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Anno VIII n° 2 aprile - giugno 2008 - Studi Cassinati

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138L’altro personaggio è Aristide Salvatori: figlio diGiambattista e di Clementina Peronti, nasce a Ripi il 10novembre 1838. Frequenta gli studi a Roma, ma forseanche ad Alatri, avendosi notizia che venne espulso dalcollegio, fa parte della “Giovane Italia” ed a causa dellesue idee anticlericali viene esiliato a Pontecorvo.E proprio stando a Pontecorvo, dove pare ricoprissel’incarico di aiutante maggiore in seconda della localeGuardia Nazionale, è assai probabile che Aristide Salvatorisia entrato in contatto con Pasquale Pelagalli con ilquale evidentemente condivide quell’idea della liberazionedi Roma ed il modo in cui attuarla. Ma non solo.Infatti, sebbene la cosa sia in totale contrasto con il ruoloricoperto, Salvatori non si farebbe per niente scrupolodi muovere le fila per raccogliere adesioni alla causa.Aristide SalvatoriTale sua attività non passa evidentemente inosservatama è in seguito al rinvenimento di due sue lettere in casa del toscano Massimiliano Guerridomiciliato al Borgo di Gaeta che la sera del 6 settembre 1867, su disposizione delsottoprefetto di Sora, la sua abitazione viene sottoposta a perquisizione: vengono trovatelettere, manifesti, circolari del partito d’azione e 360 cartucce. Insomma, tutto materialedecisamente compromettente e perciò ritenuto interessante dagli inquirenti chenaturalmente lo sottopongono all’attenzione del procuratore del re di Cassino per le iniziativedel caso; dal canto suo, il prefetto della provincia di Terra di Lavoro, Colucci,non esita un solo istante a trasferirlo a Nola, pensando di metterlo in difficoltà.Ma anche stando a Nola, il pensiero di Aristide Salvatori è sempre rivolto alla causa.Impaziente di agire, il 7 ottobre si reca a Napoli per incontrare Giovanni Nicotera ma,non essendoci riuscito, dice chiaro e tondo al suo aiutante, Matina, che lui, il giorno dopo,avrebbe comunque varcato il confine pontificio con l’ausilio degli uomini raccoltial confine stesso o giù di lì.E così fece. Anzi stava per fare, quando fu raggiunto da un messo inviatogli dal sindacodi Aquino Pelagalli il quale lo invitava, meglio, gli ordinava di soprassedere dall’impresadal momento che Nicotera stava per arrivare. Piuttosto, gli fa sapere Pelagalli,sarebbe stato il caso che egli avesse raggiunto il piccolo nucleo di volontari appenaarrivati ad Aquino ed acquartierati in quella sua casella di Scardatore. E Salvatori ubbidisce.È giovedì 10 ottobre 1867 quando l’Osservatore Romano rivela di essere a conoscenzache centocinquanta “Garibaldini arruolati” sono appena giunti ad Aquino da Napoli,“diretti ad ingrassare le bande già esistenti.” 2La notizia non è del tutto destituita di fondamento. I “Garibaldini arruolati” erano,però, meno di cinquanta. Giunti il giorno 9 alla stazione di Aquino con un treno merci2 L’Osservatore Romano. 10 ottobre 1867. <strong>Anno</strong> VII, numero 233.CDSC - STUDI CASSINATI - 2/<strong>2008</strong>

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