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Il Consorziato n° 20 - Consorzio Marina di San Nicola

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INprimoPIANOvantaggiosa per il <strong>Consorzio</strong>, prevedeval’erogazione <strong>di</strong> 130mila euro quale sommada utilizzare per i lavori <strong>di</strong> riqualificazione,a fronte della quale al presentatore venivaconcessa, attraverso la stipula <strong>di</strong> un appositoatto, la possibilità <strong>di</strong> occupare un’areadella zona con un chiosco-bar, tutto a suespese, per un periodo <strong>di</strong> sette anni e mezzo.Le procedure seguiteD’intesa con l’Ufficio Urbanistica delComune <strong>di</strong> La<strong>di</strong>spoli, fu quin<strong>di</strong> presentataal Comune stesso, per la parte consortile(essenzialmente nuova pavimentazione abetonelle poste su sabbia e nuovo arredourbano) nonché sulla base del progetto approvatodalla Regione Lazio, la cosiddettaC.I.L. e cioè la Comunicazione <strong>di</strong> InizioLavori.Cosa <strong>di</strong>versa per il concessionario delchiosco-bar, il quale, sempre <strong>di</strong> concertocon l’Ufficio Urbanistica del Comune, provvidea presentare una D.I.A. ovvero una Denuncia<strong>di</strong> Inizio Attività per la “Occupazione<strong>di</strong> suolo privato ad uso pubblico”.<strong>Il</strong> <strong>Consorzio</strong>, dopo aver espletato unagara per la posa della nuova pavimentazione,<strong>di</strong>ede corso ai lavori <strong>di</strong> propria competenza,mentre per il chiosco in legno si atteseroi 30 giorni richiesti dalla proceduraD.I.A. prima <strong>di</strong> avviarne la installazione.E qui prese il via una strana vicenda,piuttosto nebulosa, dov’è nostra ferma intenzionefare chiarezza al più presto. Mave<strong>di</strong>amo la cronistoria dei fatti…Apre finalmente il cantiere, ma…Aperto il cantiere e iniziate le opere, èaccaduto che tutti i santi giorni personaggipiù o meno noti si alternavano sul postoper scattare fotografie verso gli operaiintenti a lavorare. E tra questi personaggi(fotografie a parte) c’è stato anche chi lanciavainvettive, chi <strong>di</strong>ffidava a proseguire ilavori e chi inveiva con parole non propriamentecivili verso chiunque si trovasse inquella zona ad operare per il <strong>Consorzio</strong> oper il nuovo chiosco. Insomma un clima daintimidazione mafiosa o poco ci manca…Una situazione non certo ideale per chi stafacendo il proprio dovere nella legalità. Pernon parlare delle autorità preposte ai controlli,che si sono succedute una <strong>di</strong>etro l’altra,dalla Asl alla Polizia locale, dai tecnicicomunali ai Carabinieri, questi ultimi giuntimolte volte sul posto dove hanno sempreprovveduto a identificare i lavoratori.Conclusione: tutto sempre perfettamentein regola!<strong>Il</strong> ricorso al T.A.R.Passò qualche giorno e venimmo aconoscenza che la società proprietaria delvecchio chiosco (quello su piazzale Lucertola,a ridosso della proprietà privata,chiuso da tre anni in quanto – com’è noto– privo <strong>di</strong> autorizzazione) aveva promossoun ricorso al T.A.R. del Lazio, richiedendola sospensiva delle opere <strong>di</strong> cui al progettodel <strong>Consorzio</strong>, per il timore che i lavori incorso <strong>di</strong> realizzazione potessero danneggiareil vecchio chiosco, struttura oltretuttofatiscente, abbandonata e anche pericolosaper la pubblica incolumità dei passanti e inspecial modo dei bambini.<strong>Il</strong> T.A.R., in attesa delle opportune verifiche,concesse la sospensiva, ma limitatamentealle opere che – appunto – potesseroin qualche modo danneggiare o ad<strong>di</strong>rittura“<strong>di</strong>struggere” il vecchio chiosco. <strong>Il</strong> Comunequin<strong>di</strong>, ricevuta la sospensiva delT.A.R., or<strong>di</strong>nò al <strong>Consorzio</strong>, con notificadel 30 maggio, <strong>di</strong> sospendere i lavori limitatamentealla parte che, nelle imme<strong>di</strong>atea<strong>di</strong>acenze del vecchio chiosco, potesserodanneggiarlo o <strong>di</strong>struggerlo. Ciò in attesadella decisione definitiva del T.A.R. stesso,che sarebbe seguita <strong>di</strong> lì a pochi giorni.<strong>Il</strong> <strong>Consorzio</strong> sospese i lavori, ma attraversoil proprio tecnico confermò subito alComune, esibendo foto e planimetrie progettuali,che il vecchio chiosco <strong>di</strong> piazzaleLucertola non poteva in alcun modo esseredanneggiato, tantomeno <strong>di</strong>strutto ma neancheminimamente sfiorato dai lavori, inquanto completamente al <strong>di</strong> fuori, per <strong>di</strong>versimetri, dall’area <strong>di</strong> cantiere. Un ricorsoal T.A.R. che pertanto non ci risultò fondatoe le cui finalità francamente non riusciamoancora oggi a capire. Tant’è che giovedì 8giugno il responsabile dell’Ufficio Urbanisticadel Comune <strong>di</strong> La<strong>di</strong>spoli, accompagnatoda un geometra suo assistente e dauna pattuglia della Polizia locale, effettuòun sopralluogo e verificò quanto asseritodal <strong>Consorzio</strong> e cioè la totale estraneità delleopere <strong>di</strong> nuovo arredo urbano in via TrePesci rispetto al vecchio chiosco <strong>di</strong> piazzaleLucertola. L’Ufficio Urbanistica dunque, conatto del 12 giugno, revocò la precedente or<strong>di</strong>nanza<strong>di</strong> sospensione dei lavori e il giornosuccessivo il T.A.R. fece altrettanto.La prima denuncia-querela<strong>Il</strong> 14 giugno accadde l’inverosimile: i Carabinieri<strong>di</strong> La<strong>di</strong>spoli, ricevuta una denuncia-querelada parte della società proprietariadel vecchio chiosco, si recarono nuovamentesul cantiere assieme a un geometradell’Ufficio Urbanistica del Comune <strong>di</strong>La<strong>di</strong>spoli, lo stesso geometra che l’8 giugnoera presente al sopralluogo dove fu accertatadalle autorità comunali la piena regolaritàdelle opere in corso. Quest’ultimo, dandoevidentemente cre<strong>di</strong>to al contenuto delladenuncia-querela, verbalizzò che per le6 Gen/Mar <strong>20</strong>12

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