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Materiali di discussione - Dipartimento di Economia politica

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Questo è quello che succede nella ricerca “Agricoltura ricca e classisociali” 18 che - originato come una ricognizione della strutturadell’agricoltura a Modena - <strong>di</strong>venta una lettura importantissima della strutturasociale che accompagna lo sviluppo della regione. La ricerca, che fu influenzatadal confronto con Giovanni Mottura, si basava su dati raccolti attraversoun questionario molto strutturato che approfon<strong>di</strong>va la rilevazioneben oltre quanto rilevato dalle schede del censimento dell’agricoltura. Quellavoro ha offerto strumenti <strong>di</strong> analisi e conoscenze della struttura sociale rilevantiper l’elaborazione del modello Emilia 19 , che <strong>di</strong>venterà poi un contributo<strong>di</strong> primo piano nella <strong>di</strong>scussione sui <strong>di</strong>stretti industriali in Italia e un riferimentonella letteratura internazionale sullo sviluppo locale. L’indagine,partita da una traccia quantitativa rigorosa, sviluppò in un secondo momentouna serie <strong>di</strong> interviste ai conta<strong>di</strong>ni 20 dalle quali emersero elementi chiavi perla lettura della struttura familiare, un aspetto centrale per la comprensionedella struttura sociale emiliano-romagnola.Vi sono numerose altre inchieste condotte dal gruppo <strong>di</strong> ricercatoridella scuola <strong>di</strong> Brusco: sulle imprese ceramiche, sugli acconciatori, sugli artigianitessili e meccanici. Il focus <strong>di</strong> questi lavori <strong>di</strong> ricerca era la con<strong>di</strong>zionelavorativa, l’ organizzazione del lavoro e il livello tecnologico. Alla finedegli anni Settanta, un questionario utilizzato per rilevare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>lavoro esplorava in modo minuzioso la descrizione delle mansioni, dei passaggi<strong>di</strong> livello e ricostruiva nel dettaglio la vita lavorativa <strong>di</strong> ogni singolointervistato. A che serviva tutto ciò? La conclusione in qualche modo supera(sulla lunga <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> questa riflessione) l’ insod<strong>di</strong>sfazione che percepivamoallora: questa conoscenza così dettagliata – che non si prestava a nessunatecnica <strong>di</strong> elaborazione quantitativa - riuscì a penetrare negli oggettidella ricerca dei fenomeni sociali indagati. Basti pensare che queste ricercheportarono alla luce il fenomeno del mercato dei lavoro dei <strong>di</strong>stretti dove e-18 Cfr. S. Brusco, Agricoltura ricca e classi sociali, Feltrinelli, Milano,197919 "The Emilian model: productive decentralisation and social integration", in CambridgeJournal of Economics, VI, n. 2, 1982, pp. 167-184 (trad. it. in Brusco, Piccole imprese e<strong>di</strong>stretti industriali, op.cit., pp. 143-292).20 Su quella fase si veda il contributo <strong>di</strong> M. Forni, Storie familiari e storie <strong>di</strong> proprietà. Itinerarisociali nell'agricoltura italiana del dopoguerra, Rosenberg & Sellier, 1988.7

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