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Anno VIII n° 2 aprile - giugno 2008 - Studi Cassinati

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139proveniente da Napoli si stavano incamminando verso Pontecorvo quando furono fermatida alcuni soldati di frontiera ai quali dissero di essere operai diretti alla cartiera diAquino di proprietà dello stesso Pelagalli. Interpellato, questi confermò la cosa per iscrittoaggiungendo che quei “lavorieri” gli erano stati inviati dal duca di San Donato e chela loro destinazione era in realtà la miniera di petrolio di San Giovanni Incarico, dovela scoperta del prezioso liquido era appena avvenuta, ovvero in una località a due passidal confine.Era stata poi la volta di circa 400 volontari, quasi tutti anziani soldati, partiti da Napolicon un treno speciale formato da dieci vagoni. Superata la stazione di Cassino all’unadi notte, il treno si era fermato fra le stazioni di Aquino e Roccasecca, cioè “alpunto convenuto con gli amici di Cassino” 3 , probabilmente all’incrocio della ferroviacon la via Leuciana, la strada che collega la Casilina a Pontecorvo. Da qui, sempre guidatidagli “amici di Cassino”, essi si erano incamminati verso località Scardatore raggiungendoquindi la casella di campagna del Pelagalli dove già si trovava il gruppo giuntoin mattinata e dove erano state deposte armi, munizioni e viveri e da dove, con l’aiutodi guide, essi avrebbero dovuto traghettare sull’altra sponda del Liri ed entrare nelloStato Pontificio.Dopo vari contrattempi e peripezie, la mattina del 13 ottobre la colonna pose il campoal di là del fiume. Appena dopo, un drappello comandato proprio da Aristide Salvatorifu incaricato di occupare Falvaterra, che era a tre ore di marcia, coll’unico fine diprovvedersi di viveri e di avere dai patrioti del luogo delle brave guide. Ma, invece cheoperare in tal senso, gli uomini dell’esuberante Salvatori, intimoriti i pochi gendarmipresenti in paese, che ripararono a Ceprano, vi proclamarono il governo provvisorio, decretandol’abolizione della tassa sul macinato e la diminuzione del prezzo del sale perpoi, appena dopo, abbandonarlo.“Falvaterra, paese della provincia di Frosinone posta presso il confine Pontificio”,scriverà l’Osservatore Romano, “fu ieri invasa da una banda di circa 200 garibaldini iquali in mezzo alla costernazione di quegli abitanti, abbatterono con la solita violenzagli stemmi pontifici, proclamarono il governo provvisorio di Garibaldi così espillaronole casse del Comune e del macinato, commettendo anche altri eccessi. “La truppamarciò immediatamente a quella volta, ma prima del suo arrivo i garibaldini si eranogià ritirati nelle limitrofe montagne del Regno di Napoli.” 4Ben diversamente, invece, andarono le cose di lì a qualche giorno dalle parti di Vallecorsadove fra i molti prigionieri vi fu anche Aristide Salvatori. Rinchiuso dapprimanella rocca di Ceccano, egli fu successivamente trasferito a Castel Sant’Angelo e quindial carcere di Civitavecchia dal quale evase per arruolarsi quindi nella squadra nazionaleper la lotta al brigantaggio dove raggiunse il grado di aiutante maggiore.Se dopo Vallecorsa la colonna Nicotera prosegue la non facile marcia verso l’obiettivoincappando in quel tragico episodio che si consumò presso la casina Valentini in3 Felice Cavallotti, Storia dell’insurrezione di Roma nel 1867. Milano 1869, p. 426.4 L’Osservatore Romano. Martedì 15 ottobre 1867. <strong>Anno</strong> VII, numero 237.CDSC - STUDI CASSINATI - 2/<strong>2008</strong>

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