148brevi viuzze in pochi minuti rigurgitano di allievi, e gli abitanti gioiscono di questa scena,per loro nuovissima, che conferisce una inattesa nota di gaiezza alla loro festa. Lefinestre delle case sono affollate di curiosi, le persone che non si accorsero dell’arrivodel Battaglione rimangono sorprese a vedere le viuzze congestionate da quelli ingorghiviventi.I rappresentanti l’autorità e le altre notabilità del luogo si presentano gentilmente alcomandante delle truppe e fanno gruppo brillante con gli ufficiali.All’ora stabilita i reparti si riuniscono e si inizia la marcia di ritorno. Due fitte ali dipopolani assistono con rimpianto alla partenza di tanta balda gioventù. Lo strascicodella folla segue il Battaglione fino all’uscita del villaggio, salutando gli ospiti e augurandoche questi ritornino presto ad allietare la loro contrada.Altre canzoni, altre arie più o meno regionali le più svariate, vengono intonate dagliallievi non appena si trovano nuovamente sulla strada di ritorno. Questa volta la marciaè più celere, sia perché si va in discesa e sia – forse con certezza – perché dopo unabuona passeggiata i giovani allievi si sentono incitati dallo stomaco a correre in caserma,dove li attende un buon rancio caldo.Le popolane dei cascinali fanno ancora capolino alle finestre e lanciano sorrisi e occhiatepiene di espressione e di desiderio ai baldi allievi, i quali ripetono lo stesso gestodi espansione della prima volta.Rientrando nel Campo gli allievi sfilanobaldi e disinvolti davanti al Comandante,e dal loro aspetto gagliardoe fiero si rivela quel senso diletizia che si possiede solamente a 20anni, dopo una passeggiata di piacere.UN RITO E UN GIURAMENTOLe quattro compagnie degli allievisono schierate in due grandi ammassamenti, uno di fronte all’altro. In mezzo sta lacappella del campo, semplice e severa, dove un religioso dell’Abbazia di Montecassinosta per officiare la messa domenicale.Il sole, pur essendo sorto da qualche ora, è leggermente velato da piccole fascie dicaligine che ne attenuano lo splendore. Per un leggero residuo di brina della notte, senon si sente un freddo rigido, si avverte tanto freddo da costringere a non togliersi gliabiti d’inverno. La natura circostante, nella sua veste da mezza stagione, pur non essendocompletamente brulla, non è neppure ancora rivestita della sua bella veste primaverile.Sì che tutto fa considerare che il cielo e la terra partecipino con compunzioneed austerità, ai riti solenni che si stanno per celebrare, in quell’abbigliamento modestoe severo voluto dalla circostanza.CDSC - STUDI CASSINATI - 2/<strong>2008</strong>
149Un segnale di tromba avverte che incomincia la messa.Non un minimo rumore, non un bisbiglio si percepisce in quella schiera di circa tremilacinquecentouomini.Anche senza darsi l’aria di amanti di originalità, si puó assicurare che nessuna cerimoniareligiosa impressiona e conquide quanto la messa celebrata all’aperto, doveper tempio è la gran volta del cielo e per paramenti le bellezze armoniche della natura.Ivi l’anima, non distrutta dalle visioni profane, frivole o classiche, si raccoglie meglionella preghiera e si sente più vicina a Dio.I nostri gloriosi combattenti potranno confermare queste mie considerazioni, giacchého avuto occasione di osservare che, persone che in città non andavano mai in chiesao vi andavano senza alcun pio trasporto, non mancavano mai di intervenire alla messadel campo, celebrata nelle ore di tregua, senza pompa, senza paludamenti, in mezzoalle schiere degli eroi.Un secondo segnale di tromba avverte che il rito religioso è terminato e che sta peravere luogo un altro rito non meno solenne, non meno importante.Le due ali di truppe lasciano la primitiva formazione e, con brevi ed adeguati comandi,si congiungono e si riordinano in un imponente quadrato con un lato aperto.Quivi prende posto il Colonnello Comandante della Legione Allievi, venuto espressamentedalla Capitale. Egli, con un discorso sobrio ma ispirato, illustra alle reclute ilsignificato del giuramento, facendo accenno ad indovinate considerazioni sul sentimentospirituale del rito testè celebrato e sull’altezza e la importanza morale della promessache loro stanno per proferire; della bellezza di quel voto supremo, per il quale ilmilitare spontaneamente si spoglia e rinunzia ad ogni fine egoistico e particolare, vincolandoquanto di sé ha più sacro, l’onore e la libertà per far dono della propria opera,delle proprie virtù e, occorrendo, far olocausto della propria vita nell’interesse dellasocietà, della patria e del suo sovrano.Indi le truppe presentano le armi, mentre il Comandante legge la formula del giuramentoed invita le reclute a giurare.Un formidabile grido: ‘Lo giuro’, prorompe da quei tremilacinquecento petti; mentrealtrettante mani si elevano verso Dio, come a confermare e protestare con quel gestodi fierezza la sincerità di quella sacra parola.Per alcuni istanti l’eco di quel grido magnifico si ode per la vallata e nelle gole deimonti circostanti, e sembra che anche la natura lo ripeta a testimonianza di quel solenneimpegno di coscienza e d’onore che quella schiera di generosa gioventù prendeper il bene inseparabile del Re e della Patria. Terminata la cerimonia del giuramentogli allievi sfilano in bell’ordine e marziali davanti al loro Comandante, compiendo cosìun doveroso atto di omaggio alla disciplina, che nel militare tutto ordina, tutto sostienee a tutto dà forza, valore e vita.Il sole, che intanto ha percorso discreto tratto del suo cammino, si è liberato dallepiccole nuvole e si presenta ora in tutto il suo splendore, preludendo a una magnificaCDSC - STUDI CASSINATI - 2/<strong>2008</strong>
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