu scritta da Ricci e Rosellini, e quel manifesto che annunzia leriforme non è in sostanza che una risposta a quella lettera. I torinesi confessanoche tutto è dovuto ai genovesi; in tutte le vie di Torino si vedescritto Viva Genova! Vivano i Genovesi! quindi l'entusiasmo dei piemontesiche vogliono venire a Genova con bandiere in numero di quattrocento.La festa che il sig. Nervi 1 scriveva doversi fare, cioè la presentazionedelle bandiere degli antichi comuni liguri al Re, non è vera. Egli pigliò ungranchio: si tratta invece di andare colle bandiere incontro ai piemontesi.Quando avrò letto la lettera di Villamarina e la risposta dei genovesi, ve neragguaglierò.Ho trovato quì che tutte queste pubbliche dimostrazioni, che costì pajonoragazzate, hanno fatto fare al popolo un progresso grandissimo. Un giovi.netto che portò il mio equipaggio dalla Nunziata fino a casa mi diede unaampia relazione delle cose avvenute e parlava dell'Italia come avrebbe potutofare un uomo educato. Di che avendo io mostrato maraviglia con qualcuno,mi fu detto che ciò si osservava in tutto il popolo.Dimenticavo scrivervi che a Roma fu concessa libertà intera di stampa,essendovi censura solo per la religione e i costumi: e così furono appianatele difficoltà. Gli estensi entrarono in Fivizzano per tradimento e il popoloavendo mostrato qualche malcontento e chiesto che fosse liberato un arrestato,gli estensi fecero fuoco. La Toscana è in gran commossione per questo.Ieri partirono di qui sul vapore 500 uomini pei confini della Lunigiana.Addio.Domenico9BUFFA A BARTOLOMEO AQUARONEAmico.Genova, 13 novembre 1847.Sai che qui il mondo è mutato. La polizia qui non opera più, almeno inpubblico. Il buon ordine è conservato da una commissione di undici cittadinieletta da una commissione generale di circa sessanta, della quale ora foparte anch'io. I cittadini sotto la direzione di questa commissione degliundici fanno la ronda senza uniforme né armi; conservano il buon ordine,1 Eugenio Nervi, letterato genovese.103

www.accademiaurbense.it<strong>il</strong> santo giorno. Oltre la qual fatica la commrssione aveva pur quella <strong>di</strong>sedere ogni giorno per circa sei ore a cagione della moltiplicità degli affari.Per ora pare che i deputati toscani non verranno: i piemontesi siaspettano pel giorno venti: cosiché per ora non ci sono feste. Il Re domenicadee andare alla Messa in S. Ambrogio, secondo l'uso <strong>di</strong> tutti gli anni, e<strong>di</strong>chiarò che anche quest'anno v'andrà perché non ispetta a lui dare <strong>di</strong>mostrazioni<strong>di</strong> sim<strong>il</strong> fatta. Ora si stu<strong>di</strong>a come mostrare a lui <strong>nel</strong> tempo chev'anderà che <strong>il</strong> pubblico mentre ha per lui ogni amore e rispetto non lovede entrar volentieri là dentro.Il Re pare un morto: jer mattina essendo in Bisagno per gli esercizii,gli venne male e si fece recare ad un'osteria che è quivi presso la Foce.Egli si mostra contentissimo dei genovesi, i quali usano con lui una con6­denza singolare, unita a delicatezza. Per esempio tutta la città <strong>nel</strong>le serepassate è sempre stata in gran chiasso per canti ecc., ma siccome <strong>il</strong> re èmalato, e queste cose gli fanno male, la commissione ebbe cura che <strong>il</strong> quartieredel palazzo reale fosse sempre s<strong>il</strong>enziosissimo. Il re nota queste cose.Bisogna poi che sappiate che tutte le riforme concesse vengono dall'andatadei tre genovesi a Torino. Già sapete come essendo essi andati colàniun torinese si lasciò vedere, ma come dopo che si seppe come V<strong>il</strong>lamarinagli aveva ricevuti molto bene, ed essi avevano parlato assai fortemente, tutt<strong>il</strong>i volevano conoscere, ed anche Balbo fece parti per questo. Qui cominciòl'impiccio: parte offesi dell'in<strong>di</strong>fferenza anteriore non volevano accettare,parte anche temevano che <strong>il</strong> rifiuto potesse parere avanzo <strong>di</strong> a<strong>di</strong>i municipali.D'altra parte Rosellini che gli aveva accompagnati temeva che i tre eroifossero conosciuti troppo da vicino. Cosi fece rispondere che <strong>il</strong> sig. Doriapensava tenere, <strong>nel</strong>la sera prossima, comparsa davanti al Re, un linguaggiofortissimo, e che però era meglio sfuggire ogni <strong>di</strong>mostrazione pubblica, per nonguastare l'opera loro. Questa risposta appagò i liberali torinesi, e anzi li lodarono:i tre chiamati vissero in perfetto isolamento, aspettando <strong>il</strong> giornodell'u<strong>di</strong>enza. Questa loro riservatezza piacque moltissimo al Re, che liricevette con ogni gent<strong>il</strong>ezza. Il signor Giorgio andò colla lezioncina benea mente, e la spifferò intera. Cominciò <strong>di</strong>cendo che, poiché l'avevano fattoandare a Torino, credeva dover suo manifestare al Re quello che i genovesiaspettavano da lui, e che però chiedeva presto e questo e questo cioè tuttele riforme che poi fossero concesse, tutte quante, più la guar<strong>di</strong>a civica. Il rerispose che egli vedrebbe dalle risposte che stava preparando V<strong>il</strong>lamarina,le sue intenzioni, e ne sarebbe contento. La risposta è quella tal lettera chevoi sapete: V<strong>il</strong>lamarina vi lavorò due settimane, e <strong>il</strong> re una mattina intiera,e si sa quali paragra6 furono dettati da lui medesimo (Rosellini me la faràleggere). Allora fu una raunanza in casa Doria dove si stab<strong>il</strong>l rispondere: la102

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